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“Al presidente dell'Aran abbiamo chiesto di far dare dal Governo delle risorse in più. Non una quota a piacere”, riferendosi al bonus da 200 euro riservato a chi percepisce non oltre 35 mila euro lordi annui, “ma quella che ci indica la Costituzione”: lo ha dichiarato oggi Marcello Pacifico, al termine dell’incontro tenuto nel primo pomeriggio all’Aran sulle risorse contrattuali da introdurre nel Ccnl 2019/21. La delegazione Anief è tornata a chiudere risorse aggiuntive congrue per aumentare gli stipendi degli insegnanti e un contratto-ponte che possa disciplinare il periodo di transizione verso la prossima legge di bilancio: nelle scuole, come per le altre occupazioni, ha detto Pacifico all’agenzia Teleborsa.
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Gli aumenti di stipendio del personale della scuola rimangono in alto mare. Domani, alle 15,00, si svolgerà un nuovo incontro all’Aran, ma c’è poco da illudersi. “Siamo giunti al quinto incontro con l’amministrazione – dice Marcello Pacifico, intervistato da Scuola Informa – e stavolta ci si soffermerà anche sulla parte economica. A questo proposito, Anief aveva proposto un contratto ponte, un contratto che desse subito i soldi stanziati in Legge di Bilancio, i ‘famosi’ 107 euro lordi, pari a 75 euro netti, più 3mila euro di arretrati, per fare in modo che da settembre gli stipendi potessero un poco innalzarsi rispetto all’inflazione. Serviva un passo indietro del ministro sulla formazione e sul merito. E il ministro aveva dichiarato che era pronto a firmare il contratto ad agosto, ma anche gli altri sindacati dovevano portare avanti questa linea. Purtroppo questo non è avvenuto. Oggi ci ritroviamo tra l’altro in piena crisi di Governo e non ci sarà nessun rinnovo di contratto questa estate. Servivano nuove risorse, che però in questo difficile momento politico nessuno può garantire”.
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Mercoledì 20 luglio potrebbe essere un giorno importante per le sorti del Paese, ma anche per oltre un milione di dipendenti della scuola con il contratto bloccato ormai da oltre tre anni e mezzo: il premier Mario Draghi potrebbe non incassare la fiducia dal Parlamento e a quel punto la crisi di Governo (sinora abilmente “stoppata” dal Capo dello Stato) diventerebbe ufficiale, con conseguente caduta dell’Esecutivo e possibile scioglimento anticipato delle Camere da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e elezioni anticipate in autunno piuttosto che alla scadenza naturale prevista nelle primavera del prossimo anno.
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