La stampa scrive

La direzione regionale della Lombardia ha sospeso la nomina dei vincitori del concorso a dirigente scolastico prevista per fine mese. Ma l’ANIEF alza il tiro e anche “per evitare un grave danno erariale alle casse dello Stato" proprio mentre è in corso di conversione il decreto legge sulla spending review "rinnova al ministro la richiesta di sospendere la nomina di tutti i presunti idonei del concorso a dirigente scolastico in attesa dell'udienza del Tar Lazio del prossimo 22 novembre che riguarda oltre 8.000 ricorrenti".

Il sindacato ha infatti denunciato "l'irregolarità delle prove di preselezione in tema di correttezza dei quesiti e di gestione della procedura concorsuale e ha chiesto la rinnovazione dell'intera procedura".

A questo punto, si legge nella nota del sindacato di Marcello Pacifico, il più determinato nel percorrere la via dei ricorsi, "buon senso vorrebbe di congelare la nomina dei presunti vincitori che potrebbero essere bocciati dai tribunali della Repubblica. Lo avevamo detto più volte: questo concorso era da rifare. Speriamo che il ministro Profumo questa volta ci ascolti prima di programmare ulteriori tagli di spesa dovuti ai costi di un cattivo funzionamento della selezione dei dirigenti della scuola".

Altri sindacati e associazioni di dirigenti scolastici sembrano invece orientati a sollecitare soluzioni meno drastiche e che soprattutto consentano di effettuare, in condizioni di regolarità, la nomina del maggior numero possibile di dirigenti in tempo utile per il prossimo anno scolastico. 

Fonte: Tuttoscuola

Il concorso per diventare dirigente scolastico continua ad essere costellato da sentenze dei tribunali che ne minano seriamente la regolarità: a sostenerlo è l'associazione sindacale Anief, dopo che nelle ultime ore un altro grave errore procedurale è stato ravvisato dalla IV sezione del Tar della Lombardia, che ha annullato in via definitiva le due prove scritte del concorso poiché il "contenuto del cartoncino, contenente i dati anagrafici dei candidati" è risultato "agevolmente leggibile" violando di conseguenza "la garanzia dell'anonimato".

A fronte di questa sentenza la direzione regionale della Lombardia dovrebbe nelle prossime ore decidere di sospendere la nomina dei vincitori prevista per fine mese, spiega l'Anief. "La sospensione dovrebbe però partire dal ministro Profumo ed essere estesa per tutti i presunti idonei del concorso a dirigente scolastico - sostiene il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - anche perché in caso contrario lo Stato, proprio mentre è in corso di conversione il decreto legge sulla spending review, rischierebbe un grave danno erariale. Sarebbe una decisione provvidenziale, almeno sino all'udienza fissata dal Tar Lazio del 22 novembre che riguarda 8.000 candidati ricorrenti".

L'Anief ricorda di aver "denunciato questo scenario più volte, prima al ministro Gelmini e poi al ministro Profumo: questo concorso è stato male organizzato e viziato da troppe distorsioni. Sin dalla pessima composizione e organizzazione delle prove preliminari, organizzate sulla base di un alto numero di quesiti scorretti. Dai Tar di Molise, Piemonte, Lazio, Umbria e Calabria sono arrivate sentenze che hanno accertato irregolarità. Tanto che da diversi parlamentari di diversi schieramenti sono pervenute interrogazioni sul tema".

"Per questo abbiamo chiesto da tempo la rinnovazione dell'intera procedura. A questo punto - conclude il presidente Pacifico - buon senso vorrebbe almeno di congelare la nomina di presunti vincitori, su cui pende sempre di più la spada di Damocle dei tribunali della repubblica".

Fonte: TMNews

Proposte di emendamento per stabilizzare precari, abolire trattenuta Enam, salvare professionalità di inidonei e ITP, garantire indennità di reggenza a vicari, aprire finestra su pensioni, salvare assegnazione provvisoria a neo-assunti e ferie dei precari, istituire albo dei ricercatori universitari, sfoltire processi in corso. Sono le 10 proposte dell'Anief per "risparmiare milioni di euro senza distruggere il merito". Il sindacato lancia anche un appello ai senatori della Repubblica perché le stesse proposte possano essere presentare, discusse ed approvate.

"A costo zero - spiega il sindacato - la ricetta per stabilizzare i precari della scuola che dopo tre anni continuano a essere chiamati come supplenti. La carriera è, infatti, bloccata per i colleghi di ruolo, perché non assumerli? Si risparmierebbero 8 milioni di euro per ogni denuncia di infrazione rispetto alle migliaia in corso". Ancora, "perché non obbligare gli ispettori o lo stesso personale della scuola a revisionare gratuitamente i conti, visto che già il Dsga deve preparare la relazione, il dirigente deve sostenere la contrattazione con le RSU, ed è sempre possibile sporgere denuncia alla magistratura contabile? Risparmi per altri 4 milioni di euro". E ancora, "perché costringere i docenti inidonei all'insegnamento per motivi di salute a non valorizzare la propria professionalità nelle biblioteche o ancora perché non consentire agli insegnanti tecnico-pratici di frequentare i TFA e riconvertirsi in altra classe di concorso in base al titolo di studio?".

Per non parlare, sottolinea il sindacato, dei risparmi dovuti alla riapertura dei concorsi per ricercatore, magari utilizzando personale specializzato da anni nella docenza e nella ricerca, senza coprire assegni milionari per associati o ordinari, come fanno in Europa. Ancora risparmi nati dalla volontà di non legiferare contro direttive comunitarie che assicurano la monetizzazione delle ferie non godute per malattie o altra ragione, e ancora risparmi per la liquidazione di enti i cui servizi non sono più dispensabili come quelli offerti dall'Enam. "E che dire - prosegue l'Anief - del caos presso le Corti del lavoro per ricorsi individuali che, sebbene riguardino procedure concorsuali, non sono più gestiti dal Tar Lazio in forma collettiva, con danni permanenti nelle tasche dei contribuenti?".

Nello spirito della legge vanno le proposte emendative preparate dall'Anief anche per garantire la mobilità del personale neo-assunto che si potrebbe ritrovare dal prossimo anno cassa-integrato o per lasciare andare in pensione quelle migliaia di colleghi che avevano iniziato il 1° settembre 2011 il loro ultimo anno di servizio o ancora "per non mortificare la professionalità dell'unica figura intermedia - quadro – del vicario, introdotta nell'amministrazione scolastica. Certo – dice il sindacato - sono tutte proposte orientate ai risparmi di spesa, ma sembrano poter migliorare il servizio, invece di distruggere la motivazione, il merito, l'abnegazione dei lavoratori della scuola, dirigenti, docenti o ata, comunque, sempre professionisti al servizio del cittadino".

Fonte: Tuttoscuola

Il sindacato Anief ha oggi consegnato al presidente della Commissione Istruzione del Senato i 10 emendamenti che andrebbero applicati al decreto legge sulla spending review, già approvato dal Cdm: si va dalla stabilizzazione dei precari all'abolizione della trattenuta Enam per i docenti delle elementari, dal salvataggio delle professionalità di inidonei e insegnanti di laboratorio al mantenimento dell'indennità di reggenza dei vice-presidi.

Si chiede poi di aprire una "finestra" sulle pensioni, di permettere l'assegnazione provvisoria anche ai neo-assunti e le ferie dei precari. Di istituire un albo dei ricercatori universitari e di sfoltire i processi in corso.

"La nostra è un 'ricetta' seria e su cui discutere - spiega Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - perché la sua attuazione farebbe comunque risparmiare milioni di euro. Però senza distruggere la motivazione, il merito, l'abnegazione dei lavoratori della scuola, dirigenti, docenti o Ata: tutti professionisti al servizio dei cittadini, che invece il Governo continua a trattare come 'pacchi postali'.

Per queste ragioni, Anief lancia un appello ai senatori della Repubblica, perché le stesse proposte possano essere presentare, discusse ed approvate".

Fonte: Italpress 

Proposte di emendamento per stabilizzare precari, abolire trattenuta Enam, salvare professionalità di inidonei e ITP, garantire indennità di reggenza a vicari, aprire finestra su pensioni, salvare assegnazione provvisoria a neo-assunti e ferie dei precari, istituire albo dei ricercatori universitari, sfoltire processi in corso. Sono le 10 proposte dell'Anief per "risparmiare milioni di euro senza distruggere il merito". Il sindacato lancia anche un appello ai senatori della Repubblica perché le stesse proposte possano essere presentare, discusse ed approvate.

"A costo zero - spiega il sindacato - la ricetta per stabilizzare i precari della scuola che dopo tre anni continuano a essere chiamati come supplenti. La carriera è, infatti, bloccata per i colleghi di ruolo, perché non assumerli? Si risparmierebbero 8 milioni di euro per ogni denuncia di infrazione rispetto alle migliaia in corso". Ancora, "perché non obbligare gli ispettori o lo stesso personale della scuola a revisionare gratuitamente i conti, visto che già il Dsga deve preparare la relazione, il dirigente deve sostenere la contrattazione con le RSU, ed è sempre possibile sporgere denuncia alla magistratura contabile? Risparmi per altri 4 milioni di euro". E ancora, "perché costringere i docenti inidonei all'insegnamento per motivi di salute a non valorizzare la propria professionalità nelle biblioteche o ancora perché non consentire agli insegnanti tecnico-pratici di frequentare i TFA e riconvertirsi in altra classe di concorso in base al titolo di studio?".

Per non parlare, sottolinea il sindacato, dei risparmi dovuti alla riapertura dei concorsi per ricercatore, magari utilizzando personale specializzato da anni nella docenza e nella ricerca, senza coprire assegni milionari per associati o ordinari, come fanno in Europa. Ancora risparmi nati dalla volontà di non legiferare contro direttive comunitarie che assicurano la monetizzazione delle ferie non godute per malattie o altra ragione, e ancora risparmi per la liquidazione di enti i cui servizi non sono più dispensabili come quelli offerti dall'Enam.
"E che dire - prosegue l'Anief - del caos presso le Corti del lavoro per ricorsi individuali che, sebbene riguardino procedure concorsuali, non sono più gestiti dal Tar Lazio in forma collettiva, con danni permanenti nelle tasche dei contribuenti?".

Nello spirito della legge vanno le proposte emendative preparate dall'Anief anche per garantire la mobilità del personale neo-assunto che si potrebbe ritrovare dal prossimo anno cassa-integrato o per lasciare andare in pensione quelle migliaia di colleghi che avevano iniziato il 1° settembre 2011 il loro ultimo anno di servizio o ancora "per non mortificare la professionalità dell'unica figura intermedia - quadro - del vicario, introdotta nell'amministrazione scolastica. Certo - dice il sindacato - sono tutte proposte orientate ai risparmi di spesa, ma sembrano poter migliorare il servizio, invece di distruggere la motivazione, il merito, l'abnegazione dei lavoratori della scuola, dirigenti, docenti o ata, comunque, sempre professionisti al servizio del cittadino".

Fonte: TMNews 

La manovra del governo Monti è un insieme di tagli alla spesa sociale, all’istruzione e alla ricerca pubblica che provocherà la riduzione dei servizi, degli investimenti, dell’occupazione e dei diritti universali. Alla scuola vengono sottratti oltre 500 milioni di euro nei prossimi anni dopo i tagli epocali della Gelmini. Il transito nei profili ATA di circa 3.765 docenti inidonei e l’utilizzo in ambito provinciale dei docenti in esubero ha conseguenze gravissime perché, oltre a colpire la dignità e la professionalità di questi lavoratori, si licenziano 15 mila precari tra docenti ed ATA che hanno alle spalle anche 10 anni di lavoro”.

Saranno perciò “durissime” le iniziative di protesta che il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, annuncia in previsione della riapertura delle scuole.

Il giudizio del sindacalista sulla parte della spending review che riguarda la ricerca e l’università pubblica è parimenti del tutto negativo per “l’aumento indiscriminato delle tasse universitarie, il blocco delle assunzioni, la soppressione dell’Inran, il taglio devastante dei fondi ordinari per la ricerca pubblica”.

La fine conclamata della concertazione, che secondo il premier Monti “ha generato i mali contro cui noi lottiamo e a causa dei quali i nostri figli non trovano facilmente lavoro”, vede i sindacati divisi, con la Cisl e la Uil che ne tentano una difesa di principio e la Cgil che sembra quasi riscoprire il gusto del conflitto in campo aperto.

All’interno della Cgil il sindacato guidato da Pantaleo sembra schierarsi sulle posizioni più battagliere e antimontiane, come mostra la sua esplicita richiesta “che a settembre venga proclamato uno sciopero generale su una piattaforma rivendicativa alternativa alle politiche devastanti del governo Monti che fanno aumentare disoccupazione, precarietà e disperazione sociale”.

Tempi duri dunque anche per il ministro Profumo, cui viene attribuita con crescente asprezza polemica una linea di sostanziale continuità con le politiche attuate dal suo predecessore Gelmini. Va detto peraltro che la durezza del leader della Flc-Cgil si deve in parte anche alla necessità per questo sindacato di fronteggiare l’attivismo di Cobas, Cub, Anief e altri movimenti di base e anche all’esigenza di mediare al proprio interno con le posizioni più intransigenti.

Fonte: Tuttoscuola

Dopo gli esiti non troppo lusinghieri delle elezioni per il rinnovo delle RSU, per il quale aveva investito risorse e impegno senza esclusione di colpi, l’Anief, il sindacato che in modo particolare ha preso a cuore la sorte dei precari operando attraverso impugnative e ricorsi davanti ai giudici del lavoro di mezza Italia, sembrava essersi dato una pausa di riflessione che poteva preludere ad un cambio di strategia: pochi e rari comunicati, attività informativa di routine e poco più, per mantenere vivo il rapporto con gli iscritti e conservare il più possibile intatta l’immagine pubblica.

Ma nelle ultime settimane la tradizionale linea strategica dell’Anief è ritornata più vivace che mai con proclami di vario genere e l’annuncio di una raffica di ricorsi contro i provvedimenti che hanno interessato il personale scolastico negli ultimi mesi e, in particolare, l’ultima settimana con la pubblicazione del decreto legge n. 95/2012 sulla spending review.

Prima però di partire con la batteria di ricorsi - l’arma sindacale preferita dall’Associazione - l’Anief ha fatto appello al Parlamento, chiamato ad approvare il decreto legge, perché accolga numerose richieste di modifica.

In caso contrario - ha comunicato l’Anief - la strada del ricorso sarà inevitabile per impedire cambi di profilo per il personale docente in esubero, inidoneo o tecnico-pratico, la cancellazione della qualifica vice-dirigenziale e dell’assegno mensile per le ferie non godute dal personale precario, il divieto di pensionamento con le vecchie regole.

Poiché la conversione in legge del decreto si avrà probabilmente prima della sospensione estiva dei lavori parlamentari senza comprendere, con molta probabilità, le richieste di modifica, si può prevedere che l’inizio del prossimo anno scolastico sarà accompagnato, ancora una volta, se ci sarà seguito da parte della gente di scuola, da una intensa campagna di ricorsi ai Tar e ai giudici del lavoro.

Fonte: Tuttoscuola

Il sindacato Anief rilancia la necessità di dare seguito alle 29.000 assunzioni programmate di docenti e Ata, l'Italia dei Valori lavora affinchè il reclutamento sia affidato alle Graduatorie ad esaurimento, senza il concorso.

Precari – Anief sostiene le ragioni dei manifestanti della scuola davanti Montecitorio: se non si vuole affossare la categoria, servono emendamenti alla spending review e le 29mila assunzioni programmate di docenti e Ata.

L’Anief ha già preso contatti con i parlamentari che dovranno esaminare il decreto legge di revisione della spesa: bisogna impedire a tutti i costi il ricollocamento d’ufficio del personale docente in esubero per utilizzarli su discipline che non conoscono e per le quali non sono tantomeno abilitati; occorre cancellare la norma che vuole obbligare i dirigenti a privare il personale precario di usufruire dell'assegno mensile delle ferie non godute; non si può impedire al personale che ha i requisiti di andare in pensione, cancellando così anche il naturale turn over tra i dipendenti.

L’Italia dei Valori da canto suo non si accontenterà finché il Governo e le forze politiche che lo stanno appoggiando non si adopereranno per varare un piano di assunzioni che porti al completo assorbimento, in tempi ragionevoli, delle graduatorie ad esaurimento come era stato promesso dalla legge 296/2006, ovvero dalla finanziaria che trasformava le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento. Si legge nel loro comunicato "Siamo dell’avviso infatti che bandire oggi un concorso per abilitati rappresenti una scelta irresponsabile nonché un espediente ipocrita, offensivo e antimeritocratico perché irrispettoso dei diritti faticosamente acquisiti dai docenti precari che hanno già ampiamente dimostrato la loro preparazione attraverso il superamento di prove concorsuali complesse ed articolate e la loro professionalità attraverso l’esercizio quotidiano delle loro capacità didattiche".

Fonte: Orizzonte Scuola

L'associazione sindacale Anief condivide le ragioni della manifestazione del 16 luglio dei precari della scuola davanti a palazzo Montecitorio.

L'Anief, che continua a chiedere che fine ha fatto il decreto interministeriale del 3 agosto 2011, attraverso cui anche quest'anno dovevano essere assunti 22 mila docenti e 7 mila Ata, ha già preso contatti con i parlamentari che dovranno esaminare il decreto legge di revisione della spesa. "È anche e soprattutto per i precari - spiega il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - che stiamo presentando una serie di proposte emendative al decreto legge sulla spending review. Prima di tutto perché non si può sempre chiedere alla scuola di sacrificare risorse che in altri contesti si continuano tranquillamente a sprecare. In secondo luogo per garantire la giustizia sociale. E poi perché l'Anief ha tra i suoi motivi fondanti proprio la tutela dei precari della scuola: non possiamo quindi che condividere le ragioni che domani porteranno tanti lavoratori della scuola a scendere in piazza davanti a quegli stessi parlamentari che si apprestano a votare l'ennesima legge che vuole affossarli".

"Viene da sé che se questo decreto legge non verrà modificato - conclude il presidente del giovane sindacato - siamo pronti a una nuova stagione di ricorsi: sarà così il tribunale ad assicurare la parità di trattamento dei cittadini. Perché essere precario non significa non avere
diritti".

Fonte: Italpress 

L'Anief condivide le ragioni che domani, 16 luglio, porteranno i precari della scuola a manifestare a Roma davanti a palazzo Montecitorio: dopo tre anni di tagli a senso unico, durante i quali l'ex ministro Gelmini ha ridotto il personale docente e Ata di 150 mila posti, una pessima gestione delle graduatorie dei supplenti, l'applicazione di un dimensionamento incostituzionale che ha fatto perdere 2 mila scuole, dirigenti e amministrazioni, ci voleva il Governo dei tecnici per tirare fuori dal "cilindro" una spending review con dei provvedimenti mirati solo al risparmio e incurante dei delicati aspetti didattico-professionali dell'istruzione pubblica.

Il nostro sindacato - che continua a chiedere che fine ha fatto il decreto interministeriale del 3 agosto 2011, attraverso cui anche quest'anno dovevano essere assunti 22 mila docenti e 7 mila Ata - ha già preso contatti con i parlamentari che dovranno esaminare il decreto legge di revisione della spesa: bisogna impedire a tutti i costi il ricollocamento d'ufficio del personale docente in esubero per utilizzarli su discipline che non conoscono e per la quali non sono tantomeno abilitati; occorre cancellare la norma che vuole obbligare i dirigenti a privare il personale precario di usufruire dell'assegno mensile delle ferie non godute; non si può impedire al personale che ha i requisiti di andare in pensione, cancellando così anche il naturale turn over tra i dipendenti.

"È anche e soprattutto per i precari - spiega il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - che stiamo presentando una serie di proposte emendative al decreto legge sulla spending review.
Prima di tutto perché non si può sempre chiedere alla scuola di sacrificare risorse che in altri contesti si continuano tranquillamente a sprecare. In secondo luogo per garantire la giustizia sociale. E poi perché l'Anief ha tra i suoi motivi fondanti proprio la tutela dei precari della scuola: non possiamo quindi che condividere le ragioni che domani porteranno tanti lavoratori della scuola a scendere in piazza davanti a quegli stessi parlamentari che si apprestano a votare l'ennesima legge che vuole affossarli".

"Viene da sé che se questo decreto legge non verrà modificato - conclude il presidente del giovane sindacato - siamo pronti a una nuova stagione di ricorsi: sarà così il tribunale ad assicurare la parità di trattamento dei cittadini. Perché essere precario non significa non avere diritti".

Fonte: TMNews

Sale l’interesse per la manifestazione del 16 luglio organizzata dal Cps: no alle riconversioni, al concorso-truffa e all’abbandono dei precari storici. Anche il Cip rivendica il piano triennale di assunzioni previsto dal decreto sviluppo. Sostegno dal PdCI di Taranto: rischiano pure i docenti che formano il personale della Marina Militare.

Mentre si allunga la lista delle adesioni alla manifestazione di lunedì 16 luglio davanti a Montecitorio, anche la Flc-Cgil ha detto che sarà presente, il Coordinamento precari scuola’ ha messo a fuoco i motivi della protesta: il personale non di ruolo della scuola ritiene che “i nuovi 16.000 tagli previsti dalla spending review” non sono “altro che l'ennesima manovra ammazza-precari”. La manovra del Governo, in via di approvazione definitiva dopo il via libera del Consiglio dei ministri della settimana scorsa, chiederebbe “nuovi, inaccettabili e insopportabili sacrifici per i lavoratori della scuola, i docenti, gli Ata, i tecnici di laboratorio, i collaboratori scolastici. Il governo – sostengono dal Cps - umilia i docenti precari da anni o da lustri in servizio nelle scuole e in attesa nelle Graduatorie ad esaurimento, con la proposta oscena di un assurdo e ridicolo ‘concorso’ a cattedre inesistenti” e ricollocando in modo forzato migliaia di esuberi.

In barba al ‘merito’ tanto strombazzato e alla ‘qualità’ che dicono di voler promuovere creando squallide gerarchie tra docenti all'interno delle scuole – continuano i precari - stanno riconvertendo sul sostegno i docenti in esubero, violando i diritti dei disabili, e hanno stabilito che i soprannumerari, vittime dei tagli, vadano a insegnare materie nelle quali non sono abilitati”.

Dal Cps giunge un rifiuto netto a partecipare ai prossimi concorsi pubblici: i precari sostengono che non si faranno “selezionare di nuovo, con tutti i titoli e l'esperienza che abbiamo, perché questo significherebbe negare la validità delle graduatorie” e “gettare via una vita intera di sacrifici”.

Annunciano, quindi, che durante la manifestazione del 16 luglio, concentreranno la loro contestazione si alcuni punti ritenuti imprescindibili: “no alle riconversioni, no alla mortificazione del concorso-truffa, non al tradimento delle aspettative dei precari storici”. Chiederanno a gran voce, infine, la conferma delle immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti, come previsto dal decreto interministeriale del 03 agosto del 2011. “Pretendiamo – conclude il Cps – il rispetto del piano triennale di assunzioni e della nostra dignità”.

Sostegno al Cps è arrivato anche da una delle associazioni storiche dei precari: i‘Comitati insegnanti precari’ hanno detto di condividere in pieno “le ragioni della manifestazione di protesta del 16 luglio contro la politica governativa in materia di istruzione e precariato. Ancora una volta – fa sapere l’organizzazione guidata Elena La Gioia - i docenti precari sono centrifugati in piena estate in un carosello di dichiarazioni e illazioni destabilizzanti, quando invece il personale della scuola necessita di una gestione ordinata e coerente a beneficio dell'intero sistema scolastico”. Dopo l'Anief, anche il Cip esterna preoccupazioni per la possibile mancata “applicazione del piano triennale di assunzioni previsto dal decreto sviluppo”, per “il falso rimedio del concorso al problema reale del reclutamento”, ma anche “al progetto di abuso di mobilità professionale a discapito di quanti sono in attesa di sistemazione definitiva da più lungo tempo”.

Solidarietà all’iniziativa è giunta anche dal PdCI di Taranto, che nel sostenere “la protesta dei lavoratori della scuola e della formazione pubblica” ha ricordato che anche “i docenti dei corsi per la formazione del personale della Marina Militare rischiano il licenziamento o una fortissima decurtazione delle ore di servizio”. Il partito pugliese fa sapere che “questi docenti, alcuni dei quali in servizio da 30 anni, hanno deciso lo stato d’agitazione”. Venerdì 13 luglio hanno già svolto anche due sit-in: il primo a San Vito, davanti l’ingresso principale delle scuole, il secondo davanti la sede dell’ammiragliato.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Il sindacato Anief chiede che sul fronte scuola il decreto "spending review" sia modificato, "in caso contrario - avverte - la strada del ricorso sarà inevitabile per impedire cambi di profilo per il personale docente in esubero, inidoneo o tecnico-pratico, la cancellazione della qualifica vice-dirigenziale e dell'assegno mensile per le ferie non godute dal personale precario, il divieto di pensionamento con le vecchie regole".

"È giusto - sottolinea Anief - che una seria organizzazione sindacale e professionale, prima di annunciare ricorsi al giudice del lavoro o al tribunale amministrativo per riconoscere diritti palesemente violati, tenti il dialogo con le istituzioni cosi da assicurare giustizia ed equità". Ma "non vi è alcuna ragionevolezza nel cambiare il profilo professionale di personale impiegato per esercitare la funzione docente e nel liquidarlo come una zavorra da collocare in qualsiasi altra funzione senza la dovuta riconversione, quasi fosse un pacco postale. Né si scorge la stessa equità nel privare 150mila precari della scuola delle ferie non godute durante l'anno scolastico trascorso perché non concesse dai loro dirigenti con la scusa della continuità didattica, e tuttavia da monetizzare entro il prossimo dicembre".

Stessa critica arriva riguardo "l'intervento per abolire la figura di sistema della vice-dirigenza così da evitare i processi sulle indennità di reggenza o ancora della continua perseguibile dimenticanza del personale della scuola che ha maturato i vecchi requisiti per andare in pensione nell'anno corrente". Per questo - annuncia l'Anief - chiederemo emendamenti specifici ai parlamentari che hanno ancora a cuore la giustizia sociale". E - conclude il sindacato - "se non riusciremo a cambiare il decreto, siamo pronti a una nuova stagione di ricorsi perché il tribunale assicuri la parità di trattamento dei cittadini, tuteli i diritti quesiti e promuova il merito contro ogni logica distruttiva del nostro convivere civile imposta dagli speculatori finanziari".

Fonte: TMNews 

Il ministro Riccardi esce da Palazzo Chigi ottimista: «Dall'incontro con le parti sociali ci aspettiamo molto, spero che la nostra linea sia condivisa». Meno concilianti i sindacati, quando si parla di spending review di cui andranno a discutere oggi con il governo: i leader di Uil e Cisl, Angeletti e Bonanni hanno già minacciato lo sciopero generale, tra le proteste di alcuni esponenti del Pdl.

L'appuntamento con le parti sociali è alle nove; a seguire un faccia a faccia con Regioni, Province e Comuni. Obiettivo, arrivare a scrivere il decreto sulla revisione della spesa pubblica per un Consiglio dei ministri da svolgersi giovedì pomeriggio o venerdì.

Ieri riunioni tra il premier Monti e i ministri. Si parla di una cifra come minimo di cinque miliardi (4,2 sono necessari per evitare l'aumento dell'Iva in autunno), ma potrebbe arrivare anche a sette-otto, da recuperare tra le pieghe degli sprechi, di cui una parte andrebbe ai terremotati e a rifinanziare le missioni internazionali.

In parallelo, ieri sera a Palazzo Chigi, si è ragionato anche sulla proposta avanzata dal Tesoro di bloccare sino a fine 2013 tutti gli aumenti tariffari di acqua, luce, gas, autostrade e tlc. Si tratta di una proposta che può fare contenti i sindacati che la sollecitano da tempo ma che trova contrario il ministro dello Sviluppo economico.

Secondo Corrado Passera da un lato i prezzi, in particolare quelli del settore energetico, starebbero scendendo, dall'altro si tratterebbe di un provvedimento dirigista che potrebbe avere un effetto boomerang sulla credibilità dell'Italia.

L'ipotesi è che il Consiglio dei ministri vari un primo decreto di tagli alle spese a valere sul 2012, per poi dedicarsi a un secondo provvedimento più «strutturale» lungo l'estate, per rafforzare gli interventi sugli anni 2013-2014.

Bisogna però capirsi su cosa si intenda per sprechi: «Non è accettabile toccare il sociale», ammonisce il segretario del Pd, Pierluigi Bersani; «no alla riduzione della spesa sociale e ai tagli alla sanità», raccomanda Di Pietro, mentre dal Pdl l'ex ministra Mara Carfagna insorge «no ai tagli al welfare, quello vero».

Di ipotesi su dove tagliare in questi giorni ne sono girate molte: quali saranno le ricette scelte dal governo dipende anche dall'esito degli incontri di oggi. Dall'idea di prepensionare migliaia di persone derogando alla riforma Fornero all'abbassamento dell'importo dei buoni pasto alla possibilità di rinviare il pagamento della tredicesima, sono molti gli interventi presi in considerazione.

L'area su cui pare più vicino l'accordo è la sanità: un comparto che dovrebbe portare la bellezza di 9,5 miliardi di risparmi in tre anni, 1,3-1,4 solo nel 2012, da garantirsi attraverso vari interventi, dalla riduzione del tetto della spesa farmaceutica ai risparmi dati da farmaci a cui scade il brevetto. Più difficile invece trovare un accordo digeribile sulla spinosa questione del taglio del numero di tribunali, procure e uffici giudiziari.

In agitazione i sindacati: non «facimme ammuina», raccomanda Bonanni, «cioè tutto si muove per non far succedere niente». Furibondi in particolare i rappresentanti dei dirigenti pubblici, di cui è previsto un taglio del 20 per cento, che denunciano di non essere stati invitati al tavolo: «Inevitabile l'avvio di una nuova stagione di mobilitazione e di sicuri contenziosi», assicura Marcello Pacifico, presidente dell'Anief. Ma altrettanto preoccupati sono Regioni ed enti locali: «Si può intervenire dove è possibile, ma toccare il welfare e in particolare la sanità è veramente difficile», sbotta il governatore della Campania, Stefano Caldoro.

L'Unione delle province s'è data appuntamento per una riunione mercoledì: sono a rischio vari capoluoghi. «Piena disponibilità di ciascuno a fare la propria parte - garantisce il presidente, Giuseppe Castiglione - cosa diversa è se si trasforma l'ennesima manovra di tagli alle Province e agli enti locali».

Fonte: La Stampa

"Quello che il Governo sta chiedendo al personale della scuola, attraverso la spending review, è un prezzo troppo alto: a questo punto solo delle modifiche al testo da attuare in Parlamento possono ristabilire equità . E se ciò non dovesse accadere ricorreremo in tribunale". A sostenerlo, in una nota, è il sindacato Anief, che in queste ore sta prendendo contatti con i parlamentari perché si attivino per impedire l'attuazione di provvedimenti fuori ogni logica.

Questi i punti del decreto che il sindacato contrasterà sino all'ultimo: la trasformazione d'ufficio in impiegati dei docenti in esubero, degli inidonei e dei tecnico-pratici, senza la dovuta riconversione quasi fossero dei pacchi postali e non degli insegnanti della scuola pubblica; la cancellazione di fatto della qualifica vice-dirigenziale e delle indennità di reggenza; l'abolizione dell'assegno mensile per le ferie non godute dal personale precario; il divieto di pensionamento nei confronti di chi, lavorando sino al prossimo 31 agosto, con i vecchi requisiti avrebbe potuto lasciare il lavoro nell'anno corrente.

Secondo il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico, "non vi è alcuna ragionevolezza nell'applicare queste disposizioni. È allora giusto che una seria organizzazione sindacale e professionale, prima di annunciare ricorsi al giudice del lavoro o al tribunale amministrativo per riconoscere diritti palesemente violati, tenti il dialogo con le istituzioni così da assicurare giustizia ed equità". "Chiederemo emendamenti specifici ai parlamentari che hanno ancora a cuore la giustizia sociale. Se non riusciremo a cambiare il decreto - continua Pacifico - siamo pronti a una nuova stagione di ricorsi. Sarà così il tribunale ad assicurare la parità di trattamento dei cittadini, di tuteli dei diritti quesiti e di promozione del merito".

Fonte: Italpress 

"Quello che il Governo sta chiedendo al personale della scuola, attraverso la spending review, è un prezzo troppo alto: a questo punto solo delle modifiche al testo da attuare in Parlamento possono ristabilire equità. E se ciò non dovesse accadere ricorreremo in tribunale. A sostenerlo è il sindacato Anief, che in queste ore sta prendendo contatti con i parlamentari perché si attivino per impedire l’attuazione di provvedimenti fuori ogni logica.

Questi i punti del decreto che il sindacato contrasterà sino all’ultimo: la trasformazione d’ufficio in impiegati dei docenti in esubero, degli inidonei e dei tecnico-pratici, senza la dovuta riconversione quasi fossero dei pacchi postali e non degli insegnanti della scuola pubblica; la cancellazione di fatto della qualifica vice-dirigenziale e delle indennità di reggenza; l’abolizione dell’assegno mensile per le ferie non godute dal personale precario; il divieto di pensionamento nei confronti di chi, lavorando sino al prossimo 31 agosto, con i vecchi requisiti avrebbe potuto lasciare il lavoro nell’anno corrente".

Secondo il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, “non vi è alcuna ragionevolezza nell’applicare queste disposizioni. È allora giusto che una seria organizzazione sindacale e professionale, prima di annunciare ricorsi al giudice del lavoro o al tribunale amministrativo per riconoscere diritti palesemente violati, tenti il dialogo con le istituzioni così da assicurare giustizia ed equità”.

“Chiederemo emendamenti specifici ai parlamentari che hanno ancora a cuore la giustizia sociale. Se non riusciremo a cambiare il decreto – continua il presidente dell’Anief - siamo pronti a una nuova stagione di ricorsi. Sarà così il tribunale ad assicurare la parità di trattamento dei cittadini, a tutela dei diritti quesiti e di promozione del merito. Superando – conclude Pacifico - ogni logica distruttiva del nostro convivere civile imposta dai speculatori finanziari”.

Fonte: AgenParl

Quello che il Governo sta chiedendo al personale della scuola, attraverso la spending review, è un prezzo troppo alto: a questo punto solo delle modifiche al testo da attuare in Parlamento possono ristabilire equità. E se ciò non  dovesse accadere ricorreremo in tribunale”. A sostenerlo è il sindacato Anief, che in queste ore sta prendendo contatti con i parlamentari perché si attivino per impedire l'attuazione di provvedimenti fuori ogni logica.

In particolare il sindacato contesta, e annuncia battaglia  sulla “trasformazione d'ufficio in impiegati dei docenti in esubero, degli inidonei e dei tecnico-pratici, senza la dovuta riconversione quasi fossero dei pacchi postali e non degli insegnanti della scuola pubblica; la cancellazione di fatto della qualifica vice-dirigenziale e delle indennità di reggenza; l'abolizione dell'assegno mensile per le ferie non godute dal personale precario; il divieto di pensionamento nei confronti di chi, lavorando sino al prossimo 31 agosto, con i vecchi requisiti avrebbe potuto lasciare il lavoro nell'anno corrente”.

Secondo il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico, “non vi è alcuna ragionevolezza nell'applicare queste disposizioni. È allora giusto che una seria organizzazione sindacale e professionale, prima di annunciare ricorsi al giudice del lavoro o al tribunale amministrativo per riconoscere diritti palesemente violati, tenti il dialogo con le istituzioni così da assicurare giustizia ed equità”.

Chiederemo emendamenti specifici ai parlamentari che hanno ancora a cuore la giustizia sociale. Se non riusciremo a cambiare il decreto - continua il presidente dell'Anief - siamo pronti a una nuova stagione di ricorsi. Sarà così il tribunale ad assicurare la parità di trattamento dei cittadini, a tutela dei diritti acquisiti e di promozione del merito”.

Fonte: Tuttoscuola

Dopo la Flc-Cgil, pure la Uil si muove per modificare il piano di revisione di spesa: prima di trasformare in Ata gli Itp C/555 e C/999 verificare titoli o alternative, i soprannumerari utilizzabili su ‘reti’ provinciali di scuole, con 400 tagli i corsi all’estero a rischio. Anche l’Anief si attiva: i prof di troppo non sono pacchi postali, i vice-dirigenti meritano rispetto, l’assegno delle ferie ai precari non si tocca.

Dopo la Flc-Cgil, anche gli altri sindacati si stanno muovendo per farsi promotori di emendamenti, da presentare nei confronti del Governo e dei gruppi parlamentari, sulla parte riguardante la scuola contenuta nel decreto legge sulla spending review e sul conseguente decreto interministeriale applicativo. Delle proposte sindacali se ne è già parlato durante l’incontro svolto tra i rappresentanti dei lavoratori e i dirigenti del Miur, il 12 luglio al ministero dell’Istruzione, durante il quale l’amministrazione ha presentato sia l’esigenza della ristrettezza dei tempi di attuazione dei provvedimenti, sia le indicazioni da parte del Governo di applicarli alla lettera.

Secondo la Uil, presente all’incontro ,“l’articolato del decreto approvato dal governo non tiene conto appieno della complessità e dell’atipicità della scuola, limitandosi a tagli lineari. Infatti – continua il sindacato - con la previsione del passaggio di tutto il personale docente inidoneo nei profili del personale Ata si rappresenta l’incapacità del governo di gestire, così come previsto dalla precedente legge, il passaggio di detto personale negli altri comparti della pubblica amministrazione, attraverso la mobilità intercompartimentale, al di là di ogni considerazione delle professionalità del personale coinvolto”.

E lo stesso vale, sempre per l’organizzazione guidata da Massimo Di Menna, per quanto riguarda le classi di concorso C/555 e C/999, destinato a passare d'ufficio tra gli Ata: per salvaguardare questo personale tecnico pratico “la Uil, pur non condividendo né il metodo né il merito del provvedimento, ha chiesto modifiche sostanziali sul provvedimento e avanzato le seguenti proposte: verificare i titoli di studio posseduti e consentire i passaggi di ruolo nell’area docente; verificare la possibilità di diverso utilizzo e di riconversione professionale; riapertura dei termini per il diritto a trattamento di pensione per il personale già in possesso dei requisiti previsti; interventi di accompagnamento al trattamento pensionistico”.

Tra gli emendamenti preparati dalla Uil c’è anche una modifica sostanziale a quello riguardante l’utilizzo del personale docente in esubero: il sindacato ha proposto che, “sulla base di un piano predisposto dall’Ufficio scolastico regionale, sia disposto l’utilizzo di detto personale su ‘reti’ di scuole a livello provinciale, al fine di limitarne l’utilizzo rispetto all’intera provincia”.

Modifiche sono state richieste anche sul punto che riguarda la riduzione del contingente scolastico all'estero di 400 docenti, prevista nei prossimo quattro anni: secondo la Uil questa manovra porrebbe in pericolo “il funzionamento delle scuole italiane all'estero, messo in seria difficoltà dal rischio che le scelte sui tagli, basati esclusivamente sui rientri del personale che termina il mandato, possano privare, già dal prossimo anno scolastico, le nostre scuole più prestigiose nel mondo degli insegnamenti più importanti.

Anche secondo l’Anief quello che il Governo sta chiedendo al personale della scuola, attraverso la spending review, è un prezzo troppo alto: “a questo punto solo delle modifiche al testo da attuare in Parlamento – ha scritto il sindacato autonomo - possono ristabilire equità. E se ciò non dovesse accadere ricorreremo in tribunale”. Non tutti i punti su cui l’Anief chiederà modifiche sono quelli già indicati dagli altri sindacati: oltre al no alla trasformazione d’ufficio in impiegati dei docenti in esubero, degli inidonei e dei tecnico-pratici, "senza la dovuta riconversione quasi fossero dei pacchi postali", il sindacato degli educatori in formazione ha lamentato "la cancellazione di fatto della qualifica vice-dirigenziale e delle indennità di reggenza". Emendamenti arriveranno anche "sull’abolizione dell’assegno mensile per le ferie non godute dal personale precario" e sul "divieto di pensionamento nei confronti di chi, lavorando sino al prossimo 31 agosto, con i vecchi requisiti avrebbe potuto lasciare il lavoro nell’anno corrente".

Secondo il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, “non vi è alcuna ragionevolezza nell’applicare queste disposizioni. È allora giusto che una seria organizzazione sindacale e professionale, prima di annunciare ricorsi al giudice del lavoro o al tribunale amministrativo per riconoscere diritti palesemente violati, tenti il dialogo con le istituzioni così da assicurare giustizia ed equità”.

Fonte: Tecnica della Scuola

"Contro la disoccupazione basta abuso contratti a termine. Per invertire la tendenza stop a tagli, sblocco concorsi e turn over": a dettare questa linea è il sindacato Anief.

"Nelle ultime ore - spiega l'Anief - abbiamo recepito importanti statistiche, formulate prima dall'Ocse e poi dalla Cgia di Mestre, che ci confermano quanto in Italia il dramma della disoccupazione stia assumendo proporzioni sempre più preoccupanti. Con la scuola che detiene il primato di precari tra la pubblica amministrazione: assieme alla sanità si è toccato il record di 514.814 dipendenti a tempo determinato".

"Ormai è un dato di fatto - dichiara Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato dalla Confedir Mit-Pa ai direttivi, quadri e alte professionalità - che stiamo andando verso un vistoso peggioramento: un giovane italiano su due è precario e con le riforme in atto, con i licenziamenti che diventeranno sempre più facili da realizzare, la situazione si aggraverà. L'unico rimedio è sbloccare il prima possibile le assunzioni".

Il sindacato invece "deve prendere atto che si sta procedendo con provvedimenti che vanno verso la direzione opposta: mentre la spending review approvata dal Consiglio dei ministri si concentra su ulteriori 30 mila tagli, dopo i 300 mila sottratti al pubblico impiego negli ultimi 6 anni, il blocco dei concorsi e del turn over faranno schizzare la disoccupazione al 12 per cento".

"Nella scuola - sottolinea Pacifico - la situazione è ancora peggiore, perché si continua ad abusare dei contratti a termine nei confronti di quei precari che a forza di aspettare il loro turno giovani non sono più, visto che l'età media delle immissioni in ruolo supera i 40 anni. È ovvio che di fronte al blocco delle assunzioni anche l'economia si ferma, con il conseguente stallo dei consumi, come si avverte anche in questi giorni di saldi estivi". Per il presidente dell'Anief non ci sono altre possibilità: "piuttosto che incentivare il precariato, il governo deve cambiare rotta e intervenire al più presto per migliorare i servizi della pubblica amministrazione".

Fonte: TMNews

''Non ci sono altre possibilità: piuttosto che incentivare il precariato, il governo deve cambiare rotta e intervenire al più presto per migliorare i servizi della pubblica amministrazione''. È quanto comunica in una nota Marcello Pacifico, presidente dell'Anief.

I dati Ocse confermano quanto in Italia il dramma della disoccupazione stia assumendo proporzioni sempre più preoccupanti. L'Ocse ci ha detto che ''la disoccupazione ha ripreso a salire negli ultimi tre trimestri, superando il 10 per cento e potrebbe aumentare ulteriormente nel 2013'' e che i nostri giovani fino a 24 anni not in employment, education or training (senza scuola o occupazione) sono ormai il 20%, il peggior dato tra i Paesi industrializzati dopo Messico e Turchia. Come se non bastasse, la Cgia di Mestre ci ha ricordato che ''la più alta concentrazione di lavoratori precari italiani è nel pubblico impiego. Infatti, nella scuola e nella sanità ne troviamo 514.814''.

Secondo Pacifico anche ''dal punto di vista occupazionale è un dato di fatto accertato che stiamo andando verso un vistoso peggioramento: un giovane italiano su due è precario e con le riforme in atto, con i licenziamenti che diventeranno sempre più facili da realizzare, la situazione si aggraverà. Bisogna quindi subito sbloccare le assunzioni''.

''Il sindacato -prosegue - deve invece prendere atto che si sta procedendo con provvedimenti che vanno verso la direzione opposta. Mentre la spending review approvata dal Consiglio dei ministri si concentra su ulteriori 30 mila tagli, dopo i 300 mila sottratti al pubblico impiego negli ultimi 6 anni, il blocco dei concorsi e del turn over faranno schizzare la disoccupazione al 12 per cento.

''Nella scuola - sottolinea Pacifico - la situazione è ancora peggiore, perché si continua ad abusare dei contratti a termine nei confronti di quei precari che a forza di aspettare il loro turno giovani non sono più, visto che l'età media delle immissioni in ruolo supera i 40 anni. È ovvio che di fronte al blocco delle assunzioni anche l'economia si ferma, con il conseguente stallo dei consumi, come si avverte anche in questi giorni di saldi estivi''.

Fonte: Agenzia Asca

A seguito del reimpiego forzato di soprannumerari, inidonei ed Itp. Rimarranno senza contratto anche gli annuali “storici”: calpestati i diritti acquisiti in anni di sacrifici. La Cgil chiama tutti a raccolta: a settembre sciopero generale. E l’Anief chiede che fine ha fatto il decreto delle assunzioni per l’a.s. 2012/13.

La razionalizzazione delle spese della macchina pubblica sta scontentando molte categorie di lavoratori dipendenti. Ve ne è però solo una che rischierà seriamente di rimanere senza impiego: quella dei precari. Stavolta anche quelli di lungo corso. E nella scuola più che in altri comparti. Il reimpiego forzato dei soprannumerari, degli inidonei e degli ex dipendenti degli enti locali (ancora per poco tempo Itp e presto Ata) comporterà, infatti, la copertura di posti attualmente destinati al personale non di ruolo. Che, per forza di cose, rimarrà a bocca asciutta. Almeno per quanto riguarda le supplenze annuali.

I precari se ne sono subito resi conto. Si sono già visti, hanno parlato. E sono giunti ad una conclusione. Di far sentire la loro voce. Lo faranno lunedì prossimo, il 16 luglio, davanti a Montecitorio. E non solo per opporsi alla spending review.

La nuova stangata del Governo Monti – scrivono in un comunicato unitario - taglia altri 16.000 posti! La Scuola pubblica e statale agonizza! Eppure, il ministro Profumo annuncia il bando di un ridicolo concorso a cattedre inesistenti, destinato, paradossalmente, anche ai docenti già abilitati, carichi di titoli culturali e di servizio, che stazionano nelle Graduatorie ad Esaurimento da anni, in attesa di stabilizzazione”.

Sostengono che siamo di fronte all’ennesimo “atto illegittimo ed offensivo, che comporta “spreco di denaro pubblico e calpesta i diritti acquisiti in anni di sacrifici”. I precari dicono quindi di essere “stanchi di provocazioni e vessazioni”, e che “pretendono l’immediata immissione in ruolo, dalle Graduatorie di merito e ad esaurimento esistenti, su tutti i posti disponibili, nel rispetto del Piano Triennale di assunzioni, il rifinanziamento della scuola, cui continuano ad essere sottratte risorse, e il rispetto della dignità professionale dei docenti, umiliati da riconversioni frettolose e aberranti, come quella prevista per i docenti in esubero impiegati sul sostegno, con violazione dei diritti dei disabili, o come quella che prevede l’impiego di docenti soprannumerari per l’insegnamento di materie per cui non posseggono titolo abilitante, in spregio alla tanto strombazzata ‘qualità’ e ‘meritocrazia’. La scuola – concludono – non è un’azienda, né un discount”.

Anche la Flc-Cgil ritiene alto il numero di precari “storici” che a settembre non avranno la riconferma: secondo il segretario, Mimmo Pantaleo, “il Governo Monti licenzia con la spending review 15 mila precari della scuola tra docenti ed Ata che hanno alle spalle anche 10 anni di lavoro”. Una disposizione che assieme alle altre decise dall’esecutivo provocherebbe “un insieme di tagli alla spesa sociale con un evidente carattere depressivo che colpirà ancora una volta i ceti più deboli pur di salvaguardare gli interessi della speculazione e dei mercati finanziari”. Il sindacato, quindi, non starà a guardare: “risponderemo da subito con iniziative di lotta e senza cambiamenti radicali alla manovra siamo pronti ad iniziative durissime fin dall’apertura del nuovo anno scolastico”. Da Pantaleo c’è anche la richiesta agli altri sindacati ti incrociare le braccia e scendere in piazza assieme: “ritengo necessario che a settembre venga proclamato uno sciopero generale su una piattaforma rivendicativa alternativa alle politiche devastanti del Governo Monti che fanno aumentare disoccupazione, precarietà e disperazione sociale”.

Intanto, sempre in difesa dei precari, l’Anief è preoccupata per il silenzio sulla seconda tranche di assunzioni in ruolo, da attuare nelle prossime settimane, decisa un anno fadal Parlamento: “non vi è alcuna notizia – scrive il sindacato - del decreto autorizzatorio delle assunzioni per l’a. s. 2012-2013”. Per l’Anief, insomma, c’è il rischio fondato che ildecreto interministeriale del 3 agosto 2011, potrebbe non avere seguito.  Dopo il taglio di 200.000 posti di lavoro avvenuto negli ultimi sei anni e la promessa di 300.000 nuove assunzioni – dice il presidente, Marcello Pacifico - è arrivato il momento di dire basta a chi prende in giro i lavoratori della scuola. Si dovrebbero stabilizzare tutti i precari della scuola; almeno, buon senso vorrebbe che si procedesse all’assunzione immediata di 30.000 unità subito per coprire una parte dei posti vacanti e disponibili già individuati dal Miur.

Fonte: Tecnica della Scuola

"Questi tagli uccidono il merito e creano solo disservizi": così il sindacato Anief commenta l'impatto della Spending review sulla scuola.

Scompare la figura del vicario proprio mentre si tagliano migliaia di dirigenze; gli insegnanti di laboratorio diventano bidelli; la pulizia delle scuole affidata sempre più alle cooperative private: "È una politica sbagliata: così si producono solo danni all'erario e si mortifica l'intelligenza e la competenza dei lavoratori", sottolinea l'Anief, avvertendo: "Con un solo provvedimento vengono spazzate via delle professionalità che per decenni hanno mantenuto alto il valore della scuola italiana, trascurando il fatto che privandosi delle loro competenze la qualità della nostra istruzione non potrà che ridursi inesorabilmente".

"Tra le disposizioni previste per attuare la spending review - dichiara Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - ce ne sono alcune che ci lasciano davvero sconcertati. Viene, ad esempio, mortificata la figura del vicario, proprio mentre migliaia di istituti sono tenuti in mano da loro dopo che tanti dirigenti scolastici sono stati tagliati dal dimensionamento. Viene svilita la professionalità degli insegnanti tecnico pratici e dei docenti inidonei, relegati su ruoli che non hanno più a che vedere con l'insegnamento. Viene inoltre cancellato un posto su due di collaboratore scolastico, affidandosi a privati senza alcuna esperienza nel settore".

L'Anief definisce "inaccettabile" che il governo decida di "uccidere" il ruolo di vice-dirigente, "di cui pure si avvertiva la necessità, sia nelle ipotesi di carriera del personale docente, sia nella sempre più difficile gestione della scuola autonoma appesantita di recente dal taglio di 2mila dirigenze.

Questa operazione viene peraltro a realizzarsi a pochi giorni di distanza dalla nostra presentazione in vari tribunali dei ricorsi per la corresponsione delle indennità dovute".

Viene inoltre - prosegue L'Anief - "sconvolta" la divisione, prevista dal Ccnl, tra docenti e Ata, "Ignorando del tutto titoli e competenze didattiche acquisite dagli insegnanti, vengono attribuiti in modo coatto degli incarichi impiegatizi proprio nel momento in cui allo stesso precariato della scuola viene negata la stabilizzazione". E con il raddoppio dell'assegnazione dei contratti con le cooperative dei servizi esterne alle scuole, "vengono presi in giro i collaboratori scolastici che hanno assicurato in questi anni l'apertura e la sorveglianza delle scuole. Ciò avviene proprio mentre l'Unione Europea è in procinto di sanzionare l'Italia per l'abuso dei contratti a termine".

"Se l'ex ministro Gelmini sentiva il bisogno di avere in Italia un maggior numero di carabinieri piuttosto che di bidelli - sottolinea Pacifico - il ministro Profumo non sembra avere per i collaboratori scolastici molta più considerazione". "E' questa la scuola del merito? Di sicuro gli italiani non meritano questa scuola", conclude l'Anief, ricordando che questo "nuovo attacco all'istruzione pubblica", arriva "dopo che negli ultimi anni sono stati tagliati 200mila posti, si è abusato del precariato, sono stati 'congelati' i contratti e gli aumenti di stipendio, cancellando anche il principio di tutela del merito che dovrebbe orientare la nuova gestione della pubblica amministrazione".

"Nella nostra scuola ormai - conclude il presidente dell'Anief - non si comprende più chi deve fare e cosa. Gli italiani, gli studenti e le famiglie non meritano tutto questo. Chiederemo al Parlamento almeno di modificare delle norme che solo apparentemente producono risparmi. Ma che alla lunga produrranno danni all'erario. E mortificheranno l'intelligenza e le competenze di coloro che attraverso il lavoro quotidiano hanno sino ad oggi permesso il regolare e proficuo funzionamento dei nostri istituti".

Fonte: TMNews 

È previsto dalla manovra di risparmio della spesa pubblica approvata dal Cdm. Introdotta pure l’utilizzazione dei docenti privi di titolarità su materie affini: non servirà l’abilitazione. E diventeranno Ata tutti gli appartenenti alla C999 e C555. Sindacati imbufaliti.

Non erano infondate le indiscrezioni sull'utilizzo coatto del personale soprannumerario della scuola, previsto nella manovra di risparmio della spesa pubblica approvata dal Consiglio dei ministri.

Nel testo approvato dal Governo si prevede che il personale “in esubero nella propria classe di concorso nella provincia in cui presta servizio, è assegnato per la durata dell’anno scolastico un posto nella medesima regione, con priorità sul personale a tempo determinato, sulla base” di una serie di criteri. Il primo dei quali prevede di utilizzare detto personale sui “posti rimasti disponibili in altri gradi d’istruzione o altre classi di concorso, anche quando il docente non è in possesso della relativa abilitazione o idoneità all’insegnamento, purché il medesimo possegga titolo di studio valido, secondo la normativa vigente, per l’accesso all’insegnamento nello specifico grado d’istruzione o per ciascuna classe di concorso”. In un colpo solo, insomma, le necessità di fare economia fanno “saltare” uno dei tasselli fondamentali dell’insegnamento pubblico italiano: l’abilitazione. Averla o non averla, in momenti di difficoltà, non è una condizione imprescindibile. Del resto, a dare l’esempio nella stessa direzione è stato il Miur introducendo, un paio di anni fa, le tabelle di confluenza: quelle che permettono di insegnare, in attesa della revisione delle classi di concorso, anche su materie affini. Ed anche in questo caso non è prevista l’abilitazione. Oltretutto questa facoltà verrà applicata anche per il 2012/13, il terzo consecutivo.

Farà anche discutere almeno un’altra delle possibilità di utilizzo degli oltre 10mila docenti rimasti oggi senza titolarità. Si tratta del loro utilizzo “per la copertura delle supplenze brevi e saltuarie che dovessero rendersi disponibili nella medesima regione nella medesima classe di concorso”. Come dire, il docente viene collocato tra le “riserve”. Che in caso di emergenza si attivano e vanno a coprire i “buchi” creati dai colleghi assenti. Anche per pochi giorni.

Per la Cisl Scuola siamo di fronte a delle “vistose brutture”: in particolare, scrive il sindacato di Francesco Scrima, ci aspettiamo che si “cancelli la vera e propria idiozia di un impiego dei docenti in esubero per supplenze brevi in ambito regionale”.

Il punto che però farà sicuramente più discutere è un altro. Se non altro perché se approvato anche nella versione definitiva della spending review, potrebbe venire a determinare un precedente molto “pericoloso” per tutta la categoria degli insegnanti. Nel testo si prevede che “il personale docente attualmente titolare della classi di concorso C999 (si tratta dei quasi 1.500 insegnanti tecnico pratici transitati nel 2005 dagli enti locali allo Stato ndr) e C555 (esercitazioni di pratica professionale ndr) entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, con decreto del direttore generale del competente ufficio scolastico regionale transita nei ruoli del personale non docente con la qualifica di assistente amministrativo, tecnico o collaboratore scolastico in base al titolo di studio posseduto”. Si specifica, inoltre, che lo stesso “personale viene immesso in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili nella provincia di appartenenza, tenuto conto delle sedi indicate dal richiedente, e mantiene il maggior trattamento stipendiale mediante assegno personale riassorbibile con i successivi miglioramenti economici a qualsiasi titolo conseguiti”. 

Certo, si tratta di situazioni che si trascinavano da tempo. Quella degli ex dipendenti degli enti locali, che ha sempre destato molte polemiche. E quella degli Itp della ex tecnica dei servizi, impiegati da troppi anni in mansioni alternative. Tuttavia, siamo di fronte ad una disposizione che rimarrà indigesta a molti. Anche in questo caso i sindacati non sono andati per il sottile. L’Anief ritiene che in questo modo “viene sconvolta la divisione, prevista dal Ccnl, tra docenti e Ata. Ignorando del tutto titoli e competenze didattiche acquisite dagli insegnanti, vengono attribuiti in modo coatto degli incarichi impiegatizi proprio nel momento in cui allo stesso precariato della scuola viene negata la stabilizzazione”. Non è possibile che “gli insegnanti di laboratorio diventino bidelli. È una politica sbagliata: così si mortifica l’intelligenza e la competenza dei lavoratori. Chiederemo al Parlamento – conclude l’Anief - almeno di modificare delle norme che solo apparentemente producono risparmi”.

Fonte: Tecnica della Scuola

"Scompare la figura del vicario proprio mentre si tagliano migliaia di dirigenze; gli insegnanti di laboratorio diventano bidelli; la pulizia delle scuole affidata sempre più alle cooperative private. È una politica sbagliata: così si producono solo danni all’erario e si mortifica l’intelligenza e la competenza dei lavoratori. Il sindacato Anief accoglie con stupore le disposizioni contenute nella manovra di risparmio della spesa pubblica approvata dal Consiglio dei ministri: con un solo provvedimento vengono spazzate via delle professionalità che per decenni hanno mantenuto alto il valore della scuola italiana, trascurando il fatto che privandosi delle loro competenze la qualità della nostra istruzione non potrà che ridursi inesorabilmente". Lo comunica l'Anief.

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Un incontro infruttuoso e senza la presenza dei diretti interessati, su cui si andranno ad abbattere i tagli. Così Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato dalla Confedir Mit-Pa ai direttivi, quadri e alte professionalità, definisce l'incontro-informativa tenuto oggi dai rappresentanti del Governo sulla presentazione delle prossime modalità di attuazione della spending review con una ristretta rappresentanza delle parti sociali.

Secondo il sindacalista è quasi provocatorio che tra le Confederazioni convocate oggi dal Governo non vi erano la Confedir, la Cida, la Cosmed e tutte quelle rappresentative di quel 20% di dirigenti di prima fascia che i rappresentanti dell'esecutivo hanno detto di volere rimuovere.

È curioso - dichiara Pacifico - che si decida di cancellare una così grande porzione di dirigenti senza nemmeno ascoltare i loro rappresentanti. Ma oramai la strategia è chiara: invece di riprogrammare la produzione economica ed industriale del Paese, investendo sullo sviluppo del patrimonio culturale, il Governo persegue nel fare 'cassa' tagliando migliaia di posti nella pubblica amministrazione. Continuando a dimenticare i quasi 280mila tagli che negli ultimi sei anni hanno colpito sempre i soliti 'noti': i ministeriali (che hanno perso 25 mila posti), le regioni e gli enti locali (-19 mila), la sanità (-28 mila) e soprattutto la scuola (-200 mila)".

"Pensavamo che la presenza di un governo di tecnici nei palazzi della politica - sottolinea il rappresentante Anief e Confedir Mit-Pa - avrebbe favorito finalmente la lotta contro i malaffari che fanno schizzare in alto i costi della politica. Invece siamo ancora una volta costretti a commentare operazioni che impoveriscono le risorse economiche e strumentali indispensabili per far funzionare i servizi per i cittadini. La dirigenza, i quadri e tutte le professionalità del pubblico impiego dovrebbero essere valorizzate e non mortificate".

Fonte: Italpress

"Sono misure inappropriate e prive del parere dei diretti interessati, su cui si andranno ad abbattere, quelle presentate oggi dal Governo ad una ristretta rappresentanza delle parti sociali nel corso di un incontro-informativa lontano da qualsiasi forma di apertura e concertazione": così Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato dalla Confedir Mit-Pa ai direttivi, quadri e alte professionalità, definisce l'incontro tenuto oggi dai rappresentanti del Governo con sindacati e associazioni sulla presentazione delle prossime modalità di attuazione della spending review.

Il sindacalista reputa grave che tra le Confederazioni convocate oggi dal Governo non vi erano la Confedir, la Cida, la Cosmed e altre ancora: tutte rappresentative di quel 20% di dirigenti di prima fascia che i rappresentanti dell'esecutivo hanno detto di volere rimuovere dalla pubblica amministrazione a seguito di fantasiose quanto improduttive ragioni di risparmio economico.

"È curioso - dichiara Pacifico - che si decida di cancellare una così grande porzione di dirigenti senza nemmeno ascoltare i loro rappresentanti. Ma oramai la strategia è chiara: invece di riprogrammare la produzione economica ed industriale del Paese, investendo sullo sviluppo del patrimonio culturale, il Governo persegue nel fare 'cassa' tagliando migliaia di posti nella pubblica amministrazione. Continuando a fare finta di dimenticare i quasi 280mila tagli che negli ultimi sei anni hanno colpito sempre i soliti 'noti': i ministeriali (che hanno perso 25 mila posti), le regioni e gli enti locali (-19 mila), la sanità (-28 mila) e soprattutto la scuola (-200 mila)".

Fonte: TMNews

Come mai domani il governo nel convocare le parti sociali per discutere di spending review ha dimenticato di convocare i sindacati della dirigenza pubblica? A chiederlo è Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato dalla Confedir Mit-Pa ai direttivi, quadri e alte professionalità, dopo aver appreso della probabile ennesima ingiusta tornata di tagli nella pubblica amministrazione che il Governo Monti si appresta a varare.

"Se le cose stanno così - dichiara Pacifico - il governo si assumerebbe una grave responsabilità. Inoltre, non si comprende perché non debbano essere ascoltati proprio i rappresentanti che tutelano gli interessi di quel 20% di dirigenti di prima fascia e di quel 10% di dirigenti di secondo livello che dovrebbero essere rimossi dalla pubblica amministrazione a seguito di fantasiose quanto improduttive ragioni di risparmio economico".

È curioso che tra le Confederazioni convocate non vi sia traccia della Confedir, come della Cida e della Cosmed: tutti sindacati che rappresentano la dirigenza pubblica. Secondo Pacifico l'incontro con le parti sociali si preannuncia con delle "aspettative vane. Soprattutto dopo le dichiarazioni rilasciate oggi dal ministro della Cooperazione Andrea Riccardi, che a nome del Governo ha detto di voler ascoltare i rappresentanti dei lavoratori. Escludendo però volontariamente quei sindacati che rappresentano l'area della dirigenza oggetto dei tagli".

Il sindacato dei dirigenti, però, non starà di certo a guardare: "di fronte ad una chiusura da parte del governo nei confronti di ogni possibile trattativa, non potranno che aumentare le possibilità di una nuova stagione di mobilitazione. Oltre che di sicuri contenziosi. Per questo, la Presidenza del Consiglio dei ministri anziché cancellare delle alte professionalità dello Stato farebbe bene ad inserire finalmente la figura dei quadri all'interno dell'organigramma della macchina organizzativa. Altre soluzioni, come quelle già attuate nella scuola, dove sono scomparsi migliaia di dirigenti, e nell'intera pubblica amministrazione, dove in sei anni sono stati cancellati 250mila posti, rappresentano - conclude Pacifico - un palese attacco al funzionamento della macchina organizzativa del pubblico impiego".

Fonte: TMNews

Polemiche per la frase al ‘Wall Street Journal’: "il lavoro non è un diritto ma va guadagnato". Per l’ex ministro dell’Istruzione bisogna avere il coraggio di dire basta all'idea del posto fisso. Fini e D’Alema: un errore di traduzione dell’intervista. Critiche da Idv, Lega e sindacati.

"Il lavoro non è un diritto ma va guadagnato, anche con il sacrificio": è questa la frase che il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha pronunciato, nel corso di un’intervista al ‘Wall Street Journal’, scatenando tantissime proteste. Ma anche autorevoli posizioni in sua difesa. Soprattutto dopo la precisazione dello stesso ministro del Lavoro, che ha tenuto ha sottolineare come il diritto al lavoro non possa essere messo in discussione perchè è riconosciuto dalla Costituzione.

Tra i più strenui difensori della Fornero si è posto l’ex ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini: "il mondo del lavoro – ha detto la Gelmini - non può più coltivare la sicurezza e l'idea del posto fisso. Ingannerebbe il presente e il futuro delle giovani generazioni, sia sul versante dei valori cui ispirarsi per affrontare una competizione globale, sia sul versante di un impegno pubblico che non è più in grado di sopportare politiche assistenziali sulle quali la vecchia politica ha costruito il consenso".

Secondo l'ex ministro Pdl "in fondo è questo il senso delle affermazioni del ministro Fornero considerate - sottolinea - dal conservatorismo della sinistra italiana purtroppo eretiche. Non stupisce quindi che sia sottoposta ad attacchi vergognosi e velenosi, che il suo coraggio subisca un fuoco concentrico di malevoli attenzioni", rincara la Gelmini che chiude con un'ulteriore stoccata: "stupisce il silenzio dei 'responsabili' che per essere tali hanno accompagnato in rigoroso silenzio il travaglio di una nuova legislazione".

Diversi esponenti del Pdl hanno preso le difese della Fornero. Anche per Giuliano Cazzola le su dichiarazioni "hanno suscitato un vespaio di critiche insulse per una ragione molto banale. Noi italiani non riusciamo a perdonare chi, come il titolare del welfare, denuncia, magari con poca diplomazia, che il re è nudo e non si adegua alla retorica di cui siamo malati".

Di equivoco legato alla traduzione parlano, invece, alcune importanti figure della politica italiana. Come il presidente della Camera, Gianfranco Fini, per il quale l'equivoco è “nato dal fatto che parlando con un giornale inglese, quel giornalista, che probabilmente non conosce l'articolo 3 della costituzione abbia equivocato". L'equivoco sarebbe avvenuto "nel senso che è un diritto il lavoro, non è un diritto il posto di lavoro garantito a vita”.

Una posizione molto simile a quella di Massimo D'Alema, presidente della Fondazione Italianieuropei, secondo cui “la traduzione giusta della parola 'job' dall'inglese sia 'posto di lavoro' e non 'lavoro', ma le traduzioni è meglio farle giuste". 
Molto più severo è il parere di Antonio Di Pietro, leader Idv, ("A quanto pare la badessa Fornero ha riscritto la Costituzione"), Gianvittore Vaccari, Lega Nord ("Fornero ha giurato sulla Costituzione o su Topolino?").

Forti critiche sono giunte anche dai sindacati. Per il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, "Fornero farebbe bene a essere più sobria: se anche un governo tecnico ha ministri non sobri allora vuol dire che siamo di fronte a una malattia molto, molto profonda. Fornero - ha aggiunto Bonanni - sia più consona allo svolgimento della sua funzione e così aiuterà senz'altro il lavoro italiano, la funzione del governo e riuscirà a relazionarsi con le parti sociali".

Severo pure il giudizio di Marcello Pacifico, presidente Anief: "Il ministro del Lavoro conferma ogni giorno che passa la sua incompetenza sul dicastero che dovrebbe reggere: il lavoro non si deve guadagnare, è un diritto-dovere, l'essenza stessa della nostra italianità". Pacifico, che è anche docente di Storia medievale all'università di Palermo, sostiene che "chi è chiamato a certe alte responsabilità dovrebbe sapere che il tema del lavoro è legato alla storia dell'uomo fin dalla sua comparsa, strettamente legato al rapporto con la divinità. La fatica di Adamo ed Eva, cacciati dall'Eden, si lega all'espiazione dei monaci benedettini nella vita giornaliera dell'ora et labora, nell'ultimo impero millenario che ha visto la venuta del Cristo. Nel XIII secolo, il lavoro cambia natura, da elemento mortificante diventa elemento edificante". L’evoluzione è continua, sino ad oggi, quando "la nostra costituzione laica prevede al suo primo articolo il lavoro come elemento caratterizzante la cittadinanza: la Repubblica deve rimuovere ogni ostacolo alla ricerca e all'accesso al lavoro invece che impedirne la realizzazione. Chiunque può non condividere questa posizione - conclude Pacifico - non è un rappresentante dello Stato".

Fonte: Tecnica della Scuola

Dopo l'Anief, anche il sindacato Gilda annuncia l'intenzione di portare la sentenza della Cassazione davanti alla Corte europea per ottenere la stabilizzazione dei docenti precari.

“E' stata una spiacevole sorpresa che colpisce il diritto alla stabilizzazione del rapporto di lavoro dei precari, negando loro la parità di trattamento di carriera rispetto ai docenti di ruolo”. Il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, commenta così la sentenza della Cassazione che, lo scorso 20 giugno, ha stabilito la legittimità della  reiterazione dei contratti di supplenza.

“Oltre a mandare in fumo la speranza di immissione in ruolo o di eventuale risarcimento per migliaia di insegnanti – sottolinea Di Meglio – tale sentenza è in palese contrasto con la relativa normativa europea”.

La Gilda su questo fronte annuncia battaglia per la tutela dei diritti dei precari: “Promuoveremo  un procedimento di infrazione contro lo Stato italiano alla Commissione europea per manifesta violazione della direttiva comunitaria in tema di tutela del lavoratore precario – conclude il sindacalista – ma soprattutto un ricorso alla Corte europea di Strasburgo per violazione della Carta Ue dei diritti dell'uomo”. 

Fonte: Tuttoscuola

"Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, conferma ogni giorno che passa la sua incompetenza sul dicastero che dovrebbe reggere: il lavoro non si deve guadagnare, è un diritto-dovere, l'essenza stessa della nostra italianità". A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir Mit-Pa alle alte professionalità, a proposito delle ultime dichiarazioni rese dal ministro sulla necessità di nostri cittadini di guadagnarsi sul campo il lavoro da svolgere.

Pacifico, che è docente di Storia medievale all'università di Palermo, sostiene che "chi è chiamato a certe alte responsabilità dovrebbe sapere che il tema del lavoro è legato alla storia dell'uomo fin dalla sua comparsa, strettamente legato al rapporto con la divinità. La fatica di Adamo ed Eva, cacciati dall'Eden, si lega all'espiazione dei monaci benedettini nella vita giornaliera dell'ora et labora, nell'ultimo impero millenario che ha visto la venuta del Cristo. Nel XIII secolo, il lavoro cambia natura, da elemento mortificante diventa elemento edificante nella ricerca di contribuire al progetto divino di realizzazione di un regno di pace e di giustizia".

"Bisogna collaborare con Dio al punto che per Giansenio il lavoro diventa un dovere morale nella gestione della propria vita, come trasmesso nel modello anglosassone e ripreso nelle democrazia occidentali. Per questa ragione la nostra costituzione laica prevede al suo primo articolo il lavoro come elemento caratterizzante la cittadinanza: la Repubblica deve rimuovere ogni ostacolo alla ricerca e all'accesso al lavoro invece che impedirne la realizzazione. Chiunque può non condividere questa posizione - conclude Pacifico - non è un rappresentante dello Stato".

Fonte: TMNews

La Cassazione ha dunque escluso che la direttiva europea per la stabilizzazione dei precari possa essere applicata alla scuola.

L’Anief, che più di ogni altro sindacato si era battuta per ottenere la stabilizzazione dei docenti precari, con ripetuti ricorsi ai giudice del lavoro, prende atto, masticando amaro, della sentenza che considera, comunque, politica, ma non si arrende, prospettando un nuovo ricorso presso la Corte di Strasburgo.

È un giudizio molto forte considerare di natura politica una sentenza della Cassazione: è forse politica perché ha dato torto, mentre non sono politiche le sentenze dei giudici del lavoro che danno ragione ai precari?

Al di là della sentenza politica – si legge in un comunicato dell’Anief - la massima appare scontata: lo Stato non ha soldi e i precari devono ringraziare il Governo per essere utilizzati anche per diversi anni, cosi da poter un giorno rivendicare, grazie all’esperienza maturata sul campo (posti disponibili e alti tassi di natalità permettendo), una immissione in ruolo per scorrimento di graduatoria; massima che Anief, ovviamente, intendere contestare subito”.

Dopo aver espresso diverse valutazioni sul merito della sentenza, l’Anief aggiunge: “non possiamo, infine, ignorare come già il giudice europeo si sia espresso sulla materia quando ha ricevuto rassicurazione dal Governo italiano sull’applicazione della norma comunitaria in esame nel settore scolastico. Per queste ragioni, intendiamo rassicurare i precari della scuola che la partita non può ritenersi chiusa, non soltanto perche la Cassazione sarà chiamata presto a un riesame che chieda alle Sezioni Unite di pronunciarsi definitivamente sulla materia, ma fino a quando il contenzioso non giungerà a una decisione di Strasburgo, dove qualsiasi pronuncia diventa vincolante per tutti i giudici nazionali, compresi quelli di ultimo grado.

La questione, insomma, è destinata ad avere un seguito, non solo a livello europeo, ma anche a livello nazionale.

Infatti le tante cause portate davanti al giudice del lavoro, per ottenere la stabilizzazione dei precari della scuola con almeno tre anni di lavoro continuativo, dovrebbero tutte decadere. Ma c’è di più: sarà annullate anche quelle sentenze che avevano applicato la direttiva europea imponendo alla Amministrazione scolastica di convertire i rapporti di lavoro in contratti a tempo indeterminato?  

Fiduciosi sull’esito finale, ne approfittiamo per rallegrarci dell’immissione in ruolo della prima ricorrente precaria iscritta all’Anief, disposta da un ambito territoriale su ordine del giudice che ne ha convertito il contratto, quale segno di una partita ancora lunga per molti altri, sicuramente contrastata, ma dagli esiti già evidenti. 

Fonte: Tuttoscuola

Vibrante reazione del sindacato, all’indomani dell’assunzione in ruolo di un suo iscritto decisa in tribunale: dire no a risarcimenti e stabilizzazioni è una preclusione politica, figlia d'un istinto conservatore che dimentica l’equiparazione Ue dei dipendenti fissi coi precari. E ancora: verso i supplenti nessuna via preferenziale, assunti sempre tramite concorsi per titoli ed esami.

Non si è fatta attendere la risposta dell’associazione sindacale Anief alla sentenza Corte di Cassazione, del 20 giugno scorso, che considerando legittima la reiterazionedei contratti di supplenza (poiché in base al decreto legislativo n. 165/2001 la “praticabilità del contratto a termine” viene definita “principio di diritto vivente”) è giunta alla inaspettata conclusione che nei loro confronti non è dovuta alcuna forma di risarcimento (farebbero fallire lo Stato) e di stabilizzazione perché rappresenterebbe un canale privilegiato per l’immissione in ruolo rispetto agli altri lavoratori pubblici.

L’organizzazione guidata da Marcello Pacifico, nata quasi quattro anni fa con il primo scopo di difendere i diritti degli educatori in formazione, ha accolto la sentenza n. 10127 della Cassazione con stupore, definendola figlia di un “istinto comprensibilmente conservatore, come era del resto prevedibile, vista l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione”. Nell’esaminare la sentenza – giunta peraltro all’indomani dell’immissione in ruolo della prima ricorrente precaria iscritta all’Anief, disposta da un ambito territoriale su ordine del giudice che ne ha convertito il contratto – il sindacato è andato a riprendere il passaggio in cui la Suprema Corte sottolinea come la supplenza annuale sia “il veicolo attraverso il quale l’incaricato si assicura l’assunzione a tempo indeterminato in quanto, man mano che gli vengono assegnati detti incarichi, la sua collocazione in graduatorie avanza”. Ma non solo: la Cassazione sostiene anche che “il sistema delle supplenze” rappresenta “un percorso formativo selettivo attraverso il quale il personale della scuola viene immesso in ruolo in virtù di un sistema alternativo a quello del concorso per titoli ed esami”, facoltà consentita dalla Costituzione in presenza di normativa specifica.

Questo modello “di flessibilità atipica destinata a trasformarsi in una attività lavorativa stabile”, agli occhi dei giudici, trasformerebbe i precari della scuola quasi in privilegiati rispetto agli altri lavoratori del settore pubblico o del privato, poiché in tal modo sfuggirebbero alla macchina concorsuale o alla scelta aziendale.

Secondo l’Anief, quindi, la Cassazione è arrivata a emettere una sentenza politica in base alla quale i precari dovrebbero addirittura “ringraziare il Governo per essere utilizzati anche per diversi anni, cosi da poter un giorno rivendicare, grazie all’esperienza maturata sul campo (posti disponibili e alti tassi di natalità permettendo), una immissione in ruolo per scorrimento di graduatoria”.

Secondo il sindacato autonomo si tratta di un’interpretazione del tutto “fantasiosa”, prima di tutto perché ignora la “direttiva che impone agli Stati membri e ai giudici nazionali la condanna dell’abuso dei contratti a termine”.

L’Anief, quindi, nel rassicurare i precari della scuola italiana che “la partita rimane aperta”, annuncia “che si rivolgerà direttamente ai giudici di Strasburgo per superare un giudizio sbagliato, rivoluzionario quanto scontato”: nel ricorso non contesterà “il diritto interno che chiaramente disciplina l’attribuzione delle supplenze, ma la reiterazione delle stesse su posti in organico di diritto che, per espressa volontà del legislatore, devono dare luogo a rapporti di lavoro a tempo indeterminato per l’ordinario funzionamento dell’amministrazione anche scolastica”. Assunzioni in ruolo che, sottolinea il sindacato, avvengono peraltro sempre e comunque dopo il “superamento di un concorso per titoli ed esami” e non per vie preferenziali, come fare intendere la Cassazione.

Il sindacato autonomo si rivolge, infine, ai precari della scuola dicendo loro “che la partita non può ritenersi chiusa, non soltanto perché la Cassazione sarà chiamata presto a un riesame che chieda alle Sezioni Unite di pronunciarsi definitivamente sulla materia”, ma anche e soprattutto perchè l’esito del contenzioso dipenderà da quanto sosterrà il tribunale di Strasburgo. Su cui peserà inevitabilmente non poco la direttiva Ue 1999/70/CE, attraverso cui sono state di fatto cancellate le discriminazioni tra il servizio lavorativo prestato come precari e quello effettuato in qualità di personale di ruolo.

La pronuncia dei  giudici europei diventa così “vincolante per tutti i giudici nazionali, compresi quelli di ultimo grado. La dignità di un posto di lavoro – conclude l’Anief - non può essere barattata al mercato, men che mai quello di un lavoratore della scuola”. Insomma, in attesa delle sentenze chiarificatrici, in particolare quelle sovranazionale, c’è un punto che mette tutti d’accordo: la partita sui diritti dei 300mila precari italiani rimane ancora tutta da giocare.

Fonte: Tecnica della Scuola

Con il Miur condannato all’esborso di cifre cospicue: sette docenti, tutelati dal Codacons, risarciti con 280mila euro totali; quattro dell’Anief con 20 mensilità ciascuno. Spesso decisiva la direttiva 1999/70/CE, che impone di assumere dopo tre anni di servizio su posto vacante. Ma i ricorsi fioccano pure per altri motivi.

Mentre si parla e si legifera sempre più insistentemente su temi riguardanti la revisione della spesa pubblica, tema ormai sempre più riassumibile con l’abusato termine “spending review”, fa davvero pensare che lo Stato debba continuare a risarcire un numero sempre più alto di precari della scuola con decine di migliaia di euro ciascuno. A stabilire l’entità degli indennizzi, quasi sempre derivanti dall’adozione di supplenze reiterate, ben oltre il limite massimo dei tre anni indicati dall’Ue, sono i tribunali italiani. Che di fronte alle richieste dei supplenti “eterni”, sembrano ormai sempre più spesso orientati ad accogliere i ricorsi. Con il ministero dell`Istruzione, di conseguenza, condannato all’esborso di cifre tutt’altro che simboliche.

L’ultima sentenza arriva da Milano, dove la sezione Lavoro del tribunale meneghino ha risarcito con una somma complessiva di circa 280mila euro sette insegnanti precari: gli aspiranti docenti erano assistiti dal Codacons, l’associazione che alcuni mesi fa ha lanciato i ricorsi collettivi contro il Miur in favore di docenti e personale scolastico.

Secondo il giudice del tribunale milanese, Riccardo Atanasio, questo comportamento dell’amministrazione non può essere accettato, perché "le norme si limitano ad individuare fattispecie di assunzioni a termine in funzione delle esigenze temporanee che il legislatore è andato ad individuare. Sicché – spiega ancora il giudice nella sentenza - si deve certamente addivenire alla conclusione che queste esigenze temporanee, per così dire tipizzate, di assunzione nella scuola del personale docente a ATA possono certamente integrarsi con le norme contenute nella L. 368/01 ma solo nella misura in cui - trattandosi di norme speciali - prevedono fattispecie di assunzione temporanea legalmente determinate".

Il giudice Atanasio ha quindi condannato "il Ministero convenuto a risarcire alla parte ricorrente il conseguente danno determinato in 10 mensilità dell`ultima retribuzione percepita nonché il danno scaturente dal mancato riconoscimento della anzianità di servizio maturata oltre interessi di legge".
Entusiasta il Codacons, anche in vista delle centinaia di sentenze in arrivo innescate per motivazioni analoghe:"si tratta di una sentenza molto importante - commenta l’associazione dei consumatori - che spiana la strada ai risarcimenti in favore dei circa 2mila precari della scuola che, attraverso di noi, hanno fatto causa al Ministero dell`istruzione al fine di veder riconosciuti i propri diritti di lavoratori e ottenere le retribuzioni finora non percepite, a causa della perenne condizione di precarietà".

E quando si parla di ricorsi dei precari non si può non citare l’Anief. Che non a caso, sempre in questi giorni, ha fatto sapere che il proprio legale per il Lazio, l’avvocatoSalvatore Russo, ha ottenuto quattro pronunciamenti positivi su situazioni similari. In un caso il giudice Cristina Pangia, del tribunale di Roma, ha riconosciuto l'illiceità della stipula dei contratti oltre il terzo anno consecutivo, su posti vacanti, poiché siamo di fronte a significative “esigenze lavorative stabili, e non temporanee ed eccezionali, talché la rinnovazione di rapporti a termine tra le parti in causa è comunque abusiva, in base alla Direttiva 1999/70/CE”.

Applicando il comma 4 dell'art. 18 dello Statuto del Lavoratori, il giudice ha inoltre rimarcato “il diritto del lavoratore a conseguire il risarcimento del danno pari a cinque mensilità della retribuzione globale di fatto”. Ma non solo, ha anche ritenuta adeguata l’applicazione del comma 5 della norma stessa, la quale “prevede il pagamento di quindici mensilità della stessa retribuzione, in sostituzione (come nel caso in esame) del posto di lavoro al quale lo stesso lavoratore aveva diritto a far tempo dalla prima illegittima assunzione”. In virtù di tutto cià, il Miur è stato, quindi, condannato al pagamento, per ciascuno dei tre ricorrenti, di una “indennità pari a venti mensilità della retribuzione globale di fatto”, oltre ai versamenti contributivi previdenziali ed assistenziali e al pagamento delle spese processuali.

Sempre il giudice Pangia ha dato ragione al sindacato autonomo riconoscendo il diritto all'estensione di quattro contratti a termine stipulati “erroneamente” dal Miur al 30 giugno (poiché i posti erano privi di titolare e quindi da assegnare fino al 31 agosto) e rilevando che “a fronte delle specifiche contestazioni di parte ricorrente (con riguardo alla insussistenza di ragioni sostitutive, trattandosi di posto vacante), l'amministrazione resistente non ha dedotto al riguardo alcunché, limitandosi a contrapporre generiche argomentazioni difensive”. Ha, quindi, condannato l’amministrazione a “pagare alla stessa ricorrente le retribuzioni relative ai mesi di luglio e agosto dei predetti anni scolastici, oltre agli interessi legali”, sempre con ulteriore pagamento delle spese processuali liquidate.

L’Anief ha infine citato la sentenza del tribunale di Tivoli, a due passi dalla capitale, attraverso cui il giudice ha stavolta riconosciuto il diritto dei ricorrenti a percepire gli scatti automatici in busta paga nella stessa dei docenti di ruolo “dal periodo successivo al secondo anno di contratto annuale”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Almeno un milione di euro la spesa per i contribuenti a causa del "concorso-farsa". Contabilità (per difetto) del presidente Anief, Marcello Pacifico, un'associazione sindacale in rappresentanza di docenti e personale scolastico. Tra l'elaborazione dei test e la retribuzione per i centinaia di commissari e presidenti del concorso per dirigenti scolastici.

IL PRESUNTO DANNO - Sarebbe questo il danno erariale (proprio Anief ha presentato un esposto alla Corte dei Conti e per il quale si esprimerà anche il Tar il prossimo 22 novembre) di una procedura concorsuale ora a forte rischio di annullamento per presunte irregolarità durante i test pre-selettivi. Un "carrozzone" che il 12 ottobre scorso ha messo in movimento oltre 32 mila docenti che aspirano a diventare personale dirigenziale (ma le domande giunte al ministero dell'Istruzione sono state circa 40 mila) e che in alcune regioni ora è giunto alle prove orali, nonostante su di esso penda la spada di Damocle di migliaia di ricorrenti ai tribunali amministrativi (con il supporto di alcune sigle sindacali, come Cisl Scuola Lazio che ha provveduto ad individuare uno studio legale per supportare chi ha impugnato il concorso).

I QUIZ - Ricorrenti che hanno contestato l'irregolarità di circa 30 domande sui mille quiz elaborati per le prove pre-selettive a causa di risposte "equivocabili". E ora - al netto delle decisioni che prenderanno Tar e Consiglio di Stato - resta la sensazione che il caos provocato da questo concorso, nato sotto l'egida del precedente ministro della Pubblica Istruzione, Mariastella Gelmini - stia provocando un danno allo Stato, proprio in tempi in cui si fa un gran parlare di Spending Review. Formez Italia - accusata di aver elaborato i quiz sbagliati - ha replicato, precisando che non avrebbe gestito «la redazione di test ma soltanto le procedure di pre-selezione e di correzione delle prove attraverso meccanismi che hanno garantito rapidità, trasparenza e risparmi per l’amministrazione», smarcandosi così dall'eventuale danno erariale.

QUALCHE CIFRA - Il Miur di recente ha comunicato le cifre dei compensi elargiti ai componenti delle commissioni. Compensi irrisori, avrebbero accusato alcuni. Eppure si parla di un "compenso base" da 251 euro per il presidente e 209,24 per ogni componente, più un integrativo di 50 centesimi per ciascun elaborato o candidato esaminato. In ogni caso - ha comunicato il Miur - "non possono eccedere i 2.051,70 euro", con l'eccezione dei presidenti per i quali l'importo va incrementato del 20%. Considerando che le commissioni sono sparse in tutta Italia il conto per lo Stato - in caso di annullamento di concorso - supererebbe il milione di euro. Concorso per il quale ha chiesto lumi anche l'onorevole del Pd, Antonio Russo, con un'interrogazione parlamentare all'attuale ministro Francesco Profumo (che tuttavia non ha ancora risposto). Soprattutto perché in alcune commissioni figurerebbero esponenti di sigle sindacali, fortissime da un punto di vista rappresentativo nel comparto-scuola. Un conflitto di interessi neanche così velato.

Fonte: Corriere della Sera

La stima realizzata dall’Anief, sulla base dei dati forniti dall’Aran: confrontando gli aventi diritto al voto per eleggere le Rsu è emerso che si tratta del 75% dei tagli attuati in tutto il pubblico impiego nello stesso range. Il presidente Pacifico: continuando così si aggrava la crisi del Paese.

Basta a qualsiasi ulteriore applicazione di spending review nella pubblica amministrazione, in particolare al comparto scuola, come nelle ultime ore ancora una volta ipotizzato dal ministro del Lavoro Elsa Fornero. L’appello giunge dal sindacato Anief, che ha ricavato i dati (analizzati dai membri del Comitato Paritetico insediatosi presso l’Aran) confrontandoli con gli aventi diritto al voto per eleggere le Rsu nel 2006 rispetto a quelli dello scorso marzo.

Ma non solo: il sindacato degli educatori in formazione è andato anche a confrontare le riduzioni di posti avvenute nei dieci settori del comparto pubblico. Ebbene, quello che emerge è peggio di quanto si pensava. Almeno per il settore della scuola.

Complessivamente, rispetto ai 2.561.560 dipendenti andati alle urne sei anni addietro, il numero è sceso a 2.282.640 unità. Con una riduzione di personale di 278.920 unità. Di questi posti cancellati, ben 201.245 sono rappresentati da docenti o personale Ata: che corrispondono ai tre quarti di tagli agli organici attuati nei confronti di tutto il pubblico impiego.

Sempre rispetto al 2006, gli aventi diritto alle elezioni Rsu di marzo nell’istruzione si sono infatti ridotti di 134.527 unità (pari quindi ad un taglio netto del 23%): sei anni fa avevano votato 880.816 docenti e Ata, a fronte dei 746.289 di oggi.

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell’Anief e da alcune settimane anche delegato dalla Confedir Mit-Pa ai direttivi, quadri e alte professionalità, “risulta evidente che la scuola non potrà e non dovrà sopportare nuovi tagli dalle revisione di spesa attualmente sottoposta al vaglio del Cnel e del Parlamento, pena la mortificazione dei livelli essenziali di erogazione del servizio. In particolare, i posti tagliati ai precari non erano fantasma ma garantivano un servizio che oggi non viene più reso. A questo punto è evidente che qualsiasi altra riduzione del tempo scuola, delle aule, del personale tecnico e docente, che operano in un settore strategico per la crescita” sarà del tutto ingiustificata. Aggravando, conclude Pacifico, “la crisi in cui può piombare il Paese”.

Fonte: Tecnica della Scuola

"Basta a qualsiasi ulteriore applicazione di forme di spending review nel comparto scuola", a dirlo è l'Anief, avvertendo: "Dal 2006 nella scuola sono stati tagliati 200mila posti, il 75% di quelli eliminati in tutta la pubblica amministrazione".

Se - spiega il sindacato - si confrontano i dati degli aventi diritto al voto per le elezioni Rsu nel 2006 e nel 2012 nei dieci settori del comparto pubblico, si comprende come rispetto ai 2.561.560 dipendenti chiamati al voto sei anni addietro, il numero sia sceso a 2.282.640 unità, con una riduzione di personale di 278.920 unità. Di questi ben 201.245 appartengono alla sola scuola. Il sindacato fa notare che si tratta di una riduzione drastica del 23%, tra docenti e Ata, e "che corrisponde a personale, sia di ruolo, andato in pensione e non sostituito, sia a supplenti annuali che, per via del progressivo dimensionamento della rete scolastica conclusosi con la ultima norma approvata dal Parlamento e dichiarata incostituzionale, hanno perso il posto". Dai dati, in via di definizione, emerge anche "la riduzione del numero dei votanti alle elezioni Rsu di marzo nel settore scuola", diminuiti, rispetto al 2006, di 134.527 unità. Sei anni fa avevano votato 880.816 docenti e Ata, a fronte dei 746.289 di oggi.

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato dalla Confedir Mit-Pa ai direttivi, quadri e alte professionalità, "risulta evidente che la scuola non potrà e non dovrà sopportare nuovi tagli dalle revisione di spesa attualmente sottoposta al vaglio del Cnel e del Parlamento, pena la mortificazione dei livelli essenziali di erogazione del servizio".

"I posti tagliati ai precari - avverte Pacifico - non erano fantasma ma garantivano un servizio che oggi non viene più reso, cosi come quelli non ricoperti da nuove assunzioni. La riduzione del tempo scuola, delle aule, del personale tecnico e docente non porta a un servizio migliore per la nostra utenza ma testimonia la crisi in cui può piombare il Paese se non riparte da nuovi investimenti in un settore strategico per la crescita".

Fonte: TMNews

Stabilizzare da subito, durante l'estate 2012, almeno 80 mila lavoratori precari della scuola: si tratta di 15 mila insegnanti di tutte le discipline, circa 30 mila docenti di sostegno e 35 mila posti tra amministrativi, tecnici ed ausiliari.

L'Anief si rivolge al ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, chiedendogli di assegnare i posti al personale precario, poiché “riguardanti posti effettivamente liberi, coperti da anni da personale non di ruolo, e individuati al netto dei soprannumerari e dei pensionati già registrati”. 

Il presidente Anief, Marcello Pacifico, aggiunge pure che “non si tratterebbe di una concessione del ministero dell'Istruzione. Ma di un atto dovuto per legge. 

Considerando che la normativa vigente impone l'assunzione del 50% del personale attraverso le graduatorie dove sono collocati i precari. E' il caso di ricordare al Ministro che ha appena annunciato l'indizione di due tornate di concorsi pubblici, da cui scaturiranno decine di migliaia di futuri assunti. 

L'assunzione di 80 mila precari rispetterebbe quanto previsto dalla norma sul nuovo piano programmatico triennale di assunzioni, risalente alla scorsa estate, sottoscritta anche a seguito di migliaia di ricorsi presentati dal nostro sindacato. 

Tutti ricorsi che sono stati presentati negli ultimi mesi proprio per ottenere la stabilizzazione lavorativa dei precari interessati e che hanno già ottenuto in tantissime Corti territoriali del lavoro la condanna dell'amministrazione per abuso dei contratti a termine”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Il sindacato autonomo chiede a Dsga, Ata e docenti finiti o che finiranno in soprannumero di ricorrere subito in tribunale: coinvolti migliaia di titolari rimasti senza posto presso le oltre 2mila scuole accorpate o cancellate.

Si stanno moltiplicando le interpretazioni alla sentenza della Corte costituzionale dellascorsa settimana, sulla prevaricazione adottata dallo Stato nei confronti delle regioni a proposito del dimensionamento coatto degli istituti d’infanzia, primaria e media inferiore: in attesa che viale Trastevere decida quale posizione assumere, nelle ultime ore si è espressa la Cisl Scuola, che ha sottolineato come la Consulta abbia chiarito che “lo Stato non può imporre alle Regioni di costituire obbligatoriamente istituti comprensivi, nè stabilire quale debba essere la loro consistenza in termini di alunni”, spiegando che “è legittima, però, la decisione dello Stato di non assegnare il Dirigente Scolastico agli istituti di dimensioni troppo ridotte”. Per il sindacato di Scrima, quindi, come già precedentemente rilevato su questa testata viene confermata la facoltà dello Stato “di fissare la soglia sotto la quale non si attribuisce la Dirigenza (e per gli effetti di successive integrazioni della norma di legge nemmeno il DSGA)”.

Di diverso avviso è l’Anief, che ha fatto notare come la sentenza dei giudici delle leggi sia così pregna di significato da permettere il via libera al reintegro di tutto quel personale scolastico, Dsga, Ata e docente, finito “in esubero nelle scuole dimensionate a seguito dei decreti assessoriali e regionali che razionalizzano la rete scolastica (da 10.213 a 8.017 scuole autonome) in applicazione dell’art. 19 comma 4 del D. L. 98/11”.

Il sindacato guidato da Marcello Pacifico ha intenzione ricorre in tribunale (c’è tempo fino al 18 giugno) e puntare dritto verso “l’autonomia delle 2.000 scuole dimensionate. La pronuncia della Corte costituzionale, infatti, permette – sempre secondo il sindacato autonomo - di poter adire il giudice per annullare i provvedimenti che cancellano migliaia di posti di lavoro”. A ricorrere, però, saranno solo i diretti interessati: quelli, per intenderci, che hanno subito un danno diretto dal dimensionamento deciso dallo Stato dimenticando la potestà regionale sulla materia. Ritrovandosi, a seguito di un provvedimento ritenuto oggi improprio, nelle “graduatorie definitive del personale soprannumerario”. L’invito a ricorrere è inoltre preventivo, poiché rivolto “anche i dirigenti delle scuole del primo ciclo, che perderanno la presidenza il prossimo anno”.

Una volta raccolti i ricorsi, l’Anief punterà ad “ottenere l’annullamento del decreto di dimensionamento”. Un obiettivo troppo alto? Staremo a vedere.

Fonte: Tecnica della Scuola

La Corte costituzionale ha colpito al cuore della scuola: gli accorpamenti fra istituti sono illegittimi, ha sentenziato giovedì. Il sindacato Anief ora sostiene che sarà necessario disarticolare quasi duemila scuole, già accorpate secondo la regola «non meno di seicento studenti per istituto non più di mille». E annuncia che impugnerà tutti i «decreti assessoriali» riguardanti la cancellazione o l' accorpamento di istituti scolastici.

Il Pd e l' Idv, Sel, la sinistra fuori dal Parlamento e i sindacati confederali attribuiscono la "sconfitta accorpamento" all' ex ministro Gelmini e in sottordine alle tredici Regioni che non si sono opposte al provvedimento. Molti chiedono al ministro Profumo un cambio di passo: «Deve fermare la cancellazione degli istituti e tornare a investire nell' istruzione».

Dal ministero della Pubblica istruzione si segnala come non sia possibile mettere mano subito alla questione: «Non partirebbe l' anno scolastico». Le Regioni potranno chiedere cambiamenti per la stagione 2013-2014.

Fonte: Repubblica

Nessuno stanziamento per permettere ai professori di occupare temporaneamente, nel caso di ferie del dirigente scolastico o di impegni per la maturità, il ruolo di capo istituto. Con pesanti ripercussioni e possibili denunce. L'obiettivo è risparmiare 10 milioni di euro. 

Scoppia la grana delle ferie ai presidi. Questa estate, i dirigenti scolastici rischiano di dover disertare le commissioni della maturità o di lasciare le scuole acefale per fruire del riposo annuale. In alternativa, potrebbero decidere di frazionare la pausa estiva in blocchi da 10 giorni o non andare in ferie per nulla. 

Secondo una nota ministeriale relativa al bilancio 2012 infatti, da quest'anno non sono più previste somme per pagare l'indennità di sostituzione dei capi d'istituto e questi ultimi stanno passando la patata bollente ai direttori scolastici regionali.

In questi giorni, i dirigenti scolastici aderenti alla Flc Cgil, alla Cisl scuola e allo Snals Confsal stanno inviando una eloquente lettera ai diretti superiori, in cui comunicano loro il periodo scelto per le ferie e che "per gli adempimenti di competenza, nel suddetto periodo nessun docente" della scuola "sostituirà il dirigente scolastico visto che la Direzione generale per la politica finanziaria e per il bilancio del ministero ha comunicato di non aver assegnato alcuna risorsa per l'indennità di sostituzione del dirigente scolastico".

E' la prima volta che diecimila istituzioni scolastiche italiane si trovano a fronteggiare una simile situazione. Chi guiderà le istituzioni scolastiche durante le ferie del capo d'istituto? Ma la vicenda rischia anche di intrecciarsi con la maturità, al via fra meno di un mese. I dirigenti scolastici, ogni anno, presiedono parecchie commissioni di maturità e in quel periodo sono tecnicamente in servizio. Al loro posto resta il vicario o un altro collaboratore, in favore del quale dopo 15 giorni scatta l'indennità di sostituzione, legata anche alla responsabilità di gestione dell'istituto durante l'assenza del capo.

Le operazioni relative alle commissioni degli esami di Stato durano in genere da 20 a 30 giorni. Se non si troverà una via d'uscita i dirigenti scolastici avranno due possibilità: lasciare le scuole senza guida nel delicato momento in cui occorre organizzare i corsi di recupero per gli alunni rimandati a settembre e per la stessa maturità; oppure disertare le commissioni mettendo nei guai i provveditorati che dovranno trovare in fretta e furia centinaia di sostituti. 

Ma, secondo l'Anief, le lettere che i presidi stanno inviando ai direttori regionali possono avere ripercussioni più pesanti. "La comunicazione inviata agli Uussrr può portare  -  spiega Marcello Pacifico  -  a denunce per omissione di atti di ufficio e interruzione di pubblico servizio e può portare la Corte dei conti a bloccare le ferie dei dirigenti o le nomine alle presidenze delle commissioni degli esami di maturità. Può  -  si chiede ancora Pacifico  -  il dirigente di una scuola assumere l'incarico di presidente di commissione di esame di Stato o andare in ferie senza nominare un sostituto lasciando la scuola senza direzione?". 

La norma che rischia di gettare nella confusione migliaia di scuole e mezzo milione di studenti della maturità mira a risparmiare 10 milioni di euro. Ma ne vale la pena?

Fonte: Repubblica

Secondo il sindacato Anief produrrà rilevanti conseguenze la sentenza 147/2012 della Consulta, che ritiene costituzionalmente illegittimo l'articolo 19, comma 4, del decreto legge 98 del 2011, poi legge 111/2011, nella parte che fissava l'obbligo di accorpamento in istituti comprensivi di scuole d'infanzia, primaria e medi con meno di mille alunni: il sindacato darà mandato ai suoi legali perché impugnino tutti i decreti assessoriali riguardanti la cancellazione o l'accorpamento di istituti scolastici, ormai dichiarati incostituzionali.

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, "la Gelmini dopo essere stata bacchettata per i mancati inserimenti a 'pettine' dei precari, ha ricevuto una bocciatura anche per l'inadeguato provvedimento che ha dimensionato in 15 giorni la rete scolastica italiana cancellando 2.000 presidenze". Ora la Consulta ristabilisce le cose sui giusti binari, ritenendo la Legge 111/2011 priva di efficacia perché contrasta palesemente con l'articolo 19, comma 4, della manovra è (quello che determina le competenze legislative di Stato e Regioni), "essendo una norma di dettaglio dettata in un ambito di competenza concorrente".

"Questa sentenza dei giudici - continua il presidente dell'Anief - oltre a ripristinare il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni, manda dunque un chiaro segnale verso il precedente Governo. E rende vano il suo tentativo di calpestare, con una legge estiva, i diritti dell'utenza costituzionalmente protetta. Il provvedimento si materializza, tra l'altro, nella stessa giornata in cui, durante la riunione del comitato paritetico dell'Aran, sono stati resi noti i dati parziali di rilevazione degli aventi diritto alle elezioni Rsu: rispetto all'ultima tornata elettorale, quindi sei anni addietro, sono stati cancellati addirittura 200 mila posti di lavoro, che corrispondono al 75% dei tagli complessivamente effettuati nello stesso periodo in tutto il pubblico impiego".

"A questo punto - conclude Pacifico - spero che il Parlamento affronti subito la questione della riduzione delle scuole italiane, ripristinando le presidenze cancellate. Ma anche ripartendo con nuovi investimenti nel comparto dell'istruzione e rilanciando il merito. È questa l'unica strada percorribile per tornare a tenere alto il livello scolastico dell'intero Paese".

Fonte: TMNews

Dopo la bocciatura, da parte della Corte costituzionale, dell'articolo 19, comma 4, del decreto legge 98 del 2011, poi legge 111/2011, nella parte che fissava l'obbligo di accorpamento in istituti comprensivi delle scuole dell'infanzia, elementari e medie che per acquisire l'autonomia "devono essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche", si registrano le prime reazioni da parte delle regioni (Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria, Sicilia, Puglia e Basilicata) che hanno parzialmente visto vincere il loro ricorso, e dei sindacati.

A trarre le conseguenze più drastiche dalla sentenza pare essere la Sicilia, le cui intenzioni sembrano essere quelle di non applicare la legge Gelmini sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche ma la legge regionale 6 del 2000, una legge che la regione insulare aveva già emanato, fissando indici e parametri differenti dal legislatore nazionale.

Sul fronte sindacale, invece si rinnova la linea 'giudiziaria' dell'Anief, il cui presidente, Marcello Pacifico, ha annunciato “che darà mandato ai suoi legali perché impugnino tutti i decreti regionali su cancellazioni e accorpamenti delle scuole, ora reputati incostituzionali”.

Fonte: Tuttoscuola

Scuole senza dirigenti né docenti vicari. Le ferie annuali si avvicinano e i dirigenti scolastici infuriati stanno per fare la mossa suggerita da Cgil, Cisl e Snals: comunicare ai rispettivi direttori regionali dell'istruzione i periodi durante i quali saranno in ferie senza farsi sostituire, e ciò perché non sono state loro assegnate risorse, né lo saranno, per compensare l'attività di sostituzione, ed essi non hanno alcuna intenzione di assumersi responsabilità nell'ordinare spese prive di copertura o adottare provvedimenti annullabili di diritto. 

La nota ministeriale sul programma annuale 2012 del 22 dicembre 2011 (prot. n. 9353), infatti, non solo non aveva previsto di conferire alle scuole i fondi necessari alla liquidazione dell'indennità per funzioni superiori da corrispondere ai docenti collaboratori quando esercitano la funzione vicaria, ma aveva addirittura escluso che durante le ferie potessero essere loro delegate funzioni proprie della qualifica superiore (art. 52 del decreto legislativo n. 165 del 2001). E allora, è il messaggio implicito rinvenibile nella lettera dei dirigenti scolastici, trovino una soluzione i direttori regionali, nelle cui mani vengono rimesse non solo le lettere ma le stesse istituzioni scolastiche. Se le ferie sono un diritto irrinunciabile, e qualche direttore regionale ha già intimato ai presidi di non rinviare le ferie se non in casi motivati da gravi e obiettive esigenze personali o di servizio, se durante le ferie i docenti collaboratori non possono sostituire i dirigenti, allora tocca all'amministrazione periferica, ai direttori regionali dell'istruzione, provvedere a garantire la continuità di direzione delle istituzioni scolastiche. Non certo ai dirigenti scolastici, ai quali è inibita l'unica possibilità che hanno, che è quella di farsi sostituire dai loro collaboratori.

Non è d'accordo l'associazione professionale Anief, secondo la quale i dirigenti scolastici rischiano una denuncia penale, quando “dichiarano di voler lasciare la scuola senza alcun sostituto”. Nello stesso tempo l'Anief contesta la nota ministeriale del dicembre scorso, che avrebbe commesso due errori. Il primo per avere confuso l'esercizio delle funzioni superiori con quelle del dirigente, la cui qualifica non è superiore ma solo di-versa (tesi originale, per altro). Il secondo perché il ministero, ricordando con tono minaccioso le sanzioni cui va incontro il dirigente scolastico nel farsi sostituire durante le ferie da un docente, dimentica di dire che esse si applicano solo nei casi di dolo o colpa grave. Che la nota ministeriale del dicembre scorso fosse sbagliata sul punto lo aveva scritto anche questo giornale ma lo aveva ammesso anche l'ufficio scolastico regionale del Lazio. Nel gennaio scorso, infatti, aveva precisato che i dirigenti scolastici devono dimostrare, in caso di rinvio delle ferie per ragioni di servizio, che le loro funzioni non possono essere delegate ai vicari. In positivo ciò significava e significa affermare che esistono funzioni che i dirigenti scolastici, salvo contraria e motivata decisione dei dirigenti stessi, possono e debbono delegare ai vicari. Fatto sta che il ministero non ha erogato fondi né si è ricreduto sull'interpretazione della norma che vieterebbe ai dirigenti di farsi sostituire durante le ferie. I direttori regionali, ai quali il cerino resta così in mano, non hanno altra scelta: o intimano ai dirigenti scolastici di nominare i rispettivi sostituti, contraddicendo le istruzioni ministeriali, o concordano un piano ferie con i dirigenti scolastici, disponendo sostituzioni reciproche e facendo ricadere la relativa spesa sul fondo regionale per la retribuzione di posizione e di risultato. Accendendo la miccia di ulteriori controversie con i sindacati.

Fonte: Italia Oggi

 

L’Anief chiede a Profumo di verificare se è vera la nomina nel Lazio di dirigenti appartenenti a Cisl e Anp. Accuse pure per lo scambio di codici a poche ore dalla pre-selezione. Russo (Pd) “interroga” il Ministro: concorso viziato da incredibili errori. Intanto Fabio Granata (Fli) auspica ispezioni in Sicilia sulle voci di nomine clientelari di diversi presidi.

Si fa sempre più minacciosa la spada di Damocle che pende sul concorso per selezione 2.386 nuovi dirigenti scolastici. I motivi che mettono a repentaglio la validità del concorso sono sempre gli stessi. In primis i limiti delle procedure adottate dal Miur, o meglio dal Formez, cui il ministero dell’Istruzione si era affidato, in occasione delle procedure di pre-selezione adottate lo scorso mese di ottobre. Ma ora spunta anche un altro “bug”: quello relativo alla presenza tra i commissari del concorso di alcuni dirigenti appartenente ad importanti sindacati nazionali di categoria. Si tratta di una eventualità che, se dimostrata, potrebbe far diventare ancora più problematico il mantenimento in vita del concorso e dei suoi vincitori.

A formulare le contestazioni è ancora una volta l’Anief, il sindacato degli educatori in formazione, che ha mosso dei rilievi formali contro l’organizzazione concorsuale ancora prima del suo avvio (ricorrendo al giudice, peraltro con successo, già la scorsa estate per opporsi contro l’esclusione dei docenti in ruolo da meno di cinque anni ma che vantavano comunque lunghi periodi di supplenze). Stavolta, a concorso quasi terminato, almeno in alcune regioni, l’organizzazione di Marcello Pacifico chiede pubblicamente l’avvio di un “atto ispettivo sulla presunta nomina nel Lazio di dirigenti sindacali di Cisl e Anp che si era costituita ad opponendum per salvare il concorso, contro la normativa vigente”.

In base a quanto risulta all’Anief, la presenza nelle commissioni d’esame di alcuni dirigenti che fanno sindacato sarebbe molto grave. Per spazzare via queste voci, il sindacato autonomo chiede quindi al ministro Profumo di “verificare se dei dirigenti sindacali siano stati nominati membri delle commissioni di esame del concorso contro la normativa vigente”.

Con l’occasione, l’Anief denuncia anche di essere venuta a conoscenza di altre anomalia. Che, sempre se accertata, comporterebbe conseguenze clamorose. In particolare, il sindacato chiede sempre al Ministro di verifiche “se all’atto della verifica dei test pre-selettivi i codici dei candidati possano essere scambiati da Formez nel giro di 24 ore in violazione di procedure che ne richiedono la non modificabilità, pena la contestazione di tutti i codici attribuiti”.

Secondo Marcello Pacifico è terminato il tempo degli indugi. Mentre “è giunto il momento di dire basta a una procedura indegna di un paese civile che non può selezionare i suoi dirigenti su quesiti palesemente sbagliati né permettersi procedure poco trasparenti che travolgono le istituzioni. Bisogna annullare tutto e garantire l’imparzialità della pubblica amministrazione nella selezione del personale e nella valutazione del merito dei candidati. Basterebbe avere un po’ di buon senso per non passare sempre - conclude il presidente Anief - dalle aule parlamentari o giudiziarie”.

Senza entrare nel merito, un invito simile a quello del sindacato autonomo è stato formulato anche dall’on. Tonino Russo (Pd). Secondo cui il Ministero dovrebbe intervenire “al più presto per fare chiarezza sulle gravissime irregolarità del concorso per dirigente scolastico. Ho presentato - dice Russo - un’interrogazione al Ministro Profumo per chiedere quali iniziative intenda adottare qualora il Tar del Lazio riterrà, come ampiamente prevedibile, irregolare l’intera procedura per la selezione dei futuri dirigenti scolastici”. Secondo il parlamentare, eletto in Sicilia, appare ormai sempre più “evidente come il concorso gestito dalla Formez S.P.A. sia stato viziato da una serie di incredibili errori che dovrebbero condurre al suo immediato annullamento. È fondamentale - conclude il parlamentare Pd - che il Ministro trovi al più presto una via d’uscita che chiuda questo brutto pasticcio”.

Profumo, tra l’altro è atteso anche da un’altra grana. Con al centro sempre dei dirigenti scolastici. "Ho portato in Aula con un`interrogazione - ha dichiarato il 5 giugno Fabio Granata, vice coordinatore di Fli - la questione del procedimento per l'assegnazione degli incarichi dirigenziali nelle istituzioni scolastiche siciliane ricevendo una risposta non soddisfacente da parte del Governo". Granata, rivendicando “legalità e trasparenza” pretende, quindi, "un`ispezione ministeriale immediata perché in Sicilia la scuola deve sempre essere al di sopra di ogni sospetto per quanto riguarda eventuali pratiche clientelari o illegalità. Tale azione dovrà chiarire la trattazione difforme di tante posizioni da parte della direzione regionale su uno scenario oggettivamente non trasparente che ha portato alla rettifica di 52 posizioni su 168 e a decisioni difformi sui ricorsi".

Fonte: Tecnica della Scuola

I premi e le borse di studio agli studenti più bravi non servono se poi lo Stato italiano non è in grado di trattenere le sue eccellenze e le fa migrare all'estero: così risponde Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, alla lettera inviata ai sindacati dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, nella quale il ministro ha spiegato che "diritto allo studio e misure premio per chi si impegna di più sono due facce della stessa medaglia di una scuola moderna, europea ed inclusiva".

"Pensavo che i voti assegnati e gli esami svolti dagli anni della scuola elementare a quelli dell'università fossero sufficienti a misurare la capacità, le abilità, le competenze, gli apprendimenti dei nostri studenti", ha risposto sempre per via scritta il presidente dell'Anief rivolgendosi a sua volta al ministro Profumo. "Certamente, qualche borsa di studio in più non farebbe male - e ne parla uno che ne ha ricevute parecchie e per merito - ma non servono se poi alla fine lo Stato costringe i cervelli tanto coccolati ad emigrare all'estero perché l'accesso alla professione è sbarrato, per esempio, per diventare insegnante e ricercatore, o perché la stessa carriera per alcuni anni viene bloccata".

Secondo Pacifico le priorità che il governo italiano deve porsi per il suo comparto dell'istruzione sono altre: "Eliminare la precarietà come cattivo sistema ordinario di funzionamento della macchina pubblica, gestire in maniera trasparente e meritevole i concorsi pubblici, investire maggiori risorse nella selezione, nella formazione, nell'assunzione e nella progressione di carriera, dotare i centri di produzione e di trasmissione del sapere di strumenti tecnologici adeguati, garantire l'alternanza scuola-lavoro, rilanciare un piano di investimenti per il reclutamento dei giovani ricercatori dell'università e dei precari della scuola, adeguare gli stipendi dei dipendenti pubblici ai livelli europei per non mortificare ulteriormente la professione".

Il presidente dell'Anief conclude la sua lettera sostenendo di accogliere "di buon auspicio la fine della stagione dei tagli che negli ultimi cinque anni ha eliminato più di 100.000 posti nella scuola pubblica e più di 20.000 cattedre all'università", ma anche di attendere "l'aumento di un 1% del Pil per l'istruzione e la ricerca perché, senza investimento, le solite misure di contenimento della spesa non aiutano a rilanciare la nostra economia".

Fonte: TMNews

Nella delega del pubblico impiego non ci sono novità? Il mio auspicio venga comunque preso in considerazione. Duri i sindacati e l’opposizione: basta alimentare la falsa idea d’un settore pubblico iperprotetto.

Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, si lascia ancora andare ad un’esortazione al licenziamento agevolato nella pubblica amministrazione, al pari di quanto avviene nel comparto privato. "Tenendo conto della specificità del pubblico impiego – ha detto laFornero a margine della sua visita al Centro per l'impiego della Provincia di Torino - auspico che ci sia il più possibile parità di trattamento tra lavoratori del settore privato e di quello pubblico. Ma non dite che questo significa libertà di licenziare". Per poi però specificare, riferendosi all’interruzione del rapporto di lavoro per motivi disciplinari, che “credo debba essere presa in considerazione”.
Il concetto che il ministro del Lavoro vuole far passare è di un’equiparazione a 360 gradi. "Io sono per le pari opportunità che non riguardano solo uomini e donne, ma anche dipendenti pubblici e privati, tra lavoratori extracomunitari e nativi. Quindi c'è un concetto più ampio di pari opportunità e mi parrebbe in contrasto col mio mandato se dicessi che le cose dovessero andare diversamente" ha concluso il ministro.

La sottolineatura della Fornero è arrivata dopo che alcuni muniti prima il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, aveva chiarito - a margine di un evento School of Governement - Luiss e Scuola Superiore della P.A - che nella delega del pubblico impiego non sono previste novità sui licenziamenti: " La delega non conterrà una disposizione specifica sui licenziamenti disciplinari dei dipendenti pubblici, ma si rimetterà al Parlamento", ha spiegato Patroni Griffi.

Secondo Mimmo Pantaleo segretario generale Flc-Cgil “è intollerabile, che a fronte di una disoccupazione devastante e dell'incapacità del Governo Monti di favorire la crescita del Paese, il ministro del lavoro chieda solo licenziamenti più facili. Peraltro dopo una riforma delle pensioni tra le più penalizzanti per i lavoratori in Europa”.

Scettici anche Giovanni Faverin e Francesco Scrima, della Cisl, secondo cui la parità pubblico-privato si dovrebbe attuare iniziando a “rinnovare i contratti. È del tutto fori luogo ostinarsi a chiedere regole che già ci sono, alimentando la falsa idea di un settore pubblico iperprotetto”. I due segretari, a capo rispettivamente del comparto Cisl Pa e Scuola, tornano quindi a chiedere “di rilanciare la contrattazione, come previsto dall’Intesa del 3 maggio scorso, per affrontare in quella sede i temi della spesa pubblica efficiente e della produttività. Il ministro – concludono - mostri altrettanta responsabilità invece di istigare al licenziamento dei lavoratori”.

Secondo Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, che è anche delegato ConfedirMit-Pa ai direttivi, ai quadri e alle alte professionalità, quella della Fornero è una “irresponsabile l’invasione di campo”. Pacifico sostiene che “queste fughe in avanti sono a dir poco strane, perché vengono attuate mentre è in corso una trattativa fra le organizzazioni sindacali e il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, proprio sulla riorganizzazione del pubblico impiego, sull’attuazione del protocollo d’intesa già sottoscritto, sul precariato e sulla spending review”.

Velenosa la reazione di Giuliana Carlino, capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione Lavoro al Senato: “Fornero è ministro delle pari opportunità quando le pare. Ora, per tirare acqua al suo mulino, rivendica - dice Carlino - parità di trattamento tra i lavoratori del pubblico impiego e quelli del privato, ma è la solita mossa propagandistica. La verità è un'altra: la sua riforma del lavoro è talmente iniqua e inutile che porterà solo alle pari opportunità di licenziamento".

Dalla parte del ministro del Lavoro si è invece schierato Giuliano Cazzola, deputato del Pdl, secondo cui “ancora oggi nei confronti del ministro Elsa Fornero si sono usate, in ambienti sindacali, espressioni violente ed offensive in risposta ad opinioni sicuramente discutibili ma legittime. Anzi, nel caso della disciplina del recesso nel pubblico impiego persino condivisibili".
In serata, Fornero e Patroni Griffi hanno cercato di smorzare la polemica, anche su loro eventuali contrasti sul tema. Attraverso un comunicato congiunto hanno affermato che i licenziamenti nella pubblica amministrazione sono una sanzione e un deterrente. "Dunque sono uno strumento e non l'unico" per una amministrazione efficiente e produttiva. "Il primo obiettivo della delega che presto sarà discussa dal Consiglio dei ministri - scrivono i due ministri - è migliorare la pubblica amministrazione. Il secondo è renderla più efficiente. Il terzo è aumentare la sua produttività. Il quarto è fare in modo che sia più trasparente. I licenziamenti sono una sanzione e possono essere un deterrente. Dunque sono uno strumento, non l`unico". Polemica chiusa. Fino al prossimo “strappo”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Secondo il giudice non è lecito dire, facendosi forte del decreto Brunetta, che il parere espresso dal CdI sulla formazione dell’orario non è vincolante. Esulta il “Tavolo regionale per la difesa della scuola statale”, che ha patrocinato il ricorso dopo le proteste dei genitori di un istituto vicino Firenze: gli organi di democrazia scolastica esistono ancora!

Cari docenti, studenti e genitori: io sono il dirigente responsabile dell’istituto e l’ultima parola sull’orario scolastico non può spettare che a me. Deve essersi posto più o meno così, forte delle novità introdotte dalla legge 150/09, il preside di una scuola secondaria di primo grado di Galluzzo, a due passi da Firenze, che a proposito della scelta della scansione di giorni scolastici, ha deciso di adottare il pugno dure. Applicando l’opzione che secondo lui poteva essere più congeniale.

In certe realtà però l’utenza non sta a guardare. Così il caso è diventato presto di pubblico dominio. Con diversi genitori, in particolare, che hanno deciso di controbattere sul piano legale l’atteggiamento di un dirigente più vicino alle modalità di conduzione di un’azienda che di un istituto scolastico.

Quella dei genitori è però presto diventata una battaglia di principi. Tanto che a ricorrere al Tar della Toscana contro il preside tutto d’un pezzo è stato un organismo trasversale,  il “Tavolo regionale per la difesa della scuola statale”, composto da associazioni e movimenti di carattere associativo (come l’Anpi e il Cidi), sindacale (tra cui Flc-Cgil, Cobas, Unicobas, Rdb-Cub e Anief) e politico (quasi tutti partiti della sinistra extraparlamentare ma anche assessori comunali). Al giudice regionale hanno spiegato che “il Consiglio di Istituto del Galluzzo, in conformità all’art. 10 del T.U. n. 297/94, aveva deliberato i criteri generali per la formazione dell’orario della, confermando per l'anno scolastico prossimo l’orario differenziato con due sezioni con l’orario su sei giorni le le altre con l’orario su cinque giorni con il sabato libero. Il dirigente scolastico, ritenendo erroneamente che per effetto del cosiddetto decreto Brunetta il dirigente scolastico sia diventato nella scuola un manager assoluto con il conseguente esautoramento del ruolo degli organi di democrazia scolastica, ha sostenuto che il Consiglio di Istituto non potesse più deliberare i criteri generali per la formazione dell’orario; tutt’al più poteva esprimere un parere non vincolante”.

La posizione presa dai genitori è stata reputata valida. Con ordinanza n. 347/12, il Tar ha infatti ritenuto che il ds “deve tenere conto dei criteri generali validamente deliberati dal Consiglio d’Istituto”, ordinandogli quindi “di provvedere ad adottare l’atto terminale del procedimento, ovviamente tenendo conto dei criteri generali deliberati dal CdI, entro 15 giorni”.

Commento finale delle associazioni che hanno vinto il ricorso: “è auspicabile che il dirigente scolastico si convinca che gli organi di democrazia scolastica esistono ancora e che le loro competenze devono essere rispettate. Peraltro se la scuola deve essere per i giovani una palestra di democrazia, sarebbe opportuno che chi la dirige dia il buon esempio in tale senso”.

Fonte: Tecnica della Scuola

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