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Anche la Corte Costituzionale sostiene la tesi del sindacato: assumere a tempo indeterminato serve a contrastare l’abuso dei contratti a termine. La posizione è giunta con la sentenza 250/21 del 21 dicembre scorso, con cui i giudici sono intervenuti in ordine a una questione di costituzionalità sollevata dal Tribunale del Lavoro di Massa, su un contenzioso riguardante rapporti di lavoro con contratti di somministrazione presso le pubbliche amministrazioni. Secondo Orizzonte Scuola, la sentenza della Corte contiene alcuni “principi che possono essere in linea generale di riferimento anche per la scuola. dove la stabilizzazione pare ad oggi essere un miraggio”. Inoltre, la Corte aveva già chiarito con un’altra sentenza, la n. 89 del 2003, che la diversificazione, tra il settore pubblico e il settore privato, della disciplina dei rimedi dell’inosservanza delle regole imperative sul contratto di lavoro a termine non si traduce in una illegittima e discriminatoria riduzione della tutela attribuita al pubblico dipendente. Ne consegue che quella di assumere in ruolo il personale “altro non è che una questione di volontà politica che il legislatore dovrebbe raccogliere”: pertanto l’immissione in ruolo “sarebbe costituzionale, legittima e rispettosa dello Stato di diritto, cosa che il precariato ripetuto negli anni non lo è”.
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"Con l'antidemocratico voto di fiducia imposto dal Governo, arriva a poche ore dalla scadenza il sì definitivo della Camera alla Legge di Bilancio 2022: in questo modo - dopo che prima di Natale avevamo assistito all'approvazione del testo a Palazzo Madama - la manovra finanziaria diventa legge dello Stato, con 355 i favorevoli e 45 contrari. Se a livello parlamentare le decisioni imposte dall'esecutivo sembrano riscuotere consensi, almeno per quel che riguarda la Scuola tra il personale, gli studenti e le famiglie c'è tanto rammarico e un'alta dose di dissenso: ancora una volta, l'Istruzione è stata messa all'angolo. Siamo delusi e amareggiati - dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - perché contro questa Legge di Bilancio avevamo espresso tutte le nostre remore. Abbiamo anche fatto uno sciopero, lo scorso 10 dicembre, e proposto prima 31 emendamenti in Senato e nei giorni scorsi altri 11 alla Camera. Ma è stato tutto quasi inutile e tra qualche giorno, con il ritorno in classe, ce ne accorgeremo. Tranne qualche lieve modifica, come l'introduzione incompleta dell'attività motoria alla primaria (perché solo nelle classi quarte e quinte?), il prolungamento dei contratti Covid (perché solo fino al 31 marzo 2022?), il riconoscimento dell'indennità di sede (perché solo nelle piccole isole?), alla fine l'impianto normativo rimane quello ampiamente incompleto del Governo".
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Cresce lo sconcerto per le ultime precisazioni fornite dal ministero dell’Istruzione riguardo l’obbligo vaccinale applicato dal 15 dicembre anche al lavoratore “assente dal servizio” per ferie o malattia: la Nota n. 1929, prodotta poche ore fa e firmata dal capo dipartimento Stefano Versari, prevede infatti la deroga all’obbligo solo per docenti, Ata e dirigenti “che non svolgono la propria prestazione di lavoro presso le istituzioni scolastiche” oppure “perché fruiscono di aspettative e congedi che comportano l’astensione piena e continuativa dalle attività lavorative a scuola” o ancora perché “versano nelle condizioni di infermità”.
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