La stampa scrive

Tecnica della Scuola: concorso ds, il Consiglio di Stato boccia i ricorsi ma non il rischio che salti tutto

I giudici di Palazzo Spada reputano “inaccoglibili” le domande di ammissione con riserva. Però ammettono possibili vizi di legittimità nella fase preselettiva incentrata sui quiz a risposta multipla: se ciò venisse accertato, in sede di decisione nel merito, determinerebbe l’effetto demolitorio dell’intera procedura. Facendo morire “Sansone con tutti i filistei”…

Nemmeno il Consiglio di Stato è riuscito a chiarire definitivamente l’esito dei ricorsi presentati in tribunale dai legali di migliaia di docenti esclusi dalle prove scritte del concorso a dirigente scolastico, dopo esserne stati defenestrati per non aver superato la prova di preselezione dello scorso 12 ottobre. Scorrendo il parere espresso dai giudici di Palazzo Spada, che di fatto conferma quello espresso pochi giorni fa dai colleghi del Tar del Lazio, territorialmente competenti, i ricorrenti non sembrerebbero avere scampo.

Il Cds ha infatti negato loro anche il diritto all’ammissione con riserva alle due verifiche (peraltro svolte la scorsa settimana): “l’avvenuto svolgimento delle prove scritte – si legge nelle ordinanze emesse il 20 dicembre - induce la Sezione a ritenere inaccoglibili le domande di ammissione con riserva”.

Nella stesso sentenza i giudici però hanno lasciato aperta la possibilità che tutto il concorso potesse addirittura saltare. Replicando (però su scala nazionale) quanto avvenuto in occasione dell’ultimo concorso per dirigenti scolastici svolto in Sicilia. Il Consiglio di Stato ha infatti ammesso che, a causa dei diversi vizi procedurali in cui sono incorsi gli organizzatori della fase preselettiva della procedura concorsuale, esistono dei dubbi “di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.

Rispetto a quanto velatamente aveva fatto intendere il Tar del Lazio, a questo punto la possibilità che ‘muoia Sansone con tutti i filistei’ non solo rimane in piedi, ma sembra così  addirittura rafforzarsi. Lasciando nell’incertezza anche e soprattutto i 9mila candidati che il 14 e 15 dicembre scorso hanno svolto le prove scritte: ora questi docenti non dovranno solo attendere l’esito delle verifiche, previsto in primavera, ma anche quello più approfondito delle carte che emetterà, questa volta in modo definitivo, il Consiglio di Stato entrando fino in fondo nel merito della questione.

A rinforzare il concetto che il concorso è da annullare e rifare daccapo (stavolta senza errori) è sicuramente l’Anief, l’associazione sindacale che vanta la più alta percentuale di ricorrenti contro l’esclusione della prove scritte: l’organizzazione di Pacifico ha fatto sapere che presenterà ai giudici, a nome dei suoi assistiti, tra l’altro senza chiedere loro ulteriori spese, una serie di motivi aggiunti per far decadere il concorso. L’obiettivo dell’Anief è “rendere esplicite”, attraverso “una perizia tecnica di esperti super partes”, tutte le storture e gli errori presenti nei quesiti e nelle risposte “fornite da Formez, relative alla prova pre-selettiva”. Cercherà poi di “coinvolgere la giustizia europea per la violazione della Cedu, ovvero del diritto alla difesa, inibito dall’impossibilità di discutere l’appello entro i termini previsti dal nostro ordinamento”. Insomma la partita sembrerebbe davvero ancora aperta.

Fonte: Tecnica della Scuola

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