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Ricorso contro il blocco del contratto e delle progressioni stipendiali.

 DESCRIZIONE: Ricorso per ottenere lo sblocco del contratto e il recupero, anche ai fini previdenziali, degli scatti di anzianità che l'art. 9 (commi 17, 21 e 23) della Legge 122/2010 blocca per il periodo 2011-2013.

REQUISITI: Docenti e ATA di ruolo

MODALITA' DI PREADESIONE: Inviare una e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. inserendo come oggetto “PREADESIONE RICORSO SCATTI STIPENDIO” e per testo i propri dati anagrafici completi (COGNOME, NOME, LUOGO E DATA DI NASCITA, CODICE FISCALE, RECAPITI MAIL E TELEFONICI) e la propria sede di servizio statale (indirizzo COMPLETO – via, comune, provincia - della sede STATALE di attuale servizio).

MAGGIORI INFORMAZIONI: Vai al link

ISTRUZIONI OPERATIVE: Anief invierà successivamente per e-mail le istruzioni operative per l'effettiva adesione al ricorso. L'invio della e-mail di preadesione non è in alcun modo vincolante all'effettiva partecipazione al ricorso.

SCADENZA: Adesioni Aperte

COSTO: € 150

Anief invita i sindacati a fermarsi e a ricorrere in tribunale per sbloccare i contratti e adeguare gli stipendi almeno al costo dell’inflazione + 4%. Persi 3.600 euro lordi in media nell’ultimo triennio.
Mentre prendono avvio le trattative in ARAN per firmare il contratto entro il giugno 2012, ANIEF denuncia l’inadeguatezza della copertura finanziaria (120 mln) messa dal Governo e diffida i sindacati dallo scippare altre risorse al fondo delle scuole. Questo è già il metodo Brunetta che non paga perché riduce servizi alle famiglie. I soldi per gli aumenti di stipendio devono essere messi nelle finanziarie e non devono provenire da nuovi risparmi o tagli. Il sindacato autonomo dice no a un contratto che modifichi lo Stato giuridico quando gli stipendi di base non sono ancora adeguati all’aumento dei prezzi. In dieci anni si perderanno 12.000 euro.
Questa è la risposta del primo tra i sindacati non rappresentativi che si presenterà alle prossime elezioni RSU per ottenere la rappresentatività e contrastare le scelte sindacali che in questi anni hanno impoverito tutto il personale docente. Già perché i famosi scatti pagati per il 2010-2011 grazie al taglio di 50.000 posti di lavoro e alla riduzione di 1/3 del fondo del MOF e quelli per cui sono in corso le trattative per il 2012, grazie sempre a nuovi risparmi, sono sotto, comunque, di 4 punti percentuali rispetto all’aumento dell’inflazione registrato nell’ultimo triennio. Cosa vuol dire? Vuol dire che se si fosse firmato un contratto, e se non si fosse applicato il decreto legislativo 150/09 - sulla cui applicazione alcuni sindacati hanno firmato un’intesa già il 3 febbraio 2011 – (che prevede con il relativo atto di indirizzo la sostituzione del merito misurato con l’anzianità di servizio con il merito misurato con la prestazione individuale all’interno dell’unità aziendale secondo parametri nazionali, a condizione di risparmi da certificare per trovare le risorse), oggi, docenti e ata dovrebbero prendere in media 3.600 euro lordi di arretrati. Allora ci chiediamo, perché i sindacati non hanno ricorso in tribunale contro il blocco contrattuale, essendo loro prerogativa, tutelata dall’Europa, il diritto all’informazione e consultazione?
Per questa ragione, la stessa Confedir – cui l’Anief aderisce, ha deciso nell’ultima segreteria, per quanto di sua competenza, di dare mandato ai propri legali per impugnare la legge 122/2010 di fronte al tribunale del lavoro per giungere alla Consulta e alla Corte di giustizia europea.
Nel frattempo, Anief organizza per dirigenti, docenti e ata un ricorso collettivo gratuito alla CEDU per l’evidente differenza di trattamento tra alcuni dipendenti pubblici che continuano ad avere aumenti mensili del 5%, i privati che hanno registrato aumenti nell’ultimo anno del 2% e i restanti dipendenti pubblici tra cui il personale della scuola che dal 2010 non registra alcun aumento. Per informazioni consulta il seguente link o scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, infine, ricorda al ministro Giannini che per effetto della legge di stabilità 2014 (L.147/13) i contratti per il 2013 e 2014 possono essere firmati ai soli fini giuridici e non economici. Ma cambiare lo Stato giuridico quando gli stipendi sono sotto l’inflazione non ha senso tanto più se a fine carriera un docente italiano prende 600 euro in meno al mese di un collega che lavora negli altri Paesi OCDE. Prima di ogni trattativa, pertanto, il Governo come avviene nel Privato deve trovare le risorse da mettere in finanziaria per pagare gli aumenti di stipendio. In caso contrario, meglio non firmare niente e ricorrere in tribunale per ottenere giustizia.

Anief invita i sindacati a fermarsi e a ricorrere in tribunale per sbloccare i contratti e adeguare gli stipendi almeno al costo dell’inflazione + 4%. Persi 3.600 euro lordi in media nell’ultimo triennio.
Mentre prendono avvio le trattative in ARAN per firmare il contratto entro il giugno 2012, ANIEF denuncia l’inadeguatezza della copertura finanziaria (120 mln) messa dal Governo e diffida i sindacati dallo scippare altre risorse al fondo delle scuole. Questo è già il metodo Brunetta che non paga perché riduce servizi alle famiglie. I soldi per gli aumenti di stipendio devono essere messi nelle finanziarie e non devono provenire da nuovi risparmi o tagli. Il sindacato autonomo dice no a un contratto che modifichi lo Stato giuridico quando gli stipendi di base non sono ancora adeguati all’aumento dei prezzi. In dieci anni si perderanno 12.000 euro.
Questa è la risposta del primo tra i sindacati non rappresentativi che si presenterà alle prossime elezioni RSU per ottenere la rappresentatività e contrastare le scelte sindacali che in questi anni hanno impoverito tutto il personale docente. Già perché i famosi scatti pagati per il 2010-2011 grazie al taglio di 50.000 posti di lavoro e alla riduzione di 1/3 del fondo del MOF e quelli per cui sono in corso le trattative per il 2012, grazie sempre a nuovi risparmi, sono sotto, comunque, di 4 punti percentuali rispetto all’aumento dell’inflazione registrato nell’ultimo triennio. Cosa vuol dire? Vuol dire che se si fosse firmato un contratto, e se non si fosse applicato il decreto legislativo 150/09 - sulla cui applicazione alcuni sindacati hanno firmato un’intesa già il 3 febbraio 2011 – (che prevede con il relativo atto di indirizzo la sostituzione del merito misurato con l’anzianità di servizio con il merito misurato con la prestazione individuale all’interno dell’unità aziendale secondo parametri nazionali, a condizione di risparmi da certificare per trovare le risorse), oggi, docenti e ata dovrebbero prendere in media 3.600 euro lordi di arretrati. Allora ci chiediamo, perché i sindacati non hanno ricorso in tribunale contro il blocco contrattuale, essendo loro prerogativa, tutelata dall’Europa, il diritto all’informazione e consultazione?
Per questa ragione, la stessa Confedir – cui l’Anief aderisce, ha deciso nell’ultima segreteria, per quanto di sua competenza, di dare mandato ai propri legali per impugnare la legge 122/2010 di fronte al tribunale del lavoro per giungere alla Consulta e alla Corte di giustizia europea.
Nel frattempo, Anief organizza per dirigenti, docenti e ata un ricorso collettivo gratuito alla CEDU per l’evidente differenza di trattamento tra alcuni dipendenti pubblici che continuano ad avere aumenti mensili del 5%, i privati che hanno registrato aumenti nell’ultimo anno del 2% e i restanti dipendenti pubblici tra cui il personale della scuola che dal 2010 non registra alcun aumento. Per informazioni consulta il seguente link o scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, infine, ricorda al ministro Giannini che per effetto della legge di stabilità 2014 (L.147/13) i contratti per il 2013 e 2014 possono essere firmati ai soli fini giuridici e non economici. Ma cambiare lo Stato giuridico quando gli stipendi sono sotto l’inflazione non ha senso tanto più se a fine carriera un docente italiano prende 600 euro in meno al mese di un collega che lavora negli altri Paesi OCDE. Prima di ogni trattativa, pertanto, il Governo come avviene nel Privato deve trovare le risorse da mettere in finanziaria per pagare gli aumenti di stipendio. In caso contrario, meglio non firmare niente e ricorrere in tribunale per ottenere giustizia.

Sugli aumenti ai docenti del 2013 non è tutto risolto, come vorrebbe far credere il ministro Carrozza: anziché mettere vere risorse sul piatto, il Miur finanzia gli incrementi in busta paga con una ‘una tantum’ che non ha effetti sulla carriera e continua a sottrarre centinaia di milioni di euro al miglioramento dell’offerta formativa. In parallelo conduce manovre al risparmio che penalizzano collaboratori scolastici, assistenti e dirigenti scolastici.

Marcello Pacifico (Anief-Confedir): siamo al gioco delle tre carte, con lo stanziamento di ‘toppe’ annuali che non sostengono l’incremento negli anni a venire. Siamo di fronte ad una palese violazione dei diritti dell’uomo e della contrattazione collettiva, su stipendi che in Europa già crescono più lenti di tutti: non resta che ricorrere alla CEDU.

Sugli scatti di anzianità al personale della scuola non è tutto a posto, come vorrebbero far credere il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, e il suo entourage ministeriale. La verità è che per mantenere fede agli impegni presi con i lavoratori, il Miur sta prelevando dal Mof, il miglioramento dell’offerta formativa, cifre sempre più consistenti. Si è arrivati all’assurdo che per restituire al personale i 150 euro illecitamente sottratti dal Ministero dell’Economia a coloro che lo scorso anno hanno avuto un aumento automatico in busta paga, lo stesso MEF sta procedendo a un secondo maxi-prelevamento di fondi dal medesimo capitolo di spesa dedicato per legge alle esigenze formative.

Di fatto, ai lavoratori che nel 2013 hanno fruito dello ‘scatto’ non verrà concessa alcuna restituzione degli scatti stipendiali. Ma, come anche rilevato dalla stampa specializzata, solo una compensazione: prima si vedranno assegnato il cedolino decurtato di 150 euro, poi entro 48-72 ore riceveranno un secondo ‘cedolino’ che accrediterà 150 euro a compensazione della decurtazione avvenuta. E questo avverrà sempre usufruendo di centinaia di milioni di euro destinati, invece, a sostegno delle attività didattiche e a supporto degli studenti. Per realizzare, tra l’altro, una ‘una tantum’ che, ad oggi, non produce una completa progressione di carriera.

“Sulla questione degli scatti - precisa Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – si sono dette e si stanno dicendo tante bugie: ormai siamo al gioco delle tre carte. Ma è il momento di dire basta: come sindacato ci stiamo impegnando al massimo per impugnare, presso la CEDU, l’indebita sottrazione di fondi. È assurdo che anziché stanziare risorse ad hoc, si perseveri nella linea di sottrarre fondi per la formazione. Di questo passo ci ritroveremo con i soldi del Miglioramento dell’offerta formativa praticamente quasi tutti dirottati sul canale stipendi”.

“D’altra parte – continua il sindacalista Anief-Confedir – il Governo non potrebbe fare molto diversamente, visto che il D.P.R. 122 ha prorogato il blocco degli scatti di anzianità. Servirebbe un atto legislativo che lo modificasse. Ma non è affatto facile produrlo. Soprattutto in tempi brevi. Nel frattempo si sommano le ‘voci’ stipendiali che necessitano di copertura: in particolare, gli aumenti non sarebbero sostenuti nel tempo, ma solo attraverso ‘toppe’ annuali”.

Il D.P.R. 122/2013 ha infatti disposto che dal 2011 l’aumento in busta paga non può essere ritenuto valido ai fini delle progressioni di carriera. E questo perché altererebbe l’invarianza finanziaria introdotta dallo stesso blocco contrattale. Perché servirebbero, ogni anno, nuovi soldi da stanziare nella legge di stabilità. “L’unico modo per uscire da questo momento di impasse – conclude Pacifico – sarebbe quello di approvare una deroga esplicita per la scuola, trovare risorse vere e finirla con le semplificazioni mediatiche”.

Ci sono poi da sanare altre due vicende che hanno come danneggiati sempre i lavoratori della scuola: la mancata assegnazione della seconda posizione economica del personale Ata e lo svuotamento del fondo unico nazionale dei dirigenti scolastici. Nel primo caso, riguardante il personale non docente che negli anni passati ha superato una prova pubblica, specifica per accedere agli aumenti, il Mef ha disposto il blocco delle posizioni economiche a partire dal 1° settembre scorso: in un colpo solo, per meri motivi di risparmio pubblico, vengono annullate la prima e seconda posizione economica di cui all’articolo 2, commi 2 e 3, della sequenza contrattuale 25 luglio 2008 ottenute attraverso una prova concorsuale meritocratica. Ma in questo modo si vanno a sottrarre aumenti per delle prestazioni lavorative extra svolte negli ultimi quattro mesi. Operando, inoltre, una palese discriminazione rispetto a coloro che hanno svolto le stesse mansioni aggiuntive, ma vengono pagati attraverso il cosiddetto Fis.

Decisamente negativo è anche il giudizio del sindacato sulla decisione di andare a decurtare il fondo nazionale che finanzia il livello di prestazione svolta annualmente. La necessità di fare cassa intaccando gli stipendi del personale della scuola italiana – per Eurydice i più lenti a crescere in Europa e con il potere di acquisto inalterato rispetto al 2000 - è ormai la prassi di tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Per questi motivi Anief-Confedir non si fermerà alla mobilitazione del personale già annunciata dagli altri sindacati: ricorrerà alla CEDU. Rivendicando una palese violazione dei diritti dell’uomo e della contrattazione collettiva.

Per approfondimenti:

Scatti docenti salvi, ma sulla pelle di studenti e famiglie: 350 mln verranno sottratti alle attività scolastiche

I prof europei scattano tutti

Posizioni economiche: tiro al bersaglio nei confronti del personale Ata

 

I soldi per pagare gli aumenti in busta paga di circa 90mila docenti prelevati dal Miglioramento dell’offerta formativa. Così, per i dirigenti diventerà sempre più frequente doversi affidare al buon cuore dei genitori degli alunni. Anche per comprare materiale scolastico di primaria necessità: come la carta igienica, i gessetti per le lavagne, i toner, l’assistenza per i computer e l’attivazione dei progetti a sostegno della didattica.

La decisione del Governo di non far restituire a 90mila insegnanti i 150 euro degli scatti automatici già a loro assegnati rappresenta un passo in avanti, ma non cancella il danno che lo Stato continua a perpetrare nei confronti della scuola pubblica: i 350 milioni di euro necessari a pagare gli aumenti in busta paga dei lavoratori, così come oggi deciso a Palazzo Chigi, verranno infatti prelevati dal fondo per il Miglioramento dell’offerta formativa, che serve a finanziare le attività e i progetti a supporto della didattica, in particolare nelle aree a rischio.

Il sindacato ricorda che già lo scorso anno, sempre per finanziare gli scatti del personale, furono tagliati 340 milioni destinati all’offerta formativa: circa 275 milioni furono sottratti dal fondo di istituto e 65 da altri soldi già stanziati per le attività a supporto della didattica. Con il conseguente ridimensionamento dei progetti a sostegno delle scuole dove la dispersione degli studenti è alta, delle funzioni strumentali e degli incarichi specifici del personale docente e Ata, dell'attività motoria, dei finanziamenti per le competenze accessorie del personale comandato.

Ancora una volta, quindi, per i dirigenti delle 8.400 scuole italiane, alle prese con sempre maggiori problemi di fondi e finanziamenti statali, diventerà sempre più frequente doversi affidarsi al buon cuore delle famiglie degli alunni. Anche per comprare materiale scolastico di primaria necessità: come la carta igienica, i gessetti per le lavagne, i toner, l’assistenza per i computer e via dicendo. Come, anche, per l’attivazione dei progetti a sostegno della didattica.

“In realtà, la decisione di Ministero dell’Economia di riprendersi i soldi riguardanti gli scatti del 2012 – sottolinea Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – comporterà comunque un danno al mondo della scuola. Solo che anziché produrlo ai lavoratori, si attuerà nei confronti di studenti e famiglie. L’istruzione pubblica, infatti, verrà ulteriormente ridimensionata in termini di performance e servizi. Oltretutto, per realizzare una soluzione provvisoria che non risolve in modo definitivo il problema del blocco degli scatti automatici e delle progressioni di carriera. Al Governo – conclude Pacifico – fanno ormai sempre lo stesso ‘gioco’: si continua a tirare una coperta, ora da una parte ora dall’altra, che col passare del tempo è diventata assai corta”.

Per approfondimenti:

Basta con gli aumenti di stipendio tagliando i fondi per gli alunni

Scatti di anzianità: l’accordo tra Miur e sindacati ‘nobili’ per salvare il 2012 è un sacrificio inutile

 

La nota 157/13 del MEF cancella per sempre la vecchia progressione di carriera. Come ha denunciato l’Anief, gli aumenti di stipendio attribuiti nel 2010/11 che hanno permesso la progressione di carriera nel 2013 sono stati annullati perché invalidati dal D.P.R. 122/13 cosicché devono essere restituiti, se maturati a partire dal 2013, in quanto considerati assegni ad personam per il periodo pregresso. Unica possibilità ricorrere alla CEDU contro la sentenza della Consulta che salva i soli magistrati. Scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Quei sindacati che oggi piangono lacrime di coccodrillo e che non hanno mai ricorso contro il blocco della contrattazione, prerogativa riservata dalla rappresentatività, dovrebbero chiedere scusa ai lavoratori della scuola per aver permesso la decurtazione inutile del fondo d’istituto, in cambio di una mancia. Già una mancia, perché la progressione di carriera è stata cancellata per sempre dalla legge 122/2010 e dalle sue proroghe. Ridicola, pertanto, appare la protesta di questi sindacati che hanno avallato la sperimentazione della riforma Brunetta (d.lgs. 150/09), a contrattazione bloccata, e il principio “aumenti in cambio di tagli di posti di lavoro per il 2010 e di tagli dei fondi del MOF per il 2011 e 2012” salvo poi scoprire che questi aumenti non possono valere in alcun modo ai fini della progressione di carriera (D.P.R. 122/2013).

E dopo lo stupore suscitato dalle sentenze n. 304/13 e n. 310/13, per la negazione dei principi richiamati dalla sentenza n. 223/13 - che salva gli automatismi di carriera dei soli giudici e avvocati dello Stato -, persino in ambienti di Magistratura indipendente, non rimane ai ‘poveri’ dipendenti pubblici della scuola, oggi scippati anche degli aumenti ricevuti in busta paga nel 2013 (nota MEF 157/13), che ricorrere alla CEDU per chiarire due principi: la parità di tutti i cittadini di fronte alla legge, la preminenza dei diritti soggettivi rispetto a ragioni finanziarie di equilibrio di bilancio. Su questi due punti, Anief organizza un ricorso collettivo alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Per aderire e richiedere le istruzioni operative è sufficiente scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

La Confedir, nel frattempo, cui l’Anief aderisce, ha deciso di ricorrere al giudice del lavoro per sollevare questione di legittimità costituzionale sul blocco della contrattazione, questione, peraltro, già riconosciuta dal giudice del lavoro di Roma su un ricorso promosso dalla sola FLP.

Tutto il resto sono piagnistei inutili e di cattivo gusto, tra verità nascoste del Governo e propaganda sindacale che è stata utile in passato soltanto a racimolare migliaia di voti alle elezioni RSU. La stessa ultima nota del Ministero dell’Economia e delle Finanze parla del 2013 e non del 2014, bloccato ancora dall’ultima legge di stabilità che a sua volta parla del 2014 ma si riferisce al 2017, data di blocco dei valori della vacanza contrattuale a quelli del 2009.

È meglio allora chiarirsi le idee subito: dopo la sentenza della Consulta, la vecchia progressione di carriera per scatti di anzianità non è più congelata ma è stata cancellata per sempre. Soltanto il ricorso in Europa potrà ripristinare lo stato di diritto calpestato per coprire quei buchi di bilancio causati dalla classe politica del Paese.

 

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