La stampa scrive

"La riduzione del numero di contratti di apprendistato di quasi il 20%, soprattutto tra i minorenni occupati nelle aziende artigiane, è  la dimostrazione di come la riforma Gelmini della scuola secondaria superiori non abbia avuto alcuna ricaduta a livello di inserimento dei nostri giovani nel mondo del lavoro": è questo il commento del presidente dell'Anief (Associazione Nazionale Professionale), Marcello Pacifico, al XII Rapporto di monitoraggio sull'apprendistato, pubblicato oggi dal Ministero del Lavoro sulla base di dati Inps e Isfol, che ha quantificato in 542 mila i giovani in apprendistato, pari al 15% degli occupati tra i 15 e i 29 anni d'età.

Il rapporto ha evidenziato che nell'ultimo biennio è stato registrato un calo complessivo del 17%, mentre vanno in controtendenza le Province autonome di Bolzano e Trento: "E’ davvero un pessimo segnale - sostiene il presidente dell'Anief – perché conferma, come da noi sempre denunciato, che gli sforzi normativi e formativi fatti dal governo Berlusconi negli istituti tecnici e professionali non sono stati adeguatamente calibrati: significa che i ragazzi non hanno ancora le competenze necessarie per affrontare adeguatamente i tirocini nelle aziende e quindi per inserirsi nel mercato del lavoro".

Pacifico ritiene che di questo passo l'Italia rischia di rimanere sempre più indietro anche a livello internazionale: "Se si confrontano i dati italiani con quelli tedeschi - sostiene il sindacalista – emerge che il tasso di occupabilità dei giovani è diametralmente opposto, con i nostri purtroppo terribilmente indietro". Per il presidente dell'Anief, infine, "è sempre più necessaria e ineludibile un vera riforma dell'apprendistato".

Fonte: Italpress

Monitoraggio del ministero del Lavoro: sono 542 mila, solo il 15% degli occupati tra i 15 e i 29 anni. Rispetto al 2008 c’è un calo del 17%, con punte più alte tra minorenni e occupati nelle aziende artigiane. Preoccupa che solo un apprendista su quattro è iscritto alle attività di formazione pubblica. A quando il cambio di passo?

Anche il Governo Monti, dopo l’ultimo targato Berlusconi, punta sui contratti di apprendistato. Solo che occorreranno grossi investimenti. Perché gli ultimi dati, anche a causa della crisi del mercato lavorativo, indicano un preoccupante calo dell’antica formula di avvicinamento dei giovano alle professioni.

Secondo gli ultimi dati forniti dall’Inps e dall’Isfol, relativi al biennio 2009-2010, pubblicati dal ministero del Lavoro nel XII Rapporto di monitoraggio sull’apprendistato, sono 542 mila i giovani in apprendistato: la quota corrisponde al 15% degli occupati tra i 15 e i 29 anni d’età. Il problema è che rispetto al 2008 è stato registrato un calo complessivo del 17%, con punte più alte per il segmento dei minorenni, soprattutto se occupati nelle aziende artigiane.

“Dai dati - fa sapere l’Isfol - traspare, tuttavia, anche qualche segnale di ripresa: sul fronte dei nuovi avviati si è avuta una contrazione del 27% nel 2009 ma l’anno successivo si è tornati ad un trend positivo del 2%. Inoltre, nonostante la crisi in atto il numero di apprendisti il cui contratto è stato trasformato a tempo indeterminato è comunque rimasto stabile nel 2009 ed è addirittura aumentato del 12% nel 2010. Rispetto ai contratti non standard l’apprendistato continua ad offrire maggiori possibilità di passare ad una condizione lavorativa stabile”.

Certo, si tratta di incrementi modesti. E comunque sempre molti distanti dal cambio di passo auspicato dalle massime istituzioni e concretizzatosi anche attraverso la discussa possibilità, approvata dal precedente Governo, di far valere come formativo a tutti gli effetti l’ultimo anno di scuola dell’obbligo (quindi tra 15 e 16 anni) di età, sempre se coperto da adeguata formazione in aula. Anche perché dallo stesso rapporto nazionale risulta che gli apprendisti iscritti alle attività di formazione pubblica sono appena il 25%. Peraltro con forti divari territoriali, con i valori di Centro e Mezzogiorno attestati non oltre il 15%. Non a caso, le realtà con la più alta percentuale di apprendisti in formazione sono le Province autonome di Bolzano (84%) e Trento (80%), il Friuli Venezia Giulia (75%) e l’Emilia Romagna (66%).

Secondo l’Anief, però, questi dati vanno letti anche come una sonora bocciatura del modello di riforma delle superiori: “La riduzione del numero di contratti di apprendistato di quasi il 20% - ha commentato il presidente Marcello Pacifico - è la dimostrazione di come la riforma Gelmini della scuola secondaria superiore non abbia avuto alcuna ricaduta a livello di inserimento dei nostri giovani nel mondo del lavoro”. Soprattutto se i numeri dovessero confermarsi così modesti anche nel biennio successivo. Quando cioè sarà entrato a regime il modello di riforma voluto dell’ex ministro dell’Istruzione.

In ogni caso, l’impressione è che la formazione in azienda rimane più un auspicio che una realtà di cui andare fieri. Soprattutto perché il 19% di giovani italiani continua ad abbandonare gli studi dopo la licenza media. Giovani che, secondo il direttore generale dell’Isfol, Aviana Bulgarelli, rischiano sempre più “di rimanere emarginati dalla vita professionale e di confluire in condizione di povertà ed esclusione sociale. L’apprendistato, viceversa, è uno strumento che può far emergere il talento anche di quei giovani cha hanno difficoltà con l’apprendimento scolastico tradizionale”. Su questo sono (siamo) tutti d’accordo. Ma quando i fatti?

Fonte: Tecnica della Scuola

 

In vista della discussione al Senato del decreto legge “milleproroghe”, l’Anief torna a difendere l’emendamento approvato dalla Camera che permetterebbe di far entrare nelle graduatorie ad esaurimento circa 23 mila docenti precari che si sono abilitati negli ultimi tre anni.

L'Associazione parla di “isolati interventi di alcuni esponenti politici, come il Sen. Mario Pittoni (Lega Nord), che continuano a sostenere che quell’emendamento non andava approvato, che in Senato potrebbe essere modificato o cancellato e che comunque incapperà nelle maglie dei tribunali”.

Secondo il Presidente dell’Anief queste ipotesi sono tutte da respingere. “Il Senatore Pittoni – dichiara Marcello Pacifico– dimentica che il tema è stato più volte affrontato dal Parlamento in questa legislatura durante le audizioni, e posto all’attenzione del Governo con almeno quattro ordini del giorno bipartisan approvati rispettivamente dal Senato (G.105, G9.104) e dalla Camera (9/4357-A-155, 9/4357-A-63), che prevedono proprio la soluzione emendativa contestata, nonché con una proposta di legge n. 4442 dell’on. Russo (PD) firmata da tutti i capigruppo della VII Commissione della Camera. Lo stesso senatore ha potuto registrare con i suoi occhi la sensibilità mostrata dai membri della VII Commissione Cultura del Senato (senatori Possa, Vita, Asciutti, Rusconi) sulla materia fin dal 3 novembre 2010 e avrà letto sicuramente l’emendamento analogo al mille-proroghe presentato dalla sua collega, on. Goisis (capogruppo della Lega presso la VII Commissione della Camera dei Deputati).

Il Presidente dell’Anief conclude il suo intervento con un appello pubblico: “continuare con questa sterile polemica crea soltanto confusione tra il personale della scuola. Facciamo uno sforzo: rispettiamo gli impegni presi dal Parlamento in questi tre anni!”.

L’invito di Pacifico avrà una prima verifica oggi, ultimo giorno per presentare al Senato emendamenti al testo approvato alla Camera. Si chiederà la cancellazione dell’emendamento?

Fonte: Tuttoscuola

A Roma il sindaco dispone la chiusura fino al 7 febbraio compreso. I giorni dovranno essere recuperati solo negli istituti dove si andrà sotto i 200 minimi previsti per il regolare svolgimento dell’anno scolastico. L’Anief chiede una proroga per la presentazione delle liste Rsu pari ai giorni di chiusura.

 

Ancora lezioni e attività didattiche sospese a causa della neve e del freddo record che ha colpito diverse zone del Paese, in particolare nel Centro-Sud. Ma soprattutto a Roma, dove l’allerta neve venerdì scorso aveva determinato l’insolita decisione del sindaco Gianni Alemanno di tenere aperte le scuole di ogni ordine e grado ma di sospendere tutte le lezioni in modo che gli alunni fossero rimasti a casa senza rimanere indietro con i programmi. L’abbondante nevicata di venerdì scorso ha trasformato la chiusura a metà degli istituti in una ordinanza di chiusura totale delle scuole per i successivi tre giorni. Se le condizioni meteorologiche lo permetteranno, le scuole di Roma e Provincia riapriranno solo mercoledì 8 febbraio.

Sino al 7 febbraio, quindi, niente lezioni. Nemmeno nelle tre principali Università romane: niente lezioni, quindi alla Sapienza, a Roma Tre e Tor Vergata. Il sindaco Alemanno, che nel frattempo ha avviato un dura polemica con il prefetto, Franco Gabrielli, ha spiegato che la decisione di prolungare di lasciare chiusi gli istituti per un altro giorno è giunta "d'intesa con il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, dopo le segnalazioni di molti presidenti di Municipio, e in assenza fino ad ora di una previsione meteo ufficiale della Protezione civile nazionale (la polemica continua ndr), ha firmato un'ordinanza per mantenere domani la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado".

Nell’ordinanza il sindaco di Roma chiede anche la collaborazione dei capi d’istituto. "D'intesa con il direttore dell'ufficio scolastico del Lazio, Maddalena Novelli, - si legge sempre nell’ordinanza del municipio - si dà disposizione a tutti i presidi e i dirigenti scolastici di attivarsi per segnalare a Roma Capitale e alla Provincia di Roma eventuali problemi relativi alle vie di accesso agli istituti e ai cortili interni per evitare ogni pericolo di ghiaccio o di alberature pericolanti, così da garantire l'incolumità dei bambini e dei loro genitori. D'intesa con il prefetto, gli uffici pubblici saranno riaperti normalmente domani anche per coordinare la riapertura delle scuole nella giornata di dopodomani".
Cosa comporterà l’inatteso stop alle lezioni? Praticamente nulla nelle scuole dove lo scorso giugno i Collegi dei Docenti hanno saggiamente lasciato almeno quattro giorni di “riserva” oltre i 200 minimi previsti dalla legge per il riconoscimento dell’anno scolastico. In quegli istituti, invece, dove il numero di giorni programmati sono stati inferiori a 204 (assorbendone quindi troppi a favore di “ponti”, feste locali o prolungamenti di sospensioni natalizie e pasquali), presto gli stessi Collegi dei Docenti saranno presti chiamati a deliberare la “coda” di giorni necessari: in questi istituti, in pratica, sarà necessario prolungare le lezioni (da uno a quattro giorni) oltre la chiusura prevista ad inizio anno.

Ma le complicanze non finiscono qui. Secondo l’Anief, la chiusura forzata delle scuole sta comportando dei problemi anche sul fronte del rinnovo delle Rsu. Il 6 febbraio il sindacato di Marcello Pacifico ha quindi inviato formale richiesta, indirizzandola al Miur, all’Aran e alle organizzazioni sindacali che hanno firmato il protocollo che regola le elezioni in programma il 5, 6 e 7 marzo, attraverso cui chiede “una proroga per la presentazione delle liste nelle stesse scuole pari ai giorni di chiusuraA questo punto, infatti, sarebbe utile – sostiene l’Anief - soltanto il giorno di mercoledì 8 febbraio come data ultima per la presentazione delle liste”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Scade tra due giorni il termine ultimo per la presentazione delle liste per le elezioni delle RSU di istituto previste tra un mese. Presentazione che coincide con un momento straordinario per tutte le scuole italiane coinvolte nell’emergenza neve di questi giorni, con lezioni sospese e uffici chiusi. E proprio gli uffici di segreteria delle istituzioni scolastiche, chiusi per neve, erano interessati negli stessi giorni ad accogliere le liste dei candidati alle elezioni.

In ragione di questa emergenza che ha determinato in molti casi la chiusura delle scuole per vari giorni, l’Anief ha chiesto ufficialmente alla Direzione Generale del personale scolastico e al Gabinetto del Miur, nonché all’Aran, di disporre la proroga del termine di presentazione delle liste per un numero di giorni pari a quelli di chiusura per neve.

Ciò al fine di ripristinare – afferma Marcello Pacifico dell’Anief - la regolare durata, in termini di giorni complessivi, del periodo destinato alla presentazione delle liste”.

La richiesta di proroga è stata firmata dal presidente dell’Anief il 3 febbraio. A breve dovrebbe essere data risposta, considerata l’imminente scadenza del termine di presentazione.

Poiché Aran e Miur dovranno sentire in merito almeno i sindacati rappresentativi o definire con loro una rapida intesa, ci si augura un via libera di buon senso che eviti code polemiche che potrebbero avvelenare tutta la campagna elettorale.

Fonte: Tuttoscuola

Manca meno di un mese alle elezioni per le RSU nella scuola e un paio di giorni alla presentazione delle liste in tutte le istituzioni scolastiche, e il gioco, come era prevedibile, comincia a farsi pesante.

Fino a qualche giorno fa sembrava che a fare campagna elettorale fosse soltanto l’Anief che utilizzava ogni suo comunicato stampa su questioni scolastiche, con valutazioni e proposte, per invitare a candidarsi nelle proprie liste e, al momento del voto, a sostenerle. E non sono mancate critiche alla politica dei sindacati scuola che, con proprie liste, saranno presenti alla competizione elettorale.

Le critiche sono diventate, in questo modo, un attacco alle liste elettorali avversarie. E i sindacati scuola più rappresentativi, per la prima volta, sono usciti allo scoperto contro l’Anief.

La Cisl-scuola in un comunicato, dopo aver confutato affermazioni dell’Anief sugli scatti di anzianità, ha criticato l’Associazione che invitava a non votare le liste Cisl anche nelle scuole dove non vi saranno liste Anief, dichiarando che“è davvero sconsolante la prospettiva di doverci tra poco misurare con una così competente e nobile concorrenza elettorale. Con una sigla che, per quanto ci si sforzi, è davvero difficile definire sindacale, e che si distingue da tutte – ma proprio tutte - le altre per essere l’unica che non si limita a chiedere voti per sé, ma che esplicitamente invita al non voto per le organizzazioni a lei sgradite. Non la possiamo nemmeno definire una caduta di stile, possibile solo per chi ne possiede uno decente”.

Immediata la reazione dell’Anief che ha parlato di polemica sterile, ha ribadito le sue tesi sugli scatti di anzianità e, sul voto per le RSU, ha glissato su quell’invito a non votare comunque liste Cisl che aveva fatto irritare il sindacato di Scrima, dichiarando che “pretendere che l’Anief inviti a votare la CISL, a questo punto, avrebbe offeso la nostra intelligenza”.

Ma ce n’è anche per la Flc-Cgil, verso la quale l’Anief indirizza un altro comunicato dal titolo “Anche i grandi tremano e ricorrono alla disinformazione”, a proposito delle critiche della Flc-Cgil Lombardia sulla politica di alleanze sindacali che il sindacato di Pacifico “avrebbe avviato per mandare a casa la casta alle prossime elezioni”.

Sulle alleanze con altre sigle di sindacati minori, Anief precisa che “Nel sito dell’Aran, compare la sola lista Anief, perché in ragione di una scelta unitaria a causa di un’interpretazione autentica fornita dalla stessa CGIL-FLC nel 2007, non è più possibile all’elezione RSU presentare un cartello elettorale ma soltanto un soggetto sindacale unico a cui devono essere intestate le deleghe, se si vogliono conteggiare i voti presi dalle sue liste per misurare la soglia del 5% della rappresentatività sindacale. In questo senso, LISA, SCUOLA ATHENA, SISA, USI, CONITP hanno deciso di appoggiare la lista dell’ANIEF, unico soggetto tra queste, che presenta le liste.

Fonte: Tuttoscuola

Il senatore leghista respinge la richiesta dell’Anief di assumere da subito nelle GaE i precari ricorrenti. Per il sindacalista, Pittoni vuole solo ostacolare l’emendamento che aprirebbe le porte a 23mila neo-abilitati. E poi una modifica analoga al Milleproroghe è stata presentata dalla collega del Carroccio Paola Goisis.

Continua senza esclusioni di colpi lo scontro dialettico tra il senatore della Lega, Mario Pittoni, e il presidente dell’Anief, il sindacato degli educatori in formazione, Marcello Pacifico: le polemiche anche stavolta riguardano le graduatorie ad esaurimento, ma anche l’emendamento passato alla Camera, all’interno del cosiddetto decreto Milleproroghe, e da alcuni giorni all’esame delle commissioni del Senato, che permetterebbe la riapertura delle GaE a favore di diverse migliaia di neo-abilitati.

Pittoni, che è Capogruppo del partito del Caroccio in commissione istruzione a Palazzo Madama e promotore di un ddl sulla riforma della formazione e del reclutamento dei docenti italiani, si starebbe impegnando per ostacolare il sì definitivo al discusso articolo. Prima di tutto perché la sua applicazione “ingrasserebbe” di nuovo le osteggiate GaE, tornando quasi alla situazione precedente alle 30mila immissioni in ruolo estive. Le graduatorie, quindi, si confermerebbe più dei contenitori “permanenti”, come erano definiti sino a qualche anno, piuttosto che liste di attesa ad “esaurimento”.

Ma anche perché tra i promotori dell’iniziativa figurano diversi esponenti del Pd, il primo firmatario dell’emendamento è Antonino Russo. E poi la norma ha il sostegno dell’Anief, contro cui ormai è guerra aperta: stavolta al centro della contestazione del senatore leghista vi sono i 1.500 posti accantonati dal Miur in attesa dell’esito finale dei ricorsi presentati dai precari collocati in coda, secondo i giudici senza adeguati motivi giuridici, a seguito dei trasferimenti operati nella penultima “finestra” aperta dal Miur. Ebbene, secondo Pittoni, “le cose non stanno affatto nei termini dell’ultimo comunicato dell’Anief, che pretenderebbe l’immediato inserimento in ruolo dei suoi ricorrenti”. Il capogruppo della Lega sottolinea che è vero che al momento restano ferme le misure cautelari assunte dal Tar - osserva Pittoni – ma, come prevede l’art. 11 comma 7 del D.Lgs.vo 156/2010 (che l’associazione si guarda bene dal citare), gli interessati ne devono chiedere conferma entro 30 giorni al Giudice ordinario scelto”.La conseguenza, sempre, per Pittoni è che“se le riassunzioni interverranno nei 90 giorni cui fa riferimento l’Anief, le misure cautelari assunte dal Tar perderanno i loro effetti”. 

Ma c’è un’altra contestazione: “in pedissequa applicazione dell’art.11 comma 2 del Codice del processo amministrativo - sostiene il leghista - il Tar ha fatto salvi gli effetti sostanziali e processuali della domanda è scarsamente significativa, poiché questi ultimi sono essenzialmente da ricollegare all’impugnativa del D.M. e delle graduatorie. Gli interessati, se riterranno di riassumere i giudizi innanzi al Giudice ordinario, certamente non sono destinati a trarre alcun giovamento dall’annullamento della norma del D.M. concernente le modalità di formazione delle graduatorie”, conclude Pittoni.

Pronta la risposta dell’Anief, secondo cui uscite come quelle del senatore del Carroccio avrebbero solo lo scopo di non approvare l’emendamento, oppure di modificarlo, riducendone la portata, o ancora stroncarlo sin d’ora in vista di una inevitabile battaglia legale. Il presidente dell’Anief ritiene che queste ipotesi sono tutte da respingere: “il senatore Pittoni – ha scritto Pacifico – dimentica che il tema è stato più volte affrontato dal Parlamento in questa legislatura durante le audizioni, e posto all’attenzione del Governo con almeno quattro ordini del giorno bipartisan approvati rispettivamente dal Senato (G.105, G9.104) e dalla Camera (9/4357-A-155, 9/4357-A-63), che prevedono proprio la soluzione emendativa contestata, nonché con una proposta di legge n. 4442 dell’on. Russo (PD) firmata da tutti i capigruppo della VII Commissione della Camera. Lo stesso senatore ha potuto registrare con i suoi occhi, la sensibilità mostrata dai membri della VII Commissione Cultura del Senato (senatori Possa, Vita, Asciutti, Rusconi) sulla materia fin dal 3 novembre 2010 e avrà letto sicuramente l’emendamento analogo al Milleproroghe presentato dalla sua collega, on. Goisis (capogruppo della Lega presso la VII Commissione della Camera dei Deputati)”.

La risposta del leader dell’Anief è però stavolta chiusa con una sorta di appello (con chiosa però di parte): “continuare con questa sterile polemica – dice Pacifico - crea soltanto confusione tra il personale della scuola. Facciamo uno sforzo: rispettiamo gli impegni presi dal Parlamento in questi tre anni!”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Ancora pochi giorni per la presentazione delle liste. Aumentano schermaglie e comunicati: la Gilda proclama lo stato d’agitazione per il mancato sblocco degli scatti automatici, lo Snals guarda alla fase attuativa, la Uil parla di burocrazia irrispettosa dei prof. E la Flc-Cgil reclama il voto dei precari temporanei. L’Anief approva ma chiede: perché allora la Cgil ha firmato il regolamento sul rinnovo Rsu?

La campagna elettorale per il rinnovo delle Rsu entra nel vivo. A pochi giorni dalla scadenza per la presentazione delle liste, il termine è l’8 febbraio, i sindacati stanno raccogliendo gli ultimi candidati. Ma anche i presentatori delle liste, i sottoscrittori (il 2 per cento degli elettori) ed i loro rappresentanti da collocare in seno alla commissione elettorale che dovrà fare in modo che tutto proceda regolarmente durante le elezioni fissate dall’Aran per il 5, 6 e 7 marzo, oltre che in occasione dello scrutinio finale. L’appuntamento è fondamentale. Primo perché torna dopo oltre cinque anni, la maggior parte dei quali a gestire i rapporti con Governi poco vicini alla scuola.

In questi giorni i sindacati stanno cercando di far conoscere i loro programmi triennali (anche se in oltre mille istituti a settembre sarà di nuovo necessario tornare alle urne a causa degli effetti del dimensionamento che si concretizzeranno in estate): nelle scuole, attraverso i loro candidati e sostenitori. Ma a che a livello nazionale. Con comunicati e notizie particolarmente vicine ai sentimenti dei lavoratori.

La Gilda, ad esempio, ha oggi reso pubblico che il personale è entrato in stato di agitazione: se non dovesse al più presto concretizzarsi la promessa del ministro Profumo di accordare gli scatti automatici entro pochi giorni, potrebbe scattare anche lo sciopero. Su questo stesso punto, il blocco degli scatti, anche la Uil ha alzato la voce: “registriamo un ritardo inverosimile – ha detto il segretario Di Menna – il prevalere di una burocrazia irrispettosa delle esigenze di quanti, ogni giorno, con il loro lavoro fanno funzionare le scuole”. E tra i ritardi “c’è anche la questione degli inidonei. Si tratta di insegnanti – ha spiegato la Uil - rimasti in bilico tra pensione e servizio. In attesa risulterebbero malati”.

Anche lo Snals-Confsal si è compiaciuto dell’inclusione nel decreto ‘Milleproroghe’ della norma che permetterà di attuare l’attesissimo organico funzionale: dopo aver sottolineato che la richiesta dell’organico triennale era stata fatta “inizialmente dal solo” Snals, il sindacato guidato da Nigi ha annunciato che “ora ci impegneremo nella fase attuativa, che dovrà partire dall’anno scolastico 2013-2014, e su essa vigileremo”.

Ma c’è anche chi ha cercato sino all’ultimo di allargare il voto anche ai precari più sfortunati, quelli che operano nella scuola solo attraverso supplenze brevi. Come la Flc-Cgil, che nei giorni scorsi ha pubblicamente chiesto l’applicazione della “parità dei diritti sul luogo di lavoro tra precari e lavoratori con contratti a tempo indeterminato”. E questo perchè, ha aggiunto il sindacato di Pantaleo, “la composizione della platea elettorale” sia “più ampia possibile”.

Prendendo spunto da questa dichiarazione, è sceso in campo pure il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, che si chiede “come mai la stessa Flc-Cgil sino a qualche giorno fa non abbia avuto nulla da eccepire contro il regolamento che disciplina il rinnovo delle Rsu, non firmandolo oppure mettendo a verbale i punti da cui si dissocia” In ogni caso “chiedere che tutti i precari in servizio possano essere ammessi alle urne – ha aggiunto Pacifico – significa attuare quella parità di diritti tra personale a tempo determinato e a tempo indeterminato che l’Ue ha introdotto con la direttiva 1999/70/CE”. Con l’occasione, l’Anief ha chiesto anche di ridurre ad un anno il mandato degli eletti come Rsu: “in caso contrario docenti e Ata in servizio in oltre mille scuole” torneranno alle urne già a partire dal prossimo mese di settembre.

Fonte: Tecnica della Scuola

La notizia che l’esame di Palazzo Madama non avverrà su un testo immodificabile ma si potrebbe concretizzare con altri emendamenti, ha mandato in fibrillazione i rappresentanti dei lavoratori. Fa discutere anche il sì del ministro Giarda sulla riduzione del valore della laurea per partecipare ai concorsi e fare carriera.

Il decreto legge Milleproroghe continua ad essere al centro delle attenzioni dei sindacati della scuola. La notizia che l’esame di Palazzo Madama, dopo il via libera della Camera, non avverrà su un testo blindato ma si potrebbe concretizzare attraverso modifiche in extremis, ha mandato in fibrillazione i rappresentanti dei lavoratori.

Come ci si poteva aspettare l’argomento più dibattuto è quello del mancato slittamento al prossimo 31 agosto dei contributi utili per andare in pensione col vecchio sistema (chi nel 2012 ha raggiunto quota 96 accumulando un’anzianità contributiva di almeno 35 anni di contributi e 61 anni di età oppure 36 e 60), precedente alla riforma Fornero.

A riassumere le ragione dei lavoratori della scuola è stato Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, il quale ha ricordato che docenti e Ata “hanno da sempre un’unica ‘finestra’ di uscita dal servizio, che coincide con la fine dell’anno scolastico e l’inizio del successivo. Fissare al 31 agosto, e non al 31 dicembre, la data cui fare riferimento per mantenere, se posseduti, i previgenti requisiti di accesso alla pensione eviterebbe di creare discriminazioni tra il personale, esposto a trattamenti diversi nel corso del medesimo anno scolastico”.

Quello delle pensioni negate è un argomento che trova d’accordo tutti i sindacati. Anche Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, ritiene fondamentale “inserire un emendamento che renda merito a quanto da noi richiesto alle commissioni di competenza della Camera. Un punto – ha aggiunto Pacifico – peraltro condiviso dal Governo in un ordine del giorno già approvato”. Quindi vederlo tradotto in emendamento al Senato “sarebbe una conquista di equità”.

L’anomalia del comparto Scuola, oltre che dell’Afam, è stata evidenziata anche in un documento inviato da Cgil, Cisl e Uil alle massime istituzioni di competenza: i sindacati confederali sottolineano che se non si arriverà ad approvare la deroga “c'è il rischio che si producano sempre nuove iniquità e si moltiplichino le condizioni di immotivate differenziazioni tra lavoratori che si trovano sostanzialmente nelle stesse condizioni”.

Ma ci sono anche altri argomenti che interessano i sindacati. Come il mancato inserimento, sempre nel Milleproroghe, della norma che “sgonfierebbe” il valore legale della laurea: nelle intenzioni del Governo, però mai tradotte in articolo di legge a seguito delle forti proteste di studenti, parti sociali ed opinione pubblica, c’era la volontà di minimizzare le varietà di titoli e di votazioni accademiche. Una decisione che avrebbe pesato non poco ai fini della partecipazione dei futuri concorsi pubblici nella pubblica amministrazione. Il provvedimento è stato “congelato”, in attesa di conoscere gli esiti di una consultazione pubblica che dovrebbe partire a breve. Nel frattempo, però, i componenti del Governo rimangono fermi sulle proprie idee:attraverso un intervento pubblicato su alcuni quotidiani, il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha spiegato che “per rimuovere gran parte del 'valore legale' è sufficiente, per iniziare, vietare l'utilizzo del voto di laurea come titolo (o ridurne al minimo il peso) e vietare avanzamenti di carriera per effetto della sola acquisizione della laurea”. Giarda ha poi sottolineato che oggi il “titolo per giudicare l'idoneità o le capacità di laureati provenienti da università diverse può generare disparità di trattamento perchè attribuisce lo stesso peso a contenuti formativi potenzialmente diversi. Sarebbe come far pagare una uguale imposta sul reddito a soggetti che hanno un reddito diverso”.

Di diverso avviso, oltre che gli studenti, si sono espressi alcuni sindacalisti della scuola. Per il Presidente dell’Anief “il Ministro farebbe bene a capire il motivo per cui i nostri giovani non riescono a trovano un’occupazione. Non è un caso se Federico II già dal XIII secolo aveva fondato l’Università di Napoli, con il preciso scopo di preparare la classe dirigente che avrebbe amministrato il Regno di Sicilia. Non si capisce pertanto – ha concluso Marcello Pacifico - perché dopo 900 anni il peso della cultura debba essere cambiato”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

 

Da alcune settimane è in corso la campagna elettorale per le elezioni delle RSU di istituto che si svolgeranno tra un mese in tutta Italia.

La principale novità di queste elezioni è rappresentata dalla discesa in campo dell’Anief, che non perde occasione per lanciare la propria immagine nel mondo scolastico, vantando i meriti (veri o presunti) conseguiti con le sue numerose iniziative giudiziarie.

In questa fase la martellante campagna elettorale dell’Anief è finalizzata soprattutto a reclutare candidati per le liste da presentare in tutte le scuole (scadenza l’8 febbraio); e non passa giorno che non vi sia un commento, un ordine del giorno, una richiesta, una iniziativa che richiami l’attenzione del mondo della scuola sull’Anief e sulle sue proposte per risolvere i mille problemi della scuola.

Non sappiamo cosa pensino gli altri sindacati di questa campagna elettorale, ma non si può non riconoscere che l’Associazione ce la stia proprio mettendo tutta per far centro. Si vedrà tra un mese se tanto sforzo avrà prodotto il risultato sperato (dall’Anief).

La foga di riuscire a tutti i costi rischia però di giocare qualche brutto scherzo anche all’Anief, come è successo nel commentare la questione degli scatti di anzianità (servizio su Orizzontescuola), esprimendo proprie valutazioni sulle presunte colpe della Cisl-scuola e della Uil-scuola.

Il commento sulla questione degli scatti si chiude, ancora una volta, con l’invito a votare Anief per le Rsu, aggiungendo, però una chiosa finale sorprendente.

“Se vuoi mandare a casa, invece, questi sindacalisti (quelli della Cisl-scuola e della Uil-scuola – n.d.r), basta candidarti per la lista Anief nella tua scuola o trovare un candidato entro l’8 febbraio. Vota la lista Anief nel mese di marzo”.

E fin qui tutto ok, perché in campagna elettorale ognuno tira l’acqua al proprio mulino e chiede consensi all’elettore per la propria lista. Ma…

Ma subito dopo c’è una frase che lascia a dir poco stupiti, perché si invita il personale scolastico a non votare quei sindacati anche nel caso in cui non vi siano in lista candidati Anief. “ Se non trovi la lista Anief non votare questi sindacati per non farti, almeno, prendere più in giro”.

Insomma: o noi o nessuno.

Fonte: Tuttoscuola

Non si placa la protesta dei sindacati contro l'assenza, nel decreto Milleproroghe approvato in via definitiva ieri alla Camera dei Deputati, della desiderata possibilità, per il personale scolastico, di andare in pensione con le norme precedenti la riforma Fornero.

In particolare, l’Anief chiede al Senato "di rispettare l’impegno preso dal Governo: si conceda al personale della scuola la proroga al 31 agosto 2012 dei requisiti utili per lasciare il servizio con le vecchie regole".

Il Presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, giudica “importante inserire un emendamento che renda merito a quanto richiesto dall’Anief e condiviso dal Governo in un ordine del giorno già approvato: l’introduzione della finestra per il personale della scuola che desidera andare in pensione con le vecchie regole, avendo maturato i requisiti entro il 31 agosto 2012, sarebbe una conquista di equità, poiché questi dipendenti possono lasciare la scuola solo all’inizio di ogni nuovo anno scolastico”. 

Tocca le stesse corde il segretario generale della Cisl scuola Francesco Scrima, che si augura “che il Senato rimedi ad una palese iniquità a danno dei lavoratori della scuola, recuperando quanto previsto dall’emendamento al decreto “milleproroghe”, già presentato e non accolto in precedenza alla Camera. I lavoratori della scuola hanno da sempre un’unica “finestra” di uscita dal servizio, che coincide con la fine dell’anno scolastico e l’inizio del successivo. Fissare al 31 agosto, e non al 31 dicembre, la data cui fare riferimento per mantenere, se posseduti, i previgenti requisiti di accesso alla pensione eviterebbe di creare discriminazioni tra il personale, esposto a trattamenti diversi nel corso del medesimo anno scolastico”.

La Cisl Scuola chiude ricordando che il personale scolastico ha già pagato molto per la crisi: “I lavoratori della scuola hanno già contribuito fortemente alle politiche di risanamento dei conti pubblici: non rivendicano privilegi, ma meritano sicuramente un segnale di attenzione che ci sembra doveroso”.

La Uil Scuola infine riporta sul proprio sito la lettera scritta il 30 gennaio scorso dai tre sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil in cui si rileva che nel Milleproroghe "non trova alcuna risposta il problema delle pensioni del comparto scuola e AFAM, dove vige una specifica normativa. In particolare, dovrebbe essere prevista l'opportunità di far slittare al 31 agosto del 2012 il termine per acquisire i requisiti per l'accesso alle pensioni con le norme previgenti la nuova normativa".

Fonte: Tuttoscuola

Il concorso pubblico per diventare dirigenti scolastici torna nel mirino delle autorità giudiziarie. Dopo la pronuncia del Consiglio di Stato che ha confermato la possibilità per i docenti precari di partecipare al bando, questa volta Palazzo Spada è stato chiamato a esprimersi sulla legittimità della gara che è stata bandita lo scorso luglio.

La vicenda ha inizio all'indomani dei test per le pre-selezioni: il sindacato dei docenti Anief dopo aver contestato la presenza di alcuni quesiti sbagliati tra quelli sorteggiati, decide di denunciare la violazione. I 34mila candidati dovevano superare un test di 100 domande a risposta multipla; per passarlo sarebbe stato necessario marcare la casella giusta almeno 80 volte. Il primo settembre, da un elenco di 5mila quiz sono stati estratti i 100 che hanno costituito l'esame. Il bando stabiliva che per la prova pre-selettiva sarebbe stato assegnato un punteggio massimo di 100 per un test con tutte le risposte esatte. L'Anief ha quindi avanzato un ricorso per oltre 2mila docenti considerati non idonei, chiedendo al ministero dell'Istruzione di nominare una commissione di esperti e rinnovare il concorso.

In un primo momento il Tar del Lazio e il Consiglio di Stato hanno respinto la richiesta di alcuni esclusi che domandavano di poter partecipare agli scritti con riserva. Il motivo di questa decisione, però, era che le ragioni sostenute dai ricorrenti investivano “profili di legittimità dell'intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla”, con la conseguenza che, qualora le ragioni fossero risultate fondate, si sarebbe determinato “l'effetto demolitorio dell'intera procedura con obbligo di rinnovazione della stessa e il coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso”.

I giudici di Palazzo Spada hanno dato ragione al sindacato: l'intera procedura concorsuale è da considerarsi illegittima. Con le ordinanze n° 64 e 67 dell'11 gennaio 2012, il Consiglio di Stato ha osservato che il ricorso deve essere, almeno in parte, sicuramente accolto: esso rileva il carattere obiettivamente erroneo di alcuni quiz somministrati e sottolinea a ragione che, in assenza di tali imprecisioni, gli appellanti avrebbero potuto proseguire e accedere alle prove successive. Un gruppo di docenti esclusi, grazie alle due ordinanze, sarà fin da ora ammesso agli scritti. Per il giudizio di merito definitivo si attende ora il responso del Tribunale amministrativo del Lazio. Il verdetto del Consiglio di Stato, tuttavia, è stato chiaro: l'intero concorso si è sviluppato in maniera illegittima. A rischio, adesso, l'intera procedura concorsuale, che potrebbe essere completamente annullata.

Fonte: Justice TV

Il Tar Lazio, come riferisce l’Anief, ha finalmente sciolto la riserva sulla competenza dei giudici circa gli inserimenti a pettine nelle graduatorie ad esaurimento per le assunzioni dei docenti, riconoscendo definitivamente che spetta al giudice ordinario intervenire in merito.

“Preso atto che dal richiamato orientamento giurisprudenziale emerge chiaramente che i DM disciplinanti le graduatorie finalizzate a fini assuntivi non assumono veste e qualificazione di atti di diritto pubblico espressione di esercizio di poteri organizzatori autoritativi ma di atti “.. che non possono che restare compresi tra le determinazioni assunte con la capacità e i poteri del datore di lavoro privato …….. di fronte ai quali sono configurabili solo diritti soggettivi, avendo la pretesa ad oggetto la conformità a legge degli atti di gestione della graduatoria utile per l'eventuale assunzione”. Va quindi confermata la mancanza di giurisdizione del giudice amministrativo in favore del giudice ordinario in subiecta materia”.

Nella sentenza breve, depositata il 24 gennaio 2012, il Tar concede, però, tre mesi di tempo per riproporre i ricorsi davanti al giudice del lavoro, mantenendo nel frattempo pienamente efficaci le pronunce emesse a favore dei ricorrenti con conferma dei commissariamenti ad acta degli uffici scolastici territoriali. “Alla dichiarazione di difetto di giurisdizione segue il rinvio della causa al giudice ordinario, con salvezza degli effetti sostanziali e processuali della domanda proposta davanti al giudice privo di giurisdizione tenuto conto del disposto di cui all’art.11 secondo comma del c.p.a.ex D.Lgs. 2-7-2010 n. 104 che “fa salvi gli effetti processuali e sostanziali della domanda medesima se il processo è riproposto innanzi al giudice indicato nella pronuncia che declina la giurisdizione entro il termine perentorio di tre mesi dal passaggio in giudicato della pronuncia medesima”.

Esprime soddisfazione l’Anief che si era battuta per ottenere il riconoscimento degli inserimenti a pettine. L’Associazione di Pacifico, in un suo comunicato, precisa che “I ricorrenti Anief, pertanto, rimangono inseriti a pettine come rimane commissariata l’amministrazione che deve subito ottemperare a quanto disposto dalla magistratura.

Considerati i possibili elevati costi a carico dello Stato per i ricorsi che, per mero scrupolo difensivo, Anief notificherà già entro un mese richiedendo la conferma dei provvedimenti ottenuti, invitiamo il Miur a sbloccare nei prossimi giorni, subito, i posti accantonati  (si parla di 2.500 posti da assegnare) e, in auto-tutela, ad accettare una proposta conciliativa per i ricorrenti patrocinati, al fine di evitare non soltanto una condanna certa alle spese, per ogni singolo ricorrente, ma anche una dura condanna per lite temeraria, essendo la questione definita giuridicamente e per legge”.

Fonte: Tuttoscuola

Nel testo approvato dalla Camera non figura la modifica per lasciare col vecchio sistema conteggiando il servizio svolto fino al 31 agosto 2012. Erano necessari 100 milioni di euro. Che però per 'precoci' ed 'esodati' sono stati trovati aumentando il prezzo delle sigarette. Il Pd e la Cgil non si rassegnano. Amara la Uil. L’Anief minaccia un contenzioso.

Niente da fare: il personale della scuola intenzionato ad andare in pensione con le norme precedenti la riforma introdotta dal ministro Fornero quasi sicuramente non potrà conteggiare anche il servizio svolto fino al 31 agosto 2012, ma dovrà farsi bastare quello accumulato entro il 31 dicembre scorso. Chi non ce la farà, stime attendibili indicano qualche migliaio di docenti e Ata, dovrà così rimanere in servizio ed in diversi casi sarà costretto a rimanervi per alcuni anni.

Il Partito Democratico ha tentato di far passare l’emendamento al decreto Milleproroghe sino all’ultimo: “considerato il particolare tipo di attività di questo settore,bisogna far slittare l’entrata in vigore delle norme Fornero al 31 agosto 2012”, ha spiegato il capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni.

Ma non c’è stato nulla da fare: la Ragioneria dello Stato, dopo aver appurato che sarebbe stato cospicuo il numero di dipendenti a beneficiare della deroga, ha indicato necessaria una copertura finanziaria di circa 100 milioni di euro. Ma anche che in questo momento così critico, una cifra di questo genere non è disponibile.

Nel pomeriggio del 26 gennaio è così arrivato il via libera dell'Aula della Camera alla fiducia che il Governo Monti ha posto su un decreto privo dell’atteso provvedimento (ivoti a favore sono stati 469, i contrari 74, le astensioni 5). In effetti, alcune deroghe alla riforma Fornero sono state accordate già alla Camera, però solo quelle di cui beneficeranno i lavoratori 'precoci' ed 'esodati' (le risorse verranno trovate con l'aumento del prezzo delle sigarette). Viene allora da chiedersi? Perché per i dipendenti della scuola non è stato attuato un provvedimento analogo?

Amarissimo il commento di Massimo Di Menna, segretario della Uil Scuola: “nei confronti degli insegnanti, dellimportanza del loro lavoro si impiegano tante buone parole ma, quando si tratta di prendere decisioni di assoluto equilibrio, c’è una sorta di accanimento negativo”.

Secondo l’Anief la discriminazione verso il personale della scuola è evidente e se confermata verrà esaminata anche nei tribunali: a spiegarlo è il Presidente, Marcello Pacifico, secondo cui “è doveroso che il Parlamento approvi l’emendamento 6.19 per non negare, in corso d’opera, almeno, i diritti acquisiti. Tale scelta di buon senso eviterebbe un contenzioso dagli esiti scontati vista la diversa vigente disciplina applicata al personale della scuola rispetto al resto del pubblico impiego. Attendiamo fiduciosi, una saggia risposta”, ha concluso il leader dell’Anief.

Secondo la Cgil, però la partita non è terminata: “Quanto si è verificato alla Camera con la votazione del decreto Milleproroghe rende evidente, come abbiamo più volte sottolineato, che la questione pensioni non può essere considerata conclusa”, ha detto Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil con delega alle politiche del welfare. Sulla questione dei lavoratori e lavoratrici della scuola, la sindacalista teme che vi sia “il rischio che si producano sempre nuove iniquità, e si moltiplichino le condizioni di immotivate differenziazioni tra lavoratori sostanzialmente nelle stesse condizioni. Auspichiamo quindi - è la conclusione di Lamonica - che si possa ancora correggere questo testo, e che si ricerchi da parte delle forze politiche e del Governo, la necessaria intesa”.

Anche perché il danno al personale della scuola non si limita alla mancata concessione degli otto mesi per lasciare col vecchio sistema. Uno degli emendamenti approvati in extremis per eliminare la penalizzazione del personale con 41 o 42 anni di contributi e meno di 62 anni di età non prevede, ai fini dell’anzianità contributiva, il riconoscimento della laurea riscattata.

Cosa accadrà ora? Il voto finale sul provvedimento ci sarà martedì prossimo e poi il decreto passerà all'esame del Senato, dove saranno affrontati i nodi del decreto rimasti irrisolti alla Camera. Considerando gli equilibri politici dei parlamentari eletti a Palazzo Madama, è meglio non farsi illusioni. Per averne la certezza non resta però che aspettare gli eventi. Come sta facendo il ministero dell’Istruzione, che per pubblicare la circolare sui pensionamenti del 2012 sembra volere attendere il “licenziamento” del Milleproroghe.

Fonte: Tecnica della Scuola

Si accende il dibattito tra contrari e favorevoli. Dopo le “stoccate” del sen. Pittoni e dell’Adi, dura replica del presidente dell’Anief Marcello Pacifico: al senatore leghista dice che il suo pensiero non è quello della Lega; all’'Associazione docenti italiani' consiglia di “concentrarsi sulla formazione del personale”.

Continuano le schermaglie dialettiche tra oppositori e favorevoli all’emendamento aldecreto Milleproroghe che dovrebbe permettere a più di 23.000 insegnanti precari abilitati a partire dal 2008 di collocarsi nelle graduatorie ad esaurimento. Dopo gli ultimi “attacchi” sferrati dal sen. Mario Pittoni , capogruppo Lega Nord nella commissione Istruzione del Senato, il Presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, tra i più fervidi sostenitori della norma che salvo colpi di scena dell’ultimo momento permetterà ai neo abilitati di inserirsi nelle liste di attesa pre-ruolo, sostiene che la presa di posizione del sen. Pittoni contro l’emendamento non rappresenta quella dell’intera Lega. E che quindi le sue parole non possono essere espresse a titolo di partito.

Il Senatore Pittoni – ha detto Pacifico - forse non è a conoscenza del fatto che la sua collega leghista, Paola Goisis (Capogruppo della Lega Nord in Commissione Istruzione della Camera), è la prima firmataria di un ‘emendamento analogo’, il 1.014, a quello approvato dalle commissioni della Camera nei giorni scorsi per permettere la sacrosanta inclusione dei 23mila abilitati e abilitandi nelle graduatorie ad esaurimento”.

Secondo Pacifico, inoltre, vi sarebbe un precedente: a tirarlo in “ballo” sarebbe stato lo stesso senatore leghista, chiedendo pubblicamente, nei giorni scorsi, se sia “giusto permettere ai nuovi docenti abilitati di poter scegliere la provincia di inserimento conoscendo perfettamente i punteggi di tutti gli altri candidati già inseriti”: il sindacalista dell’Anief ha ribattuto sostenendo che la stessa procedura “è stata adottata nel 2008 proprio dall’ex maggioranza del Senatore Pittoni quando agli specializzati del IX ciclo fu consentito l’inserimento nelle graduatorie: in quella occasione il suo partito ne votò l’inserimento”.

Il leader degli educatori in formazione ha poi replicato, con altrettanta durezza, anche all''Adi': anziché condannare il “manipolo di parlamentari pavidi” che avrebbero addirittura “pugnalato di nuovo alle spalle il corpo straziato della scuola” dando il via libera all’inserimento nelle graduatorie degli abilitati nell’ultimo triennio, Pacifico sostiene che l’'Associazione docenti italiani' “dovrebbe moderare i toni, visto che non rappresenta certamente il personale della scuola per numero di iscritti, e concentrarsi sulla formazione del personale, ragion per cui ha ottenuto fino ad oggi ogni anno docenti comandati dal Miur, pur in tempi di estrema recessione economica”.

Secondo Pacifico, inoltre, l’Adi sarebbe uscita allo scoperto tardivamente, senza eccepire nulla, quando c’era da farlo, delle conseguenze sulla categoria della forte riduzione di cattedre decisa dall’ultimo Governo Berlusconi attraverso la fatidica Legge 133 di fine 2008. “Dov’era l’ADi – chiede il sindacalista - quando in questi tre anni sono state soppresse per legge 4.000 sedi di dirigenza scolastica ed eliminati 100.000 posti nella scuola?”. Il presidente dell’Anief ritiene che anche il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, debba “cominciare a interrogarsi su quali associazioni siano ancora degne di far parte di quel Forum Nazionale delle Associazioni professionali dei Docenti e dei Dirigenti Scolastici (Fonadds) creato nel lontano 10 febbraio 2004, a meno che si pensi, come per il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, di prorogarne sine die la composizione”.

Ormai siamo alla “guerra” dialettica. Viene da chiedersi cosa accadrà qualora l’emendamento dovesse essere approvato in via definitiva.

Fonte: Tecnica della Scuola

Venerdì 27 gennaio è in programma uno sciopero generale proclamato da diversi sindacati di base contro la “manovra Monti” e in particolare i tagli della spesa pubblica e le nuove misure sui pensionamenti.

Per il 27 gennaio è in programma uno sciopero generale proclamato da diversi sindacati di base (Usb, Slai-Cobas, Cib-Unicobas, Snater, Usi, Sicobas), al quale hanno aderito altre sigle sindacali tra cui il Sisa e l’Anief, che in particolare sottolinea come la protesta sia contro “gli effetti dell’ultima finanziaria e della 'manovra Monti' che anziché attuare una svolta per tornare ad investire sui servizi pubblici, ad iniziare dall’istruzione, ha introdotto altri tagli alle spese di comparto e l'innalzamento dei requisiti per andare in pensione”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Il 27 gennaio è sciopero generale indetto per tutti i lavoratori del pubblico impiego e delle aziende private italiane. Per 24 ore si fermeranno i trasporti – ferroviari, aerei, marittimi e tpl – col rispetto delle fasce di garanzia, ma anche uffici pubblici, sanità, poste, telecomunicazioni, e anche la scuola. Lo sciopero generale è proclamato da 7 sigle sindacali (Usb, Orsa, SlaiCobas, Cib-Unicobas, Snater, SiCobas e Usi) “contro il Governo Monti e le sue politiche che penalizzano lavoratori, pensionati, precari e disoccupati e che, con il ricatto del debito, intendono far pagare la crisi a tutti tranne coloro che hanno generato, speculato e fatto profitti su di essa: l'Europa delle banche, la finanza internazionale e le aziende”.

Riguardo alla scuola, nel volantino che invita a partecipare all'astensione dal lavoro e alla manifestazione, si trova scritto: “Ti vogliono convincere che questo è un governo tecnico, serio, che è nato per “salvare l'Italia” mentre le misure adottate da Monti sono in perfetta continuità con quelle di Berlusconi, sono approvate anche dal centro sinistra e non fanno altro che preparare una nuova crisi, ancora più profonda. Ti dicono che punteranno su sviluppo e formazione e invece non modificheranno neanche la controriforma Gelmini sulla scuola”.

Allo sciopero ha dato il suo appoggio anche l'Anief, nel nome dell'unitarietà contro “le recenti norme che obbligano al ricollocamento forzato in altro ramo dell’amministrazione, alla cassa-integrazione (80% dello stipendio per due anni) e al licenziamento dei soprannumerari e dei non-idonei, e contro l’ipotesi di ulteriori 100.000 posti da tagliare nella scuola”.

La manifestazione nazionale si terrà a Roma, con concentramento a piazza della Repubblica alle ore 9.30. Il corteo percorrerà via Cavour, piazza dell’Esquilino, via Merulana, viale Manzoni, via Emanuele Filiberto, per concludersi in piazza San Giovanni.

Fonte: Tuttoscuola

Slitta l’approvazione alla Camera della conversione del decreto legge “milleproroghe” per dar modo alle Commissioni Bilancio e Affari costituzionali di approfondire la portata di alcuni emendamenti già approvati.

Nel frattempo proprio uno degli emendamenti approvati – quello di riapertura delle Graduatorie ad esaurimento - fa discutere il mondo politico e sindacale con prese di posizione di segno opposto.

L’Anief sottolinea il proprio ruolo in merito, affermando che “l’inserimento di oltre 23mila abilitati dal 2008/09 nelle Graduatorie ad esaurimento… conferma l’abilità del giovane sindacato nel difendere i diritti dei lavoratori della scuola. Diritti che vengono esercitati sia nelle aule giudiziarie, sia attraverso gli organi competenti del Parlamento.

Il sen. Pittoni (Lega), intervenuto più volte per criticare l’azione dell’Anief, fa presente che, in caso di approvazione definitiva dell’emendamento, “dal prossimo anno i nuovi abilitati potrebbero scegliere la provincia per loro più conveniente controllando il punteggio degli altri candidati già inseriti in graduatoria. Permettere l'inserimento in lista conoscendo già le scelte degli altri, questo sì sarebbe un precedente clamoroso, in grado di scatenare infiniti contenziosi legali.

Fonte:Tuttoscuola 

Potrebbe avere uno stop definitivo dopo la sentenza dell'11 gennaio del Consiglio di Stato. Nel quizzone per 34mila candidati vennero scoperte numerose risposte sbagliate che il Ministero fu poi costretto a riconoscere come errate.

Rischia di saltare definitivamente il travagliato concorso a preside, lanciato dalla Gelmini pochi mesi prima di lasciare viale Trastevere. Una eventualità che prolungherebbe lo stato di precarietà dell'intero sistema scolastico italiano alle prese con un vuoto di dirigenti scolastici mai visto prima. Il Consiglio di Stato, con due diverse ordinanze dell'11 gennaio scorso, lascia intravedere un giudizio di merito sulla procedura concorsuale che per l'Anief (l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione) porterebbe al suo annullamento. La selezione è nata male e rischia di finire peggio.

Il concorso è stato bandito nel mese di luglio del 2011 ed è stato subito cavalcato dal precedente governo come uno dei momenti più importanti per migliorare la qualità del sistema di istruzione pubblica. Per eccedere agli scritti, i 34 mila candidati che si sono presentati dovevano superare un quizzone di 100 domande a risposta multipla, rispondendo ad almeno 80 quiz. Il primo settembre successivo il ministero dell'Istruzione pubblica una batteria di 5 mila test dai quali sarebbero state sorteggiate le 100 fatidiche domande della selezione.

Ma immediatamente gli addetti ai lavori si accorgono che diverse delle 5 mila domande sono errate, mal poste o poco chiare. Viale Trastevere dapprima minimizza, promettendo di espungere le eventuali domande sbagliate. Ma a ridosso della prova scritta, svoltasi a ottobre, è costretto ad eliminare quasi mille delle 5 mila domande su cui si sono esercitati i prof desiderosi di sedere sullo scranno più alto della scuola. E pubblica l'elenco degli esperti che hanno redatto domande e risposte. Ma tra i rimanenti 4 mila quiz, parecchi giurano che ancora quelli errati sono moltissimi. 

E da più parti cominciano ad arrivare richieste di rinvio del concorso. Ma ad ottobre la preselezione si svolge ugualmente. Ai i 34 mila aspiranti presidi viene consegnato un librone con tutti i quiz e un foglio con le 100 domande da andare pescare sfogliando a tempo di record il librone. E le polemiche sulla gestione dell'intero concorso continuano, anche perché i candidati la mattina della prova sono costretti ad aspettare 5/6 ore per una prova di 100 minuti. A superare la soglia degli 80 punti sono in 9.112. Ma gli esclusi non ci stanno e partono i ricorsi. 

Il Tar Lazio e il Consiglio di stato respingono la richiesta di un gruppo di esclusi di partecipare agli scritti con riserva, ma motiva in questo modo la sua decisione: "i motivi dedotti (dai legali dell'Anief, n. d. r.) investono profili di legittimità dell'intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l'effetto demolitorio dell'intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso". 

E nelle ordinanze dell'11 gennaio, con le quali i giudici di Palazzo Spada ammettono agli scritti un gruppo di ricorrenti che aveva risposto correttamente ad un numero di domande compreso fra 75 e 79, il Consiglio di stato anticipa che "ad un primo esame, l'appello cautelare in epigrafe appare meritevole di parziale accoglimento laddove ha rilevato  -  per un verso  -  il carattere obiettivamente erroneo di alcuni dei quiz somministrati e  -  per altro verso  -  l'alta probabilità che, in assenza degli errori in questione, gli appellanti avrebbero potuto accedere al prosieguo delle prove concorsuali". Una affermazione che, letta assieme a quella precedente, sembra già una sentenza definitiva.

Fonte: Repubblica

 

Ennesimo colpo di scena sul fronte di una delle consuete storie all’italiana. Condita, peraltro, da un nuovo ingrediente: l’incertezza del diritto che – anche a seguito della disattenzione ostentata dal precedente governo su sentenze del Tar e persino del Consiglio di Stato – rende particolarmente incerta la vita di chi si trova ad incappare con la contraddittorietà del nostro sistema. Parlo del concorso per dirigente scolastico.

È di lunedì la notizia che il Consiglio di Stato, con le ordinanze n. 64/2012 e 67/2012 dell’11 gennaio, ha confermato il provvedimento monocratico che ha consentito l’ammissione alla prova scritta – celebratasi il 14 e il 15 dicembre – di candidati che nella prova preselettiva di ottobre avevano totalizzato fino a 5 punti di meno di quello previsto per essere ammessi allo scritto.Perché? La prova preselettiva del 12 ottobre è stata contestatissima sin dai giorni precedenti alla sua somministrazione. I candidati dovevano rispondere a 100 quesiti a risposta multipla selezionati su 5563 pubblicati il primo settembre sul sito del Miur. Già dal 2 settembre si avvicendavano errata corrige per emendare errori nei quesiti. Il climax dell’approssimazione si è raggiunto ad una settimana circa dalla prova, quando il Miur ha dovuto espungere dalla numero totale più di 900 domande, sbagliate. La polemica raddoppiava anche in seguito alla (seppur tardiva) pubblicazione dei nomi degli “esperti” che hanno curato l’elaborazione dei quesiti, in alcuni casi anche passibili – oltre che di ignoranza – di conflitto di interesse – trattandosi di formatori nei corsi per la preparazione alla prova.

Dal 13 ottobre sono cominciati a piovere ricorsi, caratterizzati da un’attività particolarmente energica da parte dell’Anief – associazione professionale sindacale – da una parte (a favore degli esclusi) e dell’Anp – Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità nella scuola – dall’altra, che si è costituito ad opponendum per la difesa delle procedure espletate. Le richieste di ammissione con riserva alle prove scritte avanzate dai ricorrenti, però, erano state respinte dal Tar Lazio e confermate in appello, quando già il 20 dicembre, i giudici della VI sezione del Consiglio di Stato, avevano avuto modo di rilevare che “i motivi dedotti (dai legali dell’Anief, n.d.) investono profili di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.

Con le ordinanze sopra citate si sciolgono le riserve sulla valutazione del test, evidentemente inadeguato allo scopo perché infarcito di errori (alcuni quesiti errati sono stati rilevati anche dopo la celebrazione della prova). La regolarità dell’intera procedura concorsuale è in forse: “Considerato che, ad un primo esame, l’appello cautelare in epigrafe appare meritevole di parziale accoglimento laddove ha rilevato – per un verso – il carattere obiettivamente erroneo di alcuni dei quiz somministrati e – per altro verso – l’alta probabilità che, in assenza degli errori in questione, gli appellanti avrebbero potuto accedere al prosieguo delle prove concorsuali.”
Ciascuno dei contendenti sostiene la legittimità delle proprie argomentazioni e convinzioni: l’Anief chiede l’interruzione in auto-tutela delle procedure di correzione delle prove scritte (che le singole commissioni regionali hanno iniziato ad effettuare) e di rinnovare le prove pre-selettive. L’Anp ribadisce la propria posizione, finalizzata “unicamente ad agire nell’interesse delle tantissime scuole che – in assenza di una regolare conclusione del concorso – rimarrebbero prive per chissà quanto tempo di dirigenti regolarmente selezionati, nonché a contribuire al rispetto delle regole ed a sostenere i diritti di chi ha diritti da tutelare”.

Che il concorso sia stato preparato in maniera pedestre dai dilettanti allo sbaraglio, ospitati a Viale Trastevere fino a 3 mesi fa, non c’è dubbio. Come non c’è dubbio che gli errori sono stati per tutti i partecipanti alla prova preselettiva, compreso per quelli che l’hanno superata, che peraltro hanno affrontato nelle settimane seguenti lo sforzo notevole della preparazione delle prove scritte. Sarebbe auspicabile che il Ministro intervenisse per fare finalmente chiarezza in una situazione determinata da chi l’ha preceduto – una delle pesanti eredità che ha trovato – ma di cui adesso (nel caos che si sta creando e nella jungla di notizie ed ipotesi che si stanno affastellando) deve dar conto lui e su cui solo lui può esprimere indicazioni fondate e convincenti.

33.531 candidati che il 12 ottobre hanno sostenuto le prove preselettive – di cui 9.111 (pari al 27,17%) ammessi allo scritto – hanno già visto sfumare, per effetto della recente legge 183/11 un terzo dei 2.386 posti previsti dal bando. Stiamo giocando un gioco le cui regole cambiano continuamente ed improvvisamente. Qualcuno si prenda la responsabilità di farci sapere una volta per tutte quali sono.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Il Consiglio di Stato, con ordinanze 64 e 67 dell’11 gennaio scorso, pone un’ipoteca sulla regolarità del prosieguo del concorso per dirigenti scolastici.

Ne dà notizia l’Anief che fin dall’inizio aveva avanzato riserve sulla regolarità delle prove di preselezione dell’ottobre scorso, organizzando ricorsi a raffica su cui si sono pronunciati Tar lazio e Consiglio di Stato.

Con le ordinanze n. 64/2012 e n. 67/2012 dell’11 gennaio 2012, i giudici di Palazzo Spada sciolgono ogni riserva sulla valutazione del test - nel confermare il provvedimento monocratico che aveva consentito l’ammissione di alcuni ricorrenti che avevano maturato un punteggio tra i 75 e gli 80 punti - e attestano l’illegittimità dell’intera procedura concorsuale, anticipando così la decisione di merito: “Considerato che, ad un primo esame, l’appello cautelare in epigrafe appare meritevole di parziale accoglimento laddove ha rilevato - per un verso - il carattere obiettivamente erroneo di alcuni dei quiz somministrati e - per altro verso - l’alta probabilità che, in assenza degli errori in questione, gli appellanti avrebbero potuto accedere al prosieguo delle prove concorsuali.”

“Difficile, dunque, - continua l’Anief - che i giudici del Tar Lazio, nel merito, confutino quanto ormai attestato dai giudici di secondo grado. A questo punto, secondo il presidente dell’Anief, il ministro Profumo non ha più bisogno di aspettare la decisione di merito del tribunale amministrativo e dovrebbe prendere atto dell’esito scontato del contenzioso, interrompere in auto-tutela le procedure di correzione delle prove scritte e rinnovare le prove pre-selettive”.

Fonte: Tuttoscuola

In una sentenza dell'11 gennaio sull’ammissibilità di alcune decine di ricorrenti (che nei test avevano ottenuto 75-80 punti), Palazzo Spada parla di “carattere obiettivamente erroneo di alcuni dei quiz somministrati”. L’Anief non ha dubbi: un giudice di primo grado non può contraddirne uno superiore, per cui al Ministro non resta che interrompere in auto-tutela le correzioni delle prove scritte e rinnovare le pre-selettive.

Sul concorso per diventare dirigenti scolastici continua ad aleggiare sempre più da vicino il rischio annullamento. Stavolta a porre seri dubbi sulla regolarità delle prove pre-selettive, da cui scaturirebbe la necessità di ripartire da zero, sono due ordinanze dell’11 gennaio scorso del Consiglio di Stato (la n. 64/2012 e la n. 67/2012): i giudici di secondo grado nel confermare il provvedimento monocratico che aveva consentito l’ammissione alle prove scritte di alcune decine di ricorrenti (che nei test preselettivi avevano maturato un punteggio tra i 75 e gli 80 punti), sembra quasi voler anticipare la decisione di merito che sarà chiamato ad esprimere il Tar del Lazio (su indicazione sempre di Palazzo Spada). “Considerato che, ad un primo esame, l’appello cautelare in epigrafe - sostiene il Cds - appare meritevole di parziale accoglimento laddove ha rilevato,per un verso, il carattere obiettivamente erroneo di alcuni dei quiz somministrati e, per altro verso, l’alta probabilità che, in assenza degli errori in questione, gli appellanti avrebbero potuto accedere al prosieguo delle prove concorsuali”.

Ora, il fatto che il Consiglio di Stato ammetta l’esistenza del “carattere obiettivamente erroneo di alcuni dei quiz somministrati” sembrerebbe dare ragione al folto raggruppamento di legali che a seguito del rifiuto da parte del Tar di ammettere con riserva i propri assistiti, si sono schierati apertamente (facendo ricorso allo stesso Cds) per l’illegittimità dell’intera procedura concorsuale.

Di questo parere è il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, per il quale è “difficile, dunque, che i giudici del Tar Lazio, nel merito, confutino quanto ormai attestato dai giudici di secondo grado. A questo punto - continua il leader dell’Anief - il ministro Profumo non ha più bisogno di aspettare la decisione di merito del tribunale amministrativo e dovrebbe prendere atto dell’esito scontato del contenzioso, interrompere in auto-tutela le procedure di correzione delle prove scritte e rinnovare le prove pre-selettive”.

Sinora su questa sentenza del Cds non ha fatto sapere il proprio parere, invece, l’Anp, l’Associazione nazionale presidi ed alte professionalità della scuola, che si è costituito ad opponendum, in difesa delle procedure espletate. La replica, comunque, non tarderà ad arrivare.

Fonte: Tecnica della Scuola

Nelle prossime ore le Commissioni parlamentari competenti esprimeranno il loro parere sugli emendamenti presentati nei giorni scorsi, tra i quali è presente anche lo slittamento al 31 agosto 2012 dei requisiti per lasciare il lavoro anticipatamente secondo le vecchie regole.

C’è fibrillazione tra alcune migliaia di lavoratori della scuola: nelle prossime ore leCommissioni parlamentari competenti esprimeranno il loro parere sugli emendamenti presentati nei giorni scorsi, tra i quali è presente anche lo slittamento al 31 agosto 2012 dei requisiti per andare in pensione secondo le vecchie regole (raggiungere quota 96 attraverso un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e 61 anni di età oppure 36 di servizio e 60 di età). Decisivo sarà il giudizio che darà la commissione legata al Mef, poiché superato lo scoglio del merito, rimane a questo punto da superare solo quello legato alla copertura finanziaria del provvedimento.

Comunque vada, per Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, che ha promosso l’emendamento inviandolo assieme ad altri alle commissioni competenti, si tratta di una notizia importante: “Ancora una volta – ha commentato Pacifico - le richieste dell’Anief, unica associazione sindacale ad avere presentato una memoria scritta con specifici emendamenti alla I e alla V Commissione della Camera dei Deputati, sono state trasformate in proposte emendative da diversi gruppi parlamentari che meritano il ringraziamento di tutto il personale della scuola. In tal modo abbiamo risposto con efficacia all’invito dei presidenti delle commissioni parlamentari di competenza di fare dei rilievi al decreto utili ad eliminare limiti e storture. Ma indirettamente – ha concluso Pacifico – abbiamo anche risposto a coloro che accusano l’Anief di essere un sindacato che opera esclusivamente attraverso ricorsi in tribunale”.

Se invece l’emendamento non dovesse passare, il personale della scuola che vorrà andare in pensione anticipatamente dovrà farlo accumulando i contributi raggiunti entro lo scorso 31 dicembre: sul sito internet dell’Inps è già disponibile la modulistica per chiedere di andare in pensione con le modalità precedenti alla recente riforma.

Fonte: Tecnica della Scuola

Lo prevede un emendamento al Milleproroghe, ad un passo dal sì dell'Aula: le porte si apriranno per chi ha svolto corsi in scienze della formazione primaria, biennali di II livello ad indirizzo didattico (Cobaslid), il II e III biennale di II livello rivolto a prof d'educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e della 77/A. Esultano Pd, Flc-Cgil e Anief. Perplessa la Cisl. Fumata grigia sulla modifica ai requisiti per le pensioni.

Fumata “grigia” per lo slittamento di 8 mesi dei termini per conseguire pensioni anticipate, ma a “bianca” per l’accoglimento di oltre 23mila abilitati e abilitandi nell’ultimo triennio che così, dopo tanto penare, verranno accolti nelle graduatorie ad esaurimento. È questo l’esito dell’annunciato esame da parte delle commissioni della Camera degli emendamenti al decreto Milleproroghe, che ora è atteso solo dalla formalità dell’approvazione finale in Aula (prevista la prossima settimana). L’emendamento prevede dunque una deroga all’impermeabilità delle liste di attesa provinciali, dove oggi sono già collocati oltre 210mila abilitati. Con il risultato che le graduatorie torneranno ad essere costituite da oltre 230mila candidati.

“I termini per l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento – si legge nell’emendamento approvato - sono prorogati per i docenti che hanno conseguito l'abilitazione dopo aver frequentato i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (Cobaslid), il secondo e il terzo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A, il corso di laurea in scienze della formazione primaria, attivati negli anni accademici 2008/09, 2009/10 e 2010/11”.
Entusiasmo per l’esito dell’emendamento viene espresso dall’on. Antonino Russo(Pd), primo firmatario del testo approvato: siamo di fronte, sostiene Russo, ad “una significativa novità e segna una discontinuità nelle politiche sulla scuola degli ultimi anni. In questi giorni, grazie anche al nuovo contesto politico ed alla disponibilità del ministro dell’ istruzione Francesco Profumo abbiamo ricercato e trovato un punto di convergenza e di equilibrio, che ci ha permesso di raggiungere questo nobile risultato”.

Secondo Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, l’emendamento “è un atto dovuto al precariato della scuola che ha pagato pesantemente i tagli lineari del Governo Berlusconi e che comunque rimane in attesa del varo di un piano di stabilizzazioni da parte dell’attuale governo. La scuola pubblica italiana ha bisogno di risorse per poter concorrere al risanamento del paese con le competenze che le assegna la Costituzione”.

Anche Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, che aveva rivendicato questa soluzione sottoponendola ai presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, reputa l’accoglimento dei precari nelle GaE come l’atto che mette “fine a una disparità di trattamento che discriminava quel personale che è stato abilitato tra il 2008 e il 2011, dopo la chiusura delle Ssis, dalle Università, a seguito del superamento di corsi a numero chiuso. Già nell’ottobre 2008, con un emendamento analogo, eravamo riusciti a riaprire le graduatorie per gli abilitati iscritti nell’a. s. 2007-2008. In questi tre anni, di contro, le scuole hanno reclutato dei docenti per strumento musicale, anche non provvisti della specifica abilitazione. Oggi, finalmente, si cambia strada” grazie “a tutti quei deputati e forze politiche che in questi anni hanno più volte sostenuto questi 23.000 docenti”.

L’Anief ha aggiunto che ora chiederà al Parlamento di approvare un ordine del giorno che impegni il Miur, all’atto dell’aggiornamento straordinario delle graduatorie, ad inserire tutti i docenti abilitati con i corsi DM 21 e DM 85, e a reinserire tutti i docenti precedentemente inseriti, nelle stesse graduatorie ad esaurimento, come la legge 143/2004 impone. 

Decisamente “freddino” appare invece la reazione della Cisl Scuola, che tramite il proprio segretario, Francesco Scrima, fa sapere che “la riapertura delle graduatorie ad esaurimento rischia di essere una ‘non soluzione’, se non si affronta in termini complessivi il problema del reclutamento dei docenti, agendo in due direzioni: accelerare i tempi di svuotamento delle graduatorie e riaprire un canale ordinario di accesso all’insegnamento, dando opportunità e prospettive anche ai più giovani”. L’inserimento di 23mila nuovi abilitati nelle Gae, quindi, deve essere forzatamente abbinato ad un convinto “processo di stabilizzazione” dei precari, “avviato col piano triennale dello scorso anno, perché diversamente l’attuale squilibrio tra domanda e offerta di lavoro non potrà che farsi ancora più drammatico. In questo caso –conclude Scrima - l’ingresso in graduatoria rischierebbe di alimentare solo illusioni prive di reale prospettiva”.

La questione emendamenti non è però finita: nella mattina del 20 febbraio i deputati del Partito Democratico tenteranno l’ultimo “assalto” per spuntare anche quello che prevede la possibilità di mandare in pensione il personale scolastico con il previgente regime ma maturando i requisiti entro il 31 agosto 2012 anziché il 31 dicembre scorso: “se questo avvenisse il – ha detto il capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni - saremmo davanti ad un vero poker d`assi a dimostrazione della discontinuità con le scelte politiche precedenti”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Tramite emendamento Milleproroghe. Anief: finisce fase disparità. Oltre 23mila abilitati e abilitandi all`insegnamento nella scuola pubblica nell`ultimo triennio verranno accolti nei prossimi giorni nelle graduatorie ad esaurimento: le prevede un emendamento, approvato oggi dalle Commissioni di competenza della Camera, all`articolo 14 del decreto Milleproroghe che la prossima settimana è atteso in Aula per il via libera definitivo. L`emendamento prevede dunque una deroga all`impermeabilità delle liste di attesa provinciali, dove oggi sono già collocati oltre 210mila abilitati. Il risultato di questa operazione è che le graduatorie torneranno ad essere costituite da oltre 230mila candidati, un numero solo leggermente inferiore al record di iscritti precedente alle 30mila assunzioni della scorsa estate.

"I termini per l`inserimento nelle graduatorie ad esaurimento - si legge nell`emendamento approvato - sono prorogati per i docenti che hanno conseguito l'abilitazione dopo aver frequentato i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (Cobaslid), il secondo e il terzo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A, il corso di laurea in scienze della formazione primaria, attivati negli anni accademici 2008/09, 2009/10 e 2010/11".

Potranno, inoltre, chiedere l'iscrizione con riserva nelle graduatorie tutti coloro che si sono iscritti negli stessi anni al corso di laurea in scienze della formazione primaria. La riserva verrà sciolta all'atto del conseguimento dell'abilitazione. Oltre 23mila docenti, dunque, potranno essere inseriti nelle graduatorie ad esaurimento (utili a conseguire supplenze ed immissioni in ruolo) in base ai loro titoli, fino ad oggi non riconosciuti, e secondo il punteggio maturato anche in base ai servizi svolti come supplenti.

Soddisfazione per l`esito dell`emendamento viene espresso dall`on. Antonino Russo (Pd), primo firmatario del testo approvato e anche componente della Commissione cultura alla Camera: siamo di fronte, sostiene Russo, ad "una significativa novità e segna una discontinuità nelle politiche sulla scuola degli ultimi anni. In questi giorni, grazie anche al nuovo contesto politico ed alla disponibilità del ministro dell`istruzione Francesco Profumo abbiamo ricercato e trovato un punto di convergenza e di equilibrio, che ci ha permesso di raggiungere questo nobile risultato".

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell`Anief, il sindacato che ha sempre rivendicato questa soluzione, tornando a chiederla formalmente alcuni giorni fa ai presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, quanto accaduto "pone fine a una disparità di trattamento che discriminava quel personale che è stato abilitato tra il 2008 e il 2011, dopo la chiusura delle Ssis, dalle Università, a seguito del superamento di corsi a numero chiuso. Già nell`ottobre 2008, con un emendamento analogo, eravamo riusciti a riaprire le graduatorie per gli abilitati iscritti nell`a. s. 2007-2008. In questi tre anni, di contro, le scuole hanno reclutato dei docenti per strumento musicale, anche non provvisti della specifica abilitazione. Oggi, finalmente, si cambia strada".

L`Anief ha aggiunto che ora chiederà al Parlamento di approvare un ordine del giorno che impegni il Miur, all`atto dell`aggiornamento straordinario delle graduatorie, ad inserire tutti i docenti abilitati con i corsi DM 21 e DM 85, e a reinserire tutti i docenti precedentemente inseriti, nelle stesse graduatorie ad esaurimento, come la legge 143/2004 impone.

Parole positive per il sì all`emendamento precari vengono espresse anche da Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil: "è un atto dovuto al precariato della scuola che ha pagato pesantemente i tagli lineari del Governo Berlusconi e che comunque rimane in attesa del varo di un piano di stabilizzazioni da parte dell`attuale governo. La scuola pubblica italiana ha bisogno di risorse per poter concorrere al risanamento del paese con le competenze che le assegna la Costituzione".

Fonte: TMNews

Alcune riguardano i pensionamenti, in particolare la possibilità di lasciare nello stesso anno in cui si maturano i requisiti. Altre si soffermano sui precari: chiesta l’inclusione nelle GaE per gli abilitati negli ultimi due anni ed il reinserimento dei prof ruolo che ora rischiano la mobilità. Gli esiti si conosceranno a breve.

Riguardano il mondo della scuola, assieme a quello degli enti locali, la maggiore parte degli 858 emendamenti finalizzati a modificare il decreto Milleproroghe: a comunicarlo sono state le stesse commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera che valuteranno, nelle prossime ore, se e dove è possibile intervenire sul provvedimento del Governo Monti che ha fatto tanto discutere per i sacrifici richiesti agli italiani.

Un punto sulle modifiche è stato fatto il 16 gennaio: quelle non fattibili sono state subito scartate; per le altre occorrerà verificare l’ammissibilità e, laddove richiesta, la necessaria copertura finanziaria. Non sono trapelate, al momento, indiscrezioni sui contenuti degli emendamenti che hanno possibilità di essere approvati. Di sicuro alcuni emendamenti riguardano la possibilità per il personale della scuola di mantenere la possibilità di lasciare il lavoro per la pensione nello stesso anno in cui vengono maturati gli anni di contribuzione necessari. Considerando, però, che questa modifica provocherebbe una perdita economica non indifferente per le casse dello Stato, le possibilità che passi sono ridotte al lumicino.

Altri emendamenti riguardano da vicino i precari, in particolare i docenti. Chi spera di vedere “licenziata” una proposta di modifica al Milleproroghe di questo genere è sicuramente l’Anief. Il sindacato, che questa volta non potrà essere accusato di essersi mosso rivolgendosi solo ai giudici, ha presentato sul “filo di lana” le proprie indicazioni ai presidenti delle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera: tra gli emendamenti indicati dell’organizzazione di Marcello Pacifico figura l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento di tutti i docenti abilitati negli ultimi due anni, di quelli che si stanno abilitando e dei docenti ruolo, in possesso di altre abilitazioni, che a seguito dell’ultima Finanziaria rischiano ora di essere riconvertiti, cassa-integrati e addirittura licenziati. L’Anief ha chiesto poi di far usufruire al personale della scuola della stessa “finestra” per andare in pensione concessa ai lavoratori privati della classe 1952. Oltre che di prorogare un anno (al 31 dicembre prossimo) i tempi per impugnare i precedenti contratti che hanno previsto un licenziamento e di bandire entro il 2012 i concorsi per ricercatore universitario, in attesa del passaggio al nuovo sistema di reclutamento accademico che ne ha cancellato l’esistenza.

Molti degli emendamenti sono stati presentati dall’opposizione parlamentare, in particolare dall’Italia dei Valori e dalla Lega Nord. Il vaglio della loro ammissibilità è previsto già per il 17 gennaio, in tarda mattinata, quando partirà l'esame delle proposte di modifica. Entro venerdì 20 gennaio il decreto dovrebbe essere licenziato dalle commissioni per passare in Aula, alla Camera, già la settimana prossima. Quando è atteso il via libera dell'Assemblea di Montecitorio.

Fonte: Tecnica della Scuola

Bocciata l’idea del sottosegretario di far coincidere la maggiore età e la fine degli studi. Pantaleo: prima si cancellino le riforme Gelmini. Scrima: basta improvvisare o ripescare proposte che già hanno mostrato tutti i loro limiti. Pacifico: la riduzione del tempo scuola è controproducente.

Sta determinando reazioni a catena, in larga parte negative, l’intervento “postato” sul proprio blog dal sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, a proposito della convenienza nel ridurre di un anno la durata del sistema scolastico italiano. Destando non poca sorpresa, anche per l’affiliazione politica (il Partito democratico), il sottosegretario ha scritto che è giunto il momento di“riformare i percorsi scolastici in modo che - dalla prima elementare al diploma - durino in tutto non oltre 12 anni. In modo da far coincidere la maggiore età e la fine della scuola, come nei grandi paesi europei, in USA, in India, Cina e Brasile”.

L’idea del sottosegretario – peraltro non del tutto originale, poiché già espressa senza fortuna dagli ex ministri Berlinguer e Moratti - appare, francamente, poco praticabile. Prima di tutto perché giunge a ridosso del ridimensionamento orario generalizzato, imposto di recente attraverso le varie riforme degli ordinamenti scolastici. In seconda battuta perché andrebbe a cancellare migliaia di posti in organico, tra docenti e Ata, contraddicendo quanto espresso più volte dal ministro, Francesco Profumo, a proposito della fine del ciclo dei tagli al comparto. Infine, andrebbe a contrastare anche un’altra dichiarazione reiterata del primo responsabile del Miur, a proposito della necessità di “oliare” il sistema Scuola piuttosto che pensare a nuove riforme. E la cancellazione di un anno (quinto superiore?) non può passare di certo come un provvedimento soft.

Tra i più infastiditi per l’uscita imprevista di Rossi Doria è stato Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil: “la riforma dei percorsi scolastici – ha fatto sapere il sindacalista - è importante e deve essere attentamente valutata ma non si possono anticipare decisioni, come quella della durata complessiva di 12 anni del ciclo di studi, che non sarebbe praticabile senza la cancellazione delle riforme Gelmini e comporterebbe ulteriori tagli di personale. Bisognerebbe evitare di annunciare ogni giorno possibili cambiamenti senza una verifica – ha concluso Pantaleo - sulle possibilità reali di raggiungere risultati concreti perché così si crea molta confusione e incertezza”.

Quasi stizzito per l’idea di ridurre di 12 mesi la conclusione del sistema formativo è anche Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola: “l’abbiamo detto nell’incontro col ministro l’altro ieri: chiediamo che il confronto sui temi della scuola e della formazione avvenga su proposte chiare e precise, non su annunci generici o indiscrezioni ministeriali. Su temi come i percorsi di studio non si può improvvisare, né ripescare proposte che già hanno mostrato tutti i loro limiti. Nella presente situazione, assai difficile sul piano economico, politico e sociale, - ha concluso Scrima - sarebbe cosa saggia individuare con realismo e concretezze precise priorità e dedicarsi a realizzarle”.

Meravigliato della proposta del sottosegretario si è detto anche Marcello Pacifico, presidente dell’Anief: “L’idea di cancellare un anno di scuola superiore – ha detto Pacifico – fa il paio con il progetto dell’ex ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, di allungare le vacanze estive: si tratta di proposte che l’Anief respinge con forza, perché la riduzione delle ore introdotta con le ultime riforme della scuola ha dimostrato che le competenze dei nostri alunni sono tutt’altro che migliorate. Bisogna, quindi, andare esattamente nella direzione opposta, portando i nostri ragazzi più tempo possibile nelle classi: solo in questo modo, passando più ore a scuola con gli insegnanti, i giovani potranno approfondire le conoscenze e ridurre le lacune”.

Fonte: Tecnica della Scuola

L’incontro con il ministro Profumo ha evidenziato che il cambio di marcia non c’è stato. Ed ogni organizzazione, anche in vista del rinnovo delle Rsu, porta avanti idee proprie su argomenti diversi. Il 3 marzo sciopero generale dell’Anief.

Sembra essersi esaurito in meno di due mesi il credito che il ministro Profumo sembrava portare come “dote” poiché facente parte di un Governo tecnico super partes: al termine del primo incontro del 2012, i segretari delle maggiori organizzazioni che rappresentano i lavoratori sono sembrati tutt’altro che soddisfatti del comportamento del nuovo “inquilino” di viale Trastevere. A riassumere al meglio il loro stato d’animo è stato probabilmente Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, che ha detto sommariamente: “la sensazione è che si intende discutere di altro”. Le perplessità sindacali derivano da una strategia troppo attendista del Miur su temi (come lo sblocco degli scatti automatici e l’avvio dei Tfa) che per la loro delicatezza ed importanza sarebbe giunta proprio l’ora di affrontare e risolvere in tempi brevissimi.

Non solo. Mentre il Ministro continuava a rimandare soluzioni, i sindacalisti presenti hanno quasi tutti portato sul tavolo del Miur altre questioni. Senza però condurle in modo organico: ogni organizzazione propone la propria. Una “tattica” probabilmente da ricondurre anche all’esigenza di inviare dei messaggi ai lavoratori, in vista del voto di marzo per l’elezione delle Rsu d’istituto.

Per cercare di rimpolpare degli stipendi fermi o che a malapena coprono l’inflazione (grazie ormai solo agli scatti stipendiali, sempre se garantiti), la Uil ha chiesto ad esempio di detassare, così come avviene nel settore privato, tutto il lavoro aggiuntivo che viene fatto nelle scuole: è bene ricordare, su questo punto, che rispetto a quanto viene speso dallo Stato per una prestazione aggiuntiva alla didattica curricolare, ad esempio l’attivazione di uno sportello didattico pomeridiano per far recuperare determinate lacune agli studenti o di un progetto o di una funzione strumentale o aggiuntiva, nelle tasche del docente vanno finire appena la metà di quei soldi.

Lo Snals, invece, è tornato a chiedere l’introduzione di un organico funzionale pluriennale con conseguente superamento dell’attuale distinzione in due fasi (diritto e fatto) e la stabilizzazione del personale attualmente precario su tutti i posti disponibili. Delle critiche sono giunte pure sul fronte della premialità di scuole e docenti più bravi, che il Miur sembrerebbe orientato a confermare attraverso un’altra sperimentazione. Sempre lo Snals si è detto contrario alla “concessione di benefici una tantum ad una esigua percentuale”.

Anche la Gilda ha chiesto di spostare l’attenzione su altri problemi “che affliggono la categoria, a cominciare dalla riforma pensionistica che ha colpito in modo particolare gli insegnanti, che sono tra i più anziani del mondo”. Secondo il segretario Di Meglio sarebbe il caso di cominciare a pensare seriamente di diminuire l’orario d’insegnamento negli ultimi anni di servizio, impiegando i docenti in attività di tutoraggio, e, nel contempo, dare il via libera al part time più pensione, in modo da liberare un numero consistente di posti sui quali inserire i neo assunti.

E pure agli altri sindacati la posizione attendista di Profumo comincia a non piacere. Anzi, alcuni hanno già perso la pazienza. Come l’Anief, che ha proclamato lo sciopero generale per il prossimo 3 marzo: con questa decisione il sindacato chiede a tutto il personale, che sarà impegnato dal 5 al 7 marzo nella votazione delle Rsu d’istituto, di inviare un chiaro messaggio a ministero e Governo che su una serie di punti “continuano a non rispondere”.

L’Anief ha predisposto un lungo elenco di istanze che, qualora riuscisse a “sfondare” il tetto del 5 % di rappresentatività, ha intenzione di discutere e concertare con i massimi rappresentanti del Miur. Tra i vari punti toccati dal sindacato di Pacifico vi è l’immediato sblocco degli scatti di anzianità, che “comunque vada non comporterà mai un completo recupero sotto forma previdenziale e di carriera”, il ripristino della mobilità triennale e dei gradoni di stipendio per i neo-immessi in ruolo, l’indennità di reggenza e di sostituzione del dirigente per i vicari. In particolare per i precari, l’Anief rivendica lo sblocco dei posti accantonati, la cessazione in auto-tutela del contenzioso sulle graduatorie, la rideterminazione al 31 agosto dei contratti siglati erroneamente al 30 giugno, gli scatti di anzianità durante il pre-ruolo. Sul versante concorsi, invece, il sindacato auspica un doppio canale di reclutamento, per il 50% aperto ai concorsi per tutto il personale abilitato e il 50% riservato allo scorrimento delle graduatorie ad esaurimento dove inserire sempre tutto il personale abilitato.

È bene ricordare che lo sciopero generale dell’Anief va ad aggiungersi a quello proclamato per il 27 gennaio da una serie di sindacati di base (Usb, Slai-Cobas, Cib-Unicobas, Snater, Usi, Sicobas e lo stesso Anief) per protestare, più specificatamente, contro la “manovra Monti” ed in particolare per dire no ai tagli della spesa pubblica e l’innalzamento dei requisiti per andare in pensione. E a quello annunciato dai Cobas, con un lasso di tempo da record, addirittura per l'8 maggio, quando prenderanno avvio le prove Invalsi, che secondo lo stesso sindacato di base dovrebbero prevedere adeguati finanziamenti, mentre sino ad oggi sono stati imposti e mai remunerati perché non considerati lavoro extra (di preparazione e correzione degli elaborati).

Fonte: Tecnica della Scuola

Il 27 gennaio stop sindacati base, 3 marzo Anief, a maggio Cobas. 

Tornano i disagi per gli alunni della scuola italiana: dopo i due giorni di stop indetti dalla Sisa, al ritorno dalle vacanze natalizie per opporsi contro le nuove misure sui pensionamenti, alcuni sindacati di comparto, in disaccordo con la linea intrapresa dal ministro Francesco Profumo, annunciata ieri in audizione alla Camera, hanno proclamato una serie di scioperi che nelle prossime settimane potrebbero creare problemi per il regolare svolgimento delle lezioni.

Oggi l'Anief, fallita la procedura di conciliazione con il Miur, tentata al ministero del Lavoro, ha proclamato lo sciopero generale per il prossimo 3 marzo: con questa decisione il sindacato chiede a tutto il personale del comparto scuola, che sarà impegnato dal 5 al 7 marzo nella votazione delle Rsu d'istituto, di inviare un chiaro messaggio a ministero e Governo che su una serie di punti "continuano a non rispondere".
In particolare, l'Anief rivendica per il personale di ruolo lo sblocco degli scatti di anzianità, del contratto e la disapplicazione della normativa sulla cassa-integrazione/licenziamento, il mantenimento dell'anzianità retributiva, il ripristino della mobilità triennale e dei gradoni di stipendio per i neo-immessi in ruolo, una finestra per i pensionabili della classe 1952, l'indennità di reggenza e di sostituzione del dirigente per i vicari.

Per i precari il sindacato chiede la stabilizzazione su tutti i posti vacanti e disponibili, lo sblocco dei posti accantonati, la cessazione in auto-tutela del contenzioso sulle graduatorie, la rideterminazione al 31 agosto dei contratti siglati erroneamente al 30 giugno, gli scatti di anzianità durante il pre-ruolo.
L'Anief, infine, chiede che un doppio canale di reclutamento, per il 50% aperto ai concorsi per tutto il personale abilitato e il 50% riservato allo scorrimento delle graduatorie ad esaurimento dove inserire sempre tutto il personale abilitato. Lo sciopero generale annunciato oggi si aggiunge a quello proclamato per il 27 gennaio da una serie di sindacati di base (Usb, Slai-Cobas, Cib-Unicobas, Snater, Usi, Sicobas e lo stesso Anief) per protestare contro la "manovra Monti" ed in particolare per dire no ai tagli della spesa pubblica e l'innalzamento dei requisiti per andare in pensione.

Con diversi mesi di anticipo, i Cobas hanno invece fatto sapere che incroceranno le braccio l'8 maggio, quando prenderanno avvio le prove Invalsi negli istituti: una procedura, quella delle verifiche standardizzate delle competenze degli alunni in italiano e matematica, voluta dall'ex ministro Gelmini e confermata dall'attuale responsabile del Miur, che secondo il Cobas dovrebbero prevedere adeguati finanziamenti, non possono essere obbligatorie e basarsi solo sul volontariato degli insegnanti.

Fonte: TMNews

Dopo il fallimento della procedura di conciliazione con il Miur, tenuta il 10 gennaio presso il Ministero del Lavoro, l’Anief ha proclamato per il prossimo 3 marzo 2012 lo sciopero generale per tutto il personale del comparto scuola. 

La scelta della data si spiega alla luce del fatto che subito dopo, dal 5 al 7 marzo, si svolgeranno le elezioni per il rinnovo delle RSU, alle quali l’Anief parteciperà con l’obiettivo di conquistare la rappresentatività nazionale.

In una nota l’Anief polemizza con CGIL-FLC, UIL, CISL, SNALS e GILDA (i sindacati attualmente rappresentati a livello nazionale, avendo superato la soglia del 5% dei voti), accusati di aver “apprezzato le parole del Ministro Profumo nell’incontro di ieri”.

Lunga è la lista delle rivendicazioni targate Anief e ripresentate nel fallito incontro svoltosi al Ministero del Lavoro. Per il personale di ruolo, tra l’altro, lo sblocco degli scatti di anzianità e del contratto, il mantenimento dell’anzianità retributiva, il ripristino della mobilità triennale e dei gradoni di stipendio per i neo-immessi in ruolo. Per il personale precario la stabilizzazione su tutti i posti vacanti e disponibili, lo sblocco dei posti accantonati, gli scatti di anzianità durante il pre-ruolo, l’inserimento di tutti i docenti abilitati nelle GaE, la stabilizzazione dei precari e la parità di diritti con il personale di ruolo, il diritto di assemblee in orario di servizio per tutti i sindacati, liste nazionali per misurare la rappresentatività dei sindacati e l’elettorato passivo ai precari.

Fonte: Tuttoscuola

Anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), tramite le parole del proprio vicepresidente Salvatore Nocera, aveva chiesto ai responsabili dell'ANSAS (Agenzia Nazionale dello Sviluppo per l'Autonomia Scolastica, ex INDIRE) e ai referenti del Ministero, di rivedere quel recente bando sulla «creazione di graduatorie regionali di tutor per i corsi inerenti il progetto di riqualificazione/riconversione professionale sul sostegno», ritenendo inaccettabile «una tale superficialità nella formazione dei futuri docenti per il sostegno» e «lesiva della qualità dell'inclusione scolastica». Ebbene, qualche giorno fa, la stessa ANSAS ha deciso di revocare quel bando, ciò che è stato accolto con soddisfazione anche dall'ANIEF, (Associazione Professionale Sindacale), distintasi a sua volta per una dura protesta.

«Le Associazioni di persone con disabilità non sono disponibili ad accettare una tale superficialità nella formazione dei futuri docenti per il sostegno»: così aveva scritto qualche settimana fa su queste pagineSalvatore Nocera, vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), dopo avere esaminato il Decreto n. 273 dell'ANSAS (Agenzia Nazionale dello Sviluppo per l'Autonomia Scolastica, ex INDIRE), prodotto il 12 dicembre scorso e avente come scopo «la creazione di graduatorie regionali di tutor per i corsi inerenti il progetto di riqualificazione/riconversione professionale sul sostegno» (se ne legga cliccando qui).

Con toni, dunque, quanto mai perentori, lo stesso Nocera - in una lettera inviata al Direttore Generale dell'ANSAS e ai vari altri referenti ministeriali coinvolti - aveva chiesto che quel bando fosse rivisto, almeno per alcuni articoli specificamente analizzati.

Ad andare invece oltre è stata la stessa ANSAS, che il 5 gennaio scorso, con il Decreto n. 10, ha deciso di «revocare in autotela» il precedente provvedimento, «per sopravvenuti motivi di pubblico interesse e di nuova valutazione dell'interesse pubblico originario», determinando quindi «la caducazione in via automatica di tutte le candidature inoltrate».

Soddisfazione è stata espressa anche dall'ANIEF (Associazione Professionale Sindacale), organizzazione distintasi a sua volta per una dura protesta e che in una nota ufficiale rileva di voler «continuare a vigilare, nell'interesse di alunni e docenti, su ogni azione che verrà intrapresa sulla formazione degli insegnanti».

«Anziché ipotizzare nuovi modelli per la formazione degli insegnanti di sostegno, che dal 1998 è stata delegata con successo alle Università, il Ministero - viene ancora sottolineato da parte dell'ANIEF - farebbe bene ad attivarsi ad esempio per formare gli insegnanti sui disturbi specifici di apprendimento, a un anno dall'approvazione della Legge170/10, e per fare attivare dai Direttori Scolastici Regionali tutti i posti in deroga, senza discriminare o penalizzare gli alunni con handicap meno gravi nell'assegnazione delle ore». 

Fonte: Superando.it

 

La campagna elettorale per il rinnovo delle RSU d’istituto è già partita, in vista della consultazione che si svolgerà nei primi giorni di marzo in tutte le scuole statali per circa un milione di elettori.

I sindacati maggioritari, cioè i cinque rappresentativi (Cisl-scuola, Flc-cgil, Uil-scuola, Snals e Gilda) che hanno raggiunto nelle precedenti elezioni i quorum richiesti di almeno il 5% di tesserati e di voti, cercano ovviamente di confermare e possibilmente migliorare i livelli di consenso all’interno della categoria.

I sindacati minori, ancora una volta, si danno da fare per arrivare anch’essi al quorum del 5%.

C’è, però, questa volta, una novità che viene dall’Anief, il sindacato che in questi ultimi due-tre anni ha occupato spesso la scena con clamorose iniziative giudiziarie e con taluni successi presso il Tribunali amministrativi. L’Anief ha deciso di allearsi con altri sindacati minori, come l’Usb e il Sisa, con l’obiettivo probabilmente di raggiungere il sospirato quorum nazionale del 5%.

Più di altri sindacati, la sua campagna per acquisire consensi in categoria si è fatta nelle ultime settimane martellante. Ogni iniziativa giudiziaria, ogni intervento sull’Amministrazione scolastica è un’occasione per l’Anief e per gli alleati per mettersi in luce.

In questa foga può capitare che sindacati della stessa coalizione (Anief e Usb) se ne escano con comunicati simili in cui vantano, ciascuno per sé, il merito di successi (veri o presunti), come nel caso del ritiro da parte dell’Ansas di un progetto per la formazione dei docenti di sostegno, che sarebbe stato ottenuto per iniziativa sindacale.

Dice l’Anief: “Sostegno: ritirato il bando tutor, dopo l’intervento dell’Anief. - L’Anief è stato l’unico sindacato della scuola che aveva preso una dura posizione”; poche ore dopo l’Usb lancia un annuncio simile: “Vittoria! L'Ansas ritira il bando Tutor ed ora docenti di sostegno come RSU - L'Usb Scuola è stato l'unico sindacato della scuola…”.

L’alleanza forse c’è, ma il coordinamento deve ancora essere messo a punto.

Fonte: Tuttoscuola

Il sindacato di Pacifico appoggia la linea del Sisa contro l’inasprimento dei requisiti per andare in pensione. In vista delle elezioni Rsu si consolida anche l’alleanza coi sindacati di base: il 27 gennaio nuova astensione con Usb, Slai-Cobas, Cib-Unicobas, Snater, Usi, Sicobas. E a febbraio probabile sciopero generale.

Anche l’Anief aderirà alla doppia giornata di scioperi, programmati per il 9 e 10 gennaio dal Sisa, il Sindacato indipendente scuola ambiente, indetto per protestare contro l’elevazione dei requisiti richiesti ai dipendenti per accedere alla pensione: l’organizzazione guidata da Marcello Pacifico sostiene che “lo Stato non deve obbligare i cittadini a lavorare dopo 40 anni di contributi: il lavoro serve per promuovere il benessere sociale ed economico del Paese, non per tappare soltanto i buchi dei conti pubblici. Né si può impedire alle giovani generazioni di trovare un lavoro quando se ne cristallizza l’offerta con l’allungare sine die la data per ottenere la pensione. Così si rendono precarie le vite di intere generazioni, senza aumentare la produttività”.

Secondo l’Anief, quindi, la soluzione all’inasprimento delle norme, che per chi non accederà alla pensione di anzianità a settembre (indiscrezioni indicano un boom di richieste) comporta un “salto” di anni non indifferente, non può essere che quella di “concedere agli statali la stessa finestra per la pensione concessa ai privati della classe 1952”.  Il sindacato ritiene che arrivare allo sciopero è un sacrificio, ma se a volte è inevitabile per mandare chiari messaggi al Governo: “proclamare uno sciopero – sostiene l’Anief - è sempre un evento traumatico, anche se l’unica opzione per un sindacato che, se non rappresentativo, non ha altri strumenti se non i ricorsi, per fare ascoltare le proprie ragioni, quando gli altri non ottengono niente ai tavoli contrattuali”.

La decisione di incrociare le braccia il 9 e 10 gennaio, inoltre, rafforza il connubio che l’Anief ha stretto con la Sisa, in vista delle elezioni Rsu del prossimo marzo. Gli scioperi però non si esauriranno con le date coincidenti con l’avvio delle lezioni dopo le vacanze natalizie: “ci schiereremo – annuncia il giovane sindacato - anche al fianco dell’USB, il sindacato con cui abbiamo chiesto il cambio delle regole per le elezioni RSU (assemblee in orario di servizio, liste nazionali, voto ai precari), per incrociare le braccia insieme il 27 gennaio prossimo nello sciopero proclamato da Usb, Slai-Cobas, Cib-Unicobas, Snater, Usi, Sicobas”. La tornata di astensioni dal lavoro prevede poi un alto appuntamento, per febbraio o marzo: “concluderemo questo primo trimestre di protesta con uno nuovo sciopero generale, se lo stato di agitazione proclamato, il 4 gennaio 2012, non si raffreddi nell’incontro programmato con i rappresentanti del Miur presso il Ministero del Lavoro, il 10 gennaio prossimo”.

Fonte: Tecnica della Scuola

L’Agenzia ha pubblicato la revoca in autotutela del decreto n. 273 del 12 dicembre scorso per “sopravvenuti motivi di pubblico interesse”: annullate le candidature dei tutor di mini corsi di appena 122 ore. Determinanti le proteste delle associazioni dei disabili e degli specializzati attraverso le Ssis biennali.

Sfuma prima ancora di nascere l’iniziativa dell’Ansas, l’Agenzia nazionale dello sviluppo per l'autonomia scolastica, di riconvertire migliaia di docenti in esubero attraverso un corso di abilitazione - di 120 ore da svolgere on line e appena 2 in presenza - utile ad insegnare sul sostegno: il 5 gennaio, a pochi giorni dalla chiusura del bando per raccogliere le candidature dei tutor, la stessa Ansas ha pubblicato la revoca in autotutela del decreto n. 273 del 12 dicembre 2011”: tra le motivazioni si indicano “sopravvenuti motivi di pubblico interesse e di nuova valutazione di interesse pubblico originario”.

La decisione è giunta dopo il coro unanime di disapprovazione per l’iniziativa. Tra i più contrari c’erano le associazioni dei disabili, capitanate da Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap, ed esperto di normativa: il bando – ha detto Nocera – deve essere interamente riscritto perché i corsi vanno organizzati secondo le indicazioni del decreto 249/2010, che prevede 60 crediti formativi per i docenti di sostegno”.

Parole forti erano state espresse anche dai docenti di sostegno, soprattutto precari, che dopo essersi formati nelle Università attraverso decine di esami, 800 ore di corsi ed un lungo tirocinio, si sarebbero ritrovati “scalzati” dai docenti riconvertiti in pochi mesi: “gli insegnanti specializzati –  hanno scritto sul sito www.disabili.com - hanno seguito un percorso formativo universitario, con esami di didattica speciale e per l’integrazione, di area psicologia, psicopatologica e dello sviluppo, nonché dell’area normativa dedicata alla disabilità, supportati da numerosi laboratori applicativi e da un compiuto percorso di tirocinio. Questi ultimi, se non ancora di ruolo, saranno però soppiantati dai loro colleghi riconvertiti su posto di sostegno, perdendo così il lavoro che avevano scelto e per il quale si erano adeguatamente formati”.

Tra i primi ad esprimere soddisfazione per il ripensamento dell’Ansas è stato Marcello Pacifico, presidente dell’Anief: “anziché ipotizzare nuovi modelli per la formazione degli insegnanti di sostegno, che, dal 1998, è stata delegata con successo alle università – ha detto Pacifico - il Miur farebbe bene ad attivarsi per formare gli insegnanti sui disturbi specifici di apprendimento, ad un anno dall’approvazione della legge n. 170 dell’8 ottobre 2010, e per fare attivare dai direttori scolastici regionali tutti i posti in deroga”. Quanto al problema dei soprannumerari, secondo il leader dell’Anief “è evidente che la colpa non è degli insegnanti, ma della politica sconsiderata dei tagli lineari nella scuola: basterebbe introdurre l’organico funzionale e concedere la possibilità di conseguire ulteriori abilitazioni presso i corsi di TFA”.

L’idea di ricollocare i docenti in soprannumero (in particolare gli Itp, molti dei quali privi di altre abilitazioni) era nata per evitare di far scattare nei loro confronti la mobilità coatta su altri ruoli o la cassa integrazione per due anni, introdotte in estate. Al Miur avevano così pensato di dare loro la possibilità di abilitarsi o specializzarsi su materie che presentassero vuoti di “cattedre”. E quale poteva essere migliore se non l’area dal sostegno, dove sono almeno 30mila i posti sparsi per l’Italia ancora privi di docente titolare? Solo che i tempi stretti e la scarsità di fondi a disposizione si conciliano male con le esigenze (e soprattutto i diritti) degli alunni disabili.

Fonte: Tecnica della Scuola

L’Anief presenta ai giudici una perizia tecnica con l’elenco di ulteriori nuovi errori presenti all’interno dei quesiti pre-selettivi. Ma anche l’Anp promette di non abbassare la guardia in difesa della regolarità del concorso. Ora si attendono le udienze di merito dei Tar: alcune sono state già calendarizzate.

Terminate le festività natalizie e di fine anno, si torna a parlare del discusso concorso per dirigenti scolastici. A farlo è ancora una volta l’Anief, che dopo aver incassato il rigetto del ricorso da parte del Consiglio di Stato per l’inclusione con riserva dei ricorrenti alle due prove scritte svolte a metà dicembre, ha deciso di portare la battaglia legale sino in fondo basandosi proprio sulla sentenza degli stessi giudici di Palazzo Spada: il Cds, infatti, a causa dei diversi vizi procedurali in cui sono incorsi gli organizzatori della fase preselettiva della procedura concorsuale, ha infatti ammesso che esistono dei dubbi “di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.

Per dare sostegno a questa eventualità, il sindacato di Pacifico ha chiesto ai giudici di considerare l’esito di una perizia tecnica sui contenuti dalla prova pre-selettiva, svolta lo scorso 12 ottobre: nella perizia, depositata il 3 gennaio, l’Anief ha riscontrato ulteriori nuovi errori (ai 22 precedentemente segnalati) nella formulazione delle risposte somministrate il giorno delle prova. Ma non solo: il sindacato ha anche contestato al Miur “la nomina dei commissari deputati alla formulazione dei quesiti contestati, che doveva essere delegata all’Invalsi e non all’Ansas, ai sensi dell’art. 5 del D.P.R. 140/2008, né tanto meno a soggetti esterni allo stesso Ansas, come addirittura avvenuto”.

L’Anief sostiene che non a caso e in tempi non sospetti, appena appurati i tanti errori e refusi presenti negli oltre 5.500 quesiti iniziali “il ministro Gelmini mise subito alla gogna i nomi degli 89 esperti e ipotizzò pure denunce nelle pagine dei giornali per il danno d’immagine ricevuto, quasi sconfessando la nomina degli stessi”. Nei prossimi giorni, il sindacato degli educatori in formazione ha infine annunciato che formulerà a proprie spese “nuove istanze di discussione urgente del merito di tutti i ricorsi in atto”. E la stessa procedura è stata seguita, con motivazioni analoghe, anche dai legali rappresentanti altri raggruppamenti di docenti.

Ora la “palla” passa di nuovo ai Tar, che dovrebbe calendarizzare a breve l’udienza di merito. L’esito della partita rimane comunque fortemente incerto, anche perché gli stessi giudici di primo grado dovranno tenere conto pure dei contro-ricorsi formulati dai legali dell’Anp. Il primo sindacato dei dirigenti scolastici ha di recente invitato i docenti che hanno avuto accesso alle prove scritti ad aderire alla “presentazione degli interventi ad opponendum”. Per l’Anp “occorre, infatti, non abbassare la guardia e continuare a promuovere la costituzione dei controinteressati in tutte le sedi ed in tutti i gradi di giudizio, in quanto un eventuale accoglimento nel merito (alcuni TAR hanno già fissato le rispettive udienze: 11 gennaio in Campania, 31 gennaio in Lombardia) potrebbe provocare l'arresto - forse definitivo per molti anni a venire - della macchina concorsuale, con tutte le nefaste conseguenze sulla professione e sul profilo dei dirigenti oggi in servizio e sulle legittime aspettative dei docenti che aspirano alla dirigenza”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Le ultime indiscrezioni dicono che a fine febbraio i candidati all’abilitazione dovranno superare una prova preselettiva, una scritta e l’orale. Il tutto in tempi record, per permettere agli idonei di partecipare al maxi-concorso. Lo Snals chiede al Miur di rivedere le regole, costi ridotti e informazioni esaustive. L’Anief auspica l’ammissione ai corsi dei docenti abilitati, non abilitati con tre anni di supplenze o con dottorato di ricerca.

Continua a far discutere la decisione del Miur di ritoccare al ribasso gli oltre 23 mila Tfa, i percorsi universitari di formazione decretati dall’ex ministro Gelmini poco prima di lasciare l’incarico. I sindacati più rappresentativi, che si recheranno di nuovo a viale Trestevere la prossima settimana (le date probabili sono il 9 o il 10 gennaio), hanno spiegato che numeri e modalità per acquisire l’abilitazione non possono essere più trattati separatamente dal reclutamento.

L’impressione è che al momento la questione Tfa sia avvolta dalla confusione. L’unico dato certo è che a fine febbraio si svolgeranno le prove di accesso ai corsi: fonti vicine al Cineca, cui è stata affidata l’organizzazione delle selezioni, dicono che per essere inseriti nelle graduatorie di abilitazione gli aspiranti docenti dovranno necessariamente superare un test preselettivo, con domande a risposta multipla, poi una verifica scritta ed infine l’orale. Il tutto in tempi record, perché il ministro Profumo intende accogliere anche loro, i neo-abilitati tramite i Tfa, nel concorso pubblico annunciato per il secondo semestre del 2012 (ma che più realisticamente a questo punto dovrebbe svolgersi nei primi mesi del 2013).

Nelle ultime ore lo Snals ha prodotto un documento attraverso cui chiede espressamente “il rifacimento dei due decreti emanati in data 11/11/2011, a firma del Ministro Gelmini, nonostante siano ormai atti definitivi, pubblicando al loro posto nuovi decreti, a firma del Ministro Profumo, che correggano le improprietà segnalate dalle OO.SS. sia nel titolo che nei contenuti del decreto relativo alla scuola dell’infanzia e primaria (vi è un clamoroso refuso, poiché al posto di “e per la scuola primaria” è stato scritto “e per la scuola materna” ndr) sia migliorando il testo di entrambi in accoglimento delle richieste sindacali”. Il sindacato guidato da Marco Paolo Nigi ha evidenziato, inoltre, “la necessità di tutelare i partecipanti a tali corsi, intervenendo presso le Università, invitandole a ridurre al minimo i costi di partecipazione”, ma anche “l’importanza della non contemporaneità dei test per classi di concorso cui si accede con il medesimo titolo di accesso, per consentire la partecipazione a più prove di accesso”. Lo Snals ha poi “sottolineato le gravi preoccupazioni degli aspiranti, con particolare riferimento a coloro che hanno già lavorato nella scuola, che da anni, ormai, non hanno avuto né la possibilità di abilitarsi né la possibilità di partecipare a concorsi ordinari”. Il sindacato autonomo ha infine chiesto al Miur di “fornire informative preventive esaustive su tutte le materie e i decreti in corso di emanazione, ivi compreso quello di selezione dei tutor”.

Chi è convinto che “nella pubblicazione dell’atteso decreto devono essere accompagnate” le indicazioni “sulla selezione dei tutors da reclutare presso le università” è anche l’Anief. Nelle ultime ore l’associazione sindacale di Marcello Pacifico ha chiesto che dalle modifiche al regolamento ministeriale si inserisca “la possibilità di ammettere in sovrannumero sia i docenti abilitati, alla luce dei tagli apportati dalla riforma, sia i docenti precari con anni (almeno tre ndr) di insegnamento alle spalle, vista la normativa comunitaria che riconosce le professioni, sia i laureati con il titolo di dottore di ricerca”.

Secondo l’Anief, però, l’importante è arrivare alla selezione con regole certe e chiare: “non appare condivisibile – sottolinea il giovane sindacato siciliano - la richiesta della Gilda di procedere fuori dalle regole con delle modifiche che non rispettano quanto previsto dalla normativa e che porterebbero al nascere di un duro contenzioso nelle aule giudiziarie”. L’Anief auspica dunque che il Miur d’ora in poi proceda con maggiore cautela: la stessa che andrebbe adottata affrontando il tema dei concorsi, annunciati probabilmente con troppa disinvoltura nei giorni scorsi dal Ministro. Secondo l’organizzazione di Pacifico siamo di fronte ad un campo minato che necessita di “debite riflessioni”, da parte “di tutti gli attori, vista la delicatezza e la pluralità delle posizioni in gioco: da una parte, i giovani aspiranti insegnanti, dall’altra, i non più giovani specializzati anch’essi presso le università, per non parlare di tutti gli altri precari, che aspirano all’agognato ruolo”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Il senatore leghista non crede che il sindacato non chiederà soldi per il contributo unificato introdotto dal Governo Berlusconi per appellarsi al Giudice del Lavoro. Dubbi pure sull'efficacia dei ricorsi: hanno vinto sulle code, per il resto fiasco totale. La replica di Pacifico: mi vergognerei d'aver inventato quella tassa e poi parlano i fatti, la Corte Costituzionale ha fatto prevalere le ragioni di tutti.

Il Natale dovrebbe conciliare sentimenti di pace e di serenità. Ma quando le posizioni e le idee sono distanti, a volte diametralmente opposte, non c’è periodo dell’anno che possa calmare gli animi. Ad accenderli è stato il senatore della Lega, Mario Pittoni: l’obiettivo delle critiche sono stati, ancora una volta, l’Anief, il suo presidente Marcello Pacifico ed il boom di ricorsi in tribunale contro norme e regolamenti.

Pittoni ha preso spunto da un recente comunicato dell’associazione sindacale siciliana, in cui si specificava che “i ricorsi proposti al Tar Lazio per consentire ai precari di essere inseriti a pettine nelle graduatorie relative al biennio 2009/2011 verranno riassunti in maniera ‘pressoché gratuita’”. Il senatore leghista non sembra credere alla gratuità citata dall’Anief, soprattutto dopo che il suo stesso partito, con l’accordo della maggioranza dell’ultimo Governo Berlusconi, ha cercato di ostacolare la facilità di ricorrere al giudice introducendo dei costi non indifferenti.

Non a caso Pittoni sostiene che “sarebbe interessante conoscere quale posizione l’associazione prenderà nei casi in cui la riassunzione della causa innanzi al Giudice del Lavoro potrà avvenire solo previo pagamento del contributo unificato di iscrizione a ruolo, in tempi recenti previsto anche per le cause di lavoro”. Il capogruppo al Senato ha poi posto pubblicamente una domanda dal chiaro sapore ironico: “Davvero sarà l’Anief ad accollarsi non soltanto le spese che inevitabilmente sono correlate all’avvio di una controversia (ad esempio le spese di notifica), che quando si tratterà di coinvolgere diverse centinaia di contro interessati potrebbero non essere poca cosa (…), gli onorari spettanti agli avvocati, ma anche – come detto - l’eventuale contributo unificato (che si badi potrebbe lievitare se le richieste risarcitorie verranno ampliate come si annuncia) o, come quasi sempre accade, si finirà per chiedere contributi a coloro che vorranno proseguire cause avviate quasi tre anni or sono?”.

La lista delle recriminazioni di Pittoni è lunghissima. Il finale è particolarmente duro. “L’Anief – sostiene Pittoni - si caratterizza per essere un’organizzazione che ha quale strategia fondamentale quella di alimentare il conflitto in ambito scolastico. Così è stato per quel che concerne la vicenda delle graduatorie, con riguardo alla quale l’Anief si è chiaramente schierata a favore di una parte dei precari (…) così è stato anche in occasione del nuovo concorso per l’accesso alla dirigenza. Risultati? L’unica battaglia vita dall’Anief, quella contro le code, ha semplicemente tolto un opportunità in più di cui disponevano gli insegnanti. Per il resto, fiasco totale. L’Anief ha fallito pure nel tentativo di impedirci di assegnare posti a tempo indeterminato anche a chi occupava le prime posizioni nelle vecchie liste e che – con la riapertura delle graduatorie – si è visto scavalcare da chi arrivava con i superpunteggi”.

Pronta la risposta dell’Anief, che ritiene del tutto gratuite e prive di fondamento le dichiarazioni rilasciate dal senatore leghista: “Pittoni forse dimentica – ha detto il presidente Pacifico - che è stato il Governo composto anche dalla Lega Nord a proporre ed approvare una tassa per chiedere ai giudici di intervenire: al posto di Pittoni mi vergognerei di aver inventato questo ‘paletto’ economico, dal momento che ricorrere contro un regolamento o una norma ingiusta dovrebbe essere uno strumento accessibile gratuitamente a tutti i cittadini che reclamano il rispetto del diritto”.

Pacifico ritiene, inoltre, che anziché condurre crociate a favore esclusivamente di una parte di candidati docenti, Pittoni e il suo partito farebbero bene a fare un passo indietro e mettersi dalla parte di tutti i precari: “per come sono andate le cose – ha sottolineato il rappresentante dell’Anief – piuttosto che fare dell’ironia dovrebbero essere proprio Pittoni e la Lega Nord a pagare il contributo unificato per tutti coloro che ricorrono oggi in tribunale essendo stati l’artefici di questa insensata tassa. Gli italiani dovrebbero sapere che grazie al partito di Pittoni e alla maggioranza dell’ultimo Governo Berlusconi oggi per fare un ricorso al Presidente della Repubblica bisogna pagare ben 600 euro, mentre fino a qualche mese fa non erano previste spese”.

Pacifico sostiene quindi che il senatore della Lega ha “perso l’occasione, ancora una volta, di evitare una brutta figura”. A proposito, infine, della supposta incapacità dell’Anief di fare sindacato e di difendere i propri iscritti, Pacifico ritiene che “la Corte Costituzionale ha vinto non solo per i docenti difesi dall’Anief ma per tutti gli italiani, sventando il tentativo di un partito politico di alzare barricate e divisioni tra i cittadini di questo nostro grande Paese dalla storia millenaria, solidale e multiculturale”.

Fine dell’ultimo “round”. Difficile però pensare che la diatriba Lega-Anief termini qui.

Fonte: Tecnica della Scuola

Non si è fatta attendere la replica del prof. Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, alle dichiarazioni del sen. Pittoni che aveva ironizzato sulle nuove spese giudiziarie che i docenti precari dovrebbero sostenere per continuare la storia infinita delle graduatorie.   

“L’Anief - si legge in un comunicato - ritiene del tutto gratuite e prive di fondamento le dichiarazioni rilasciate dal senatore leghista Mario Pittoni a proposito dei pagamenti che l’associazione sindacale intenderebbe chiedere ai propri iscritti ricorrenti”.

Sulla questione delle spese impreviste per continuare la difesa per via giudiziaria, Marcello Pacifico non smentisce ma controaccusa, dichiarando: “Pittoni forse dimentica che è stato il Governo composto anche dalla Lega Nord a proporre ed approvare una tassa per chiedere ai giudici di intervenire: al posto di Pittoni –continua il Presidente dell’Anief – mi vergognerei di aver inventato questo ‘paletto’ economico, dal momento che ricorrere contro un regolamento o una norma ingiusta dovrebbe essere uno strumento accessibile gratuitamente a tutti i cittadini che reclamano il rispetto del diritto”.

“Pittoni e il suo partito – continua Pacifico - farebbero bene a fare un passo indietro e mettersi dalla parte di tutti i precari: “per come sono andate le cose – dichiara il rappresentante dell’Anief – piuttosto che fare dell’ironia dovrebbero essere proprio Pittoni e la Lega Nord a pagare il contributo unificato per tutti coloro che ricorrono oggi in tribunale essendo stati l’artefici di questa insensata tassa. Gli italiani dovrebbero sapere che grazie al partito di Pittoni e alla maggioranza dell’ultimo Governo Berlusconi oggi per fare un ricorso al Presidente della Repubblica bisogna pagare ben 600 euro, mentre fino a qualche mese fa non erano previste spese”.

Il Presidente dell’Anief ritiene, quindi, che il senatore della Lega “abbia perso l’occasione, ancora una volta, di evitare una brutta figura”. A proposito, infine, della supposta incapacità dell’Anief di fare sindacato e di difendere i propri iscritti, Pacifico ritiene che “la Corte Costituzionale ha vinto non solo per i docenti difesi dall’Anief ma per tutti gli italiani, sventando il tentativo di un partito politico di alzare barricate e divisioni tra i cittadini di questo nostro grande Paese dalla storia millenaria, solidale e multiculturale”.

Fonte: Tuttoscuola

Sulla tormentata vicenda dell’Enam, l’Ente di assistenza dei maestri, soppresso l’anno scorso con una legge finanziaria, assorbito dall’Inpdap e ora passato in eredità alla nuova Inps, Tuttoscuola nei giorni scorsi ha fornito diverse informazioni, tra cui anche quella relativa all’iniziativa dell’Anief che ha predisposto un modello di richiesta di recesso dalla iscrizione obbligatoria da parte degli insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria (sono circa 310 mila).

Sugli ulteriori sviluppi della storia infinita dell’Enam, Ciro Di Francia, già presidente e commissario ad acta dell’Ente, ha inviato alla redazione una lettera (che pubblichiamo nella nostra Tribuna) nella quale si parla dei lunghi tempi per il passaggio dall’Inpdad all’Inps (fermo restando il contributo obbligatorio degli iscritti), e si formula una proposta sulla ritenuta e sulla destinazione delle cospicue risorse. Perché – si chiede l’ex-presidente - non coinvolgere i “proprietari” dell’Enam, cioè maestri ed ex-direttori didattici in servizio o in pensione (i soli che per decenni hanno versato contributi) attraverso un referendum?   

Anche per queste motivazioni, informa Di Francia, “alcuni ex Presidenti e Segretari dei Comitati Provinciali hanno condiviso la  proposta di costituire l'ANTAM (Associazione Nazionale Tutela ed Assistenza Magistrale), per evitare ulteriori beffe alla categoria magistrale”.

Fonte: Tuttoscuola

Le prime reazioni dei sindacati dopo le ipotesi del ministro durante il videoforum a Repubblica.it. Possibili inserimenti in due "scatole". Il problema dei docenti alla soglia della pensione che rimarranno per effetto della manovra Monti

La notizie della riapertura dei concorsi a cattedra nella scuola ha riacceso le speranze di migliaia di precari e neolaureati. Ma i sindacati nutrono mille perplessità sulle modalità di svolgimento della procedura concorsuale e sulla reale disponibilità di posti per i prossimi anni. Riuscirà il neoministro dell'Istruzione Francesco Profumo a risolvere il rebus? Dopo la notizia anticipata da Repubblica, i sindacati si sono espressi all'unanimità raccomandando all'inquilino di viale Trastevere di non creare illusioni ai tanti precari alle prese con una difficile stabilizzazione dopo i tagli della gestione Gelmini. Vediamo i possibili scenari.

Ieri pomeriggio, nel corso del videoforum su Repubblica.it 1, Profumo è tornato sulla questione che sta più a cuore ai precari della scuola: il concorso 2012. Ipotizzando che l'intera platea teorica di 300 mila aspiranti alla selezione verrà suddivisa in "due scatole": una prima più capiente (con più posti disponibili) destinata ai precari inseriti nelle graduatorie provinciali; una seconda, più piccola, riservata ai giovani, che altrimenti resterebbero sempre in coda alle graduatorie. Ma i sindacati, che conoscono bene i numeri della scuola, chiedono un confronto "serio" sulla delicata questione.

Dell'incontro avuto di ieri i sindacati hanno apprezzato i toni e le apertura sul pagamento degli scatti stipendiali, congelati dal precedente governo. "Le proposte del ministro, come terreno di confronto, ci sono sembrate interessanti ma vanno riempite di contenuti concreti", dice Mimmo Pantaleo, della Flc Cgil. "In particolare  -  continua  -  è fondamentale aprire una riflessione sui temi del reclutamento, dell'organico funzionale e sulla gestione delle graduatorie, aumentando prioritariamente i posti disponibili nei prossimi anni". "Quanto al reclutamento  -  dichiara Francesco Scrima, leader della Cisl scuola  -  ribadiamo la richiesta di aprire un confronto serio su progetti chiari, non si può ragionare su dichiarazioni alla stampa. La materia è delicata, investe attese e interessi che vanno tutti attentamente considerati".

Per Massimo Di Menna, della Uil scuola, "abilitazioni e reclutamento devono partire insieme". E propone di mantenere il doppio canale: 50 per cento dei posti a favore degli inclusi nelle attuali graduatorie ad esaurimento; 50 per cento attraverso bandi di concorso a partire da dove le graduatorie sono esaurite, prevedendo, nella partecipazione, il riconoscimento dei titoli di servizio".
Anche Gilda degli insegnanti e Anief salutano positivamente la notizia della riapertura dei concorsi, ma quest'ultimo chiede che "prima vengano stabilizzati gli attuali precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e gli abilitati nell'ultimo biennio". Un'occhiata ai numeri contribuirà a fare chiarezza.

I precari inseriti nelle liste provinciali ad esaurimento sono 240 mila. A questi occorre aggiungere, come potenziali aspiranti al concorso, 20 mila abilitati tra il 2009 e il 2011, rimasti fuori dalle graduatorie dei precari e un numero non precisato di neo laureati  -  10/15 mila  -  che potranno accedere ai Tfa (i Tirocini formativi attivi) previsti dalla nuova normativa sulla Formazione iniziale approvata dal precedente governo: i cosiddetti "giovani". L'unico dubbio resta sui posti disponibili per il 2012/2013. Secondo una stima effettuata dal ministero dell'Istruzione qualche mese fa, le prossime assunzioni si potranno fare esclusivamente sui posti che si renderanno disponibili per effetto dei prossimi pensionamenti.

Il Miur, in base alle vecchie regole per andare in pensione, aveva stimato 22 mila pensionamenti per il 2012/2013. Ma il governo Monti nel frattempo ha modificato la situazione. E sono tanti i docenti che già assaporavano il meritato riposo dopo anni di servizio, ma che saranno costretti a rimanere in servizio ancora per 4/5 anni. Finora, il 60/65 per cento dei docenti andati in pensione non ha infatti raggiunto né i 40 anni di servizio né l'età per la pensione di vecchiaia: si dimettono "volontariamente" avendo raggiunto ugualmente i requisiti per accedere all'assegno mensile. Una possibilità che oggi è preclusa a tanti e i posti disponibili potrebbero scendere a 5/8 mila al massimo.

Fonte: Repubblica

Il testo delle ordinanze con cui il Consiglio di Stato, pur respingendo i ricorsi per l’ammissione con riserva alle prove scritte del concorso per dirigenti scolastici, sembra prospettare nel prossimo giudizio di merito la possibile ipotesi estrema dell’annullamento del concorso, pone una serie di interrogativi sul futuro delle procedure concorsuali.

Questo il passaggio delle ordinanze “i motivi dedotti investono profili di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.

L’Anief si dichiara soddisfatta di quel testo e intende presentare gratuitamente per i ricorrenti entro il 3 gennaio 2012 motivi aggiunti nei ricorsi incardinati in primo grado al fine di:

- rendere esplicite le posizioni assunte a seguito dello svolgimento della prova pre-selettiva (indicazione dei quesiti a cui è stata data una risposta errata),

- richiedere una perizia tecnica di esperti super partes, nominata dal tribunale, per studiare i quesiti e le risposte fornite da Formez, relative alla prova pre-selettiva, con spese a carico del Sindacato (ovvero della parte soccombente, in caso di vittoria), al fine di confermare l’esistenza di anche uno solo dei diciotto quesiti denunciati nel processo come errati o non congrui a quanto previsto dal bando di concorso,

- coinvolgere la giustizia europea per la violazione della CEDU, ovvero del diritto alla difesa, inibito dall’impossibilità di discutere l’appello entro i termini previsti dal nostro ordinamento,

- chiedere una rapida sentenza di merito del Tar e dello stesso Consiglio di Stato che con obiettività decida, a questo punto, sull’annullamento delle prove concorsuali (prove pre-selettive, esami scritti ed eventuali esami orali), e sulla rinnovazione delle stesse prove concorsuali sia per i candidati risultati ‘idonei’ sia per i ricorrenti, come già avvenuto per l’ultimo concorso per la selezione dei presidi siciliani.

Fonte: Tuttoscuola

I giudici di Palazzo Spada reputano “inaccoglibili” le domande di ammissione con riserva. Però ammettono possibili vizi di legittimità nella fase preselettiva incentrata sui quiz a risposta multipla: se ciò venisse accertato, in sede di decisione nel merito, determinerebbe l’effetto demolitorio dell’intera procedura. Facendo morire “Sansone con tutti i filistei”…

Nemmeno il Consiglio di Stato è riuscito a chiarire definitivamente l’esito dei ricorsi presentati in tribunale dai legali di migliaia di docenti esclusi dalle prove scritte del concorso a dirigente scolastico, dopo esserne stati defenestrati per non aver superato la prova di preselezione dello scorso 12 ottobre. Scorrendo il parere espresso dai giudici di Palazzo Spada, che di fatto conferma quello espresso pochi giorni fa dai colleghi del Tar del Lazio, territorialmente competenti, i ricorrenti non sembrerebbero avere scampo.

Il Cds ha infatti negato loro anche il diritto all’ammissione con riserva alle due verifiche (peraltro svolte la scorsa settimana): “l’avvenuto svolgimento delle prove scritte – si legge nelle ordinanze emesse il 20 dicembre - induce la Sezione a ritenere inaccoglibili le domande di ammissione con riserva”.

Nella stesso sentenza i giudici però hanno lasciato aperta la possibilità che tutto il concorso potesse addirittura saltare. Replicando (però su scala nazionale) quanto avvenuto in occasione dell’ultimo concorso per dirigenti scolastici svolto in Sicilia. Il Consiglio di Stato ha infatti ammesso che, a causa dei diversi vizi procedurali in cui sono incorsi gli organizzatori della fase preselettiva della procedura concorsuale, esistono dei dubbi “di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.

Rispetto a quanto velatamente aveva fatto intendere il Tar del Lazio, a questo punto la possibilità che ‘muoia Sansone con tutti i filistei’ non solo rimane in piedi, ma sembra così  addirittura rafforzarsi. Lasciando nell’incertezza anche e soprattutto i 9mila candidati che il 14 e 15 dicembre scorso hanno svolto le prove scritte: ora questi docenti non dovranno solo attendere l’esito delle verifiche, previsto in primavera, ma anche quello più approfondito delle carte che emetterà, questa volta in modo definitivo, il Consiglio di Stato entrando fino in fondo nel merito della questione.

A rinforzare il concetto che il concorso è da annullare e rifare daccapo (stavolta senza errori) è sicuramente l’Anief, l’associazione sindacale che vanta la più alta percentuale di ricorrenti contro l’esclusione della prove scritte: l’organizzazione di Pacifico ha fatto sapere che presenterà ai giudici, a nome dei suoi assistiti, tra l’altro senza chiedere loro ulteriori spese, una serie di motivi aggiunti per far decadere il concorso. L’obiettivo dell’Anief è “rendere esplicite”, attraverso “una perizia tecnica di esperti super partes”, tutte le storture e gli errori presenti nei quesiti e nelle risposte “fornite da Formez, relative alla prova pre-selettiva”. Cercherà poi di “coinvolgere la giustizia europea per la violazione della Cedu, ovvero del diritto alla difesa, inibito dall’impossibilità di discutere l’appello entro i termini previsti dal nostro ordinamento”. Insomma la partita sembrerebbe davvero ancora aperta.

Fonte: Tecnica della Scuola

Sulle ordinanze del Consiglio di Stato che hanno respinto i ricorsi per l’ammissione con riserva alle prove scritte del concorso per dirigenti scolastici l’Anp sottolinea in un suo comunicato (www.anp.it) che “si conferma ancora una volta in un'autorevole sede giudiziaria la giustezza della nostra posizione a difesa del concorso e di quanti stanno legittimamente sostenendo le prove. Ricordiamo che l'Anp non ha alcun intendimento contrappositivo nei confronti dei tanti che non hanno passato la preselezione ma ritiene che, come associazione professionale e come sindacato, debba contribuire al rispetto delle regole, sostenere i diritti di chi ha diritti da tutelare, agire nell'interesse delle tantissime scuole che - in assenza di una regolare conclusione del concorso - rimarrebbero prive per chissà quanto tempo di dirigenti regolarmente selezionati.

L’Anp, però, ricorda che la questione non è ancora chiusa e che ci sarà ancora bisogno di intervenire quando si discuterà del merito dei ricorsi presso i TAR del Lazio e delle altre regioni, nonché dinanzi al Consiglio di Stato quando questo sarà chiamato a pronunciarsi nel merito.

Mentre l’Anief si prepara a presentare motivi aggiunti per convincere i giudici ad annullare l’intero concorso, l’Anp invece dichiara che continuerà “la sua azione di sostegno al concorso ed ai candidati invitando tutti coloro che non hanno ancora aderito alla nostra iniziativa per la presentazione degli interventi ad opponendum a farlo al più presto. Occorre, infatti, non abbassare la guardia e continuare a promuovere la costituzione dei controinteressati in tutte le sedi ed in tutti i gradi di giudizio, in quanto un eventuale accoglimento nel merito … potrebbe provocare l'arresto - forse definitivo per molti anni a venire - della macchina concorsuale, con tutte le nefaste conseguenze sulla professione e sul profilo dei dirigenti oggi in servizio e sulle legittime aspettative dei docenti che aspirano alla dirigenza”.

Fonte: Tuttoscuola

Con diverse ordinanze del Consiglio di Stato (n. 6774/2011 ed altre) emesse in data odierna cadono le ultime speranze dei candidati esclusi dal concorso a dirigente scolastico a causa del mancato superamento della prova di preselezione dell’ottobre scorso.

I ricorrenti, alla vigilia delle prove scritte del concorso, avevano già ricevuto nei giorni scorsi una risposta negativa da parte del Tar Lazio a cui avevano fatto ricorso in precedenza. Proprio contro la decisione del Tar avevano proposto d’urgenza un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato.  

I magistrati di Palazzo Spada hanno respinto anch’essi i ricorsi con varie motivazioni di merito, concludendo il provvedimento di rigetto con un eloquente “in ogni caso, l’avvenuto svolgimento delle prove scritte induce la Sezione a ritenere inaccoglibili le domande di ammissione con riserva” che sembrano chiudere definitivamente la questione.

C’è tuttavia un passaggio di questa ordinanza che sembra rinviare il tutto ad un giudizio di merito che potrebbe addirittura annullare l’intera procedura concorsuale. Si afferma, infatti, nell’ordinanza del Consiglio di Stato, che i motivi dedotti investono profili di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove.

Le prove scritte del concorso si sono già svolte, ma sul loro esito e sulle successive fasi concorsuali potrebbe pendere questa specie di spada di Damocle del Consiglio di Stato che potrebbe anche decidere in modo clamoroso per l’annullamento del concorso. Forse.

Fonte: Tuttoscuola

A 13 anni dall’ultimo bando di concorso ordinario per insegnanti della scuola, il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, ha oggi annunciato a Savona di voler tornare a questa forma di selezione diretta: "voglio riaprire la scuola ai docenti giovani - ha detto il neo responsabile del Miur - ed evitare di bloccare una generazione di neolaureati che oggi non ha alcuna possibilità di ottenere una cattedra: questo è senz’altro un tema su cui bisogna lavorare". Il ministro ha spiegato che ogni anno 12mila e 500 posti verranno coperti attingendo "dalle graduatorie permanenti ad esaurimento", mentre altri 12 mila e 500 posti disponibili verranno assorbiti "attraverso il concorso": quindi "i giovani che non sono nelle graduatorie, ma si sono formati per fare gli insegnanti, potranno fare" il concorso.

L’ultimo bando di questo tipo, riservato alla scuola, risale al 1999: per andare incontro a decine di migliaia di aspiranti insegnanti il ministro ha promesso pubblicamente che entro il 2012 il concorso sarà emesso. Considerando che nelle graduatorie ad esaurimento sono inseriti circa 240mila candidati all’assunzione in ruolo, che altri 30mila hanno ottenuto l’abilitazione attraverso le ultime Ssis (le scuole di specializzazioni universitarie) e che quasi altrettanti si apprestano a iniziare i ‘Tirocini formativi attivi’, lo stesso Profumo ha stimato che saranno "300mila persone" interessate al concorso, dalle scuole elementari, alle medie, alle superiori. Anche se di posti liberi se ne prospettano, soprattutto dopo l’innalzamento dell’età pensionabile, non può di 20-25mila l’anno.

Il ritorno dei concorsi a cattedra rappresenta un cambiamento di rotta rispetto alla strada intrapresa dall’ex ministro Gelmini, la quale aveva puntato su un nuovo reclutamento incentrato solo sui Tirocini formativi attivi, firmando nell’ultimo giorno del suo mandato due decreti che davano il la all’avvio dei corsi universitari da riservare a circa 23mila aspiranti docenti di ogni ordine e grado (la maggior parte dei quali destinati alle superiori).

L’apertura del ministro per i concorsi a cattedra è stata accolta con soddisfazione di sindacati. Ma a patto che venga sempre tenuta in piedi una corsia preferenziale per gli attuali precari: "E’ una buona notizia - sostiene Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, il sindacato degli educatori in formazione - ma prima il ministro dovrà inserire nelle graduatorie ad esaurimento gli oltre 20mila futuri docenti che hanno svolto corsi Ssis negli ultimi anni. Tra i titoli preferenziali del concorso - ha sottolineato il sindacalista dell’Anief - dovrebbero essere considerate le abilitazioni, i titoli professionali e le specializzazioni".

Positivo, con meno riserve, il giudizio del Pd: secondo Antonio Rusconi, capogruppo in Commissione Istruzione a Palazzo Madama, va accolto positivamente "l’intervento del ministro Profumo che, finalmente, lancia un messaggio positivo ai giovani laureati e sottolinea che fare l’insegnante è una professione importante per il nostro paese".

Secondo il legale dell’Anief, che ha difeso i docenti, è un precedente importante: in arrivo migliaia di sentenze favorevoli ai ricorrenti. Al Miur tremano per i rimborsi complessivi iperbolici: anche 4 miliardi di euro. E forse di più: gli incerti hanno ancora due settimane di tempo per fare domanda.

Dai Tribunali del lavoro continuano a giungere buone notizie per le migliaia di docenti della scuola italiana che hanno chiesto giustizia - per la mancata assunzione a titolo definitivo, il termine delle supplenze fino al 30 giugno anziché al 31 agosto e l’equiparazione del lavoro svolto come precari a quello del personale di ruolo - con un’adeguata quota compensatrice.

La sentenza favorevole stavolta è stata emessa del Tribunale di Torino, che ha assegnato a quattro docenti che hanno ricorso, con l’Anief, per l’illegittima reiterazione dei contratti a tempo determinato e il mancato riconoscimento degli scatti biennali di anzianità.

Sulla scia di quanto già avvenuto in passato in altri Tribunali, anche stavolta il giudice del lavoro ha ritenuto prevalente la norma della Corte di giustizia europea secondo cui non vi è differenza tra i diritti del personale di ruolo e quelli di dipendenti precari. Il Miur è stato quindi “condannato” al pagamento di una cifra complessiva pari ad 17.272,86 euro per gli scatti biennali arretrati e a 15 mensilità lorde per ogni ricorrente, quale risarcimento del danno per l’illegittimità dei termini apposti ai contratti, a cui vanno aggiunte le spese legali, che ha posto a carico dei convenuti, per un totale che supera i 150mila euro lordi. Saranno circa 37mila gli euro netti che andranno ad ogni docente ricorrente vincitore.

La sentenza, al di là, dell’entità dei rimborsi, è decisamente importante perché costituisce un ulteriore precedente cui potrebbero fare riferimento gli altri giudici che nei prossimi mesi saranno chiamati a decidere su migliaia di ricorsi analoghi (solo l’Anief ne ha presentati un centinaio).

Non solo: mancando ancora due settimane alla scadenza imposta dal cosiddetto Collegato al lavoro della fine dello scorso anno (Legge 183/2010), gli indecisi potrebbero aggiungersi al già corposo “plotone” di ricorrenti (si parla di un numero compreso tra i 20mila ed i 40mila) proprio sul filo di lana.

Ancora una volta le cifre in “ballo” sono altissime: per il legale che cura gli interessi dell’Anief, Giovanni Rinaldi, “in caso di conferma del predetto orientamento” anche per le altre cause, il Miur sarà costretto a rimborsarli spendendo non meno di “3-4 milioni di euro”.

Ancora una volta – ha proseguito l’avvocato - in quel di Viale Trastevere, quando sentono la sigla Anief, pensano subito a nuovi grattacapi. Solo due anni fa le sentenze del Tar a favore delle 8mila impugnative che si opponevano all’inserimento in coda di graduatoria dei precari storici della scuola che intendevano cambiare provincia, versione concordata addirittura dalla corte Costituzionale. Un vero Tsunami che ha costretto il Miur a fare marcia indietro, tornando ad inserire i docenti a pettine a partire da quest’anno”.

Entusiasta della sentenza pure il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, per il quale “alla fine - anche in presenza di una congiuntura economica non favorevole - il diritto non perdona all’amministrazione italiana la violazione della normativa di quella comunità europea che ci chiede la corretta tenuta dei conti pubblici ma anche la non discriminazione del personale a tempo determinato”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Invalidare e far ripetere le prove del concorso per dirigenti scolastici, ma anche convincere i tanti docenti risultati non idonei dopo le prove preliminari a presentarsi come candidati in occasione del prossimo rinnovo delle Rsu: è questa la linea intrapresa dall’associazione professionale sindacale, Anief, a pochi giorni dalla decisione del Consiglio di Stato di respingere la richiesta di misure cautelari urgenti - a proposito della richiesta di violazione del bando di concorso nella somministrazione dei quesiti durante le prove pre-selettive - e di fissare la Camera di Consiglio per la discussione della sospensiva al prossimo 20 dicembre.

L’Anief nel preannunciare che ‘‘nei prossimi giorni invierà una comunicazione sul deposito gratuito di motivi aggiunti per richiedere al Tar Lazio una perizia tecnica per l’analisi dei quesiti sottoposti e la calendarizzazione di una rapida sentenza di merito al fine di rinnovare le procedure concorsuali’’, ha deciso di rivolgersi a tutti i candidati non idonei, sia ricorrenti con Anief o con altri, sia non ricorrenti, ‘‘a candidarsi come RSU nelle liste del giovane sindacato’’.

‘‘Questi docenti - ha detto il presidente Marcello Pacifico - devono riappropriarsi del diritto alla difesa anche da quei sindacati latitanti, rimasti troppo a lungo e per troppo tempo in silenzio. Inoltre - continua il rappresentante dell’Anief - in attesa di sapere come e quando sarà rinnovata la procedura concorsuale, la preparazione acquisita per la partecipazione al concorso per dirigente sarà estremamente utile nelle future contrattazioni con gli attuali dirigenti’’.

Fonte: ASCA

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