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Scatti di anzianità: l’imbarazzo dei sindacati e la verità nascosta del Governo

La nota 157/13 del MEF cancella per sempre la vecchia progressione di carriera. Come ha denunciato l’Anief, gli aumenti di stipendio attribuiti nel 2010/11 che hanno permesso la progressione di carriera nel 2013 sono stati annullati perché invalidati dal D.P.R. 122/13 cosicché devono essere restituiti, se maturati a partire dal 2013, in quanto considerati assegni ad personam per il periodo pregresso. Unica possibilità ricorrere alla CEDU contro la sentenza della Consulta che salva i soli magistrati. Scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Quei sindacati che oggi piangono lacrime di coccodrillo e che non hanno mai ricorso contro il blocco della contrattazione, prerogativa riservata dalla rappresentatività, dovrebbero chiedere scusa ai lavoratori della scuola per aver permesso la decurtazione inutile del fondo d’istituto, in cambio di una mancia. Già una mancia, perché la progressione di carriera è stata cancellata per sempre dalla legge 122/2010 e dalle sue proroghe. Ridicola, pertanto, appare la protesta di questi sindacati che hanno avallato la sperimentazione della riforma Brunetta (d.lgs. 150/09), a contrattazione bloccata, e il principio “aumenti in cambio di tagli di posti di lavoro per il 2010 e di tagli dei fondi del MOF per il 2011 e 2012” salvo poi scoprire che questi aumenti non possono valere in alcun modo ai fini della progressione di carriera (D.P.R. 122/2013).

E dopo lo stupore suscitato dalle sentenze n. 304/13 e n. 310/13, per la negazione dei principi richiamati dalla sentenza n. 223/13 - che salva gli automatismi di carriera dei soli giudici e avvocati dello Stato -, persino in ambienti di Magistratura indipendente, non rimane ai ‘poveri’ dipendenti pubblici della scuola, oggi scippati anche degli aumenti ricevuti in busta paga nel 2013 (nota MEF 157/13), che ricorrere alla CEDU per chiarire due principi: la parità di tutti i cittadini di fronte alla legge, la preminenza dei diritti soggettivi rispetto a ragioni finanziarie di equilibrio di bilancio. Su questi due punti, Anief organizza un ricorso collettivo alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Per aderire e richiedere le istruzioni operative è sufficiente scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

La Confedir, nel frattempo, cui l’Anief aderisce, ha deciso di ricorrere al giudice del lavoro per sollevare questione di legittimità costituzionale sul blocco della contrattazione, questione, peraltro, già riconosciuta dal giudice del lavoro di Roma su un ricorso promosso dalla sola FLP.

Tutto il resto sono piagnistei inutili e di cattivo gusto, tra verità nascoste del Governo e propaganda sindacale che è stata utile in passato soltanto a racimolare migliaia di voti alle elezioni RSU. La stessa ultima nota del Ministero dell’Economia e delle Finanze parla del 2013 e non del 2014, bloccato ancora dall’ultima legge di stabilità che a sua volta parla del 2014 ma si riferisce al 2017, data di blocco dei valori della vacanza contrattuale a quelli del 2009.

È meglio allora chiarirsi le idee subito: dopo la sentenza della Consulta, la vecchia progressione di carriera per scatti di anzianità non è più congelata ma è stata cancellata per sempre. Soltanto il ricorso in Europa potrà ripristinare lo stato di diritto calpestato per coprire quei buchi di bilancio causati dalla classe politica del Paese.

 

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