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Tutti i ricorsi riguardanti i il personale di ruolo

La nota 157/13 del MEF cancella per sempre la vecchia progressione di carriera. Come ha denunciato l’Anief, gli aumenti di stipendio attribuiti nel 2010/11 che hanno permesso la progressione di carriera nel 2013 sono stati annullati perché invalidati dal D.P.R. 122/13 cosicché devono essere restituiti, se maturati a partire dal 2013, in quanto considerati assegni ad personam per il periodo pregresso. Unica possibilità ricorrere alla CEDU contro la sentenza della Consulta che salva i soli magistrati. Scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Quei sindacati che oggi piangono lacrime di coccodrillo e che non hanno mai ricorso contro il blocco della contrattazione, prerogativa riservata dalla rappresentatività, dovrebbero chiedere scusa ai lavoratori della scuola per aver permesso la decurtazione inutile del fondo d’istituto, in cambio di una mancia. Già una mancia, perché la progressione di carriera è stata cancellata per sempre dalla legge 122/2010 e dalle sue proroghe. Ridicola, pertanto, appare la protesta di questi sindacati che hanno avallato la sperimentazione della riforma Brunetta (d.lgs. 150/09), a contrattazione bloccata, e il principio “aumenti in cambio di tagli di posti di lavoro per il 2010 e di tagli dei fondi del MOF per il 2011 e 2012” salvo poi scoprire che questi aumenti non possono valere in alcun modo ai fini della progressione di carriera (D.P.R. 122/2013).

E dopo lo stupore suscitato dalle sentenze n. 304/13 e n. 310/13, per la negazione dei principi richiamati dalla sentenza n. 223/13 - che salva gli automatismi di carriera dei soli giudici e avvocati dello Stato -, persino in ambienti di Magistratura indipendente, non rimane ai ‘poveri’ dipendenti pubblici della scuola, oggi scippati anche degli aumenti ricevuti in busta paga nel 2013 (nota MEF 157/13), che ricorrere alla CEDU per chiarire due principi: la parità di tutti i cittadini di fronte alla legge, la preminenza dei diritti soggettivi rispetto a ragioni finanziarie di equilibrio di bilancio. Su questi due punti, Anief organizza un ricorso collettivo alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Per aderire e richiedere le istruzioni operative è sufficiente scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

La Confedir, nel frattempo, cui l’Anief aderisce, ha deciso di ricorrere al giudice del lavoro per sollevare questione di legittimità costituzionale sul blocco della contrattazione, questione, peraltro, già riconosciuta dal giudice del lavoro di Roma su un ricorso promosso dalla sola FLP.

Tutto il resto sono piagnistei inutili e di cattivo gusto, tra verità nascoste del Governo e propaganda sindacale che è stata utile in passato soltanto a racimolare migliaia di voti alle elezioni RSU. La stessa ultima nota del Ministero dell’Economia e delle Finanze parla del 2013 e non del 2014, bloccato ancora dall’ultima legge di stabilità che a sua volta parla del 2014 ma si riferisce al 2017, data di blocco dei valori della vacanza contrattuale a quelli del 2009.

È meglio allora chiarirsi le idee subito: dopo la sentenza della Consulta, la vecchia progressione di carriera per scatti di anzianità non è più congelata ma è stata cancellata per sempre. Soltanto il ricorso in Europa potrà ripristinare lo stato di diritto calpestato per coprire quei buchi di bilancio causati dalla classe politica del Paese.

 

Il MEF dichiara di aver “proceduto alla proroga di un anno delle classi e degli scatti con decorrenza dal 2 gennaio 2014 in poi” e che gli Uffici preposti alla formulazione delle ricostruzioni di carriera “dovranno tener conto di tale intervento ai fini dell’attribuzione delle classi successive”. Anief conferma la volontà di ricorrere alla CEDU per difendere il diritto alla contrattazione e all’aumento di stipendio: con lo stesso “metro” di giudizio, domani lo Stato potrebbe anche decidere di tagliare lo stipendio o la pensione.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze invia disposizioni su come applicare ai dipendenti del comparto scuola il D.P.R. n. 122 del 4 settembre scorso, pubblicato sulla G.U. del 25 ottobre 2013, relativo alla proroga fino al 31 dicembre 2014 del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti, introdotta con l’art. 9, comma 21 del D.L. 78/2010. Attraverso il messaggio n. 157 del 27 gennaio 2013 il MEF comunica, come anticipato con messaggio n. 152/2013 del 19 dicembre 2013, che per il personale del comparto Scuola, “sulla rata di gennaio 2014 si è provveduto all’applicazione del DPR in oggetto”. Nel dettaglio, il MEF dichiara di aver “proceduto alla proroga di un anno delle classi e degli scatti con decorrenza dal 2 gennaio 2014 in poi” e che gli Uffici preposti alla formulazione delle ricostruzioni di carriera “dovranno tener conto di tale intervento ai fini dell’attribuzione delle classi successive”.

Di fatto, quindi, si realizza quanto previsto dal D.P.R. n. 122/2013, che ha sancito la nullità dell'accordo sulla copertura degli scatti automatici e sugli aumenti disposti dai contratti a partire dal 2011. Che vengono ridotti a 'una tantum', ovvero a mere indennità che non avranno effetti ai fini delle retribuzioni di carriera. La proroga, inoltre, è stata avallata del parere della Consulta: che attraverso le sentenze n. 304 e n. 310/2013 della Corte Costituzionale si è detta favorevole al blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici.

Come se non bastasse, al danno si aggiunge la beffa: per effetto della Legge di Stabilità, l’indennità di vacanza contrattuale è stata “sospesa” sino al 2017. Considerando che la legge fa riferimento al comma 17 dell’art. 9 della Legge 122/2010, i valori stipendiali del personale della scuola, da adeguare all’inflazione, rimangono di fatto fermi addirittura al 2009.

Anief però non si arrende. Non può essere leso lo stato di diritto di centinaia di migliaia di lavoratori. I quali, se venisse confermato il blocco stipendiale, subirebbero una palese diversità di trattamento rispetto ai magistrati e agli avvocati dello Stato: se la norma (legge 122/2010) ha un carattere tributario lo ha per tutti. E non solo per coloro che attraverso la sentenza n. 223/12, sempre della Consulta, si sono visti annullare l’art. 9, c. 21 della L. 122/2010. E quindi applicare, dalla fine dello scorso anno, quegli scatti negati a tutti gli altri pubblici dipendenti. Tutti questi principi devono essere difesi fino in fondo dal sindacato e dai singoli lavoratori, pubblici o privati, magistrati o cittadini, perché altrimenti tanto varrebbe cancellare l’articolo 1 della Costituzione italiana.

Per questi motivi il sindacato invita tutto il personale della scuola a costituirsi presso la Corte europea dei diritti dell’uomo. L’obiettivo è ribaltare nelle aule di giustizia quanto deciso dal Governo e avallato dal Parlamento. Non vi sono altre possibilità, ormai, per difendere il potere di acquisto degli stipendi e la professionalità di chi opera nella PA. Basta ricordare che proprio in questi giorni l’Inps ha comunicato che “nel 2012, anno "tra i più critici" per l'economia e la società italiana, i redditi delle famiglie ne hanno risentito in "maniera rilevante". Si sono infatti ridotti del 2% in termini monetari, ma in termini di potere d'acquisto la caduta è stata di ben 4,9 punti”.

Ricorrere alla CEDU significa difendere il diritto alla contrattazione e all’aumento di stipendio: con lo stesso “metro” di giudizio, domani lo Stato potrebbe anche decidere di tagliare lo stipendio o la pensione. Chi è interessato a ricevere le istruzioni operative può scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Per approfondimenti:

Blocco contratti in GU: il personale scolastico perde anche le progressioni di carriera dal 2011

Mef si prepara a cancellare la progressione di carriera relativa agli scatti pagati nel 2011

PA – Blocco degli stipendi, la Consulta affossa 3 milioni di dipendenti pubblici

Legge di stabilità: appiedati 3 mln di statali, le scuole si salvano in extremis

 

Una nota del 19 dicembre preannuncia gli interventi correttivi nei cedolini di gennaio in applicazione del D.P.R. 122/13. Prorogato di un anno il blocco contrattuale appena salvato dalla Consulta e annullati tutti gli aumenti disposti dai contratti a partire dal 2011. Non appena approvata la nuova legge di stabilità, la proroga sarà estesa al 2017 per il blocco dei valori dell’indennità di vacanza contrattuale a quelli del 2009. Marcello Pacifico, presidente Anief e Segretario organizzativo Confedir, annuncia ricorsi al Tribunale del Lavoro contro la limitazione della libertà sindacale e alla CEDU per violazione dei diritti dell’uomo. Scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Alcune OO.SS. dopo aver contrattato la decurtazione del MOF per finanziare gli scatti di stipendio dei dipendenti che li maturavano nel 2011, ora si accorgono che il D.P.R. 122/2013 deve essere applicato come ogni altra norma dello Stato e piangono lacrime di coccodrillo sotto l’albero di Natale. Ma perché queste OO. SS., essendo rappresentative, non ricorrono in tribunale come ha fatto la FLP per rivendicare il diritto alla contrattazione? Noi lo faremo come Confedir, sindacato rappresentativo della dirigenza, mentre come Anief invitiamo tutto il personale della scuola a costituirsi presso la Corte europea dei diritti dell’uomo: la recente sentenza n. 310/2013 della Corte costituzionale non può dire la parola fine allo stato di diritto, oltre a sancire una palese diversità di trattamento tra tutti i dipendenti pubblici e i magistrati o avvocati dello Stato, gli unici ad essere salvati dalla sentenza n. 223/2012.

Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, compresi i giudici: se la norma (legge 122/2010) ha un carattere tributario lo ha per tutti, magistrati e non. Se dalla norma si realizzano economie di spesa, queste non possono valere soltanto per alcuni dipendenti pubblici, essendo lo Stato lo stesso datore di lavoro, e se sono economie di spesa è evidente che viene rafforzato il carattere tributario della norma. Se tutti siamo dipendenti pubblici, giudici e non, quando annulliamo il passaggio dal regime TFS al regime TFR (sentenza n. 223/12) dobbiamo essere tutti trattati allo stesso modo, anche quando abbiamo gli stipendi bloccati (l’opposto di quanto disposto dalla sentenza n. 310/2013). Tra il diritto al lavoro con una giusta retribuzione e il pareggio di bilancio, c’è l’uomo nel mezzo e non la calcolatrice.

Tutti questi principi devono essere difesi fino in fondo dal sindacato e dai singoli lavoratori, pubblici o privati, magistrati o cittadini, perché altrimenti tanto varrebbe cancellare l’articolo 1 della nostra Costituzione.

Anief, pertanto, invita tutto il personale della scuola a ricorrere alla CEDU: se oggi non difendi il diritto alla contrattazione e all’aumento di stipendio, domani lo Stato in caso di ulteriore crisi, per le stesse ragioni, potrebbe non pagarti più lo stipendio, la pensione e abolire il servizio scolastico o sanitario sempre più ridotto in termini di plessi e personale. Scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per ricevere le istruzioni operative.

 

Ritenendo legittimo il blocco degli stipendi, anche ai dirigenti, la Corte Costituzionale ritiene lecita la soppressione dei diritti all’equo e pari trattamento economico (ai giudici gli aumenti sono concessi) ritenendo legittime le esigenze di equilibrio di bilancio statale. Ma chi soccorre i lavoratori? Solo nell’ultimo anno il potere di acquisto delle famiglie è crollato di quasi 5 punti.

Mentre crolla il potere d'acquisto delle famiglie, con un 2012 da record, durante il quale si è registrato il decremento peggiore degli ultimi 22 anni, attraverso la sentenza n. 310/2013 la Corte Costituzionale dichiara legittimo il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici rigettando il ricorso presentato dai ricorrenti, docenti universitari appartenenti al personale non contrattualizzato. Si tratta di una decisione che il sindacato contesterà, ricorrendo alla CEDU per violazione dei diritti dell’uomo e della contrattazione collettiva, perché ci troviamo di fronte a due trattamenti completamente diversi nei confronti di dipendenti che operano per lo stesso “datore di lavoro”: da una parte c’è la magistratura, che da un anno sono tornati a percepire gli aumenti (con la sentenza n. 223/12, sempre della Consulta, che ha annullato l’art. 9, c. 21 della L. 122/2010), mentre dall’altra vi sono gli altri dipendenti con contratti e scatti stipendiali bloccati da anni.

A tal proposito, proprio in questi giorni l’Inps ha comunicato che “nel 2012, anno "tra i più critici" per l'economia e la società italiana, i redditi delle famiglie ne hanno risentito in "maniera rilevante". Si sono infatti ridotti del 2% in termini monetari, ma in termini di potere d'acquisto la caduta è stata di ben 4,9 punti”. L’istituto nazionale di previdenza ha rilevato, inoltre, che “si tratta del quinto anno consecutivo di caduta del reddito disponibile in termini di potere d'acquisto: dal 2008 si è ridotto del 9,4%. E che questa situazione “avrebbe potuto essere ben più grave senza l'intervento compensativo delle prestazioni sociali”. Il decremento è stato anche confermato dall’Istat: “nel 2012 l'Istituto ha potuto registrare il calo peggiore del potere d'acquisto a partire dal 1990, mentre anche la propensione al risparmio dei nuclei familiari italiani ha raggiunto il suo minimo nel corso degli ultimi 22 anni”.

A fronte di questo contesto, con diversi lavoratori pubblici che percepiscono stipendi alle soglie della povertà, quella presa dalla Consulta appare discutibile: il giudizio riguarda diverse ordinanze di legittimità costituzionale emesse dai Tar di Calabria, Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Umbria, Puglia in merito all’art.9, commi 2 e 21 del decreto legge n. 78/2010 come convertito dalla legge 122/2010, già bocciato dalla Corte costituzionale con la suddetta sentenza n. 223/12 laddove impediva gli automatismi di carriera ai giudici, eppure ora validato laddove ha bloccato gli aumenti di stipendio per il restante personale del pubblico impiego per gli anni 2010-2014. Il rigetto del ricorso è stato respinto perché un eventuale aumento riservato a questa categoria sarebbe stato discriminatorio rispetto agli altri dipendenti pubblici.

“Ma con questa decisione – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - , la corte ha smentito se stessa nel negare la natura contributiva già acclarata del provvedimento normativo. E pur richiamando i ‘paletti’ entro cui è possibile sospendere e non cancellare i diritti quesiti, ha concluso che sarebbe lecito sospendere definitivamente il diritto alla maturazione dello scatto di stipendio per il quadriennio 2010-2014”.

“L’irrecuperabilità, infatti, che non poteva essere ammessa, si è trasformata nelle pagine della Consulta in un valore che preserva l’obiettivo di una realizzata economia di spesa, senza tener alcun conto che il prelievo negato a parole ma realizzatosi di fatto – conclude il sindacalista Anief-Confedir - colpisce soltanto i dipendenti pubblici e non tutti i cittadini”.

Ragion per cui, la Confederazione preannuncia fin da adesso l’intenzione di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo per tutti i dirigenti pubblici e il personale della scuola al fine di ottenere giustizia. Per aderire ai ricorsi scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

 

Anief-Confedir: anche la Ragioneria dello Stato rileva che il blocco degli stipendi per cinque anni comincia a farsi sentire, con le buste paga del 2012 addirittura ridotte dello 0,9% sul 2011. I dipendenti pubblici sperano ora nella Corte costituzionale, la stessa che lo scorso anno ripristinò gli scatti dei giudici della Repubblica.

Dalla Ragioneria dello Stato giunge conferma della sempre più triste condizione cui i nostri governanti hanno “condannato” i dipendenti pubblici. A causa del blocco dei contratti (prorogato fino a tutto il 2014) e delle indennità di vacanza contrattuale (slittata almeno fino al 2015) imposte dagli ultimi governi, tra il 2009 e il 2012 le retribuzioni di chi è in servizio nella PA sono rimaste sostanzialmente ferme: se si considera l’inflazione, nel 2012 si sono addirittura ridotte dello 0,9% sul 2011, fissandosi a 34.576 euro (erano a 34.521 nel 2009).

Tuttavia non tutti i comparti hanno “tirato la cinghia”: i magistrati (che non hanno contratto ma retribuzioni stabilite con legge), sempre nel 2012, hanno fatto riscontrare un aumento dell'8% rispetto all’anno precedente, raggiungendo una retribuzione media di 141.746 euro. Confrontando questo stipendio medio con quello del 2007, sempre i magistrati hanno incassato un avanzamento retributivo del 17,9%, contro un aumento complessivo delle retribuzioni dei dipendenti della PA del 9,2%.

E per i giudici gli stipendi sono destinati ad aumentare ulteriormente: attraverso la sentenza n. 223/12 della Corte costituzionale, che ha annullato l’art. 9, c. 21 della L. 122/2010, i magistrati della Repubblica hanno infatti ottenuto la cancellazione del blocco degli automatismi di carriera previsti per tutti i dipendenti pubblici e ottenuto gli aumenti a partire dal mese di novembre 2012.

La maglia nera della PA è invece indossata dai docenti e dagli Ata della scuola. Che con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 251 del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013, sono diventati gli unici dipendenti pubblici a ritrovarsi con lo stipendio bloccato per 5 anni consecutivi (a partire dal 2010, mentre per gli altri statali il blocco è arrivato l’anno successivo e quindi varrà “solo” per un quadriennio). E a ben poco sono valsi gli accordi stipulati da alcuni sindacati con i responsabili del Mef, finalizzati a recuperare il blocco degli scatti per il triennio 2010-2012: i trionfalismi per essere riusciti a dirottare parte del risparmio dovuto al taglio di 50.000 posti di lavoro per “coprire” i mancati aumenti, si sono presto spenti davanti al bisogno impellente del governo di turno di fare cassa.

Attraverso la legge di stabilità 2014, l’attuale Esecutivo ha di fatto annullato, a regime, gli effetti di quegli incrementi di stipendio seppur concordati e certificati: aumenti e arretrati, in pratica, vanno considerati mere indennità per coprire il blocco 2010-2012, poi prorogato dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Tra l’altro, per pagare questa ‘una tantum’ si sottrarranno 400 milioni destinati al miglioramento dell’offerta formativa; privando quindi i nostri alunni di diverse attività a completamento della didattica, come i progetti culturali, le attività motorie, linguistiche, informatiche e i fondi per le aree a rischio.

Come se non bastasse, la legge di stabilità approvata al Senato prevede la proroga dell’indennità di vacanza contrattuale sino al 2015, con la prospettiva di proroga al 2017: considerando che si fa riferimento al comma 17 dell’art. 9 della Legge 122/2010, anche in questo caso i valori stipendiali del personale della scuola, da adeguare all’inflazione, si terranno di fatto fermi addirittura al 2009. Senza dimenticare che la vera intenzione della parte pubblica è arrivare a sostituire gli scatti di stipendio con il sistema premiale della performance individuale. Peraltro, sempre a patto che siano reperite risorse aggiuntive derivate da nuovi risparmi. Il tutto, facendo finta di non considerare che i docenti italiani hanno lo stipendio più basso dopo la Grecia, con quasi 8mila euro in meno a fine carriera rispetto alla media europea.

Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, ricorda tuttavia che “tanti dipendenti della scuola, al pari dei magistrati, non sono rimasti a guardare: anche per loro – sottolinea il sindacalista – presto si pronuncerà quella stessa Corte costituzionale che lo scorso anno ha già annullato il blocco degli scatti dei giudici. E siccome un blocco non può essere incostituzionale solo per alcuni dipendenti, viene da sé che anche la proroga fino a tutto il 2014 è illegittima. Anche perché ridurre ai minimi termini gli stipendi dei dipendenti pubblici, tenendoli fermi a poco più di 1.200 euro netti al mese di media, al di sotto del potere d’inflazione, rappresenta un’operazione illegittima. Oltre che fortemente ingiusta”.

Per approfondimenti:

Scatti di anzianità: parte la riforma Brunetta nella scuola. Soldi in cambio di tagli

Legge di stabilità: gli insegnanti pagati peggio di tutti: gli unici nella PA con lo stipendio fermo per 5 anni

La legge di stabilità colpisce i docenti: stipendi fermi a 1.300 euro almeno per un altro anno

 

 
Ricorso contro il blocco del contratto e delle progressioni stipendiali.

 DESCRIZIONE: Ricorso per ottenere lo sblocco del contratto e il recupero, anche ai fini previdenziali, degli scatti di anzianità che l'art. 9 (commi 17, 21 e 23) della Legge 122/2010 blocca per il periodo 2011-2013.

REQUISITI: Docenti e ATA di ruolo

MODALITA' DI PREADESIONE: Inviare una e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. inserendo come oggetto “PREADESIONE RICORSO SCATTI STIPENDIO” e per testo i propri dati anagrafici completi (COGNOME, NOME, LUOGO E DATA DI NASCITA, CODICE FISCALE, RECAPITI MAIL E TELEFONICI) e la propria sede di servizio statale (indirizzo COMPLETO – via, comune, provincia - della sede STATALE di attuale servizio).

MAGGIORI INFORMAZIONI: Vai al link

ISTRUZIONI OPERATIVE: Anief invierà successivamente per e-mail le istruzioni operative per l'effettiva adesione al ricorso. L'invio della e-mail di preadesione non è in alcun modo vincolante all'effettiva partecipazione al ricorso.

SCADENZA: Adesioni Aperte

COSTO: € 150

 
Ricorso per ottenere la valutazione, ai fini della mobilità e nelle graduatorie interne d'istituto, dei titoli e dei servizi cui la tabella di valutazione titoli non attribuisce alcun punteggio o cui attribuisce punteggio solo parzialmente.

 DESCRIZIONE: Ricorso per ottenere la valutazione, ai fini della mobilità e nelle graduatorie interne d'istituto, dei seguenti titoli: abilitazioni diverse dal Concorso Ordinario (12 punti), titolo SSIS o specializzazione sostegno (5 punti), servizio pre-ruolo (da far valutare 6 punti invece di soli 3 punti), incarico in qualità di supervisore Tirocinio (12 punti), incarico di presidente o commissario interno/esterno agli esami di maturità dopo l'a.s. 2000/2001 (1 punto per ogni servizio).

REQUISITI: Docenti di ruolo in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti: abilitazione tramite SSIS o concorsi riservati, specializzazione sul sostegno, incarico di Tutor di Tirocinio, servizio di insegnamento pre-ruolo, servizio post 2000/2001 come presidente o commissario interno/esterno agli esami di maturità.

NOTE: Per aderire a questo ricorso è necessario indicare, sia nella domanda di mobilità on-line, sia nella dichiarazione cartacea per la graduatoria interna d'istituto, i titoli di cui si chiede la corretta valutazione.

MODULO DI PREADESIONE: Scarica il modulo

MODALITA' DI PREADESIONE: Scaricare e inviare in allegato il modulo di preadesione all'indirizzo e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. inserendo come oggetto “PREADESIONE RICORSO TABELLA TITOLI” e per testo i propri dati anagrafici completi (COGNOME, NOME, LUOGO E DATA DI NASCITA, CODICE FISCALE, RECAPITI MAIL E TELEFONICI) e la propria sede di servizio statale (indirizzo COMPLETO – via, comune, provincia - della sede STATALE di attuale servizio).

MAGGIORI INFORMAZIONI: Vai al link

ISTRUZIONI OPERATIVE: Anief invierà successivamente per e-mail le istruzioni operative per l'effettiva adesione al ricorso. L'invio dell'e-mail di preadesione non è in alcun modo vincolante all'effettiva partecipazione al ricorso.

SCADENZA ADESIONI: 9 aprile 2013. PROROGA: 11 aprile 2013Adesioni aperte.

COSTO: € 150

 
Ricorso per ottenere l'interruzione della trattenuta obbligatoria in busta paga di un ente (Enam) ormai completamente privo di utilità

 

DESCRIZIONE: Ricorso per ottenere l'interruzione della trattenuta Enam sullo stipendio e far risarcire le quote illegittimamente trattenute, al netto degli interessi maturati, a far fede dalla soppressione dell’ente (30 luglio 2010).

REQUISITI: Docenti di ruolo e dirigenti della scuola dell'Infanzia e della Primaria

MODELLO REVOCA ENAM: Inviare il modello di revoca della trattenuta Enam a mezzo raccomandata a/r alla Ragioneria provinciale dello Stato di propria pertinenza (provincia della sede di servizio) e per conoscenza all’INPS. Contestualmente si deve inoltrare, in allegato alla mail di preadesione, copia del modello di revoca inviato e qualsiasi eventuale risposta ricevuta dall'amministrazione all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

MODALITA' DI PREADESIONE: Dopo aver spedito il modello di revoca per raccomandata, allegarlo tramite mail e inviare a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. inserendo come oggetto “PREADESIONE RICORSO ENAM” e per testo i propri dati anagrafici completi (COGNOME, NOME, LUOGO E DATA DI NASCITA, CODICE FISCALE, RECAPITI MAIL E TELEFONICI) e la propria sede di servizio statale (INDIRIZZO COMPLETO – via, comune, provincia - della sede statale di attuale servizio).

MAGGIORI INFORMAZIONI: Vai al link 

ISTRUZIONI OPERATIVE: Anief invierà successivamente per e-mail le istruzioni operative per l'effettiva adesione al ricorso. L'invio dell'e-mail di preadesione non è in alcun modo vincolante all'effettiva partecipazione al ricorso.

SCADENZA: Adesioni Aperte

COSTO: € 100

 

 
Ricorso per recuperare il 2,69% per gli anni 2011 e 2012 e il 2,50% trattenuto negli ultimi 5 anni 

 

DESCRIZIONE: Il D.L. 185/2012 ripristina per il TFR dei precari e dei neo-assunti dopo il 2001, contro la Costituzione, quota 6,91% e trattenuta 2,5%. Per gli assunti prima del 2001, invece, ritornati a quota 9,60%, mistero sul 2,69% in più che lo Stato dovrebbe versare per il 2011 e il 2012. Mef e Inps bloccano, per ora, tutto al 30.12.10, al netto delle riliquidazioni entro un anno previste. Procedure per ottenere quanto dovuto, almeno 1.000 euro a lavoratore, attraverso l'invio di una diffida e di un modello di decreto ingiuntivo in caso di risposta negativa. 

REQUISITI: Docenti e ATA precari e di ruolo

MODELLO DIFFIDA TFRI nuovi modelli di diffida sono disponibili online a questo link.

MODALITA' DI PREADESIONE: Scarica gratuitamente e invia le nuove diffide, che puoi scaricare da questo link

MAGGIORI INFORMAZIONI: Vai al link

ISTRUZIONI OPERATIVE: Richiedi le istruzioni per ricorrere scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

SCADENZA: Adesioni Aperte

COSTI: Modello di diffida: gratuito. Ricorso: € 100

NEWS RICORSO TFR/TFS

 

 
Ricorso contro la valutazione parziale dell'esperienza pre-ruolo ai fini della ricostruzione di carriera.

 

DESCRIZIONE: Ricorso per ottenere la valutazione per intero di tutto il periodo pre-ruolo oggi illegittimamente valutato per intero solo fino a 4 anni, con la parte eccedente valutata per soli 2/3 ai fini giuridici e il restante 1/3 ai soli fini economici.

REQUISITI: Docenti e ATA di ruolo con più di 4 anni di servizio pre-ruolo.

MODALITA' DI PREADESIONE: Inviare una e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. inserendo come oggetto “PREADESIONE RICORSO RICOSTRUZIONE CARRIERA” e per testo i propri dati anagrafici completi (COGNOME, NOME, LUOGO E DATA DI NASCITA, CODICE FISCALE, RECAPITI MAIL E TELEFONICI) e la propria sede di servizio statale (indirizzo COMPLETO – via, comune, provincia - della sede STATALE di attuale servizio).

MAGGIORI INFORMAZIONI: Vai al link 

ISTRUZIONI OPERATIVE: Anief invierà successivamente per e-mail le istruzioni operative per l'effettiva adesione al ricorso. L'invio dell'e-mail di preadesione non è in alcun modo vincolante all'effettiva partecipazione al ricorso.

SCADENZA: Adesioni Aperte

COSTO: € 150

 

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