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Crisi - Tra spread e fughe di notizie cresce la tendenza del Governo a calpestare i diritti dei cittadini italiani: ora anche le tredicesime a rischio! Il sindacato fa appello al ministro Passera: l’alternativa l’abbiamo già in casa.

Dopo essere andati a cavillare sulle ferie non godute, bloccato il contratto di lavoro, stoppato gli aumenti di stipendio, attuato la perequazione delle pensioni, ora spunta l’ipotesi del blocco delle tredicesime: secondo alcuni “sapienti” consiglieri del Governo sarebbe l’unico modo per evitare di aumentare di un punto percentuale l’Iva già dal prossimo mese di ottobre.

Marcello Pacifico, delegato Confedir ai quadri e alte professionalità e presidente Anief,teme fortemente che “se queste sono le intenzioni, intorno alla metà di agosto, un momento in cui l’opinione pubblica sarà distratta, sarebbe facile per il Governo attuare questa ulteriore linea restrittiva nei confronti degli stipendi degli impiegati e dei dirigenti pubblici. Come già accaduto, del resto, in Grecia e in Spagna. Ma se le nostre previsioni dovessero avverarsi – avverte Pacifico - sarà inevitabile attuare un nuovo contenzioso, che non gioverà di certo alla stabilità sociale ed economica del Paese”.

L’organizzazione sindacale è convinta che anche in questo frangente così difficile, a livello nazionale ed internazionale, il Governo dovrebbe, anziché avventurarsi in iniziative che metterebbero in ginocchio milioni di famiglie e di conseguenza l’economia nazionale, pensare di adottare seriamente un piano di sviluppo economico che preveda la riconversione del sistema industriale ed economico del Paese.

Mai come in questo momento di crisi – sostiene Pacifico – occorre puntare sulla valorizzazione del patrimonio culturale. L’esempio lo abbiamo in ‘casa’ nostra, perché ci viene dato dall’amministrazione della provincia autonoma di Trento. Dove lo sviluppo dell’indotto turistico permette di mantenere sempre un elevato standard di servizi sociali. Per questa ragione lancio un appello al ministro per lo Sviluppo Economico, Corrado Passera, perché si attivi per organizzare un piano di rilancio che vada in questa direzione”.

Qualora i dipendenti italiani dovessero, invece, ritrovarsi sotto l’ombrellone o al ritorno dalle vacanze con la tredicesima bloccata, avremmo assistito all’ennesimo provvedimento inutile adottato dal Parlamento senza alcuna riflessione sui suoi effetti devastanti: si sacrificherebbero infatti i cittadini italiani - conclude il sindacalista – sull’altare dei mercati finanziari”.

Per la seconda volta, il Governo sembra disattendere i precisi impegni presi dal Parlamento nei confronti dei precari. Non vi è alcuna notizia del decreto autorizzatorio delle assunzioni per l’a. s. 2012-2013. Negli ultimi sei anni promesse 300.000 assunzioni, realizzate la metà, mentre 200.000 posti sono stati tagliati e altrettanti sono stati lasciati dai pensionati. Si chiede il rispetto del piano triennale d’immissione in ruolo.

Anief chiede al Governo di autorizzare quando previsto dal Decreto interministeriale del 3 agosto 2011, in attesa delle decisioni della Commissione UE e nel rispetto di quanto già deciso con la legge 296/2006 e con la legge 106/2011 che intendevano sfoltire le graduatorie dei precari.

L’articolo 1 dell’atto amministrativo così recitava: “per ciascuno degli anni scolastici 2012/2013 e 2013/2014, si prevede l’assunzione nel numero massimo, rispettivamente, di 22.000 unità di personale docente ed educativo e di 7.000 unità di personale Ata”. L’articolo 9, comma 17 della legge approvata nel luglio scorso per tamponare il contenzioso al giudice del lavoro promosso dall’Anief in tema di abuso dei contratti a termine, così definiva: “un piano triennale per l’assunzione a tempo indeterminato di personale docente, educativo ed Ata, per gli anni 2011-2013, sulla base dei posti vacanti e disponibili in ciascun anno”. L’imperfetto è d’obbligo visti gli eventi occorsi. Il 1° settembre 2011, infatti, si ritrovarono assunti a tempo indeterminato i primi 30.000 docenti e 36.000 Ata precari, anche se in verità avrebbero potuto essere immessi in ruolo già tre anni prima, se soltanto si fosse dato seguito all’altro piano triennale di immissioni in ruolo di 150.000 unità previsto dal legislatore nel lontano 2006 e sotterrato fino a quando la scure dei ricorsi non ne ha imposto la riesumazione sotto mentite spoglie. Oggi, però, dopo aver plaudito al verdetto della Cassazione che vorrebbe frenare i ricorsi al giudice ordinario, il Governo, in attesa di ricevere una nuova procedura d’infrazione per aver derogato alla normativa comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine per il personale scolastico, prova ancora una volta a prendere tempo, a disattendere quanto deciso dal Parlamento nazionale e ad assegnare i posti vacanti e disponibili a un precario.

Dopo il taglio di 200.000 posti di lavoro avvenuto negli ultimi sei anni e la promessa di 300.000 nuove assunzioni, è arrivato il momento di dire basta a chi prende in giro i lavoratori della scuola! Si dovrebbero stabilizzare tutti i precari della scuola; almeno, buon senso vorrebbe che si procedesse all’assunzione immediata di 30.000 unità subito per coprire una parte dei posti vacanti e disponibili già individuati dal Miur. CosìIl presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, denuncia questa cattiva gestione dell’amministrazione scolastica che con l’accondiscendenza della politica e l’insensibilità del sindacato ha precarizzato il rapporto del lavoro, ha turbato l’erogazione del servizio e ha svilito la professionalità dei suoi dipendenti.“Un esempio recente della criticità del sistema viene proprio dall’applicazione della norma prevista dalla spending review per le ferie non monetizzabili dei dipendenti pubblici: cosa succederà, infatti, quando i 150.000 precari della Scuola chiederanno i due giorni di ferie mensili spettanti per contratto? Si chiamerà un nuovo supplente o si lasceranno gli studenti privi dei loro insegnanti e sorveglianti come si fa per le scuole accorpate senza dirigente o senza vicario con il dirigente in ferie? Il Governo deve onorare gli impegni prima di pagare un conto che sarà sicuramente salato, per effetto della condanna alle spese richiesta dai soli legali dell’Anief nei ricorsi patrocinati al giudice del lavoro per la presunta violazione di quella stessa direttiva comunitaria, che è in corso di accertamento da parte della Commissione UE.

Lavoro – Anche l’Ocse ci dice che l’occupazione è in caduta libera: se si continua a tagliare e a mantenere il blocco di concorsi e turn over nel pubblico impiego la situazione si aggraverà. Il Governo non ha altra scelta: torni ad assumere.

Oggi abbiamo recepito delle importanti statistiche che ci confermano quanto in Italia il dramma della disoccupazione stia assumendo proporzioni sempre più preoccupanti. L’Ocse ci ha detto che "la disoccupazione ha ripreso a salire negli ultimi tre trimestri, superando il 10 per cento e potrebbe aumentare ulteriormente nel 2013" e che i nostri giovani fino a 24 anni not in employment, education or training (senza scuola o occupazione) sono ormai il 20 per cento, il peggior dato tra i Paesi industrializzati dopo Messico e Turchia. Come se non bastasse, la Cgia di Mestre ci ha ricordato che “la più alta concentrazione di lavoratori precari italiani è nel pubblico impiego. Infatti, nella scuola e nella sanità ne troviamo 514.814”.

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, anche “dal punto di vista occupazionale è un dato di fatto accertato che stiamo andando verso un vistoso peggioramento: un giovane italiano su due è precario e con le riforme in atto, con i licenziamenti che diventeranno sempre più facili da realizzare, la situazione si aggraverà. Bisogna quindi subito sbloccare le assunzioni”.

Il sindacato deve invece prendere atto che si sta procedendo con provvedimenti che vanno verso la direzione opposta. Mentre la spending review approvata dal Consiglio dei ministri si concentra su ulteriori 30 mila tagli, dopo i 300 mila sottratti al pubblico impiego negli ultimi 6 anni, il blocco dei concorsi e del turn over faranno schizzare la disoccupazione al 12 per cento.

Nella scuola – sottolinea Pacifico – la situazione è ancora peggiore, perché si continua ad abusare dei contratti a termine nei confronti di quei precari che a forza di aspettare il loro turno giovani non sono più, visto che l’età media delle immissioni in ruolo supera i 40 anni. È ovvio che di fronte al blocco delle assunzioni anche l’economia si ferma, con il conseguente stallo dei consumi, come si avverte anche in questi giorni di saldi estivi”.

Per il presidente dell’Anief non ci sono altre possibilità: “piuttosto che incentivare il precariato, il Governo deve cambiare rotta e intervenire al più presto per migliorare i servizi della pubblica amministrazione”.

Scompare la figura del vicario proprio mentre si tagliano migliaia di dirigenze; gli insegnanti di laboratorio diventano bidelli; la pulizia delle scuole affidata sempre più alle cooperative private. È una politica sbagliata: così si producono solo danni all’erario e si mortifica l’intelligenza e la competenza dei lavoratori. 

Il sindacato Anief accoglie con stupore le disposizioni contenute nella manovra di risparmio della spesa pubblica approvata dal Consiglio dei ministri: con un solo provvedimento vengono spazzate via delle professionalità che per decenni hanno mantenuto alto il valore della scuola italiana, trascurando il fatto che privandosi delle loro competenze la qualità della nostra istruzione non potrà che ridursi inesorabilmente.

Tra le disposizioni previste per attuare la spending review – dichiara Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – ce ne sono alcune che ci lasciano davvero sconcertati. Viene, ad esempio, mortificata la figura del vicario, proprio mentre migliaia di istituti sono tenuti in mano da loro dopo che tanti dirigenti scolastici sono stati tagliati dal dimensionamento. Viene svilita la professionalità degli insegnanti tecnico pratici e dei docenti inidonei, relegati su ruoli che non hanno più a che vedere con l’insegnamento. Viene inoltre cancellato un posto su due di collaboratore scolastico, affidandosi a privati senza alcuna esperienza sul settore”.

Spariscono gli esoneri e le indennità di reggenza

L’Anief trova inaccettabile che il Governo decida di “uccidere” il ruolo di vice-dirigente, si cui pure si avvertiva la necessità, sia nelle ipotesi di carriera del personale docente, sia nella sempre più difficile gestione della scuola autonoma appesantita di recente dal taglio di 2mila dirigenze. Questa operazione viene peraltro a realizzarsi a pochi giorni di distanza dalla nostra presentazione in vari tribunali dei ricorsi per la corresponsione delle indennità dovute.

Passaggio di profilo degli insegnanti nel comparto Ata

Viene sconvolta la divisione, prevista dal Ccnl, tra docenti e Ata. Ignorando del tutto titoli e competenze didattiche acquisite dagli insegnanti, vengono attribuiti in modo coatto degli incarichi impiegatizi proprio nel momento in cui allo stesso precariato della scuola viene negata la stabilizzazione.

Via i collaboratori scolastici, largo ai privati

Con il raddoppio dell’assegnazione dei contratti con le cooperative dei servizi esterne alle scuole, vengono presi in giro i collaboratori scolastici che hanno assicurato in questi anni l’apertura e la sorveglianza delle scuole. Ciò avviene proprio mentre l’Unione Europea è in procinto di sanzionare l’Italia per l’abuso dei contratti a termine.

Se l’ex Ministro Gelmini sentiva il bisogno di avere in Italia un maggior numero di carabinieri piuttosto che di bidelli – sottolinea Pacifico - il Ministro Profumo non sembra avere per i collaboratori scolastici molta più considerazione. Questo Governo ha infatti deciso prima di accantonare la metà dei posti e poi di assegnarli ai privati o addirittura agli insegnanti tecnico pratici in sovrannumero! Allora ci chiediamo: è questa la scuola del merito? Di sicuro gli italiani non meritano questa scuola”.

Il sindacato autonomo non può accettare questo attacco all’istruzione pubblica. Un attacco messo in atto dopo che negli ultimi anni sono stati tagliati 200mila posti, si è abusato del precariato, sono stati “congelati” i contratti gli aumenti di stipendio, cancellando anche il principio di tutela del merito che dovrebbe orientare la nuova gestione della pubblica amministrazione.

Nella nostra scuola ormai – conclude il presidente dell’Anief – non si comprende più chi deve fare e cosa. Gli italiani, gli studenti e le famiglie non meritano tutto questo. Chiederemo al Parlamento almeno di modificare delle norme che solo apparentemente producono risparmi. Ma che alla lunga produrranno danni all’erario. E mortificheranno l’intelligenza e le competenze di coloro che attraverso il lavoro quotidiano hanno sino ad oggi permesso il regolare e proficuo funzionamento dei nostri istituti”.

Pacifico (Anief-Confedir): la Pubblica amministrazione negli ultimi 6 anni ha già perso 280mila posti.

Sono misure inappropriate e prive del parere dei diretti interessati, su cui si andranno ad abbattere, quelle presentate oggi dal Governo ad una ristretta rappresentanza delle parti sociali nel corso di un incontro-informativa lontano da qualsiasi forma di apertura e concertazione”: così Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato dalla Confedir Mit-Pa ai direttivi, quadri e alte professionalità, definisce l’incontro tenuto oggi dai rappresentanti del Governo con sindacati e associazioni sulla presentazione delle prossime modalità di attuazione della spending review.

Il sindacalista reputa davvero grave, quasi provocatorio, che tra le Confederazioni convocate oggi dal Governo non vi erano la Confedir, la Cida, la Cosmed e altre ancora: tutte rappresentative di quel 20% di dirigenti di prima fascia che i rappresentanti dell’esecutivo hanno detto di volere rimuovere dalla pubblica amministrazione a seguito di fantasiose quanto improduttive ragioni di risparmio economico.

È curioso – dichiara Pacifico – che si decida di cancellare una così grande porzione di dirigenti senza nemmeno ascoltare i loro rappresentanti. Ma oramai la strategia è chiara: invece di riprogrammare la produzione economica ed industriale del Paese, investendo sullo sviluppo del patrimonio culturale, il Governo persegue nel fare ‘cassa’ tagliando migliaia di posti nella pubblica amministrazione. Continuando a fare finta di dimenticare i quasi 280mila tagli che negli ultimi sei anni hanno colpito sempre i soliti ‘noti’: i ministeriali (che hanno perso 25 mila posti), le regioni e gli enti locali (-19 mila), la sanità (-28 mila) e soprattutto la scuola (-200 mila)”.

Dal Governo dei tecnici ci saremmo aspettati ben altre manovre. “Pensavamo che la loro presenza nei palazzi della politica – sottolinea il rappresentante Anief e Confedir Mit-Pa – avrebbe favorito finalmente la lotta contro i malaffari che fanno schizzare in alto i costi della politica. Invece siamo ancora una volta costretti a commentare operazioni che impoveriscono le risorse economiche e strumentali indispensabili per far funzionare i servizi per i cittadini. La dirigenza, i quadri e tutte le professionalità del pubblico impiego dovrebbero essere valorizzate e non mortificate. Per non andare sempre più incontro – conclude Pacifico – alla rottura di quella solidarietà sociale e professionale, la cui presenza rimane indispensabile per rilanciare il Paese”.

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