La stampa scrive

"Che autorita' ha un ministro dimissionario per indicare al prossimo Governo una linea di indirizzo orientata al risparmio, auspicando la riduzione di un anno del percorso di studi scolastici, travestendola con delle buone intenzioni?". A chiederlo e' l'Anief, dopo aver preso visione dell'atto di indirizzo per il 2013 che il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, ha inviato all'esecutivo che scaturira' dalle elezioni politiche.

L'auspicio del ministro di "superare la maggiore durata del corso di studi in Italia procedendo alla relativa riduzione di un anno" per "adeguare la durate del percorso di studi agli standard europei" ci lascia basiti. Se queste indicazioni fossero rispettate, infatti, il ciclo scolastico di ogni studente ne uscirebbe ulteriormente ridimensionato. Significherebbe voler continuare ad abbattere la qualita' dell'istruzione pubblica italiana, oltre che calpestare le indicazioni dell'Unione Europea, la quale chiede sempre con maggiore insistenza al nostro Paese di allungare il periodo di formazione scolastica e il tempo che i nostri giovani debbono passare per formarsi e specializzarsi.

"Evidentemente - commenta Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - non sono bastati i tagli draconiani degli ultimi tre Governi. Non sono bastati i 150mila posti cancellati dall'ex ministro dell'Economia, mai rimpianto, Giulio Tremonti. Non sono bastate le riforme Gelmini che hanno ridotto il tempo scuola ai minimi termini, lasciando i nostri bambini con insegnanti non piu' specializzati e senza compresenza. Ci mancava, veramente, che ora un ministro senza piu' alcun sostegno politico indicasse la volonta' di puntare su una scuola meno impegnativa. E piu' selettiva, visto che continua ad insistere sulla necessita' di introdurre delle prove di valutazione standardizzate la cui efficienza, soprattutto per le zone e scuole piu' in difficolta', e' tutta da dimostrare".

"Se Profumo fosse tornato a promuovere anche l'utilita' dall'abolizione legale del titolo di studio, avremmo assistito ad un commiato in perfetto stile Governo 'taglia-scuola pubblica'. La verita' e' che stiamo assistendo a delle indicazioni finali di un esecutivo tecnico che, francamente, lasciano sconcertati. Peraltro rilasciate in un momento - conclude il presidente dell'Anief – in cui vi sarebbe un bisogno estremo di 'conoscenza' per rilanciare il sistema Paese".

Fonte: Italpress

 

Secondo l'Anief "quella di continuare a mantenere un tetto agli organici della scuola italiana, anche a fronte di un consistente incremento del numero di alunni, rappresenta una scelta gravissima. Di cui l'amministrazione si dovra' presto assumere la responsabilita', prima di tutto davanti alle sicure proteste e alle richieste di chiarimenti di milioni di famiglie. I cui figli si ritroveranno in classi sempre piu' pollaio e meno di qualita'".

"A fronte di 30 mila alunni in piu', infatti, il Miur in queste ore ha confermato ai sindacati la ferma intenzione di mantenere i parametri contenuti nella legge 111 del 2011, che impongono un preciso tetto al numero di docenti - spiega il sindacato in una nota -. I quali, di conseguenza, rimarranno gli stessi dell'anno in corso: circa 600 mila per le discipline comuni e 63mila per il sostegno".

"Quello che e' grave - sostiene Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'Anief - e' che la scuola italiana avrebbe a disposizione, pronti a subentrare, 150mila docenti precari gia' abilitati all'insegnamento e vincitori di pubblici concorsi. E altrettanti inseriti nelle graduatorie d'istituto per le supplenze brevi. Ma invece di impiegarli che facciamo? Li lasciamo ancora ai "box", ammucchiando i nostri giovani in classi sempre piu' numerose e dimenticando la linea d'indirizzo dell'Ue, che vorrebbe meno abbandoni scolastici attraverso una scuola di maggiore qualita'".

Fonte: Italpress

 

Pochi giorni fa, secondo il Miur, si contavano già un milione di domande arrivate online per la formazione delle prime classi del prossimo anno scolastico. Si prevede che ne manchino ancora 700 mila, e c’è tempo solo fino al prossimo 28 febbraio per completare le operazioni. Intanto però lo stesso Miur ha comunicato alle organizzazioni sindacali il numero complessivo degli iscritti che da settembre siederanno sui banchi di scuola: ci saranno 27mila studenti in più rispetto agli attuali.

E l’Anief, una delle associazioni professionali più attive nem mondo della scuola, lancia l’allarme: “Sono dati davvero sconfortanti quelli che il Ministero ha fornito ai sindacati in vista del prossimo anno scolastico: gli alunni della scuola italiana previsti sono oltre 6 milioni e 858mila. Rispetto all’anno in corso aumenteranno di quasi 30mila unità, soprattutto alla primaria (con leggero calo alle medie), ma per effetto del blocco normativo approvato con la legge 111/2011 il numero di docenti rimarrà bloccato. L’organico sarà lo stesso di quest’anno: 600.839 posti di docente comuni e 63.348 di sostegno. Ciò comporterà un ulteriore innalzamento del numero di alunni per classe. E diventerà soprattutto sempre maggiore la distanza tra il numero di alunni disabili e i docenti di sostegno di ruolo”. “In molti casi la didattica non potrà essere garantita – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief – in particolare laddove le ore di sostegno che lo Stato concederà agli alunni portatori di handicap o con problemi di apprendimento saranno molte di meno rispetto a quelle che la legge prevede.

Questo avviene anche e soprattutto perché a oggi è stato stabilizzato solo il 65% dell’organico di docenti di sostegno. Almeno 35mila insegnanti specializzati attendono di essere assunti, malgrado i posti di lavoro siano vacanti e disponibili. E con un docente precario ogni tre, quello che si produce è un risultato di forti disagi per i ragazzi e per le loro famiglie”. “Non occorre essere esperti di formazione scolastica per capire che in questa situazione non si riesce a sviluppare un valido progetto didattico” continua Pacifico aggiungendo che così “a fare da garante per famiglie e studenti continuano ad essere i giudici”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

 

"Lasciare fuori dalla scuola decine di migliaia di alunni per motivi puramente burocratici sarebbe assurdo". Cosi' Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'Anief, commenta l'intenzione del ministero dell'Istruzione di non concedere proroghe alla scadenza delle iscrizioni on line prevista per la mezzanotte di oggi.

"In base a quanto riferito dalla stesso Miur alla stampa, nella serata di ieri erano 1.508.057 le domande registrate (comprese quelle riguardanti le scuola paritarie) e 1.490.672 quelle trasmesse e completate - spiega l'Anief in una nota -. Poiche' sino ad oggi abbiamo assistito a una media di 40 mila iscritti al giorno, e' altamente improbabile che in ventiquattrore possa regolarizzare le loro domanda d'iscrizione una quantita' di utenti cinque volte maggiore. E anche se ci fosse questa volonta', il sistema telematico predisposto dal Ministero dell'Istruzione non sarebbe in grado di fronteggiare le troppe richieste".

Secondo l'Anief, quindi, "non vi e' altra scelta: concedere agli alunni, sembrerebbe in prevalenza appartenenti a famiglie straniere e interessati a corsi negli istituti professionali, una proroga per regolarizzare la loro iscrizione. Anche pochi giorni sarebbero sufficienti".

"Qualsiasi nuova procedura, soprattutto se di tipo informatizzato, necessita di un periodo di 'passaggio', durante il quale viene messa in atto una gestione organizzativa di tipo flessibile - spiega il presidente nazionale dell'Anief -. Anche perche' - continua Pacifico - non bisogna dimenticare che stiamo parlando di un diritto garantito costituzionalmente. Sarebbe davvero un autogol clamoroso, tra l'altro, non venire incontro a coloro che per tanti motivi ancora non si sono iscritti, dal momento che l'Unione Europea sta muovendo delle continue critiche nei confronti dell'Italia a causa dell'alto tasso di abbandono scolastico".

"Non permettere a cosi' tanti alunni, probabilmente oltre 100mila, di non trovare una collocazione per il prossimo anno sarebbe una scelta davvero infelice. Non si puo' educare una popolazione, sostenendo che gli italiani devono imparare a rispettare le scadenze, come ha fatto di recente il ministro Profumo, penalizzando i giovani e il loro futuro. Il Miur – conclude Pacifico - ci ripensi e conceda questa proroga".

Fonte: Italpress

 

"Lasciare fuori dalla scuola decine di migliaia di alunni per motivi puramente burocratici sarebbe assurdo". Lo dice in una nota Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'Anief, sull'intenzione del Ministero dell'Istruzione di non concedere proroghe alla scadenza delle iscrizioni on line prevista per la mezzanotte di oggi.

In base a quanto riferito dalla stesso Miur nella serata di ieri erano 1.508.057 le domande registrate (comprese quelle riguardanti le scuola paritarie) e 1.490.672 quelle trasmesse e completate: "Poiché sino ad oggi - dice l'Anief - abbiamo assistito a una media di 40mila iscritti al giorno, è altamente improbabile che in ventiquattrore possa regolarizzare le loro domanda d'iscrizione una quantità di utenti cinque volte maggiore. E anche se ci fosse questa volontà, il sistema telematico predisposto dal Ministero dell'Istruzione non sarebbe in grado di fronteggiare le troppe richieste".

Secondo l'Anief, quindi, "non vi è altra scelta: concedere agli alunni, sembrerebbe in prevalenza appartenenti a famiglie straniere e interessati a corsi negli istituti professionali, una proroga per regolarizzare la loro iscrizione. Anche pochi giorni sarebbero sufficienti".

"Qualsiasi nuova procedura soprattutto se di tipo informatizzato - continua Pacifico - necessita di un periodo di 'passaggio', durante il quale viene messa in atto una gestione organizzativa di tipo flessibile. Anche perché non bisogna dimenticare che stiamo parlando di un diritto garantito costituzionalmente. Sarebbe davvero un autogol clamoroso, tra l'altro, non venire incontro a coloro che per tanti motivi ancora non si sono iscritti, dal momento che l'Unione Europea sta muovendo delle continue critiche nei confronti dell'Italia a causa dell'alto tasso di abbandono scolastico".

"Non permettere a così tanti alunni, probabilmente oltre 100mila, di non trovare una collocazione per il prossimo anno sarebbe una scelta davvero infelice. Non si può educare una popolazione, sostenendo che gli italiani devono imparare a rispettare le scadenze, come ha fatto di recente il ministro Profumo, penalizzando i giovani e il loro futuro. Il Miur ci ripensi e conceda questa proroga", conclude Pacifico.

Fonte: TMNews

 

"E' davvero apocalittico lo scenario avanzato da Italia Oggi, non smentito dal Governo, secondo cui il presidente del Consiglio uscente, Mario Monti, su invito dei ministri Patroni Griffi e Vittorio Grilli, sarebbe in procinto di firmare un decreto per non dare seguito agli aumenti contrattuali del personale dipendente dalle amministrazioni pubbliche relativi agli anni 2013-2014 e 'senza possibilita' di recupero'". Lo affermano in una nota congiunta Confedir e Anief.

Secondo Marcello Pacifico, delegato della segreteria generale Confedir alla gestione del contenzioso, "se quanto riportato dalla stampa specializzata fosse vero saremmo di fronte ad un provvedimento illegittimo. Perche' chi lo ha formulato non ha tenuto conto della sentenza della Consulta n. 223 del 2012, in base alla quale e' stato stabilito che nei confronti dei magistrati, e per analogia di tutti i dipendenti pubblici, non puo' essere ascrivibile avviare il blocco contrattuale, nemmeno in via eccezionale. I giudici hanno infatti spiegato che la irrecuperabilita' del diritto allo stipendio equo lede gli articoli 1, 36 e 39 della Costituzione".

Per questi motivi, sempre qualora le indiscrezioni della stampa specializzata si rivelassero fondate, la Confedir annuncia che lancera' "una massiccia campagna legale per tutelare tutti i dirigenti e dipendenti pubblici a cui - confermando e prorogando il blocco degli scatti stipendiali - viene negato il diritto alla retribuzione al lavoro, da conferire inderogabilmente in modo proporzionale all'attivita' svolta. Si tratterebbe di una procedura unilaterale e avviata, peraltro a pochi giorni dell'incontro della Funzione Pubblica con i sindacati, fissato per prossimo 6 marzo, da un esecutivo che non e' piu' deputato a governare questo Paese". 

Fonte: Italpress

 

"Ora nessuno potra' dire che era un caso isolato la sentenza con cui, il 15 febbraio scorso, il giudice Petrusa di Trapani aveva disposto un risarcimento record di oltre 150mila euro netti, piu' accessori e interessi, nei confronti di un docente precario di educazione fisica e di sostegno come compensazione per l'abuso dei contratti a tempo determinato, mancati scatti di anzianita', mensilita' estive non corrisposte per gli anni passati e per quelli futuri fino all'eta' pensionabile. A distanza di pochi giorni, un altro insegnante precario, stavolta di elettronica ed elettrotecnica, ha avuto un risarcimento per motivazioni analoghe ancora piu' consistente: il supplente ha infatti elevato il record di indennizzo per questo genere di ricorsi a 169.700 euro!". Lo spiega l'Anief in una nota.

"Il giudice, lo stesso della prima sentenza - prosegue il sindacato -, nel rigettare la domanda di conversione del contratto ha confermato il precedente orientamento, su ricorso notificato dall'avvocato Corso, coordinato dagli avvocati Ganci e Miceli, sempre per conto dell'Anief, dichiarando l'illegittimita' delle clausole apposte nel contratto a termine: nel prendere in considerazione soltanto le annualita' dal 2006 al 2012, durante le quali il ricorrente e' stato assunto senza il pagamento delle mensilita' estive e degli scatti di anzianita', ha quindi disposto il pagamento degli stessi nella misura di 28.500 euro netti, oltre accessori".

"Per il risarcimento del danno relativo alla mancata stabilizzazione, inoltre, cagionato dal comportamento illecito dell'amministrazione che aveva assunto il ricorrente fin dal 2001 e che con ogni probabilita' continuera' a reiterare i contratti a termine - spiega ancora l'Anief -, al netto della posta attiva del risarcimento, atteso che il ricorrente dovrebbe percepire in futuro le stesse retribuzioni, per evitare locupletazioni, il giudice ha inoltre condannato il Miur al pagamento di 137.000 euro netti, oltre interessi da capitalizzare. Di questi, 55.000 euro riguardano i mesi di luglio e agosto di ciascun anno futuro, 46.000 euro per la mancata progressione economica futura e 36.000 euro per gli anni in cui il ricorrente non verra' retribuito perche' non assunto, individuati in via equitativa nel 10% del periodo lavorativo residuo".

"Lo stesso giudice ha infine riconosciuto al ricorrente il punteggio di servizio per i mesi estivi di ciascun anno a decorrere dal 2005. Ha compensato, infine, le spese di lite per la meta' tra i convenuti, e per l'altra a carico dell'amministrazione per un totale di 4.200 euro oltre Iva e Cpa, essendo la causa del valore tra i 100.000 euro e i 500.000 euro ai sensi del D.M. 140/12 - sottolinea il sindacato -. Cosa accadra' ora e' facile da immaginare. Siamo, infatti, appena all'inizio di una nuova stagione di ricorsi che riscattano gli abusi nei confronti dei precari della scuola. Nei prossimi giorni si attendono le altre sentenze, stavolta patrocinate dall'avvocato Adamo, sempre per conto dell'Anief".

"Anche se ogni controversia presenta situazioni specifiche - dichiara Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato Confedir alla scuola e alle alte professionalita' - abbiamo seri motivazione per pensare che i giudici del lavoro non vogliano assecondare l'abuso cronico del datore di lavoro, in questo caso lo Stato, nello stipulare contratti a termine e 'contra legem'. Oltre che nel negare l'assegnazione di cattedre nella loro interezza, compresi i periodi estivi, e di quegli scatti stipendiali concessi erroneamente sino ad oggi solo al personale di ruolo".

"Per quanto riguarda la corposita' delle cifre corrisposte in questi giorni - continua il sindacalista Anief-Confedir – non dobbiamo sorprenderci: rappresentano un equo indennizzo. E presto diventeranno la regola. Facendo sborsare allo Stato, braccato anche dai giudici di Lussemburgo, centinaia di milioni di euro. A meno che il nuovo Governo non decida finalmente di adottare finalmente il buon senso, recependo la clausola 5 della direttiva 1999/70/Ce che apre alle assunzioni in ruolo per tutti i lavoratori che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio, anche non continuativi. Che significherebbe assumere 80mila precari, meta' docenti e meta' Ata. Con buona pace del ministro Patroni Griffi, che a pochi giorni dalla sua uscita di scena a capo della Funzione Pubblica - conclude Pacifico - vorrebbe incredibilmente escludere proprio la scuola dell'accordo quadro nazionale riguardante tutto il resto della pubblica amministrazione".

Fonte: Italpress

 

Malumori ieri a seguito della notizia diffusa da ItaliaOggi circa la possibilità di blocco degli scatti anche per il 2013. Intervengono CONFEDIR-ANIEF e SNALS. 6 marzo firma per scatti 2011.

Scatti di anzianità. CISL e UIL tranquillizzano: 2011 saranno pagati

Ricordiamo che in un articolo del quotidiano, ripreso dalla nostra redazione, si dava notizia di un decreto (patrocinato da Patroni Griffi e Vittorio Grilli), in procinto di essere firmato, che prevede il blocco del contratto, degli scatti di anzianità e dell'indennità di vacanza contrattuale per tutto il pubblico impiego.

Sulla faccenda è intervenuta prontamente la Confedir-ANIEF che ha definito "apocalittico" lo scenario delineato da ItaliaOggi. "Se quanto riportato dalla stampa specializzata fosse vero - leggiamo nel comunicato inviatoci in redazione - saremmo di fronte ad un provvedimento illegittimo. Perché chi lo ha formulato non ha tenuto conto della sentenza della Consulta n. 223 del 2012, in base alla quale è stato stabilito che nei confronti dei magistrati, e per analogia di tutti i dipendenti pubblici, non può essere ascrivibile avviare il blocco contrattuale, nemmeno in via eccezionale. I giudici hanno infatti spiegato che la irrecuperabilità del diritto allo stipendio equo lede gli articoli 1, 36 e 39 della Costituzione".

E gli scatti 2011-12?
Alcuni cenni presenti nel decreto farebbero pensare ad un passo indietro da parte del Governo circa l'accordo firmato all'ARAN che decurta il Fondo di istituto in cambio degli scatti 2011-12.

In questo caso, continua il comunicato CONFEDIR-ANIEF, "il Governo italiano dovrebbe contestualmente restituire le ingenti somme sottratte al comparto Istruzione attraverso la riduzione di un terzo del Miglioramento dell’offerta formativa".

Sulla faccenda è intervenuto anche lo SNALS Taranto rassicurando sugli scatti 2011 oggetto dell'accordo ARAN. "Da informazioni acquisite - scrive il sindacato - è confermata la previsione della firma definitiva dell'accordo entro i primi giorni del mese di marzo, con corresponsione dei relativi benefici, presumibilmente, entro il mese successivo". Quindi, firma a marzo e corresponsione ad aprile.

Se le rassicurazioni dello SNALS dovessero trovare riscontro, resta da dipanare il giallo del blocco dei contratti e degli scatti per il 2013-14.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Per la scuola sarà possibile, nonostante le numerose sentenze di risarcimento, reiterare i contratti oltre i 3 anni.

Patroni Griffi esclude il comparto scuola dall'accordo quadro sui contratti a termine nella pubblica amministrazione che in questi giorni si sta discutendo presso l'ARAN.

Nessuna regolamentazione per la reiterazione dei contratti a tempo determinato per i prof, perchè la scuola fa caso a sè e nulla ha a che vedere con il decreto 368/2001 che vieta la reiterazione dei contratti oltre i 36 mesi: pena l'assunzione a tempo indeterminato.

La Corte di Cassazione ritiene che la reiterazione dei contratti nella scuola non viola la normativa europea e al Governo basta per lasciare la scuola nel caos.

Il comparto scuola ha esigenze diverse rispetto agli altri comparti della PA, dicono, e su questo non ci sono dubbi.

Ma se è vero che la reiterazione non può essere invocata nel caso del contratti a TD per le sostituzioni brevi, diverso è il caso dei precari che firmano contratti a termine per posti vacanti e si vedono reiterare tali contratti per 36 mesi di seguito.

Di questo i tribunali italiani ne hanno consapevolezza, basta vedere il consistente risarcimento ottenuto dall'ANIEF qualche giorno fa.

Sulla questione, entro un anno circa, comunque, si pronuncerà la corte di giustizia europea, la cui decisione sarà vincolante per lo Stato italiano.

Ma al momento si è deciso di procastinare, passando la patata bollente al prossimo Governo. Nel frattempo la parola resta ai tribunali.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

"Oggi e domani gli italiani sceglieranno i partiti politici e i parlamentari da cui scaturira' il nuovo Governo: chiunque andra' a costituirlo, sappia sin d'ora che dovra' mettere in cima all'agenda degli obiettivi quello di assumere a titolo definitivo gli 80mila precari della scuola italiana, in servizio su altrettanti posti vacanti. Altrimenti lo Stato italiano sara' destinato a sborsare centinaia di milioni di euro per compensare l'abuso dei contratti a tempo determinato, i mancati scatti di anzianita', le mensilita' estive non corrisposte per gli anni passati e per quelli futuri fino all'eta' pensionabile". Lo scrive in una nota l'Anief.

"L'indennizzo record di oltre 150mila euro netti, piu' accessori e interessi, deciso nelle ultime ore da un giudice del lavoro di Trapani - continua la nota -, costituisce un precedente, una sentenza-pilota, che convincera' migliaia di precari a ricorrere in tribunale e ad opporsi sia al trattamento economico diversificato rispetto ai colleghi di ruolo, sia alla stipula di contratti al 30 giugno, anziche' al 31 agosto, anche quando il posto e' vacante e disponibile".

Fonte: Italpress

 

Il giudice del lavoro di Trapani ha riconosciuto un risarcimento pari a 150.385 euro netti, piu' accessori e interessi, a un docente precario di educazione fisica e sostegno che aveva ottenuto dal 2005 diversi contratti da supplente su posti vacanti e disponibili, ma insegnava gia' dal 2001. I legali dell'Anief, coordinati dagli avvocati Ganci e Miceli, hanno cosi' battuto ogni record come risarcimento danni subito per lucro cessante e danno emergente per la mancata stabilizzazione di un docente precario. Il Miur e' stato condannato al pagamento di scatti e mensilita' estive per gli anni pregressi (2005-2011) e per gli anni futuri fino all'eta' pensionabile, con un'addizionale del 10% in via equitativa per i possibili mancati contratti. 

Secondo la sentenza, la necessita' dell'assunzione per pubblico concorso non puo' giustificare deroghe alle disposizioni che limitano il potere di abuso del datore di lavoro nello stipulare contratti a termine, ne' proteggere patrimonio di soggetti pubblici, ne' autorizzare comportamenti contra legem della pubblica amministrazione. Nel ricorso, il giudice Petrusa ha tenuto conto della recente giurisprudenza e della legislazione comunitaria e nazionale. Per il presidente dell'Anief e delegato Confedir alla scuola e alle alte professionalita', Marcello Pacifico, si tratta di "una giusta condanna che risarcisce in maniera adeguata i precari danneggiati dai comportamenti illegittimi del Miur".

"Delle due l'una: o la Corte di Lussemburgo decidera' che in Italia la normativa scolastica derogatoria sui contratti a termine e' contraria alle disposizioni comunitarie e quindi va disapplicata oppure il risarcimento dei danni deve essere cosi' dissuasivo da comprimere l'arbitrarieta' illecita della P.A. e dare adeguata soddisfazione ai lavoratori. In questo senso - conclude Pacifico - la sentenza del giudice del lavoro di Trapani puo' fare scuola dopo la recente pronuncia della Cassazione che paventava un possibile grave danno erariale alle Casse dello Stato fissando dei nuovi criteri risarcitori. In ogni caso, e' confermata la dottrina secondo cui non vi possono essere trattamenti economici diversi tra lavoratori precari e di ruolo mentre il contratto al 31 agosto deve essere sempre riconosciuto se il posto e' vacante e disponibil,e come Anief ha sempre denunciato dall'inizio del 2010".

Fonte: Italpress

 

"Sull'assistenza ai neonati lo Stato italiano discrimina 3 milioni e mezzo di lavoratori pubblici, che oggi non possono godere dei giorni di assistenza previsti invece per le mamme e i papa' dipendenti del settore privato: lo ha scritto a chiare lettere il Dipartimento della Funzione Pubblica, il quale rispondendo il 20 febbraio ad un quesito del Comune di Reggio nell'Emilia ha spiegato che i padri dipendenti delle pubbliche amministrazioni non hanno diritto al congedo obbligatorio di paternita' e ai due giorni di congedo facoltativo, previo accordo con la madre ed in sua sostituzione con un'indennita' a carico dell'Inps, introdotti nel giugno scorso dal Governo Monti per l'assistenza dei primi cinque mesi di vita del bambino, ne' le madri lavoratrici del pubblico impiego hanno accesso ai cosiddetti 'voucher per l'acquisto di servizi di baby-sitting'".

"Secondo la presidenza del Consiglio - spiega l'Anief in una nota -, il sostegno ai neo-genitori per adeguare la normativa italiana a quella europea, approvato attraverso l'art. 4, comma 24, della Legge n. 92 del 2012, 'non e' direttamente applicabile ai rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui all'art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165 del 2001, atteso che, come disposto dall'art. 1, commi 7 e 8, della citata l. n. 92 del 2012, tale applicazione e' subordinata all'approvazione di apposita normativa su iniziativa del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Pertanto, per i dipendenti pubblici rimangono validi ed applicabili gli ordinari istituti disciplinati nel d.lgs. n. 151 del 2001 e nei CCNL di comparto'".

"Il risultato di questa interpretazione e' che ad oggi tutti i dipendenti pubblici italiani non possono usufruire di un diritto concesso ai colleghi del settore privato - sottolinea il sindacato -. Disattendendo quindi la Direttiva 2010/18/Ue del Consiglio dell'8 marzo 2010, nella quale non si fa alcun riferimento alla natura del rapporto di lavoro, ma solamente alla necessita' di dare attuazione al diritto 'individuale' del congedo parentale, 'garantendo una base comune sull'equilibrio tra vita e lavoro negli Stati membri e svolgendo un ruolo significativo nell'aiutare i genitori che lavorano in Europa ad ottenere una migliore conciliazione'".

"Ci troviamo chiaramente di fronte ad una discriminazione dei dipendenti pubblici rispetto a colleghi che operano nel privato. Cio' fa ancora piu' scalpore se si pensa che quest'anno ricorre il ventennale dall'introduzione della privatizzazione del rapporto di lavoro pubblico - spiega Marcello Pacifico, delegato Confedir e presidente Anief -. Con il risultato che, disapplicando quanto previsto da una direttiva Ue del 2010, che supera chiaramente il decreto nazionale n. 151 del 2001, si mortifica la professionalita' di tre milioni e mezzo di dipendenti pubblici, dopo che non viene loro piu' concesso da tempo alcun rinnovo contrattuale e aumento stipendiale".

Il sindacalista Confedir-Anief ritiene, quindi, che l'adeguamento alle indicazioni Ue - anche se solo poco piu' che simbolico, di appena un giorno di congedo obbligatorio di paternita' e di due giorni di congedo facoltativo per i padri e di una serie di "voucher" per le madri - non puo' essere negato per basse ragioni di burocrazia: "siamo di fronte ad un abuso - incalza Pacifico -. Lo stesso che lo Stato italiano perpetra nei confronti di decine di migliaia di precari pubblici, in particolare della scuola, utilizzati ben oltre i 36 mesi previsti dalla direttiva Ue 1999/70/CE come soglia massima per giustificare la mancata assunzione a titolo definitivo. E' evidente, a questo punto, una seria riflessione sulla necessita' di mantenere in vita la privatizzazione del rapporto di lavoro pubblico. Anche perche' presto saranno i tribunali, attraverso le sentenze favorevoli ai dipendenti dello Stato, a smantellarla nei fatti".

Fonte: Italpress

 

Come tutte le attività legate alle scuola, anche il turismo scolastico è in ginocchio. La triste conferma è arrivata oggi da un’associazione di categoria. Che nel corso di una conferenza sul turismo scolastico ha reso pubbliche le conseguenze del tentativo del Governo di portare da 18 a 24 ore l’insegnamento settimanale di tutti i docenti: questa illogica iniziativa dei nostri governatori, poi rientrata anche grazie alle pressioni dell’Anief, assieme a diverse altre – il blocco degli scatti di anzianità e del contratto, la volontà di approvare il ddl Aprea sulla riforma degli organi collegiali – , ha comportato la mancata attivazione da parte di tantissimi Collegi dei Docenti di tutte le attività extradidattiche.

Con il risultato che in un anno i viaggi d’istruzione sono crollati del 70% su scala nazionale. Tanto che ben 3mila imprese sono a rischio chiusura. Se l’associazione di categoria ha chiesto pubblicamente al nuovo Governo di riattivare l'indennità di missione per i docenti, l’Anief si rivolge ai candidati che vorrebbero salire in Parlamento di farsi carico sin da oggi del ripristino della dignità dei nostri insegnanti: “come si fa – dichiara il presidente Anief, Marcello Pacifico – a chiedere a dei professionisti della formazione dei nostri giovani di accompagnare in viaggio decine di alunni per diversi giorni, ventiquattrore ore su ventiquattrore, assumendosi responsabilità enormi, senza un minimo di gratificazione? Per diversi anni questi stessi docenti hanno accettato di farsi carico di quest’onere per cifre poco più che simboliche. Ora però che i compensi del fondo d’istituto sono sempre più finalizzati e ridotti all’osso e, nel contempo, i decisori politici hanno deciso di impiegatizzare sempre più la professione, i docenti hanno detto basta. Come non comprenderli?”.

Secondo l’Anief si conferma quindi il fatto che gli insegnanti dei nostri ragazzi non sono più disposti ad essere presi in giro: i contratti bloccati e la mancanza di fondi per lo svolgimento delle attività aggiuntive rappresentano, infatti, un vero insulto alla loro professionalità. L’ultima testimonianza, in questo senso, arriva dalla mancanza di candidati a svolgere l’ingrato ruolo, in cambio di compensi irrisori, di commissario o presidente del concorso a cattedra. “Il nostro sindacato – spiega Pacifico - coglie l’occasione, a pochi giorni dalle elezioni politiche, di chiedere a chi governa il nostro Paese di investire sull’enorme patrimonio culturale di cui è in possesso l’Italia. Anziché tentare di metterlo in liquidazione, come ha fatto il Governo del premier Monti mettendo in vendita beni immobili di pregio per incassare 5 miliardi di euro entro il 2013, occorre con urgenza tornare ad investire nei beni culturali dando maggiore impulso all’attrattività turistica. Oltre che, ovviamente, tornando ad affidare alle scuole delle economie specifiche per far tornare a viaggiare i nostri giovani, anziché penalizzandoli ulteriormente privandoli delle attività che fanno parte del loro progetto formativo. Privandoli di conoscere, assieme ai loro docenti, la nazione – conclude il presidente Anief - con più beni culturali al mondo”.

Fonte: AgenParl

 

"Come tutte le attività legate alle scuola, anche il turismo scolastico è in ginocchio. La triste conferma è arrivata oggi da un'associazione di categoria. Che nel corso di una conferenza sul turismo scolastico ha reso pubbliche le conseguenze del tentativo del Governo di portare da 18 a 24 ore l'insegnamento settimanale di tutti i docenti: questa illogica iniziativa dei nostri governatori, poi rientrata anche grazie alle pressioni dell'Anief, assieme a diverse altre - il blocco degli scatti di anzianità e del contratto, la volontà di approvare il ddl Aprea sulla riforma degli organi collegiali - , ha comportato la mancata attivazione da parte di tantissimi Collegi dei Docenti di tutte le attività extradidattiche. Con il risultato che in un anno i viaggi d'istruzione sono crollati del 70% su scala nazionale. Tanto che ben 3 mila imprese sono a rischio chiusura". È quanto si legge in una nota dell'Anief.

"Se l'associazione di categoria ha chiesto pubblicamente al nuovo Governo di riattivare l'indennità di missione per i docenti, l'Anief si rivolge ai candidati che vorrebbero salire in Parlamento di farsi carico sin da oggi del ripristino della dignità dei nostri insegnanti", prosegue la nota.

"Come si fa - spiega il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - a chiedere a dei professionisti della formazione dei nostri giovani di accompagnare in viaggio decine di alunni per diversi giorni, ventiquattrore ore su ventiquattrore, assumendosi responsabilità enormi, senza un minimo di gratificazione? Per diversi anni questi stessi docenti hanno accettato di farsi carico di quest'onere per cifre poco più che simboliche. Ora però che i compensi del fondo d'istituto sono sempre più finalizzati e ridotti all'osso e, nel contempo, i decisori politici hanno deciso di impiegatizzare sempre più la professione, i docenti hanno detto basta. Come non comprenderli?".

Secondo l'Anief si conferma quindi "il fatto che gli insegnanti dei nostri ragazzi non sono più disposti ad essere presi in giro: i contratti bloccati e la mancanza di fondi per lo svolgimento delle attività aggiuntive rappresentano, infatti, un vero insulto alla loro professionalità. L'ultima testimonianza, in questo senso, arriva dalla mancanza di candidati a svolgere l'ingrato ruolo, in cambio di compensi irrisori, di commissario o presidente del concorso a cattedra".

"Il nostro sindacato - spiega Pacifico - coglie l'occasione, a pochi giorni dalle elezioni politiche, di chiedere a chi governa il nostro Paese di investire sull'enorme patrimonio culturale di cui è in possesso l'Italia. Anziché tentare di metterlo in liquidazione, come ha fatto il Governo del premier Monti mettendo in vendita beni immobili di pregio per incassare 5 miliardi di euro entro il 2013, occorre con urgenza tornare ad investire nei beni culturali dando maggiore impulso all'attrattività turistica.

Oltre che, ovviamente, tornando ad affidare alle scuole delle economie specifiche per far tornare a viaggiare i nostri giovani, anziché penalizzandoli ulteriormente privandoli delle attività che fanno parte del loro progetto formativo. Privandoli di conoscere, assieme ai loro docenti, la nazione - conclude il presidente Anief - con più beni culturali al mondo".

Fonte: Italpress

 

"Qualcuno ha detto al Ministro Profumo che anticipando al 23 luglio i test per accedere ai corsi a numero chiuso non fara' altro che allontanare ulteriormente i nostri studenti dell'universita' italiana?". Cosi' l'Anief commenta in una nota la decisione del ministro dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca di fissare a ridosso degli esami di maturita' i test d'ingresso ai corsi con numero limitato di posti, "con la giustificazione, tutta da verificare, che dobbiamo avvicinare il nostro Paese all'Europa".

"L'unica cosa certa e' che se il Ministro non dovesse tornare su questa scelta, se dovesse lasciare ad un neo-diplomato solo una settimana di tempo per prepararsi ad una selezione cosi' dura, come quella per tentare l'accesso a Medicina e Chirurgia, tanti studenti subiranno un danno enorme - spiega l'Anief -. Che arriva dopo tanti altri. Come la sensibile riduzione dei fondi per finanziare le borse di studio, il taglio di diversi corsi di laurea, il calo del 25% delle iscrizioni. La realta' e' che anticipare da settembre a luglio i test di accesso al numero chiuso avrebbe solo un effetto: creare le condizioni per dare il ko finale ad un settore che gli ultimi Governi hanno messo gia' in ginocchio".

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, la decisione del ministro Profumo non puo' essere condivisa: "Come si fa a prospettare a quasi mezzo milione di studenti di prepararsi per un test cosi' difficile in pochissimi giorni? E l'anno prossimo si rischia di rasentare la follia: anticipando ulteriormente le prove nel mese di aprile, come indicato sempre dal Ministro, si rischia di tirare fuori del tutto dalla contesa centinaia di migliaia di potenziali candidati. Ammesso, infatti, che venga data loro la possibilita' di accedere prima che conseguano la maturita', saranno in tanti a disinteressarsi dei test perche' concentrati sulla preparazione degli esami conclusivi del quinto anno".

Il sindacato teme, a questo punto, che "il vero motivo per cui il Miur ha introdotto questa norma sia proprio quello di attuare una preselezione naturale". "Se si fosse avuta veramente l'intenzione di introdurre un provvedimento per avvicinare l'Italia all'Ue - continua Pacifico - il Governo avrebbe dovuto escogitare delle misure per aumentare il numero di iscritti e ridurre l'alta percentuale di abbandoni universitari. Che c'entra, invece, il numero chiuso, che peraltro gia' di per se' contempla una discutibile selezione per l'accesso a determinati corsi e professioni?".

Anief ritiene quindi che "questa decisione del Ministro di anticipare i test a numero chiuso porti solo scompiglio tra gli studenti del quinto anno della scuola superiore, che avrebbero il diritto di concentrarsi totalmente sulla maturita'. Anche perche' che senso ha prepararsi per una prova, come vorrebbe il Miur nel 2014, quando non si e' conseguito ancora il titolo per accedervi? Oppure e' intenzione del Ministro far attendere questi studenti un anno, prima di tentare i quiz di accesso al numero chiuso?".

Comunque vada, per il presidente dell'Anief "siamo di fronte ad una decisione che ha dell'incredibile: si chiede ad un maturando di sottrarre tempo ed energie mentali per affrontare una prematura prova di accesso. Poi si penalizzano quegli stessi studenti perche' non hanno conseguito la maturita', non facendoli accedere all'eventuale test superato. Oppure li si ostacola nel conseguire la borsa di studio, in quanto la votazione alla maturita' non e' stata eventualmente sufficiente. Borse di studio, tra l'altro, che lo stesso Profumo, attraverso un altro discutibile decreto in via di formulazione, ha deciso di ridurre ulteriormente".

L'Anief si appella "al buon senso del Ministro: ritiri subito il provvedimento contenente le nuove date dei test di accesso ai corsi a numero chiuso. In caso contrario, se verranno confermate queste date, sara' la magistratura a dare ragione agli studenti. Gia' si sono attivate, in tal senso, alcune associazioni per patrocinare i ricorsi e tutelare i diritti dei nostri ragazzi".

Fonte: Italpress

 

Non è mai troppo tardi. Potrebbe essere questa la considerazione sull’ultima iniziativa giudiziaria dell’Anief. Su una legge varata nell’estate 2011, e che ha già prodotto i suoi effetti, il sindacato dei precari ha deciso di aprire le ostilità ricorrendo, more solito, ai tribunali.

Vediamo cosa e perché. “Se non si disapplicherà l’art. 9 della legge 106/11, voluto dalla Lega per evitare lo spostamento dei precari della scuola dal Sud al Nord del Paese prima dell’assunzione in ruolo, l’Anief annuncia l’intenzione di voler tutelare i legami familiari di almeno 30mila docenti e Ata della scuola, assunti fuori residenza, rivolgendosi entro un mese al giudice del lavoro”.

La legge prevede che i neo-assunti restino per almeno 5 anni nella provincia scelta.

“La decisione dello Stato di obbligare un lavoratore della scuola a rimanere lontano dai figli e dal coniuge per cinque anni dopo la sua assunzione - secondo l’Anief - è una palese violazione dei diritti del fanciullo e dell’uomo all’unità familiare, oltre che dei genitori rispetto ai propri figli, dei lavoratori con genitori disabili, dei mariti rispetto alle proprie mogli.

Se non dovesse essere sufficiente – precisa il sindacato di Pacifico - chiederà il rinvio della norma alla Consulta, per la violazione dell’articolo 8 della Cedu. E se necessario ricorrerà al giudizio della Corte di Strasburgo”.

L’Anief vuole inoltre denunciare il Ministero dell’Istruzione e i sindacati firmatari del contratto collettivo nazionale del 6 dicembre 2012, che dando attuazione alla legge 106/2011, vieta per un quinquennio il trasferimento interprovinciale dei neo-immessi in ruolo a partire dal 2011-2012.

Sull’iniziativa giudiziaria è facile obiettare che nessuno obbliga i docenti a trasferirsi in sedi lontane, sapendo che le regole di rientro sono di quel tenore.

Ma sulla norma “leghista” c’è anche da dire che il servizio scolastico non ne trae un sostanziale beneficio, perché quel tempo di confinato in provincia non significa continuità nella stessa sede.

Fonte: Tuttoscuola

 

Per via del blocco delle assunzioni dall’estate scorsa, tutte le supplenze di amministrativi e tecnici sono state sottoscritte fino “all’avente titolo”, rendendo inapplicabile per i collaboratori scolastici di ruolo l’art. 59 del Ccnl. Ma lo stop ha anche penalizzato i precari: molti sono rimasti al palo perchè non potevano trovarsi in tutte le graduatorie d’istituto. L’Anief: con l’aggiornamento della permanenti, già avviata in Piemonte e Veneto, chiederemo all’amministrazione di fargli assegnare almeno i punti persi per colpa della burocrazia.

Lo sblocco delle assunzioni dei collaboratori scolastici, annunciato alcuni giorni fa su questa testata giornalistica, dovrebbe rendere giustizia ad almeno 2mila lavoratori precari. Che così si ritroveranno in ruolo in corso d’anno, con gli effetti giuridici anticipati al 1° settembre 2012. Tutti contenti, quindi? Non proprio. A ben vedere, infatti, la questione è molto complessa.

A farli emergere è l’Anief, che attraverso un comunicato si sofferma sul fatto che tutti i problemi nascono dal blocco delle immissioni in ruolo, venutosi a determinare delle supplenze annuali fino all’avente diritto. Anche quando i posti erano vacanti. E quindi assegnabili sino al 31 agosto o al 30 giugno.

L’aver negato questa possibilità, tramutando tutti i contratti in supplenze brevi, sottraendoli alle competenze degli Ust, ha comportato non solo il mancato espletamento di un diritto. Ma anche l’impossibilità, per i collaboratori scolastici di ruolo, di accettare incarichi annuali su gradi professionali superiori (come amministrativi o assistenti tecnici) avvalendosi dell’art. 59 del Ccnl.

Dopo aver sottolineato che le assunzioni a tempo indeterminato quest’anno sono state caratterizzate da un “ritardo ingiustificabile” e che è stato “assurdo bloccare i posti dei collaboratori scolastici, visto che non sono mai stati interessati della questione” inidonei-amministrativi, l’Anief sostiene che “è giunta l’ora, in vista dell’ormai prossimo aggiornamento delle graduatorie permanenti provinciali (24 mesi) e valutati gli effetti delle nomine fino all’avente titolo, di far valere i propri diritti. Bisogna infatti considerare che molti precari si vedranno scavalcati da personale assunto con minor punteggio”.

Il sindacato mette in cima alla lista di questi potenziali danneggiati proprio coloro che sono già di ruolo, i quali potendo aspirare esclusivamente ad assolvere “contratti fino all’avente titolo, non hanno potuto usufruire del comma 1 art. 59 del CCNL, che recita: ‘Il personale ATA può accettare, nell’ambito del comparto scuola, contratti a tempo determinato di durata non inferiore ad un anno, mantenendo senza assegni, complessivamente per tre anni, la titolarità della sede’”.

Ma le “vittime” di questa situazione di stallo non finiscono qui: a lamentarsi sono coloro che ricoprono una “posizione utile nella graduatoria permanente per una nomina al 30/6 o 31/08”: poiché “dal momento in cui i posti sono stati assegnati non più dagli A.T. (gli ex Provveditorati agli Studi), ma dalle istituzioni scolastiche”, il sindacato degli educatori in formazione sostiene che “non essendo presenti nelle graduatorie di istituto (al massimo si possono fare domande in 30 istituti) non hanno ricevuto nessuna proposta di incarico”. E quindi sono rimasti disoccupati.

Con la beffa che con l’ormai imminente riapertura della 24 mesi, “la mancata attribuzione dell’incarico sin dalla sua disponibilità comporterà, all’atto dell’aggiornamento delle graduatorie, una retrocessione in graduatoria a causa di un minor servizio dichiarabile”.

L’Anief intende quindi “tutelare il personale che si trova in questa assurda situazione, chiedendo il riconoscimento (giuridico n.d.r.) del servizio per l’intera durata del posto che avrebbe ricoperto”. Il sindacato proverà a far avere al personale rimasto “al palo”, senza usufruire del posto che gli spettava, almeno il punteggio utile a non rimanere indietro in graduatoria. Procederà attraverso “un tentativo di conciliazione, gratuito per tutti gli iscritti, che il personale interessato dovrà richiedere all’A.T. della propria provincia attraverso il modello predisposto; qualora la conciliazione non dovesse ottenere buon esito – conclude il sindacato autonomo - affideremo l’azione ai nostri legali presenti su tutto il territorio nazionale per attivare i ricorsi al giudice del lavoro”.

La grana, insomma, non è da poco. E nemmeno da ascrivere totalmente al ministero dell’Istruzione, visto che il blocco delle immissioni in ruolo è a tutt’oggi dettato dal Mef. Se la ritroverà sul tavolo di viale Trastevere il nuovo ministro, il successore di Francesco Profumo, subito dopo l’insediamento del nuovo Governo.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

A comunicarlo è il sindacato Anief, che coglie l’occasione per ribadire le modifiche proposte nella revisione finale del provvedimento: accesso ai docenti con 360 giorni di servizio, ai docenti in sovrannumero e a coloro che sono già in possesso di un’abilitazione, o che hanno conseguito il dottorato di ricerca.

Ufficio Stampa Anief - Dopo le classi di concorso, anche i TFA speciali vivranno la loro approvazione definitiva con il nuovo Governo che scaturirà dalle prossime elezioni politiche.

L’Anief coglie l’occasione per invitare i responsabili alla revisione finale del testo che modifica il D.M. 249/2010 ad apportare alcune modifiche fondamentali: i 360 giorni minimi per l’accesso ai corsi, anziché le tre supplenze annuali da almeno 180 giorni ciascuna; l’accesso aperto anche al personale di ruolo soprannumerario, in particolare agli Itp e ai dottori di ricerca; l’apertura anche per tutti i precari interessati che hanno già un’abilitazione. In caso contrario, il sindacato è pronto a ricorrere in tribunale.

Sui Tfa speciali, Anief sostiene che occorrono alcune modifiche finali indispensabili. Le quali permetterebbero di avviare i tirocini abilitanti senza escludere del personale che ha comunque fatto esperienza e sviluppato conoscenze, competenze e capacità. Vale la pena ricordare che l’apertura a coloro che hanno svolto 360 giorni di servizio, significa confermare lo stesso requisito richiesto in occasione dei precedenti corsi abilitanti del 1999 e del 2004. E siccome le leggi che regolano il reclutamento non sono cambiate, non si attuerebbe alcuno “strappo”.

L’accesso ai Tfa speciali deve inoltre essere consentito agli oltre 8.000 docenti oggi in soprannumero: lo Stato deve dare loro la possibilità di poter accedere, sempre se in possesso del titolo utile, ad una nuova abilitazione e senza costi aggiuntivi. Ed essere in tal modo più facilmente “collocabili”, già in vista del prossimo anno scolastico. La maggior parte di loro, infatti, si trova nella posizione di soprannumerarietà (molti sono insegnanti tecnico pratici) a seguito dei tagli draconiani e delle riforme riduci-organici volute dai Governi che si sono succeduti negli ultimi 3-4 anni.

Contestualmente, il ministro deve necessariamente permettere l’iscrizione ai Tfa speciali anche a coloro che hanno conseguito il dottorato di ricerca. Si tratta di una possibilità che era stata ritenuta fattibile nelle versioni iniziali del testo oggi approvato alla Camera. Ma poi nelle versioni successive se ne sono perse le tracce. L’Anief non ne comprende il motivo: se i dottori di ricerca hanno titolo ad essere inseriti nei ruoli dirigenti dello Stato, non può essere loro negato di poter fare gli insegnanti.

“Il nostro sindacato – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief – intende dunque cogliere l’occasione del ricambio parlamentare, per rivolgersi al nuovo Governo e dirgli di fare in modo che il decreto sui Tfa speciali contenga dei requisiti di accesso basati su delle effettive pari opportunità da parte dei candidati partecipanti. Nei confronti dell’intero comparto Scuola, sarebbe un approccio davvero positivo. Che eviterebbe sul nascere l’avvio di una nuova stagione di ricorsi al giudice”.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

A tenere banco in queste ultime settimane non sono solo le prove scritte del concorsone per la scuola 2012, le cui prime date dell’11 e 12 febbraio sono state rimandate ai prossimi 28 febbraio e primo marzo a causa del forte maltempo e della neve che nei giorni scorsi hanno colpito il Nord Italia; e le polemiche sull’accesso ai Tfa speciali, ma anche la questione su ipotetiche nuove classi di concorso.

Qualche tempo fa il Miur aveva manifestato l'intenzione di introdurre le nuove classi di concorso senza passare per il Parlamento, ma l’Anief si era fortemente opposto.

Alla fine è stato lo stesso Miur a desistere e, secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, “Evidentemente al Miur si sono finalmente resi conto che si stavano rendendo artefici di un’operazione chiaramente illegittima: approvare la drastica riduzione delle classi di concorso attraverso un decreto del Ministero è un atto privo di logica e di fondamento legislativo”.

E il motivo di tale affermazione è semplice: la Legge 133/2008 riporta con chiarezza la necessità di far passare qualsiasi modifica dell’attuale assetto che regola abilitazioni e discipline d’insegnamento per le commissioni parlamentari di competenza.

L’Anief ribadisce che cercare di aggirare quest’obbligo normativo, approfittando del rinnovo delle Camere, avrebbe fatto cadere il Miur nella spirale di migliaia di ricorsi al Tar.

Fonte: Business online

 

"La decisione dello Stato di obbligare un lavoratore della scuola a rimanere lontano dai figli e dal coniuge per cinque anni dopo la sua assunzione e' un'ingerenza tutta italiana, in contrasto con la Convenzione dei diritti dell'uomo". Lo afferma in una nota l'Anief.

"Se non si disapplichera' l'articolo 9 della legge 106/11, voluto dalla Lega due estati fa per evitare lo spostamento dei precari della scuola dal Sud al Nord del Paese prima dell'assunzione in ruolo", il sindacato annuncia "l'intenzione di voler tutelare i legami familiari di almeno 30 mila docenti e Ata della scuola, assunti fuori residenza, a rivolgendosi entro un mese al giudice del lavoro. Se non dovesse essere sufficiente chiedera' il rinvio della norma alla Consulta, per la violazione dell'articolo 8 della Cedu. E se necessario ricorrera' al giudizio della Corte di Strasburgo".

"Da un anno e mezzo lo Stato sta infatti attuando una palese violazione dei diritti del fanciullo e dell'uomo all'unita' familiare, dei genitori rispetto ai propri figli, dei lavoratori con genitori disabili, dei mariti rispetto alle proprie mogli - prosegue l'Anief -. Il tutto, senza alcuna giustificata ragione di Stato".

"Siamo di fronte - spiega Marcello Pacifico, il presidente dell'Anief - a un'ingerenza arbitraria del potere pubblico, non giustificata da alcuna esigenza organizzativa legata all'erogazione del servizio. Ed in palese contrasto con l'articolo 8 della Convenzione e la giurisprudenza europea in tema di diritto familiare. Vogliamo inoltre denunciare il Ministero dell'Istruzione e i sindacati firmatari del contratto collettivo nazionale del 6 dicembre 2012, che dando attuazione alla legge 106/2011, vieta per un quinquennio il trasferimento interprovinciale dei neo-immessi in ruolo a partire dall'anno scolastico 2011-2012". 

"Dopo i dovuti approfondimenti, attraverso i propri esperti giuridici, l'Anief ha deciso che entrera' in azione entro un mese - spiega ancora il sindacato -: gia' e' pronto il deposito dei primi trecento ricorsi richiesti da docenti di ruolo. Al giudice del lavoro verra' chiesto in via cautelare la disapplicazione integrale ed immediata delle norme di legge e contrattuali, visto che un'eventuale decisione a distanza anni renderebbe vanificato il 'petitum'".

"Come la corte di Strasburgo ha ricordato a piu' riprese e come garantito a piu' riprese negli ultimi anni dalla giurisprudenza internazionale - sottolinea Pacifico - lo Stato ha il dovere di adottare tutte le misure necessarie al rispetto della vita parentale e alla relazioni tra gli individui appartenenti a una famiglia. Ma per essere adeguate, queste misure dovranno essere prese rapidamente perche' il passare del tempo puo' avere delle conseguenze irrimediabili nelle relazioni affettive tra un bambino e il suo genitore. Altrimenti si nega l'esercizio effettivo del diritto di unione familiare". 

Fonte: Italpress

 

Dal Ministero nessun rimpianto per l’avvio ritardato. Il capo dipartimento, Giovanni Biondi: la protezione civile era stata chiara ed il fatto che a Genova le scuole siano state chiuse è la riprova che abbiamo fatto bene. I primi a sottoporsi ai 4 quesiti disciplinari saranno i candidati delle classi di concorso A019 e A034.

Il 13 febbraio prenderanno il via le verifiche scritte del “concorsone”: dopo il rinvio dei primi due giorni, deciso dal Miur su indicazione della protezione civile per il previsto e diffuso maltempo, stavolta si fa sul serio.

Nella mattina del 13 febbraio, i primi a cimentarsi nelle prove scritte, rispondendo a quattro quesiti di tipo semi-strutturato, con 2 ore e mezzo di tempo a disposizione, saranno i candidati appartenenti alla classe di concorso A019 “Discipline giuridiche ed economiche” e della A034 “Elettronica”. Nel pomeriggio sarà la volta delle A036 e A037 (prova comune di Filosofia).

Da viale Trastevere sono fiduciosi: le commissioni, seppure con qualche fatica, sono state tutte predisposte. E anche i circa 7mila ricorrenti che hanno incassato il via libera con riserva del Tar, dopo aver conseguito tra i 30 e i 34,5 punti, hanno ottenuto la loro sede.

In attesa di vedere se non vi saranno intoppi, come si spera, rimane però un dubbio. Era proprio necessario posticipare le prove dell’11 e 12 febbraio, per poi fissare il recupero all’ultimo giorno del mese e al 1° marzo?

Per il capo dipartimento, Giovanni Biondi, ci sono pentimenti su questa scelta presa sabato pomeriggio?

“No, nessun pentimento – spiega l’alto dirigente ministeriale a La Tecnica della Scuola - . Confermo, anzi, che non c’era altra scelta, perchè la protezione civile ci aveva avvisato preannunciando una situazione meteorologica davvero pesante. Non potevamo ignorare quelle indicazioni: abbiamo dovuto per forza di cose fare opera di prevenzione”.

Solo che il maltempo si è dimostrato meno incisivo di quello che si credeva. Forse, come accaduto in altre occasioni, come lo scorso anno quando il sindaco di Roma decise di chiudere le scuola, si è esagerato con la prudenza?

“Non direi – ribatte Biondi – visto che a Genova, tanto per farle un esempio, le scuole sono rimaste chiuse per le precipitazioni abbondanti. E siccome la prova concorsuale è nazionale, il fatto che una anche una piccola parte di candidati non avrebbe potuto raggiungere le sedi d’esame prefissate, per cause di forza maggiore, questo avrebbe comportato problemi decisamente maggiori”.

Le polemiche, tuttavia, non sono mancate. Con il Codacons che ha chiesto addirittura 500 euro di rimborso a candidato per danno esistenziale; e l’Anief che avrebbe preferito spostare tutte le prove a dopo le elezioni. Cosa risponde a tal proposito?

“Che certi discorsi lasciano il tempo che trovano: per noi del Ministero il fatto che ci siano stati dei disagi reali, anche in una sola delle città dove si dovevano svolgere le prove scritte, è la riprova che abbiamo fatto bene. Quelle prove – taglia corto il capo dipartimento - andavano rimandate”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

"La scelta di spostare in avanti solo i primi due giorni, senza indicare le nuove date, sta mettendo in seria difficolta' migliaia di candidati con viaggi e soggiorni prenotati. Bisognava dare loro subito indicazioni certe. E rimandare tutte le altre verifiche: siamo sicuri che dal 13 febbraio tornera' tutto alla normalita'? Viene da pensare che con questa scelta il Miur abbia voluto prendersi anche quarantottore in piu' di tempo per fronteggiare l'inattesa ondata dei 7mila candidati fatti ripescare dall'Anief e per la mancanza di commissari sottopagati".

E' quanto si legge in una nota dell'Anief che aggiunge: "Rinviare i primi due giorni di prove scritte del concorso a cattedra, senza indicare le nuove date, significa lasciare migliaia di candidati in un uno stato di incertezza che si poteva evitare: il Ministero dell'Istruzione avrebbe dovuto spostare tutti gli scritti a dopo le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio". Dalla serata di ieri il sindacato "sta ricevendo una valanga di lamentele e richieste di indicazioni da parte dei partecipanti alle verifiche scritte per diventare docenti della scuola dell'infanzia, della primaria e nelle classi di concorso A017 e A033".

"Ancora una volta - commenta il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - il Ministero sembra dimenticare che dal suo operato dipende il destino non di freddi numeri, ma di tantissime persone in carne e ossa. L'amministrazione non sembra curarsi del fatto che in questo momento ci sono migliaia di persone che hanno usufruito di giorni permesso, che hanno alberghi, treni e voli prenotati per svolgere delle prove scritte programmate da tempo. Con tanto di viaggi di ritorno gia' prenotati. E da viale Trastevere che fanno? Si limitano a comunicare che i primi due giorni di prove scritte 'sono rinviate a data che sara' comunicata martedi' 12 febbraio'".

L'Anief "non mette in discussione la decisione del Miur di sospendere le prove: a fronte di cause di forza maggiore, come delle gravi condizioni meteorologiche avverse e delle conseguenti indicazioni della Protezione Civile, non si poteva fare diversamente. E' stata una scelta piu' comprensibile quella di evitare che molti candidati non riuscissero a raggiungere le sedi a causa della neve o delle strade impraticabili. Non si comprende pero' come si possa pensare, a fronte di questo scenario, che mercoledi' prossimo, il 13 febbraio, possa essere tutto tornato alla normalita'. Anche per mettere tutti i partecipanti nelle stesse condizioni, emotive e fisiche, occorreva spostare in blocco tutte le prove programmate tra l'11 ed il 21 febbraio".

"A questo punto - continua Pacifico - abbiamo concreti motivi per pensare che il Ministero abbia scelto di rinviare i primi due giorni di prove scritte non solo per le condizioni meteorologiche. Ma anche per prendere tempo: l'operato dei legali dell'Anief ha infatti permesso ad oltre 7mila candidati che avevano conseguito tra 30 e 34,5 punti alle preselettive di essere ammessi alle prove successive, alzando del 10% il numero complessivo di aspiranti docenti. Le sentenze dei Tar hanno messo ancora piu' in difficolta' la macchina organizzativa ministeriale, gia' in affanno per la mancanza di commissari e presidenti. Dei 'valutatori' per la prima volta sottopagati e messi ad operare senza strumenti di valutazione chiari ed omogenei".

"Rinviare di quarantottore l'avvio delle prove - conclude il presidente dell'Anief - e' stato evidentemente provvidenziale per sanare anche questo intoppo. Ancora una volta, pero', a pagare le disfunzioni saranno i futuri docenti delle nostre scuole".

Fonte: Italpress

 

Ieri Gilda e ANIEF hanno mostrato soddisfazione per la possibilità di un passo indietro da parte del Ministero relativamente alla riforma delle nuove classi di concorso. Ma non c'è ancora certezza.

La campagna elettorale ha messo in subbuglio gli equilibri all'interno dei gruppi parlamentari, che continuano a lavorare su importanti provvedimenti.

Cosa criticata, ad esempio, ieri dal PD in Senato relativamente al regolamento sulla valutazione.

Uno scontro sommerso c'è anche per quanto riguarda la criticatissima riforma delle classi di concorso, anch'essa osteggiata dal PD che ne ha chiesto lo stop.

Ieri la notizia, ancora tutta da verificare, che il Ministero ha fatto un passo indietro sulla vicenda delle classi di concorso. Nel contempo si lavora in sede parlamentare sulla ridefinizione dei contenuti in base alle indicazioni date dai sindacati auditi. In questo articolo trovate tali rilevazioni.

La riforma delle classi di concorso ci sarà o no? Non abbiamo la sfera di cristallo, gli equilibri sono in continuo mutamento, ma è certo che Profumo ha intenzione di portare a casa tutto ciò che è possibile, compresa la riforme sulle classi di concorso

Nuove classi di concorso: lo stop al loro rinnovo non può che trovare l'Anief d'accordo

Riforma classi di concorso: il Miur pronto a gettare la spugna

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Saranno oltre 95 mila i candidati che a partire da lunedi' prossimo potranno svolgere gli scritti del concorso a cattedra bandito dal ministero dell'Istruzione per 11.542 posti complessivi: il Tar dal Lazio ha infatti confermato l'ordinanza collegiale e i decreti monocratici precedenti per i 7 mila aspiranti docenti ricorrenti che lo scorso mese di dicembre hanno svolto le prove preselettive conseguendo punteggi da 30 a 34,5.

"Il giudice non ha potuto fare altro che applicare quanto previsto dalla legge, riducendo la soglia minima d'accesso disposta dal Miur (35/50) perche' non rispettosa della normativa vigente sui pubblici concorsi della scuola - spiega l'Anief in una nota -. Rimangono invece giustamente esclusi tutti coloro che hanno conseguito un punteggio inferiore ai 30/50. Mentre, sempre grazie all'operato dell'Anief, vengono riammessi anche i giovani laureati che avevano superato la soglia 35. In tutto, il giovane sindacato ha cosi' aumentato del 10% l'elenco degli ammessi all'accertamento del merito".

Soddisfazione e' stata espressa dal presidente del sindacato, Marcello Pacifico, che sottolinea come "in questa prima fase cautelare sia stato valutato oltre il pregiudizio grave e irreparabile anche il 'fumus' denunciato fin dall'emanazione del bando di concorso. Il presidente della terza sezione bis del Tar Lazio, infatti, ha rigettato altre domande di ammissione con riserva - in ricorsi non patrocinati dal sindacato - presentate da ricorrenti con un punteggio inferiore alla sufficienza (30).

Quello che conta e' che l'azione puntuale dei legali e dei quadri sindacali dell'Anief, coordinati dall'avvocato Irene Lo Bue, permettera' a migliaia di candidati nei prossimi giorni di partecipare alle prove scritte e di poter esser valutati per le conoscenze e le competenze".

"Ancora una volta l'Anief, che per numero di deleghe e' il primo tra quelli non ammessi ai tavoli della concertazione, e' riuscito a ottenere giustizia e rispetto delle fonti normative nelle aule dei tribunali", spiega il sindacato.

"Questo - sottolinea Pacifico - e' il terzo degli otto ricorsi annunciati nel settembre scorso, che viene accolto in sede cautelare. Il prossimo contestera' l'obbligo della valutazione positiva della conoscenza della lingua inglese durante le prove scritte dell'infanzia e della materna: un'altra iniziativa presa dal Miur, in contrasto con la norma che ne prevede la libera scelta da parte del candidato e l'attribuzione di un punteggio aggiuntivo".

Fonte: Italpress

 

Viale Trastevere sconfessa le rivelazione della Gilda degli Insegnanti e gli auspici dell’Anief: Profumo rimane dell’idea di chiudere la questione prima dello scioglimento delle Camere.

Nessuna marcia indietro. Il ministero dell’Istruzione ha ancora tutta l’intenzione di rinnovare le classi di concorso prima dello scioglimento delle Camere. Non ci sarebbero ripensamenti, come rivelato nelle ultime ore dalla Gilda degli Insegnanti e auspicato dall’Anief.

In base a quanto ricostruito dalla Tecnica della Scuola, non ci sono infatti novità sostanziali sul rinnovo dei raggruppamenti delle discipline. Le quali, è bene ricordarlo, nel breve volgere regoleranno solamente gli accessi ai prossimi Tirocini formativi attivi e ai concorsi a cattedra. Le commissioni ministeriali stanno infatti lavorando alacremente per definire gli allegati al decreto, soprattutto in quelle parti che i sindacati hanno trovato erronee o incongruenti. Ma il ministro dell’Istruzione non ha ancora alcuna intenzione di abdicare. Profumo rimane sempre intenzionato a firmare il decreto.

Certo, i tempi sono diventati davvero stretti. Ma il responsabile uscente del dicastero di viale Trastevere ha dato indicazioni precise: prima di lasciare vuole assolutamente chiudere la questione. Come quella sui Tfa speciali e il nuovo regolamento sui concorsi. Per lui vederli sfumare proprio sul più bello sarebbe una sconfitta.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Il concorso per reclutare 11.542 insegnanti entra nel vivo. Da lunedi' cominceranno gli ''scritti'' che andranno avanti fino al 21, con sessioni mattutine e pomeridiane. Ad affrontare le prove gli 88.610 candidati che hanno superato la preselezione, ma non solo. I giudici, infatti, hanno ammesso con riserva un consistente pacchetto di ricorrenti.

Ai 500 ammessi dal Tar Lazio la scorsa settimana (su ricorso dell'Anief che aveva contestato la soglia di 35 punti stabilita per poter accedere agli scritti) si e' aggiunto, infatti, un gruppo di candidati, sostenuti dal Codacons, i quali, pur privi di abilitazione, avevano sostenuto e superato la preselezione, ma non erano stati convocati per le prove scritte: il Tar del Lazio li ha ora ammessi con riserva. E in questi giorni (forse gia' domani) - ricorda l'Anief - potrebbe conoscersi la sorte di altri 6.000 ricorrenti.

Tutti dovranno comunque rispondere a quattro quesiti a risposta aperta (tre quesiti nelle classi di concorso dove è prevista una prova di laboratorio). Ogni commissione disporra', per la valutazione di criteri definiti a livello nazionale (pertinenza, correttezza linguistica, completezza e originalita'). A ogni quesito verra' attribuito un punteggio da zero a dieci. Le prove composte da quattro quesiti potranno quindi arrivare a una votazione massima pari a quaranta, quelle composte da tre quesiti a trenta. Superano lo ''scritto'' coloro che ottengono una votazione minima pari a 28/40 (4 quesiti) e a 21/30 (3 quesiti). In queste ore gli uffici scolastici regionali stanno completando la composizione delle commissioni e non sono state segnalate criticita'. Tuttavia per il reperimento di commissari e presidenti il ministero e' stato costretto a una seconda ''chiamata'' (il primo febbraio Profumo ha emanato un'ordinanza per consentire ai direttori degli uffici scolastici regionali, in caso di mancanza di aspiranti, di ''nominare direttamente i presidenti e i componenti, assicurando la partecipazione alle commissioni giudicatrici di esperti di comprovata esperienza nelle materie del concorso''). Secondo alcuni l'incarico sarebbe di scarso appeal per l'esiguita' del compenso.

''L'idea che la correzione di un elaborato in cui sono necessarie vaste conoscenze e ottima competenza linguistica valga 50 centesimi; l'idea che un'ora di colloquio, teso ad accertare con grande senso di responsabilità a chi affidare la formazione delle generazioni future, sia retribuita con una monetina da 50 centesimi, la trovo stomachevole come lo è il compenso di poco più di duecento euro'' scrive un'insegnante 38enne in una lettera pubblicata dalla Tecnica della scuola. Al ministero precisano pero' che complessivamente ogni componente della commissione puo' raggiungere un compenso di 2.051,70 euro lordi, comprensivi della quota di 0,50 centesimi a compito corretto. Cifra che aumenta del 20% per i Presidenti. E mentre marcia la macchina organizzativa di questo concorso a cattedra, gia' si pensa al prossimo.''Stiamo lavorando per mettere il prossimo governo nelle condizioni di fare la seconda edizione'' ha detto alcuni giorni fa il ministro Profumo aggiungendo che gli scritti di quello in corso verranno corretti a marzo, poi ci sara' la seconda prova e gli insegnanti vincitori prenderanno servizio con l'anno scolastico 2013-14.

Fonte: ANSA

 

I non abilitati che avevano sostenuto (e superato) il test di preselezione per il concorso della scuola possono accedere alla prova scritta. Lo ha deciso la III sezione bis del Tar del Lazio, accogliendo il ricorso presentato dal Codacons per conto di un gruppo di aspiranti docenti.

«Considerato che le prove scritte, come dal diario pubblicato dal Miur, prenderanno avvio il giorno 11 febbraio 2013 - scrivono i giudici -; ritenuto che sussistono i presupposti ex art. 56 per l'ammissione con riserva dei ricorrenti atteso che la prima camera di consiglio utile per la discussione della domanda cautelare proposta con l'istanza è prevista per il 21 febbraio 2013, vale a dire in data posteriore a quella in cui avrà inizio la prova scritta, accoglie la domanda cautelare monocratica ai fini della ammissione con riserva dei ricorrenti».

In pratica, dunque, il Tar ha deciso di permettere ai candidati senza abilitazione all'insegnamento di partecipare al concorso perché ritiene che sussistano i presupposti per la loro partecipazione. «Ora - commenta il Codacons - i candidati che avevano aderito al ricorso promosso dal Codacons, non solo hanno visto riconosciuti i propri diritti, ma potranno, al pari degli altri partecipanti, sostenere le prove scritte nonostante non siano stati convocati dal ministero dell'Istruzione».

Resta aperto il fronte degli aspiranti docenti con punteggio 30-34,5. Oltre alla partita dei non abilitati, c'è un altro fronte aperto su cui si è in attesa della pronuncia del Tar: quello degli aspiranti insegnanti che al test di preselezione hanno ottenuto un punteggio compreso tra 30 e 34,5. Questi soggetti sono stati esclusi perché per superare la prova era necessario - secondo il bando del Miur - ottenere un punteggio di 35 punti. Contro questo aspetto del bando l'associazione sindacale Anief ha proposto ricorso al Tar. Il primo responso, favorevole al candidato, è arrivato nei giorni scorsi. Adesso si attende che i giudici si pronuncino per gli altri 5mila esclusi.

Fonte: Il Sole 24 Ore

 

Parere favorevole della Camera ma con condizioni su punteggi diversificati tra TFA ordinario e speciale, riconoscimento del servizio dell'a.s. 2012/13, avvio corsi anche per strumento musicale, riconoscimento valore abilitante diploma magistrale. Uil e Cisl ritengono che il Ministro possa avviare da subito il provvedimento. Anief: apertura alle graduatorie ad esaurimento. PDL assente perchè ritiene ingiusto il provvedimento.

Tfa speciali: il parere favorevole della Camera. Osservazioni sui punteggi della II fascia di istituto, diplomi magistrale, servizio a.s. 2012/13, corsi per strumento musicale
red – Ieri la VII Commissione Cultura della Camera ha espresso parere favorevole alla modifica del dm 249/10 per permettere l'avvio di percorsi destinati a docenti che possano vantare determinati requisiti di servizio. Assente il gruppo PDL, la discussione è stata serrata. Il parere è accompagnato da numerose condizioni e osservazioni sui requisiti e sulle modalità del corso. Spetta adesso al Governo accettarle o meno.

Tfa speciali. Per Anief necessario requisito 360 giorni e inserimento in graduatoria ad esaurimento con 3 punti in più per TFA ordinario
Ufficio Stampa Anief – Con il sì, seppure condizionato, emesso dalla VII Commissione Cultura della Camera, finalmente anche il Parlamento si è espresso a favore dell'avvio dei Tfa speciali. Per la scuola italiana è una bella notizia: potranno abilitarsi all'insegnamento almeno 50.000 docenti.

TFA speciali. PDL non ha partecipato alla seduta perchè è un provvedimento ingiusto
Nel comunicato successivo al parere favorevole della Commissione Istruzione della Camera Elena Centemero Responsabile Nazionale Scuola, Universita' e Ricerca PdL lascia al Ministro Profumo la responsabilità di tale scelta.

TFA speciali: ora il Ministro emani rapidamente il decreto attuativo
UIL – Dopo il parere favorevole espresso oggi dalla Camera in merito al decreto predisposto dal Governo che istituisce i Tfa riservati, parere che si aggiunge a quello già espresso dalla Commissione Istruzione del Senato e dal Consiglio di Stato, il ministro ora deve emanare rapidamente il decreto.

Coscia (PD): sì ai TFA speciali. Condizioni: no a disparità tra TFA ordinari e speciali. Sì al valore abilitante del diploma magistrale
Maria Coscia capogruppo del PD in VII commissione – "Nella seduta di oggi della Commissione Cultura è stato dato un parere favorevole con condizioni al decreto ministeriale sui TFA speciali"

Russo (PD): votato parere favorevole al decreto sui TFA speciali ma con precise condizioni per inserimento in II fascia delle graduatorie di istituto
Ufficio Stampa – Oggi in occasione della seduta della commissione cultura della Camera il PD era presente con tutti i propri componenti, nessuno escluso. E ci è dispiaciuto notare l'assenza di molti colleghi ed in particolare di interi gruppi come il Pdl.

Cisl: bene il parere positivo sui “TFA speciali”
Cisl Scuola - La partita è delicata e importante, perché nel passaggio ai nuovi percorsi di formazione alla docenza non si può non tener conto di chi si è laureato da tempo, non ha avuto opportunità di abilitarsi, magari ha accumulato lavoro da precario e rischia ora di vedersi tagliar fuori da opportunità che è doveroso concedergli.

VII Commissione Cultura della Camera dei deputati: parere favorevole per i TFA speciali
Valeria Bruccola (Direttivo nazionale Adida) – Dopo giorni di attese e di confusione è arrivato il parere della VII Commissione della Camera dei Deputati sulla bozza di modifica del Decreto sulla formazione iniziale docenti.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Il giorno dopo il parere positivo sui ‘TFA speciali’ dato dalla commissione Cultura della Camera i sindacati esprimono soddisfazione.

La Uil scuola sollecita tempi stretti per il loro avvio, e invita l’attuale ministro a “emanare rapidamente il decreto”. Più cauto Francesco Scrima, segretario della Cisl Scuola, che allarga il discorso ad altri temi: “Formazione iniziale, nuove forme di reclutamento che assicurino qualità e trasparenza, stabilizzazione del lavoro e salvaguardia dei diritti di chi è nelle graduatorie a esaurimento: sono le questioni su cui chiederemo da subito un serrato confronto col nuovo governo e il nuovo ministro”.

Sui contenuti e sull’ampiezza del provvedimento però gravano alcune incognite. L’Anief è già sul piede di guerra: “l’accesso deve essere consentito anche ad una serie di figure professionali rimaste sinora ingiustamente escluse. Come quelle degli oltre 8.000 docenti oggi privi di titolarità: lo Stato deve dare loro la possibilità di poter accedere, sempre se in possesso del titolo utile, ad una nuova abilitazione e senza costi aggiuntivi”. Non solo. Sempre l’Anief chiede che anche i dottori di ricerca siano ammessi ai Tfa speciali: “Se i dottori di ricerca hanno titolo ad essere inseriti nei ruoli dirigenti dello Stato, perché gli viene ora negato di poter fare i docenti della scuola pubblica?”

C’è poi la questione della ‘precedenza’ che gli abilitati con il Tfa ordinario dovrebbero avere rispetto agli ‘speciali’ nelle graduatorie di istituto. Altro tema che non mancherà di suscitare discussioni.

Il provvedimento è insomma complesso e non privo di criticità. Il Pd ha chiesto che se ne occupino il nuovo governo e il nuovo ministro.

Fonte: Tuttoscuola

 

"E' un'Italia a due velocita' quella che il Miur ha registrato in questi giorni per determinare il numero di addetti del prossimo anno scolastico. Da una parte c'e' il Centro-Nord, che si contraddistingue per gli aumenti costanti delle iscrizioni degli alunni, con delle regioni, come la Lombardia e l'Emilia-Romagna, dove l'incremento annuo e' anche di decine di migliaia di allievi ed in cinque anni si sono registrati quasi 200mila iscritti in piu' (con un incremento medio del 5% circa di alunni). Dall'altra c'e' il Sud, dove nell'ultimo quinquennio si sono persi per strada quasi 95mila alunni. I quali rappresentano una riduzione del 4,8%, con la primaria a preoccupare maggiormente, visto che il saldo negativo e' di oltre 41 mila iscritti (-5,8%)". Lo afferma in una nota l'Anief. 

"Molise, Basilicata e Calabria rappresentano i casi peggiori, con riduzioni che si attestano tra il 7% ed il 9%. Mentre negli istituti superiori la flessione ha addirittura superato il 10%. Desolante anche il resoconto delle Isole, dove dal 2007/08 ad oggi mancano all'appello 53mila alunni in meno (-5,9%)", spiega il sindacato, che parla di "dati inequivocabili, che non possono in alcun modo far giungere a conclusioni positive e rassicuranti.
Prima di tutto perche', nonostante siano passati piu' di 150 anni dall'Unita' d'Italia, ancora rimane irrisolto il problema del troppo diverso sviluppo delle aree del Paese".

"Se non si inverte la tendenza, almeno a livello scolastico, il Meridione sembra sempre piu' condannato all'eutanasia – sostiene Marcello Pacifico, presidente dell'Anief -. E' evidente che se non si attua con urgenza un serio piano di sviluppo economico - continua il rappresentante del giovane sindacato - il nostro Paese e' destinato, almeno a livello di istruzione, a separarsi. Con il Nord che guarda sempre piu' da vicino l'Europa, mentre il Sud non riesce nemmeno a garantire il diritto allo studio".

Quanto alle cause, l'ufficio studi dell'Anief ritiene che "non possa essere ininfluente il fenomeno della forte riduzione del tasso demografico. A cui si aggiunge quello dei flussi migratori. Entrambi, di sicuro, penalizzano il Meridione. Ma c'e' dell'altro: assieme a certi andamenti, che potremmo definire 'fisiologici', si deve registrare il colpevole fenomeno dei mancati investimenti da parte dello Stato, della scarsita' delle idee e delle risorse messe a disposizione dal Governo centrale".

"Con i cittadini del Meridione e delle Isole - continua Pacifico - che si sono ritrovati in un inconcepibile stato di abbandono e di solitudine, contro i quali ben poco puo' fare anche l'Unione Europea. La quale ha sempre cercato, nello stesso periodo, di stimolare i Paesi membri, indicando l'esigenza di raggiungere delle percentuali nazionali sulla dispersione scolastica sempre piu' modeste. Anche perche' e' storicamente provata, oltre che confermata di recente dall'Istat, la forte associazione tra poverta', bassi livelli di istruzione, modesti profili professionali ed esclusione dal mercato del lavoro".

Fonte: Italpress

 

Anche nella scuola c'è un'Italia a due velocità: in 5 anni al Sud 150mila iscritti in meno, al Nord +200mila alunni. È un'Italia a due velocità quella che il Miur ha registrato in questi giorni per determinare il numero di addetti del prossimo anno scolastico. Da una parte c'è il Centro-Nord, che si contraddistingue per gli aumenti costanti delle iscrizioni degli alunni, con delle regioni, come la Lombardia e l'Emilia-Romagna, dove l'incremento annuo è anche di decine di migliaia di allievi ed in cinque anni si sono registrati quasi 200mila iscritti in più (con un incremento medio del 5% circa di alunni).

Dall'altra c'è il Sud, dove nell'ultimo quinquennio si sono persi per strada quasi 95mila alunni. I quali rappresentano una riduzione del 4,8%, con la primaria a preoccupare maggiormente, visto che il saldo negativo è di oltre 41 mila iscritti (-5,8%). Molise, Basilicata e Calabria rappresentano i casi peggiori, con riduzioni che si attestano tra il 7% ed il 9%. Mentre negli istituti superiori la flessione ha addirittura superato il 10%. Desolante anche il resoconto delle Isole, dove dal 2007/08 ad oggi mancano all'appello 53mila alunni in meno (-5,9%).

Secondo l'Anief, associazione sindacale professionale, si tratta di dati inequivocabili, che non possono in alcun modo far giungere a conclusioni positive e rassicuranti. Prima di tutto perché, nonostante siano passati più di 150 anni dall'Unità d'Italia, ancora rimane irrisolto il problema del troppo diverso sviluppo delle aree del Paese.

"Se non si inverte la tendenza, almeno a livello scolastico, il Meridione sembra sempre più condannato all'eutanasia", sostiene Marcello Pacifico, presidente dell'Anief. "È evidente che se non si attua con urgenza un serio piano di sviluppo economico - continua il rappresentante del giovane sindacato - il nostro Paese è destinato, almeno a livello di istruzione, a separarsi.
Con il Nord che guarda sempre più da vicino l'Europa, mentre il Sud non riesce nemmeno a garantire il diritto allo studio".

Ma a cosa si deve questa netta discrepanza? L'ufficio studi dell'Anief ritiene che non possa essere ininfluente il fenomeno della forte riduzione del tasso demografico. A cui si aggiunge quello dei flussi migratori. Entrambi, di sicuro, penalizzano il Meridione. Ma c'è dell'altro: assieme a certi andamenti, che potremmo definire 'fisiologici', si deve registrare il colpevole fenomeno dei mancati investimenti da parte dello Stato, della scarsità delle idee e delle risorse messe a disposizione dal Governo centrale.

"Con i cittadini del Meridione e delle Isole - continua Pacifico - che si sono ritrovati in un inconcepibile stato di abbandono e di solitudine, contro i quali ben poco può fare anche l'Unione Europea. La quale ha sempre cercato, nello stesso periodo, di stimolare i Paesi membri, indicando l'esigenza di raggiungere delle percentuali nazionali sulla dispersione scolastica sempre più modeste. Anche perché è storicamente provata, oltre che confermata di recente dall'Istat, la forte associazione tra povertà, bassi livelli di istruzione, modesti profili professionali ed esclusione dal mercato del lavoro".

Non a caso, pure sul versante dell'abbandono dei banchi di scuola, la storia si ripete: mentre l'Ue ci chiede di raggiungere, nel 2020, un tasso medio nazionale di abbandono tra il 15 e il 16%, in Italia ci ritroviamo con il Centro-Nord vicino a questa soglia. E la forbice rispetto al Sud che continua sempre più ad allargarsi. Con alcune regioni, come la Sicilia, dove la quota di coloro che lasciano gli studi in età di obbligo formativo supera ancora il 25%.

Fonte: TMNews

 

Il calo degli iscritti nelle scuole ''non e' solo un problema demografico e migratorio, ma preoccupa anche il divario sul tasso di abbandono scolastico in eta' di obbligo formativo; se non si inverte la tendenza con un serio piano di sviluppo economico, l'implementazione di idee e risorse, il Meridione e' condannato all'eutanasia'': e' quanto sottolinea in una nota l'Anief.

E' un'Italia a due velocita' quella che il Miur ha registrato in questi giorni per determinare il numero di addetti del prossimo anno scolastico, segnala l'Anief. ''Da una parte c'e' il Centro-Nord, che si contraddistingue per gli aumenti costanti delle iscrizioni degli alunni, con delle regioni, come la Lombardia e l'Emilia-Romagna, dove l'incremento annuo e' anche di decine di migliaia di allievi e in 5 anni si sono registrati quasi 200mila iscritti in piu' (con un incremento medio del 5% circa di alunni); dall'altra c'e' il Sud, dove nell'ultimo quinquennio si sono persi per strada quasi 95mila alunni che rappresentano una riduzione del 4,8%, con la primaria a preoccupare maggiormente, visto che il saldo negativo e' di oltre 41 mila iscritti (-5,8%)''.

''Se non si inverte la tendenza, almeno a livello scolastico, il Meridione sembra sempre piu' condannato all'eutanasia'', sostiene Marcello Pacifico, presidente dell'Anief. ''E' evidente che se non si attua con urgenza un serio piano di sviluppo economico il nostro Paese e' destinato, almeno a livello di istruzione, a separarsi. Con il Nord - conclude Pacifico - che guarda sempre piu' da vicino l'Europa, mentre il Sud non riesce nemmeno a garantire il diritto allo studio''

Fonte: ANSA

 

"Domani la Commissione Cultura della Camera non ha scelta: adotti il buon senso, prendendo esempio dai colleghi del Senato, e si esprima favorevolmente sul testo voluto dal Ministero dell'Istruzione per introdurre i tirocini formativi che permetterebbero ad oltre 50.000 docenti precari di conseguire l'abilitazione all'insegnamento e partecipare ai concorsi pubblici". Lo afferma in una nota L'Anief, che esorta "gli onorevoli che fanno parte della Commissione a fare il loro dovere fino in fondo, anche a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere. In modo che il Ministro Francesco Profumo possa sicuramente firmare il decreto di avvio dei corsi di abilitazione alla professione di insegnante, prima che decada dal suo ruolo".

"Nell'eventualita' contraria, qualora il parere fosse eluso per mancanza del numero legale o, peggio ancora, negativo – sostiene Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - non si farebbe altro che alimentare l'ennesima 'guerra tra poveri'. In questo caso tra docenti precari che si apprestano a svolgere il tirocinio abilitante speciale, riservato a chi ha svolto gia' del servizio come insegnante, e coloro che hanno gia' iniziato il Tfa ordinario aperto a tutti".

"Il sindacato autonomo non puo' pensare che i parlamentari privino decine di migliaia di aspiranti docenti di un loro diritto", spiega ancora l'Anief. "Non puo' essere colpa loro – sottolinea Pacifico - se vengono costretti ad insegnare, seppure privi di abilitazione, su posti vacanti e per lunghi periodi acquisendo la professionalita' sul campo. Come non e' colpa loro se esistono ancora nelle scuole paritarie realta' di colleghi sfruttati che lo Stato ne' controlla ne' tutela. A questo punto - continua il presidente del giovane sindacato - non rimane altro che permettergli di regolarizzare la loro posizione, come del resto gia' accaduto con i corsi di abilitazione riservati del 1999 e nel 2004. E come del resto indica l'Ue, che chiede di collocare tra i professionisti tutti coloro che svolgono un'attivita' definita da almeno un triennio".

E proprio per adottare la politica delle pari opportunita', rispetto a questi ultimi corsisti, l'Anief esorta la Commissione Cultura "a indicare al Miur la necessita' di ridurre a 360 giorni il servizio minimo necessario per accedere ai prossimi Tfa speciali abilitanti. Cio' eviterebbe, tra l'altro, l'avvio di un contenzioso presso i tribunali della Repubblica: infatti, finche' la legge non cambia, le modalita' per accedere alla professione non possono che rimanere le stesse".

"Inoltre - conclude il presidente dell'Anief - il nostro sindacato reputa necessario far inserire nelle graduatorie ad esaurimento, contrariamente a quanto e' previsto oggi dalla normativa, anche tutti coloro che conseguiranno l'abilitazione tramite i Tfa. Con la possibilita', analogamente con quanto avveniva per i corsi universitari Ssis, di conferire tre punti di maggiorazione a coloro che svolgono il piu' impegnativo Tfa ordinario. Si tratterebbe di un segnale importante se si intende davvero premiare il merito".

Fonte: Italpress

 

Il 6 febbraio la commissione Cultura della Camera dovrà esprimere il suo parere sui corsi predisposti dal Miur per far abilitare il personale precario con almeno tre annualità. Il sì unanime dei giorni scorsi a Palazzo Madama non deve illudere i 60mila interessati al provvedimento: diversi onorevoli si sono infatti espressi negativamente. Se il via libera non dovesse arrivare, l’ultima parola spetterà comunque a Profumo: ricevuto l’assenso dalla Corte dei Conti, potrebbe farli partire per motivi di urgenza. E stavolta avrebbe anche il benestare dei sindacati.

Per i Tfa speciali è giunta l’ora della verità: il 6 febbraio è stata infatti calendarizzata l’attesa riunione della commissione Cultura della Camera dei Deputati, che dovrà esprimere il suo parere sui corsi predisposti dal ministero dell’Istruzione per far abilitare il personale precario con almeno tre annualità. Si tratta di un appuntamento molto sentito: ai corsi sarebbero interessati tra i 50mila e i 60mila precari.

Come preannunciato e approfondito sul numero 11 cartaceo e on line de "La Tecnica della Scuola", il voto positivo e unanime della commissione analoga di Palazzo Madama non deve far illudere. Nei giorni scorsi diversi onorevoli hanno infatti espresso le loro perplessità sull’approvazione del regolamento, indispensabile modificare le norme vigenti sulla formazione in entrata previste dal D.M. 249/2010.

Forti perplessità sono state espresse dalla Lega. E anche il Pd non è sembrato così compatto. In tanti preferirebbero attendere lo scioglimento delle Camere. Un progetto che però si tradurrebbe, però, in una bocciatura del progetto ministeriale di avviare e concludere i Tfa speciali nel corso di quest’anno scolastico. E mettere così nelle condizioni gli idonei di partecipare, al pari di coloro che supereranno con successo i Tfa ordinari, i prossimi concorsi a cattedra.

Tra coloro che osteggiano la loro attivazione ci sarebbero proprio gli abilitandi che hanno appena iniziato i Tfa ordinari, spalleggiati dall’Associazione Docenti Italiani ha anche dato sostegno ad una diffida formale contro dei corsi definiti “dequalificanti sanatorie, che sviliscono la professione, riproducono precariato e annullano qualsiasi tentativo di programmazione”. Oltre che i precari abilitati. Se i tirocini riservati saltassero si lascerebbero infatti alle spalle decine di migliaia di precari “concorrenti”. E siccome siamo in piena campagna elettorale, sono influenze non proprio marginali.

Secondo Giorgio Mottola, responsabile nazionale settore Scuola Futuro e Libertà, “la bozza era conosciuta da tutti”. Eppure “‘se i pareri non sono vincolanti e il Ministro può farne a meno’ viene da chiedersi perché mai sono trascorsi 8 mesi?”. Per Mottola è quindi “strano che solo adesso si voglia più tempo per riflettere”.

Per Jole Santelli (Pdl) "il governo Monti si appresta a varare l'ennesima sanatoria ai precari della scuola. Un regalo alle pressioni dei precari e dei sindacati, l'ennesimo calcio in faccia alle nuove generazioni". Contrario è anche l’on Giovanni Bachelet (Pd), secondo cui l’approvazione equivale a “un condono che ingrosserebbe le fila dei docenti inclusi nelle graduatorie d’istituto”. Una posizione, la sua, in contrasto con componenti del suo stesso partito. Ad iniziare dal presidente della commissione Cultura, Manuela Ghizzoni, secondo cui il parere dell’organismo non sarebbe indispensabile: "il Governo, assumendosene la responsabilità politica, può comunque procedere all'adozione definitiva del provvedimento anche in assenza del parere delle Commissioni, una volta decorsi i termini". La tesi della Ghizzoni è confutata dal Miur: interpellato dalla Tecnica della Scuola, un dirigente ministeriale dichiara che “se la commissione della Camera dovesse dare parere negativo, il ministro Profumo potrebbe comunque adottare il provvedimento”. Non prima di avere avuto, comunque, il sì dalla Corte dei Conti. Che però sarebbe già stata informata da tempo e non sembra costituire un problema.

A favore dei Tfa speciali si schierano anche i sindacati. Nelle ultime ore si è espresso a difesa del provvedimento Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola, secondo il quale “non c’è nessuna ragione per cui la Commissione Cultura della Camera, convocata per il prossimo 6 febbraio, non esprima il proprio parere. Al Ministro – continua Di Menna - compete emanare rapidamente il decreto. Il provvedimento, infatti, predisposto dal Governo, ha opportunamente previsto ai fini del conseguimento dell’abilitazione l’esperienza pluriennale maturata nelle attività didattiche”. Per il sindacalista della Uil “questa esperienza ha consentito il funzionamento della scuola oltre ad aver rappresentato un momento di crescita professionale, aspetti che non possono essere disconosciuti”.

Di Menna si sofferma anche sul fatto che “sarebbe stato necessario, come proposto allora dalla Uil, bandire i concorsi ordinari per i posti dove sono esaurite le graduatorie, nel momento in cui sono state bloccate le Siss. Ciò al fine di attivare un reclutamento efficace e garantire stabilità evitando il riformarsi di ulteriore precariato”. Per il leader del sindacato confederale, in conclusione, l’assenza di una buona politica non può danneggiare chi ha garantito funzionamento delle scuole e che comunque prima di essere assunto dovrà sottoporsi ad una selezione concorsuale”.

Sulla questione Tfa speciali è intervenuta pure l’Anief, che ha esortato “gli onorevoli che fanno parte della Commissione a fare il loro dovere fino in fondo, anche a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere. In modo che il Ministro Francesco Profumo possa sicuramente firmare il decreto di avvio dei corsi di abilitazione alla professione di insegnante, prima che decada dal suo ruolo”. “Nell’eventualità contraria, qualora il parere fosse eluso per mancanza del numero legale o, peggio ancora, negativo – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief - non si farebbe altro che alimentare l’ennesima ‘guerra tra poveri’”. Per evitare diatribe tra gli iscritti al Tfa ordinario e quello speciale, l’Anief ha anche indicato la strada al Miur: “far inserire nelle graduatorie ad esaurimento, contrariamente a quanto è previsto oggi dalla normativa, anche tutti coloro che conseguiranno l’abilitazione tramite i Tfa. Con la possibilità, analogamente con quanto avveniva per i corsi universitari Ssis, di conferire tre punti di maggiorazione a coloro che svolgono il più impegnativo Tfa ordinario”. Sempre per adottare la politica delle pari opportunità, rispetto a questi ultimi abilitati, l’Anief si rivolge infine alla Commissione Cultura della Camera, perché indichi “al Miur la necessità di ridurre a 360 giorni il servizio minimo necessario per accedere ai prossimi Tfa speciali abilitanti. Ciò eviterebbe, tra l’altro, l’avvio di un contenzioso presso i tribunali della Repubblica”, minaccia il sindacato degli educatori in formazione.

Insomma, le interpretazioni sono davvero tante e diversificate. Tanto che per più di qualcuno l’incontro tra i componenti della VII commissione, a seguito delle troppe pressioni, potrebbe anche saltare.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

In vista delle elezioni Os.it chiede alle sigle sindacali le loro proposte concrete ai politici. Dopo FLCGIL, CISL, UIL ecco le proposte dell'Anief. “La XVII legislatura - scrive Marcello Pacifico, presidente di Anief - deve ripartire dalla promozione del sapere se vuole educare le generazioni del domani a una cittadinanza attiva e responsabile e indirizzare il mondo del lavoro verso nuove forme di riconversione industriale e produzione economica”.

1. Aumento di un 1% di Pil nel settore della conoscenza

Senza maggiori investimenti non ci può essere alcun progetto. E’ stato tagliato più del 20% del personale dalla scuola materna all’università attraverso un reiterato blocco del turn over e un abuso dei contratti a termine. Chiede anche l’Ocse che l’Italia finalmente, allochi le risorse dove sono necessarie alla ripresa.

2. Revisione dei criteri del dimensionamento scolastico

La cancellazione di 200.000 posti nella scuola degli ultimi sei anni, così come la soppressione di diversi corsi di laurea sono il risultato di scelte politiche avventate che privilegiato la massificazione dei sapere a scapito della qualità. Il ruolo dell’autonomia delle scuole e dell’università deve essere recuperato attraverso il ripristino della rete antecedente alle ultime riforme.

3. Revisione dei criteri sulla rappresentanza sindacale

Le attuali regole sulle relazioni sindacali sono obsolete, non legate all’attuale flessibilità del mondo del lavoro. Bisogna dare voce ai lavoratori precari e slegare il voto delle Rsu, da svolgersi annualmente e in forma telematica, dal voto alle organizzazioni sindacali che intendono misurare ogni tre anni la loro rappresentatività.

4. Revisione dei criteri di valutazione

Il monitoraggio delle attività svolte è centrale per una programmazione a livello di classe, di istituto, di ateneo ma non può essere vincolante per l’erogazione delle risorse essenziali per l’ordinario funzionamento. Le indicazioni dell’Invalsi non possono non tener conto della situazione del territorio e della centralità dello studente nel processo educativo.

5. Stabilizzazione degli organici

Bisogna adeguare la normativa italiana a quella comunitaria con l’aumento del 35% dell’organico di diritto sul sostegno e la progressiva trasformazione di tutti i contratti da tempo determinato, con più di tre anni di servizio, a tempo indeterminato. Solo così si può garantire la continuità didattica necessaria.

6. Attuazione della legge sui disturbi specifici di apprendimento

All’approvazione della norma non sono seguiti gli interventi necessari per creare le figure professionali necessarie, nonostante più di 350mila alunni soffrano di questi disturbi. È necessario rimuovere gli eventuali ostacoli e accantonare le risorse per partire subito fin dal nuovo anno scolastico.

7. Revisione dei criteri di pensionamento

Il progressivo aumento dell’età pensionabile legato alla speranza di vita degli italiani non tiene conto del burnout elevato nel settore della conoscenza. La rapida evoluzione dei saperi in un mercato globale impone, inoltre, l’introduzione di nuovi ruoli, dopo una certa anzianità maturata, che siano da supporto all’attività educativa in termine di tutoraggio e organizzativi.

8. Ripristino della figura del ricercatore

Da ormai un triennio non possono essere più banditi concorsi sebbene sulla categoria dei ricercatori ricada il 70% del carico didattico. La ricerca deve essere incentivata perché rappresenta il volano dell’economica.

9. Formazione in servizio e riconversione professionale

Nell’attuale reticolare economia mondiale la formazione continua, in modalità e-learning, rappresenta il valore aggiunto nell’adeguamento dei servizi alle necessità rilevate dal cittadino che in quanto lavoratore deve ritornare anche tra i ‘banchi’ periodicamente non soltanto per aggiornarsi ma anche per riqualificarsi in base ai nuovi settori produttivi.

10. Revisione dell’apprendistato e obbligo a 18 anni

Contrariamente alle ultime ipotesi di riduzione dell’orario scolastico o di svalutazione dei titoli di studio, bisogna da una parte collegare il nuovo mondo del lavoro alla scuola e all’università con nuove regole sull’apprendistato come in Germania e aumentare l’età d’obbligo scolastico perché senza sapere non ci può essere lavoro.

11. Revisione dei criteri di accesso alle Gae

Il sistema di reclutamento deve prevedere la spendibilità del titolo abilitante acquisito anche attraverso i Tfa ordinari o speciali nelle graduatorie permanenti all’insegnamento con regole chiare e trasparenti sull’attribuzione dei punteggi.

12. Revisione dei criteri relativi alla mobilità

La contrazione degli organici e le nuove regole del mercato del lavoro impongono la rivisitazione delle norme contrattuali nel rispetto del diritto al trasferimento dentro e fuori le frontiere nazionali e al riconoscimento delle qualifiche professionali acquisite.

13. Ripristino scatti di anzianità e recupero Tfr

Il potere d’acquisto degli italiani è sceso ai livelli di 24 anni fa, mentre gli stipendi restano lontani dai livelli dell’Ocse specie a fine carriera con 8mila euro in meno. La stessa trattenuta del 2,5% del Tfr si è rivelata illegittima mentre le risorse dal fondo d’istituto sono state utilizzate per attutire la povertà dei salari. Bisogna sbloccare i contratti e gli scatti di anzianità senza alcun baratto.

14. Introduzione della vice-dirigenza e di una carriera

Nel rispetto degli aumenti minimi degli stipendi legati all’aumento del costo della vita, si devono trovare risorse aggiuntive per programmare una carriera che, specialmente, nella scuola individui figuri intermedie tra il docente e il dirigente e all’interno del personale dedicato all’amministrazione.

15. Sviluppo, valorizzazione e tutela del patrimonio culturale

Senza un piano di sviluppo economico che coinvolga tutte le professionalità del Paese intorno all’unica risorsa, la nostra cultura, che il resto del mondo non ha, nel rispetto dell’ecosostenibile, non si potrà mai risanare il debito pubblico e garantire gli attuali livelli di welfare.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

“Sono dati davvero sconfortanti quelli che il Ministero dell'Istruzione ha fornito ai sindacati in vista del prossimo anno scolastico: gli alunni della scuola italiana previsti sono oltre 6 milioni e 858 mila. Rispetto all'anno in corso aumenteranno di quasi 30 mila unita', soprattutto alla primaria (con leggero calo alle medie), ma per effetto del blocco normativo approvato con la legge 111/2011 la quantita' di docenti rimarra' bloccata. L'organico sara' lo stesso di quest'anno: 600.839 posti di docente comuni e 63.348 di sostegno". Lo afferma l'Anief in una nota.

"Cio' comportera' un ulteriore innalzamento del numero di alunni per classe. E diventera' soprattutto sempre maggiore la distanza tra il numero di alunni disabili e i docenti di sostegno di ruolo", sottolinea il sindacato, che ritiene "inaccettabile" tutto questo. "Perche' tali decisioni della macchina amministrativa e politica si ripercuoteranno negativamente sulla didattica, sugli alunni e sulle famiglie - prosegue l'Anief -. Ad essere penalizzati nelle classi 'pollaio' saranno, in particolare, gli studenti con maggiori difficolta' di apprendimento e con disabilita'. Per non parlare dei docenti, nei confronti dei quali solo a parole si continua a indicare la necessita' di fornire 'grande rispetto sociale a chi dedica la sua vita alla scuola come insegnante', come ha fatto nelle ultime ore il presidente del Consiglio uscente Mario Monti".

"In molti casi la didattica non potra' essere garantita – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief -, in particolare laddove le ore di sostegno che lo Stato concedera' agli alunni portatori di handicap o con problemi di apprendimento saranno molte di meno rispetto a quelle che la legge prevede. Questo avviene anche e soprattutto perche' ad oggi e' stato stabilizzato solo il 65% dell'organico di docenti di sostegno. Almeno 35 mila insegnanti specializzati attendono di essere assunti, malgrado i posti di lavoro siano vacanti e disponibili. E con un docente precario ogni tre, quello che si produce e' un risultato di forti disagi per i ragazzi e per le loro famiglie".

"Non occorre essere esperti di formazione scolastica – continua Pacifico - per capire che in questa situazione non si riesce a sviluppare un valido progetto didattico. Cosi' a fare da garante per famiglie e studenti continuano ad essere i giudici: sempre piu' sentenze stabiliscono che quei posti in deroga vanno assegnati per intero su un solo alunno. E non su due o tre ragazzi. Con il risultato che ad ognuno di loro viene garantita solo una manciata di ore di sostegno".

Il sindacato reputa "grave che cio' avvenga anche dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, con la sentenza n. 80 del 26 febbraio 2010, a proposito della illegittimita' costituzionale dell'art. 2, comma 413, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, nella parte in cui fissa un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno". "L'abolizione dei limiti imposti dal legislatore nell'attribuzione dei posti in deroga - prosegue il presidente dell'Anief - rappresenta una bocciatura a tutti i tentativi, come questo, di negare per meri motivi di finanza pubblica il diritto allo studio a tutti gli alunni portatori di disabilita', grave o lieve che sia. Ed altrettanto grave e' trasformare in docenti di sostegno figure non idonee".

Qualora l'annuncio sul tetto dei docenti, fatto in questi giorni, dovesse avere seguito, l'Anief conferma il supporto legale a tutte le famiglie che intendono rivolgersi ai tribunali. Ad iniziare proprio da quelle con figli portatori di handicap. "Possono decidere di presentare ricorso - conclude Pacifico - anche nel corso dell'anno scolastico e nessun giudice potra' negare ai loro figli le ore di sostegno di cui hanno bisogno durante la permanenza a scuola e personale adeguatamente qualificato. L'Anief su questi punti ha un impegno morale da condurre: ha gia' promosso diversi ricorsi e continuera' a farlo".

Fonte: Italpress

 

400 ricorrenti sono stati ammessi con riserva al concorso per docenti dal Tar del Lazio con decreto monocratico. "Ancora un successo dell'Anief che ottiene un provvedimento d'urgenza dal presidente della sezione 3-bis. Confermato il precedente orientamento espresso in sede collegiale per l'ammissione agli scritti dei candidati che hanno contestato la soglia dei 35 punti e hanno ottenuto la sufficienza (30). Ancora possibile aderire al ricorso presso gli uffici legali aperti nel territorio entro domenica - spiega il sindacato in una nota -. Nel ricorso n. 937/12 i ricorrenti hanno ottenuto il decreto n. 411/13 che permette loro di prendere parte alle prossime prove scritte in programma dall'11 al 21 febbraio 2013".

Per il presidente Anief, Marcello Pacifico, "si conferma in questa fase cautelare il pregiudizio grave e irreparabile che potrebbero subire i ricorrenti dall'esclusione dalle procedure concorsuali, in presenza, peraltro, di un'indicazione precisa del legislatore (c. 11, art. 400, d.lgs. 297/94). Il sindacato non contesta il criterio dei 7/10 utilizzato come soglia per la misurazione del merito (scritti e orali) ma l'utilizzo dello stesso criterio per le prove preselettive che doveva essere misurato in 6/10. Per la prossima settimana si attende il responso dei giudici per gli altri 6.000 ricorrenti, mentre sono migliaia i candidati che si ritrovano nelle stesse condizioni e che, in questi ultimi giorni, si stanno recando presso gli uffici legali dell'Anief per ricorrere a seguito della proroga dei termini per l'adesione".

Fonte: Italpress

 

Il Tar del Lazio ha ammesso con riserva, con decreto monocratico, 400 ricorrenti contro il concorsone della scuola. Lo comunica l'Anief spiegando che il presidente della sezione 3-bis ha confermato il precedente orientamento espresso in sede collegiale per l'ammissione agli scritti dei candidati che hanno contestato la soglia dei 35 punti e hanno ottenuto la sufficienza (30).

Nel ricorso n. 937/12 notificato dall'avvocato Irene Lo Bue, i ricorrenti hanno ottenuto il decreto n. 411/13 che permette loro di prendere parte alle prossime prove scritte in programma dall'11 al 21 febbraio 2013.

Per il presidente Anief, Marcello Pacifico, "si conferma in questa fase cautelare il pregiudizio grave e irreparabile che potrebbero subire i ricorrenti dall'esclusione dalle procedure concorsuali, in presenza, peraltro, di un'indicazione precisa del legislatore". Il sindacato non contesta il criterio dei 7/10 utilizzato come soglia per la misurazione del merito (scritti e orali) ma l'utilizzo dello stesso criterio per le prove preselettive che doveva essere misurato in 6/10. Per la prossima settimana si attende il responso dei giudici per gli altri 6.000 ricorrenti.

Fonte: TMNews

 

Gongola l’Anief ed esultano altri avvocati fra cui i catanesi Dino Caudullo e Salvatore Spataro. Adesso è atteso lo stesso esito per almeno altri 6mila candidati esclusi dopo aver conseguito al termine delle prove preselettive di dicembre tra 30 e 34,5 punti. Il Miur conferma: tutto sotto controllo.

Era corretta l’impressione che avevamo avuto qualche giorno fa sull’esito dei ricorsi per accedere alla prova scritta del concorso a cattedra: dopo il primo ricorrente ammesso in sede cautelare, attraverso il tribunale amministrativo, anche gli altri giudici stanno man mano dando ragione alla linea dei legali dell’Anief che sin dall’uscita del bando di concorso, a settembre, avevano sostenuto l’ammissibilità alle prove successivo anche di coloro che in occasione delle preselettive avrebbero fatto registrare almeno 30 punti su 50 totali.

Nel pomeriggio del 31 gennaio, a 10 giorni dall’avvio degli scritti, l’Anief ha fatto sapere che “altri 400 ricorrenti sono ammessi con riserva dal Tar Lazio con decreto monocratico”. Stavolta il provvedimento d’urgenza è stato emesso dal presidente della sezione 3-bis.

Per il sindacato degli educatori in formazione è stato dunque ribadito “il precedente orientamento espresso in sede collegiale per l’ammissione agli scritti dei candidati che hanno contestato la soglia dei 35 punti e hanno ottenuto la sufficienza (30)”. I 400 ricorrenti hanno ottenuto, attraverso il decreto n. 411/13, così il permesso, sempre con riserva, a “sedersi alle prossime prove scritte”.

Soddisfatto il presidente Anief, Marcello Pacifico: “si conferma in questa fase cautelare – dichiara il leader del sindacato autonomo - il pregiudizio grave e irreparabile che potrebbero subire i ricorrenti dall’esclusione dalle procedure concorsuali, in presenza, peraltro, di un’indicazione precisa del legislatore (c. 11, art. 400, d.lgs. 297/94). Il sindacato non contesta il criterio dei 7/10 utilizzato come soglia per la misurazione del merito (scritti e orali), ma l’utilizzo dello stesso criterio per le prove pre-selettive che doveva essere misurato in 6/10”.

Per la prossima settimana si attende il responso dei giudici per gli altri ricorrenti. Che nel frattempo sono già arrivati a quota 6mila. E potrebbero ancora aumentare, visto che per gli incerti c’è possibilità di ricorrere fino a domenica 3 febbraio (recandosi stavolta personalmente presso gli uffici legali dell’Anief), a seguito della proroga dei termini per l’adesione. Considerando che di diritto erano stati ammessi oltre 88mila candidati, non è da escludere che con il via libera, seppure con riserva, delle aule dei tribunali l’accesso superi addirittura le 100mila unità.
Il Miur cosa farà? A quanto risulta alla Tecnica della Scuola, starà alla finestra: i tecnici del Ministero hanno già garantito di poter gestire fino a 10mila candidati in più. Gli Usr presto avranno indicazioni di come inserire i ricorrenti che tra l’11 e il 21 febbraio si presenteranno in sede d’esame con in mano il via libera del Tar.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

È la quota di candidati che, attraverso l’Anief, potrebbe chiedere al Tar di essere ammesso per aver conseguito tra i 30 e i 34,5 punti: in 5mila lo hanno già fatto, per gli altri c’è tempo fino a domenica 3 febbraio. La sentenza “pilota” fa crescere le loro speranze. E per evitare intoppi in sede d’esame il sindacato pronto ad inviare gli elenchi dei ricorrenti a tutti gli Usr.

Il ministero dell’Istruzione sarebbe pronto ad accogliere, senza cambiare il programma degli scritti in programma dall’11 al 21 febbraio, fino a 10mila candidati oltre gli 88.610 ammessi a seguito dell’esito positivo delle preselettive svolte nel dicembre scorso. Le rassicurazioni del Miur erano tutt’altro che scontate. Lasentenza “pilota”, vinta da una ricorrente assistita dall’Anief ha infatti posto più di un dubbio sulla conferma del programma degli scritti, peraltro pubblicato già di diversi giorni.

L’Anief si aspetta, infatti, che anche gli altri 5mila candidati che hanno impugnato la decisione del Miur di alzare a 35/50 la soglia minima per accedere agli scritti, vengano ammessi con riserva. Si tratta, come più volte spiegato, di aspiranti docenti che hanno conseguito tra i 30 e i 34,5 punti. E che, sostenendo di avere raggiunto la sufficienza (non essendo necessario i 7/10) ora possono sperare con cognizione di causa di ritrovarsi ancora in corsa.

Ma il loro numero potrebbe addirittura crescere. Nella serata del 30 gennaio, l’Anief ha infatti comunicato, attraverso il proprio sito internet, di concedere un’ulteriore proroga a coloro che vogliano presentare ricorso all’ultimo momento per cercare di ottenere quel decreto monocratico che, alla luce dell'ordinanza cautelare n. 375/13, gli darebbe il via libera per partecipare alle prove: “viste le numerosissime richieste di ulteriore proroga pervenute dopo il successo ottenuto dal ricorso pilota e in considerazione dell’ormai esiguo tempo per la consegna della documentazione, Anief proroga fino al 3 febbraio i termini per aderire al ricorso contro la soglia di 35/50 alle preselezioni”, ha scritto il sindacato degli educatori in formazione.

Sull’esito positivo dei ricorsi sembrano credere anche i dirigenti del Miur. Tanto che nei gironi scorsi alcuni rappresentanti di un paio di Usr avrebbero contattato l’Anief per avere un quadro dettagliato, suddiviso per classi di concorso, dei ricorrenti appartenenti alla propria regione. E in queste ultime ore il sindacato, proprio per evitare problemi di saturazione dei posti nelle aule predisposte degli uffici periferici per la realizzazione delle prove, ha deciso che informerà per iscritto anche tutti gli altri Uffici scolastici regionali d’Italia. I quali, in tal modo, non potranno certo dire di essere all’oscuro sulla possibilità concreata di un sostanzioso numero di candidati ammessi tramite tribunale.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

I candidati con punteggio da 30 a 34,5 possono partecipare agli scritti con riserva per ordine del giudice se in possesso dell'ordinanza. La prima ricorrente del sindacato potra' accedere alle successive prove. Il 7 febbraio l'udienza per altri 5.000 candidati. Prorogati i termini per l'adesione al ricorso al 30 gennaio. Questi gli esiti del ricorso presentato dall'Anief al Tar del Lazio.

"Per la seconda volta i giudici amministrativi danno dunque ragione - anche se in sede cautelare - ai legali dell'Anief, questa volta ammettendo alle prove scritte in calendario dall'11 al 21 febbraio prossimi i ricorrenti che erano stati esclusi pur avendo raggiunto la soglia della sufficienza (30/50) prevista dalla legge rispetto alla soglia arbitraria dei 35 punti scelta dal Miur", spiega il sindacato in una nota.

"Ancora una volta la giustizia ha sanato una evidente condizione di illegittimita' che aveva escluso dalle selezioni candidati che ora possono dimostrare il loro merito - dichiara il presidente Anief, Marcello Pacifico -. Questo e' il secondo dei ricorsi annunciati a settembre all'indomani della pubblicazione del bando di concorso che il sindacato vince".

"Chi tra i candidati non ha ancora proposto ricorso al TAR Lazio e vuole chiedere un decreto monocratico alla luce dell'ordinanza cautelare n. 375/13 per partecipare alle prove, se in possesso di un punteggio da 30 a 34,5 ottenuto alle preselezioni – sottolinea l'Anief -, deve chiedere le istruzioni operative di adesione al ricorso alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. improrogabilmente entro le ore 15 del 30 gennaio. Per info chiamare lo 091.6598362. I candidati di Trento e Bolzano dovranno invece richiedere, sempre entro il 30 gennaio 2013, le istruzioni operative scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.".

Fonte: Italpress

 

"Vogliamo denunciare come nella scorsa legislatura ci si sia allontanati dall'Europa e dalla Costituzione, senza rispettare il ruolo dei dirigenti dello Stato". Così Marcello Pacifico, Presidente dell'Anief (Associazione Nazionale Insegnanti E Formatori), intervistato dall'AgenParl a margine della conferenza della Confedir oggi alla Camera, dove sono state presentate le proposte della dirigenza pubblica per il Governo del Paese.

Fonte: AgenParl

 

 

Dopo la Gilda degli insegnanti anche l'Anief prende posizione contro l'ipotesi di abbassare a 18 anni l'età per la conclusione degli studi secondari.

"Mentre in Europa si procede verso l'educazione permanente e la formazione di qualità, una commissione di pseudo-esperti consiglia al Miur di far fare all'Italia un ulteriore passo verso l'insuccesso formativo. Se l'indicazione dovesse avere seguito, il nostro sindacato siopporrà in tutte le sedi, a partire da quelle legali. Se occorre proprio risparmiare 1 milione e 300 mila euro, si recuperino sottraendoli dagli stipendi iperbolici dei parlamentari". È il commento dell'Anief al documento predisposto da una commissione di esperti del Miur, come riferisce l'agenzia Dire.

L'Anief "si opporrà in tutte le sedi contro la riduzione del percorso scolastico di un anno e il conseguimento del diploma di maturità a 18 anni: le indicazioni della commissione tecnica di esperti, incaricata dal ministro dell'Istruzione Francesco Profumo di riformare il percorso scolastico, lasciando 'invariate le risorse umane e materiali attuali e mantenendo l'impegno generale al miglioramento degli esiti di apprendimento', hanno un solo scopo: risparmiare 1 miliardo e 380 milioni di euro annui. Dietro a questa scelta non c'è nulla di didattico e di pedagogico".

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, ad avvantaggiarsi di questa scelta sarebbe sarebbe solamente il ministero dell'Economia.

Fonte: Tuttoscuola

 

"L’Anief si opporrà in tutte le sedi, ad iniziare da quelle legali, contro la riduzione del percorso scolastico di un anno e il conseguimento del diploma di maturità a 18 anni: le indicazioni della Commissione tecnica di esperti, incaricata dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo di riformare il percorso scolastico, lasciando “invariate le risorse umane e materiali attuali e mantenendo l'impegno generale al miglioramento degli esiti di apprendimento”, hanno un solo scopo: risparmiare 1 miliardo e 380 milioni di euro annui. Dietro a questa scelta, infatti, non c’è nulla di didattico e di pedagogico". Lo si legge in un comunicato Anief.

"Ancora una volta – commenta Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – si commette un errore a priori gravissimo: considerare la scuola un lusso, che in tempo di crisi non ci possiamo più permettere. Ma allora perché gli altri Paesi europei, ad iniziare dalla Germania, continuano ad investire sull’istruzione? Semplicemente perché la considerano, giustamente, un investimento per risollevare la competitività del Paese e salvaguardare il futuro formativo e professionale delle nuove generazioni. Decidere di cancellare un anno di scuola, penalizzando il percorso della scuola superiore, ridotto da 5 a 4 anni, andrebbe inoltre in controtendenza rispetto alle politiche formative di tutta l’area Ocse, dove l’istruzione sta diventando di tipo permanente".

Il presidente Pacifico propone, quindi, un modo diverso di recuperare quei soldi: “piuttosto che sottrarli alla formazione di nostri giovani, si recuperino riducendo gli stipendi iperbolici dei parlamentari. Dare seguito ad una scelta scellerata come quella indicata dagli pseudo-esperti di istruzione sarebbe un vero suicidio. Ad avvantaggiarsene sarebbero solamente il Ministero dell’Economia e la cerchia di coloro che da tempo cercano di ridurre la qualità della formazione scolastica italiana, anche tentando di abolire il valore legale del titolo di studio. In una società sempre più incentrata sull’hi-tech e sulle alte competenze – conclude il presidente dell’Anief - , anticipare a 18 anni il termine degli studi produrrebbe, in sintesi, un ulteriore avvicinamento verso l’insuccesso formativo”.

Fonte: AgenParl

 

"L'Anief si opporra' in tutte le sedi, ad
 iniziare da quelle legali, contro la riduzione del percorso 
scolastico di un anno e il conseguimento del diploma di maturita'
 a 18 anni: le indicazioni della Commissione tecnica di esperti, 
incaricata dal ministro dell'Istruzione Francesco Profumo di 
riformare il percorso scolastico, lasciando 'invariate le risorse
 umane e materiali attuali e mantenendo l'impegno generale al
 miglioramento degli esiti di apprendimento', hanno un solo scopo: 
risparmiare 1 miliardo e 380 milioni di euro annui. Dietro a 
questa scelta, infatti, non c'e' nulla di didattico e di
pedagogico".

E' quanto si legge in una nota del sindacato.
 "Ancora una volta - commenta Marcello Pacifico, presidente
 dell'Anief - si commette un errore a priori gravissimo:
 considerare la scuola un lusso, che in tempo di crisi non ci 
possiamo piu' permettere. Ma allora perche' gli altri Paesi
 europei, ad iniziare dalla Germania, continuano ad investire 
sull'istruzione? Semplicemente perche' la considerano ,
giustamente, un investimento per risollevare la competitivita' del
 Paese e salvaguardare il futuro formativo e professionale delle 
nuove generazioni".


Decidere di cancellare un anno di scuola, penalizzando il
 percorso della scuola superiore, ridotto da 5 a 4 anni, andrebbe 
inoltre in controtendenza rispetto alle politiche formative di 
tutta l'area Ocse, dove l'istruzione sta diventando di tipo
 permanente", spiega l'Anief. Il presidente Pacifico propone,
quindi, un modo diverso di recuperare quei soldi: "piuttosto che 
sottrarli alla formazione di nostri giovani, si recuperino
 riducendo gli stipendi iperbolici dei parlamentari".


"Dare seguito ad una scelta scellerata come quella indicata dagli 
pseudo-esperti di istruzione sarebbe un vero suicidio. Ad
 avvantaggiarsene sarebbero solamente il Ministero dell'Economia e 
la cerchia di coloro che da tempo cercano di ridurre la qualita'
 della formazione scolastica italiana, anche tentando di abolire il
 valore legale del titolo di studio. In una societa' sempre piu'
 incentrata sull'hi-tech e sulle alte competenze - conclude il
presidente dell'Anief -, anticipare a 18 anni il termine degli 
studi produrrebbe, in sintesi, un ulteriore avvicinamento verso 
l'insuccesso formativo".

Fonte: Italpress

 

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