La stampa scrive

Non si arresta l'azione dell'Anief. Stavolta il giovane sindacato ha determinato l'assunzione di un docente precario attraverso il Tribunale di Trani, a cui si era rivolto per chiedere la stabilizzazione dopo aver svolto un numero superiore ai 36 mesi di servizio a tempo determinato richiesti.

Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, esprime forte soddisfazione: "siamo riusciti a far assumere a tempo indeterminato un docente la cui precarieta' lavorativa si protraeva da troppi anni. Ormai c'e' un dato inequivocabile su cui in tanti si troveranno d'accordo: quando vi sono i presupposti, ricorrere alla giustizia paga. Sia in termini di risarcimento pecuniario adeguato, sia ai fini dell'assunzione a tempo indeterminato per aver svolto per diversi anni la professione e ritrovarsi ogni volta a ripartire daccapo. L'Anief continuera', dunque, a tutelare i diritti di questi lavoratori. Perche' non meritano di operare in uno Stato che formalmente fa parte dell'Europa, ma poi nei fatti ne rimane lontano".

Pacifico ricorda, infine, che "per assistere all'esito dei tanti ricorsi sulla stabilizzazione del personale precario presentati dall'Anief alla corte di Strasburgo bisognera' aspettare. Probabilmente il 2014, ma comunque non piu' di un anno. Nel frattempo, sono gia' esecutive le sentenze sui risarcimenti e sull'applicazione degli scatti immediati. E' la dimostrazione, a dispetto di alcuni 'mal di pancia', che ormai anche il giudice nazionale ha trasformato una fondata linea di pensiero in un inconfutabile punto di arrivo".

Fonte: Italpress

 

"I dati emessi dal ministero del Lavoro sul sensibile aumento dei licenziamenti praticati nel 2012, rispetto all'anno precedente, rappresentano una sonora bocciatura della riforma Fornero". A sostenerlo è Marcello Pacifico, delegato Confedir per le alte professionalità della P.A. e presidente Anief, dopo aver appreso dello storico sforamento di quota un milione di lavoratori italiani licenziati in un solo anno.

Si tratta di un dato inequivocabile, che induce lo stesso sindacalista a chiedere ai nuovi parlamentari di attivarsi per modificare il prima possibile la norma sui licenziamenti "facili", ponendo il tema della tutela del lavoro al centro dell'azione legislativa.

"Per quasi un biennio - continua il rappresentante Confedir-Anief - si è discusso della modifica dell'articolo 13 dello Statuto dei lavoratori, della necessità di introdurre maggiore flessibilità ai fini di una maggiore occupazione e di introdurre licenziamenti per giusta causa. Siamo stati 'bombardati' dai messaggi di un Ministro tecnico che rassicuravano i precari, sia del comparto pubblico che privato. I numeri ci dicono che si trattava di promesse infondate. All'aumento del 13,9% dei lavoratori rimasti senza lavoro, dobbiamo infatti aggiungere le procedure di infrazione trasformatesi in atti di messa in mora per la mancata stabilizzazione per i tanti precari che hanno svolto 36 mesi di servizio negli ultimi 5 anni senza riscuotere alcuna considerazione".

"È davvero deplorevole, inoltre, che ancora oggi il Governo continui ad ignorare le ragioni del suo gap di trattamento dei dipendenti pubblici e privati rispetto all'Europa - sottolinea il sindacato -: a fronte di una filosofia di assunzioni a tempo indeterminato ormai accolta da tutti i Paesi moderni, in Italia si continua imperterriti a fare 'orecchie da mercante'. Al punto che il ministro della Funzione Pubblica è arrivato recentemente a proporre un accordo che prevede la proroga dei rapporti a tempo determinato per 10 mila dipendenti, senza tenere conto dei 'tetti' fissati dall'Ue. Ignorando completamente, inoltre, il dato che esistono diverse decine di migliaia di docenti e Ata della scuola che vantano diversi anni di supplenze di lunga durata".

"È un dato inequivocabile che la privatizzazione dei contratti del pubblico impiego, introdotta 20 anni fa, abbia agevolato questa perdita di diritti - sottolinea Pacifico - preparando il terreno alla normativa derogatoria dei patti contrattuali siglati. E allontanando l'Italia dalle regole condivise in una Repubblica fondata sul lavoro e sulla tutela dei suoi cittadini lavoratori, anche a tempo determinato, che meritano un accesso adeguato al lavoro e alla giusta retribuzione".

Il sindacato è infine preoccupato "per la mancanza di prospettive di sviluppo nazionale, della mancata considerazione e valorizzazione dell'enorme patrimonio culturale di cui dispone il Paese: la politica dei tagli ad oltranza e dei licenziamenti facili sta portando il Paese verso una inesorabile depressione, da cui sarà difficile uscire".

Fonte: Italpress

 

Arrivare a sorteggiare i supplenti cui pagare lo stipendio, come accaduto al liceo linguistico Rosmini di Grosseto, e' la dimostrazione del grave stato di sofferenza economica che stanno vivendo le quasi 10mila scuole esistenti in Italia. Lo sottolinea l'Anief che reputa pero' non corretta la decisione presa dai responsabili del liceo di Grosseto di pagare lo stipendio dei supplenti attraverso il ricorso al sorteggio.

"Ha sbagliato la dirigente scolastica a proporlo e hanno sbagliato le Rsu ad accettare questa soluzione", dichiara il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico. "Le rappresentanze sindacali dell'istituto - continua il rappresentante del giovane sindacato - avrebbero fatto molto meglio a chiedere la messa in mora dell'amministrazione scolastica: si tratta, infatti, di un atto che comporta il sicuro recupero degli stipendi, maggiorato dei danni procurati e degli arretrati. E' dimostrato che a fronte di una richiesta di messa in mora per la retribuzione stipendiale dovuta, garantita a partire dall'articolo 36 della Costituzione sino alle norme sul lavoro e ai contratti in vigore che ne derivano, il datore di lavoro, in questo caso lo Stato, trova improvvisamente la liquidita' necessaria per procedere ai pagamenti", conclude il presidente dell'Anief.

Fonte: Italpress

 

"Avviare corsi di formazione professionale di massa e programmare una vera alfabetizzazione per migliorare la conoscenza dell'italiano, ma anche delle lingue straniere e dell'informatica: sono queste le prime risposte da dare a livello nazionale se si vuole risollevare il nostro Paese dal baratro culturale e formativo in cui ci siamo cacciati, bene evidenziato nelle ultime ore da uno studio Eurostat che ha messo a confronto gli investimenti di spesa pubblica per cultura e scuola". Lo scrive l'Anief in una nota.

"Per quanto riguarda la prima, l'Italia si colloca in fondo alla classifica europea, con appena l'1,1% di investimenti rispetto al Pil, a fronte di una media Ue pari al doppio - continua la nota -. Scarso anche l'investimento a favore dell'istruzione, per la quale in Italia si spende solo l'8,5% del Pil: se confrontato con la media Ue del 10,9%, non ci collochiamo all'ultimo posto solo per la presenza della Grecia. La strada per risollevare culturalmente il Paese era stata indicata gia' 14 mesi fa da Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir ai direttivi e alle alte professionalita' della PA, nel corso della presentazione da parte del giovane sindacato scolastico alla Confedir Mit della proposta di piano di sviluppo economico".

Fonte: Italpress

 

I tre milioni e mezzo di dipendenti pubblici italiani rischiano seriamente di vedere cancellati gli scatti di anzianita' in busta paga previsti per legge. Sulla scia di quanto e' stato stabilito in queste ultime ore nel Regno Unito, nei giorni scorsi il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, ha infatti annunciato ai sindacati l'intenzione di arrivare a destinare le cifre stipendiali accessorie solo ai lavoratori statali che abbiano dimostrato particolari meriti e performance professionali.

A lanciare l'allarme e' Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato Confedir per le alte professionalita'. "Mentre in Italia si parla sempre piu' con insistenza di una proroga del blocco degli scatti stipendiali anche per il 2014, i nostri governanti stanno gettando le basi per arrivare a far sparire l'unica fonte di incremento in busta paga dei dipendenti pubblici - spiega -. Stipendi, e' bene ricordarlo, che in certi casi, valga per tutti quello dei collaboratori scolastici, i cosiddetti 'bidelli', ad inizio carriera non superano i mille euro. Considerando che nell'ultima campagna elettorale questa cifra e' stata indicata dal Movimento 5 Stelle e dal suo leader Beppe Grillo come l'assegno sociale da corrispondere alle famiglie indigenti, e' evidente che stiamo parlando di buste paga che rasentano la soglia di poverta'".

Il sindacato ricorda, a tal proposito, che "gli scatti stipendiali rimangono per i dipendenti pubblici, ad iniziare da quelli della scuola - che tranne una minima percentuale non hanno possibilita' di fare carriera - l'unica reale fonte di adeguamento al costo della vita. Soprattutto nelle fasi di blocco contrattuale, come quella che stiamo vivendo da alcuni anni. Il fatto che da un paio d'anni alcuni sindacati abbiano mostrato disponibilita' su questo fronte, calpestando un diritto garantito a partire dall'articolo 36 della Costituzione, non puo' trovarci d'accordo: un'organizzazione seria, che ha come unico scopo quello di tutelare gli interessi e la dignita' dei lavoratori, non puo' palesare nessuna condivisione per un indirizzo di questo genere".

"Tra l'altro - prosegue il sindacalista Anief-Confedir – le avvisaglie di tale prospettiva vi sono gia' state. Basti pensare al piano di cancellazione di un quarto del personale scolastico (circa 250 mila dipendenti) dal fondo accessorio. Con il mantenimento della quota agli altri dipendenti solo a condizione che si fosse realizzato un risparmio nel proprio comparto di appartenenza. Facendo finta di dimenticare che, sempre per rimanere nella Scuola, negli ultimi anni sono stati cancellati 200 mila posti. E che il miglioramento dell'offerta formativa e' stato di recente abbattuto del 25%. Per non parlare del fallimento della privatizzazione, ormai ventennale, dei contratti del pubblico impiego. A fronte di tutto cio', ancora una volta, per i lavoratori dello Stato il ricorso al Tribunale si e' cosi' dimostrato l'unica via percorribile".

"Con i magistrati - continua Pacifico - che ci hanno dato ragione, bloccando l'illegittimo blocco degli scatti automatici introdotto attraverso il comma 2 dell'articolo 9 della legge 122 del 2010. Anche se chi ci governa non vuole tenerne conto, noi annunciamo sin da subito che non arretreremo la nostra posizione: Anief ha avviato in tempi non sospetti i suoi contenziosi in Tribunale per tutelare i lavoratori della scuola. Presto Confedir allarghera' questa prospettiva a tutti i dipendenti della pubblica amministrazione. L'obiettivo e' quello di reperire risorse aggiuntive per mantenere gli scatti automatici. E, nel contempo, premiare il merito. Sempre se attuato attraverso criteri trasparenti ed imparziali, stabiliti dal legislatore. E non certo dal datore di lavoro, in questo caso lo Stato. Non e' possibile - conclude Pacifico - barattare il merito di alcuni con la poverta' di tutti".

Fonte: Italpress

 

L'iscrizione della bambina in prima media è stata respinta da un istituto della Valle Susa. Eppure la legge però è chiara: “Nessuna scuola può rifiutare, neppure per motivi tecnico-logistici, l'iscrizione di un alunno disabile”. Un mese fa l'allarme dell'Anief sul blocco delle assunzione degli insegnanti di sostegno.

“La scuola è aperta a tutti” recita il primo paragrafo dell’articolo 34 Costituzione italiana. Forse non lo ricordano o non lo sanno quelli che hanno risposto a due genitori che non c’era posto per la figlia in una scuola della Valle Susa. E questo anche se l’alunna in questione è cieca. L’iscrizione della bambina alla prima media è stata quindi respinta. La legge però è chiara: “Nessuna scuola può rifiutare, neppure per motivi tecnico-logistici, l’iscrizione di un alunno disabile”. A denunciare una storia di ordinaria assurdità è l’Apri, Associazione Piemontese Retinopatici e Ipovedenti, che ha raccolto la protesta dei genitori, che vivono in un piccolo paese della Valle Susa. La risposta dell’istituto “è gravissima – sostiene Marco Bongi, presidente dell’Apri -. Il diritto alla frequenza è sancito dalla legge n. 104/1992, dalla Sentenza della Corte Costituzionale n. 215/ 1987 e dalla Circolare Ministeriale n. 262 del 1988. Non escludo che si possano ravvisare anche responsabilità di carattere penale”.

L’istituto, nella lettera ai genitori, argomenta la decisione spiegando che la domanda “non può essere accolta perché il numero delle iscrizioni supera la capacità recettiva dell’aula”. “Siamo davvero stanchi – dice la mamma – di essere palleggiati da un plesso all’altro. Mia figlia, già sfortunata per la sua malattia, avrebbe bisogno di tranquillità e stabilità. Invece abbiamo trovato solo problemi e poca considerazione”. Che può essere spiegata anche con la carenza di persone. Anche se esiste una circolare recentissima del marzo scorso che ribadisce come bisogna intervenire e cosa fare con gli studenti disabili.

Poco più di un mese fa il ministero dell’Istruzione aveva informato che contavano già un milione di domande arrivate online per la formazione delle prime classi del prossimo anno scolastico. Il numero complessivo degli iscritti che da settembre siederanno sui banchi di scuola: ci saranno 27mila studenti in più rispetto agli attuali. L’Anief, una delle associazioni professionali più attive nel mondo della scuola, aveva quindi lanciato l’allarme l’allarme: “Sono dati davvero sconfortanti quelli che il ministero ha fornito ai sindacati in vista del prossimo anno scolastico: gli alunni della scuola italiana previsti sono oltre 6 milioni e 858mila. Rispetto all’anno in corso aumenteranno di quasi 30mila unità, soprattutto alla primaria (con leggero calo alle medie), ma per effetto del blocco normativo approvato con la legge 111/2011 il numero di docenti rimarrà bloccato. L’organico sarà lo stesso di quest’anno: 600.839 posti di docente comuni e 63.348 di sostegno. Ciò comporterà un ulteriore innalzamento del numero di alunni per classe. E diventerà soprattutto sempre maggiore la distanza tra il numero di alunni disabili e i docenti di sostegno di ruolo”. “In molti casi la didattica non potrà essere garantita – sosteneva profetico Marcello Pacifico, presidente Anief – in particolare laddove le ore di sostegno che lo Stato concederà agli alunni portatori di handicap o con problemi di apprendimento saranno molte di meno rispetto a quelle che la legge prevede”.

Questo avviene anche e soprattutto perché a oggi è stato stabilizzato solo il 65% dell’organico di docenti di sostegno. Almeno 35mila insegnanti specializzati attendono di essere assunti, malgrado i posti di lavoro siano vacanti e disponibili. E con un docente precario ogni tre, quello che si produce è un risultato di forti disagi per i ragazzi e per le loro famiglie”. “Non occorre essere esperti di formazione scolastica per capire che in questa situazione non si riesce a sviluppare un valido progetto didattico” continuava Pacifico aggiungendo che così “a fare da garante per famiglie e studenti continuano ad essere i giudici”.

La circolare ministeriale per gli alunni disabili

Fonte: Il Fatto Quotidiano

 

Il sindacato ha convinto i giudici di primo grado che è necessario valutare anche la verifica pratica ai fini del raggiungimento della soglia minima di 28/40, utile per l’ammissione alle prove orali. Una decina le classi di concorso interessate. Nel mirino c’è ora la verifica in lingua straniera: nella scuola primaria sarebbe facoltativa.

Non si arresta l’impeto di ricorsi dell’Anief contro le norme che regolano il concorso a cattedra per 11.542 posti. Come promesso sin dall’uscita del bando, lo scorso settembre, l’organizzazione sindacale di Pacifico continua la sua opera “demolitoria”, a suon di ricorsi. Che in alta percentuale vengono accolti dai giudici.

Stavolta il via libera è arrivato dal Tar del Lazio per favorire la partecipazione alle prove laboratoriali per tutti coloro che hanno ottenuto un punteggio pari almeno a 18/30 alle prove scritte.

L’Anief è riuscita di fatto a dimostrare che è necessario valutare anche la prova di laboratorio ai fini del raggiungimento della soglia minima di 28/40, necessaria per l’ammissione alle prove orali del concorso a cattedra.

Il Tar Lazio, con ordinanza n. 1477/13 su ricorso n. 2652/2013 dell’Avv. Tiziana Sponga, ha in effetti riconosciuto il diritto dei ricorrenti che avevano ottenuto almeno 18/30 alle prove scritte a partecipare alla prova di laboratorio, attraverso cui avranno la possibilità di poter raggiungere la soglia minima di 28/40, utile per l’ammissione alla successiva prova orale.

La sentenza potrebbe a questo punto costituire un precedente importante. E favorire i ricorsi che potrebbero condurre, a questo punto, i candidati delle classi di concorso A020, A033, A034, A059, A060, A025, A028, C430, A038, A047, A049. Sempre a patto che abbiano ottenuto un punteggio pari ad almeno 18/30 alle prove scritte. “A tal fine – fa sapere l’Anief - il sindacato ha predisposto un’istanza di accesso agli atti da inviare all’USR competente per conoscere il punteggio ottenuto alla prova orale”.

Ma non finisce qui. Perché l’organizzazione capitanata da Marcello Pacifico ha anche preso di mira anche la decisione di imporre a tutti la prova in lingua straniera. Per l’Anief, invece, in base al decreto legislativo 297/94 che all’articolo 400, commi 1-12, disciplina lo svolgimento di tutta la procedura concorsuale, nella scuola primaria sarebbe una verifica facoltativa. “Da Roma, invece, - scrive il sindacato autonomo - si è deciso di inserire nel bando di concorso (D.D.G. n. 82 del 24 settembre 2012) da una parte (art. 7, c.3) la prova obbligatoria in lingua straniera nelle prove scritte del 1° marzo per la scuola primaria”.

Conclusione: questa decisione, assieme a quella di scorporare le prove laboratoriali dalle prove scritte per la scuola superiore per valutare preliminarmente i prime tre quesiti prima dell’accesso alla successiva prova pratica, viene considerata “contra legem, secondo il principio che quod lex dixit vigorem legem habet”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

"Ancora una buona notizia per decine di migliaia di precari della scuola: dopo le tante condanne prodotte dai giudici di primo grado nei confronti del Ministero dell'Istruzione per la mancata progressione di carriera accordata ai supplenti annuali, cominciano ora ad arrivare le conferme da parte delle Corti di Appello".

Lo afferma in una nota l'Anief, che prosegue: "La prima di questo genere e' giunta da Torino, dove con sentenza n. 205 del 14 febbraio 2013, i giudici di merito hanno rigettato il ricorso del Miur, condannandolo anche alle spese, dando piena ragione ad una docente di scuola elementare con diversi contratti a termine che in primo grado aveva ottenuto il riconoscimento al pagamento delle differenze retributive, i cosiddetti 'scatti' biennali, che avrebbe vantato se fosse stata assunta di ruolo. I giudici della Corte di Appello di Torino hanno anche in questo caso dato ragione alla docente - spiega il sindacato - perche' le logiche di risparmio della spesa pubblica non possono essere annoverate tra le ragioni oggettive necessarie per disapplicare la normativa comunitaria sui contratti a termine, in osservanza alle recenti sentenze della Corte di Giustizia europea: sostenere il contrario, come fa sistematicamente lo Stato italiano con i precari della scuola, significa continuare a violare la clausola 4 della direttiva 1999/70/CE, recepita dall'art. 6 del d.lgs. 368/01, creata dal legislatore sovranazionale proprio per far prevalere il principio di non discriminazione".

"A tal proposito, vale la pena ricordare che nella gerarchia delle fonti normative quando al giudice si palesa il contrasto tra norme interne e comunitarie, questi ha l'obbligo di disapplicare le prime in favore delle seconde - prosegue la nota -. Come nel caso di specie. Per l'Anief, che attraverso il suo legale, l'avvocato Rinaldi, ha assistito la docente, si tratta di un altro importante successo dopo le tre recenti sentenze del tribunale del lavoro di Trapani che hanno assegnato complessivamente oltre 500mila a tre docenti precari "storici" della scuola pubblica".

"La sentenza della Corte di Appello di Torino – sottolinea Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir alla Scuola - conferma la sistematica violazione in Italia della normativa comunitaria in tema di precariato della scuola: negli ultimi 14 anni, si e' preferito chiamare annualmente i supplenti invece di assumerli in ruolo per ragioni di finanza pubblica che, seppur comprensibili, non possono mortificare la professionalita' dei lavoratori e discriminarli in tema di retribuzione".

"Oggi, chi ricorre in tribunale, seppure di fronte a una forte resistenza dello Stato italiano, trova finalmente quella stessa giustizia che e' reclamata in altri Paesi europei. Per quanto riguarda, invece, il diritto alla conversione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato - conclude Pacifico – si deve attendere con serenita' il prossimo giudizio della Corte di Giustizia europea che e' stata investita della questione dal giudice Coppola di Napoli".

Fonte: Italpress

 

Nel formulare le proposte per uscire
 dall'impasse politico e trovare un'intesa programmatica per la
 formazione del nuovo Governo, ricordate sempre la centralita'
 della Scuola. In particolare, tenete presente che vi sono tre
 ambiti fondamentali su cui intervenire con celerita' per
 rilanciare il sistema di istruzione e di ricerca del Paese: la 
gestione del personale, l'innalzamento dell'obbligo scolastico e
 del tempo scuola, la riforma dei programmi". Lo scrive Marcello 
Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la Scuola, in
 una lettera aperta al presidente della Repubblica Giorgio
 Napolitano e ai dieci 'saggi'.


"Per quanto riguarda il primo punto, occorre ricordare la 
necessita' di garantire il rispetto delle piu' moderne direttive
 comunitarie, sia ai fini della stabilizzazione professionale dei
 precari che hanno svolto piu' di 36 mesi di servizio per lo Stato
 negli ultimi 5 anni, sia per trovare delle rinnovate soluzioni a 
proposito della formazione iniziale e del reclutamento dei docenti
 - prosegue Pacifico -. Come accade in Belgio, per questo stesso
 personale, che svolge un lavoro altamente logorante, e' inoltre
 necessario introdurre delle 'finestre' per uscire anticipatamente
 ed evitare di incorrere nel 'burnout'. Per coloro che hanno alle
 spalle oltre due decenni di insegnamento e non intendono lasciare 
il servizio, e' poi sempre piu' indispensabile prevederne 
l'utilizzazione come 'tutor professionali' da mettere a 
disposizione delle nuove leve di insegnanti. Come, infine, e'
 necessario introdurre una reale formazione in servizio di tutto il
 personale scolastico, sia per l'approfondimento/aggiornamento di
 ogni disciplina, sia per l'adozione delle procedure 
scientificamente piu' adeguate nel campo del sostegno agli alunni
 disabili".

"A proposito del secondo punto, diventa sempre piu' cogente 
l'esigenza di garantire l'istruzione obbligatoria sino all'ultimo 
anno della scuola secondaria di secondo grado - sottolinea il
presidente dell'Anief -. Nel contempo, appare fondamentale 
approvare con urgenza una seria riforma dell'apprendistato, che 
colleghi la scuola con il mondo del lavoro, come avviene in
Germania dove un milione e mezzo di giovani ne hanno di recente 
tratto reale giovamento. Come diventa indispensabile tornare a
 detenere un'istruzione universitaria di qualita', cui garantire 
adeguate risorse e alla quale va restituita la preziosa opera del
 ricercatore. Tali manovre, inoltre, devono essere sempre 
accompagnate da un'adeguata riprogrammazione della produzione 
economica ed industriale del Paese, che poggi sul rilancio
 dell'enorme patrimonio culturale che il nostro Paese detiene".


"Per quel che riguarda l'ultima azione da attuare prioritariamente 
a favore dell'istruzione italiana e dei suoi giovani cittadini,
 quella della revisione dei programmi scolastici, e' evidente che 
e' oramai anacronistico parlare di contenuti da 'calare' a livello 
locale, regionale o nazionale: facendo parte di un contesto
 europeo, l'Italia deve necessariamente collocare le competenze da
trasmettere alle nuove generazioni su un livello di piu' ampio 
respiro - conclude Pacifico -. A tal fine, e' imprescindibile 
l'adozione della seconda lingua straniera per l'intero percorso di 
studi. Come non puo' essere piu' procrastinata la decisione di 
introdurre lo studio comunitario e delle radici europee come
 materia trasversale".

Fonte: Italpress

 

Stavolta è il Codacons a rilanciare il tema dei risarcimenti cospicui: l’associazione ha calcolato che l’amministrazione deve in media 30mila euro a ricorrente. Considerando anche le sentenze vinte dai sindacati e che di recente i giudici hanno corrisposto ai precari difesi dall’Anief indennizzi record, al Miur forse farebbero bene ad affrontare la questione una volta per tutte.

Continua il pressing di associazioni e sindacati nei confronti del ministero dell’Istruzione per il trattamento vessatorio condotto verso i precari di lungo corso. Il solco tracciato dall’Anief, ha fatto di questo tema un suo cavallo di battaglia, riuscendo in più occasioni a smontare in tribunale le deroghe esplicite dello Stato italiano nei confronti delle norme europee (in particolare la direttiva 1999/70/CE) che prevedono l’assunzione automatica dopo 36 mesi di servizio, è stato negli ultimi mesi percorso anche da altre rappresentanze dei lavoratori. E pure da alcune associazioni. Come il Codacons, che il 3 aprile ha fatto il punto della situazione, intimando al Miur “di risarcire gli insegnanti precari con la cifra complessiva di circa 7,5 milioni di euro”: in caso contrario l’amministrazione l’organismo a tutela dei consumatori guidato da Carlo Rienzi si dice pronto “a pignorare il palazzo storico di Viale Travestere a Roma dove ha sede il dicastero".

Per l’associazione tutto questo ha arrecato un chiaro “danno economico agli insegnanti, privandoli degli scatti di anzianità e dei benefici economici derivanti dall`assunzione a tempo indeterminato. Proprio sulla base di tale principio tutti i Tribunali del lavoro hanno condannato il Ministero dell`istruzione a risarcire i precari con le differenze tra gli stipendi percepiti negli anni e quelli che avrebbero percepito se fossero stati assunti a tempo indeterminato, oltre gli scatti d`anzianità e gli interessi legali maturati. Una cifra che si aggira attorno ai 30mila euro a precario", conclude il Codacons.

Considerando le ormai innumerevoli cause vinte dagli altri sindacati e che alcune di queste hanno assunto una portata risarcitoria decisamente più consistente – sempre l’Anief ha dato notizia di recente di tre indennizzi superiori a 150mila euro – occorre a questo punto capire se allo Stato converrà mantenere in piedi questa guerra a colpi di ricorsi in Tribunale. Oppure approntare, assieme agli stessi rappresentanti dei lavoratori, un piano straordinario (Mef permettendo) di immissioni in ruolo. Che riducendo il numero di precari storici, ridurrebbe anche la quantità di vertenze in corso.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Chi ha superato le prove scritte del concorsone della scuola e aspetta la convocazione per l'orale, sa che la sua attesa per il posto fisso sarà ancora lunga perché quel posto non si libererà più così presto. E l'ostacolo ha nome e cognome: riforma Fornero.

Non hanno ancora concluso le prove del concorsone della scuola che già vedono nero sul loro futuro occupazionale: gli 11.542 posti in palio non sono più garantiti. Eppure rappresentavano il miraggio che aveva fatto decidere tanti aspiranti docenti a provarlo quel concorso anche se non lo ritenevano giusto. E adesso che chi ha superato le prove scritte e aspetta la convocazione per l'orale, sa che la sua attesa per il posto fisso sarà ancora lunga perché quel posto non si libererà più così presto. E l'ostacolo ha nome e cognome: riforma Fornero.

Con le nuove, contestatissime regole, di fatto i pensionamenti vengono bloccati, l'età per lasciare il lavoro aumenta e di conseguenza si allontana la stabilizzazione per i precari e l'assunzione per i vincitori del concorso. I sindacati lanciano l'allarme di fronte ai dati sulle domande di pensionamento diffusi dal ministero dell'Istruzione: i docenti che usciranno dal mondo del lavoro da settembre saranno poco più di 10 mila, contro gli oltre 20 mila dello scorso anno. Insomma i pensionamenti sono dimezzati.

Per la Cgil Scuola gli effetti della riforma Fornero sono disastrosi. Si moltiplicherà il numero di docenti ultrasessantenni costretti a rimanere dietro la cattedra; così come è destinato a crescere il numero di anni di precariato. “Il nostro Paese, infatti - aggiunge l'Anief, l'associazione di docenti, ricercatori e precari - annovera già da tempo i docenti più vecchi dell'area Ocse e manda in ruolo i precari alle soglie dei 40 anni. Ora, con le nuove norme ci ritroveremo con un numero altissimo d’insegnanti stanchi e demotivati, costretti a rimanere in cattedra loro malgrado".

Fonte: TG3

Vai al servizio (Edizione del 02/04/2013 delle ore 14:20 - minuto 19:25)

 

Sempre più giudici del lavoro danno esecuzione alla sentenza n. 41/2011 con cui la Consulta aveva reputato inapplicabile il modello delle “code” ideato dall’ex ministro Fioroni. Esulta l’Anief: oltre ai cospicui risarcimenti, grazie all’assunzione retroattiva potranno partecipare alla mobilità senza il vincolo di rimanere nella provincia per 5 anni.

Ricordate la disputa sui trasferimenti a “pettine” e in “coda”, con protagonisti i docenti abilitati precari che a partire dal 2009 e fino al 2011 erano stati penalizzati per aver chiesto di cambiare provincia nelle graduatorie permanenti, poi diventate GaE? Ebbene, dopo che i giudici costituzionali, attraverso la sentenza n. 41/2011, avevano reputato inapplicabile il modello delle “code”, ideato nel 2007 dall’ex ministro Giuseppe Fioroni e sponsorizzato dalla Lega Nord per scoraggiare gli spostamenti di massa sulle località con più posti vacanti, le vertenze hanno preso una piega decisamente favorevole ai ricorrenti.
A fare il punto della situazione su questa vicenda, che nel 2011 ha costretto il Miur a “congelare” 1.500 assunzioni, è in questi giorni l’Anief: l’associazione sindacale guidata da Marcello Pacifico ha prima messo in evidenza come le aule di giustizia stiano “demolendo le illegittime situazioni imposte dalla Lega nell'avventato tentativo di comprime il diritto costituzionalmente garantito alla mobilità territoriale e all'immissione in ruolo in base al merito. Attraverso le decine di sentenze favorevoli ottenute, inoltre, il sindacato ha dato degna risposta a quei ‘falsi profeti’ che tempo fa davano per certo l'arrivo di un nuovo ‘tesoretto’ in favore del Miur a discapito dei nostri iscritti: la serietà e la competenza nel difendere e tutelare i diritti costituzionalmente garantiti si dimostrano solo con i fatti e non con le vane parole. Il tempo ci ha dato ragione e il Ministero dell'istruzione, è proprio il caso di dirlo, sta imparando la lezione pagandone (tutte) le spese”. Con lo Stato che “continua a pagare ingenti condanne alle spese e cospicui risarcimenti danni per lite temeraria ex art. 96 c.p.c.”.
Questo qualche giorno fa. Le notizie di questi giorni, invece, ci dicono che i tribunali avrebbero iniziato non solo ad indennizzare quei supplenti. Ma anche ad assumerli. Il giudice del lavoro gli ha riconosciuto infatti “il contratto a tempo indeterminato dal 1° aprile 2009 per l’accertato abuso dei contratti a termine e della conclamata disparità di trattamento tra personale assunto a tempo determinato e di ruolo”.
Sono coloro che a causa della collocazione forzata in coda, poi reputata illegittima, si sono visti negare l’assunzione a titolo definitivo. E che ora a Catanzaro, Caltanissetta, Verbania, Parma, Roma e Velletri è arrivata. Con gli interessi: “i destinatari dei pronunciamenti favorevoli – conclude l’Anief - potranno, non appena registrata la nomina in ruolo ‘retrodatata’ al 2009 o al 2010, beneficiare anche della precedente e più favorevole normativa prevista dal CCNI e partecipare liberamente alle operazioni di mobilità territoriale anche fuori provincia”. Quindi, potranno chiedere di essere trasferiti anche fuori provincia sin da subito. Senza attendere i 5 anni previsti dal regolamento introdotto in occasione dell’ultima doppia tornata di immessi in ruolo.

Fonte: Tecnica della Scuola
 

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Tecnica della Scuola

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Italpress
SCUOLA: ANIEF "MINISTRO PROFUMO RITIRA DECRETO SU MATURITÀ A 18 ANNI"
ROMA (ITALPRESS) - "Ora e' ufficiale: fonti sicure interne al
Ministero dell'Istruzione danno per tramontata l'intenzione del
ministro Profumo, espressa alcuni giorni fa tra lo stupore
generale, di avviare un percorso di studi ridotto che avrebbe
portato ad anticipare gli esami di maturita' a 18 anni al posto
degli attuali 19. Salta, cosi', il piano immediato di
sperimentazione del progetto, attraverso cui gia' dal prossimo
anno scolastico una decina di istituti 'pilota' avrebbero
eliminato un anno di scuola d'infanzia o cancellato il quinto anno
di corso della scuola primaria oppure ristretto a una sola
annualita' l'attuale biennio iniziale della scuola superiore". Lo
afferma in una nota l'Anief, che sin dal primo momento ha respinto
con forza tutte e tre le ipotesi. "Prima di tutto perche' questi
percorsi formativi improvvisati ci avrebbero allontanano, anziche'
avvicinarci, ai modelli di studio in vigore nella gran parte dei
Paesi piu' avanzati dell'area Ocse - spiega il sindacato -. In
secondo luogo perche' ci avrebbero propinato l'ennesima riforma
tagli-posti, mascherata da una improbabile proposta
didattico-pedagogica: il vero obiettivo della riduzione del
percorso scolastico rimane infatti quello di cancellare almeno 50
mila posti di lavoro, dopo i 200mila gia' dileguati nel nulla, per
le solite esigenze di 'cassa', negli ultimi sei anni".
L'Anief ha poi sempre sostenuto che "un ministro dimissionario,
appartenente ad un Governo tecnico privo di consenso elettorale,
deve limitarsi all'ordinaria amministrazione. E non di certo
avventurarsi in sperimentazioni da cui dipende il futuro formativo
di milioni di giovani studenti".
(ITALPRESS) - (SEGUE).
sat/com
28-Mar-13 16:19
NNNN
SCUOLA: ANIEF "MINISTRO PROFUMO RITIRA DECRETO SU MATURITÀ A 18 ANNI"-2-
"I nostri giovani - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief -
non hanno bisogno di percorsi di studio ridotti, ma di una
maggiore alfabetizzazione e specializzazione. Non si comprende il
motivo per cui il Miur presta attenzione a queste iniziative a dir
poco discutibili, mentre si continuano ad ignorare le vere
emergenze dell'istruzione e formazione in Italia. Come l'abbandono
universitario del 25% e quello della scuola dell'obbligo, in
alcune aree del Paese ancora maggiore. Per quale motivo non si
pensa ad introdurre, proprio per superare l'alto numero di giovani
che lasciano gli studi precocemente, di introdurre un serio
apprendistato, come avviene in Germania dove oltre un milione e
mezzo di alunni praticano con successo l'alternanza
scuola-lavoro?".
"Sarebbe poi utile capire - continua il presidente Anief - come
mai si continua a non introdurre l'organico funzionale negli
istituti, con la gestione delle risorse umane finalmente delegata
ad ogni singola scuola autonoma. Come sarebbe stato molto utile
avviare un albo di 'orientatori', composto da formatori esperti
cui i tanti studenti disorientati della scuola medio-superiore e
dell'universita' si potrebbero rivolgere. Sono tutte iniziative -
conclude Pacifico - che chiederemo al nuovo Ministro. Dopo esserci
preso il giusto merito di avere fermato l'assurdo progetto di
riduzione di un anno del tempo scuola".
(ITALPRESS).
sat/com
28-Mar-13 16:19
NNNN
 

"A chi concludera' positivamente i corsi universitari verra' negato di inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento, quindi di aspirare alle supplenze di lunga durata e alle immissioni in ruolo. Rimangono fuori i supplenti con 360 giorni di supplenze e i soprannumerari. Introdotto, infine, un inutile test d'ingresso non selettivo. In arrivo un'altra stagione di ricorsi al Tar del Lazio". E' quanto si legge in una nota dell'Anief. 

"Dopo tanta attesa, il ministero dell'Istruzione partorisce un decreto che in tre anni portera' all'abilitazione circa 75mila precari della scuola. Peccato che si tratti di un percorso di serie B", dice il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico. "Questa volta il ministro Profumo si e' superato - continua - perche' e' riuscito a bandire un decreto che permettera' a decine di migliaia di docenti precari di acquisire un'abilitazione incompleta: il testo firmato vieta infatti ai nuovi docenti che supereranno le prove finali dei corsi universitari di inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento. E questo significa che sara' negato loro di mettersi in lista di attesa per aspirare alle supplenze annuali e alle immissioni in ruolo".

Fonte: Italpress

 

Viale Trastevere ammette il danno subito da migliaia di precari e collaboratori scolastici di ruolo (che non hanno potuto usufruire dei vantaggi derivanti dall’art. 59 del Ccnl), a causa della situazione di stallo riguardante il personale inidoneo e gli ex Itp degli enti locali. Soddisfazione dai sindacati.

Non vi saranno “code” giudiziarie per la vicenda delle mancate supplenze annuali causato dal blocco delle immissioni in ruolo di tutto il personale Ata, derivante a sua volta dalla situazione di stallo riguardante il personale inidoneo e gli ex Itp degli enti locali (che ha trovato soluzione solo in questi giorni). Il 22 marzo il Miur, infatti, ha emesso una nota, la n. 2932 del 2013, che a seguito dei “numerosi quesiti” pervenuti allo stesso dicastero di viale Trastevere, dà il via libera all’opportunità “di riconoscere il servizio ai soli fini giuridici al personale ATA inserito nelle graduatorie, che avrebbe avuto diritto alle nomine su posti attualmente ricoperti, invece, da personale titolare di contratti fino all’avente diritto ex art.40 legge 449/97 e inserito nelle graduatorie di istituto”.

Nella nota, il direttore generale Luciano Chiappetta spiega che “in considerazione del ritardo della procedura di transito dei docenti inidonei nel profilo ATA,s i ravvisa l’opportunità che, in sede di conciliazione con gli Uffici scolastici territoriali o presso le Direzioni provinciali del lavoro, venga riconosciuta la validità del servizio, ai soli fini giuridici, a coloro i quali si trovavano in posizione utile per il conferimento di supplenza annuale o temporanea”.

Il Miur ha così di fatto riconosciuto il danno subito da migliaia di precari e collaboratori scolastici di ruolo (che non hanno potuto usufruire dei vantaggi derivanti dall’art. 59 del Ccnl).

La nota si concluda con un’altra concessione: quella riguardante il “personale ATA che abbia avuto una supplenza annuale negli anni scolastici 2008/09, 2009/10 e 2010/11 e non abbia usufruito nell’a.s. 2011/12 dei benefici del salva-precari perché titolare di contratto fino al 30 giugno”: nei loro confronti dovrà “essere riconosciuto il relativo punteggio per i mesi di luglio e agosto 2012”.

L’esito positivo della vicenda è stato accolto con piena soddisfazione dai sindacati. In particolare dall’Anief, che attraverso un comunicato trionfante ricorda di essere stato “l’unico sindacato ad aver depositato in tutti gli ambiti territoriali italiani le richieste di tentativo di conciliazione per il riconoscimento giuridico dell’incarico non assegnato a causa delle nomine all’avente titolo ex art. 40”. Il sindacato autonomo si sofferma sul fatto che “ora, il Miur riconosce la bontà della battaglia sindacale intrapresa e per evitare contenzione al giudice del lavoro invita gli ex-provveditorati a conciliare sul tema del riconoscimento del servizio”. E chiude, pertanto, invitando “tutto il personale che non ha ancora inviato il tentativo di conciliazione a farlo immediatamente”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

"Avanzando inesistenti motivi di adeguamento del percorso di studi italiano a quelli europei, il Ministro dell'Istruzione Francesco Profumo ha oggi comunicato ai sindacati la decisione unilaterale di voler avviare una sperimentazione nelle scuole statali, al fine ridurre di un anno il percorso di studi, con gli esami di maturita' anticipati quindi a 18 anni". Lo afferma in una nota l'Anief.

"Profumo ha anche spiegato che i percorsi da intraprendere, sempre sperimentalmente, saranno tre: anticipare a 5 anni la scuola primaria, eliminando quindi un anno di scuola d'infanzia; ridurre di un anno, probabilmente l'ultimo, la scuola primaria; cancellare il primo o secondo anno di corso della scuola secondaria di primo grado - prosegue la nota del sindacato -. Anief respinge, indistintamente, tutte e tre le ipotesi. Prima di tutto perche' si tratta di percorsi che ci allontanano, anziche' avvicinarci, ai modelli di studio in vigore nei Paesi piu' avanzati dell'area Ocse. In secondo luogo perche' si tratta dell'ennesima riforma, mascherata da proposta migliorativa, che ha un solo obiettivo: cancellare almeno altri 50mila posti di lavoro, dopo i 200mila gia' spariti, per le solite esigenze di "cassa", negli ultimi sei anni. Il terzo motivo e' che un Ministro dimissionario, appartenente ad un Governo che non c'e' piu' e privo di consenso elettorale, deve limitarsi all'ordinaria amministrazione, non di certo all'introduzione di sperimentazioni che giocano contro la formazione dei nostri giovani".

"I nostri alunni - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - non hanno bisogno di percorsi di studio ridotti, ma di una maggiore alfabetizzazione, all'interno di una scuola di qualita'. Le emergenze sono altre, come l'abbandono universitario del 25% e quello della scuola dell'obbligo ancora maggiore. Ma anche introdurre un serio apprendistato, come avviene in Germania dove oltre un milione e mezzo di alunni sono stati introdotti al lavoro attraverso questo prezioso percorso formativo".

"Sarebbe poi importante - prosegue - introdurre l'organico funzionale negli istituti, con la gestione delle risorse umane finalmente delegata ad ogni singola scuola autonoma. Ma anche avviare un albo di 'orientatori', composto da formatori esperti cui rivolgersi per unificare le esigenze degli studenti della scuola medio-superiore e dell'universita'. Il Ministro Profumo la smetta con questi blitz, utili solo a ridurre spese e a farsi pubblicita' sulla pelle di milioni di giovani cui si vuole negare un anno di tempo scuola e un diritto all'istruzione completa costituzionalmente garantito".

Fonte: Italpress

 

Ieri il Ministro Profumo ha firmato il decreto per il transito dei docenti inidonei e degli ITP soprannumerari nei ruoli ATA. Ricordiamo che si tratta di un primo passo e che il decreto deve ancora essere controfirmato sia dal ministro dell’Economia che dal ministro della Funzione Pubblica. M5S presenta interrogazione parlamentare. Decreto docenti inidone e ITP: "scellerato e pure raffazzonato..."

Immedite le reazioni. Ieri abbiamo pubblicato l'intervento della responsabile scuole del PD al presidio dei docenti inidonei a Roma, che ha promesso una modifica della legge e anticipando di aver chiesto l'adesione anche alle altre forze politiche.

Indignata, secondo un comunicato inviatoci dai Cobas, la Presidente della Camera, Boldrini, che ha definito "inaccettabile" il provvedimento. Secondo il comunicato, la Boldrini ha dichiarato "di rendersi conto di quanta possa essere la frustrazione di entrambe le categorie coinvolte e di quante vite sarebbero sconvolte da questo provvedimento. Pur consapevole dello scarso e limitato tempo a disposizione, si impegna a fare tutto ciò che è nelle sue possibilità e capacità per evitare che venga adottato un decreto che rischia di penalizzare migliaia di persone."

Il sindacato ANIEF ha inviato un comunicato nel quale annuncia un nuovo ricorso al Tar per annullare il provvedimento alla firma, nei prossimi giorni, del Mef e della Funzione Pubblica. Il comunicato con i particolari

"La decisione del Ministero di cambiare unilateralmente il profilo professionale di tanti insegnanti della scuola - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola - rappresenta l'apice della cattiva gestione dell'istruzione pubblica italiana. Contemporaneamente si mortificano tantissimi professionisti, in buona parte vittime di seri problemi di salute, anche derivanti da cause di servizio, utilizzandoli su ruoli a loro sconosciuti; si lasciano prive del personale addetto le biblioteche scolastiche; si usa ancora una volta come 'ruota di scorta' il delicato comparto del sostegno agli alunni disabili".

Da canto loro, i senatori del M5S hanno presentato una interrogazione a risposta scritta per interrogare il Ministro dell’Istruzione sulla situazione dei docenti inidonei. In particolare i 13 cittadini al Senato della Repubblica per il M5S chiedono al Ministro “in che modo intenda tutelare le sorti degli inidonei vessati dalla norma sulla spending review votata dalla maggioranza Pd-Pdl-Udc che sosteneva il governo Monti” spiega la prima firmataria Nunzia Catalfo. “Questa norma obbliga i docenti inidonei e gli insegnanti tecnico-pratici a transitare nei ruoli del personale amministrativo, tecnico e ausilario (ATA). “Non ci fermeremo a questo per tutelare i docenti inidonei e le altre figure che subiscono gli effetti nefasti della cosidetta spening review – continuano i firmatari dell’interrogazione – e stiamo predisponendo un apposito disegno di legge”.

I Cobas, che in questi giorni hanno organizzato un presidio davanti al MIUR (le immagini del nostro video servizio), hanno così commentato il provvedimento:

  1. Transitano sui posti di assistenti amministrativi o tecnici che si rendono annualmente vacanti e disponibili (cioè sono costretti ad abbandonare le scuole che hanno scelto nonostante siano vicine alle proprie abitazioni o ospedali da raggiungere in caso di urgenza);
  2. se si sottopongono a visita e sono guariti possono tornare sul ruolo docente;
  3. in ogni scuola non può esserci più di un posto ATA per gli inidonei (ma se sono in grado di fare gli ATA perché si ritiene che più di una unità sia nociva per la collettività?) ;
  4. chi è in servizio presso gli uffici periferici dell’amministrazione può richiedere di permanervi, previo parere positivo del dirigente (sappiamo che alcuni direttori generali hanno nelle proprie segreterie inidonei da garantire);
  5. se nella domanda di passaggio non si specifica il profilo presso cui essere spostati si viene spostati di ufficio sui posti dei tecnici o sui posti dei collaboratori scolastici - ex bidelli - (se si sbaglia domanda si è puniti);
  6. chi è già “inidoneo” è inquadrato nel ruolo del personale ATA a partire dal 1° settembre 2012 con decreto collettivo del direttore regionale (la punizione è retroattiva) ;
  7. il personale inidoneo deve conteggiare il punteggio posseduto per avere la sede provvisoria richiesta (il personale deve anche fare da solo i conteggi del proprio punteggio).

Il testo del decreto

Fonte: Orizzonte Scuola

 

"Negli ultimi quattordici anni, il Governo ha bandito due concorsi a cattedra (1999-2001 e 2012-2013), ha autorizzato tre sessioni di corsi riservati per il conseguimento dell'abilitazione dei supplenti che hanno prestato un determinato servizio (provveditorati 2000-2001, SSIS 2007-2008, TFA speciali 2013-2014), ha introdotto due corsi post-universitari a numero chiuso per la formazione specialistica degli insegnanti (SSIS, AFAM e SFP 1999-2009, TFA ordinari 2012-2013); contemporaneamente ha razionalizzato il tempo scuola e gli organici del personale (legge 296/06, 244/07, 133/08, 169/08, 111/11) e ha dimensionamento la rete scolastica (DPR 233/98, DPR 81/09), creando graduatorie (permanenti - ad esaurimento, d'istituto) sempre piu' piene attraverso deroghe esplicite (legge 106/2011) alle norme europee (direttiva 1999/70/CE) che continuano a essere sanzionate dai tribunali del lavoro e generano nuove procedure comunitarie d'infrazione a carico dello stesso Stato italiano".

Lo spiega l'Anief in una nota, che prosegue: "Se si confrontano i dati degli aventi diritto al voto (tra cui supplenti annuali e al termine delle attivita' didattiche) nelle elezioni RSU del 2006 e 2012, infatti, si scopre che sono scomparsi 200.000 posti di lavoro nella scuola, sulla pelle soprattutto di quei precari che hanno portato avanti le nostre scuole, grazie a riforme sempre piu' precise (spending review) improntate a generare nuovi tagli attraverso riduzione delle scuole autonome (12.000 nell'a. s. 2008-2009, 8.000 nell'a. s. 2012-2013) con conseguente riduzione unitaria di posti in organico per dirigenti, dsga e ata e contrazione degli organici del personale e creazione di sovrannumerari; riduzione del tempo scuola nell'a.s. 2010-2011 (da 4 a 6 ore settimanali) in ogni ordine e grado dal primo al secondo ciclo di istruzioni, e del tempo pieno e prolungato con eliminazione delle compresenze; innalzamento progressivo di un punto percentuale del rapporto tra alunni e docenti, aa.ss. 2007-2011; ritorno al maestro unico e cancellazione dell'insegnante specialistico di lingua inglese nella primaria, a.s. 2009-2010; riduzione di 1/3 dell'organico ATA, aa.ss. 2009-2011; sbarramento al 70% dell'organico di diritto per il sostegno, aa.ss. 2008-2010

Il risultato e' che, a fronte delle esigenze delle famiglie, dei rapporti internazionali sulla qualita' dell'istruzione, del cambiamento del mercato del lavoro, del dibattito pedagogico e degli studi scientifici, lo Stato ha adottato riforme improntate alla necessita' di ridurre la dotazione organica dell'amministrazione scolastica, ha disposto l'assunzione tra il 2002-2012 di 300.000 docenti e ata, eppure ha creato altri 250.000 precari tra docenti e ata che continua ad assumere a tempo determinato con lo stesso stipendio iniziale".

Secondo l'Anief "il nuovo Governo deve cambiare drasticamente questa politica scolastica che ha allontanato l'Italia non soltanto dall'Europa ma anche dai Paesi piu' economicamente sviluppati. La precarieta' della nostra istruzione deve essere combattuta attraverso non soltanto maggiori investimenti ma l'aumento del tempo scuola, dell'obbligo a 18 anni dell'istruzione, di una seria riforma dell'apprendistato e di un maggior collegamento tra la scuola, l'universita' e il mondo del lavoro, con una particolare attenzione alle sfide educative di una societa' globale, interconnessa e reticolare".

Fonte: Italpress

 

"La riforma delle pensioni voluta dal Governo Monti e dal ministro Fornero comincia a fare le prime 'vittime': dalle prime informazioni ufficiali provenienti dagli Uffici scolastici territoriali, risulta che in un solo anno il numero di pensionamenti della scuola si e' infatti piu' che dimezzato. Cosi', se nel 2012 sono stati in 30 mila - tra insegnanti, amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici - ad essere collocati in pensione, quest'anno saranno neanche 15 mila. Con degli effetti paradossali: si moltiplichera' infatti il numero di docenti ultrasessantenni costretti a rimanere dietro la cattedra; come e' destinato a crescere il numero di anni di precariato decine di migliaia di docenti e Ata che attraverso il turn over speravano di essere assunti in ruolo".

Lo spiega in una nota l'Anief, spiegando che i dati forniti da alcuni uffici scolastici periferici "sono piu' che emblematici: a Campobasso nel 2012 sono andati in pensione 113 docenti e Ata; quest'anno ne andranno via appena 34. A Terni andra' ancora peggio: lo scorso anno hanno lasciato la scuola in 93; a settembre se ne andranno solo in 22. Un ultimo esempio: a Salerno gli ultimi pensionati sono stati 676; ora se ne contano solamente 201".
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir, questi primi importanti segnali dimostrano che "la scuola italiana doveva assorbire la riforma in modo diverso. Il nostro Paese, infatti, annovera gia' da tempo i docenti piu' vecchi dell'area Ocse. E manda in ruolo i precari alle soglie dei 40 anni. Ora, con le nuove norme che obbligano ad andare in quiescenza non prima dei 65-67 anni, ci ritroveremo con un numero altissimo di insegnanti stanchi e demotivati, costretti a trasmettere conoscenze a classi-pollaio, di 30 e piu' alunni".

"Sarebbe stato sicuramente piu' opportuno - continua Pacifico - dare la possibilita' a chi ha svolto 25-30 anni di insegnamento di rimanere nella scuola con il ruolo di tutor o di supervisore dei giovani aspiranti docenti. Non e' l'uovo di Colombo, perche' si tratta di una modalita' gia' adottata in diversi Paese. E funziona. In tal modo questi docenti non avrebbero comunque gravato sulla previdenza, ma in compenso si sarebbe dato impulso alla didattica, migliorando la formazione delle nuove leve, e favorito il turn over".

L'Anief non ha dubbi: "La riforma delle pensioni fa acqua da tutte le parti. A garantire un po' di equita' potrebbero ancora una volta essere allora i giudici. A Bologna e a Bari la Corte dei Conti, infatti, ha deciso di sospendere i processi sulla richiesta di pensionamento formulata da diverse centinaia di dipendenti della scuola che avevano iniziato l'anno scolastico 2011/12 convinti di andare in pensione, ma poi rimasti bloccati dagli estensori della riforma Fornero, che non hanno voluto saperne di concedere loro l'inserimento dell'intero anno scolastico e raggiungere in tal modo la fatidica Quota 96".

"Ora la Consulta - commenta Pacifico - decidera' se la scuola merita di attuare il fisiologico ricambio del corpo insegnante. Per rinnovare, tra l'altro, una delle professionalita' piu' usuranti che esistono. Mentre, per come si stanno mettendo le cose, considerando anche l'assunzione sicura della meta' dei vincitori del concorso a cattedra, ci troviamo con la prospettiva di vedere fortemente compromesse le assunzioni in ruolo dei precari. Inoltre, le supplenze annuali e fino al termine dell'anno scolastico subiranno un drastico ridimensionamento: con oltre 250mila iscritti nelle graduatorie ad esaurimento costretti a rimanere in una assurda posizione di stallo. Ed altre decine di migliaia neo-abilitati, attraverso i famigerati Tfa, addirittura lasciati fuori".

Anief coglie l'occasione per inviare al nuovo Governo un appello: "Occorre tornare ad investire sui giovani, iniziando a dare loro la possibilita' di avere docenti motivati e non costretti a rimanere in cattedra loro malgrado. Il nostro sindacato continuera' nel frattempo a notificare presso la Corte dei Conti il diritti di chi anche quest'anno ha presentato domanda di pensionamento usufruendo della deroga che il Governo italiano si ostina a negare ai dipendenti della scuola. Coloro che sono interessati possono scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.".

Fonte: Italpress

 

A 34 anni dalla prima supplenza, un'insegnante di tedesco e' ancora precaria della scuola: e' l'incredibile storia professionale - sottolinea l'Anief - di una laureata in lingue e letterature straniere che ha iniziato a firmare contratti a tempo determinato nella scuola pubblica, come docente di lettere, nel lontano 1979. Oggi e' seconda in graduatoria ad esaurimento, ma la carenza di posti non le garantisce di essere assunta in ruolo prima che vada in pensione.

"Le colpe di questi record da terzo mondo sono tutte da addebitare all'inefficienza dello Stato e dei Governi che si sono succeduti – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief -. Sono loro che li hanno condannati a vestire il ruolo di precari a vita. Solo per motivi di risparmio della spesa pubblica si continua infatti a derogare alla direttiva comunitaria che da 13 anni impone ai Paesi che fanno parte dell'Ue di assumere tutti i lavoratori che hanno svolto 36 mesi di servizio nell'ultimo quinquennio. Il duro attacco sferrato in questi anni ultimi anni alla scuola – conclude il presidente dell'Anief - , con tagli ad oltranza e investimenti risibili rapportati al Pil, ha raggiunto il risultato opposto di quello di un Paese che doveva investire nella conoscenza culturale per risollevarsi. Mortificando tanti professionisti dell'insegnamento, che in altri Paesi sarebbero valorizzati e apprezzati per il prezioso lavoro che svolgono invece di essere abbandonati al loro destino e mandati in pensione da precari".

A 34 anni dalla prima supplenza, un'insegnante di tedesco e' ancora precaria della scuola: e' l'incredibile storia professionale - sottolinea l'Anief - di una laureata in lingue e letterature straniere che ha iniziato a firmare contratti a tempo determinato nella scuola pubblica, come docente di lettere, nel lontano 1979. Oggi e' seconda in graduatoria ad esaurimento, ma la carenza di posti non le garantisce di essere assunta in ruolo prima che vada in pensione. "Le colpe di questi record da terzo mondo sono tutte da addebitare all'inefficienza dello Stato e dei Governi che si sono succeduti – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief -. Sono loro che li hanno condannati a vestire il ruolo di precari a vita. Solo per motivi di risparmio della spesa pubblica si continua infatti a derogare alla direttiva comunitaria che da 13 anni impone ai Paesi che fanno parte dell'Ue di assumere tutti i lavoratori che hanno svolto 36 mesi di servizio nell'ultimo quinquennio. Il duro attacco sferrato in questi anni ultimi anni alla scuola – conclude il presidente dell'Anief - , con tagli ad oltranza e investimenti risibili rapportati al Pil, ha raggiunto il risultato opposto di quello di un Paese che doveva investire nella conoscenza culturale per risollevarsi. Mortificando tanti professionisti dell'insegnamento, che in altri Paesi sarebbero valorizzati e apprezzati per il prezioso lavoro che svolgono invece di essere abbandonati al loro destino e mandati in pensione da precari".

Fonte: Italpress

 

A distanza di un anno dall’incontro di Matera il presidente nazionale del sindacato Anief e delegato Confedir, Marcello Pacifico, ritorna a visitare la Basilicata facendo tappa stavolta nel capoluogo lucano in occasione di un importante seminario sulla legislazione scolastica rivolto a tutto il personale del mondo scolastico. Cosa è cambiato rispetto ad un anno fa nel mondo della scuola e quali sono stati i risultati ottenuti dall’Anief?

“Il risultato delle ultime elezioni RSU la cui campagna elettorale si è conclusa a Matera ha consacrato l’Anief come il primo tra i sindacati non rappresentativi, davanti ai Cobas per numero di deleghe. In quest’anno siamo riusciti a mettere il tema della scuola al centro dell’opinione pubblica come lo dimostrano i diversi articoli di stampa e i servizi dei media mentre l’adesione alla Confedir dei dirigenti pubblici e delle alte professionalità ha dato visibilità alle nostre battaglie nei tavoli ministeriali del pubblico impiego. Abbiamo permesso l’accesso di migliaia di docenti ai concorsi a cattedre e al TFS mentre grazie alla nostra azione sono stati revocati i licenziamenti delle rsu nelle scuole dimensionate e dei neoassunti al posto dei precari. In questo momento stiamo lottando per riavere l’autonomia nelle oltre 2.600 scuole cancellate da una legge incostituzionale”.

Dopo la riforma Gelmini che ha imposto il dimensionamento scolastico, la stabilizzazione dei precari resta probabilmente l’obiettivo principale sul quale si impegnerà l’Anief, con quale strategia?

“Sulla stabilizzazione dei precari la partita è nelle mani del giudice di Lussemburgo la cui decisione sarà vincolante per ogni giudice nazionale nonostante la sentenza negativa della Cassazione. La corte europea dopo l’ordinanza del giudice Coppola di Napoli e la denuncia da me presentata a Bruxelles e più di tre anni fa dalle pagine di Repubblica dirà la parola fine mentre potranno essere sempre pagati gli scatti di anzianità e le mensilità’ estive ai precari che hanno svolto servizio su posti vacanti e disponibili. Ultimamente il giudice Petrusa di Trapani ha disposto come congruo risarcimento danni più di mezzo milione di euro a tre precari.”

Un giovane alla guida di un sindacato che difende i diritti dei docenti e di chi aspira ad una cattedra fissa nel complicato mondo della scuola? Che clima ha trovato l’Anief e come si relaziona con gli altri sindacati più noti e radicati sul territorio nazionale?

“In effetti, sono il solo giovane dirigente di un grande sindacato. L’età media supera i 60 anni ma anche questo e’ specchio dei tempi di una società, di una fascia di età che vuole essere protagonista del cambiamento del nostro Paese. Abbiamo diversi quadri sindacali giovani che si sono meritati la fiducia di colleghi più anziani anche di altri sindacati. Ormai l’Anief è ascoltata e percepita come un fattore positivo di cambiamento anche se il rinnovamento molto spesso può fare paura e viene ostacolato da chi si e’ costruito un ruolo per difendere interessi particolari. L’adesione di centinaia di persone ai seminari di Cosenza e Potenza sulla legislazione ci spronano a perseguire con maggior decisione la nostra linea sindacale all’insegna del rispetto del diritto e della giustizia. La prossima battaglia riguarderà la restituzione della trattenuta del 2,5 di TFR per neoassunti dopo il 2001 e precari, la certificazione del credito del 5,38 per chi è in regime di TFS, lo sblocco degli scatti per il 2012 e 2013, la ricostruzione per intero del pre-ruolo nella carriera, lo sblocco della ricostruzione e dei trasferimenti per i neoassunti, la valutazione del pre-ruolo nella mobilita e i relativi scatti. Molti di questi ricorsi li allargheremo grazie alla Confedir a tutto il pubblico impiego”.

Fonte: SassiLive

 

Domani si festeggia la ricorrenza della proclamazione del Regno d'Italia, istituita come festivita' civile il 23 novembre scorso, attraverso la Legge 222. Anief accoglie con piacere l'iniziativa del Parlamento di introdurre la "Giornata dell'Unita' nazionale, della Costituzione, dell'Inno e della Bandiera", al fine di promuovere i valori legati alla cittadinanza e consolidare l'identita' nazionale attraverso la memoria civica, coinvolgendo attivamente nelle celebrazioni il mondo della scuola.

Si tratta, infatti, di valori fondamentali cui tutti i cittadini, inclusi i piu' giovani, dovrebbero sempre ispirarsi. Non a caso, proprio in questi giorni l'Anief ha organizzato una serie di dibattiti, convegni e seminari sulla legislazione scolastica e sul rispetto delle leggi, ad iniziare dalla Costituzione.

"Bisogna far capire ai nostri studenti - afferma Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - come si compone l'architettura istituzionale del nostro Paese, passaggio centrale per comprendere l'importanza dell'identita' nazionale e della matrice comune europea. Partendo dalla visione del lavoro come dovere civico di ogni cittadino, non come un'opportunita'. Un lavoro che va interpretato come una risorsa per il progresso sociale, civile ed economico della nazione. E non di certo come mero arricchimento personale".

"Il nostro sindacato, che tra i suoi obiettivi primari ha quello difendere il rispetto delle leggi a tutela dei lavoratori, non puo' che accogliere con entusiasmo l'avvio di una ricorrenza nata all'insegna dell'unita' e dell'uguaglianza - sottolinea l'Anief -: un concetto che promuove, quindi, la parita' di trattamento di uomini e donne, di tutti i lavoratori. E condanna qualsiasi discriminazione etnica, religiosa, territoriale e culturale. A tutti i livelli: nazionali e non".

Anief e' convinta, infatti, che "la giornata dell'Unita' Nazionale debba essere considerata anche in un'importante opportunita' per l'Italia di migliorare la sua integrazione con l'Europa: nei giorni in cui si sta insediando il nuovo Parlamento, occorre ricordare a tutto coloro che lo andranno ad occupare per la prossima legislatura che un articolo della Costituzione impone ai nostri decisori politici di tenere sempre conto, nell'emanare le leggi, delle norme presenti nel trattato di funzionamento della Comunita' Europea e delle direttive comunitarie".

"Ieri come oggi - spiega il presidente dell'Anief - le distanze tra il nostro Paese e l'Europa devono essere il puo' possibile ridotte. Bisogna fare di tutto perche' l'Europa sia vicino a quell'Italia nata oltre 150 anni fa sotto la casata dei Savoia, i quali avevano tra i loro principi ispiratori il libro di Federico II 'La Costituzione melfitana': un testo scritto per il regno di Sicilia, ma poi mutuato in tutto il vecchio Continente".

"Per tutti questi motivi - continua Pacifico - celebrare la proclamazione del Regno d'Italia significa anche sensibilizzare i nostri cittadini, a tutti i livelli, sui temi dell'educazione, della formazione e del mercato del lavoro. Sull'importanza che la nostra Repubblica si adoperi per la rimozione di tanti ostacoli che ancora oggi ne impediscono il normale sviluppo. Non soltanto a livello nazionale, ma anche europeo".

Fonte: Italpress

 

"Dopo il no della Funzione Pubblica, ora arriva quello dell'Inps: con una Circolare, l'istituto di previdenza conferma il divieto per i padri lavoratori del pubblico impiego di usufruire del 'congedo obbligatorio ed il congedo facoltativo, di cui all'articolo 4, comma 24, lettera a), della legge 28 giugno 2012, n. 92, (...) fruibili dal padre, lavoratore dipendente, entro e non oltre il quinto mese di vita del figlio'. Si tratta della fruizione del congedo obbligatorio (un giorno) e del congedo facoltativo, alternativo al congedo di maternita' della madre (due giorni), introdotti nel giugno scorso attraverso la legge 92 sulle 'Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita'". Lo spiega l'Anief in una nota.

"Anche per l'Inps il no rimarra' in essere 'sino all'approvazione di apposita normativa che, su iniziativa del Ministro per la pubblica amministrazione, individui e definisca gli ambiti, le modalita' ed i tempi di armonizzazione della disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche' - sottolinea il sindacato -. Fino a quando, in pratica, non si approveranno i decreti attuativi e le disposizioni ad hoc i lavoratori statali non potranno usufruire di un loro diritto. Riconosciuto ormai, tra l'altro, a livello internazionale. Eppure la Direttiva 2010/18/Ue del Consiglio dell'8 marzo 2010, non fa riferimenti alla natura del rapporto di lavoro, ma solo alla necessita' di dare attuazione al diritto 'individuale' del congedo parentale e nell'aiutare i genitori che lavorano in Europa ad ottenere una migliore conciliazione'. E nemmeno la Legge 28 giugno 2012, n. 92, fa differenzazioni tra pubblico e privato".

Marcello Pacifico, delegato Confedir e presidente Anief, ritiene che "e' in atto una chiara discriminazione dei dipendenti pubblici rispetto a colleghi che operano nel privato. Cio' fa ancora piu' scalpore se si pensa che quest'anno ricorre il ventennale dall'introduzione della privatizzazione del rapporto di lavoro pubblico. Con il risultato che, disapplicando quanto previsto da una direttiva Ue del 2010, che supera chiaramente il decreto nazionale n. 151 del 2001, si mortifica la professionalita' dei dipendenti pubblici, dopo che non viene loro piu' concesso da tempo alcun rinnovo contrattuale. Per non parlare del blocco degli scatti automatici in busta paga".

Il sindacalista Confedir-Anief ritiene, quindi, che l'adeguamento alle indicazioni Ue - anche se solo poco piu' che simbolico, di appena un giorno di congedo obbligatorio di paternita' e di due giorni di congedo facoltativo per i padri - non puo' essere negato per basse ragioni di burocrazia: "siamo di fronte ad un abuso - incalza Pacifico -. Lo stesso che lo Stato italiano perpetra nei confronti di decine di migliaia di precari pubblici, in particolare della scuola, utilizzati ben oltre i 36 mesi previsti dalla direttiva Ue 1999/70/CE come soglia massima per giustificare la mancata assunzione a titolo definitivo. E' evidente, a questo punto, una seria riflessione sulla necessita' di mantenere in vita la privatizzazione del rapporto di lavoro pubblico".

Fonte: Italpress

 

Le procedure telematiche sembrano non aver cambiano il destino dei precari supplenti temporanei, che continuano ad essere pagati con gravi ritardi. L'accelerazione legata all'utilizzazione del sistema telematico “Sidi” per ora non ha dato risultati soddisfacenti, anche per il suo carattere sperimentale, in attesa che il sistema entri a regime nel prossimo anno scolastico.

Per questo l'Anief ha preso l'iniziativa di mettere a disposizione degli interessati un modello di diffida e messa in mora da inviare alla Ragioneria territoriale di competenza (ufficio pagatore della provincia in cui si è svolto il servizio) e presso la scuola dove attualmente il supplente presta servizio. "Qualora l’amministrazione, a seguito della ricezione del modello di diffida, non provveda entro 8 giorni a corrispondere le somme dovute", si legge in un comunicato dell'Anief, il sindacato si mette a disposizione degli interessati per l'adozione delle "strategie legali per la risoluzione del caso".

Strategie che faranno riferimento al rispetto degli articoli 35 e 36 della Costituzione italiana: "la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni" e "il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto". Su questa base l’amministrazione sarà chiamata al tempestivo pagamento degli stipendi "assieme ai dovuti interessi (proporzionali all’entità del ritardo)".

Fonte: Tuttoscuola

 

Il sindacato autonomo ricorda che rimangono bloccati nel 2012-2013, in forse per il 2014. La scorsa settimana il Governo ha proposto ai sindacati di introdurre al loro posto, tra tre anni, il criterio della performance individuale, sempre se vi saranno risparmi. Prospettiva reale. Che trova origine nella Legge 150/09 voluta dall’ex ministro Brunetta.

Non si può proprio dire che vi sia totale condivisione sull’esito della trattativa che ha portato i quattro quinti dei sindacati più rappresentavi a concordare il pagamento degli scatti di anzianità del 2011 in cambio della rinuncia al 25% del salario accessorio per sovvenzionare progetti e servizi a supporto della didattica. Dopo la stroncatura della Flc-Cgil, che ha definito “iniquio” il punto d’incontro trovato tra amministrazione e rappresentanti dei lavoratori, anche l’Anief si scaglia contro l’accordo sottoscritto definitivamente il 13 marzo all’Aran.

Secondo il sindacato degli educatori in formazione “l’impegno a utilizzare una parte dei risparmi derivanti dai nuovi tagli per garantire le retribuzioni del 2010” rappresenta un precedente assai grave. Perché non farebbe altro che confermare il nuovo corso intrapreso nell’ultimo quadriennio per i dipendenti della pubblica amministrazione: scatti di anzianità “bloccati nel 2012-2013, forse per il 2014”. E con la reale prospettiva di essere “sostituiti dal 2015 con il criterio della performance individuale, sempre se vi saranno i risparmi richiesti dall’ex-ministro Brunetta e già trovati da alcuni sindacati della scuola”.

Già il decreto legislativo 150/09 voluto dal ministro Brunetta, sostiene l’Anief, aveva introdotto il “criterio del merito per i nuovi contratti, a parità di risorse prese dai risparmi, al posto dell’anzianità di servizio la prestazione dell’unità aziendale e individuale secondo fasce individuate con le parti sociali. La legge 122/2010 voluta dal ministro Tremonti” ha poi bloccato “la firma dei contratti scaduti per tutto il triennio 2010-2012 - esteso al 2013 con un nuovo mille-proroghe”.

Premesso questo, il sindacato guidato da Pacifico sostiene che “essendo 150.000 i posti di docenti e Ata della scuola saltati per effetto dei processi di razionalizzazione previsti dalla legge 133/2008 (200.000 posti tra 2006-2012 secondo i dati degli aventi diritto al voto alle due ultime elezioni RSU), al netto delle nuove assunzioni, un terzo di questi risparmi (pari a 50.000 posti di lavoro persi) è utilizzato per pagare quello che i lavoratori avrebbero dovuto percepire come scatto di anzianità nel 2010”.

Morale: gli scatti di anzianità del 2010 sono stati riconosciuti “sulla pelle di 50.000 precari”. Mentre quelli del 2011 solo attraverso la riduzione di “1/3 dei fondi delle scuole”. Una scelta che passa attraverso la “legge 183/2011”, con cui “il Governo per riconoscenza autorizza i sindacati rappresentativi della scuola ad aprire una speciale sessione negoziale per pagare gli scatti del 2011 e riconoscere la validità dei pagamenti relativi ai presunti scatti del 2010 ma a condizione di trovare nuovi risparmi nel settore della scuola, individuati, nell’intesa firmata il 31 gennaio 2013 sempre dagli stessi sindacati, nel taglio di un terzo di quel fondo d’istituto (alfabetizzazione motoria nella primaria, scuole a rischio, funzioni obiettivo, etc.) già decurtato a seguito del mancato passaggio a 24 ore delle ore di insegnamento”.

Ma per l’Anief siamo solo all’inizio. È indicativo, sempre per il sindacato, quanto accaduto la scorsa settimana all’Aran: il Governo Monti ha chiamato a raccolta le confederazioni “per sottoscrivere una nuova intesa sul rinnovo dei futuri contratti abbandonando il criterio già concordato delle fasce e riprendendo il criterio della sola performance individuale (su cui misurare la maggior parte dell’accessorio), all’interno dell’unità aziendale che dimostra di aver raggiunto livelli standard definiti e valutati a livello centrale (nella scuola, forse, il decreto sulla valutazione approvato soltanto due giorni dopo?). L’incontro, però, è aggiornato perché permane il blocco dei contratti per il 2012 e 2013 e non sono previste nuove risorse, mentre voci sempre più insistenti danno per già firmato dal Governo uscente la proroga del blocco degli stipendi per tutto il 2014 così da poter aprire la nuova stagione contrattuale nel 2015 secondo i nuovi criteri ispirati dalla riforma Brunetta, sempre se si troveranno ulteriori risparmi nel comparto di appartenenza”.

L’epilogo è in stile Anief. Che ha deciso, attraverso l’invio di specifiche diffide, di difendere gli interessi di neo-assunti, pensionati e tutto il personale alla luce degli scatti pagati nel 2010-2011. Oltre che per far ricorrere tutti contro il blocco del 2012-2013.

“È evidente – spiega l’organizzazione di Pacifico - che al di là delle valutazioni politiche sull’opportunità dell’azione sindacale o giudiziale, ormai, per il biennio 2010-2011 nella scuola gli scatti sono stati pagati; pertanto, tutto il personale dipendente e dirigente della scuola neo-assunto dal 1° settembre 2010 al 1° settembre 2011 ha il diritto ad avere sbloccata la ricostruzione di carriera o ad averla rifatta nel pieno riconoscimento degli anni di servizio prestati nel 2010 e nel 2011. Analogamente, tutto il personale andato in quiescenza negli stessi anni che avrebbe maturato lo scatto di stipendio nel 2010 e nel 2011 ha diritto al riconoscimento dell’aliquota superiore per la pensione. Infine – conclude l’Anief - tutto il personale, avendo riconosciuto il pagamento degli scatti per il biennio 2010-2011 ha il diritto di ritornare nel proprio cedolino alla data di maturazione degli scatti prevista nel dicembre 2010”. Un’altra saga di ricorsi in arrivo?

Fonte: Tecnica della Scuola

"Il ministero ribadisce la volontarieta' dei contributi scolastici da parte delle famiglie, ma nulla fa per evitare questa procedura sempre piu' in voga nelle 9 mila scuole italiane, contraria agli articoli 23 e 34 della Costituzione. L'Anief si fa portavoce di un malessere generalizzato nella scuola pubblica, dove i dirigenti scolastici continuano a chiedere alle famiglie anche 300 euro l'anno a studente. Tra l'altro 'spacciandoli' non di rado per contributi obbligatori". Lo spiega il sindacato in una nota.

"Considerando che a seguito del dimensionamento la maggior parte degli istituti contano almeno 700 alunni, ogni scuola si ritrova un 'tesoretto' che puo' arrivare anche a 300 mila euro annui - prosegue l'Anief -. Soldi che vengono impegnati per la manutenzione, gli approvvigionamenti di cartoleria, toner, carta igienica, bollette, oltre che per tutte le attivita' e i materiali a supporto della didattica. A volte anche per finanziare progetti e le ripetizioni dei docenti".

"Strumenti e prestazioni che altrimenti verrebbero meno. Lo Stato, infatti, versa per questo genere di esigenze fondi sempre piu' esigui. Ma non e' una novita'. Basti pensare al taglio di 200mila posti di lavoro in sei anni, alla cancellazione di 8 miliardi di euro a partire dal 2009, oltre a mezzo miliardo sottratto di recente al miglioramento dell'offerta formativa - sottolinea il sindacato -. Ma anche alla sparizione di 2mila scuole, malgrado la sentenza della Corte costituzionale dello scorso mese di giugno, allo spostamento di un terzo del Fondo d'istituto per 'coprire' gli scatti di anzianita' del personale. Per non parlare della prospettiva che vorrebbe introdurre risparmi ad oltranza travestiti dalla logica del merito".

"Il risultato di questo processo sono le classi 'pollaio', con oltre 30 alunni nella stessa aula, la riduzione sostanziale dei fondi destinati all'abbandono scolastico e al recupero delle carenze formative, la didattica in generale piu' povera. Con il personale, docenti e Ata, sempre piu' professionalmente ed economicamente impoverito. E che in futuro si vorrebbe anche porre in regime di concorrenza - evidenzia l'Anief -. Ora, a fronte di tale situazione, le scuole che fanno? Chiedono aiuto alle famiglie. Ora, pero', il Miur ricorda, tramite una nota del capo dipartimento Lucrezia Stellacci, che 'simili comportamenti, oltre a danneggiare l'immagine dell'intera Amministrazione scolastica e minare il clima di fiducia e collaborazione che e' doveroso instaurare con le famiglie, si configurano come vere e proprie lesioni al diritto allo studio costituzionalmente garantito'. E si pongono, inoltre, 'come una grave violazione dei propri doveri d'ufficio'. Anche perche' nella scuole statali la frequenza della scuola dell'obbligo (sino al terzo anno compreso delle superiori) deve essere gratuita, come sancito dall'art. 34 della Costituzione. Solo nel biennio finale precedente alla maturita' sono previste delle tasse scolastiche, peraltro solo per gli studenti per i quali non e' previsto l'esonero".

"Quello che hanno realizzato gli ultimi Governi sulla scuola - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - e' un processo di lento assorbimento di risorse. Umane, finanziarie e strutturali. Per sopperire alle necessita' immediate, tanti dirigenti scolastici pensano allora di rivolgersi ai genitori dei loro alunni. E' una scelta sbagliata, ma che comprendiamo. Il rischio e' che l'evolversi di questa situazione conduca le scuole statali italiane nella stessa situazione delle Universita'. Dove le logiche privatistiche, del merito e dei tagli hanno comportato la chiusura di decine atenei, di centinaia di corsi e dipartimenti. Con insegnamenti non di rado affidati a docenti a contratto non remunerati o pensionati".

Fonte: Italpress

 

Dalle sentenze che hanno portato alla condanna del Ministero per gli scatti di anzianità dei precari, al blocco per 8 anni della progressione di carriera dei neo docenti, fino ai risarcimenti per il passaggio dal regime TFS/TFR.

Scatti di anzianità per i precari

I precari che hanno coperto posti vacanti hanno diritto a richiedere la restituzione degli scatti di anzianità, ma anche ad una cogrua soddisfazione come condanna di abuso con la condanna a risarcimento, come nel caso del tribunale di Trapani che ha assegnato 170.000 euro.

Blocco della progressione di carriera per i neo immessi in ruolo

Una soluzione illegittima, perchè si discrimina il personale neo immesso, percependo uno stipendio da precari. Una sentenza della Corte di giustizia europea, nel caso di un cittadino francese, ha ribadito che quando si assume un docente precario bisogna garantire parità di trattamento con gli altri lavoratori.

TFS e TFR

Nel passaggio da un regime all'altro, lo Stato non avrebbe dovuto trattanere il 2,5% dello stipendio ai neo assunti e ai precari. Una trattenuta illegittima per la quale è possibile chiedere la restituzione. Per 10 anni si tratta di circa 10.000 euro.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

I dati presentati oggi attraverso il rapporto Istat-Cnel "Bes 2013" "confermano quello che l'Anief sostiene da tempo: l'Italia ha un numero bassissimo di laureati rispetto alla media europea, ma soprattutto sono sempre piu' ampie le differenze territoriali nazionali, con la quota di cittadini di 25-64 anni con almeno il diploma superiore pari al 59% al Nord e al 48,7% nel Mezzogiorno. Inoltre, mentre i giovani che non lavorano e non studiano, i cosiddetti Neet, nel Mezzogiorno sfiorano il 32%, al Nord sono meno della meta'". E' quanto si legge in una nota del sindacato.

"Oggi l'Istat non ha fatto altro che certificare l'abbandono del Sud del Paese, frutto della politica dei tagli a senso unico degli ultimi vent'anni - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Scuola per la Confedir -. Uno stato di abbandono che sul fronte dell'istruzione ha toccato l'apice. Con il risultato che oggi il Meridione e' carente in infrastrutture, sia formative che sociali. Manca una progettazione globale e di settore. E non ci sono piani per favorire la mobilita' studentesca. Ma quel che e' piu' avvilente si riscontra probabilmente nel taglio ai finanziamenti universitari degli atenei del Sud, la cui riduzione non ha tenuto minimamente conto delle difficolta' oggettive e culturali in cui versano queste universita'. Decretando nei loro confronti, in questo modo, una condanna che non poggia su alcuna motivazione valida".

"Il risultato di tutto cio' e' quello di un Sud che perde sempre piu' contatto con il resto della Penisola. Con troppi giovani dal destino segnato. Ragazzi che guardano al Nord come se si trattasse di una terra 'promessa' - prosegue il sindacalista -. Un miglioramento 'del livello d'istruzione e del livello di competenze che intervenga a ridurre le disuguaglianze territoriali e sociali e garantisca maggiori opportunita' ai giovani provenienti da contesti svantaggiati', viene del resto auspicato anche dall'Istat. Anche perche' l'attrattivita' dei giovani per i corsi d'istruzione superiore ed universitaria non potra' che continuare a segnare saldi annuali in negativo".

Il sindacato ricorda che "ulteriori misure aggravanti sono state adottate pure negli ultimi mesi. Da un Governo tecnico che avrebbe dovuto ben conoscere certe disuguaglianze. E invece di garantire finalmente una distribuzione piu' equa delle risorse cosa hanno fatti i 'professori'? Sono riusciti nell'impresa di abbattere i fondi destinati a combattere l'abbandono scolastico. Con l'apprendistato, vera carta vincente per l'impiego di giovani destinati al comparto tecnico-professionale, evocato in ogni occasione, ma mai realmente sostenuto".

"Per tutti questi motivi il nuovo Governo che si appresta ad essere formato dovra' necessariamente mettere l'istruzione tra le priorita' d'intervento. E parallelamente procedere allo sviluppo del patrimonio turistico-culturale, una risorsa inestimabile che l'Italia continua a tenere in disparte. Una scelta – conclude Pacifico - che rilancerebbe l'economia e assorbirebbe un altissimo numero di giovani oggi inoccupati. Anche del Sud".

Fonte: Italpress

 

Il Ministero ha comunicato che i tempi di correzione delle prove scritte oscilleranno tra 1 e 3 mesi. Il primo esito è quello della A020 in Veneto (20 candidati ammessi alla prova pratica), altri saranno resi noti nel mese di Aprile. Prime griglie di valutazione adottate (non poche le sorprese).

Le lettere estratte per la prova orale. I commenti sul nostro forum.

Concorso primaria, anche con quesito di inglese nullo il candidato può superare la prova

Concorso: nella prova orale esame di Lingua per tutti

Concorso a cattedra: la prova di Laboratorio

Il primo USR a comunicare l'esito delle prove scritte è il Veneto, per la classe A020. 20 su 118 i candidati ammessi alla prova pratica, che si svolgerà in 3 giornate a partire dal 25 marzo. 6 i posti a concorso

Concorso in Veneto classe A020: 20 ammessi alla prova di Laboratorio per 6 posti

Seguono le comunicazioni dell'USR Basilicata

Concorso docenti A033 Basilicata, esiti prova scritta l'08 aprile. Griglia di valutazione

Concorso infanzia Basilicata, esiti prova scritta il 22 aprile. Griglia di valutazione

Concorso primaria. Griglia di valutazione per Umbria e Bolzano

Concorso primaria, griglia di valutazione prova scritta Bolzano e Umbria

Le lettere estratte per la prova orale in Sicilia, Lombardia, Marche, Abruzzo, Piemonte, Lazio, Bolzano

Concorso docenti, lettere estratte per la prova orale. Aggiunto Lazio

I commenti alle griglie di valutazione per Infanzia e primaria

Concorso Infanzia Umbria: i candidati commentano sul forum di Orizzonte Scuola la griglia di valutazione della prova scritta

Perplessità sulla griglia di valutazione concorso primaria Umbria

Il sindacato Anief ritiene che le modalità previste dal bando DDG n. 82 del 24 settembre 2012 non siano corrette e promuove due ricorsi, uno per la correzione congiunta di prove scritte, grafiche e/o pratiche.

Concorso a cattedra: Veneto, classe A020, gli esclusi hanno diritto a partecipare alla prova di laboratorio

Inoltre per Anief la legge prevede la prova in lingua straniera come facoltativa

Concorso a cattedra: ricorsi Anief al Tar Lazio contro l'obbligo della prova inglese e l'esclusione dalle prove laboratoriali

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Mentre dal Miur arrivano conferme sull’assunzione dal 1° settembre della metà degli 11.542 vincitori e il Ministro insiste sull’approvazione di un nuovo concorso, giungono indiscrezioni su un’eccessiva disomogeneità nella valutazione degli scritti. Altro lavoro per i tribunali? Di sicuro lo produrrà Anief: per ripescare gli esclusi di primaria (la verifica d'inglese non era obbligatoria) e delle classi di concorso delle superiori che prevedono la prova di laboratorio (tempistica errata). In alcune regioni arrivano i primi esiti degli scritti.

Dopo la conclusione delle prove scritte, il concorso a cattedra sembrerebbe vivere un periodo di tranquillità. Con il Miur che ha confermato l’intenzione di procedere, Mef permettendo, già a fine agosto alle immissioni in ruolo di metà degli 11.542 vincitori. Con l’altro 50% che firmerebbe l’assunzione a tempo indeterminato 12 mesi dopo.

La notizia ha così distolto l’attenzione dalle critiche che nelle scorse settimane erano piovute sul concorso. Anche l’annuncio del ministro Profumo sulla volontà di lasciare il mandato a capo del Miur solo dopo aver predisposto le basi per l’attuazione delle nuove procedure (con maggiore autonomia delle regioni, posti certi e idonei non assunti destinati a decadere con l’indizione di ogni nuovo bando) che porteranno alla realizzazione di una nuova stagione concorsuale già a partire dal prossimo autunno, ha contributo a distendere gli animi.

Come, pure, l’annuncio degli esiti delle prove scritte in tempi record. Su questo punto, tra l’altro, viale Trastevere sembra essere stato di parola. In Veneto, ad esempio, per la classe di concorso A020 (Discipline Meccaniche) sono già stati comunicati, con l’indicazione dei nominativi della ventina di ammessi alla prova successiva di laboratorio (da svolgere in gruppi convocati tra metà marzo e metà aprile), a fronte di oltre 100 partecipanti agli scritti. L’Usr della Basilicata ha invece comunicato, sempre ufficialmente, che “gli esiti della prova scritta e il calendario della prova pratica” per la A033 (Tecnologia, la ex educazione Tecnica delle scuole medie) saranno pubblicati subito dopo Pasqua: il prossimo 8 aprile.

Sull’attuale selezione diretta, tuttavia, qualche polemica starebbe già montando. Come quella che riguarda la poca uniformità nella valutazione delle verifiche scritte. Il Miur ha infatti comunicato alle commissioni le linee generali: dei criteri di valutazione, attraverso indicatori standard (pertinenza, correttezza linguistica, completezza e originalità), che ogni singolo raggruppamento di commissari e presidenti ha fatto propri. E contestualizzati, in base alle peculiarità della disciplina.

Ma qui nascono i problemi. La libertà di interpretazione delle indicazioni ministeriali starebbe infatti producendo un’eccessiva disomogeneità nella valutazione delle stesse prove. Con il rischio che un elaborato corretto nel Lazio potrebbe essere giudicato diversamente se corretto in Lombardia rispetto a quello verificato dalle commissioni della Sicilia o dell’Abruzzo.

Ma i problemi non finiscono qui. Attraverso dei rumors è trapelato che le griglie di correzioni preparate da alcune commissioni sarebbero addirittura incappate in errori numerici: quella in Umbria, incaricata di seguire le sorti per diventare docente di scuola d’infanzia, consentirebbero ad esempio, sempre tenendo conto i cinque descrittori indicati dal Miur, di acquisire il punteggio massimo. Se così fosse, se le indiscrezioni fossero accertate, si tratterebbe di una leggerezza che i commissari rischierebbero di pagare cara. I ricorsi, infatti, sarebbero garantiti. E le possibilità che vengano accettati sarebbero molto alte.

A proposito di ricorsi, l’Anief, che ha già patrocinato con esito positivo quelli presentati da migliaia di candidati, in particolare di chi nelle preselettive di metà dicembre aveva conseguito tra 30 e 34,5 punti, fa intendere che nei prossimi giorni ci sarà altro lavoro per i tribunali. A fornirlo saranno i candidati esclusi della primaria e delle classi della scuola superiore A020, A033, A034, A059, A060, A025, A028, C430, A038, A047, A049.

Secondo l’associazione sindacale guidata da Marcello Pacifico, per l’accesso alla scuola primaria “può essere sostenuta una prova facoltativa scritta e orale di accertamento della conoscenza di una lingua straniera; per la scuola superiore, può essere prevista una prova ulteriore grafica o pratica che deve essere valutata congiuntamente alla prova scritta; soltanto al termine di entrambe deve essere conseguito il punteggio complessivo di almeno 28/40. Da Roma, invece, si è deciso di inserire nel bando di concorso (D.D.G. n. 82 del 24 settembre 2012) da una parte (art. 7, c.3) la prova obbligatoria in lingua straniera nelle prove scritte del 1 marzo per la scuola primaria, dall’altra (art. 9, c. 2) di scorporare le prove laboratoriali dalle prove scritte per la scuola superiore per valutare preliminarmente i prime tre quesiti prima dell’accesso alla successiva prova pratica”. L’Anief, insomma, non ha dubbi: “entrambe le decisioni sono illegittime, ovvero contra legem”.

Il sindacato degli educatori in formazione, pertanto, invita “tutti i candidati che saranno esclusi dall’ammissione agli orali per la scuola primaria per colpa della cattiva valutazione della prova in lingua inglese e tutti i candidati della scuola superiore che non saranno ammessi allo svolgimento della prova laboratoriale” a giocarsi la carta del ripescaggio.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Un provvedimento a costo zero, non discusso con gli "attori" che devono viverlo e preludio di ulteriori tagli alla scuola e' destinato a fallire ancora prima di nascere. Cosi' l'Anief commenta l'approvazione avvenuta oggi in Consiglio dei Ministri, del regolamento sull'istituzione e la disciplina del Sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione, per le scuole del sistema pubblico nazionale di istruzione e le istituzioni formative accreditate dalle Regioni.

"Con questo regolamento - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - il Governo dimissionario ha deciso di abdicare al ruolo costituzionale dello Stato di garantire l'istruzione su tutto il territorio e a tutte le fasce sociali. Per fare spazio a un modello che castra la liberta' d'insegnamento dei docenti, annulla le loro uniche progressioni di carriera, legate agli 'scatti' stipendiali, e tenta demagogicamente di unificare tutte le diverse realta' territoriali e sociali italiane. Alla fine della fiera - continua Pacifico - ci ritroveremo finanziamenti solo per le scuole d'elite, mentre quelle che ne hanno piu' bisogno, perche' collocate in realta' difficili e a contatto con un'utenza piu' bisognosa, verranno miseramente lasciate al loro destino".

Il regolamento approvato oggi dal Cdm e' quindi funzionale alla logica della spending review applicata alla pubblica amministrazione, avviata nella scorsa estate dall'esecutivo del premier Monti. "Viene invece dato sempre piu' ampio potere all'Invalsi. Un ente, sulla carta 'super partes', che improvvisamente perdera' il ruolo di monitore, per vestire quello di mortificatore: un compito molto diverso rispetto a quello per cui era nato. Non e' questa - conclude il presidente dell'Anief - la valutazione di cui le scuole italiane e suoi studenti, nessuno escluso, avevano bisogno".

Fonte: Italpress

 

"Quella che stanno vivendo oggi 30 mila donne italiane e' una festa davvero amara: assunte dopo il 1^ settembre 2011 come docenti o personale Ata si trovano infatti costrette a rimanere lontano dai propri cari fino all'agosto del 2016. Un'assurda modifica sul contratto di mobilita' impedisce di ricongiungersi con la propria famiglia, attraverso la storica assegnazione provvisoria, se non in presenza di gravi e certificate motivazioni". Lo afferma in una nota l'Anief.

"Si tratta di una situazione paradossale - commenta Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - perche' lo Stato non puo' vietare in itinere a decine di migliaia di donne assunte nella scuola di vivere con il proprio coniuge o con i propri figli per cinque anni. E questo proprio mentre l'Europa garantisce la flessibilita' oraria. Siamo di fronte ancora ad una discriminazione, frutto di una miope politica che ha spaccato il Paese nella scorsa legislatura. Per questi motivi Anief chiede ai sindacati di non firmare il prossimo contratto sulla mobilita', a meno che si elimini questa norma palesemente ingiusta".

"Tra l'altro, la decisione dello Stato di obbligare una donna a rimanere lontano dai figli e dal marito per cinque anni dopo la sua assunzione e' un'ingerenza tutta italiana, in palese contrasto con l'articolo 8 della Convenzione e la giurisprudenza europea in tema di diritto familiare - sottolinea l'Anief -. Se non si disapplichera' l'articolo 9 della legge 106/11, voluto dalla Lega due estati fa per evitare lo spostamento dei precari della scuola dal Sud al Nord del Paese prima dell'assunzione in ruolo, Anief conferma l'intenzione di voler tutelare i legami familiari di almeno 30 mila docenti e Ata della scuola, assunti fuori residenza, rivolgendosi al giudice del lavoro. Se non dovesse essere sufficiente chiederemo il rinvio della norma alla Consulta, per la violazione dell'articolo 8 della Cedu. E se necessario ricorreremo al giudizio della Corte di Strasburgo".

"Come la corte di Strasburgo ha ricordato a piu' riprese e come garantito a piu' volte negli ultimi anni dalla giurisprudenza internazionale - conclude il presidente dell'Anief -, lo Stato ha il dovere di adottare tutte le misure necessarie al rispetto della vita parentale e alla relazioni tra gli individui appartenenti a una famiglia. Ma per essere adeguate, queste misure dovranno essere prese rapidamente perche' il passare del tempo puo' avere delle conseguenze irrimediabili nelle relazioni affettive tra un bambino e il suo genitore. Tra i figli e le loro madri lontane".

Fonte: Italpress

 

Il giudice del lavoro di Trapani Mauro Petrusa ha condannato lo Stato a pagare ben 173 mila euro per abuso di contratti a termine, mancati scatti d'anzianità, stipendi estivi non corrisposti fino alla pensione.

"La storia del docente precario siciliano è quella dei due colleghi risarciti con cifre analoghe pochi giorni fa – dice l'Anief -: dal 2000 aveva accettato incarichi su posti disponibili e dal 2006 era stato chiamato a svolgere servizio su posti vacanti, senza alcuna ragione sostitutiva. Motivo per cui il giudice Petrusa ha rigettato la domanda di conversione del contratto ai sensi della recente sentenza della Cassazione che, pur richiamando la legge derogatoria n. 106/11, ha dichiarato l'illegittimità delle clausole appositive del termine dei contratti in base alla cospicua giurisprudenza comunitaria in materia. Con la sentenza è stato disposto, quindi, non soltanto il pagamento degli scatti biennali di stipendio e delle mensilità estive per gli ultimi sei anni a titolo di omissione retributiva e mancata progressione economica (21.094 euro), oltre accessori, ma anche la condanna dell'amministrazione al risarcimento del danno per lucro cessante futuro (148.050 euro). Il Miur è stato infine condannato alla capitalizzazione e al pagamento dei 2/3 delle spese di lite (3.135 euro)".

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir al contenzioso, "queste espressioni dei giudici confermano la bontà delle nostre richieste di risarcimento danni per il servizio svolto dai precari negli ultimi dieci anni su posto vacante e disponibile: stiamo ormai assistendo ad una 'striscia' di condanne esemplari sul trattamento economico dei lavoratori precari, perfettamente in linea con quanto deciso dall'Europa che pone come discrimine non la natura del contratto ma la prestazione svolta".

Fonte: Tuttoscuola

 

Un giudice del lavoro ha rilevato una violazione di una direttiva. Riconosciuti anche mancati scatti di anzianità.

«Troppi contratti a termine». E ancora: «Mancati scatti di anzianità e stipendi estivi non corrisposti fino alla pensione». Così la cifra è da capogiro: 173mila euro. E' l'entità risarcitoria disposta da un giudice del lavoro del trapanese a favore di un docente precario. Nel dispositivo della sentenza - originata da un ricorso patrocinato dall'Anief (associazione sindacale attiva nel comparto scuola) - l'individuazione di una presunta violazione della giurisprudenza comunitaria da parte dell'amministrazione pubblica.

LA VICENDA - Racconta l'Anief che la storia del docente precario siciliano è analoga a quella di due colleghi risarciti con cifre simili qualche giorno prima. Dal 2000 l'insegnante di origine siciliana aveva accettato incarichi su posti disponibili e dal 2006 era stato chiamato a svolgere servizio su posti vacanti, senza alcuna ragione sostitutiva. Così il giudice Mauro Petrusa del foro di Trapani ha disposto non soltanto il pagamento degli scatti biennali dello stipendio e delle mensilità estive per gli ultimi sei anni a titolo di omissione retributiva e mancata progressione economica (oltre 21mila euro), ma anche la condanna dell'amministrazione al risarcimento del danno per lucro cessante futuro (oltre 148mila euro) e una penale nei confronti del Miur (ministero dell'Istruzione) per il pagamento dei due terzi delle spese di lite.

LA GIURISPRUDENZA - Dice Marcello Pacifico (presidente Anief) che è l'ennesima conferma della violazione della legge comunitaria: «Stiamo ormai assistendo a una striscia di condanne esemplari sul trattamento economico dei lavoratori precari, perfettamente in linea con quanto deciso dall'Europa che pone come discrimine non la natura del contratto ma la prestazione svolta». Rileva Anief che il Miur in poco più di una settimana è stato condannato a risarcire i precari con oltre mezzo milione di euro. «Così è necessario che il ministero si ravveda - rincara Anief - e recepisca la direttiva 1999/70 che apre alle assunzioni in ruolo per tutti i lavoratori che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio».

LA REPLICA - A stretto giro di posta è arrivata la replica del Ministero dell'Istruzione, che ha annunciato di voler appellare queste sentenze «forti del fatto che per casi identici c’è stata una sentenza favorevole della Corte di Cassazione che ha già riconosciuto la non trasformabilità automatica nei rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, perché conformemente a quanto stabilito dalla Direttiva europea, la legislazione nazionale ha fissato principi e criteri utili per l’immissione dei ruoli del personale scolastico».

Fonte: Corriere della Sera

 

Sono coloro che non accettano la deroga adottata dallo Stato al fine di evitare di restituire fino a 12mila euro a lavoratore per aver sottratto una fetta dello stipendio a seguito delle uscite e dei ritorni al TFS. La situazione è ingarbugliata. Per non incappare nella prescrizione, l’Anief invita gli interessati ad inviare una diffida.

Il tempo passa, ma le posizioni sulla trattenuta stipendiale del 2,5% che l’amministrazione continua ad applicare per la costituzione del Tfr rimangono immutate. Da una parte c’è lo Stato, rappresentato dal Governo, che vara norme “paracadute”, come il Decreto legge n. 185 del 29 ottobre 2012, perché non può permettersi di pagare arretrati salatissimi (stime attendibili indicano addirittura alcuni miliardi di euro) da destinare ad una buona parte dei dipendenti pubblici. Dall’altra ci sono i sindacati, forti della sentenza della Consulta 223 dell’8 ottobre scorso, che ha di fatto dichiarato incostituzionale la sottrazione della quota, per l’accantonamento delle quote da restituire a fine rapporto, “nella parte in cui non esclude l’applicazione a carico del dipendente della rivalsa pari al 2,50% della base contributiva, prevista dall’art. 37, comma 1, del dPR 1032/73”.

Secondo i rappresentanti dei lavoratori la Corte Costituzionale non ha fatto altro che confermare che con la nuova aliquota del 6,91%, in virtù del D.P.C.M. del 20.12.1999, a partire dal 1° gennaio 2001 passati dal regime di TFS al regime di TFR, non si sarebbe mai dovuto applicare “il contributo previdenziale obbligatorio nella misura del 2,5 per cento della base retributiva previsto dall’art. 11 della legge 8 marzo 1968 n. 152 e dall’art. 37 del DPR 1032/1973 n. 1032”, come statuito dal comma 2 dello stesso articolo 1 del decreto: lo Stato, ha spiegato la Consulta, in quanto datore di lavoro, non può versare un Tfr inferiore a quello di un’azienda privata. E poiché lo Stato ha trattenuto dalla busta paga indebitamente questi soldi negli ultimi dieci anni, è tenuto ora a restituirli.

Ma solo in via teorica. L’art. 1, c. 98 della legge n. 228 del 24 dicembre 2012 ha disposto il ritorno al regime di TFS di chi è passato a regime TFR a partire dal 1° gennaio 2011, in quanto l’art. 12, c. 10 della legge 122/2010 è stato dichiarato incostituzionale. Questo vuol dire che per il biennio 2011-2012 ogni dipendente o dirigente a tempo indeterminato avrebbe avuto versato dall’amministrazione come TFS l’aliquota del 9,60% piuttosto che l’aliquota del 6,91% come TFR. Per quanto riguarda i TFR liquidati in questi due anni, il Governo ha già messo da parte le risorse (41 milioni di euro) per rideterminare entro un anno tempi e modalità per riliquidare la differenza spettante a seguito dell’applicazione della nuova norma. Per tutti gli altri, invece, non è stato ad oggi previsto niente. Anzi, a dire il vero il Mef, con nota dell’8 novembre 2012, a tal proposito ha dichiarato che non intende effettuare alcun intervento. Cosicché l’Inps, il 9 novembre 2012, ha precisato come “i trattamenti di fine servizio da definire successivamente alla data di entrata in vigore del decreto legge n. 185 del 31 ottobre 2012 (recepito dalla legge n. 228/12) sono erogati in via provvisoria tenendo conto delle anzianità utili maturate fino al 31 dicembre 2010”.

La situazione, insomma, è davvero ingarbugliata. Ma, dopo una pausa di qualche settimana, i sindacati tornano alla carica. L’Anief, in particolare, che di ricorsi se ne intende, ha avviato in questi giorni le iniziative giudiziarie per la restituzione del credito.

“Lo Stato – spiega il sindacato guidato da Marcello Pacifico - deve interrompere la trattenuta del 2,5% del TFR e restituirla ai precari e ai docenti, dirigenti e Ata assunti dopo il 2001. Gli altri assunti prima del 2001 in regime di TFS devono richiedere il 2,69% per gli anni 2011 e 2012”. Questo in linea generale. Entrando nel merito, in questa prima fase, in attesa delle disposizioni da determinare, “il personale della scuola dipendente e dirigente dovrà soltanto inviare all’amministrazione una diffida per interrompere i termini prescrittivi di cui alla nota citata e inoltrare all’ANIEF eventuali comunicazioni-risposte dell’amministrazione. L’invio della diffida – conclude l’Anief - è necessaria perché trascorsi dieci anni il credito non è più solvibile nel caso in cui il Governo non trovi, a regime, le risorse necessarie (4 miliardi di euro) per la riliquidazione della quota spettante per gli oltre 2.500.000 tra dipendenti e dirigenti pubblici”. I rimborsi non sono certo marginali: dai 3.000 ai 12.000 euro a lavoratore.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

"La trattenuta del 2,5% va interrotta, restituita ai precari e al personale di ruolo assunto dopo il 2001 o transitato volontariamente in regime TFR, riversata dallo Stato per gli ultimi dieci anni e riliquidata per il pre-ruolo (fino a 12.000 euro). Per gli assunti prima del 2001, in regime TFS va accertato il credito del 2,69% per gli anni 2011-2012 (a partire da 3.000 euro)".

Lo sottolinea in una nota l'Anief, che ha pubblicato online i nuovi modelli di diffida, disponibili alla pagina http://www.anief.org/ricorso_tfr_moduli.php (prima di compilare i campi e' necessario registrarsi al link http://www.anief.org/registrazione3.php, per info Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).

Fonte: Italpress

 

Nuovo risarcimento record a un docente precario. Il giudice del lavoro di Trapani Mauro Petrusa ha condannato lo Stato a pagare 173 mila euro per abuso di contratti a termine, mancati scatti d'anzianita', stipendi estivi non corrisposti fino alla pensione.

"La storia del docente precario siciliano e' quella dei due colleghi risarciti con cifre analoghe pochi giorni fa – dice l'Anief -: dal 2000 aveva accettato incarichi su posti disponibili e dal 2006 era stato chiamato a svolgere servizio su posti vacanti, senza alcuna ragione sostitutiva. Motivo per cui il giudice Petrusa ha rigettato la domanda di conversione del contratto ai sensi della recente sentenza della Cassazione che, pur richiamando la legge derogatoria n. 106/11, ha dichiarato l'illegittimita' delle clausole appositive del termine dei contratti in base alla cospicua giurisprudenza comunitaria in materia. Con la sentenza e' stato disposto, quindi, non soltanto il pagamento degli scatti biennali di stipendio e delle mensilita' estive per gli ultimi sei anni a titolo di omissione retributiva e mancata progressione economica (21.094 euro), oltre accessori, ma anche la condanna dell'amministrazione al risarcimento del danno per lucro cessante futuro (148.050 euro). Il Miur e' stato infine condannato alla capitalizzazione e al pagamento dei 2/3 delle spese di lite (3.135 euro)".

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir al contenzioso, "queste espressioni dei giudici confermano la bonta' delle nostre richieste di risarcimento danni per il servizio svolto dai precari negli ultimi dieci anni su posto vacante e disponibile: stiamo ormai assistendo ad una 'striscia' di condanne esemplari sul trattamento economico dei lavoratori precari, perfettamente in linea con quanto deciso dall'Europa che pone come discrimine non la natura del contratto ma la prestazione svolta".

Fonte: Italpress

 

Fumata nera oggi all'Aran in occasione dell'incontro organizzato tra i rappresentanti del Governo, in particolare della Funzione Pubblica, e le parti sociali, tra cui tutte le confederazioni sindacali interessate, per trovare un accordo sulla definizione dei parametri generali su cui costruire nel 2014 i nuovi contratti collettivi nazionali dei vari comparti del pubblico impiego.

"L'amministrazione ha messo sul tavolo una proposta di intesa che si discosta sensibilmente dal protocollo del maggio scorso e che, a sorpresa, riprende in buona parte l'accordo del 4 febbraio 2011 che alcune confederazioni sindacali, tra cui la Confedir, non firmarono - spiega il sindacato in una nota -. Oggi, come allora, diversi obiettivi difficilmente realizzabili indicati dalla riforma Brunetta sono stati riproposti: sostanzialmente, le relazioni sindacali si ridurranno quasi esclusivamente a un diritto di informativa sui temi dell'organizzazione degli uffici, costituzione fondi per i trattamenti accessori da gestire poi in sede di contrattazione integrativa, processi di riorganizzazione che producano esuberi ed avvio di processi di mobilita'".

"Sempre se passasse questa proposta, i sindacati avranno la possibilita' di partecipare ai tavoli sull'esame congiunto dei criteri per l'individuazione degli esuberi e sulle modalita' dei trasferimenti - prosegue la nota -. Ma questi dovranno obbligatoriamente completarsi entro 30 giorni. E' se non arrivera' l'accordo, lasceranno campo libero all'amministrazione. Inoltre, sempre scorrendo la proposta, l'esame congiunto tra le due parti potra' avvenire solamente sui criteri di regolazione dei rapporti di lavoro, sulle pari opportunita' e sul mobbing: aspetti tutt'altro che essenziali".

"Confermata poi l'introduzione del merito, che andra' a sostituire gli scatti automatici in busta paga. Inoltre tutto il processo sara' vincolato alla reperibilita' delle risorse provenienti da nuovi risparmi o tagli che gia' hanno piegato la macchina amministrativa. E che non garantiscono il legame minimo degli aumenti di stipendio al costo della vita, visto anche che il potere d'acquisto degli italiani si e' ridotto a quello di oltre due decenni fa - sottolinea ancora Confedir -. Viene inoltre confermato il blocco degli stipendi fino al 2014, gia' previsto dalla legge 122/2010. Come e' ripresa l'idea dell'applicazione di criteri di produttivita' (performance personale) nella gestione ed assegnazione dei trattamenti economici accessori. Il tutto, sempre senza individuare linee guida, criteri generali e obiettivi e senza prevedere risorse economiche aggiuntive".

"Per la Confedir - dichiara Marcello Pacifico, delegato al contenzioso - e' evidente che non si possono punire i dirigenti e dipendenti pubblici fermi, come ci ha detto l'Istat in questi giorni, al potere d'acquisto di 24 anni fa. Ne' il premio del merito puo' essere legato alla filosofia di nuovi tagli, visto che gia' abbiamo ridotto di uno su dieci i posti nel pubblico impiego. Per non parlare della scuola, dove si sono persi oltre 150mila posti in tre anni ed e' stato ridotto di un terzo il fondo d'istituto destinato alle scuole a supporto delle attivita' didattiche".

Fonte: Italpress

 

"A pochi giorni dell'insediamento dei nuovi parlamentari, il Governo dei tecnici guidato dal professor Mario Monti sta tentando di sferrare l'ultimo colpo basso ai dipendenti e agli utenti della scuola: anche in assenza di consenso politico ed elettorale, il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, ha infatti oggi annunciato che venerdi' prossimo il Consiglio dei ministri approvera' il regolamento che introduce il nuovo sistema di valutazione nazionale delle circa 9 mila scuole italiane, un milione di dipendenti e 7 milioni di studenti". Lo afferma in una nota l'Anief.

"Conferendo un potere enorme a Invalsi, Indire e agli ispettori ministeriali - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per il contenzioso - il Governo dei tecnici sta sferrando l'ennesimo colpo di mano finalizzato a privatizzare i prossimi contratti di lavoro. E legare cosi' gli stipendi degli statali con le performance individuali e di struttura. Ad iniziare proprio da chi opera e vive nella scuola, a cui dal prossimo anno verra' imposto un sistema di valutazione, preludio all'assegnazione delle risorse solo alle scuole migliori, inviso da tutti. Ma questi signori lo sanno cosa significa insegnare in un istituto del quartiere Zen di Palermo o in quelli Spagnoli di Napoli? E lo sanno che in questi giorni l'Istat ha collocato lo stipendio attuale di un dipendente pubblico italiano in servizio a quello di un collega di 24 anni fa?".

"La fondata volonta' del Governo di bloccare gli scatti di anzianita' fino al 2014 e contemporaneamente di introdurre un sistema di valutazione che portera' fondi solo alle scuole piu' virtuose, sono dei pezzi che vanno a comporre un orribile 'puzzle' - spiega ancora l'Anief -. Che produrra' conseguenze disastrose. Per il personale, che sara' remunerato in modo del tutto inadeguato rispetto al servizio svolto e all'impegno profuso. Per gli studenti, soprattutto quelli gia' penalizzati da meno fortunati contesti familiari e sociali, che verranno accolti in strutture scolastiche sempre piu' fatiscenti. Per le famiglie piu' arretrate culturalmente, a cui sara' sottratta anche la possibilita' e la speranza di investire nella formazione dei loro figli".

"Questo Governo dimissionario - continua Pacifico - sta cercando di imporre nelle scuola lo stesso modello fallimentare gia' introdotto da alcuni anni nelle universita': un modello che nascondendosi dietro degli pseudo criteri meritocratici 'dimentica' volutamente le esigenze prioritarie del territorio e del contesto sociale in cui ogni singolo ateneo e' collocato. E assegna fondi alle universita' in base a standard nazionali che non hanno fondamento quando vengono adottati nella realta'. Sembra che certi tecnici che governano il Paese, fortunatamente ancora per poco, vivano su Marte".

"La nostra organizzazione sindacale non puo' accettare tutto questo - spiega l'Anief -. Soprattutto perche' a subirne le conseguenze saranno i lavoratori della scuola e tutta l'utenza. Non possiamo accettare, ad esempio, che l'Invalsi si trasformi da organo monitore a organo certificatore. Distribuendo etichette alle scuole sulla base di discutibilissimi modelli standard nazionali".

"Il Governo - conclude il sindacalista Anief-Confedir - faccia un passo indietro. Dando seguito ai consigli di quelle forze politiche che si sono gia' piu' volte espresse contro l'imposizione di questo modello, di origine privata, di intendere l'amministrazione pubblica e i suoi servizi. Il livello di qualita' di un'istituzione, soprattutto se non produttiva di beni materiali, non puo' essere collocato dentro delle tabelle standardizzate. Ma va necessariamente ad incrociarsi con diverse variabili soggettive. La cui incisivita' sull'esito finale e' quasi sempre dominante su tutto il resto. E tutto questo i nostri professori universitari a capo del Governo dovrebbero saperlo".

Fonte: Italpress

 

No all'approvazione del nuovo sistema di valutazione di 9mila istituti, 1 milione di dipendenti e 7 milioni studenti: lo sottolinea l'Anief dopo che oggi il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, ha annunciato che venerdì prossimo il Consiglio dei ministri approverà il regolamento che introduce il nuovo sistema di valutazione nazionale delle scuole italiane.

"Conferendo un potere enorme a Invalsi, Indire e agli ispettori ministeriali - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per il contenzioso - il Governo dei tecnici sta sferrando l'ennesimo colpo di mano finalizzato a privatizzare i prossimi contratti di lavoro. E legare così gli stipendi degli statali con le performance individuali e di struttura. Ad iniziare proprio da chi opera e vive nella scuola, a cui dal prossimo anno verrà imposto un sistema di valutazione, preludio all'assegnazione delle risorse solo alle scuole migliori, inviso da tutti. Ma questi signori lo sanno cosa significa insegnare in un istituto del quartiere Zen di Palermo o in quelli Spagnoli di Napoli. E lo sanno che in questi giorni l'Istat ha collocato lo stipendio attuale di un dipendente pubblico italiano in servizio a quello di un collega di 24 anni fa?".

"Questo Governo dimissionario - continua Pacifico - sta cercando di imporre nelle scuola lo stesso modello fallimentare già introdotto da alcuni anni nelle università: un modello che nascondendosi dietro degli pseudo criteri meritocratici 'dimentica' volutamente le esigenze prioritarie del territorio e del contesto sociale in cui ogni singolo ateneo è collocato. E assegna fondi alle università in base a standard nazionali che non hanno fondamento quando vengono adottati nella realtà. Sembra che certi tecnici che governano il Paese, fortunatamente ancora per poco, vivano su Marte".

"Il Governo - conclude il sindacalista - faccia un passo indietro. Dando seguito ai consigli di quelle forze politiche che si sono già più volte espresse contro l'imposizione di questo modello, di origine privata, di intendere l'amministrazione pubblica e i suoi servizi".

Fonte: TMNews

 

Comincia a vacillare l'ipotesi del licenziamento per le 13 unità del personale in servizio a tempo indeterminato nella provincia di Bari? Ci auguriamo sia veramente così. A darne la notizia l'UGL Scuola, che chiede all'Amministrazione che venga fatta chiarezza una volta per tutti, per allentare la pressione psicologica alla quale sono sottoposti i colleghi coinvolti.

L'UGL ci informa dunque che in queste ore inquiete per tanti colleghi docenti e Ata apprende da altri Sindacati che l’Amministrazione starebbe rivedendo la propria posizione in merito ai licenziamenti di 13 unità per poter eseguire le sentenze passate in giudicato nelle cause per la stabilizzazione con 36 mesi di servizio, tutto questo mentre nelle scuole continuano ad arrivare le “lettere del terrore”, quelle che preannunciano il licenziamento.

“L’Amministrazione ha il dovere di confermare ufficialmente, magari pubblicando sul sito - afferma l'UGL - in ossequio alle più elementari norme sulla trasparenza, un comunicato perentorio che restituisca serenità alle centinaia di lavoratori che in queste ore stanno intasando i nostri centralini.”

La FLC CGIL di Bari cerca di fare chiarezza: " Al momento la procedura non è partita (e confidiamo che non porta mai) per le sentenze da eseguire nelle diverse classi di concorso del personale docente (non c'è nessuna sentenza di conversione nella scuola primaria e infanzia posto comune, o meglio le sentenze ci sono, ma non dispiegheranno effetti per varie ragioni, una soltanto nei posti di sostegno scuola primaria) ci sono 5 sentenze in diverse classi di concorso di scuola secondaria di secondo grado e 2 nelle classi di concorso di scuola secondaria di secondo grado .

Quanto al personale ATA , invece, le procedure sono partite e confermiamo le 7 sentenze per i collaboratori scolastici e 2 per gli assistenti tecnici ( non ci sono dunque amministrativi ). Le conseguenze sugli assistenti tecnici non ci saranno per varie ragioni, quindi nessun licenziamento in quel profilo . Le conseguenze più gravi e articolate sui collaboratori scolastici. Sono 3 i collaboratori scolastici con nomina annuale licenziati e 5 quelli con contratto a tempo indeterminato cui viene revocato il ruolo e attribuita una supplenza annuale, diversi quelli la cui decorrenza slitta di un anno.

L'Anief intanto ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Bari e alla Corte dei Conti, con l'invito al vice-direttore dell'USR Puglia a ritirare immediatamente la nota 775 del 29 gennaio 2013 prima di incorrere nelle stesse gravi sanzioni pecuniarie già comminate dalla Corte dei Conti – sezione giurisdizionale per il Lazio – a un sindaco colpevole di aver licenziato senza motivo un suo dipendente.

Licenziamenti a Bari. Per il Provveditore non ci sono alternative. Anief: "la responsabilità erariale è del dirigente"

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Il Provveditore dell'Ufficio Scolastico di Bari, dalle pagine di Repubblica, giudica l'avviso di avvio di procedimento di licenziamento per circa 13 unità di personale come un atto necessario. Non è possibile sforare oltre il contingente annualmente assegnato dal Ministero e adesso bisognerà trovare i posti anche per i prossimi vincitori del concorso. Il sindacato ANIEF annuncia battaglia legale: il licenziamento dei dipendenti pubblici è dichiarato inefficace dal giudice se privo del requisito di motivazione per giusta causa.

Il Provveditore degli Studi di Bari, Mario Trifiletti "Non ci sono alternative per i 20 lavoratori licenziati, abbiamo inviato l'avviso di avvio di procedimento di licenziamento. Prima di adottare il provvedimento quei precari hanno la possibilità di far valere le loro ragioni. Purtroppo dobbiamo trovare dei posti per i vincitori del concorso. I numeri delle nomine in ruolo sono quelli autorizzati dal ministero dell'Istruzione, non possiamo sforare” [Repubblica Bari, ed. del 03 marzo 2013]

La vicenda

Nella circolare del 29 gennaio 2013 l'USR Puglia prende atto della necessità di dover procedere all'esecuzione delle sentenze sulla stabilizzazione, ormai passate in giudicato. Poichè è fatto divieto di assumere personale a tempo indeterminato superando il contingente autorizzato annualmente dal MEF e dal Dipartimento della Funzione Pubblica, si è ritenuto opportuno distinguere due situazioni

qualora il ricorrente è già in servizio con contratto a tempo indeterminato si dovrà retrodatare la nomina all'a.s. indicato nella sentenza e nel contempo licenziare l'ultimo assunto in ruolo nello stesso anno scolastico (che acquisirà il diritto per l'anno successivo, fino ad arrivare al 01.09.2012
con riguardo al personale con contratto a tempo determinato si procederà a licenziare l'ultimo assunto in ruolo nell'anno scolastico indicato in sentenza
Tutti i sindacati hanno sostenuto in questi giorni la posizione dei lavoratori a rischio di licenziamento.

Secondo l’Anief, il vice-direttore dell’USR Puglia ha violato il c. 41 dell’art. 1 della legge 92 del 2012 e potrebbe pagare fino a 12 mensilità dell’ultima retribuzione di fatto. Inviato l’esposto alla Procura della Repubblica di Bari e alla Corte dei Conti, che in materia si è espressa con sentenza n. 1916/2010.

Dichiara l'Anief "Il licenziamento dei dipendenti pubblici è dichiarato inefficace dal giudice se privo del requisito di motivazione per giusta causa, di cui all’art. 2 c. 2 della legge 604/1966. Non è imputabile al dipendente, infatti, né la mancata stipula del contratto a tempo indeterminato del ricorrente precario assunti per ordine del giudice a causa della condanna dell’abuso del contratto a termine in violazione della direttiva 1999/70/CE né è stata riscontrata alcuna sanzione disciplinare prevista dal decreto legislativo 150/2009. E la condotta del dirigente dell’amministrazione appare tanto più grave dopo la soccombenza in tribunale rispetto ai risarcimenti danni già disposti in sede di conversione del suddetto contratto, visto che a questi si andrebbero ad aggiungere nuovi risarcimenti per il dipendente licenziato senza alcuna giusta causa.

L’Anief invita il vice-direttore dell’USR Puglia a ritirare immediatamente la nota 775 del 29 gennaio 2013 prima di incorrere nelle stesse gravi sanzioni pecuniarie già comminate dalla Corte dei Conti – sezione giurisdizionale per il Lazio – a un sindaco colpevole di aver licenziato senza motivo un suo dipendente."

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Il sindacato punta il dito sul dirigente: se non ritirerà la Circolare del 29 gennaio scorso, attraverso cui indica di avvicendare gli ultimi immessi in ruolo nel 2011 con i vincitori dei ricorsi per l’abuso dei contratti a termine, rischia gravi sanzioni pecuniarie dalla Corte dei Conti. Ma il messaggio è anche un altro: nella scuola non c’è spazio per il “metodo Marchionne”.

È finita su un tavolo della Procura della Repubblica la contestazione dell’Anief per la decisione dell’Usr della Puglia, tramite una Circolare del 29 gennaio scorso, di sollevare dall’incarico alcune decine di docenti e Ata assunti nel 2011 con meno punti in graduatoria, per fare spazio ai colleghi vincitori dei ricorsi ai giudici del lavoro a seguito dell’accertato abuso dello Stato dei contratti a termine stipulati nei loro confronti (più di 36 mesi anche non continuativi).

Il sindacato degli educatori in formazione ha reso pubblico l’esposto-denuncia, inviato il 5 marzo, nel quale spiega che trattandosi di un “licenziamento senza giusta causa, la responsabilità erariale è del dirigente”. Pertanto, sempre secondo l’Anief, il vice-direttore dell’Usr Puglia, autore della Circolare, avrebbe “violato il c. 41 dell’art. 1 della legge 92 del 2012 e potrebbe pagare fino a 12 mensilità dell’ultima retribuzione di fatto”.

Insomma, per il sindacato autonomo fa acqua da tutte le parti la motivazione dell’Usr pugliese di dover “rispettare il divieto ad assumere personale con contratto a tempo indeterminato superando il contingente autorizzato annualmente dal MEF e dal Dipartimento della Funzione Pubblica”.

Questa la replica dell’Anief: “non è imputabile al dipendente né la mancata stipula del contratto a tempo indeterminato del ricorrente precario assunti per ordine del giudice a causa della condanna dell’abuso del contratto a termine in violazione della direttiva 1999/70/CE né è stata riscontrata alcuna sanzione disciplinare prevista dal decreto legislativo 150/2009. E la condotta del dirigente dell’amministrazione appare tanto più grave dopo la soccombenza in tribunale rispetto ai risarcimenti danni già disposti in sede di conversione del suddetto contratto, visto che a questi si andrebbero ad aggiungere nuovi risarcimenti per il dipendente licenziato senza alcuna giusta causa”.

Concludendo, “l’Anief invita il vice-direttore dell’USR Puglia a ritirare immediatamente la nota 775 del 29 gennaio 2013 prima di incorrere nelle stesse gravi sanzioni pecuniarie già comminate dalla Corte dei Conti – sezione giurisdizionale per il Lazio – a un sindaco colpevole di aver licenziato senza motivo un suo dipendente”.

Insomma, l’organizzazione sindacale guidata da Pacifico è stata di parola: il cosiddetto “metodo Marchionne” non può essere applicato alla pubblica amministrazione. E nemmeno possono essere messe in discussione le “sentenze passate in giudicato. Di cui la stessa Anief si è fatta storica promotrice. Sentenze che permettono, finalmente anche in Italia, al contrario di quello che vorrebbero i nostri governanti, di far assumere automaticamente in ruolo tutto il personale che ha svolto più di 36 mesi di servizio con contratti a tempo determinato”.

L’obiettivo è chiaro: mantenere in ruolo tutti gli assunti nel 2011. E far assumere tutti i ricorrenti vincitori del ricorso. L’ultima parola spetterà al tribunale. E alla Corte dei Conti. A meno che l’Usr Puglia torni sui suoi passi.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

"La conferma fornita oggi dal ministro Profumo di voler ridurre di un anno la durata delle scuole superiori rappresenta una misura che va contro quello che ci chiede l'Unione Europea e che accade nei corsi d'istruzione della maggior parte dei paesi dell'area Ocse". Lo dice in una nota l'Anief.

"Ancora una volta - prosegue l'associazione - il Miur fa prevalere le esigenze di cassa travestendole da finte esigenze didattiche. La vera riforma è quella che passa per l'innalzamento dell'obbligo a 18 anni e il potenziamento dell'apprendistato. Di esempi virtuosi ce ne sono, basta guardare alla Germania. Solo che non vogliamo seguirli".

"Il nostro Paese non ha bisogno di altri tagli, che porteranno a cancellare 50mila docenti e Ata, tra l'altro travestiti da finte operazioni didattiche", spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir: "Profumo farebbe meglio piuttosto ad impegnarsi, nel breve tempo rimastogli a disposizione, ad operare per il bene della scuola italiana cominciando ad impostare una seria riforma della scuola superiore che passi per l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni e per la valorizzazione dell'apprendistato".

"La volontà manifestata dal ministro - continua Pacifico - rappresenta, piuttosto, l'ennesima proposta che va contro la logica del merito e della cultura all'investimento delle risorse umane. Come se il tasso di abbandono scolastico in Italia non fosse tra i più alti dell'area Ocse. La verità è che la spinta a realizzare certe iniziative rimane legata a mere esigenze di cassa. La stessa che ha portato il suo predecessore, Maria Stella Gelmini, a cancellare oltre 150mila posti nella scuola in tre anni".

"È significativo che tutte le indagini sull'istruzione prodotte negli ultimi anni, peraltro confermate da diverse agenzie internazionali e persino dallo stesso Miur, abbiano indicato esattamente l'opposto. Non bisogna andare lontano per rendersene conto: in Germania, infatti, gli studenti possono contare su un sapiente utilizzo dell'apprendistato, che essendo strettamente collegato al tessuto industriale permette ai giovani di specializzarsi in campi produttivi reali. E contemporaneamente di accrescere il proprio sapere continuando a frequentare i banchi di scuola", conclude l'Anief.

Fonte: TMNews

 

Per l'Anief la conferma fornita oggi dal ministro Profumo di voler ridurre di un anno la durata delle scuole superiori, rappresenta una misura che va contro quello che ci chiede l'Ue e che accade nei corsi d'istruzione della maggior parte dei paesi dell'area Ocse.

"Il nostro Paese non ha bisogno di altri tagli, che porteranno a cancellare 50mila docenti e Ata, tra l'altro travestiti da finte operazioni didattiche", spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir.

"Profumo farebbe meglio piuttosto ad impegnarsi, nel breve tempo rimastogli a disposizione, ad operare per il bene della scuola italiana cominciando ad impostare una seria riforma della scuola superiore che passi per l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni e per la valorizzazione dell'apprendistato. La volonta' manifestata dal ministro - continua Pacifico - rappresenta, piuttosto, l'ennesima proposta che va contro la logica del merito e della cultura all'investimento delle risorse umane. Come se il tasso di abbandono scolastico in Italia non fosse tra i piu' alti dell'area Ocse. La verita' e' che la spinta a realizzare certe iniziative rimane legata a mere esigenze di cassa. La stessa che ha portato il suo predecessore, Maria Stella Gelmini, a cancellare oltre 150mila posti nella scuola in tre anni".

Fonte: Italpress

 

Non cala l'allarme sulle conseguenze che il blocco delle visite di istruzione sta determinando per il settore collegato: 3000 imprese specializzate nel turismo scolastico, che chiedono interventi da parte del Governo. Il ripristino dell'indennità di missione per gli insegnanti potrebbe essere sufficiente ad alleviare il disagio manifestato dai docenti con la decisione di non orgnanizzare per l'a.s. 2012/13 i viaggi di istruzione?

''La nostra proposta al nuovo Governo - ha detto Marco Zampieri, consigliere di Fiavet Lazio e delegato al Turismo Scolastico - prevede il reinserimento dell'indennita' di missione degli insegnanti la cui eliminazione ha causato uno dei malesseri del corpo docente''.

Sulla questione è intervenuto anche il sindacato Anief - Se l'associazione di categoria ha chiesto pubblicamente al nuovo Governo di riattivare l'indennità di missione per i docenti, l'Anief chiede ai politici di farsi carico del ripristino della dignità dei nostri insegnanti: “come si fa – dichiara il presidente Anief, Marcello Pacifico – a chiedere a dei professionisti della formazione dei nostri giovani di accompagnare in viaggio decine di alunni per diversi giorni, ventiquattrore ore su ventiquattrore, assumendosi responsabilità enormi, senza un minimo di gratificazione? Per diversi anni questi stessi docenti hanno accettato di farsi carico di quest'onere per cifre poco più che simboliche. Ora però che i compensi del fondo d'istituto sono sempre più finalizzati e ridotti all'osso e, nel contempo, i decisori politici hanno deciso di impiegatizzare sempre più la professione, i docenti hanno detto basta. Come non comprenderli?”.

''Il viaggio d'istruzione rappresenta un importante momento di socializzazione e di arricchimento socio-culturale di tutti gli studenti di ogni ordine e grado - ha sottolineato Andrea Costanzo, Presidente Fiavet Lazio - spesso costituisce la prima, a volte l'unica, esperienza di viaggio all'estero. L'80% di questi viaggi vengono da sempre effettuati in paesi Europei. E' necessario percio' non negare questa opportunita' ai nostri ragazzi e ancor di piu' riconoscere il ruolo educativo-didattico e il carico di responsabilita' dei docenti accompagnatori''.

La protesta degli insegnanti mette in crisi il turismo scolastico

Crollo dei viaggi d'istruzione: -70% per il blocco delle attività extradidattiche

Fonte: Orizzonte Scuola

 

"Il metodo Marchionne, gia' sconfessato dai tribunali del lavoro, non puo' certamente trovare applicazione nella pubblica amministrazione". A sostenerlo e' l'Anief, dopo aver preso visione della circolare emessa il 29 gennaio dall'Ufficio Scolastico Regionale della Puglia, resa pubblica solo in questi giorni, che "invita i rispettivi Uffici scolastici territoriali ad esaminare "le sentenze passate in giudicato" e "licenziare l'ultimo" assunto in ruolo per fare spazio, al loro posto, ai vincitori dei contenziosi finalizzati alla stabilizzazione a causa dell'abuso della reiterazione dei contratti a termine.

"Ad essere interessati al licenziamento coatto - prosegue la nota - sarebbero addirittura un centinaio tra docenti e unita' di personale Ata. Con la motivazione di dover "rispettare il divieto ad assumere personale con contratto a tempo indeterminato superando il contingente autorizzato annualmente dal MEF e dal Dipartimento della Funzione Pubblica. Secondo l'Ufficio legale dell'Anief si tratta di una decisione gravissima, di un vero e proprio uso arbitrario del potere di licenziamento, contro la quale l'organizzazione sindacale si adoperera' in tutte le sedi possibili".

"Mai era accaduto che dei dipendenti pubblici assunti per merito venissero licenziati in mancanza di grave colpa o cattiva condotta lavorativa. E' evidente che si tenta di sanare un errore producendone un altro, altrettanto grave. Ma adottare questo provvedimento comporterebbe anche due importanti infrazioni: la prima riguarda un chiaro aggiramento della direttiva comunitaria che tutela i lavoratori, compresi quelli della scuola, dall'utilizzo esasperato da parte del datore di lavoro del precariato per eluderne la stabilizzazione; la seconda infrazione si deve alla confusione che l'amministrazione fa nel trattare il regime autorizzatorio previsto dalle leggi vigenti in materia di assunzioni e licenziamenti, con il potere dell'autorita' giudiziaria".

Fonte: Italpress

 

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