Precariato

Il Governo ha previsto un piano triennale di immissioni in ruolo per giustificare l’introduzione di una deroga all’abuso dei contratti a termine vietato dalla normativa comunitaria e chiudere la procedura d’infrazione. Il contratto del 4 agosto 2011 firmato da alcuni sindacati rappresentativi ha soltanto discriminato i neo-assunti con la cancellazione del primo gradone stipendiale.
E’ bello leggere le pagine critiche della stampa e soprattutto è bello leggere i comunicati dei sindacati che hanno rivendicato subito il merito delle immissioni alla luce di un accordo che, tra gli ammessi alla contrattazione, non è stato firmato dalla sola CGIL/FLC, unica O. S. insieme all’Anief ad aver promosso su larga scala una campagna giudiziaria nazionale presso le corti del lavoro per il rispetto della direttiva comunitaria 1999/70/CE.
Fortunatamente, i mezzi informatici rendono accessibile la comunicazione, e così al di là delle bandiere che ognuno vorrebbe piantare, basta spulciare gli atti dell’ufficio legislativo della Camera dei Deputati, che recentemente, in sede di conversione della “Riforma Fornero” e in particolare dell’esame delle norme sui contratti a termine, ricorda come nella scuola permanga la liceità a derogare la normativa comunitaria in virtù di ragioni organizzative esplicitate dal Governo nella norma introdotta dal decreto legge n. 70/2011 e compensata dalla volontà di assorbire progressivamente il precariato grazie a un nuovo piano triennale di immissioni in ruolo. Sempre l’ufficio legislativo ricorda che queste norme introdotte per rispondere e poter chiedere alla Commissione Ue l’archiviazione di una precisa procedura d’infrazione non sono, comunque, servite allo scopo, tanto che si attende la pubblicazione di una nuova procedura d’infrazione.
E’ evidente, pertanto, che il legislatore è intervenuto nell’estate scorsa per arginare i migliaia di ricorsi presentati dall’Anief e dalla CGIL/FLC; prova ne è, infine, la recente sentenza della Corte di Cassazione che cita proprio la nuova norma introdotta dal legislatore per giustificare la perdurante violazione di una direttiva comunitaria da parte dell’amministrazione. L’accordo sindacale del 4 agosto 2011, siglato dopo la conversione del decreto legge, in un momento, peraltro, in cui proprio il contratto era bloccato, ha avuto il solo demerito di discriminare i vecchi 67.000 e i nuovi 21.000 neo-assunti che dovranno continuare la strada del ricorso al giudice del lavoro per aver riconosciuto il diritto alla stessa progressione di carriera riconosciuta agli altri colleghi.
Per non parlare del fatto che, ancora, tra i sindacati soltanto l’Anief ha promosso a livello seriale un ricorso per ottenere il riconoscimento per intero ai fini giuridici ed economici tutto il servizio pre-ruolo (senza distinzioni in terzi o quarti) in ragione della parità di trattamento sancita sempre dalla UE nel 1999 tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, sempre sbandierata a parole ma mai, purtroppo, recepita nel CCNL scaduto firmato nel 2007 dalle OO. SS. rappresentative. La disparità, d’altronde, si perpetua anche nelle domande di mobilità e di utilizzazione dove il servizio pre-ruolo continua a essere valutato la metà di quella di ruolo, come se più scadente e svilente.
Su tutte queste questioni aperte (gradoni, ricostruzione di carriera, mobilità) nel prossimo anno si conosceranno le prime decisioni dei giudici del lavoro. Mentre per la stabilizzazione dei tanti DOCENTI e ATA ancora precari dopo 36 mesi di servizio, rimane aperta la strada della denuncia alla Commissione UE e del ricorso al giudice del lavoro per il riconoscimento di un diritto esteso agli altri 240.000 lavoratori europei.
 

Tabella di immissioni in ruolo


La diversa posizione della stampa specialistica
http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=28961
http://www.orizzontescuola.it/node/25278
Articolo Anief 13 luglio 2011
http://www.anief.org/content_pages.php?pag=1654&sid=

La spending review blocca il pagamento delle ferie ai precari della scuola: l’amministrazione interpreta la norma in modo miope, rendendo esecutivo il provvedimento anche per l’anno scolastico 2011/12. Dopo le diffide, l’Anief pronta a ricorrere in tribunale per garantire quanto previsto dalle norme vigenti e dalla Costituzione.

Il ministero delle Finanze e il ministero dell’Istruzione sbagliano: la norma inserita nella spending review che blocca il pagamento delle ferie ai precari della scuola non è applicabile su dei contratti di lavoro già scaduti. È un errore sia di forma, sia di sostanza. Oltre che un abuso di diritto che viola la legge vigente.

È incredibile come possa esistere un ‘giallo’ sulle ferie non godute dai precari che hanno terminato il loro contratto il 30 giugno – commenta con amarezza il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – sia perché il decreto legge 95/2012 è stato pubblicato il 7 luglio, sia perché leggendo attentamente il comma 8 dell'art. 5 dello stesso decreto si prende atto che il personale viene obbligato a non usufruire delle ferie a fronte di una prestazione lavorativa. Per questi motivi siamo convinti che nell’intento di fare ‘cassa’ sulla pelle dei precari, stiamo assistendo ad un tentativo di oltraggiare un diritto dei lavoratori e persino quanto previsto dalla Costituzione italiana”.

Già nei giorni scorsi l’Anief aveva messo a disposizione dei lavoratori precari della scuola un modello di diffida, al fine di non farsi sottrarre di un proprio diritto. Se sarà confermata l’interpretazione dell’amministrazione, proprio nel momento in cui il testo di legge appare “blindato” alla Camera, è evidente che il ricorso in tribunale sarà non solo inevitabile ma sicuramente pregiudizievole per le casse erariali dello Stato italiano.

Su questo punto, peraltro, – sottolinea il presidente dell’Anief - si è formata già da tempo una giurisprudenza comunitaria che di recente è stata persino fatta propria dalla Cassazione. ‘Cui prodest’? ci si aspetterebbe che i tecnici del Governo abbiano una maggiore attenzione e rispetto delle più elementari regole del diritto. Così come è stato ricordato nell’emendamento specifico presentato dal senatore Salvo Flores, proprio su proposta dell’Anief”.

Il comunicato precedente con le istruzioni per richiedere il modello di diffida

Il presidente Anief, Marcello Pacifico, ha dato mandato a un collegio di legali specializzati nel diritto comunitario di predisporre una memoria dettagliata ad adiuvandum sulle denunce pervenute dai precari docenti e ata della scuola italiana per aprire una seconda procedura d’infrazione e richiedere la condanna dello Stato italiano al pagamento di 8 milioni di euro.

La decisione è stata assunta durante i recenti lavori del Consiglio nazionale dell’Anief, svoltosi il 22 luglio ad Arborea (OR), nel corso dei quali sono stati intervistati alcuni precari convenuti, dirigenti del giovane sindacato.

Sotto accusa il comma 18 dell’articolo 19 del decreto legge 70/2011 che ha introdotto una deroga specifica nel comparto scuola all’applicazione dell’accordo quadro comunitario sulla durata del rapporto di lavoro a tempo determinato recepito dalla direttiva 1999/70/CE. Attualmente è ancora in corso la procedura di messa in mora dell’Italia n. 2010/2124 relativamente al personale Ata e si è in attesa di conoscere l’attivazione di una nuova procedura per il personale docente, indipendentemente dalle norme introdotte dal legislatore e dalla giurisprudenza formatasi come diritto interno.

La richiesta di condanna dello Stato italiano per la violazione reiterata e ingiustificata di una direttiva comunitaria servirà come deterrente affinché sia finalmente evitato l’abuso della precarietà come ordinaria condizione lavorativa. Soltanto così potrà essere debellata la piaga del precariato nella scuola che compromette ogni anno la continuità didattica necessaria per la formazione delle giovani generazioni.

Attualmente sono più di 10.000 i ricorsi presentati dai precari della scuola italiana al giudice ordinario, molti di essi hanno ottenuto pesanti condanne alle spese a carico del Miur prima della sentenza della Cassazione.

In questo momento l’Italia ha 125 procedure d’infrazione a suo carico, di cui 63 di messa in mora ex art. 258 TFUE. Quella per la scuola è stata attivata il 14 marzo 2011. Il 24 maggio 2011, il Governo aveva risposto citando l’adozione del decreto legge incriminato. Il 17 luglio 2012, la Commissione UE ha attivato 9 procedure d’infrazione a carico dell’Italia.

Guarda l'intervista ai precari su Anief TV

 

I numeri delle infrazioni (Fonte: Ministero delle Politiche Europee, Pdcm)

Il Collegio dei Commissari nella riunione del 17 luglio ha deciso di aprire 9 procedure d'infrazione riguardanti l'Italia, di cui 8 per mancato recepimento di direttive e una per violazione del diritto dell'UE.

Le procedure d'infrazione a carico dell'Italia si attestano a 125, di cui 81 riguardano casi di violazione del diritto dell'Unione e 44 sono relative a mancato recepimento di direttive.

 

Suddivisione delle procedure per stadio

 

Messa in mora - art. 258 TFUE 

63
Messa in mora complementare - art. 258 TFUE
8
Parere motivato - art. 258 TFUE
28
Parere motivato complementare - art. 258 TFUE
3
Decisione ricorso - art. 258 TFUE
3
Ricorso - art. 258 TFUE
6
Sentenza - art. 258
4
Messa in mora - art. 260 TFUE
7
Parere motivato - art. 260 TFUE
1
Decisione ricorso - art. 260 TFUE
1
Sentenza - art. 260 TFUE
1
Totale 
125
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Suddivisione delle procedure per settore

 

Affari economici e finanziari

7
Affari esteri 
3
Affari interni 
5
Agricoltura
Ambiente
33
Appalti 
6
Comunicazioni 
4
Concorrenza e aiuti di stato
2
Energia 
4
Fiscalità e dogane
11
Giustizia
2
Lavoro e affari sociali 
10
Libera circolazione dei capitali
Libera circolazione delle merci
6
Libera circolazione delle persone 
Libera prestazione dei servizi e stabilimento  
3
Pesca
1
Salute
11
Trasporti
11
Totale
125

È noto che per motivi di continuità didattica i precari della scuola non riescono mai ad ottenere durante l’anno i due giorni di ferie mensili spettanti, salvo poi richiederne la liquidazione alla fine delle attività didattiche: tutti lo sanno, ma evidentemente non i rappresentanti del Governo.

Al punto che con semplicità e poca riflessione uno di loro ha liquidato con un secco “no” l’emendamento alla spending review che avrebbe evitato, nel rispetto delle recenti sentenze della Corte di Cassazione e della Corte di giustizia europea, l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti dello Stato italiano per la palese violazione della direttiva comunitaria che impone la monetizzazione delle ferie per il personale che non ha potuto usufruirne durante il servizio.

Secondo l’Anief è allora giunto il momento che anche il Governo si assuma la responsabilità dei pareri sugli emendamenti discussi in Parlamento, specialmente quando chiede la fiducia evitando il dibattito: ogni dirigente dello Stato è chiamato dalla normativa vigente a rispondere del danno erariale, perché la violazione di una direttiva comunitaria non può ricadere su tutti i cittadini. Come tutti sanno, infatti, ogni ripetuta e continua violazione delle direttive comunitarie impone una multa di almeno 8 milioni di euro per lo Stato membro della UE che non ne rispetta i precetti.

Non si comprende – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e delegato Confedir ai quadri e alte professionalità – perché debba ricadere su tutti i cittadini la colpa di una cattiva amministrazione, che in questo momento deve essere imputata ai soli ministri della Repubblica. Tanto più visto che l'art. 96 del Codice di procedura civile espone lo Stato al pagamento di pesanti condanne alle spese ove dovesse soccombere per lite temeraria".

L’Anief, pertanto, si rivolgerà ai giudici per ottenere la liquidazione delle somme spettanti ai precari della scuola. Il personale interessato può richiedere il modello di diffida predisposto dal sindacato inviando una mail contenente i propri dati anagrafici, contatti telefonici fissi e cellulari e sede di attuale o ultimo servizio in scuola statale (denominazione, comune e provincia) a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

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