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Nell’incontro odierno sugli ordinamenti dei profili professionali per il personale ATA, le proposte ARAN disattendono le indicazioni inviate dal Ministero dell’Istruzione sull’Atto di indirizzo. “Il testo proposto dall’Aran, a nostro avviso, deve essere rivisto ed integrato – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief – Come sindacato autonomo abbiamo presentato proposte specifiche e mirate, atte a valorizzare un comparto fondamentale per la scuola, quello ATA”.
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Gli effetti del Covid hanno prodotto la chiusura delle scuole e il ricorso alla didattica a distanza, con conseguenze dirette, purtroppo negative, sulla qualità della didattica: l’Invalsi oggi ci ha detto che nell’ultimo anno c’è stata una leggera ripresa, ma quasi la metà degli studenti italiani non raggiunge la sufficienza nè in italiano nè in matematica e si è presentata all’esame di maturità con conoscenze e competenze non adeguate. “Finchè continueremo a proporre la stessa didattica pre-Covid, con gli effetti del dimensionamento scolastico introdotto dal 2009, con il Dpr 81, e mai cancellato, è normale che i nostri alunni siano in difficoltà”, commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.
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Da oggi la scuola deve fare a meno di oltre 150 mila docenti precari. Più alcune decine di migliaia di Ata. Almeno altri 80mila, circa, avevano terminato l’incarico con la fine delle lezioni, come i lavoratori cosiddetti Covid. In tutto, si tratta di non meno di 250 mila supplenti che lo Stato ha deciso di licenziare, anche se nella maggior parte di casi si tratta di lavoratori che hanno sottoscritto contratti su cattedre e posti senza titolare, quindi del tutto liberi. Il loro “benservito” non è casuale, ma funzionale al risparmio dei soldi pubblici e a discapito del servizio scolastico: privandosi del loro apporto, l’amministrazione scolastica ha benefici non indifferenti.
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Il caro-energia derivante dalla guerra in Ucraina e la scarsità di alcune derrate hanno alimentato la corsa dell'inflazione: l’Istat ha oggi rilevato, attraverso le statistiche preliminari, che il costo della vita "a giugno accelera di nuovo salendo a un livello (8%) che non si registrava da gennaio 1986, quando fu pari a 8,2%", con un aumento di ben l'1,2% su base mensile. Ancora più alta figura la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”, che ha fatto registrare un +8,3%. A livello di Eurozona va ancora peggio: il costo della vita si attesterebbe addirittura all'8,6%, con un +0,7% rispetto a maggio. Le stime giungono all'indomani degli interventi del governo per frenare il caro-bollette.
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