La stampa scrive

Oggi si inizierà ad aggiornare le graduatorie della scuola, la cosa più complessa dell'intera scuola italiana. Il cuore dei suoi problemi. Le graduatorie sono quelle degli insegnanti, dalle scuole materne ai licei classici, e dicono da una parte chi entrerà in ruolo e dall'altra chi potrà fare le supplenze.

Bene, il nuovo aggiornamento - oggi, giorno di chiusura delle iscrizioni - ci dirà che gli aspiranti maestri-professori italiani non ancora in cattedra sono 622 mila. Sì, 622 mila. Seicentoventiduemila sono più del numero dei quattordicenni che stanno provando l'esame di terza media, più degli abitanti di Genova, la sesta città d'Italia. Seicentoventiduemila sono più dell'un per cento della popolazione italiana. È un numero impressionante di persone che chiede ospitalità alla scuola, o in alcuni casi ha chiesto alla scuola perdendo poi ogni speranza e mettendosi a cercare altro. E la possibilità di guadagnare uno stipendio certo e di mostrare a una classe di bambini o pre-adulti tutto quello che hanno imparato loro, gli aspiranti insegnanti, in trent'anni di scuole.

È una richiesta, quella di insegnare, che è sempre cresciuta dal dopoguerra a oggi e che negli ultimi vent'anni ha trovato ingressi sempre più strozzati. L'ex ministro Francesco Profumo, primo di una serie di rettori universitari alla guida della scuola italiana, aveva provato ad allargare quel muro con il concorsone pubblico che tornava dopo tredici anni di rinvii e svecchiava le assunzioni, ma l'esperienza del governo Monti durò poco più di un anno e i rettori - le rettrici - che sono arrivati dopo in viale Trastevere non hanno dato continuità ai bandi pubblici. In una discontinuità di scelte, che è un altro grande male di una scuola italiana bisognosa invece di certezze, ogni sei mesi si cambiano le carte delle graduatorie e si creano nuove code, nuove cancrene.

Guardiamole dentro queste classifiche di accesso all'aula. Seguendo i dati forniti dal Miur, le famose Graduatorie ad esaurimento provinciali (le storiche Gae, chiuse per sempre, destinate a un lento esaurimento in una decina di anni) per il triennio 2014-2016 ospiteranno 154.398 abilitati. Da qui si attinge per metà delle assunzioni, l'altra metà arriva dai concorsi (in questi mesi, tuttavia, fermi). Poi ci sono le graduatorie d'istituto, e da lì si attinge per le supplenze. Si stanno chiudendo, appunto, le iscrizioni e nelle prossime settimane i dati saranno fermi. Nella prima fascia sono inserite le stesse persone delle graduatorie a esaurimento, che quindi hanno priorità sia per la cattedra che per le supplenze. Il numero massimo dovrebbe corrispondere - il condizionale è dello stesso ministero, consapevole dei propri limiti statistici - a quello delle graduatorie provinciali: 154.398 candidati. Nella seconda fascia di istituto (gli abilitati non inseriti nella graduatoria a esaurimento provinciale) agli inquilini del precedente triennio (9.502 aspiranti) si aggiungeranno ben 121 mila neoabilitati, portando la seconda fascia a quota 130.000. Questo dato si stabilizzerà nei prossimi giorni. Poi c'è la terza fascia di istituto (i non abilitati/laureati). Qui l'ultimo numero analizzabile è quello del triennio precedente: 337.458 in attesa. Aspettando le integrazioni, tutte le leve (alcune in avanti con gli anni) che chiedono l'arruolamento nella scuola sono superiori alla cifra di 620 mila. Ben sopra il mezzo milione citato più volte dal ministro in carica, Stefania Giannini.

Per dire dell'attrazione ancora forte dell'insegnamento in Italia, per il secondo ciclo del Tirocinio formativo attivo (Tfa) ci sono 147 mila domande per 22mila posti: solo uno su sette ce la farà. E al termine del percorso abilitante, come ricorda il sindacato Anief, il sopravvissuto scoprirà che l'abilitazione non gli servirà per entrare nel doppio canale di reclutamento che permetterebbe di insegnare con continuità aspirando all'assunzione in ruolo. "Lo Stato deve permettere a migliaia di professionisti di fare quello per cui hanno studiato, sono stati selezionati nelle nostre università. Solo in Italia si invecchia sognando un posto da insegnante che ormai arriva over 40", dice Marcello Pacifico, presidente dell'Anief.

Sono un partito, gli aspiranti insegnanti italiani, davvero grande. Tre volte tanto Scelta civica, per dire. Se votassero tutti dalla stessa parte, sposterebbero più del due per cento dei consensi. Colpisce che la politica non se ne sia ancora accorta.

Fonte: Repubblica

 

In vista dell'approvazione della Riforma Madia sulla Pubblica Amministrazione, abbiamo chiesto a Marcello Pacifico, Presidente ANIEF e Segretario organizzativo Confedir, cosa pensa dell'anticipazione dell'età pensionabile e del mancato decreto di attuazione per la restituzione del TFS e TFR 2011/2012.

Pacifico sostiene che la Riforma pensata dal Ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, in realtà camuffi una sorta di cassa integrazione per gli statali, in quanto prevede che si possa andare in pensione a 60 anni, 5-6 anni prima dell'età pensionabile, in maniera volontaria o coatta se si è in mobilità o sovranumerari, venendo però collocati al 65% dell'ultimo stipendio, a fronte dell'80% della pensione che uno avrebbe preso neanche due anni fa prima della riforma Fornero.

L'anticipazione dell'età pensionabile così concepita, dunque, non rappresenta un'occasione per i dipendenti pubblici ma è addirittura un modello peggiore rispetto a quello del privato.

Unica nota positiva della Riforma Madia, la cancellazione della possibilità di rimanere ancora due anni in più dopo l'età pensionabile, mossa che sbloccherebbe 10-15 mila posti di lavoro. Bisogna però capire con quale intenzione viene fatta questa scelta: per assumere giovani o per bloccare il cambio del turn over.
Cosa ne pensa invece Marcello Pacifico, e quindi l'ANIEF e Confedir, sul fatto che a quasi due anni dalla Riforma Monti manca ancora il decreto di attuazione per la restituzione del TFS 2011/2012?

Il segretario del sindacato dei dipendenti pubblici grida allo scandalo, perché dopo che è stato dichiarato incostituzionale il passaggio da un regime di TFS a un regime di TFR, il legislatore aveva deciso che a partire dal 2013 tutto il personale ritransitasse al regime di TFS ma che entro un anno si dovesse decidere come e quando erogare la differenza tra TFS e TFR.

Ad oggi di questo decreto ancora non c'è traccia, e per di più la Ragioneria dello Stato è stata bloccata nel calcolo di quanto spetta per il 2011-2012 per chi va in pensione. Finché il governo non mette i soldi per questa cifra mancante, viene persino boccata la liquidazione per questi due anni, ha dichiarato Pacifico, aggiungendo che proprio per questo è stato messo un modello di diffida per chi è andato in pensione e non vuole perdere quei contributi che gli spettano.

 

Fonte: Teleborsa

 

La denuncia dell'Anief: "Migliaia di docenti e Ata precari che fanno sostituzioni brevi e non ricevono la retribuzione. Alcuni aspettano da febbraio". Il ministero rassicura sui pagamenti.

Supplenti "brevi" senza retribuzione da febbraio, costretti a pagarsi di tasca propria trasferte e pernottamenti. A denunciarlo è l'Anief che parla di "migliaia di insegnanti e Ata precari lasciati senza stipendio da mesi". "C'è anche chi aspetta da febbraio - spiega il presidente dell'Associazione nazionale insegnanti e formatori, Marcello Pacifico - Si tratta dei supplenti 'brevi', quelli che sostituiscono il personale di ruolo anche per alcuni giorni e che spesso devono caricarsi di spese per viaggi, trasferte e pernotti". "E' inaccettabile - aggiunge Pacifico - non bastava percepire le buste paga più leggere d'Europa". Una settimana fa, un gruppo che si denomina "Supplenti della scuola per la qualità e dignità del lavoro" ha scritto al ministero per denunciare il ritardo nel pagamento delle retribuzioni di febbraio, marzo, aprile e maggio.

In un momento come quello che stiamo attraversando, chi lavora aspetta la anelata retribuzione a fine mese. Specialmente se si è prestato servizio alle dipendenze dello Stato. Ma nella scuola italiana il livello di precariato ha tanti colori: quello dei supplenti brevi è sicuramente il più scuro. E la definizione non deve trarre in inganno, perché in questa "categoria" rientrano anche coloro che sostituiscono per mesi e mesi le insegnanti in interdizione e astensione obbligatoria per maternità. Il numero dei lavoratori in sofferenza che non ricevono il dovuto a fine mese non si conosce con precisione.

"È paradossale - continua il presidente dell'Anief - che il disguido si manifesti proprio ora che le procedure dei pagamenti non sono più legate alla mancanza dei fondi di ogni singola scuola, ma sono diventate di competenza dell'amministrazione economica centrale. E interamente on line, con il Mef che "carica" gli stipendi sul "Sicoge", il Sistema informatico di contabilità e gestione economica". "Purtroppo - spiegano dalla Flc Cgil - come abbiamo rimarcato più volte, il ministero non riesce a dare una regolarità al pagamento dei supplenti a causa del fumoso sistema di controlli incrociati col ministero dell'Economia, che penalizzano il personale della scuola, sottoposto troppo spesso alla mancata corresponsione della propria retribuzione fondamentale".

Ma qualcosa si muove. Una nota del ministero dell'Economia dell'altro ieri assicura che "per consentire il pagamento delle retribuzioni arretrate al personale supplente breve e saltuario della scuola e al personale volontario dei vigili del fuoco, come per le precedenti mensilità, anche per quella di giugno questa Direzione ha programmato un'emissione speciale per la giornata di lunedì 16 p. v.". Ma a percepire gli arretrati saranno coloro che si ritroveranno negli "elenchi che entro le ore 17.00 del suddetto giorno avranno completato l'iter autorizzativo". E non è detto che la totalità degli insegnanti e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) che aspettano lo stipendio riusciranno ad averlo.

"Non è tollerabile - conclude Pacifico - che la burocrazia prevalga sui lavoratori, i quali hanno tutti, di ruolo e precari, gli stessi diritti. Anche perché, è bene ricordarlo, già percepiscono uno stipendio tra i più bassi dell'area europea, in media tra i 1.200 e i 1.300 euro: un docente di ruolo laureato della scuola superiore italiana dopo 15 anni di servizio percepisce meno di 27mila euro lordi, mentre un collega tedesco con la stessa anzianità professionale ha una busta paga di quasi 70mila euro. Ora, alla modesta portata dello stipendio si aggiunge la beffa del suo pagamento ritardato sine die. E questo non possiamo accettarlo".

Fonte: Repubblica

 

La protezione degli interessi finanziari dell'UE, nuove insidie della criminalita' nazionale e transfrontaliera. E' questo il tema del convegno che si e' tenuto oggi a Palermo e organizzato da Eurgit (associazione di giuristi esperti del mondo del lavoro) che aderisce al network delle associazioni europee di diritto penale e di protezione dell'Ue, e dall'Anief (associazione professionale sindacale per il personale docente e Ata).

"E' un momento delicato in Italia - ha detto Marcello Pacifico presidente di Anief introducendo il dibattito - dove si dibattono temi come quello della corruzione, concussione, riparazione pecuniaria, riutilizzo di beni di proprieta' illecita, riciclaggio, confisca. In Italia parliamo anche del recepimento delle direttive comunitarie e soprattutto del mancato recepimento di quelle in materia di lavoro. E' necessario fare una riflessione su questi argomenti che coinvolga il mondo accademico e i giuristi. La necessita' e' quella di creare una giustizia europea per tutelare i cittadini dove gli stati membri sono chiamati ad essere coerenti".

"Si parla spesso di una procura europea perche' e' una priorita' assoluta come ha anche detto il Ministro Della giustizia Andrea Orlando - ha detto il procuratore Antonio Marini - Dobbiamo approfittare del semestre di presidenza italiano per far fare un passo avanti a questa proposta, la questione e' difficile perche' tutti gli stati dovranno perdere un po' di sovranita'. E' necessaria una procura europea soprattutto per combattere la criminalita' che e' diventata sovranazionale ".

Tra i vari interventi anche quello del procuratore aggiunto Leonardo Agueci "da anni mi occupo di corruzione, lo scandalo che ha colpito Venezia in questi giorni non mi stupisce perche' dalle varie indagini che ho condotto viene fuori che c'e' un sistema criminale che attacca indiscriminatamente i finanziamenti pubblici statali e europei, lasciando alle pubbliche amministrazioni solo le briciole per i lavori pubblici. Una cosa gravissima, l'unione europea adesso ci chiede conto e' ragione su come abbiamo speso i fondi. Questo e' accaduto perche' si e' attenuato il sistema dei controlli. Per opporsi alla corruzione occorre la trasparenza delle procedure. Avverto ultimamente un'inversione di tendenza anche se non siamo ancora alla svolta decisiva. La legge Severino ad esempio ha fatto molto in tema di prevenzione con regole nuove, ma ha fatto danno da un altro lato depotenziando il reato di concussione".

Fonte: Italpress

 

Ieri il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini ha firmato due decreti ministeriali importanti per dare ordine alla questione più complicata che oggi c'è nella scuola italiana: le graduatorie di merito e di anzianità (scuola per scuola) per diventare insegnanti e, secondo decreto, le tappe per lo svolgimento delle prove che consentiranno l'ingresso nelle scuole secondarie superiori a nuovi docenti. È la faticosissima questione del reclutamento che in questo paese, almeno dal 1999 - data del penultimo concorso pubblico bandito - ha subito così tanti cambiamenti che, di fatto, oggi si è stratificata una classifica contemporaneamente ingessata e caotica.

Qualsiasi decisione, visto il punto di partenza, non può che generare contestazioni da parte di una "classe di aspiranti docenti" che si può sentire scavalcata e da parte del sindacato più rappresentativo di quella classe (nella scuola sono almeno sette i sindacati rappresentativi). Qualsiasi decisione presa muove un ricorso a un Tribunale amministrativo regionale. Bisogna farsene una ragione.

Innanzitutto, le graduatorie di istituto, utilizzate dalle ottomila scuole presenti sul territorio per l'assegnazione delle supplenze. Bene, il ministero fa sapere che lì dentro ci sono 500 mila aspiranti prof, ed è un numero impressionante. C'è un bacino di italiani, largo mezzo milione di persone, che chiede un lavoro alla scuola italiana, almeno per un anno. Le graduatorie di istituto affiancano le graduatorie a esaurimento (le storiche Gae provinciali), ma servono a gestire a livello di istituto le supplenze anno per anno. Quelle ad esaurimento, invece, regolano l'accesso in ruolo, l'assunzione definitiva e solo a inizio anno si incrociano con le graduatorie d'istituto per le supplenze, poi gestite dai singoli presidi. Le graduatorie a esaurimento ospitano "aspiranti prof" anche da dieci, venti anni: c'è chi ha trovato un altro impiego eppure non si toglie dal listone perché vorrebbe davvero fare l'insegnante o perché aspira a uno stipendio certo (anche se basso), alle ferie, alla malattia pagata.

I nuovi elenchi delle graduatorie d'istituto, che daranno una classifica al mezzo milione in attesa, saranno pronti entro l'inizio del prossimo anno scolastico "per consentire ai presidi di chiamare subito i supplenti evitando così cattedre vuote e spostamenti incontrollati di docenti", fa sapere il ministero. L'aggiornamento delle graduatorie di istituto prevede punteggi per i titoli di abilitazione conseguiti negli ultimi anni dalle nuove leve dell'insegnamento attraverso percorsi di laurea specifici e tirocini di formazione particolarmente selettivi. Per valorizzare i diversi percorsi abilitanti, sia rispetto alla loro durata che alla selettività nell'accesso, vengono attribuiti specifici punteggi ai docenti. I laureati in Scienze della formazione primaria avranno fra i 48 e i 60 punti sulla base della durata del percorso di laurea (vecchio e nuovo ordinamento) e 12 punti legati alla selettività dell'accesso al percorso. Gli abilitati all'insegnamento nella scuola secondaria attraverso i Tfa, i Tirocini formativi attivi, avranno 12 punti sulla base della durata del percorso e 30 sulla base della selettività dell'accesso al percorso di abilitazione. Con l'aggiornamento di quest'anno vengono inseriti nella seconda fascia delle graduatorie di istituto, fra gli abilitati, 55.000 diplomati magistrali a cui fino ad oggi non era stato dato questo riconoscimento. Il Miur dà seguito, così, a una recente sentenza del Consiglio di Stato.

Le graduatorie di istituto continueranno ad essere aggiornate ogni tre anni per tutti gli iscritti. Nel frattempo, però, il decreto prevede che ogni anno si aprano due "finestre", una a giugno e l'altra a dicembre, per l'inserimento nella seconda fascia delle Gae (quella riservata a chi è abilitato) di chi ha acquisito nel frattempo l'abilitazione attraverso i Tfa, i Percorsi abilitanti speciali (Pas) riservati a chi aveva già alcuni anni di servizio alle spalle, i corsi di laurea in Scienze della formazione primaria. In attesa di una delle due finestre i nuovi abilitati restano in terza fascia Gae (non abilitati) con un distinguo: a seguito dell'abilitazione viene loro riservata la precedenza assoluta nell'attribuzione delle supplenze.

È tutto complesso, ma è così: la storia della scuola italiana non consente di disboscare la giungla delle assunzioni a colpi di machete, pena ingiustizie ancora più feroci.

Riassumendo, la prima fascia delle graduatorie di istituto (i docenti chiamati dai presidi per le supplenze) è riservata ai docenti inseriti nella terza fascia delle Gae, la seconda fascia delle graduatorie di istituto è riservata a tutti i docenti in possesso di un'abilitazione esclusi dalle Gae, la terza fascia ai laureati. Secondo il sindacato Anief centomila aspiranti, già abilitati o con in corso una procedura abilitante, avrebbero diritto a inserirsi almeno nella fascia aggiuntiva delle Gae per poter aspirare a una supplenza annuale o al termine delle attività didattiche o all'immissione in ruolo una volta esaurite le graduatorie di terza fascia. È pronto, per loro, visto che il decreto ministeriale non prevede questa soluzione, il milionesimo ricorso al Tar del Lazio.

Nel secondo decreto il ministero dell'Istruzione ricorda che andranno inviate entro il prossimo 10 giugno le domande per partecipare alla preselezione per l'accesso al secondo ciclo del Tfa, il Tirocinio formativo attivo che serve per abilitarsi all'insegnamento nella scuola secondaria. Il ministro Giannini ha firmato il bando da 22.450 posti che apre le porte dell'insegnamento ai concorsi a cattedra ad altrettanti laureati. Altri 6.630 posti saranno riservati a docenti già abilitati che vogliono specializzarsi sul sostegno.

Il test preliminare per l'ingresso nei Tfa sarà identico su tutto il territorio nazionale per ciascuna classe di abilitazione, la prova si svolgerà a luglio. I corsi partiranno a novembre e saranno tenuti dalle università già accreditate dall'Anvur, l'Agenzia di valutazione del sistema universitario, per il primo ciclo Tfa. Nessun posto bandito andrà perso: la copertura sarà garantita con l'eventuale mobilità di coloro che supereranno le prove di selezione (test preliminare, scritto e orale) fino a esaurimento delle disponibilità.

Le domande andranno presentate per via telematica entro il prossimo 10 giugno all'Ufficio scolastico regionale di riferimento. Si può partecipare alla preselezione per più classi di abilitazione. La prova di accesso si compone di un test preliminare, una prova scritta, una prova orale. La prova preselettiva, che verifica le conoscenze disciplinari sulla materia che si vuole insegnare, si svolgerà entro luglio. Servono almeno 21 punti su 30 per passare allo scritto che si svolgerà a ottobre. Anche qui sono necessari almeno 21 punti su 30 per passare all'orale che viene superato con un voto minimo di 15 su 20.

I corsi saranno attivati a novembre. Quest'anno saranno ammessi in soprannumero ai Tfa, senza dover fare alcuna prova, sia i cosiddetti "congelati" Ssis (aspiranti docenti che si erano iscritti ai vecchi corsi abilitanti poi sospesi prima che potessero conseguire l'abilitazione), sia tutti coloro che hanno superato nel 2013 la procedura selettiva per entrare nei Tfa, ma sono rimasti fuori, benché idonei, perché non c'erano posti a sufficienza negli atenei dove hanno sostenuto la selezione. Saranno iscritti in soprannumero anche coloro che nel 2013 hanno superato la selezione per l'ingresso in più corsi abilitanti e ne hanno potuto scegliere solo uno.

Anche qui, contestazioni dei sindacati. "Penalizzati i 65.000 docenti che frequenteranno i Pas dopo aver svolto tre anni di servizio come insegnanti. Premiata la selezione ai corsi Tfa senza supporto normativo. Esclusi i 7.000 idonei dell'ultimo concorso". Non c'è via d'uscita: è necessario far ripartire la macchina delle assunzioni in ruolo o temporanee e poi non legiferare né normare più. Almeno per i prossimi dieci anni. Il ministero dovrà solo garantire che chiamate e corsi avvengano in maniera regolare e che le benedette graduatorie - o liste d'attesa - si esauriscano davvero.

Fonte: Repubblica

 

Il Presidente Anief e segretario organizzativo di Confedir sarà domani, domenica di Pasqua, ospite del programma Unomattina presso gli Studi Rai dalle ore 8.20 alle ore 8.45 per trattare il tema dei rapporti tra volontariato e lavoro contrattualizzato dopo il caso dei docenti di Brescia in pensione disponibili a svolgere gratuitamente attività aggiuntive di insegnamento.

Scuole allo stremo, a Brescia si richiamano gli insegnanti in pensione per farli lavorare gratis

Repubblica: Brescia, scuole senza fondi reclutano ex docenti in pensione. Che lavoreranno gratis

 

"Se gli anticipi degli aumenti di stipendio - dichiara Marcello Pacifico ad OrizzonteScuola.it - non avverranno prima del 2018 è naturale che le date di scadenza del blocco del contratto non si possono riferire solo al 2014, ma si riferiranno al 2017".

"La vertià è che fino al 2009 i soldi per i contratti si trovavano e si mettevano in finanziaria, dal 2009 con Brunetta si è deciso che gli aumenti di stipendio saranno legati al merito, alla prestazione individuale. Stanno abituando il personale a non percepire più gli scatti perché gli scatti non saranno più dati."

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Uno dei motivi per cui il ministro Stefania Giannini vuole tornare indietro sui concorsi scolastici e universitari è il fatto che non c’è un "concorso" indetto dal Miur che sia finito bene. Uno.

Partiamo dall’Abilitazione nazionale scientifica, che in realtà è una prova per curricula organizzata per scegliere chi potrà insegnare in università. Di fatto, si è trasformata in un concorso. E poi, nell’ennesimo concorso ad personam della squalificata università italiana. Sono oltre 24 mila abilitati ad oggi, di prima e di seconda fascia, pari in media al 43 per cento dei candidati. Bene, non c’è una disciplina delle 180 che hanno costituito l’ossatura della grande prova in cui non ci sia stata una contestazione . Fioccano i ricorsi ai Tribunali amministrativi, ogni settimana. E ogni settimana crescono le sospensive che i Tar concedono ai ricorrenti rimettendo in sella candidati bocciati.

È dallo scorso gennaio che alle interrogazioni parlamentari sono seguiti articoli e poi ricorsi. Curriculum falsi sia dei commissari che dei candidati, "fake" nella presentazione dei materiali per via telematica, idonei diventati tali nonostante i pareri negativi, promozioni date sulla buona fede (mancando i fogli d’appoggio a giustificare il curriculum annunciato). Un Far West del giudizio che ha fatto dire al ministro dell’Istruzione (e dell’Università) che con lei si cambierà regime. Intanto, però, sta partendo la seconda fase delle Abilitazioni scientifiche nazionali.

Andando indietro con la memoria, c’è stato il concorso per diventare dirigenti scolastici, i vecchi presidi. Questo data 13 luglio 2011(2.386 posti disponibili, 33 mila partecipanti) e in quell’estate rappresentò una nuova apertura di possibilità e di carriere dopo anni di vuoto concorsuale. Dopo trenta mesi di diatribe, un decreto del Consiglio dei ministri ha mantenuto in servizio fino alla fine di quest’anno scolastico i 112 selezionati in Toscana: rischiavano di perdere il posto avendo vinto un concorso parzialmente annullato dal Consiglio di Stato. È possibile che con l’inizio del nuovo anno scolastico i magistrati amministrativi ordinino un nuovo bando, lasciando nuovamente a casa i 112 vincitori del precedente.

Attenzione, sul concorso presidi ci sono ottomila ricorsi in attesa: un aspirante preside su quattro si è rivolto al Tar. In rapida rassegna per quella prova nazionale si sono registrate esclusioni illegittime di docenti, domande cancellate per marchiani errori a pochi giorni dall’avvio della prova: 975 domande (su 5.500 ufficiali) sono state buttate al secchio. Improponibili. Quindi, fughe di notizie sui contenuti della prova preselettiva e la soppressione degli stessi quiz somministrati errati (38 su 100). C’è stato, nel concorso presidi, il casus delle buste semi-trasparenti che hanno portato — per presunto mancato anonimato — all’annullamento delle prove in Lombardia e solo in Lombardia. Non c’è soluzione ancora oggi per i 355 vincitori lombardi che, per ora, restano in servizio come normali docenti (rischiavano di lasciare 40 mila alunni senza insegnante) e contemporaneamente iniziano il tirocinio necessario per diventare presidi il prossimo 30 giugno. Il rischio di far partire la selezione per la terza volta in tre anni, dopo che le prime due hanno dato esiti tra loro sensibilmente diversi, è tutt’altro che scongiurato. E i commissari d’esame incompatibili? Sì, ci sono stati pure quelli: il concorso per presidi è stato il più brutto concorso pubblico degli ultimi vent’anni. Ecco, su tutte queste questioni c’è un maxi-ricorso aperto (si chiude il 18 aprile) del sindacato Anief.

La conflittualità più aspra si è accesa persino sul mitico concorsone dei 300 mila per diventare insegnanti di scuola elementare, media e superiore. Lo varò l’ex ministro Francesco Profumo il 24 settembre 2012 dopo tredici anni di silenzio pubblico. Oggi ci sono 17 mila "idonei alla professione che non possono insegnare". Sono stati selezionati e poi lasciati a casa. Le loro conoscenze sono state accertate (inutilmente) da commissioni di Stato. Quel concorso non fu solo importante e affollato, ma assunse un valore simbolico, quello di uno Stato che si riappropriava della selezione dei suoi docenti. In dirittura d’arrivo, lo Stato si è rimangiato le sue intenzioni e i suoi risultati.

Se si scende di livello e di affollamento, si scoprono molti concorsini Miur presi di mira dai tribunali regionali. Difficile reclutare in queste condizioni, con questa credibilità.

Fonte: Repubblica

 

Il Presidente dell'ANIEF di "rottamare" le graduatorie non ne vuol sapere, anzi, "ci vorrebbe una graduatoria unica nazionale". Il caos? "E' fisiologico perché in questo Paese da quando è nata la Repubblica si è pensato di utilizzare per ammortizzare i costi più del 15% del personale come precario".

Sa che la battaglia legale che ha annunciato avverso le Graduatorie ad esaurimento le metterà contro parte del mondo dei precariati e dei sindacati tradizionali? Già in alcuni siti che si occupano di scuola il suo sindacato è stato criticato perché sulle “smagliature del MIUR” ha fatto la sua fortuna. Come risponde?

Per fortuna della scuola, esiste un nuovo sindacato che ha fatto del rispetto del diritto la propria bandiera. Il diritto alla parità di trattamento, all'equa retribuzione, alla stabilizzazione, al lavoro, alla dignità della propria professione sono inseriti all'interno della nostra Costituzione, protetti dall'ordinamento comunitario ma dimenticati dall'amministrazione che preferisce calpestarli sotto presunte ragioni finanziarie. Abbiamo dimostrato come ci sono oggi già 100.000 posti vacanti e disponibili in organico di diritto. Se rendessimo obbligatorio l'obbligo scolastico fino a 18 anni e anticipassimo le iscrizioni a 5 anni oltre a diminuire il numero dei NEET creeremmo i posti di lavoro sufficienti per assumere i 100.000 docenti che si sono abilitati con l'ultimo concorso o con il TFA, che hanno il diploma magistrale fino al 2001 o che si abiliteranno con i PAS nei prossimi tre anni senza ledere il diritto dei precari già inseriti nelle graduatorie ad esaurimento. E poi, basterebbe creare una 4 fascia per tutti coloro che si sono inseriti nelle graduatorie dopo l'ultimo concorso così come fatto in passato, per le prime tre. In questo modo le graduatorie rimarrebbero ad esaurimento ma di fronte a graduatorie esaurite potremmo reclutare i nuovi senza la chiamata diretta auspicata dal ministro Giannini

Nel comunicato diramato da Anief relativamente all'apertura delle GaE lei afferma che quella dei ricorsi “È una pratica assurda in uno stato civile e moderno, alla quale però il giovane sindacato è costretto a ricorrere, visto che l’amministrazione continua a fare ostruzione nei confronti di tantissimi docenti precari”. Se Anief fosse, invece, un sindacato rappresentativo perseguirebbe questa stessa logica?

Continuerebbe a ricorrere nella misura in cui il Governo non convoca più le parti sociali per firmare un contratto. Ma da qui viene la necessità di essere rappresentativi perché l'ultima legge di stabilità prevede la firma di contratti ai fini giuridici e non economici per il 2013 e 2014, ovvero la possibilità di firmare un contratto dove si introduca una carriera per il personale della scuola che cancelli la progressione di carriera per anzianità di servizio come vuole il decreto Brunetta. Se Anief fosse presente a quei tavoli, pur con una minima percentuale, penso che la sua opposizione e denuncia non passerebbe inosservata alla categoria e quindi anche alle altre sigle sindacali. Anief propone e continuerà a proporre come fa in Parlamento durante le audizioni o nei documenti inviati al Miur, denuncia all'opinione pubblica quando ritiene che un atto sia lesivo dei diritti del personale scolastico e del cittadino e se è il caso come ultima istanza ricorre in tribunale. Sul decreto di aggiornamento delle graduatorie, è normale che chi ha superato una selezione per diventare insegnante oppure è stato ritenuto idoneo per fare l'insegnante oppure gli è stato negato per anni la spendibiiltà del titolo per fare l'insegnante oggi rivendichi di non cambiate mestiere. E siccome vige il sistema del doppio canale, l'unico modo per fare l'insegnante è inserirsi nelle graduatorie.

Tra le critiche che le muovono c'è il fatto che permettendo ad abilitati TFA, PAS, diplomati del magistrale ante 2002, nonché gli idonei all'ultimo concorso, le graduatorie non si esauriranno mai e non si potrà superare il sistema delle “liste d'attesa”, senza poter avviare un sistema di reclutamento che si basi su un effettivo numero programmato che impedisca il riformarsi di precariato. Sa che c'è una legge che impedisce l'apertura delle graduatorie?

Le graduatorie in maniera fisiologica sono state da trent'anni prima permanenti, poi ad esaurimento poi esaurite e quindi permanenti. E' fisiologico perché in questo Paese da quando è nata la Repubblica si è pensato di utilizzare per ammortizzare i costi più del 15% del personale come precario. Il problema esplode con la sua interezza dopo che nel 2010 l'Anief ha denunciato come nella scuola non si applichi la normativa comunitaria del 1999 che obbliga alla stabilizzazione dopo tre anni di servizio e ancora dopo che da quell'anno è partita una imponente riforma di riduzione dell'organico per 150.000 posti complessivi, assorbiti per lo più dai posti affidati in supplenza. E' inutile che chiamiamo i laureati laddove non abbiamo abilitati e viceversa laddove li abbiamo non li chiamiamo perché abbiamo le graduatorie piene.

Non le sembra che il sistema delle graduatorie abbia fatto il suo tempo e che forse è meglio “rottamarlo”, per utilizzare un termine caro al nostro attuale Capo del Governo?

Rottamare sarebbe inutile quando si parla di personale formato dallo Stato e selezionato per esercitare questa professione. Basterebbe rinnovare. Forse è arrivato il momento di una graduatoria unica nazionale dove inserire tutti gli abilitati e di convocazioni telematiche senza più il vincolo delle 20 scuole per le graduatorie d'istituto. Tutto accompagnato da una riforma che prevede un amento del tempo studio degli studenti attualmente sotto la media OCDE.

Il Ministro Giannini ha più volte ribadito la necessità di dare un peso maggiore alle scuole nella scelta dei docenti, quindi, attraverso la valutazione dei rendimenti, introdurre il motore che spinga le istituzioni scolastiche a scegliere il personale migliore. Reputa realistico tale progetto?

Bisognerebbe prima poter valutare i ministri e quindi i direttori generali e quindi i dirigenti e farli rispondere del loro operato prima di parlare di valutazione o reclutamento dei docenti affidato ai dirigenti. In questo Paese chi sbaglia, e, parlo di chi sta al vertice, non paga, al limite viene spostato in un'altra sede di servizio se dirigente o a svolgere qualche altro mansione se ai vertici dell'amministrazione. Perché dovrebbe pagare solo il docente? Un sistema di valutazione funziona se applicato a tutti i livelli e interattivo, in caso contrario rima la discrezionalità e quindi l'eventuale abuso. Altro che ricorsi ...

A proposito di Valutazione. Valutare gli insegnanti e legare lo stipendio ai risultati conseguiti, sembra ormai la via maestra.

Prima di procedere a una valutazione degli insegnanti legata al rendimento bisognerebbe trovare 90 euro di arrettrati per ogni mese a paritre dal 2010 per arrivare al minimi sindacale, l'aumento dell'inflazione, poi trovarne altri 600 euro al mese per chi è a fine carriera, cioè il 60% della categoria per omologare gli stipendi alla media OCDE, soltanto dopo possiamo parlare di pagare di più chi fa di più e ci sono nella scuola. Ogni altra proposta è irricevibile. Pensi che si dice che fra trent'anni la pensione sarà del 40% di quell'attuale. Se paragonata a uno stipendio di oggi sarebbe la minima data a chi non ha lavorato, ma stiamo scherzando? E la tua pensione è legata al sistema contributivo ovvero a quanto prendi. Se questa è la via maestra, prevedo ricorsi in vista ....

Torniamo all'aggiornamento delle Graduatorie. Anief invita gli abilitati TFA, gli abilitandi PAS, i diplomati del magistrale ante 2002 e gli idonei all’ultimo concorso a iscriversi alle graduatorie a esaurimento o no? Non tutti i legali danno lo stesso consiglio, motivando il divieto col fatto che le domande di iscrizione rigettate potrebbero essere impugnate e pregiudicare l’esito dei ricorsi collettivi…

Le domande devono essere presentate perché se no non puoi dimostrare l'interesse a ricorrere. Sarà difficile, certo, con il sistema telematico ma il sindacato metterà a disposizione tutte le risorse per elaborare le istruzioni precise tali da presentare le domande e procedere successivamente con l'adesione al ricorso. Abbiamo fatto inserire migliaia di persone nelle graduatorie a volte per legge a volte con i ricorsi, non sarà la prima volta. Certo bisogna rivolgersi ai più esperti nel settore, e per questo abbiamo appena celebrato la X conferenza organizzativa in quattro anni con un centinaio di legali e già il 12 faremo un consiglio nazionale dedicato sull'aggiornamento delle graduatorie.

Cosa state rispondendo agli abilitati TFA che hanno già presentato ricorso con Anief e che sono in attesa di istruzioni proprio sulle Gae?

Dobbiamo aspettare il testo del decreto di aggiornamento. In base a come sarà scritto decideremo con i legali se presentare motivi aggiunti nei ricorsi pendenti oppure se presentare un nuovo ricorso. In ogni caso consiglieremo di presentare domanda di inserimento

Oltre all’esclusione delle categorie di abilitati di cui abbiamo già parlato, quali altri punti della bozza del decreto per l’aggiornamento delle Gae le paiono più discutibili?

Ovviamente tutta la tabella di valutazione dei titoli laddove non prevede lo spostamento dei 24 punti, del punteggio di servizio già dichiarato, i 6 punti aggiuntivi, il servizio militare. Sono tutti ricorsi vinti al Tar o al Consiglio di Stato, spesso confermati al giudice del lavoro e a volte oggetto di intervento del legislatore. Ma vi è la questione dell'inserimento in 3 fascia dei docenti inseriti nella fascia aggiuntiva, il reinserimento dei colleghi depennati o che non hanno più presentato domanda

Fa bene chi sostiene che le GaE, così facendo, sono a rischio caos?

Il caos diventa ordine con un provvedimento del giudice. Potrebbe essere evitato prima, ed è per questo che Anief cerca sempre di diventare un sindacato rappresentativo. Sbagliano alcuni a pensare che il tribunale sia il nemico della pubblica amministrazione. Il giudice è e deve essere sempre terzo e aggiungo sempre più informato sul diritto sovranazionale perché l'Europa è anche la casa del diritto e non dello spread.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Il Rapporto semestrale sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti, pubblicato dall'Aran in queste ore, conferma quanto il mestiere dell'insegnante abbia perso prestigio e valore sociale: dal 2001 anche il settore privato è andato meglio, con le buste paga del manifatturiero che hanno sovrastato il costo della vita di ben 15 punti; chi lavora per la formazione e la crescita dei nostri giovani è invece andato sotto di 2 punti.

Marcello Pacifico (Anief-Confedir): quella dei nostri insegnanti è la categoria più maltrattata d'Europa. Non stiamo parlando dei 100.000 euro lordi annui dei colleghi del Lussemburgo o delle 50.000 sterline degli inglesi: dal 2007 per colpa del blocco dei contratti nella PA lo stipendio medio di quelli italiani (meno di 30.000 euro lordi) è sceso di ulteriori mille euro.

E se il Governo riuscirà nell'intento, già dichiarato, di cancellare gli scatti d'anzianità andrà sempre peggio.

L'ultima speranza è la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU). Non solo sul breve, ma anche sul lungo periodo le retribuzioni medie dei docenti e del personale della scuola sono cresciute meno dell'inflazione e di tutti gli altri comparti pubblici e privati: tra il 2001 e il 2012 gli stipendi di docenti e Ata si sono innalzati appena del 29,2%, meno del tasso di inflazione effettivo del periodo (31%) e degli altri settori della PA.

Basti pensare che nello stesso periodo le busta paga dei dipendenti in forza a Regioni e Autonomie locali sono state incrementate del 41,6%. E quelle di chi opera per le amministrazioni pubbliche centrali del 40,3%. Addirittura nel settore privato manifatturiero hanno fatto riscontrare un aumento del 45,6%. I dati sono contenuti nell'ultimo Rapporto semestrale sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti , relativo al secondo semestre 2013, pubblicato dall'Aran in queste ore.

E rappresentano la conferma di quanto il mestiere dell'insegn ante abbia perso prestigio e valore sociale. Nel registrare i rapporti retributivi dei salari pubblici, aggiornati a tutto il 2012, l'Agenzia per la rappresentanza negoziale per le PA, «conferma il quadro di sostanziale staticità delle retribuzioni su tutti i settori della Pubblica amministrazione, dovuto alle misure di sospensione della contrattazione nazionale e di congelamento delle retribuzio ni, introdotte dal 2010 e vigenti anche per l'anno 2014». «La dinamica delle retribuzioni pro-capite di fatto, rilevate dall'Istat, riporta per l'intero aggregato relativo alle Amministrazioni pubbliche una crescita sostanzialmente nulla. Il settore privato registra, invece, un andamento in crescita (+1,2%), con importanti differenze al suo interno fra i Servizi vendibili (+0,6%) e le Attività manifatturiere (+2%). Questo quadro - continua l'Aran - è confermato peraltro da tutte le fonti statistiche disponibili, ivi compresi i dati rilevati dalla Ragioneria generale dello Stato attraverso il conto annuale, pure citati nel Rapporto».

Tutte queste nuove indicazione danno forza a quanto l'Anief sostiene da tempo: la depauperazione dei dipendenti della scuola ha origine lontane, risale ad oltre 20 anni fa. Tutto ha inizio con il «piano» avviato con il D.lgs. 29/1993, poi ribadito con il D.lgs. 165/01 e con il più recente D.lgs. ‘brunettianò 150/09: tutti provvedimenti orientati a disinnescare i diritti previsti dai contratti di comparto. E finalizzati a fare spazio, per ragioni di finanza pubblica, alla privatizza zione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego. Ma l'equiparazione ai contratti privati non c'è mai stata. Non ha nemmeno «retto» l'aumento del costo della vita degli ultimi 12 anni. Come degli ultimi 5: tra il 2007 e il 2013 l'inflazione è salita al 12%, mentre gli aumenti disposti dall'ultimo Ccnl 2006- 2009 della scuola si sono fermati all'8%. Con 4 punti, quindi, sotto il costo della vita ed uno in meno di tutto il pubblico impiego (9%). Con il contratto ormai bloccato dal 2009 dalla legge Tremonti (122/2010) e dalla proroga voluta dal Governo Letta (DPR 122/2013), nonostante siano stati pagati gli scatti per il biennio 2010-2011 ma ai valori del 2009, grazie ai tagli di 50.000 posti di lavoro e alla riduzione di un terzo del MOF (- 500 milioni di euro). Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, chiede di compensare questo gap stipendiale rispetto al costo della vita con un indennizzo proporzionale: «se si dovessero adeguare gli stipendi al solo costo dell'inflazione certificata nel periodo 2007-2013 - sostiene il sindacalista - bisognerebbe assegnare 93 euro lorde al mese dall'anno 2010. Altro che 80 euro dal prossimo mese di maggio, come ha annunciato il governo: questo comporterebbe un credito in media di 5.000 euro lordi di arretrati a dipendente». «Tuttavia, se si dovessero rapportare gli stipendi a quelli dei docenti Ocde, a parità di lavoro nelle superiori, da quando è stato bloccato il contratto, - continua Pacifico - la cifra quintuplica perché a fine carriera gli stipendi dei nostri insegnanti sono inferiori di 8.000 euro. Ecco perché gli 80 euro promessi dal Governo non bastano. Il credito a dipendente diventa quindi, solo per gli ultimi 5 anni, di 25mila euro. Complessivamente, per pagare anche i soli arretrati servirebbero subito 5 miliardi di euro». Ma non è finita. Perché se si considera che il 60% del personale della scuola è over 50, si comprende come la categoria sia la più maltrattata d'Europa. Non stiamo parlando dei 100.000 euro lordi annui dei colleghi del Lussemburgo o delle 50.000 sterline degli inglesi: lo stipendio medio dei docenti italiani (neanche 30.000 euro lordi) è sceso di mille euro negli ultimi sei anni e tutto per colpa del blocco dei contratti nel pubblico impiego. Una scelta, purtroppo, condivisa da diverse organizzazioni sindacali che hanno firmato nel febbraio 2011 un'intesa con il Governo per applicare la riforma Brunetta (d.lgs. 150/2009) già dal prossimo rinnovo contrattuale e cancellare gli stessi scatti di anzianità, e che sembra condivisa dal nuovo ministro Giannini che ha più volte dichiarato di voler abbandonare il sistema della progressione di carriera per anzianità (scatti) per finanziare con il fondo d'istituto, oggi ridotto di un terzo rispetto al 2010, il merito di qualcuno, sempre che trovi i soldi (nuovi tagli) e un sistema oggettivo di valutazione. In conclusione, lo stipendio base del personale della scuola non è sufficiente rispetto all'aumento del costo della vita, è inadeguato per come la funzione è percepita negli altri Paesi economicamente sviluppati ed è persino regredito in termini di potere d'acquisto. «Per tutte queste ragioni - conclude Pacifico - Anief ha deciso di adire la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) per tutelare non soltanto il diritto a un contratto, al lavoro e a una giusta retribuzione ma anche alla parità di trattamento tra i lavoratori italiani ed europei. Esiste anche un'Europa dei Diritti e non soltanto del pareggio di bilancio».

Fonte: L'Unità

 

Con Marcello Pacifico, Presidente ANIEF, affrontiamo quanto è accaduto ieri alla Corte di Giustizia Europea. Si è discusso circa le cause sulla stabilizzazione dei precari della scuola e chiediamo al presidente Pacifico delucidazioni circa le conseguenze che potrebbero derivare, per lo stesso giudizio in corso, se dovesse essere dichiarata dalla corte l’illegittimità delle norma italiana rispetto al diritto dell’Unione. Si è anche parlato di possibili soluzioni da proporre al ministro Giannini e al Premier Renzi per tentare di evitare un danno alle casse dello Stato che potrebbe derivare da eventuali risarcimenti imposti dai giudici della Corte.

  

Fonte: Teleborsa

Prima uscita in Parlamento del ministro. Gli impegni programmatici del governo. Mentre le commissioni Bilancio e Lavoro chiedono una soluzione per gli insegnanti "quota 96".

ROMA - Riassorbire il precariato, valorizzare il merito degli insegnanti e valutare le performance delle scuole. Ma non solo: insegnare una materia in lingua inglese sin dalla scuola elementare e potenziare l'educazione motoria per scongiurare l'obesità sin dalla più tenera età. Ma anche, avviare una nuova tornata di Tirocini formativi attivi per dare l'abilitazione all'insegnamento ai laureati e rimettere in sesto gli edifici scolastici sgarrupati. La ministra dell'Istruzione, Stefania Giannini, nel corso della sua discussione sulle Linee programmatiche del suo dicastero in commissione Cultura al Senato, è stata come un fiume in piena. Ha toccato mille tasti, anche sensibili ma ha rivendicato la centralità della scuola per questo governo.

"Questo è il primo governo dal dopoguerra che mette la scuola al centro della discussione politica", ha detto in apertura. Il tutto, mentre, il Parlamento impegna il governo a risolvere la questione degli insegnanti "quota 96" e la Corte di giustizia europea prende tempo per esprimersi sulla legittimità di trattamento da parte del nostro paese dei 140mila precari - di cui 125mila nella scuola - di lungo corso che chiedono, appellandosi proprio alla normativa comunitaria, di essere stabilizzati.
Ed è proprio di precari che parla a lungo la Giannini oggi al Senato. Per il ministro i circa 500mila precari che, avario titolo, gravitano nel mondo della scuola sono troppi.

E' "un problema rilevante, drammatico per le vite di molte persone. Non si può ignorarlo sperando che scompaia da solo", spiega in commissione. E snocciola i numeri di un purgatorio formato da 170mila precari storici inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, più di 460mila inseriti nelle graduatorie d'istituto - che comprendono anche i primi - 10mila abilitati secondo le nuove regole dettate dall'ex ministro Gelmini - 70mila abilitati con i Percorsi abilitanti speciali, 55mila diplomati magistrali e 40mila idonei dei concorsi "storici". Tutte persone che sono alla ricerca di una sistemazione.

"Affrontare questo tema - ha detto il ministro - significa darsi un obiettivo politico preciso e definito: i precari vanno riassorbiti, in un'ottica di medio-lungo periodo che si abbini a concorsi a cattedra. Ma nel frattempo per dare risposte immediate l'idea è inserire precari all'interno di organici funzionali". Ma assorbire il precariato non significa aprire le porte a tutti e basta. Nella scuola occorre valorizzare il merito. "Se nel secolo scorso l'obiettivo - chiosa la Giannini - è stato la scolarizzazione di massa, oggi l'obiettivo deve essere necessariamente una scuola di qualità per tutti: la valutazione che controlla, misura e certifica questa qualità diventa lo strumento decisivo per fondare la scuola del nuovo secolo".

"Ho intenzione di promuovere un ciclo di autovalutazione per il miglioramento e la verifica dei risultati. I risultati relativi al miglioramento delle attività didattiche e formative devono essere comparabili tra scuola e scuola e traducibili tra Italia e Europa". E rifiuta l'idea che la retribuzione per gli insegnanti debba basarsi "solo sugli scatti di anzianità". Presto sarà avviata la discussione sul rinnovo del contratto e si partirà "dalla valorizzazione" della professione. Poi, il ministro ha intenzione di attivare una nuova sessione di Tirocini formativi attivi e di riformare il percorso di formazione - attualmente di sei anni - per accedere all'insegnamento, inserendo il tirocinio nel corso dell'ultimo anno.

Per i più piccoli della scuola dell'infanzia e della primaria è in cantiere l'idea di insegnare l'inglese fin dalle prime classi. "Non fare l'ora di inglese, ma insegnare in inglese un'altra materia", ha spiegato l'inquilino di viale Trastevere. E, per i più piccoli, è prevista anche "l'alfabetizzazione motoria e sportiva". "C'è un dato di partenza che è drammatico: il 10 per cento dei bambini italiani della scuola primaria è obeso. Il 32 per cento dagli otto ai nove anni è sovrappeso, vuol dire che c'è una deviazione alimentare ma anche che c'è una mancanza della cultura dello sport". E, in conclusione, ha ribadito

Ma oggi, per i quasi-pensionati della scuola bloccati dalla Fornero si intravede la luce in fondo al tunnel. La commissione Bilancio della camera ha approvato una risoluzione della vicepresidente, Barbara Saltamartini, e Nunzia De Girolamo, presidente dei deputati del Nuovo Centrodestra che impegna il governo a reperire, prima della presentazione del Documento di economia e finanza 2014, le risorse finanziarie volte per sanare la situazione degli insegnanti incappati nella tagliola della riforma Fornero a pochi mesi dalla pensione. In trepidazione, circa 4mila docenti con almeno 60 anni di età e 36 di contribuzione - o 61 di età e 35 di anzianità di servizio - bloccati per il semplice fatto che la riforma delle pensioni non ha tenuto in debito conto che nella scuola l'anno si conclude il 31 agosto e non il 31 dicembre.

Ad incappare nella trappola sono stati soprattutto maestri e professori della classe '52, che nel 2012 avevano già compiuto 60 anni e secondo la norma precedente avevano già maturato i requisiti per lasciare la cattedra, ma che adesso dovranno attendere di compiere 67 anni di età. E, nell'ipotesi di fuoriuscita dalla scuola dei "quota 96", si aprirebbero le porte a 4mila nuovi giovani in ingresso. Dovranno ancora aspettare alcuni mesi invece i 125mila supplenti di lungo corso che attendono la sentenza della Corte di giustizia europea per essere stabilizzati. La sentenza verrà La giornata di oggi, si apre con una buna notizia. "I giudici europei - dice l'Anief di Marcello Pacifico - prendono tempo: il governo ne approfitti e non attenda le motivazioni della sentenza".

"Ciò eviterà - continua Pacifico - cause giudiziarie che porterebbero lo Stato italiano ad essere condannato a risarcire danni superiori ai 4 miliardi di euro". Mentre gli studenti insorgono di fronte all'intenzione del ministro Giannini di equiparare le paritarie alle scuole statali. "Siamo sbalorditi - dichiara Roberto Campanelli, coordinatore nazionale dell'Unione degli studenti - di fronte all'ennesima dichiarazione in favore delle scuole private e della loro equiparazione a quelle pubbliche: uno schiaffo ai milioni di studenti che ogni giorno varcano le soglie delle pubbliche sempre più dequalificate e sottofinanziate. Rivendichiamo lo stop ai finanziamenti alle scuole paritarie private".

Fonte: Repubblica

 

Il ministro: «Sono loro a volere il minimo garantito per tutti». La risposta: «Se Giannini vuole premiare pochi e penalizzare tutti gli altri troverà la nostra ferma opposizione».

Scontro ministro-sindacati sugli stipendi degli insegnanti. All’origine della rissa l’articolo del Corriere sui prof italiani maltrattati dalla politica e pagati peggio della media Ocse. «Metterei il dato in un quadro più ampio - ha detto Stefania Giannini intervenendo su Radio1 Rai alla trasmissione «Prima di tutto» -, non sono solo meno soldi ma anche spesi male. Gli insegnanti italiani, rispetto a quelli dei paesi europei avanzati, sono insegnanti che non hanno alcuna prospettiva di carriera, ma non solo nel senso di una progressione, di un avanzamento, ma nel senso di una differenziazione di funzioni».

Se si fa una contrattazione, ha continuato, «se anche le forze sindacali spingono sempre e solo per salvaguardare il minimo garantito a tutti e non per valorizzare chi lavora meglio, quel poco che c’è non solo non serve a migliorare la qualità complessiva ma nemmeno a valorizzare le singole persone». Immediata la risposta dei sindacati. «Siamo pronti a discutere di valorizzazione professionale dei docenti ma nell’ambito dei rinnovi contrattuali, se invece la ministra Giannini vuole premiare pochi e penalizzare tutti gli altri troverà la nostra ferma opposizione», ha detto il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo. «Argomenti complessi come retribuzioni e carriere necessitano di una discussione seria con le organizzazioni sindacali e non - ha osservato il sindacalista - di essere affidati a interviste».

Ancora più netta la presa di posizione del sindacato Gilda. «Le esternazioni della Giannini ci lasciano esterrefatti perché dimostrano che il ministro non conosce affatto la drammatica situazione in cui si trovano gli insegnanti italiani a causa di una politica miope basata su tagli continui e indiscriminati», ha detto il coordinatore nazionale Rino Di Meglio. « Il contratto - ha detto - è scaduto ormai da cinque anni, l’inflazione finora ha eroso gli stipendi del 17% e non c’è l’ombra di un centesimo da contrattare». Dura anche la reazione dell’Anief. «Il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini - si legge nel comunicato dell’Associazione nazionale insegnanti e formatori - farebbe bene ad andare a leggersi quanto guadagna nel 2014 un insegnante della scuola pubblica italiana: in media non arriva a 1.300 euro, meno di un operaio».

Fonte: Corriere della Sera

 

Liste dimenticate, scontri tra insegnanti, concorsoni, bocciature del Tar, accorpamenti e caos dei presidi rimandati a settembre: l'elenco delle 'bombe' pronte a scoppiare nelle mani del neo-ministro dell'Istruzione si allunga ogni giorno di più.

Aveva un sorriso raggiante Stefania Giannini alla firma da ministro dell’Istruzione del neonato governo Renzi: «C’è qualcosa di meraviglioso in quel che inizia». Che non sarebbe stato facile l’ex rettore dell’Università di Perugia promossa nel dream team del rottamatore l’aveva capito quasi subito: «Il mio è un ministero dove ogni giorno c'è una bomba da disinnescare: ma questo perché ogni giorno sono tanti i settori che reclamano attenzione», dichiarava dopo appena due settimane dalla nomina. Le bombe burocratiche, gli scontri con gli insegnanti e i tanti nodi mai sciolti dai suoi predecessori cominciano a piovere con una certa frequenza. Così ecco la prima grana dei concorsi, il caos dei presidi rimandati a settembre, le bocciature del Tar della Toscana e gli accorpamenti bocciati dalla Consulta. Lei, da buon artificiere scolastico, cerca di metterci una pezza, promette di studiare come una «secchiona» anche se i fronti scoperti continuano ad allargarsi.

LE LISTE DIMENTICATE
«I concorsi, così come sono stati fatti, hanno creato più problemi che soluzioni». Mai parole di ministro furono più profetiche. La Giannini si riferisce al concorsone del 2012 che prevedeva 11.800 assunzioni entro l’anno scolastico successivo. La realtà è stata meno rosea del previsto: sono entrati in aula con il contratto firmato in tasca solo tremila insegnati perché alcune commissioni virtuose hanno finito in tempo le selezioni entro la data prevista. Per gli altri 8 mila si aspettano ancora le graduatorie finali. In quasi tutte le Regioni dodici mesi non sono stati sufficienti per esaminare tutti i partecipanti. Il ritardo è partito dalle commissioni d’esame composte da personale scolastico che per correggere i compiti dei futuri colleghi non è stato esonerato dal lavoro. A questo pasticcio se ne aggiunge un altro: oltre ai vincitori sono risultati idonei 17 mila aspiranti professori. Dovrebbero essere assunti man mano che si liberano i posti ma anche l’ex ministro Maria Chiara Carrozza, per le oltre quattromila assunzioni bandite a febbraio per il sostegno, ha preferito utilizzare i vecchi elenchi. Dimenticando le liste dei precari. Mentre viene convocato chi ha superato il concorso ad hoc del lontano 1999. «Un'assurdità perché quelle graduatorie dovrebbero essere già cancellate: stiamo parlando di persone che dopo 15 anni hanno tutte un altro lavoro. Il classico groviglio di burocrazia all’italiana che sfida le leggi e la logica» commenta Marcello Pacifico presidente di Anief, l’associazione nazionale degli insegnati.

PRESIDI RINVIATI A SETTEMBRE
In Lombardia i nuovi presidi che aspettano da due anni la nomina sono 355. Convocati al Pirellone di Milano la scorsa settimana per entrare a scuola con i gradi da dirigente hanno avuto una doccia fredda. Da Roma hanno deciso di rinviare tutto al prossimo anno scolastico perché se convalidati a tre mesi dalle fine delle lezioni perderebbero per strada gli insegnanti passati di grado. Il rinvio di sei mesi al Provveditorato regionale è arrivato giovedì 6 marzo in un comunicato del Capo dipartimento per l’istruzione del Miur, Luciano Chiappetta: «L’allontanamento dall’insegnamento ad anno scolastico in corso avrebbe avuto ripercussioni negative per la continuità didattica e lo svolgimento delle valutazioni finali e dell’esame di stato». Per questa ragione alcune scuole lombarde avevano protestato nei giorni scorsi. Con la decisione ministeriale si preferisce rinviare e appellarsi al «divieto dello spostamento dei docenti dopo il ventesimo giorno dall’inizio delle lezioni». La trattativa è andata aventi per ore fino alla soluzione-ponte all’italiana: far firmare ai neopresidi un contratto per formalizzare l’assunzione e la sede scelta, in attesa della presa di servizio da settembre prossimo, quando scatterà anche l’aumento di stipendio. Placati gli animi e firmati i contratti i neo-dirigenti hanno lasciato la Regione con qualche dubbio: «Speriamo non ci siano sorprese in futuro». Da viale Trastevere solo rassicurazioni: «Possono stare tranquilli: firmeranno subito il loro contratto, avranno le loro sedi assegnate e inizieranno subito la loro formazione».

PASTICCIO IN TOSCANA
L’ultimo capitolo della saga dei ricorsi e controricorsi è arrivato il 3 marzo: il Consiglio di Stato ha messo la parola definitiva annullando le graduatorie per 137 presidi della Toscana. Gettando nel caos la maggior parte di loro che sono già stati assunti. La sentenza riconosce l'illegittimità della commissione esaminatrice dopo la sostituzione di un presidente dimissionario e decide per la ripetizione delle correzioni degli scritti. Una leggerezza che ha permesso ad un candidato escluso di fare ricorso e avere una seconda chance di selezione. Rimane il pasticcio burocratico: in 112 vincitori erano stati già assunti e più di cento avevano già completato la formazione e superato favorevolmente il periodo di prova. La sentenza fa precipitare gli istituti locali nel caos: senza una guida quasi la metà delle scuole della regione. E per vedere i nuovi vincitori dobbiamo aspettare un altro anno.

TREMONTI E L’ACCORPAMENTO BOCCIATO
L’idea per tagliare le spese delle sedi scolastiche è dell’ex ministro berlusconiano dell’economia Giulio Tremonti. Con l’accorpamento si possono risparmiare denari e a governo già pronto a passare la mano a Monti ecco il colpo di coda. Senza più alcun argine da Mariastella Gelmini che inscatolava le sue cose a novembre 2011, si decide la soppressione di 297 presidenze e uffici amministrativi all'interno di altrettanti istituti superiori. Dalla stagione 2012-2013 in 297 perderanno i dirigenti, resteranno le sedi che passeranno sotto un’unica direzione. Meno personale e meno stipendi. I vecchi parametri sono saltati perché fino ad allora le scuole dovevano avere tra un minimo di trecento studenti e un massimo di cinquecento. Il nuovo range sale: tra 400 e 600 per restare in vita. La gran parte delle vittime dei tagli orizzontali si trova al Sud. Peccato che la modifica sia stata decisa senza consultare le Regioni che hanno presentato un ricorso in Corte Costituzionale e l’abbiano vinto. Dopo di allora però nessun ministro ha messo una pezza e nessun accordo riparatore è stato siglato. Rimane un limbo per trecento scuole accorpate e bloccate. Che fine faranno?

Fonte: L'Espresso

 

Via libera ai ricorrenti appellati seguiti dall'Anief per frequentare i corsi abilitanti iniziati da qualche giorno o che sono in procinto di partire. Intanto, sempre il sindacato autonomo denuncia la mancata concessione delle 150 ore a tutti i corsisti: eppure il Miur era stato chiaro.

Dopo mesi di incertezze, arriva il via libera dal Consiglio di Stato per i primi trecento tra i tremila ricorrenti che attendevano di iscriversi con riserva ai corsi universitari abilitanti. A renderlo noto è l’associazione sindacale Anief, che sottolinea anche che i docenti esclusi, in totale, rappresentavano il 5% dei più di 60 mila candidati.

Grazie alle ordinanze del Consiglio di Stato (nn. 950, 951, 952, 956 del 2014), che confermano alcuni decreti monocratici già ammessi, i ricorrenti appellati seguiti dal sindacato ora - spiega l'Anief - possono iscriversi ai corsi abilitanti iniziati da qualche giorno o che sono in procinto di partire presso le Università.

Marcello Pacifico, presidente Anief aveva denunciato fin dall'inizio i motivi di illegittimità del Regolamento che aveva cambiato i criteri di accesso ai corsi riservati per il conseguimento dell'abilitazione presso le Università rispetto a una chiara espressione del legislatore negli ultimi quarant'anni: 360 giorni di servizio prestati in un determinato periodo sono sempre stati considerati un titolo congruo per valutare la capacità didattica e maturare il diritto a poter conseguire un'abilitazione, in possesso del titolo di servizio e di studio. Mentre in questa prima tornata di Pas, il ministero dell’Istruzione ha introdotto le tre annualità da almeno 180 giorni ciascuna.

"I legali dell'Anief non hanno dubbi sull'esito finale del contenzioso che riguarda una trentina di ricorsi pendenti, vista la chiara espressione del legislatore e della giurisprudenza nel merito. Nel frattempo, finalmente, i ricorrenti esclusi - conclude l'associazione - potranno frequentare un corso che costa quasi 3.000 per conseguire un titolo che hanno già conquistato tra i banchi in tutti questi anni".

Sempre l’Anief ha fatto rilevare che iI docenti precari hanno pieno diritto a svolgere i corsi Pas ed il Tfa sul sostegno, senza licenziarsi, quindi continuando ad insegnare grazie alla fruizione delle 150 ore di diritto allo studio. Malgrado le indicazioni del Miur fossero chiarissime (riassumibili nella Nota Miur n. n. 12685, del 25 novembre 2013), è curioso che ad oggi non sia stata ancora emanata una Circolare in merito. Il risultato è che in diverse province le procedure indicate non sono state attuate: al sindacato continuano infatti a pervenire lamentele per la negazione delle ore di diritto allo studio da parte degli uffici scolastici periferici che le dovrebbero accordare. Soprattutto in questi ultimi giorni, duranti i quali stanno prendendo il via i Tfa per il sostegno. In molti casi, gli Ambiti territoriali sostengono, a torto, che i tempi per la presentazione delle domande sono ampiamente scaduti. “Ma un candidato ammesso ai corsi a dicembre o gennaio, chiede oggi il sindacato, come avrebbe potuto presentare la domanda di accesso alle 150 ore a novembre?”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Nel 2014 via a 18 mila assunzioni di docenti in Italia ma solo 1604 saranno dedicati ai piccoli disabili, contro i 13 mila previsti in origine. Nella Capitale 16.841 alunni con handicap.

ROMA – Insegnanti insufficienti rispetto ai numeri e alle esigenze didattiche di bambini e ragazzi, carenza di personale specializzato, turnover esasperato e controproducente per gli alunni. Un intero sistema che rischia il collasso. I numeri relativi al sostegno scolastico in Italia, e in particolare nel Lazio, restano preoccupanti, nonostante il ministero dell’Istruzione abbia annunciato 18 mila assunzioni complessive per il 2014 fra docenti e personale Ata. Gli insegnanti di sostegno che rientrano in questo piano di immissioni in ruolo sono, però, solo 1.604, mentre inizialmente avrebbero dovuto essere 13.505. E se a livello nazionale la media è di una cattedra di sostegno ogni due alunni, nel Lazio secondo i dati relativi all’anno scolastico 2012-2013, c’è un insegnate ogni 2,3 bambini e ragazzi. Il rapporto tocca punte preoccupanti a Roma dove nelle scuole di primo e secondo grado c’è un insegnante di sostegno ogni 2,7 alunni.

NUMERI DEFICITARI – A suonare la campanella d’allarme è l’associazione professionale sindacale Anief. «In base al Decreto Scuola 104 si era stabilito un numero dieci volte superiore. Così, invece, oltre a danneggiare gli allievi con deficit di apprendimento, che perderanno ancora la continuità didattica, si rischia di lasciare per strada almeno 2.000 docenti specializzati vincitori di concorso». Il decreto, infatti, stabiliva che le assunzioni di docenti di sostegno nei prossimi tre anni dovevano essere 26.684, solo per il 2014 la norma prevedeva l’immissione in ruolo di 13.505 insegnanti.

COMUNQUE SOTTO-DIMENSIONATI - «Tra l’altro si sarebbe trattato di numeri già fortemente sottodimensionati, addirittura dimezzati – spiega l’Anief -. Anziché assumere sulla base dei posti reali dell’anno scolastico in corso, pari a oltre 110 mila insegnanti a copertura di circa 222 mila bambini disabili, lo Stato ha infatti continuato ad avere come riferimento il contingente dell’anno scolastico 2006/2007, che corrisponde a poco più di 90 mila posti di sostegno».

DOCENTI SENZA SPECIALIZZAZIONE – Un deficit numerico che investe soprattutto le città più grandi, come Roma. Nella Capitale , nell’anno scolastico 2012-2013, su un organico di fatto di 46.705 insegnanti solo 6.929 sono destinati al sostegno, mentre gli alunni con handicap sono 16.841. Un rapporto di un docente ogni 2,4 alunni, ben superiore alla media nazionale, rapporto che diventa di 1 a 2,7 nelle scuole di primo e secondo grado. Inoltre, molti insegnanti che in concreto si occupano di sostegno sono privi dell’apposita specializzazione. «Gli specializzati non sono sufficienti a coprire i posti disponibili, i presidi dunque devono intervenire e assegnare le cattedre che mancano a personale non specializzato – spiega Elena Duccillo, coordinatrice provinciale di Anief Roma -. Prima i docenti si specializzavano tramite le Sis, l’ultimo ciclo è del 2009».

RIPARTONO I CORSI - «Dal novembre 2009 a oggi, nessun docente di scuola secondaria superiore - prosegue - ha avuto la possibilità di specializzarsi sul sostegno, una possibilità che è rimaste per materne e elementari, ma anche in questo caso i contingenti che si sono formati sono inferiori al necessario». Casi che rischiano di diventare la regola, non l’eccezione. Alberto Luna è docente di sostegno in una scuola secondaria di secondo grado, ma è privo di specializzazione. Nonostante sia molto apprezzato dai genitori e dai colleghi, l’assenza del titolo, soprattutto all’inizio, gli ha procurato non poche difficoltà: «La specializzazione consente di capire quali siano le strategie migliori e il tipo di approccio che si deve avere con gli alunni in difficoltà. Da questo mese dovrebbe ripartire un corso di questo tipo, ma da quello che vedo i numeri sono comunque destinati a rimanere insufficienti».

TRANSITO AI RUOLI COMUNI – Il sistema rischia di assomigliare a un cane che si morde la coda. Gli insegnanti destinati dal ministero dell’Istruzione al sostegno sono insufficienti a coprire le disponibilità. E le cattedre sono, comunque, maggiori rispetto al numero di specializzati in Italia, così i presidi sono costretti a ricorrere a personale non specializzato. Il ridotto numero di specializzati, oltre al blocco dei corsi per 5 anni, è determinato anche dal continuo transito degli insegnanti di sostegno ai ruoli comuni. «Essendo questo un lavoro particolare, usurante sia a livello fisico, sia a livello psicologico, la maggior parte di docenti di sostegno dopo cinque anni usufruisce della possibilità, prevista dalla legge di passare alle cattedre comuni».

UN «IMPACCIO» NON GRADITO - Questo determina che poi sia necessario ricorrere a personale non specializzato per coprire i buchi. Insegnanti che spesso sono bistrattati dai colleghi. «Un elemento fondamentale per un buon percorso didattico consiste nell’appoggio degli altri professori curricolari – spiega Luna -. Io, personalmente, sono stato fortunato, ma in molti casi i docenti di sostegno vengono trattati dagli altri colleghi quasi come fossero un impaccio o un ostacolo per la classe».
Gaetano Avolio
Gaetano Avolio

«UN DIRITTO NATURALE» – Gaetano Avolio è il papà di un bambino che necessita di sostegno e ogni giorno si scontra con i problemi concreti dovuti a un sistema che rischia di incepparsi continuamente: «Inizialmente a mio figlio sono state assegnate solo 11 ore alla settimana – spiega -. Nel momento in cui abbiamo chiesto la documentazione per fare ricorso al Tar, gli sono state garantite altre due ore». Molti genitori, infatti, per garantire il diritto all’istruzione dei figli sono costretti a ricorrere alla via giudiziaria. E comunque l’iter scolastico non è quasi mai sufficiente (in termini di ore) per far fronte alle esigenze dei piccoli.

TERAPIE A DOMICILIO - «Noi facciamo anche terapia a casa – spiega Avolio -. Qualche ora in più sarebbe fondamentale. Chi cura il nostro piccolo, infatti, si è sorpreso che lui non ricordasse i nomi dei compagni di classe. Io sono molto arrabbiato con il sistema, è inammissibile che si arrivi a scontri per un diritto che dovrebbe essere naturale». Così come naturale dovrebbe essere l’obiettivo del sostegno. «Il traguardo ideale dovrebbe essere quello di aiutare la persona a diventare più autonoma – spiega Luna -. Il sostegno, almeno nei casi meno gravi, dovrebbe servire a non avere più bisogno del sostegno». Un traguardo che, per un sistema con questi numeri, rischia di diventare «insostenibile».

Fonte: Corriere della Sera

Con 183 sì e 56 astenuti, passa il decreto legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 gennaio scorso. Ora il testo passa alla Camera. Dove, pero solo se non subirà modifiche, verrà definitivamente approvato. C’è tempo fino al 30 giugno. La soddisfazione del ministro Giannini.

Come annunciato, la mattina del 5 marzo l'Aula del Senato ha approvato, con 183 sì e 56 astenuti, il decreto legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale 23 gennaio scorso contenente disposizioni temporanee e urgenti in materia di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola.

Con il dl, che inizialmente conteneva una copertura pari a 120mlioni di euro, è stato approvato, dopo il sì della VII Commissione Cultura, un ordine del giorno della relatrice Puglisi (PD) riformulato su richiesta del sen. Fabrizio Bocchino (gruppo Misto) impegna il Governo a ripristinare i fondi del MOF decurtati di due terzi proprio per la copertura degli scatti di anzianità del personale.

Bocciato, invece, fa sapere l’Anief che lo aveva segnalato, “l’emendamento 1.15 sul pagamento degli scatti ai precari e del primo gradone stipendiale ai neo-assunti proposti dal sen. Fabrizio Bocchino (gruppo Misto), per l’impossibilità di verificare coperture certificate”.

Ora il testo passa alla Camera. Dove, pero solo se non subirà modifiche, verrà definitivamente approvato. C’è tempo fino al 30 giugno.

Il resoconto completo della seduta della VII Commissione Cultura, dui cui è scaturito il testo approvato dall'Aula del Senato.

Soddisfazione da parte del ministro Giannini: “Con l’approvazione da parte del Senato del decreto legge di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola abbiamo corretto un errore commesso in passato. Adesso auspichiamo un rapido passaggio parlamentare anche alla Camera dei deputati.

Abbiamo fatto un importante passo in avanti nel presente, ma è necessario guardare soprattutto al futuro. Il Governo nella sua collegialità deve assumersi la responsabilità, e siamo certi che lo farà, di destinare alla scuola e al mondo dell'istruzione le risorse per migliorare la qualità della didattica e dei servizi e per garantire la formazione degli insegnanti. Siamo pronti a scommettere su questa sfida politica e culturale”, ha concluso il Ministro.

Fonte: Tecnica della Scuola

Quello dell'Istruzione sembra un ministero senza guida. Sul reclutamento degli insegnanti il Miur procede all'impronta, in attesa che il prossimo Consiglio di Stato ribalti l'ultima, improvvida e probabilmente illegittima decisione. Venerdì scorso alcune centinaia di vincitori di concorso sono venuti a ricordare sotto le finestre romane del neoministro Stefania Giannini che loro, appunto, hanno vinto un concorso lungo un anno (test selettivo, poi scritto, poi la prova d'insegnamento), eppure non entrano in classe. I manifestanti rappresentano 17 mila idonei alla professione che non possono insegnare. Selezionati e poi lasciati a casa. Le loro conoscenze sono state accertate (inutilmente) da commissioni di Stato.

Stiamo parlando del famoso concorsone dei trecentomila voluto dall'ex ministro Francesco Profumo, il bando pubblico tornato in vita dopo 13 anni, il 24 settembre 2012: aveva selezionato una classe insegnante mediamente più giovane. Quel concorso non è stato solo importante e affollato, ma ha assunto un valore simbolico, quello di uno Stato che si riappropria della selezione dei suoi docenti. In dirittura d'arrivo lo Stato si è però rimangiato le sue intenzioni e i suoi risultati.

Nelle discipline senza più candidati l'amministrazione vuole assumere i vincitori dei vecchi concorsi a cattedra (l'ultimo è del 1999): in molti casi svolgono altri lavori e non sono più interessati all'insegnamento. Nelle discipline senza candidati i vincitori di concorso non sono stati neppure inseriti nelle cosiddette graduatorie a scorrimento, e questo nega la legge che ha sotteso il bando: metà dei posti saranno riservati, appunto, ai vincitori del concorso, metà attraverso le graduatorie. Niente, il ministero ha deciso di cambiare ancora una volta le regole del gioco, a gara in corso. Di più, con i concorrenti sul traguardo. Il prossimo appuntamento è per l'11 marzo, quando si esprimerà il Consiglio di Stato.

Il caos reclutamento nella scuola e nelle università quindi continua senza che si intraveda una soluzione. Per gli iscritti alle graduatorie, che ad aprile saranno aggiornate, l'amministrazione ha lasciato fuori i 13 mila abilitati tramite Tirocinio formativo e stessa sorte è prevista, come sostiene il sindacato Anief, per i 70 mila abilitati tramite i percorsi speciali (Pas). Alcune settimane fa, altro esempio, il Miur ha ratificato le 4.447 assunzioni di insegnanti di sostegno penalizzando i vincitori del concorso a cattedra: nella scelta dei docenti da immettere in ruolo il ministero ha riesumato i vincitori delle vecchie graduatorie.

Fonte: Repubblica

 

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