Assicurazione di tanti docenti precari; corsi di abilitazione all'insegnamento; compiti delle vacanze; laureati che non trovano più posto nel pubblico impiego.
Ascolta la rubrica del 28 luglio 2013
Assicurazione di tanti docenti precari; corsi di abilitazione all'insegnamento; compiti delle vacanze; laureati che non trovano più posto nel pubblico impiego.
Ascolta la rubrica del 28 luglio 2013
Concorso per docenti, con tanti vincitori che rischiano di rimanere disoccupati; divieto del garante della privacy di inserire i dati “sensibili” del personale precario della scuola nelle graduatorie pubbliche; rapporto Ocse sull'impiego, da cui risultano in aumento i giovani italiani che non studiano e non lavorano; aumento del numero di promossi nella scuola media e superiore.
Ascolta la rubrica del 21 luglio 2013
Solo meno della metà delle graduatorie del «Concorsone» è definitiva: a sette giorni dal termine ultimo stabilito perché i nuovi docenti entrino in ruolo per l'anno scolastico 2013-2014, le commissioni regionali ancora arrancano: a rivelarlo è il monitoraggio che, giorno per giorno, sta effettuando Orizzontescuola.it sulla base dei dati degli uffici scolastici regionali.
Ad oggi, esclusivamente le province autonome di Bolzano e Trento e la Valle d'Aosta hanno le graduatorie finali, mentre Lazio e Toscana hanno gettato la spugna. La regione Lazio ha comunicato, il 21 agosto, che «non sarà in grado di pubblicare alcuna graduatoria definitiva entro il 31 agosto», mentre la Toscana ha specificato che potrà fornire i vincitori solo per tre classi di concorso. E ci sono molte altre Regioni, come la Campania o l'Emilia Romagna, che hanno fino ad ora graduatorie provvisorie in tutte le categorie. In base ad una prima stima, questo significa che appena 3200 vincitori del nuovo concorso potranno realisticamente prendere servizio: non solo perché in molti casi le procedure per le prove orali sono state rallentate oltre misura, complici le fughe dei commissari. Ma anche perché in molte classi di concorso ci sono meno posti disponibili rispetto alle stime.
Il ministero dell'Istruzione assicura: il 75% delle procedure si concluderà entro il 31 agosto, e tutti gli altri docenti abilitati entro il 15 ottobre entreranno in servizio il prossimo anno scolastico, 2014-2015, oppure quello successivo, 2015-2016. Ma l'Anief, il sindacato dei precari della scuola, non ci sta: e annuncia un ricorso al Tar del Lazio per contestare la validità pluriennale delle graduatorie del concorso a cattedra. Secondo il segretario, Marcello Pacifico, il bando sarebbe «illegittimo perché ha violato il testo unico sulla scuola», che prevede che i concorsi diano immediato accesso ai posti vacanti. Ma questo è un altro capitolo spinoso: perché, come rileva sempre l'Anief, le cattedre disponibili non sono quelle previste un anno fa, quando è stato bandito il concorsone per 11.524 docenti perché ne mancano 2032 all'appello.
Chi andrà quindi a ricoprire quelle 11.268 assunzioni autorizzate venerdì dal Consiglio dei ministri? Si pescherà per il 50% dalle graduatorie ad esaurimento e, per la restante metà, dal concorso, ma visto che per il 1° settembre non ci saranno abbastanza vincitori ufficiali da coprire 5634 posizioni, si attingerà alla vecchia graduatoria del concorso del ‘99. Con la desolante conseguenza che quello che l'ex ministro Francesco Profumo immaginava come uno strumento per svecchiare la scuola, il primo concorso pubblico dopo 13 anni, rischia di partorire l'ennesimo compromesso burocratico all'italiana. Senza parlare della questione degli Ausiliari tecnici amministrativi della scuola, gli Ata, un altro nodo spinoso che il nuovo ministro Maria Chiara Carrozza dovrà affrontare nel decreto scuola annunciato per settembre: sono infatti state sospese per ora le 3730 immissioni in ruolo richieste, in attesa dei chiarimenti del Tesoro.
Non si fermano le polemiche nella scuola dopo le immissioni in ruolo di oltre undicimila docenti. Una goccia nell'oceano secondo i sindacati che lamentano anche il blocco delle assunzioni del personale amministrativo. A rischio, dicono, la ripresa dell'anno scolastico.
Servizio di Alessia Gizzi
Guarda il video (Fonte: TG3 Rai)
Il governo: “Stop agli aumenti per gli statali fino al 2015”. Protesta dei militari
ROMA — Medici e insegnanti, ma anche carabinieri e militari: tutti furiosi con il Consiglio dei ministri, che ha prorogato fino al 2015 il blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici. Ovvero ha prolungato lo stop all’adeguamento delle retribuzioni, degli scatti di carriera e il rinnovo dei contratti. Per un altro anno e mezzo almeno, di aumenti non se ne parla. Come da tre anni a
questa parte: la misura è in vigore dal 2010. E i sindacati proprio non ne vogliono sapere, gridano all’accanimento, minacciano manifestazioni, mobilitazioni e proteste di ogni tipo. La confederazione Usb ha già indetto uno sciopero generale per il 18 ottobre.Quella ratificata dal governo è una misura che, secondo Anief-Confedir, avrà conseguenzeeconomiche molto pesanti per gli oltre tre milioni di persone coinvolte: «Il blocco dei contratti farà perdere agli statali tra i seimila e i 60 mila euro. Una grave perdita economica, stimabile in
media sino ai 6-7 mila euro, che per i medici del settore pubblico può arrivare fino a 25 mila euro e peri dirigenti statali anche a 60 mila». Per questo, oltre a protestare, il sindacato pensa di rivolgersi ai tribunali per impugnare la decisione del governo. In subbuglio anche il mondo della sanità, con la minaccia di nuovi scioperi da parte delmaggiore sindacato dei medici dirigenti, l’Anaao-Assomed: «I dipendenti del Servizio sanitario nazionale — ricorda il segretario nazionale Costantino Troise — hanno il contratto di lavoro bloccato dal 2009. L’attacco a ruolo e status dei dirigenti del Ssn mina alle fondamenta la sanità pubblica ». Per questo, annuncia, l’Anaao «si farà promotrice di un autunno di ulteriori iniziative di protesta e non sono esclusi nuovi scioperi». Sulla stessa linea Biagio Papotto, segretario generale Cisl Medici: «Attiveremo tutte le iniziative in difesa del ruolo e della professionalità». Ed anche il segretario nazionale Fp-Cgil Medici, Massimo Cozza, afferma che il sindacato «valuterà cosa fare». Dalle sale operatorie alle cattedre. Lamentele e scontento anche nella scuola. «La Flc-Cgil è pronta alla mobilitazione contro l’ulteriore blocco del contratto nazionale, dei salari e degli scatti d’anzianità. Non siamo disponibili — afferma Mimmo Pantaleo, segretario generale — ad aprire alcun confronto se non si discute contemporaneamente di parti normative ed economiche del contratto nazionale. Il governo Letta prosegue nell’umiliazione del lavoro pubblico. Il modo autoritario con il quale è stato deciso l’ulteriore taglio dei salari dimostra che non s’intende discutere con le organizzazioni sindacali. Senza un’inversione di rotta sarà un autunno caldissimo». E a sostenere medici e professori, il Movimento 5 Stelle: «Faremo tutto ciò che è in nostro potere per impedire questa ennesima ingiustizia». Critiche al provvedimento arrivano pure dal Cocer dei carabinieri e dell’esercito, che annunciano «forme di dissenso». E proclamano lo stato di agitazione preannunciando «azioni di mobilitazione con possibilità di vere e proprie manifestazioni di piazza qualora il governo non corregga il tiro». Così anche i sindacati del comparto sicurezza: «Il Governo — denunciano —continua a disconoscere nei fatti la specificità e la peculiarità di un comparto chiamato a garantire la sicurezza, condizione imprescindibile per la civile convivenza»
Scritto da MARIA ELENA VINCENZI, la Repubblica
Sabato 10 Agosto 2013 08:15 -
I dipendenti dei settori della Sanità, della Scuola, della Difesa e della Sicurezza pronti a protestare contro la decisione del Consiglio dei ministri di prorogare ancora anche l'adeguamento delle retribuzioni e gli scatti di carriera. I sindacati di insegnanti e medici pubblici contestano la decisione e annunciano mobilitazioni, fino a possibili scioperi. Critiche al provvedimento arrivano pure dal Cocer dei Carabinieri e dell'Esercito, che annunciano ''forme di dissenso''
ROMA -
Lavoratori statali 'sul piede di guerra' dopo il varo da parte del Consiglio dei ministri del regolamento che proroga fino al 2015 il blocco dell'adeguamento delle retribuzioni, gli scatti di carriera e il rinnovo dei contratti. "Assurdo colpire i dipendenti dello stato e non toccare le pensioni d'oro – ha dichiaratoil segretario generale della Cisl Bonanni - se a settembre il Governo confermerà il blocco degli stipendi reagiremo con la mobilitazione". Forti proteste da parte dei sindacati di base.
In agitazione i I lavoratori statali di Scuola, Sanità, Difesa e Sicurezza. I sindacati di insegnanti e medici pubblici contestano la decisione e annunciano mobilitazioni, fino a possibili scioperi. Anche i sindacati del comparto Sicurezza preannunciano azioni di mobilitazione ''con possibilità di manifestazioni di piazza''. Critiche al provvedimento arrivano pure dal Cocer dei Carabinieri e dell'Esercito, che annunciano ''forme di dissenso''.
Una decisione, quella ratificata ieri dal Cdm, che avrà conseguenze economiche pesanti, come stima il sindacato Anief-Confedir: ''Il blocco dei contratti - denuncia l’organizzazione – farà perdere agli statali tra i 6mila e i 60mila euro. Si tratta di una grave perdita economica, stimabile in una cifra sino ai 6-7mila euro, ai medici che operano nel pubblico fino a 25mila euro e ai dirigenti statali anche di 60mila''. Da qui l'intenzione del sindacato di rivolgersi ai vari tribunali di competenza per impugnare la decisione del governo di bloccare stipendi e carriere dei dipendenti pubblici.
Forte la protesta del mondo della Sanità, con la minaccia di nuovi scioperi da parte del maggiore sindacato dei medici dirigenti, l'Anaao-Assomed: ''I dipendenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn) – ha ricordato il segretario nazionale Costantino Troise - hanno il contratto di lavoro bloccato dal 2009. L'attacco a ruolo e status dei dirigenti del SSN mina alle fondamenta la sanità pubblica ''.
Sulla stessa linea Biagio Papotto, segretario generale Cisl Medici: ''Attiveremo tutte quelle iniziative che vanno in difesa del ruolo e della professionalità ". Anche il segretario nazionale Fp-Cgil Medici, Massimo Cozza, ha affermato che il sindacato ''valuterà al più presto le iniziative da prendere ''.
Protesta con decisione il mondo della scuola. ''La Flc-Cgil è pronta alla mobilitazione contro l'ulteriore blocco del contratto nazionale, dei salari e degli scatti d'anzianità. Non siamo disponibili – ha dichiarato Mimmo Pantaleo, segretario generale - ad aprire alcun confronto se non si discute contemporaneamente di parti normative ed economiche del contratto nazionale. Il Governo Letta – ha sottolineato - prosegue nell'umiliazione del lavoro pubblico. Il modo autoritario con il quale è stato deciso l'ulteriore taglio dei salari dimostra che non s'intende discutere seriamente e responsabilmente con le organizzazioni sindacali. Senza una inversione di rotta sarà un autunno caldissimo". Protesta condivisa dal Movimento 5 stelle: ''M5s farà tutto ciò che è in suo potere - afferma il Movimento - per impedire questa ennesima ingiustizia ''.
ROMA - I lavoratori statali di Scuola, Sanità, Difesa e Sicurezza sono 'sul piede di guerra' all'indomani del varo da parte del Consiglio dei ministri del regolamento che proroga fino al 2015 l'adeguamento delle retribuzioni, gli scatti di carriera e il rinnovo dei contratti. I sindacati di insegnanti e medici pubblici contestano la decisione e annunciano mobilitazioni, fino a possibili scioperi. Ed anche i sindacati del comparto Sicurezza preannunciano azioni di mobilitazione «con possibilità di manifestazioni di piazza».
Una decisione, quella ratificata ieri dal Cdm, che avrà conseguenze economiche pesanti, come stima il sindacato Anief-Confedir: «Il blocco dei contratti - denuncia - farà perdere agli statali tra i 6mila e i 60mila euro. Si tratta di una grave perdita economica, stimabile in una cifra sino ai 6-7mila euro, ai medici che operano nel pubblico fino a 25mila euro e ai dirigenti statali anche di 60mila». Da qui l'intenzione del sindacato di rivolgersi ai vari tribunali di competenza per impugnare la decisione del governo di bloccare stipendi e carriere dei dipendenti pubblici.
Forte la protesta del mondo della Sanità, con la minaccia di nuovi scioperi da parte del maggiore sindacato dei medici dirigenti, l'Anaao-Assomed: «I dipendenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn) - ricorda il segretario nazionale Costantino Troise - hanno il contratto di lavoro bloccato dal 2009. L'attacco a ruolo e status dei dirigenti del SSN mina alle fondamenta la sanità pubblica ». Per questo, annuncia, l'Anaao «si farà promotrice di un autunno di ulteriori iniziative di protesta, non esclusi nuovi scioperi ». Sulla stessa linea Biagio Papotto, segretario generale Cisl Medici: «Attiveremo tutte quelle iniziative che vanno in difesa del ruolo e della professionalità».
Ed anche il segretario nazionale Fp-Cgil Medici, Massimo Cozza, afferma che il sindacato «valuterà al più presto le iniziative da prendere ». Accesa pure la protesta che arriva dal mondo della scuola: «La Flc-Cgil è pronta alla mobilitazione contro l'ulteriore blocco del contratto nazionale, dei salari e degli scatti d'anzianità. Non siamo disponibili - afferma Mimmo Pantaleo, segretario generale - ad aprire alcun confronto se non si discute contemporaneamente di parti normative ed economiche del contratto nazionale. Il governo Letta - incalza - prosegue nell' umiliazione del lavoro pubblico. Il modo autoritario con il quale è stato deciso l'ulteriore taglio dei salari dimostra che non s'intende discutere seriamente e responsabilmente con le organizzazioni sindacali. Senza una inversione di rotta sarà un autunno caldissimo».
Protesta condivisa dal Movimento 5 stelle: «M5s farà tutto ciò che è in suo potere - afferma il Movimento - per impedire questa ennesima ingiustizia ». Critiche al provvedimento arrivano pure dal Cocer dei Carabinieri e dell'Esercito, che annunciano «forme di dissenso». E proclamano lo stato di agitazione preannunciando «azioni di mobilitazione con possibilità di vere e proprie manifestazioni di piazza qualora il governo non corregga il tiro» pure i sindacati del comparto Sicurezza: «Il Governo - denunciano - continua a disconoscere nei fatti la specificità e la peculiarità di un comparto chiamato a garantire la sicurezza, condizione imprescindibile per la civile convivenza».
A partire da martedi' 30 luglio, circa 100 mila docenti precari della scuola potranno iscriversi ai corsi riservati per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento: il decreto del Miur n. 58, che disciplina le modalita' di accesso ai "Percorsi formativi speciali", organizzati dalle Universita' accreditate, verra' pubblicato in Gazzetta Ufficiale per permettere a tutti i docenti non di ruolo con tre anni supplenze da almeno 180 giorni ciascuna (svolte dall'anno scolastico 1999/2000) di poter conseguire la certificazione per poter aspirare all'assunzione in ruolo.
L'iscrizione ai corsi abilitanti potra' essere effettuata da qualsiasi postazione informatica dotata di una connessione web. C'e' tempo fino al 29 agosto: i candidati dovranno utilizzare il sito Miur "Istanze On Line", iscrivendosi preliminarmente attraverso le credenziali comunicate a seguito dell'autorizzazione effettuata dai diretti interessati (o dei delegati) attraverso una segreteria scolastica, un Ufficio scolastico regionale o provinciale.
"Le proteste di alcuni organismi politici e sindacali, tra cui quelle particolarmente veementi dell'Anief, hanno costretto il Governo a rivedere alcune norme sulle procedure di accesso – si legge in una nota del sindacato -: a differenza di quanto indicato nel decreto ministeriale n. 249/2010 e alle modifiche agli articoli 5, 11 e 15 dello stesso decreto, pubblicate nella Gazzetta ufficiale il 4 luglio scorso, e' stata infatti cancellata la prevista prova di accesso ai corsi".
Via libera anche alla validita', tra i periodi utili all'iscrizione, dell'annualita' in corso, inizialmente non ritenuta valida: "nelle more della revisione dei requisiti di accesso relativi al servizio - si legge nel decreto in via di pubblicazione - gli aspiranti potranno dichiarare anche i servizi relativi all'anno scolastico 2012/13".
"Il Ministero dell'Istruzione ha invece deciso unilateralmente e per la prima volta, da quando sono stati istituti i corsi di abilitazione, di elevare da 360 a 540 i giorni di supplenze minimi per l'accesso ai corsi - prosegue l'Anief -. Come ha deciso di introdurre l'innovativa soglia minima dei 180 giorni per anno. E l'obbligo di effettuare almeno una annualita' di supplenze nella classe di concorso oggetto della domanda di abilitazione. Saranno poi esclusi tutti i docenti di ruolo, che vogliono accedere ad un'altra abilitazione, anche se hanno perso il posto e hanno estremo bisogno di acquisire un'altra abilitazione. Porte sbarrare anche agli idonei alla selezione ad altri classi concorsuali presso le SSIS (Legge 143/04) o TFA ordinario, ai dottori di ricerca, spesso anche docenti a contratto presso le Universita', ai docenti in possesso del diploma magistrale conseguito negli anni 1999-2002".
Il sindacato autonomo reputa questi "paletti" illegittimi. "Prima di tutto perche' escludono del personale senza una spiegazione logica. Ma anche perche', normativamente, un decreto di modifica, di carattere ministeriale, non puo' sovrastare le modalita' di reclutamento previste da una legge dello Stato - prosegue la nota -. Pertanto, Anief annuncia ricorso al Tar del Lazio per permettere a tutti coloro che verrebbero ingiustamente esclusi dai corsi di poter accedere: da martedi' stesso, in corrispondenza della pubblicazione del decreto organizzativo in Gazzetta Ufficiale, nel caso in cui (come probabile) non fosse per loro possibile l'iscrizione attraverso il sistema 'Istanze online', potranno inviare una diffida al Miur. E, successivamente, una domanda cartacea entro i termini di scadenza. Per ricevere la documentazione e le istruzioni operative possono scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. indicando nome, cognome, mail e numero di telefono cellulare".
Da martedì, 30 luglio, circa centomila docenti precari della scuola potranno iscriversi ai corsi riservati per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento: il decreto del ministero dell'Istruzione (n. 58), che disciplina le modalità di accesso ai "Percorsi formativi speciali", organizzati dalle Università accreditate, verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale per permettere a tutti i docenti non di ruolo con tre anni supplenze da almeno 180 giorni ciascuna (svolte dall'anno scolastico 1999-2000) di poter conseguire la certificazione per poter aspirare all'assunzione in ruolo.
Lo afferma in una nota l'Anief annunciando ricorsi per "i tanti docenti esclusi illegittimamente''. L'iscrizione ai corsi abilitanti potrà essere effettuata da qualsiasi postazione informatica dotata di una connessione web. C'è tempo fino al 29 agosto: i candidati dovranno utilizzare il sito Miur "Istanze On Line".
L'Anief fa notare che le proteste di alcuni organismi politici e sindacali '' hanno costretto il Governo a rivedere alcune norme sulle procedure di accesso: a differenza di quanto indicato nel decreto ministeriale n. 249/2010 e alle modifiche agli articoli 5, 11 e 15 dello stesso decreto, pubblicate nella Gazzetta ufficiale il 4 luglio scorso, è stata infatti cancellata la prevista prova di accesso ai corsi. Via libera anche alla validità, tra i periodi utili all'iscrizione, dell'annualità in corso, inizialmente non ritenuta valida: "nelle more della revisione dei requisiti di accesso relativi al servizio - si legge nel decreto in via di pubblicazione - gli aspiranti potranno dichiarare anche i servizi relativi all'anno scolastico 2012/13".
Il Ministero "ha invece deciso unilateralmente e per la prima volta, da quando sono stati istituti i corsi di abilitazione - osserva l'Anief - di elevare da 360 a 540 i giorni di supplenze minimi per l'accesso ai corsi. Come ha deciso di introdurre l'innovativa soglia minima dei 180 giorni per anno. E l'obbligo di effettuare almeno una annualità di supplenze nella classe di concorso oggetto della domanda di abilitazione. Saranno poi esclusi tutti i docenti di ruolo, che vogliono accedere a un'altra abilitazione, anche se hanno perso il posto e hanno estremo bisogno di acquisire un'altra abilitazione. Porte sbarrare anche agli idonei alla selezione ad altri classi concorsuali presso le SSIS o TFA ordinario, ai dottori di ricerca, spesso anche docenti a contratto presso le Università, ai docenti in possesso del diploma magistrale conseguito negli anni 1999-2002''. Il sindacato autonomo reputa questi paletti illegittimi.
''Prima di tutto - spiega - perché escludono del personale senza una spiegazione logica. Ma anche perché, normativamente, un decreto di modifica, di carattere ministeriale, non può sovrastare le modalità di reclutamento previste da una legge dello Stato''. Per questo l' Anief annuncia ricorso al Tar del Lazio per permettere a tutti coloro che verrebbero ingiustamente esclusi dai corsi di poter accedere.
"A partire da martedi' 30 luglio, circa 100mila docenti precari della scuola potranno iscriversi ai corsi riservati per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento: il decreto del Miur n. 58, che disciplina le modalita' di accesso ai 'Percorsi formativi speciali', organizzati dalle Universita' accreditate, verra' pubblicato in Gazzetta Ufficiale per permettere a tutti i docenti non di ruolo con tre anni supplenze da almeno 180 giorni ciascuna (svolte dall'anno scolastico 1999/2000) di poter conseguire la certificazione per poter aspirare all'assunzione in ruolo". Lo afferma in una nota Anief sottolineando che "i tanti i docenti esclusi illegittimamente - come quelli di ruolo, i supplenti che hanno svolto 360 giorni o i dottori di ricerca - potranno fare ricorso al Tar del Lazio".
"L'iscrizione ai corsi abilitanti potra' essere effettuata da qualsiasi postazione informatica dotata di una connessione web - continua - C'e' tempo fino al 29 agosto: i candidati dovranno utilizzare il sito Miur 'Istanze On Line', iscrivendosi preliminarmente attraverso le credenziali comunicate a seguito dell'autorizzazione effettuata dai diretti interessati (o dei delegati) attraverso una segreteria scolastica, un Ufficio scolastico regionale o provinciale".
"Le proteste di alcuni organismi politici e sindacali, tra cui quelle particolarmente veementi dell'Anief, hanno costretto il governo a rivedere alcune norme sulle procedure di accesso: a differenza di quanto indicato nel decreto ministeriale n. 249/2010 e alle modifiche agli articoli 5, 11 e 15 dello stesso decreto, pubblicate nella Gazzetta ufficiale il 4 luglio scorso, e' stata infatti cancellata la prevista prova di accesso ai corsi - sottolinea - Via libera anche alla validita', tra i periodi utili all'iscrizione, dell'annualita' in corso, inizialmente non ritenuta valida: 'nelle more della revisione dei requisiti di accesso relativi al servizio - si legge nel decreto in via di pubblicazione - gli aspiranti potranno dichiarare anche i servizi relativi all'anno scolastico 2012/13"'.
"Il ministero dell'Istruzione ha invece deciso unilateralmente e per la prima volta, da quando sono stati istituti i corsi di abilitazione, di elevare da 360 a 540 i giorni di supplenze minimi per l'accesso ai corsi. Come ha deciso di introdurre l'innovativa soglia minima dei 180 giorni per anno - prosegue Anief - E l'obbligo di effettuare almeno una annualita' di supplenze nella classe di concorso oggetto della domanda di abilitazione. Saranno poi esclusi tutti i docenti di ruolo, che vogliono accedere ad un'altra abilitazione, anche se hanno perso il posto e hanno estremo bisogno di acquisire un'altra abilitazione".
"Porte sbarrate anche agli idonei alla selezione ad altri classi concorsuali presso le Ssis o Tfa ordinario, ai dottori di ricerca, spesso anche docenti a contratto presso le Universita', ai docenti in possesso del diploma magistrale conseguito negli anni 1999-2002 - spiega Anief - Il sindacato autonomo reputa questi 'paletti' illegittimi. Prima di tutto perche' escludono del personale senza una spiegazione logica. Ma anche perche', normativamente, un decreto di modifica, di carattere ministeriale, non puo' sovrastare le modalita' di reclutamento previste da una legge dello Stato".
Pertanto, Anief annuncia ricorso al Tar del Lazio "per permettere a tutti coloro che verrebbero ingiustamente esclusi dai corsi di poter accedere: da martedi' stesso, in corrispondenza della pubblicazione del decreto organizzativo in Gazzetta Ufficiale, nel caso in cui (come probabile) non fosse per loro possibile l'iscrizione attraverso il sistema 'Istanze online', potranno inviare una diffida al Miur. E, successivamente, una domanda cartacea entro i termini di scadenza".
"Agli inspiegabili ritardi sulle assunzioni e sul conferimento di 100mila supplenze, ora si aggiunge il problema del concorso per 2.386 nuovi dirigenti: sei regioni rimangono "appese" alle sentenze dei giudici amministrativi, con 2mila scuole su 8mila da settembre orfane del loro capo d'istituto e affidate in reggenza. L'anno scolastico inizia all'insegna del caos".
A denunciarlo è Anief-Confedir che spiega: "risolvere l'emergenza in Lombardia, come vorrebbe fare il Ministro, non basta. Urge più che mai una soluzione politica per tutto il territorio nazionale".
"L'anno scolastico 2013/2014 sarà uno dei più caotici degli ultimi decenni: dopo aver ravvisato la mancanza di posti liberi per i vincitori del concorso per diversi degli 11.542 nuovi docenti, a causa del taglio agli organici e della riforma Fornero, e il mancato decreto autorizzatorio per l'assunzione dei già pochi 15mila precari, con 100mila supplenti costretti a cambiare più volte le scuole assegnate, ora scopriamo che a settembre un istituto su quattro sarà privo del proprio dirigente scolastico. E che altrettante scuole dovranno mettere a disposizione il proprio capo d'istituto per le reggenze. Tutto per colpa della pessima gestione del concorso per dirigenti scolastici, che avrebbe dovuto selezionare 2.386 nuovi presidi, ma che a due anni di distanza ha prodotto una mole di contenziosi da guinness dei primati. Con 8mila ricorrenti che attendono gli esiti della giustizia e le procedure concorsuali a rischio rifacimento in almeno cinque regioni". Lo dice in una nota l'associazione Anief.
Per l'Anief "il risultato di questa situazione è che dal prossimo primo settembre oltre 1.100 istituti inizieranno l'anno scolastico senza dirigente scolastico. Altre 600 scuole, sottodimensionate, saranno affidate per la legge sul 'dimensionamento' in reggenza. E ulteriori centinaia rimarranno prive, per vari motivi, del loro capo d'istituto".
"Il ministro Carrozza deve il prima possibile convincersi che l'esito del concorso per dirigenti non è ormai più legato all'esito dei singoli contenziosi, ma occorre un provvedimento d'urgenza per riparare alla cattiva gestione di tutta la procedura. In caso contrario si metterebbe a repentaglio l'avvio del nuovo anno scolastico", sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir.
"L'anno scolastico 2013/2014 sara' uno dei piu' caotici degli ultimi decenni: dopo aver ravvisato la mancanza di posti liberi per i vincitori del concorso per diversi degli 11.542 nuovi docenti, a causa del taglio agli organici e della riforma Fornero, e il mancato decreto autorizzatorio per l'assunzione dei gia' pochi 15 mila precari, con 100 mila supplenti costretti a cambiare piu' volte le scuole assegnate, ora scopriamo che a settembre un istituto su quattro sara' privo del proprio dirigente scolastico". Lo afferma l'Anief in una nota.
"E che altrettante scuole dovranno mettere a disposizione il proprio capo d'istituto per le reggenze. Tutto per colpa della pessima gestione del concorso per dirigenti scolastici, che avrebbe dovuto selezionare 2.386 nuovi presidi, ma che a due anni di distanza ha prodotto una mole di contenziosi da guinness dei primati. Con 8 mila ricorrenti che attendono gli esiti della giustizia e le procedure concorsuali a rischio rifacimento in almeno cinque regioni - prosegue -. Il risultato di questa situazione e' che dal prossimo 1° settembre oltre 1.100 istituti inizieranno l'anno scolastico senza dirigente scolastico. Altre 600 scuole, sottodimensionate, saranno affidate per la legge sul 'dimensionamento' in reggenza. E ulteriori centinaia rimarranno prive, per vari motivi, del loro capo d'istituto. Lo stesso Ministro Carrozza, nel corso di un question time, il 24 luglio ha ammesso che in Campania si e' in attesa di una pronuncia cautelare; in Abruzzo e' arrivata solo una sentenza di primo grado; in Molise e' pendente il giudizio di appello, con lo slittamento delle prove a dopo l'estate; in Toscana il Consiglio di Stato, su richiesta del Ministero, ha sospeso la sentenza di primo grado e per conoscere il destino dei ricorsi bisognera' attendere l'autunno".
"Si attende, inoltre, la sentenza del Consiglio di Stato per le irregolarita' ravvisate nel concorso della Calabria. Poi c'e' la Lombardia, dove, dopo l'annullamento degli scritti, a seguito della sentenza n. 03747/2013 (sezione sesta), sempre da parte del Consiglio di Stato, ha costretto i responsabili dell'Usr a svolgere l'imbarazzante operazione di sostituzione delle buste oggetto di contestazione e che di ricostituzione dei plichi riguardanti le prove scritte del concorso per selezionare 355 nuovi ds", spiega ancora il sindacato.
"Il ministro - sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - prenda atto di essere subentrato a gestire un concorso gestito male sin dall'inizio, con migliaia di candidati che sono ricorsi al Tar perche' l'amministrazione ha sommato errori su errori. Ad iniziare dalla realizzazione di migliaia di quiz sbagliati. L'Anief, pertanto, ribadisce l'esigenza di attuare il prima possibile una soluzione politica: Carrozza deve trovare il coraggio per procedere alla rinnovazione dell'intera procedura concorsuale. Inficiata sin dalle prove preselettive".
"Chiediamo al ministro - continua Pacifico - di adottare, come primo responsabile del Miur, una risposta adeguata alle necessita' che si sono venute a determinare a seguito del concorso: l'ex Ministro Gelmini, infatti, si limito' ad eliminare, a pochi giorni dalla prova preselettiva, i gia' tanti test preselettivi errati, mediamente uno ogni sei. Ma poi i partecipanti alla prova del 12 ottobre 2011 ravvisarono la presenza di diversi altri quesiti errati. L'Anief lo denuncio' subito: quelle prove andavano rifatte".
Il tema della precarietà riguarda da vicino la politica sindacale dell'Anief e la realtà campana dei precari nel mondo della scuola è particolarmente preoccupante.
Rosario Lavorgna, giornalista tra i più apprezzati della redazione del circuito editoriale Julie Italia (comprendente 8 emittenti trasmesse capillarmente nella Regione Campania, nel basso Lazio, nella costa calabrese, nel Molise e nel nord Puglia, e presente sul web con i portali d'informazione www.julienews.it, www.teletorre.it, www.pensieroazzurro.com) ha invitato gli esponenti campani per presentare il punto di vista dell'Anief sulla precarietà, con uno sguardo particolare alla realtà territoriale.
Pubblichiamo pertanto il link all'intervista al Presidente Regionale Anief Campania, Stefano Cavallini, e al responsabile comunicazione Anief Campania, Emilio De Lorenzo, rilasciata all'emittente Julie Tv - Speciale costume e società, dal titolo "Scuola e precariato, il punto di vista dell'ANIEF" andata in onda mercoledì 24 luglio 2013.
Rispondendo ad un question time alla Camera, il Ministro ha detto che occorre un intervento normativo che contemperi il doveroso rispetto del giudicato: verrà inserito in un prossimo provvedimento urgente del Governo. Carrozza ha poi disposto la trasmissione degli atti alla Corte dei conti, per verificare eventuali responsabilità per danno erariale. E promesso che vuole ridurre certe procedure inutilmente complesse. Infine, ha sostenuto che per le altre regioni gli effetti del contenzioso sarebbero ridotti. Ma per politici e sindacati la “partita” non riguarda solo la Lombardia: in troppe regioni l’avvio del nuovo a.s. sarà difficoltoso.
La querelle giudiziaria sul concorso per dirigenti scolastici si potrebbe risolvere con l’introduzione di una imminente norma salva tutto e tutti. Ma solo per la selezione della Lombardia, che è anche l’unica regione per la quale si è espresso (con la richiesta di rifacimento delle prove scritte) il Consiglio di Stato. A sostenerlo è stato, il 24 luglio, durante un question time alla Camera, il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza. Che ha sottolineato, per la prima volta sull’argomento, l’esigenza di adottare un intervento normativo “che contemperi il doveroso rispetto del giudicato con l'esigenza di dotare il più ampio numero di scuole della loro figura di vertice”. Carrozza ha anche annunciato pubblicamente che la norma verrà inserita in un prossimo provvedimento urgente del Governo.
Per poi spiegare il motivo di questa decisione: nella maggior parte delle Regioni non sarebbero stati avviati contenziosi e il concorso per dirigenti scolastici si è già concluso regolarmente con l'immissione in servizio dei vincitori. Quindi gli effetti del contenzioso descritto sarebbero meno importanti.
In cinque regioni – ha spiegato il Ministro - ci sono state effettivamente pronunce giurisdizionali di accoglimento contro gli atti della procedura (in Campania una pronuncia cautelare; in Abruzzo sentenza di primo grado; in Molise è pendente il giudizio di appello; per la Toscana il Consiglio di Stato, su richiesta del Ministero, ha sospeso la sentenza di primo grado. Tuttavia, ha tenuto a precisare Carrozza, “in alcune di queste regioni il numero dei posti a concorso o di quelli disponibili in organico è molto limitato, sicché - ha assicurato - gli effetti del contenzioso descritto sono ridotti”.
Indubbiamente, la situazione più grave è quella della Lombardia, dove un errore nella scelta delle buste contenenti il cartoncino con le generalità dei candidati ha determinato l'annullamento di alcune fasi della procedura, che dovranno essere rinnovate. Di conseguenza, il concorso non si concluderà in tempo per dotare dei nuovi dirigenti molte scuole attualmente scoperte: non ci sono i tempi tecnici per poter fare tutto daccapo in un solo mese (tanto manca all’inizio della scuola). Carrozza lo sa bene. E per questo ha fatto sapere di avere “disposto la trasmissione degli atti alla Corte dei conti, perché valuti le eventuali responsabilità per danno erariale”. In ogni caso, ha concluso il Ministro, mi impegnerò in prima persona per l’avvia di un serio processo di “semplificazione delle procedure inutilmente complesse”. Insomma, il tipo di intervento che adotterà Carrozza per il concorso della Lombardia non è ancora chiaro. Di sicuro, però, la volontà a trovare una soluzione ed in breve tempo (che non lasci centinaia di scuole senza dirigente) è evidente.
L’interrogazione urgente formulata al Ministro aveva come prima firmataria la capogruppo Pd in commissione Cultura Maria Coscia. Che aveva posto il problema non limitandolo alla Lombardia: in diverse regioni sono aperti contenziosi legali e serve – ha spiegato Coscia - che il Governo “provveda ad adottare le misure necessarie per superare questo stallo che può compromettere la funzionalità di molte scuole nonché il regolare avvio del prossimo anno scolastico”.
Quella dei dirigenti è ormai diventata una “partita” di carattere politico. Proprio in Lombardia, il gruppo consiliare della Lista Maroni ha presentato una mozione, nella quale si esorta la Giunta regionale lombarda a stimolare “il Miur a procedere con decretazione d'urgenza per l'assegnazione provvisoria dei ruoli di presidenza di docente incaricato, tutelando nell'attesa degli esiti degli scritti il posto già occupato dai 'docenti incaricati' presso la scuola di provenienza''. Per i consiglieri leghisti, Marco Tizzoni e Antonio Saggese, l'obiettivo è che “le scuole lombarde abbiano, come è giusto, docenti incaricati ad esse dedicati, col fine di salvaguardarne il ruolo istituzionale, garantendo una costante e puntuale formazione delle future generazioni”.
A livello di sindacati, qualche giorno fa è tornato sulla questione l’Anief. Che ha chiesto all’amministrazione di “aspettare l'esito di tutti gli appelli. Ma anche provvedere da subito all'assunzione degli idonei e rinnovare la procedura concorsuale per tutti i ricorrenti, sottoposti ad una prova preselettiva viziata da irregolarità e quiz errati”. Il sindacato guidato da Marcello Pacifico ritiene anche che i concorsi per dirigenti, banditi nell’estate di due anni fa, oggi a rischio annullamento non si limitano a quelli della Lombardia: tanto che, sommando anche le altre regioni, sono migliaia i ricorrenti, in tutte le regioni, che attendono ancora di sapere l’esito definitivo da parte della giustizia sulle discusse prove preliminari.
Dai calcoli dell’Anief risulta che dal 1° settembre saranno senza “ds oltre 1.100 istituti, a cui bisogna aggiungere le quasi 600 reggenze per le scuole sottodimensionate e alcune centinaia di disponibilità che annualmente si vengono sistematicamente a verificare. È evidente che se una scuola su quattro in Italia è priva della sua guida naturale, il capo d'istituto, divenuto praticamente indispensabile con l'entrata in vigore dell'autonomia scolastica, il Miur - ha concluso il sindacalista siciliano - non può più permettersi alcuna battuta a vuoto”.
"A poco piu' di un mese all'inizio della scuola, delle gia' poche immissioni in ruolo annunciate al Parlamento si sono perse le tracce. E' inspiegabile, perche' i posti liberi sono oltre 73mila e i vincitori del concorso a cattedre devono essere collocati al piu' presto. Se non si fara' in fretta ci ritroveremo con l'ennesimo inizio di anno scolastico all'insegna del caos".
E' quanto si legge in una nota dell'Anief che aggiunge: "A poco piu' di un mese all'inizio della scuola rimangono in alto mare le 15mila immissioni in ruolo annunciate da tempo in Parlamento dal Ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza: anche se rimangono un'offesa alla categoria, perche' rappresentano solo il 20% dei posti da chiedere, queste assunzioni permetterebbero di alleviare una parte dei problemi legati alla mancanza di continuita' didattica di cui soffre il nostro sistema scolastico.
A quanto risulta al sindacato, per procedere all'assunzione dei nuovi docenti, manca ancora il decreto autorizzatorio del Ministero dell'Economia e delle Finanze: si tratta di un passaggio indispensabile, per ottenere il quale il ministro Carrozza farebbe bene a predisporre adeguate pressioni nei confronti dei colleghi di Governo ed in particolare del Mef. Considerando che vi sono ancora i margini di tempo necessari, Anief invita anche il Ministro dell'Istruzione ad inviare al Mef un'estensione delle immissioni in ruolo. Perche' se e' vero, come il sindacato ha denunciato alcuni giorni fa, che in diverse province (soprattutto al Sud) per i vincitori del concorso a cattedra non ci saranno posti disponibili - per colpa delle degli errori di calcolo e di programmazione, del dimensionamento, delle riforme Gelmini e Fornero che hanno ridotto cattedre, tempo scuola e turn over -, e' altrettanto vero che una parte delle cattedre considerate al 30 giugno vanno in realta' trattate come libere. E quindi utili per le assunzioni. I vincitori, infatti, non possono essere lasciati al loro destino, dopo aver dimostrato - attraverso una prova preliminare, tre scritti, due colloqui orali e, in alcuni casi, anche una verifica pratica - di meritare di fare gli insegnanti nella scuola pubblica italiana. E chiedono di rendere esecutivo un loro diritto: in Friuli, Liguria, Molise, Piemonte e Puglia sono state pubblicate le graduatorie provvisorie. In Valle d'Aosta, a Trento e Bolzano, gia' quelle definitive. Inoltre, i posti vacanti dei docenti – che secondo la Flc-Cgil sarebbero solo 25mila - in realta' sono in questo momento circa 53mila: stiamo parlando di oltre 23mila tra curricolari e sostegno, piu' altri 30mila solo di sostegno che il Ministro ha detto di voler trasformare da posti in deroga in unita' da aggiungere all'organico di diritto. Un altro dato, non trascurabile, e' che ci sono 20mila Ata da immettere in ruolo: i 5.336 approvati lo scorso anno, ma mai assunti per via della ancora irrisolta questione dei docenti inidonei; i 3.000 posti chiesti dal Miur per il prossimo anno scolastico; gli 11.851 che l'amministrazione ha concordato di assorbire in cambio dei servizi assegnati dalle ditte di pulizia esternalizzate alla scuola".
"In effetti - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - i posti su cui poter assumere potrebbero essere davvero molti di piu'. Ma occorre che il Miur decida di applicare quello che diversi tribunali del lavoro hanno stabilito, a proposito di particolari tipologie di posti liberi sino al 30 giugno: si tratta, in questi casi, di veri e propri posti liberi, quindi da considerare fino al 31 agosto. E quindi da annoverare tra quelli da dare al ruolo".
"Se entro la prossima settimana - quando verra' pubblicato l'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento, con lo scioglimento di migliaia di riserve - non dovesse essere presentato il piano dettagliato delle immissioni in ruolo da attuare in questa estate, ci ritroveremo con l'ennesimo avvio di un anno scolastico inficiato da un tourbillon di cambi continui di insegnanti, di cattedre scoperte, assegnate provvisoriamente e di docenti precari (visto che pure le supplenze annuali verrebbero assegnate con inspiegabile ritardo) che vagano per 8mila scuole. E, soprattutto, con otto milioni di alunni costretti, loro malgrado, a pagare sulla loro pelle le conseguenze di una cattiva gestione dell'istruzione pubblica".
"Sembra quasi di vivere - continua Pacifico - una situazione irreale: le commissioni delle regioni stanno emettendo i nominativi dei vincitori del concorso a cattedra, ma proprio per chi ha superato il concorso cresce, contemporaneamente, l'ansia perche' si stanno rendendo conto di aver vinto una selezione che potrebbe incredibilmente non vederli assunti in ruolo. E rimanere per strada. Perche' l'amministrazione - conclude il sindacalista Anief-Confedir - non intender nemmeno farli inserire nelle graduatorie ad esaurimento per accedere alle supplenze annuali".
Che fine hanno fatto le 15mila assunzioni nella scuola promesse dal Ministro Carrozza? Lo chiede l'Anief secondo cui queste immissioni in ruolo "anche se rimangono un'offesa alla categoria, perché rappresentano solo il 20% dei posti da chiedere, permetterebbero di alleviare una parte dei problemi legati alla mancanza di continuità didattica di cui soffre il nostro sistema scolastico".
A quanto risulta al sindacato, per procedere all'assunzione dei nuovi docenti, manca ancora il decreto autorizzatorio del Ministero dell'Economia. "Si tratta di un passaggio indispensabile, per ottenere il quale il ministro Carrozza farebbe bene - afferma l'Anief - a predisporre adeguate pressioni nei confronti dei colleghi di Governo e in particolare del Mef".
Considerando che vi sono ancora i margini di tempo necessari, Anief invita anche il Ministro Carrozza a inviare al Mef un'estensione delle immissioni in ruolo. A parere dell'associazione "se entro la prossima settimana, quando verrà pubblicato l'aggiornamento delle graduatorie a esaurimento, con lo scioglimento di migliaia di riserve, non dovesse essere presentato il piano dettagliato delle immissioni in ruolo da attuare in questa estate, ci ritroveremo con l'ennesimo avvio di un anno scolastico inficiato da un tourbillon di cambi continui di insegnanti, di cattedre scoperte, assegnate provvisoriamente e di docenti precari (visto che pure le supplenze annuali verrebbero assegnate con inspiegabile ritardo) che vagano per 8mila scuole. E, soprattutto - conclude - con otto milioni di alunni costretti, loro malgrado, a pagare sulla loro pelle le conseguenze di una cattiva gestione dell'istruzione pubblica".
Tra gli addetti ai lavori già si discute sulle quote richieste per l’iscrizione e la frequenza dei corsi (tra i 1.500 e i 2.000?) e la loro variabilità anche del 30% tra un ateneo e l’altro. Si fanno sentire anche gli esclusi di ruolo nello Stato: visto che i corsi sono a pagamento e che in Italia vi sono almeno 7mila soprannumerari, perché saranno lasciati fuori?
Ancora poche ore, al massimo una settimana, e il decreto dirigenziale che attiverà i Percorsi speciali abilitanti (i corsi in via di attivazione che hanno preso il posto dei Tfa speciali), diventerà ufficiale attraverso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Anche se la maggior parte dei contenuti del decreto sono stati analizzati e migliorati (proprio per questo si è arrivati a fine luglio), permangono, al momento, alcune questioni irrisolte. Dopo aver ravvisto l’alto rischio, per come sono stati composti i requisiti di accesso, di far approdare tanti docenti precari delle paritarie ai Pas e aver posto dei dubbi sulle stime fornite sui partecipanti totali da Miur e sindacati (almeno 75mila adesioni), stavolta ci soffermiamo su altri aspetti.
Il primo riguarda i costi che dovranno affrontare i corsisti dei Pas. Dal Miur, come già rilevato, tutto tace. Anche ai sindacati non sono state fornite indicazioni. Nella bozza semi-definitiva del decreto dirigenziale viene riportata questa dicitura: “sono organizzati dagli Atenei e dalle Istituzioni A.F.A.M. senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. È evidente, quindi, se non dovessero essere state introdotte modifiche sul filo di lana, che una quota da chiedere ai partecipanti ci sarà. A quanto ci risulta non sarà simbolica, ma nemmeno pari a quella chiesta dagli atenei in occasione dei Tfa ordinari. Rimaniamo quindi a quello che ci aveva indicato il Capo Dipartimento del Miur organizzatore dei corsi abilitanti, la dottoressa Lucrezia Stellacci, nel frattempo andata in pensione: fondamentalmente si farà pagare ad ogni partecipante circa la metà di quanto gli atenei avevano chiesto per l’iscrizione e la frequenza dei Tfa ordinari. Quindi non più di 1.500–2.000 euro complessivi. La cifra precisa verrà stabilita da ogni ateneo. Con costi variabili anche del 30 per cento da uno all’altro.
Un altro aspetto che farà discutere, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche nelle aule dei tribunali, visto che alcuni sindacati, come l’Anief, su questo punto hanno fatto ricorso, riguarda l’esclusione del personale docente di ruolo: poiché sono a pagamento e considerato che in Italia vi sono almeno 7mila docenti soprannumerari, i quali in linea teorica rischiano a lungo andare di entrare in mobilità, perché non dare anche a loro la possibilità di acquisire un’altra abilitazione? E quindi ricollocarsi con tutti i crismi? Anziché essere utilizzati su discipline attinenti ma (come spesso avviene oggi) senza abilitazione? Ad alimentare la polemica c’è poi la scelta del Miur di far partecipare ai Pas i docenti di ruolo nelle scuole non statali. Una decisione che secondo molti fa rima con discriminazione.
"Svanisce il sogno dell'italiano medio di studiare, terminare l'Universita' e diventare un dipendente pubblico: solo l'11% dei 'dottori' con laurea specialistica, oltre il triennio, ad un anno dal conseguimento del titolo di studio lavora nella pubblica amministrazione. A fronte dell'83,5% che operano nel privato, cui va aggiunto il restante 5,5% occupato nel non profit". Lo scrive in una nota l'Anief.
"Questi dati davvero sconfortanti, presentati da Almalaurea, hanno un doppio significato: innanzitutto che non bisogna piu' illudere i giovani, spiegandogli che lavorare nello Stato e' un risultato raggiungibile da pochi eletti; in secondo luogo che la crisi economica, nazionale ed internazionale, complice l'inerzia dei Governi italiani, ha "svuotato le casse pubbliche", continua l'Anief.
"Si tratta di dati lavorativamente drammatici - commenta Marcello Pacifico, presidente dell'associazione e segretario organizzativo Confedir - perche' significa che i nostri governanti rinunciano alle alte professionalita'. Facendo arretrare il Paese di centinaia di anni".
Il Ministro alla ricerca di un equilibrio tra le richieste dei docenti abilitati o da abilitare con diversi canali. Intato tutto tace sull'attivazione del II ciclo del TFA ordinario, atteso dai neo laureati, da chi non ha superato la precedente selezione e non ha i requisiti per il percorso speciale. Da quest'ultimo - afferma il sindacato Anief - rimangono esclusi ancora molti docenti.
Tfa speciale (PAS) e ordinario: differenze di punteggio in graduatoria. Carrozza: “cercheremo di essere equi”
red - Il Ministro Carrozza si rende conto di dover gestire una problematica di non poco conto nel pensare alle nuove graduatorie di istituto da aggiornare nel 2014, dato che nella II fascia andranno a confluire docenti con abilitazione conseguita con percorsi differenti. Leggi tutto
Il 19 luglio il TFA speciale è diventato legge, del II ciclo TFA ordinario non si ha notizia
ANFIS (Associazione Nazionale dei Formatori Insegnanti Supervisori) – Il 15 luglio scorso gli studenti abilitati con TFA ordinari (circa 18000 in Italia) hanno manifestato a Roma per chiedere al Ministro che siano riconosciuti diritti e differenze, che hanno formalizzato in un manifesto consegnato alla rete sul gruppo facebook cui fanno riferimento. Leggi tutto
TFA speciali (PAS): continuano ad esserci degli esclusi
Anief – La ferma azione dell'ANIEF sui PAS (ex Tfa speciale) porta il Governo a rivedere alcune norme sulle procedure di accesso: dopo l'opposizione del sindacato autonomo, a differenza di quanto indicato nel decreto ministeriale n. 249/2010 e nelle modifiche agli articoli 5, 11 e 15 dello stesso decreto, pubblicate nella Gazzetta ufficiale del 4 luglio 2013, è stata cancellata la prevista prova di accesso per l'iscrizione ai percorsi formativi abilitanti speciali. Mentre l'anno scolastico 2012/13 sarà ritenuto valido. Leggi tutto
E' ufficiale: l'assunzione di 200mila precari della scuola dipendera' dal volere dei giudici di Lussemburgo. Con ordinanza n. 207/13, la Corte Costituzionale ha infatti rinviato alla Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilita' della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per docenti, amministrativi, tecnici ed ausiliari precari della scuola con almeno 36 mesi di servizio.
"La posizione della Consulta ribalta quella assunta esattamente un anno fa della Cassazione - spiega l'Anief in una nota -, che aveva gettato sui precari una doccia fredda sostenendo che la norma nazionale era chiara e che fosse quindi inutile rivolgersi alla Corte di Lussemburgo su possibili conflitti con la norma comunitaria: l'Italia, infatti, per non rispettare le indicazioni dell'Ue ha introdotto nella Legge 106/2011 una norma che aggira l'obbligo di assumere il personale precario anche se ha superato i tre anni di supplenze. Ora, pero', la Consulta riapre le speranze e sposta la partita in Europa".
"La decisione dei giudici delle leggi e' stata saggia – afferma Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - considerato che un'altra ordinanza di remissione, promossa dal giudice del lavoro di Napoli nel gennaio scorso, e' pendente alla Corte di giustizia europea. A tal proposito, c'e' da ricordare che sono migliaia i ricorrenti che si sono rivolti all'Anief in questi anni per ottenere giustizia dai tribunali della Repubblica. Molti di essi hanno ottenuto in primo grado risarcimenti fino a 30.000 euro per la mancata stabilizzazione".
"Il tutto mentre la nuova proposta di legge europea approvata in Senato continua a ignorare una procedura d'infrazione attivata dalla Commissione Ue contro l'Italia proprio sui precari della scuola, il cui testo rimane secretato persino ai parlamentari della Repubblica. Speriamo - conclude il sindacalista Anief-Confedir - che giunga presto il momento di porre fine alla piaga del precariato e di stabilizzare finalmente tutti i supplenti sui posti vacanti e disponibili. Non di certo fermandosi ai soli 15mila proposti dal ministro Carrozza, peraltro ancora nemmeno sicuri. Oppure agli 11.542 che vinceranno il concorso a cattedra senza pero' che vi siano tutti i posti liberi".
L'assunzione di 200mila precari della scuola dipenderà dal volere dei giudici di Lussemburgo. Con ordinanza n. 207/13, la Corte Costituzionale ha infatti rinviato alla Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilità della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per docenti, amministrativi, tecnici ed ausiliari precari della scuola con almeno 36 mesi di servizio.
A renderlo noto è l'Anief, Associazione professionale sindacale, la quale asserisce che la posizione della Consulta ribalta quella assunta esattamente un anno fa della Cassazione, che aveva gettato sui precari una doccia fredda sostenendo che la norma nazionale era chiara e che fosse quindi inutile rivolgersi alla Corte di Lussemburgo su possibili conflitti con la norma comunitaria.
"La decisione dei giudici delle leggi è stata saggia - afferma Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - considerato che un'altra ordinanza di remissione, promossa dal giudice del lavoro di Napoli nel gennaio scorso, è pendente alla Corte di giustizia europea. A tal proposito, c'è da ricordare che sono migliaia i ricorrenti che si sono rivolti all'Anief in questi anni per ottenere giustizia dai tribunali della Repubblica. Molti di essi hanno ottenuto in primo grado risarcimenti fino a 30.000 euro per la mancata stabilizzazione".
L'assunzione di 200mila precari della scuola dipenderà dal volere dei giudici di Lussemburgo. "Con ordinanza n. 207/13, la Corte Costituzionale ha infatti rinviato alla Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilità della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per docenti, amministrativi, tecnici ed ausiliari precari della scuola con almeno 36 mesi di servizio". Lo sottolinea in una nota l'Anief, l'associazione punto di riferimento per il mondo dell'insegnamento.
"La posizione della Consulta ribalta quella assunta esattamente un anno fa della Cassazione, che aveva gettato sui precari una doccia fredda sostenendo che la norma nazionale era chiara e che fosse quindi inutile rivolgersi alla Corte di Lussemburgo su possibili conflitti con la norma comunitaria: l'Italia, infatti, per non rispettare le indicazioni dell'Ue ha introdotto nella Legge 106/2011 una norma che aggira l'obbligo di assumere il personale precario anche se ha superato i tre anni di supplenze. Ora, però, la Consulta riapre le speranze e sposta la partita in Europa".
Insomma "la decisione dei giudici delle leggi è stata saggia - afferma Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - considerato che un'altra ordinanza di remissione, promossa dal giudice del lavoro di Napoli nel gennaio scorso, è pendente alla Corte di giustizia europea. A tal proposito, c'è da ricordare che sono migliaia i ricorrenti che si sono rivolti all'Anief in questi anni per ottenere giustizia dai tribunali della Repubblica. Molti di essi hanno ottenuto in primo grado risarcimenti fino a 30.000 euro per la mancata stabilizzazione".
Il tutto - si aggiunge - mentre la nuova proposta di legge europea approvata in Senato continua a ignorare una procedura d'infrazione attivata dalla Commissione Ue contro l'Italia proprio sui precari della scuola, il cui testo rimane secretato persino ai parlamentari della Repubblica. "Speriamo - continua il sindacalista Anief-Confedir - che giunga presto il momento di porre fine alla piaga del precariato e di stabilizzare finalmente tutti i supplenti sui posti vacanti e disponibili. Non di certo fermandosi ai soli 15mila proposti dal ministro Carrozza, peraltro ancora nemmeno sicuri. Oppure agli 11.542 che vinceranno il concorso a cattedra senza però che vi siano tutti i posti liberi".
La Consulta (con ordinanza n. 207/13) ha rinviato alla Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilità della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per i precari della scuola.
"La decisione dei giudici delle leggi è stata saggia - afferma Marcello Pacifico, presidente Anief - considerato che un'altra ordinanza di remissione, promossa dal giudice del lavoro di Napoli nel gennaio scorso, è pendente alla Corte di giustizia europea".
"Sono migliaia i ricorrenti che si sono rivolti all'Anief in questi anni - ricorda Pacifico - per ottenere giustizia dai tribunali della Repubblica. Molti di essi hanno ottenuto in primo grado risarcimenti fino a 30.000 euro per la mancata stabilizzazione. La scorsa estate, la Cassazione aveva gettato su di loro una doccia fredda sostenendo che la norma nazionale era chiara e che fosse quindi inutile rivolgersi alla Corte di Lussemburgo su possibili conflitti con la norma comunitaria. Ma ora la Consulta riapre le speranze e sposta la partita in Europa come l'Anief-Confedir da mesi ripete, il tutto mentre la nuova proposta di legge europea approvata in Senato continua a ignorare una procedura d'infrazione attivata dalla Commissione Ue contro l'Italia proprio sui precari della scuola, il cui testo rimane secretato persino ai parlamentari della Repubblica. Speriamo - conclude - che giunga presto il momento di porre fine alla piaga del precariato e di stabilizzare finalmente tutti i supplenti sui posti vacanti e disponibili. Altro che 15.000 posti proposti dal ministro Carrozza".
"Con ordinanza n. 207/13 la Corte costituzionale rimette ai giudici di Lussemburgo la questione sulla compatibilita' della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per i precari della scuola, nonostante una sentenza della Cassazione del luglio scorso. 200.000 precari aspettano di sapere se sono lavoratori di serie A o di serie B". E' quanto si legge in una nota dell'Anief.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo della Confedir, "la decisione dei giudici delle leggi e' stata saggia, considerata che un'altra ordinanza di remissione, promossa dal giudice del lavoro di Napoli nel gennaio scorso, e' pendente alla Corte di giustizia europea".
"Sono migliaia - prosegue la nota - i ricorrenti che si sono rivolti all'Anief in questi anni per ottenere giustizia dai tribunali della Repubblica. Molti di essi hanno ottenuto in primo grado risarcimenti fino a 30.000 euro per la mancata stabilizzazione. La scorsa estate, la Cassazione aveva gettato su di loro una doccia fredda sostenendo che la norma nazionale era chiara e che fosse quindi inutile rivolgersi alla Corte di Lussemburgo su possibili conflitti con la norma comunitaria. Ma ora la Consulta riapre le speranze e sposta la partita in Europa come l'Anief-Confedir da mesi ripete, il tutto mentre la nuova proposta di legge europea approvata in Senato continua a ignorare una procedura d'infrazione attivata dalla Commissione UE contro l'Italia proprio sui precari della scuola, il cui testo rimane secretato persino ai parlamentari della Repubblica. Speriamo che giunga presto il momento di porre fine alla piaga del precariato e di stabilizzare finalmente tutti i supplenti sui posti vacanti e disponibili".
"Considerando che per i supplenti fino al 30 giugno - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - il pagamento delle ferie non fruite rappresenta una sorta di mensilità aggiuntiva, da percepire nel corso dell'estate per sopperire ai mancati stipendi sino alla prossima supplenza, la sua mancata somministrazione non è di poco conto. Anche perché bisogna ricordare che si va a cumulare con altri abusi che l'amministrazione attua nei confronti di questo personale".
"Gli stipendi dei precari - continua Pacifico - risultano infatti fermi, illegittimamente non adeguati, come avviene per il personale di ruolo, all'anzianità del dipendente. Nei mesi scorsi, inoltre, quelli della scuola hanno dovuto penare non poco per ricevere le buste paga spettanti a fine mese. Ora, quindi, la misura è colma".
Anief, pertanto, annuncia che si è attivata per procedere con formale ricorso: per percepire le ferie non godute con sollecitudine e per recuperare le tassazioni indebite applicate agli stipendi dei precari degli ultimi 10 anni. Ai docenti precari sono state infatti sottratte parti stipendiali non indifferenti. Che, se l'azione del sindacato avrà effetto, verranno recuperate assieme agli interessi di legge derivanti dalle richieste risarcitorie avanzate al termine delle supplenze.
A tal fine, il sindacato metterà a disposizione, per tutti coloro che volessero aderire al ricorso, appositi modelli di domanda.
Risultati delle prove Invalsi 2013; rassicurazione che il ministro Carrozza vuole dare sullo stop ai tagli alla scuola; elevazione dell’obbligo scolastico fino ai 18 anni; una studentessa disabile al 100% a cui viene negato il sostegno perché maggiorenne.
Ascolta la rubrica del 14 luglio 2013
Anief sostiene la "legittima richiesta di inserimento nelle graduatorie provinciali da parte degli oltre 21 mila precari della scuola neo abilitati attraverso il TFA ordinario, una cui rappresentanza ha oggi manifestato davanti al Miur".
"Poiche' il Ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, sollecitato sull'importante questione di equita' di trattamento del personale abilitato non di ruolo, ha risposto in modo vago e senza assumersi alcun impegno, il sindacato si rivolge ora direttamente al Parlamento - si legge in una nota -. Chiedendo a chi e' stato eletto dal popolo di approvare una norma che superi il divieto dell'inserimento nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento degli insegnanti precari".
"Come gia' previsto per gli ultimi docenti abilitati presso le SSIS o presso i corsi ex-lege 143/04, Anief indica ai parlamentari che non si puo' negare a chi ha ottenuto lo stesso titolo con il medesimo percorso formativo universitario, attraverso i TFA, di collocarsi nelle Gae - prosegue il sindacato -: del resto, la normativa successiva alla trasformazione delle graduatorie da permanenti ad esaurimento ha sempre concesso tale inserimento dei docenti abilitati (attraverso sia i percorsi abilitanti attivati dallo Stato, sia per mezzo dei percorsi abilitanti all'estero). Persino chi era inserito con riserva nelle Gae, in qualita' di 'congelato' SSIS, puo' ora inserirsi a pieno titolo dopo aver conseguito l'abilitazione presso il TFA ordinario. La legge era chiara: la nuova formazione iniziale doveva essere collegata al reclutamento".
"In base a quale criterio - chiede Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - si vuole allora oggi negare l'assunzione in ruolo o la sottoscrizione di supplenze annuali agli abilitati attraverso il TFA ordinario, proibendo loro l'inserimento nelle graduatorie? Con quale giustificazione l'amministrazione si vuole opporre a chi reclama il sacrosanto diritto ad insegnare dopo aver conseguito con merito l'abilitazione?".
"Visto che dal ministro Carrozza non e' arrivata alcuna risposta positiva sulla spendibilita' del titolo - continua Pacifico -, il nostro sindacato chiede oggi al Parlamento di ristabilire le norme sui giusti binari. Altrimenti, in caso contrario, l'Anief ha gia' predisposto un ricorso formale per l'accesso nelle Gae, proprio come fece in passato, con successo, con i docenti sissini. In questo caso, ancora una volta assisteremo alla parodia, tutta italiana, del riconoscimento di un diritto ottenuto per via giudiziaria e non legislativa".
Una fetta consistente degli ormai prossimi 11.542 vincitori del concorso a cattedre bandito lo scorso anno, dopo aver superato una dura selezione, rischiano di rimanere senza lavoro. Per errori di calcolo e di programmazione del Miur, uniti alla "stretta" sulle pensioni introdotta dal Governo Monti, molte delle assunzioni ripartite da tempo a livello regionale non potranno infatti avere luogo, soprattutto al Sud. La denuncia arriva dall'Anief.
"Poiché la normativa dei concorsi pubblici prevede che con l'espletarsi del successivo bando decadano automaticamente i vincitori del precedente, tra due o al massimo tre anni tutti i candidati idonei che non saranno stati nel frattempo assunti - spiega l'associazione - rimarranno con un pugno di mosche in mano. Addirittura, secondo quanto prevede il Ministero dell' Istruzione, non avranno nemmeno il diritto di inserirsi nelle graduatorie a esaurimento".
L'Anief è giunta a questa conclusione incrociando i dati ufficiali sulla ripartizione regionale delle cattedre da assegnare tramite il concorso pubblico e le recenti elaborazioni su organici e mobilità del personale. "In Sicilia - spiega l'associazione - sono 216 i posti che dovrebbero andare ai vincitori del comparto scuola d'infanzia. Peccato che dopo i trasferimenti ne siano rimasti appena la metà: 128. Situazione analoga in Campania: per i 243 vincitori del concorso ci sono solo 164 posti disponibili. Alla primaria va ancora peggio: in Abruzzo si accingono a brindare alla vittoria 100 candidati. Peccato che il Miur ne abbia a disposizione appena 23".
"Una situazione, quella dei docenti di troppo, che nella scuola superiore purtroppo - osserva l'Anief - diventa ancora più frequente. In Puglia, ad esempio, sulla A060 (Scienze naturali, chimica e geografia), entro fine agosto saranno 13 ad essere decretati meritevoli di accedere all'immissione in ruolo: sempre per effetto della riforma Gelmini, però, oggi su quella disciplina ci sono ben 25 soprannumerari. Situazione leggermente migliore per la A034 (Elettronica), dove i 7 che usciranno meglio classificati dalla selezione, al momento sono "chiusi" da 6 docenti rimasti senza cattedra. Cupe anche le prospettive della 036 (Filosofia, psicologia e scienza dell'educazione), sia in Puglia che in Sicilia: i rispettivi 8 e 10 candidati da prescegliere, non potranno essere assunti se prima non verranno smaltiti gli attuali 2 docenti privi di posto in Puglia e addirittura 20 in Sicilia". Alla luce di questi dati l'Anief chiede al ministero di dare attuazione all'annunciata realizzazione di una graduatoria degli idonei al concorso almeno triennale.
"I paradossi della burocrazia della scuola italiana non finiscono mai: una fetta consistente degli ormai prossimi 11.542 vincitori del concorso a cattedre bandito lo scorso anno, dopo aver superato una dura selezione – composta dalla prova preselettiva, tre verifiche scritte e due colloqui orali - rischiano di rimanere senza lavoro. Per degli errori di calcolo e di programmazione del Miur, uniti alla 'stretta' sulle pensioni introdotta dal Governo Monti, molte delle assunzioni ripartite da tempo a livello regionale non potranno infatti avere luogo. Soprattutto al Sud, dove le opportunita' di trovare lavori alternativi sono ridotte al lumicino". Lo afferma l'Anief in una nota.
"Per loro si trattera' di una vera beffa: poiche' la normativa dei concorsi pubblici prevede che con l'espletarsi del successivo bando decadano automaticamente i vincitori del precedente, tra due o al massimo tre anni tutti i candidati idonei che non saranno stati nel frattempo assunti rimarranno con un pugno di mosche in mano - prosegue la nota -. Addirittura, secondo quanto prevede il Ministero dell'Istruzione, non avranno nemmeno il diritto di inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento. Con il risultato che si ritroveranno vincitori di un concorso senza avere goduto di alcun beneficio professionale. Il sindacato e' giunto a questa triste conclusione incrociando i dati ufficiali sulla ripartizione regionale delle cattedre da assegnare tramite il concorso pubblico e le recenti elaborazioni su organici e mobilita' del personale (in via di ultimazione). La casistica che da' supporto alla denuncia dell'Anief e' lunga".
"In Sicilia sono 216 i posti che dovrebbero andare ai vincitori del comparto scuola d'infanzia. Peccato che dopo i trasferimenti, secondo un'elaborazione prodotta dalla Flc-Cgil, ne siano rimasti poco piu' della la meta': 128. Situazione analoga in Campania: per i 243 vincitori del concorso ci sono solo 164 posti disponibili - sottolinea l'Anief -. Alla primaria va ancora peggio: in Abruzzo si accingono a brindare alla vittoria 100 candidati. Peccato che il Miur ne abbia a disposizione appena 23, di cui 12 a Chieti, 1 a L'Aquila, 4 a Pescara e 6 a Teramo. Un caso eccezionale? Purtroppo no. In Basilicata, a fronte di 71 prossimi vincitori del concorso, ci sono appena 17 posti a disposizione. In Calabria 91 su 202. A dir poco 'sballati' anche i conteggi fatti in Campania, dove i 360 idonei e meglio posizionati dovranno spartirsi la miseria di 62 posti. A leggere le disponibilita' dei posti vacanti da chiedersi perche' sia stato bandito il concorso della primaria in Molise, dove per i 26 meritevoli al momento sono liberi solo 2 posti nella provincia di Campobasso. Non ridono, comunque, nemmeno in Puglia, dove 284 "eletti" dovranno contendersi 56 cattedre vacanti. E che dire della Sicilia, la quale si dovra' accontentare di 37 posti per 202 vincitori di concorso? Considerando che sempre la regione piu' a sud d'Italia vanta, sempre nella primaria, addirittura 87 maestri di ruolo soprannumerari, per quelli che hanno vinto la dura selezione del concorso si prospetta un futuro professionale molto probabilmente da precari".
"Una situazione, quella dei docenti di troppo, che nella scuola superiore purtroppo diventa ancora piu' frequente. In Puglia, ad esempio, sulla A060 (Scienze naturali, chimica e geografia), entro fine agosto saranno 13 ad essere decretati meritevoli di accedere all'immissione in ruolo - spiega ancora il sindacato -: sempre per effetto della riforma Gelmini, pero', oggi su quella disciplina ci sono ben 25 soprannumerari. Situazione leggermente migliore per la A034 (Elettronica) in Sicilia: i 7 che usciranno meglio classificati dalla selezione, al momento sono 'chiusi' da 6 docenti rimasti senza cattedra".
Per "evitare che la politica del merito si trasformi in una colossale beffa", Anief torna a chiedere al Miur "di dare attuazione all'annunciata realizzazione di una graduatoria degli idonei al concorso almeno triennale: il nostro sindacato - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - si era accorto subito, nel settembre scorso, che quella della graduatoria pluriennale era una prerogativa inevitabile: in sua assenza, come aveva deciso il Miur, tanti vincitori avrebbero rischiato di rimanere senza posto di lavoro. Non a caso, annunciammo ricorso contro l'assenza della graduatoria il giorno stesso in cui usci' il bando. Ora pero' l'assenza dei posti rischia di vanificare tutto. Questa situazione kafkiana, di un paese che bandisce un concorso pubblico lasciando i vincitori per strada, - conclude laconicamente Pacifico - conferma la forte disorganizzazione di cui soffre cronicamente il sistema scolastico italiano".
Assegnare i posti agli idonei e dare la possibilità ai candidati ricorrenti di essere finalmente valutati in modo corretto: continua ad essere questa, secondo l'Anief-Confedir, l'unica via d'uscita per evitare che la sentenza n. 3747/2012 della VI sezione del Consiglio di Stato faccia decadere definitivamente il concorso per 355 dirigenti scolastici in Lombardia.
I giudici hanno infatti rigettato l'appello del Miur contro la sentenza del Tar che aveva annullato il concorso per violazione del principio dell'anonimato, a seguito della ritenuta trasparenza delle buste utilizzate in sede concorsuale per contenere gli elaborati delle prove scritte.
"Sul concorso per dirigenti scolastici in Lombardia - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - è arrivato il momento di varare quella soluzione politica che il nostro sindacato chiede da tempo: la sentenza del Consiglio di Stato ha infatti annullato definitivamente la procedura. Se a questa aggiungiamo le diverse pronunce negative al proseguimento delle prove emesse dai Tar, come quella dell'Abruzzo, dove in queste ultime ore è stato deciso di non procedere agli orali, è evidente che bisogna evitare di mandare tutto all'aria".
Anief-Confedir indicano alle forze politiche l'unica strada percorribile: salvaguardare, da una parte, i diritti di coloro che hanno superato tutte le prove della procedura concorsuale in Lombardia; tutelare, dall'altra, i diritti di coloro che, sulla base prioritariamente degli articoli 3, 51 e 97 della Costituzione, hanno reclamato parità di trattamento e imparzialità nella valutazione da parte dell'amministrazione che ha gestito il concorso. Si tratta di un doppio passaggio fondamentale per uscire da questo empasse: contro l'arbitrarietà affinché sia salvato il concorso, occorre far prevalere il principio del merito, imponendo comunque una seria riflessione per evitare che si ripetano situazioni analoghe in futuro.
"Assegnare i posti agli idonei e dare la possibilita' ai candidati ricorrenti di essere finalmente valutati in modo corretto". Continua ad essere questa, secondo l'Anief-Confedir, l'unica via d'uscita per evitare che la sentenza n. 3747/2012 della VI sezione del Consiglio di Stato faccia decadere definitivamente il concorso per 355 dirigenti scolastici in Lombardia. I giudici hanno infatti rigettato l'appello del Miur contro la sentenza del Tar che aveva annullato il concorso per violazione del principio dell'anonimato, a seguito della ritenuta trasparenza delle buste utilizzate in sede concorsuale per contenere gli elaborati delle prove scritte.
"Sul concorso per dirigenti scolastici in Lombardia - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - e' arrivato il momento di varare quella soluzione politica che il nostro sindacato chiede da tempo: la sentenza del Consiglio di Stato ha infatti annullato definitivamente la procedura. Se a questa aggiungiamo le diverse pronunce negative al proseguimento delle prove emesse dai Tar, come quella dell'Abruzzo, dove in queste ultime ore e' stato deciso di non procedere agli orali, e' evidente che bisogna evitare di mandare tutto all'aria".
"Certo, quello che l'Anief ha definito da tempo il piu' brutto concorso degli ultimi vent'anni non puo' essere cancellato - prosegue la nota -: commissioni e verbali illegittimi, buste trasparenti, una valanga di quesiti errati o inesatti, probabili danni erariali, su cui indaga anche la Corte di Conti, sono delle 'pietre miliari' di cui avremmo fatto volentieri a meno. E non a caso, sulla vicenda dell'esclusione viziata da una serie di errori formali rimane un ricorso dell'Anief, pendente per oltre 2 mila ricorrenti che attendono giustizia".
"Detto questo, il sindacato, che opera innanzitutto per il bene della scuola italiana e dei suoi lavoratori, non puo' dimenticare che nel corso degli ultimi sei anni il numero delle dirigenze scolastiche si e' ingiustamente ridotto, passando da circa 12mila ad 8mila. Solo negli ultimi due anni, a seguito del dimensionamento scolastico, che di recente la Consulta ha reputato incostituzionale perche' deciso a livello centrale bypassando il ruolo imprescindibile degli enti locali, ne sono stati cancellati ben 2.162 - prosegue il comunicato di Anief -. Alla luce di tutte queste considerazioni, Anief-Confedir indicano alle forze politiche l'unica strada percorribile: salvaguardare, da una parte, i diritti di coloro che hanno superato tutte le prove della procedura concorsuale in Lombardia; tutelare, dall'altra, i diritti di coloro che, sulla base prioritariamente degli articoli 3, 51 e 97 della Costituzione, hanno reclamato parita' di trattamento e imparzialita' nella valutazione da parte dell'amministrazione che ha gestito il concorso. Si tratta di un doppio passaggio fondamentale per uscire da questo empasse: contro l'arbitrarieta' affinche' sia salvato il concorso, occorre far prevalere il principio del merito, imponendo comunque una seria riflessione per evitare che si ripetano situazioni analoghe in futuro".
"Agire diversamente - conclude Pacifico – significherebbe rischiare di annullare non solo la procedura concorsuale della Lombardia, ma anche quelle delle altre regioni italiane partita quasi due anni fa con oltre 40mila candidati: vanificando tutto e affidando a settembre migliaia di istituti alle reggenze dei dirigenti oggi in servizio, gia' subissati da impegni e burocrazia. Una eventualita', tutt'altro che remota, di cui l'istruzione pubblica italiana non avrebbe di certo bisogno".
"L'alta disomogeneita' territoriale dei risultati riconducibili alle prove Invalsi svolte nel 2013, presentati oggi a Roma, conferma che l'amministrazione scolastica deve rivedere con urgenza le finalita' cui conducono queste prove standard: le rilevazioni sugli apprendimenti condotte nel mesi di maggio e giugno hanno fatto emergere una differenziazione degli apprendimenti che va ben oltre il tradizionale divario Nord-Sud (con Trento, Bolzano, Friuli, Veneto, Piemonte e Marche che ottengono le performance migliori), ma si caratterizza per un'alta diversita' di risultati tra comuni della stessa provincia. In molti casi anche tra scuole limitrofe, poche centinaia di metri l'una dell'altra, si sono riscontrati risultati ben diversi".
Lo afferma in una nota l'Anief, ribadendo che "si tratta di verifiche tutte da rivedere, perche' per come sono predisposte e somministrate non servono, non aiutano gli alunni e non sono da stimolo per le scuole a migliorarsi". Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, "i risultati ottenuti dai test predisposti dall'Invalsi non sono frutto solo delle conoscenze, capacita' e competenze acquisite in classe, ma derivano da elementi endogeni alla scuola. Sul loro rendimento influiscono tantissimo, infatti, le capacita' culturali, valoriali ed economiche delle famiglie, dei servizi sociali, dell'entourage territoriale".
Il sindacato reputa, quindi, che "prima di valutare un alunno e' indispensabile registrare sempre il suo punto di partenza riguardante, oltre alle conoscenze scolastiche, anche gli strumenti operativi a sua disposizione, il gruppo classe di cui fa parte, la famiglia di provenienza, il territorio in cui vive. Calare dall'alto delle domande uguali per tutti deve prevedere tutto questo. Altrimenti si rischia di imporre un modello uniforme a degli 'attori' fortemente diversi uno dall'altro".
"Speriamo che il Miur colga queste evidenti indicazioni – continua Pacifico - utilizzando finalmente le indicazioni provenienti dal rapporto Invalsi per scollegare una volta per tutte i risultati degli studenti dal merito dei docenti e dei dirigenti scolastici. Per utilizzarli, invece, ai fini di una piu' mirata assegnazione delle risorse a sostegno dei progetti di potenziamento dell'offerta formativa statale su contesti specifici particolarmente svantaggiati: le aree territoriali, le zone a rischio e gli istituti scolastici piu' in difficolta' non hanno bisogno di essere giudicati. Ma di avere maggiore sostegno".
"Se il Governo vuole combattere davvero la disoccupazione in Italia inizi dalla scuola: ci sono 73.000 posti tra docenti e Ata completamente liberi e disponibili da subito. Il numero emerge incrociando uno studio della Flc-Cgil sui posti disponibili dopo i trasferimenti, avvenuti nei giorni scorsi, con i dati ufficiali gia' noti riguardanti le annunciate e mancate assunzioni ad opera del Miur".
Lo afferma in una nota l'Anief, che ha raccolto questo materiale, lo ha rielaborato e scoperto che "non c'e' alcun motivo di limitare le immissioni in ruolo nella scuola a sole 15mila unita', come dichiarato in Parlamento dal Ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza. Anziche' continuare a dire che occorre investire nella scuola e che e' finita l'epoca dei tagli, il Ministro farebbe bene a prendere atto di questi dati incontrovertibili".
"Sommando i posti vacanti in tutte le scuole italiane risultano oltre 20 mila cattedre sulle discipline scoperte, piu' altre 3.200 per il sostegno - prosegue l'Anief -. Queste vanno equamente assegnate agli 11.542 vincitori del concorso a cattedre in via di ultimazione (anziche' procedere alla loro stabilizzazione su due anni, come vorrebbe fare il Miur) e ad altrettanti precari abilitati inseriti nelle graduatorie ad esaurimento".
"Ci sono poi altri 30mila posti di sostegno, che alcune settimane fa sempre il Ministro Carrozza ha detto di voler trasformare da unita' in deroga a posti da collocare in organico di diritto - sottolinea il sindacato -. Quindi sono da considerare assegnabili come supplenze sino al 31 agosto. Di conseguenza, anche per mandare una risposta alle accuse di supporto inadeguato agli alunni disabili o con problemi di apprendimento, sono posti di lavoro fruibili da subito per le assunzioni a tempo determinato".
"Il Miur deve inoltre ancora procedere allo sblocco delle 5.336 immissioni in ruolo del personale Ata (amministrativi, tecnici ed ausiliari), autorizzate un anno fa, ma mai attuate per colpa dell'illegittima disposizione contenuta nella spending review di tramutare in personale non docente tutti gli insegnanti ritenuti inidonei - spiega l'Anief -. E dare seguito all'assunzione, a invarianza finanziaria, di altri 11.851 posti come collaboratore scolastico da assegnare ai servizi di pulizie esternalizzati, come previsto dall'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 119".
"Considerando, infine, i 3 mila Ata da assumere per il prossimo anno scolastico, annunciati sempre dal Ministro Carrozza, la somma dei posti tra personale docente e non da immettere in ruolo nell'estate del 2013 e' quindi pari ai 73 mila posti che l'Anief rivendica come un diritto e non una concessione", prosegue la nota del sindacato.
"Ci rivolgiamo al Ministro Carrozza - dice Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - perche' passi dalla politica degli annunci a quella dei fatti. L'immissione in ruolo di questo personale non comporta infatti aggravi per l'amministrazione. Anzi, poiche' lo stesso Ministro ha ieri dichiarato che il Ministero del Lavoro sta cercando di trovare una soluzione per mandare in pensione migliaia di lavoratori della scuola bloccati ingiustamente dalla riforma Fornero, i cosiddetti 'Quota 96', si prevede che presto si libereranno ulteriori posti in organico. E per l'erario l'innesto di personale assunto con lo stipendio iniziale per diversi anni, al posto di colleghi a fine carriera, comporta addirittura un risparmio".
Il ministro dell’Istruzione, con decreto n. 573 del 28 giugno 2013, ha definito la consistenza complessiva dell’organico dei dirigenti scolastici a decorrere dall’anno scolastico 2013/2014. Decreto con tabelle.
Secondo le tabelle definitive allegate al decreto 573, i posti totali saranno 8.193. Numeri che non soddisfano il sindacato ANIEF, che annuncia battaglia nei tribunali con un ricorso al Tar contro il D.M. 573 del 28 giugno 2013 perché emanato su piani regionali di dimensionamento, secondo il sindacato, illegittimi che, nell’a.s. 2012-2013, incuranti della sentenza n. 147/12 della Consulta, hanno soppresso il 20% delle scuole autonome.
E lo spiega con una semplice tabella che riportiamo di seguito
Atto amministrativo
|
Anno scolastico
|
Posti attivati
|
Scuole autonome
|
Scuole sottodimensionate
|
CPIA
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Posti
totali
|
D.M. 51/11
|
2011/2012
|
10.211
|
10.211
|
|
109
|
10.304
|
D.M. 72/12
|
2012/2013
|
7.978
|
9.117
|
- 1.153
|
128
|
8.092
|
D.M. 573/13
|
2013/2014
|
8.049
|
8.639
|
- 590
|
144
|
8.193
|
Differenza
|
2011-2013
|
- 2.162
|
*
|
*
|
*
|
- 2.111
|
Un nuovo ricorso? Abbiamo chiesto a Marcello Pacifico, raggiungendolo telefonicamente. "Vista l’inerzia delle altre OO.SS... - ha risposto - Abbiamo deciso deciso di agire rivolgendoci ai tribunali e speriamo questa volta di avere interventi al Tar Lazio ad adiuvandum e non ad opponendum da parte dei sindacati della dirigenza".
"Il ricorso per essere discusso tempestivamente, - ha continuato Pacifico - seppur in una fase cautelare, prima dell’inizio dell’anno scolastico 2013-2014, deve essere notificato nei primi giorni di agosto". Ed invita i Dirigenti interessati ad aderire al ricorso appena possibile.
Dopo il caos sulle cifre dei giorni scorsi, i tecnici del Ministero dell'Istruzione e del Bilancio si dovrebbero incontrarsi di nuovo oggi pomeriggio, giovedì, o domani. Lo fa sapere Manuela Ghizzoni, deputata Pd in commissione Cultura.
Intanto però la sorte dei “Quota 96”, cioè i dipendenti della scuola esclusi dalla salvaguardia introdotta per i cosiddetti "esodati", dopo l'entrata in vigore della riforma delle pensioni targata Fornero, resta legata alle sorti incerte dell'attuale Governo. In commissione Lavoro è stato infatti discusso la scorsa settimana un testo unificato delle due proposte sui “Quota 96”, una a prima firma Manuela Ghizzoni (Pd) e l'altra Maria Marzana (M5s). Proposte che chiedono una deroga mettendo in evidenza le specificità del comparto scuola, rispetto ad altri settori anche pubblici perché i lavoratori possono andare in pensione un solo giorno all'anno, il primo settembre, indipendentemente dalla data di maturazione dei requisiti. Di tale specificità, sottolineano le proposte, la riforma Fornero non ha tenuto conto.
Il problema è trovare la copertura finanziaria: “In realtà non è che le risorse non ci fossero – spiega l'avvocato Domenico Naso, che segue il caso -, la copertura finanziaria ovviamente c'era ma poi le risorse sono state spostate su altro. Il Miur poi avrebbe tutto l'interesse a collocare in quiescenza queste persone, il cui stipendio è molto più alto dei neo-assunti che li rimpiazzerebbero. L'onere sarebbe a quel punto trasferito sull'Inps. In ogni caso anche Francesco Boccia (presidente della commissione Bilancio, Ndr) ci ha rassicurato sulla disponibilità della commissione ad approvare il testo”.
Certo se il Governo cadesse cambierebbero tutte le carte in tavola, senza contare il recente balletto sui numeri: i “Quota 96” sarebbero infatti 9mila secondo l'Inps, 3970 per il Miur. La stima del Miur, fa sapere Ghizzoni sarebbe stata determinata “sulla base di analisi della serie storica delle cessazioni del personale, docente e ATA, a partire dal 2000 ed è stata calcolata sui possibili beneficiari che conseguono i requisiti contributivi e anagrafici al 31 agosto. Pertanto, se i beneficiari sono circa 4000 per 8 mesi, su 12 diventano 6000”. La discordanza tra le cifre potrebbe dipendere “dal fatto che il Miur ha applicato una percentuale alta di mancata 'propensione al pensionamento'”.
Intanto comunque i “Quota 96” hanno iniziato a muoversi tramite vie legali e sono arrivate le prime sentenze.
“9mila mi sembra davvero un numero esagerato – commenta Naso –. Per quanto mi riguarda posso dire che i ricorrenti che seguo per Uil sono circa 2400 a cui ne vanno aggiunti ulteriori 650-700”. E anche l'Anief ha alcune cause in corso: “Circa 500”, conferma il presidente Marcello Pacifico che aggiunge: “È una situazione ridicola: non si capisce perché si debbano trovare risorse quando per le forze dell'ordine le stesse regole non valgono. E parliamo di persone che due anni fa pensavano di aver iniziato l'ultimo anno di lavoro e si ritrovano oggi a dover lavorare forse anche per i prossimi 5 anni. Sullo stato dei contenziosi attendiamo l'udienza del 17 novembre della Corte costituzionale che interverrà sulla legittimità della riforma Fornero. Intanto la Corte dei conti dell'Emilia Romagna e della Puglia ha sospeso il giudizio in attesa della Consulta e anche per tutti gli altri ricorsi stiamo chiedendo la remissione alla Corte costituzionale”.
C'è stato intanto anche un'ordinanza di un giudice del lavoro di Roma (resa nota ora, ma risalente all'agosto 2012) che ha collocato in pensione a partire dal 1 settembre 2012 una docente di “Quota 96”. Attenzione però ai facili entusiasmi, mette in guardia Naso: “In realtà è un'ordinanza che lascia il tempo che trova. Innanzitutto perché è ormai stato riconosciuto che la competenza non è del giudice del lavoro ma della Corte dei conti. Inoltre probabilmente la conclusione positiva per la docente è dovuta al fatto che con l'estate di mezzo l'amministrazione non ha fatto in tempo a presentare il reclamo (che corrisponderebbe in questo caso al secondo grado di giudizio) e così la sentenza è diventata definitiva. Insomma non ci aiuta a definire la questione a livello giudiziale”.
C'è stata intanto anche la sentenza di primo grado della Corte dei conti della Sardegna, che rigetta la richiesta: “Attendiamo le motivazioni che saranno rese note tra 30 giorni, ma sicuramente faremo appello alla Corte centrale di Roma”.
Infine un'altra questione è ancora aperta: “Il Miur avrebbe dovuto emanare la norma applicativa per la legge 137 del 7 agosto 2012 relativa alle situazioni di esubero. Ancora non è stato fatto e questo è un motivo di ulteriore incertezza per cui abbiamo inviato delle diffide ad adempiere al Ministero. Visto che abbiamo il quadro completo sulla mobilità e gli organici bisogna consentire alle persone in esubero di presentare la domanda di collocamento in quiescenza entro l'1 settembre”.
“Mi aspetto che le sentenze di secondo grado saranno a nostro favore – conclude Naso – certo è che i tempi sono lunghi e a questo si aggiunge il fatto che siamo vincolati all'anno scolastico per cui sarà molto difficile risolvere prima dell'1 settembre”.
"Cambia il Governo ma le classi pollaio rimangono: per il prossimo anno scolastico, seppure in presenza di 30 mila alunni in piu' distribuiti nelle varie scuole, il Miur non vuol sentire parlare di incremento di docenti ma intende attenersi alla legge 111/2011, che impone lo stesso numero di insegnanti dell'anno precedente". Lo afferma in una nota l'Anief.
"Cio' comportera' un numero sempre piu' alto di alunni per classe, che si aggira ormai mediamente sulle 28-30 unita' - prosegue il sindacato -. Con punte da record: la rivista specializzata 'Orizzonte Scuola' riporta che nelle Marche sono state formate prime classi da 33 alunni al linguistico di Pesaro e al Benincasa di Ancona; ci sono poi 36 iscritti al liceo Rinaldini di Ancona e addirittura 37 allo scientifico di Tolentino. Si tratta di numeri impressionanti, per i quali il deputato Piergiorgio Carrescia (Pd) ha annunciato un'interrogazione parlamentare".
"Ma quella dell'incremento di alunni non compensato da un aumento di docenti e' ormai storia vecchia - evidenzia ancora l'Anief -: negli ultimi cinque anni, a fronte di una vistosa maggiorazione di iscritti negli istituti pubblici, pari a quasi 100 mila alunni, i Governi che si sono succeduti hanno avuto la 'faccia tosta' di eliminare quasi 2 mila scuole, 200 mila posti tra docenti e personale Ata (amministrativi, tecnici ed ausiliari). Con il risultato che quelli che erano nati, durante la gestione Gelmini, come limiti numerici da adottare in casi eccezionali, sono diventati la norma: nella scuola d'infanzia si e' passati da 28 a 29 alunni, alla primaria da 25 a 28 ed alle superiori si sono concesse deroghe fino alla presenza di 33 alunni per classe".
"Il sovraffollamento delle classi, attraverso uno schema di risoluzione presentato dal senatore Fabrizio Bocchino (M5S), e' proprio in questi giorni oggetto di discussione nella VII Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali): ieri, 9 luglio, e' ripreso l'esame dell''Affare assegnato', con l'Esecutivo che ha preso tempo per valutare 'alcune richieste di modifica al predetto schema di risoluzione' - prosegue la nota -. Nella presentazione della risoluzione, il relatore del M5S ha dichiarato che l'alto numero di alunni per aule 'comporta inevitabilmente l'inidoneita' delle stesse a contenere gli alunni in condizioni di sicurezza, salubrita', igiene e vivibilita''.
Considerando anche il mancato assolvimento del pieno diritto allo studio, non soddisfabile in gruppi-classe particolarmente grandi, Bocchino sostiene che 'secondo la normativa vigente, in aula non possono essere presenti piu' di 26 persone, compresi gli insegnanti o l'eventuale ulteriore personale a qualunque titolo presente'. E che, in presenza di alunni disabili, 'il numero complessivo dovrebbe essere al massimo di 20, in modo da facilitare i processi di integrazione e d'inclusivita’.Purtroppo, si tratta di parametri sistematicamente elusi. Con il Miur che continua a nascondersi dietro ad un dito, parlando di sforamenti rari e al di sotto l'1%".
"Oltre al danno irrecuperabile che si arreca agli studenti - spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'ANIEF e segretario organizzativo Confedir - e' grave che si continua a non tenere conto che la scuola italiana ha a disposizione, pronti a subentrare, 150mila docenti precari gia' abilitati all'insegnamento e vincitori di pubblici concorsi. Invece di utilizzarli, fa di tutto, anche ammucchiando gli alunni nelle classi, per tenerli a debita distanza e risparmiare soldi. Ma e' una politica che non paga. Perche' prima o poi tocchera' ad un tribunale super partes, come quello di Lussemburgo, ristabilire i parametri di un sistema di istruzione degno di questo nome".
Classi pollaio, ci risiamo: ormai, secondo quanto denuncia l'Anief, non sono più casi sporadici e la media è di 28-30 iscritti per aula. Una "vergogna nazionale" che deriva dal fatto che "negli ultimi 5 anni lo Stato ha tagliato 200 mila posti tra docenti e Ata, ha tenuto ai margini 150 mila precari abilitati vincitori di concorso e ha cancellato quasi 2 mila scuole".
"Per il prossimo anno scolastico, seppure in presenza di 30 mila alunni in più distribuiti nelle varie scuole - afferma l'Anief - il Ministero non vuol sentire parlare di incremento di docenti ma intende attenersi alla legge 111, che impone lo stesso numero di insegnanti dell'anno precedente". Ciò comporterà, secondo il sindacato, "un numero sempre più alto di alunni per classe, che si aggira ormai mediamente sulle 28-30 unità. Con punte da record: la rivista specializzata "Orizzonte Scuola", riporta che nelle Marche sono state formate prime classi da 33 alunni al linguistico di Pesaro e al Benincasa di Ancona; ci sono poi 36 iscritti al liceo Rinaldini di Ancona e addirittura 37 allo scientifico di Tolentino.
"Si tratta di numeri impressionanti - sottolinea l'Anief - per i quali il deputato del Pd Piergiorgio Carrescia ha annunciato un'interrogazione parlamentare". E anche il M5S "ha presentato uno schema di risoluzione sul sovraffollamento delle classi per "inidoneità delle stesse a contenere gli alunni in condizioni di sicurezza, salubrità, igiene e vivibilità". Quella dell'incremento di alunni non compensato da un aumento di docenti, conclude l'Anief, è ormai storia vecchia: negli ultimi cinque anni, a fronte di una maggiorazione di iscritti negli istituti pubblici pari a quasi 100 mila alunni, i Governi che si sono succeduti hanno eliminato quasi 2 mila scuole e 200 mila posti tra docenti e personale Ata (amministrativi, tecnici ed ausiliari).
"Con il risultato che quelli che erano nati, durante la gestione Gelmini, come limiti numerici da adottare in casi eccezionali, sono diventati la norma: nella scuola d'infanzia si è passati da 28 a 29 alunni, alla primaria da 25 a 28 ed alle superiori si sono concesse deroghe fino alla presenza di 33 alunni per classe".
Usr Marche, valutazioni premature
Sono "premature" le cifre diffuse dalla rivista 'Orizzonte Scuola' sul numero di alunni delle classi di alcuni istituti superiori delle Marche, che secondo la rivista sarebbero in prima linea per quanto riguarda le "classi pollaio" con un "record di una classe di 37 ragazzi allo scientifico di Tolentino".
E' la posizione che filtra dall'Ufficio Scolastico regionale dopo la denuncia dell'Anief. Nessun commento ufficiale, ma il rimando alle ultime circolari che fissano a oggi, 10 luglio, il termine per la richiesta da parte dei presidi degli istituti comprensivi di incremento del numero delle classi per il primo ciclo (dalle materne alle medie) e al 15 luglio per il secondo ciclo (istituti superiori). E' vero che gli incrementi di classi debbano riguardare "solo situazioni eccezionali e del tutto residuali", ma gli stessi incrementi possono essere autorizzati dalle autorità scolastiche. Il numero e la composizione delle classi verranno definite più avanti.
Tornano le 'classi pollaio', con una media di 28-30 iscritti per aula e picchi di 37 alunni in una sola classe, come nelle Marche. Lo denuncia l'Anief, spiegando che si tratta di "una vergogna nazionale derivante dal fatto che negli ultimi 5 anni lo Stato ha tagliato 200mila posti tra docenti e Ata, tenuto ai margini 150mila precari abilitati vincitori di concorso e cancellato quasi 2mila scuole.
Il Pd annuncia un'interrogazione parlamentare". Per il prossimo anno scolastico, spiega il sindacato, seppure in presenza di 30mila alunni in più distribuiti nelle varie scuole, il Miur "non vuol sentire parlare di incremento di docenti ma intende attenersi alla legge 111/2011, che impone lo stesso numero di insegnanti dell'anno precedente. Ciò comporterà un numero sempre più alto di alunni per classe, che si aggira ormai mediamente sulle 28-30 unità". Con punte da record: la rivista specializzata "Orizzonte Scuola" riporta che nelle Marche sono state formate prime classi da 33 alunni al linguistico di Pesaro e al Benincasa di Ancona; ci sono poi 36 iscritti al liceo Rinaldini di Ancona e addirittura 37 allo scientifico di Tolentino.
Ma quella dell'incremento di alunni non compensato da un aumento di docenti "è ormai storia vecchia: negli ultimi cinque anni, a fronte di una vistosa maggiorazione di iscritti negli istituti pubblici, pari a quasi 100mila alunni, i Governi che si sono succeduti hanno avuto la 'faccia tosta' - prosegue l'Anief - di eliminare quasi 2mila scuola, 200mila posti tra docenti e personale Ata (amministrativi, tecnici ed ausiliari). Con il risultato che quelli che erano nati, durante la gestione Gelmini, come limiti numerici da adottare in casi eccezionali, sono diventati la norma: nella scuola d'infanzia si è passati da 28 a 29 alunni, alla primaria da 25 a 28 ed alle superiori si sono concesse deroghe fino alla presenza di 33 alunni per classe".
L’Anief comunica che con altre due ordinanze cautelari emanate dal Tar del Lazio sono stati riammessi al concorso “altri 24 docenti che avevano ottenuto agli scritti un punteggio pari ad almeno 18/30 e che il Miur aveva iniquamente escluso imponendo il punteggio di 21/30 per accedere alla successiva prova pratica o laboratoriale”.
L'Anief evidenzia di aver sempre sostenuto che la prova grafica o pratica prevista per alcune classi di concorso delle scuole secondarie deve essere valutata congiuntamente alla prova scritta; soltanto al termine di entrambe deve essere conseguito il punteggio complessivo di almeno 28/40 previsto dal D.Lgs. 297/94.
“In maniera del tutto arbitraria – secondo il sindacato autonomo - invece il Miur ha violato la normativa di riferimento e ha deciso con il D.D.G. 82/2012 di scorporare le prove laboratoriali dalle prove scritte e di valutare preliminarmente i primi tre quesiti fissando il punteggio di 21/30 quale minimo utile per accedere alla successiva prova di laboratorio”.
Il sindacato guidato da Marcello Pacifico fa notare che il “Tar del Lazio ha dato nuovamente ragione all'Anief e ora i candidati che si sono rivolti al nostro sindacato potranno accedere alla prova di laboratorio e proseguire l'iter del concorso da cui il Miur li aveva ingiustamente esclusi”.
La denuncia è di Giuseppe Faraci presidente regionale Anief Piemonte: due casi simili in poche settimane fanno venire il sospetto che dietro a questo genere di convocazioni vi sia l’ombra dei favoritismi, il dirigente dell’A.T. deve fare chiarezza. Morale: è paradossale che ci si riesca a complicare la vita anche nell’era di internet.
“Lei è convocato da questa istituzione scolastica per la stipula di un contratto a tempo determinato nel profilo di assistente amministrativo. Visti i tempi stretti per l’assegnazione della supplenza, qualora entro un’ora non dovesse pervenire una sua risposta affermativa, saremo costretti a ritenerla non interessata alla supplenza”. E’ accaduto più o meno a che questo nell’anno scolastico che ci stiamo mettendo alle spalle: la richiesta di aderire ad una convocazione per un contratto come Ata entro 60 minuti e per giunta via e-mail, come se un aspirante supplente sia obbligato ad andare in giro con il computer sotto gli occhi.
Quel che è grave è che il fatto non è isolato. La denuncia giunge dalla sezione dell’Anief di Biella, la provincia dove nel mese di aprile è stata inviata una proposta “di nomina per la copertura di una supplenza breve a mezzo e-mail con tempo di risposta, al fine dell’accettazione, entro un’ora dal ricevimento della stessa”.
Il fatto si sarebbe ripetuto qualche settimana fa, sempre in un istituto “delle valli biellesi. La scuola – spiega Il presidente regionale Anief Piemonte, Giuseppe Faraci - propone sempre via e-mail una supplenza breve dando un tempo massimo per accettare la nomina di un’ora. L’email viene inviata alle ore 12:36 con termine per la risposta fissato alle 13:36. Ad allarmarci ulteriormente – continua il sindacalista - è la circostanza che la dirigente scolastica di una delle due scuole è anche dirigente sindacale del comparto scuola e – secondo alcune indiscrezioni che ci auguriamo prive di fondamento – chi ha preso quella supplenza, l’unico a rispondere, parrebbe essere un suo collaboratore sindacale”.
Il timore del sindacato autonomo è che dietro alla convocazione lampo si nasconda la volontà di assegnare la supplenza ad un candidato “amico”. Rispettando così la graduatoria solo formalmente. Per il responsabile dell’Anief Piemonte c’è dell’altro: “la supplenza in questione è stata proposta per qualche giorno ma che, guarda caso, pare si protrarrà per tutto il mese luglio; secondo alcuni, i soliti maligni, potrebbe addirittura continuare anche ad agosto”.
Solo coincidenze? Pure illazioni? Forse. Ma il sospetto rimane. Per questo il sindacato ha chiesto al dirigente responsabile dell’ex provveditorato “di Biella – che sicuramente vorrà disporre anche i necessari accertamenti in ordine ai presunti favoritismi – di intervenire immediatamente nei confronti della scuola, affinché si interrompa il contratto stipulato e si ripetano le procedure di convocazione e di nomina secondo principi di ragionevolezza, garantendo un congruo lasso di tempo per la risposta. E contemporaneamente, inviare a tutte le scuole di Biella una comunicazione interna che, alla luce dei fatti sopra esposti, eviti il ripetersi di tale situazione”.
Certo, quello delle convocazioni rimane un problema non sempre di facile soluzione. In certi casi le convocazioni via telefono, la procedura più sicura, possono essere troppo lunghe e dispendiose. Gli sms non garantiscono la ricezione. Il fax non lo posseggono tutti gli aspiranti supplenti. Rimane però paradossale che nell’era di internet, delle risposte in tempo reale, possano ancora accadere queste cose.
Vuoi vedere che in certi casi il tradizionale telegramma, inviato ai primi 5-10 supplenti meglio posizionati in graduatoria, rimane l’uovo di colombo?
La conclusione dei Tfa ordinari e il contemporaneo (quasi) avvio dei Percorsi abilitanti speciali fa tornare in auge l’ambizione per gli abilitati post Ssis di accedere alle graduatorie ad esaurimento. Ognuno si muove come crede meglio: c’è chi crea gruppi su Facebook, chi lancia petizioni, chi mette gruppi di precari contro e chi li unisce. L’obiettivo però è sempre lo stesso: entrare nelle liste di attesa che portano dritti al ruolo.
Se sono state trasformate da graduatorie “permanenti” ed “esaurimento” un motivo logico c’era: al Miur hanno voloto creare una barriera verso l’inarrestabile ascesa del numero di iscritti. I risultati, però, soprattutto per via della riforma delle pensioni, non sono stati conformi a quelli sperati: le GaE sono rimaste piene zeppe di gente. Non solo: quelle che oggi raccolgono, a detta del Miur, 168mila docenti precari abilitati (a nostro avviso sono almeno 30mila di più), nel frattempo sono diventate le liste di attesa più desiderate dalla categoria dei supplenti.
Riuscire ad entrare nelle GaE comporta, infatti, il diritto ad essere chiamati con priorità per le supplenze più importanti. E soprattutto di poter approdare, senza essere sottoposti ad ulteriori selezioni o concorsi, all’agognato ruolo. Ecco che, così, chiedono accesso nelle Gae gli oltre 21mila che proprio in questi giorni si stanno abilitando attraverso i Tfa ordinari.
C'è chi si muove autonomamente, rivolgendosi ad un legale di fiducia. Ma la maggior parte cerca di far valere i propri diritti raggruppandosi. Anche su Facebook: uno di questi gruppi si presenterà il prossimo 15 luglio davanti al Miur, per manifestare tutto il proprio dissenso contro l’esclusione dalle graduatorie più importanti: spiegano di essere passati per “il superamento di tre dure prove selettive di accesso, di numerosi esami di scienze dell’educazione e delle discipline specifiche di insegnamento, la frequenza di un tirocinio nelle scuole, il sostenimento di una prova conclusiva con relazione e discussione finale, nonché il pagamento di una cospicua tassa d’iscrizione”. Considerando che le loro attività formative sono state svolte nelle università, non hanno tutti i torti: il percorso cui sono sono stati sottoposti è davvero molto simile a quello che per dieci anni era stato creato per i sissini. Ma l’epilogo è decisamente diverso.
Ancora prima di iniziare la loro esperienza abilitanti, si fanno sentire pure i candidati dei neonati Percorsi abilitanti speciali (che nella dicitura hanno preso il posto dei Tfa speciali): rivendicano sia il riconoscimento del punteggio pieno (2 punti al mese per un massimo di 12 punti l’anno) per il servizio di supplenza svolto con titolo richiesto, sia l’inserimento nelle GaE: “non ci sembra giusto dover subire tante discriminazioni rispetto a tutti gli altri, crediamo e pretendiamo che ci venga riconosciuta la nostra professionalità”, si legge in una delle petizioni on line avviate per l’occasione.
A rendere più infuocata la situazione ci sono poi le associazioni e i sindacati. L’Adi, l’Associazione docenti italiani, sta raccogliendo adesioni per tentare di tenere tutti gli abilitati Pas dietro a coloro che hanno terminato con successo i Tfa ordinari. “Mentre 18.000 corsisti, in gran parte giovani, stanno in questi giorni discutendo la tesi che conclude il primo TFA ordinario, con il miraggio di conquistarsi un posto in seconda fascia delle graduatorie di istituto, - sostiene l’Adi - scoppia su tutti la bomba dell’ennesima sanatoria. Il PAS elargirà l abilitazione a 75.000 persone, che satureranno le graduatorie, sbaragliando i giovani”. Questi ultimi, gli aspiranti docenti che si sono laureati da poco, si ritroverebbero inevitabilmente in fondo alle graduatorie, per via della mancanza di punti legati al servizio.
Se l’Adi mette i due schieramenti (Tfa e Pas) un contro l’altro armato, l’Anief non fa differenze. E difende tutti. L’8 luglio il sindacato guidato da Marcello Pacifico ha pubblicato un duro comunicato, nel quale si parla di “pasticcio del Miur”, con “esclusioni incomprensibili e punteggi stravolti nelle graduatorie dei precari”: l’Anief punta quindi il dito contro i 30 punti che il Miur concede “alle abilitazioni estere corrispondenti ai percorsi SSIS”, mentre chi “ha conseguito un semestre aggiuntivo o si abilita con il TFA ordinario rimane fuori, a meno che abbia adesso completato la SSIS di prima abilitazione ‘congelata’ in precedenza”. Per il sindacato autonomo sono “pazzie di un Paese alla deriva, che accoglie (giustamente) nelle proprie scuole chi si abilita all’estero ma caccia incredibilmente i docenti che abilita in Italia a numero chiuso. E poi si parla di fuga dei cervelli”. Per questo “annuncia ricorsi in tribunale contro l’evidente disparità di trattamento e mette a disposizione il modello cartaceo per lo scioglimento della riserva delle categorie escluse”. Questi i profili per i quali l’Anief si rivolgerà “alla magistratura per ottenere giustizia”, perchè “i titoli non sono carta straccia: abilitati con semestre aggiuntivo o secondo biennio di specializzazione già inseriti con riserva in III fascia; abilitati TFA ordinario non inseriti in GaE; aventi titolo alla priorità nella scelta della sede L. 104/92”.
Rubrica radiofonica settimanale di approfondimento sui temi della formazione scolastica: dalla didattica ai problemi di apprendimento, dagli insegnanti ai nuovi sistemi di valutazione. Sino all’approvazione delle leggi e delle tante riforme che stanno cambiando la nostra scuola.
Ascolta la rubrica del 7 luglio 2013
"Prendono finalmente il via i corsi organizzati dal ministero dell'Istruzione per far abilitare all'insegnamento almeno 80 mila docenti precari: il regolamento e' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 4 luglio 2013 ed entrera' in vigore dal prossimo 19 luglio. Gli interessati avranno 30 giorni di tempo per produrre la domanda di partecipazione, utilizzando il sistema on line predisposto sempre dal Miur". Lo afferma in una nota l'Anief.
"La frequenza dei corsi, che verranno affidati alle universita' e prenderanno il via non prima dell'autunno, permettera' a tanti precari della scuola di aggiungere una certificazione indispensabile al fine della loro assunzione in ruolo – prosegue la nota -. Tuttavia, sono molti i docenti ad essere stati ingiustamente esclusi da queste procedure abilitanti: il sindacato Anief annuncia sin d'ora che si battera' a tutti i livelli perche' si permetta loro di acquisire il titolo di abilitazione all'insegnamento. Sono diverse le casistiche per le quali il sindacato e' pronto ad impugnare il regolamento giunto in Gazzetta Ufficiale. Innanzitutto Anief difendera' tutti i docenti a cui verra' negato l'accesso malgrado siano in possesso di 365 giorni complessivi di supplenze svolte con il titolo di studio richiesto: si tratta della soglia minima prevista della normativa vigente e non a caso richiesta in occasione di tutte le sessioni abilitanti riservate svolte fino ad oggi".
Inoltre Anief presentera' ricorso "perche' l'amministrazione ha deciso di non far valere il 2012/2013 come annualita' utile per partecipare ai percorsi speciali abilitanti: si tratta di una scelta del tutto immotivata, visto che l'anno scolastico e' finito da tempo e i precari hanno il diritto di far accreditare il loro servizio d'insegnamento svolto".
"Il sindacato presentera' ricorso, inoltre, per l'illegittima esclusione dai corsi abilitanti del personale gia' di ruolo nelle scuole pubbliche (perche' e' concessa la possibilita' solo ai colleghi delle scuole paritarie?) e dei dottori di ricerca (perche' non si tiene conto del loro percorso altamente formativo e d'insegnamento di livello superiore?) - conclude il sindacato -. Anief, infine, si impegnera' perche' tutti coloro che si abiliteranno attraverso i corsi abilitanti speciali, come attraverso i Tfa ordinari, possano essere inseriti a pieno titolo nelle graduatorie ad esaurimento e cosi' accedere direttamente alle supplenze annuali e alle immissioni in ruolo. Per informazioni piu' dettagliate basta collegarsi al sito internet www.anief.org".
Al via i corsi organizzati dal ministero dell'Istruzione per far abilitare all'insegnamento almeno 80mila docenti precari: il regolamento è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore dal prossimo 19 luglio. Gli interessati avranno 30 giorni di tempo per produrre la domanda di partecipazione, utilizzando il sistema on line predisposto sempre dal Miur. Lo fa sapere l'Anief.
La frequenza dei corsi, che verranno affidati alle università e prenderanno il via non prima dell'autunno, permetterà a tanti precari della scuola di aggiungere una certificazione indispensabile al fine della loro assunzione in ruolo. Tuttavia, nota il sindacato, "sono molti i docenti ad essere stati ingiustamente esclusi da queste procedure abilitanti: Anief annuncia sin d'ora che si batterà a tutti i livelli perché si permetta loro di acquisire il titolo di abilitazione all'insegnamento".
L'approvazione in Senato dell'ordine del giorno sulla stabilizzazione dei precari della scuola rappresenta un atto formale davvero importante: è il commento dell'Anief.
Secondo il sindacato "finalmente si apre una luce a favore di non meno di 200 mila supplenti permanenti, altrimenti in larga parte destinati a rimanere in questo stato per decenni". L'impegno del Governo a "valutare l'opportunità di definire celermente le questioni legate alla procedura d'infrazione Ue 2010/2124, concernente la stabilizzazione del personale scolastico e ad adottarne le più opportune iniziative, anche a carattere normativo", così come riportato nell'odg approvato, per l'Anief assume ancora più rilevanza perché rientra nella discussione dell'approvazione sulla legge europea.
"Se i nostri parlamentari decidono di acquisire le indicazioni dell'Ue in tema di assunzioni - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e da oggi eletto anche segretario organizzativo Confedir - significa che presto dovranno per forza di cose applicare la direttiva comunitaria 1999/70/CE, la quale non ammette deroghe sulle assunzioni a tempo determinato per i precari con almeno 36 mesi di servizio svolto. Così come significa prendere finalmente posizione contro l'attività legislativa adottata, attraverso la Legge 106 del 12 luglio 2011, che ha permesso all'Italia di aggirare questa indicazione europea".
"Ora, se il Parlamento ha deciso di muovere i primi passi, dando seguito alle denunce del nostro sindacato - prosegue Pacifico - significa che anche i lavoratori della scuola possono finalmente sperare di essere trattati alla pari dei colleghi del pubblico impiego e del comparto privato, poiché il nostro Paese rispetterebbe in toto le regole in tema di successione dei contratti".
"Non possiamo che ringraziare il Movimento 5 Stelle - continua ancora Pacifico - per aver portato in Senato una questione di così alta rilevanza per il bene dell'istruzione italiana e dei suoi operatori. A tal fine cogliamo l'occasione per auspicare una presa di posizione dello stesso tenore nell'altro 'ramo' del Parlamento, la Camera, non dimenticando che in una situazione simile al personale della scuola versano i colleghi della sanità pubblica. L'ideale, a questo punto, è arrivare con un consenso politico unanime, a livello parlamentare, in vista dell'approvazione della legge europea. A quel punto - conclude il sindacalista - anche il Governo si dovrà rassegnare".
"L'approvazione odierna in Senato dell'ordine del giorno presentato da Fabrizio Bocchino (M5S), vice presidente della Commissione Istruzione e Cultura, sulla stabilizzazione dei precari della scuola rappresenta un atto formale davvero importante: dopo i ripetuti interventi di Anief e Confedir in questa direzione, finalmente si apre una luce a favore di non meno di 200mila supplenti permanenti, altrimenti in larga parte destinati a rimanere in questo stato per decenni". E' quanto si legge in una nota dei due sindacati.
L'impegno del Governo a "valutare l'opportunita' di definire celermente le questioni legate alla procedura d'infrazione UE 2010/2124, concernente la stabilizzazione del personale scolastico e ad adottarne le piu' opportune iniziative, anche a carattere normativo", cosi' come riportato nell'odg del M5S, "assume ancora piu' rilevanza perche' rientra nella discussione dell'approvazione sulla legge europea", spiegano Anief e Confedir.
"Se i nostri parlamentari decidono di acquisire le indicazioni dell'Ue in tema di assunzioni - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e da oggi eletto anche segretario organizzativo Confedir - significa che presto dovranno per forza di cose applicare la direttiva comunitaria 1999/70/CE, la quale non ammette deroghe sulle assunzioni a tempo determinato per i precari con almeno 36 mesi di servizio svolto. Cosi' come significa prendere finalmente posizione contro l'attivita' legislativa adottata, attraverso il Decreto Legge 70/2011, convertito nella Legge 106 del 12 luglio 2011, che ha permesso all'Italia di aggirare questa indicazione europea".
"Ora, se il Parlamento ha deciso di muovere i primi passi, dando seguito alle denunce del nostro sindacato, - prosegue Pacifico - significa che anche i lavoratori della scuola possono finalmente sperare di essere trattati alla pari dei colleghi del pubblico impiego e del comparto privato, poiche' il nostro Paese rispetterebbe in toto le regole in tema di successione dei contratti".
Anief-Confedir ritengono che da un punto di vista pragmatico l'indicazione del Senato potrebbe interessare almeno 200 mila precari della scuola. Gli stessi a cui il sindacato da' da tempo sostegno per garantire sia l'equiparazione economica del personale di ruolo, sia risarcimenti adeguati per il perdurare illegittimo dello stato professionale di supplenti, benche' nella maggior parte di casi avessero superato da tempo il 'tetto' minimo dei 36 mesi di servizio svolto.
A tale scopo continuano le azioni giudiziarie del sindacato, presso i tribunali del lavoro, al fine di sollecitare il pronunciamento della Corte di Giustizia europea sulla legittimita' dell'intervento retroattivo e derogatorio del legislatore italiano in tema di stabilizzazione dei precari della scuola.
"Non possiamo che ringraziare il Movimento 5 Stelle – continua ancora Pacifico - per aver portato in Senato una questione di cosi' alta rilevanza per il bene dell'istruzione italiana e dei suoi operatori. A tal fine cogliamo l'occasione per auspicare una presa di posizione dello stesso tenore nell'altro 'ramo' del Parlamento, a Palazzo Montecitorio, non dimenticando che in una situazione simile al personale della scuola versano i colleghi della sanita' pubblica. L'ideale, a questo punto, e' arrivare con un consenso politico unanime, a livello parlamentare, in vista dell'approvazione della legge europea. A quel punto - conclude il sindacalista Anief-Confedir - anche il Governo si dovra' rassegnare".
Alla luce di una giusta equiparazione tra personale assunto a tempo indeterminato e personale precario, assunto annualmente con contratto a tempo determinato, è importante ricordare che l’aspettativa retribuita è un diritto anche del docente precario.
Già la sentenza n.360 del Tribunale di Verona del 26 maggio 2011 aveva confermato che l’applicazione del congedo straordinario per dottorato di ricerca, di cui all'art. 52 comma 57 della Legge 448/01, va applicata anche al personale a tempo determinato e che l'interpretazione restrittiva contenuta nella circolare 15/11 è errata.
D’altronde la logica, con cui è stata concepita la norma sull’aspettativa retribuita per svolgere un dottorato di ricerca, è quella di favorire il dipendente pubblico, a prescindere dallo stato giuridico del suo contratto di lavoro, per acquisire una più approfondita formazione professionale.
Quanto detto viene confermato da una recentissima ordinanza del Tribunale del lavoro di Napoli che dà piena ragione all'Anief e afferma il diritto di un docente precario a godere dell'aspettativa retribuita a seguito di ammissione a corso di dottorato di ricerca privo di borsa di studio.
Il sindacato ha in questo modo tutelato i diritti del proprio iscritto, che in prima istanza aveva ricevuto dal proprio dirigente scolastico l’aspettativa retribuita per svolgere un dottorato di ricerca privo di borsa di studio, per poi vedersi revocato unilateralmente questo beneficio, commutato in una aspettativa non retribuita e quindi senza assegni.
Il legale, che si è occupato della tutela dei diritti dell’iscritto, ottiene, tramite ordinanza ex art. 700 c.p.c. e in tempi celeri, la dichiarazione, da parte del giudice del lavoro di Napoli, di illegittimità degli atti emanati dal MIUR con l'intento di revocare l'aspettativa retribuita precedentemente concessa e riconosce la sussistenza del “pericolo di danno alla crescita professionale” arrecato dall'amministrazione al docente a tempo determinato.
Noi riteniamo, proprio per la giusta equiparazione tra docenti a tempo indeterminato e a tempo determinato, richiamata anche dalla direttiva europea 1999/70, che il Miur debba intervenire con un’altra circolare per chiarire inequivocabilmente questo modo difforme di intrepretare la norma in modo restrittivo e dannoso per i precari.
Rubrica radiofonica settimanale di approfondimento sui temi della formazione scolastica: dalla didattica ai problemi di apprendimento, dagli insegnanti ai nuovi sistemi di valutazione. Sino all’approvazione delle leggi e delle tante riforme che stanno cambiando la nostra scuola.
Ascolta la rubrica del 30 giugno 2013
A settembre un docente su sei non sarà al suo posto. Lo sostiene l'Anief sottolineando come "ancora una volta un ministro non tiene fede agli impegni presi sulle assunzioni dei precari".
"Annunciando appena 12mila immissioni in ruolo di docenti e 3mila di personale Ata (amministrativi, tecnici, ausiliari e Dsga), da attuare nel corso di questa estate, sempre se autorizzate dai funzionari di viale XX Settembre, il ministro Carrozza ha sconfessato - spiega l'associazione - quanto aveva detto pochi giorni prima, sostenendo di voler stabilizzare 35mila docenti di sostegno e di voler portare a termine il piano triennale di assunzioni prodotto nel 2011 attraverso un accordo interministeriale contenente ben altri numeri.
Se a questo aggiungiamo i 5.400 lavoratori non docenti non assunti quest'anno per via della irrisolta questione degli inidonei, gli 11.542 prossimi vincitori del concorso a cattedra e i circa 100mila supplenti che annualmente vengono assunti, di cui almeno 20mila su posti vacanti, ci rendiamo conto che le cifre indicate dal ministro Carrozza rappresentano veramente una goccia nel mare: le assunzioni che il Miur doveva chiedere erano 70mila e non 15mila". L'Anief chiede quindi che da subito vengano attuate le assunzioni su tutti i posti liberi, dando così anche seguito alle indicazioni Ue sulla materia.
E dopo aver osservato che i ministri dell'Istruzione "fanno a gara a chi produce le 'bufale' più grandi", aggiunge che "anche il ministro Carrozza ha subito imparato la 'lezione': quando dice, come ha fatto nelle ultime ore alle commissioni Cultura, che l'anno scolastico inizierà regolarmente ci racconta l'ennesima 'bufala'. Come si fa, infatti, a nominare d'incanto oltre 100mila supplenti, dal momento - fa notare l'Anief - che le immissioni in ruolo si concluderanno in quei giorni, anziché, come accadeva fino a qualche anno fa, entro il 31 luglio? Anche in questo caso, non bisogna essere dei maghi per sapere che le lezioni a settembre riprenderanno con un docente su sei che non sarà al suo posto".
"Ancora una volta un ministro della Repubblica, incaricato di gestire le sorti dell'istruzione pubblica in Italia, non tiene fede agli impegni presi sulle assunzioni dei precari: annunciando appena 12 mila immissioni in ruolo di docenti e 3mila di personale Ata (amministrativi, tecnici, ausiliari e Dsga), da attuare nel corso di questa estate, sempre se autorizzate dai funzionari di viale XX Settembre, il ministro Carrozza ha sconfessato quanto aveva detto pochi giorni prima, sostenendo di voler stabilizzare 35mila docenti di sostegno e di voler portare a termine il piano triennale di assunzioni prodotto nel 2011 attraverso un accordo interministeriale contenente ben altri numeri". Lo afferma in una nota l'Anief.
"Se a questo aggiungiamo i 5.400 lavoratori non docenti non assunti quest'anno per via della irrisolta questione degli inidonei, gli 11.542 prossimi vincitori del concorso a cattedra e i circa 100mila supplenti che annualmente vengono assunti, di cui almeno 20mila su posti vacanti - prosegue il sindacato -, ci rendiamo conto che le cifre indicate dal ministro Carrozza rappresentano veramente una goccia nel mare: le assunzioni che il Miur doveva chiedere erano 70mila e non 15mila".
"L'Anief si fa dunque portavoce del malcontento della categoria, pretendendo che vengano da subito attuate le assunzioni su tutti i posti liberi - si legge ancora nella nota del sindacato -. Dando cosi' anche seguito alle indicazioni Ue sulla materia, in particolare quelle contenute nell'articolo 4 della Direttiva 1999/70/CE, ed evitando che le sentenze dei giudici sovranazionali condannassero lo Stato italiano a sanzioni che gia' dal prossimo autunno potrebbe assumere proporzioni gigantesche".
"Quel che rende la situazione professionale dei precari della scuola ancora piu' insopportabile - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri - e' il fatto che i ministri dell'Istruzione fanno a gara a chi produce le 'bufale' piu' grandi. Vale, per tutte, quella riguardante la promessa di svuotamento delle graduatorie ad esaurimento in pochi anni: ma come si fa a prendere in giro la gente in modo cosi' plateale, dal momento che al ritmo di 6mila l'anno, visto che l'altra meta' delle assunzioni e' riservata ai vincitori del concorso a cattedra, non basteranno tre decenni per assumere tutti gli attuali supplenti nelle GaE?".
"Il sindacato non puo' accettare questo modo di procedere. Appena pochi mesi fa, a riforma Fornero gia' approvata, l'ex ministro Profumo aveva detto che nel 2013 le immissioni in ruolo sarebbero state 22mila - prosegue il comunicato -. Ora, invece, l'attuale ministro dice che nella migliore delle ipotesi saranno la meta'. La realta' e' che si continua a lasciare questo personale, la cui opera e' indispensabile per il buon funzionamento delle nostre scuole, in uno stato di incertezza fino a che non raggiungono almeno i 50 anni".
"Anche il ministro Carrozza - continua Pacifico - ha subito imparato la 'lezione': quando dice, come ha fatto nelle ultime ore alle commissioni Cultura, che l'anno scolastico iniziera' regolarmente ci racconta l'ennesima 'bufala'. Come si fa, infatti, a nominare d'incanto oltre 100mila supplenti, dal momento che le immissioni in ruolo si concluderanno in quei giorni, anziche', come accadeva fino a qualche anno fa, entro il 31 luglio? Anche in questo caso, non bisogna essere dei maghi per sapere che le lezioni a settembre riprenderanno con un docente su sei che non sara' al suo posto".