Parlamento

Inizia oggi l’iter presso la VII Commissione Camera Deputati (AC 1574). Il sindacato invita i Deputati a presentare e approvare alcune modifiche su graduatorie ad esaurimento e organici, a trovare le relative coperture finanziarie per eliminare il blocco della ricostruzione di carriera per i neo-assunti (art. 15, c. 1 e L. 106/11), utilizzare in organico funzionale gli ITP in esubero e gli inidonei (art. 15, c. 4, e L. 135/12), ripristinare i concorsi per ricercatore (L. 240/10). Necessario rimuovere l’obbligatorietà della formazione (art. 16, c. 1).

Sulle assunzioni programmate nella scuola è necessario, nel rispetto della normativa nazionale (D.Lgs 29/93, D.Lgs 165/01) e comunitaria (direttiva 1999/90/CE) cancellare l’invarianza finanziaria da disporre con un nuovo contratto che bloccherà la ricostruzione di carriera ai 26.264 docenti di materie curricolari, ai 13.400 ATA e ai 26.684 docenti di sostegno che saranno assunti nei prossimi tre anni su posti vacanti in organico di diritto ma al di là delle normali facoltà assunzionali, come già avvenuto per i 90.000 doceni e ATA assunti (CCNL 4 agosto 2011) nell’ultimo biennio in base alla legge 106/11.

Per quanto riguarda la predisposizione di emendamenti senza maggiori o nuovi oneri a carico della finanza pubblica, Anief ne ha elaborato sei che migliorano il testo:
• Per i più di mille precari dell’AFAM (con l’introduzione dell’art. 19, c. 1bis), si propone di inserire nelle nuove graduatorie ad esaurimento tutti i docenti inseriti nelle graduatorie d’istituto con 360 giorni di servizio svolti dopo il 2004-2005.
• In tema di dimensionamento (con le modifiche all’art. 12, comma 1, lettera c) si intende garantire la peculiarità della sede di dirigenza nelle istituzioni scolastiche collocate in zone montane e piccole isole.
In tema di graduatorie ad esaurimento, con l’introduzione dell’art. 15bis, si propone:
• il ripristino della giurisdizione del giudice amministrativo sulle controversie
• la cancellazione del vincolo quinquennale per i docenti neo-assunti dal 1° settembre 2013 per le domande di assegnazione provvisoria e di trasferimento
• la cancellazione del divieto di spostamento dei titoli dichiarati all’atto dell’aggiornamento
• la cancellazione del depennamento dei docenti di ruolo
• l’assorbimento della IV con la III fascia e l’inserimento nella terza fascia dei docenti inseriti nelle graduatorie di merito di cui al D.D.G. n. 82 del 24.9.12, dei docenti iscritti ai corsi di Scienze della Formazione a partire dall’a.a. 2008-2009, con riserva se non ancora laureati, dei docenti abilitati con il TFA ordinario, di tutti i docenti in possesso di abilitazione, con riserva dei docenti che conseguiranno il PAS speciale o che si iscriveranno al nuovo TFA ordinario.

Gli emendamenti predisposti senza maggiori oneri per la finanza pubblica

AC 1574

Emendamento

Articolo 15 bis
(Graduatorie ad esaurimento)

Prevedere il seguente comma:
“1. I commi 4-quater e 4-quinquies, dell’articolo 1, della legge 24 novembre 2009 n. 167 sono soppressi. Il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, in sede di aggiornamento, per il triennio 2014-2017, delle graduatorie ad esaurimento previste dall’articolo 1, comma 605, lettera c), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, provvede mediante decreto al reinserimento del personale di ruolo cancellato dalle suddette graduatorie.”

Relazione tecnica
La norma cancella l’unico intervento del legislatore sulla tabella di valutazione dei titoli delle graduatorie ad esaurimento, rimandata ad atto amministrativo dalla legge 296/2006 e per semplificare anche i processi di mobilità compartimentale attraverso l’assunzione dalle graduatorie per scorrimento per altre abilitazioni posseduti dai docenti di ruolo su altre classi di concorso, vista l’ordinanza di remissione alla Corte costituzionale n. 3309 del 2 aprile 2013 disposta dal Tar Lazio, senza maggiori oneri per la finanza pubblica.


AC 1574

Emendamento

Articolo 15 bis
(Graduatorie ad esaurimento)

Prevedere il seguente comma:
“1. All’art. 14, comma 2-ter, della legge 24 febbraio 2012 n. 14, infine aggiungere il seguente periodo: “Il Ministro dell’Istruzione della Ricerca e dell’Università, nel decreto di aggiornamento delle graduatorie delle graduatorie ad esaurimento disposte ai sensi dell’articolo 1, comma 605, lettera c), della legge 27 dicembre 2006, n. 296 da disporre per il triennio 2014-2017, provvede ad unificare le suddette graduatorie aggiuntive alle graduatorie di terza fascia. In occasione del previsto aggiornamento, è consentita la presentazione della domanda di inserimento nella terza fascia, altresì, ai docenti che hanno conseguito l’abilitazione al termine dei corsi universitari attivati ai sensi del decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del 10 settembre 2010 n. 249 e successive modificazioni, ai docenti che sono stati inseriti nelle graduatorie di merito compilate a seguito dell’espletamento del concorso a cattedra bandito con D.D.G. n. 82 del 24 settembre 2012, ai docenti che si sono laureati presso le Facoltà di Scienze della Formazione primaria o sono comunque in possesso di un’abilitazione. Possono essere inseriti con riserva, invece, gli studenti ancora iscritti a corsi universitari autorizzati dal Ministro dell’Istruzione della Ricerca e dell’Università per il conseguimento dell’abilitazione, ma non in possesso del titolo abilitante con scioglimento della riserva da disporre all’atto del conseguimento del titolo nel decreto relativo al successivo aggiornamento.”

Relazione tecnica
La norma intende garantire la parità di accesso alla professione insegnante e di trattamento al personale docente che ha superato sessioni concorsuali per il conseguimento dell’abilitazione presso le Università o a seguito dell’ultimo concorso a cattedra, unificando le graduatorie aggiuntive alla terza fascia introdotte durante il periodo di vigenza delle precedenti graduatorie triennali, senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica.


AC 1574

Emendamento

Articolo 15 bis
(Graduatorie ad esaurimento)

Prevedere il seguente comma:
“1. Le controversie legate alle assunzioni del personale docente dalle graduatorie ad esaurimento di cui all’articolo 1, comma 605, lettera c), della legge 26 dicembre 2006, sono devolute alla giurisdizione del giudice amministrativo ai sensi dell’articolo 63, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.”

Relazione tecnica
La norma chiarisce la competenza del giudice amministrativo sulle controversie relative alla valutazione dei punteggi e all’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento, aventi natura concorsuale, e semplifica il contenzioso attivato presso i diversi tribunali del lavoro, riportando al precedente ordinamento, producendo evidenti risparmi per la finanza pubblica.

 

 

AC 1574

Emendamento

Articolo 15 bis
(Graduatorie ad esaurimento)

Prevedere il seguente comma:
“1. Sopprimere il comma 21, dell’articolo 9, della legge 12 luglio 2011, n. 106.”

Relazione tecnica
La norma armonizza la normativa relativa ai trasferimenti, passaggi di ruolo e assegnazioni provvisorie del personale docente assunto prima e dopo il 1 settembre 2011, consentendo il ricongiungimento familiare senza maggiori oneri per la finanza pubblica. La recente introduzione della mobilità intercompartimentale del personale neo-immesso in ruolo, in esubero (art. 16, L. 183/2011), e del personale inidoneo (art. 19, c. 13, L. 111/11), tende a promuovere la riqualificazione del personale in servizio per evitare la cassa-integrazione e il licenziamento. La disposizioni introdotta mira a riportare al precedente ordinamento senza nuovi o maggiori oneri a carico dello Stato il meccanismo della mobilità per i neo-assunti coniugati o con figli maggiori di 8 anni nel rispetto della CEDU ed evita il contenzioso generato presso i tribunali del lavoro nonché possibile condanne dello Stato italiano per violazione della normativa comunitaria.

 


AC 1574

Emendamento

Articolo 12
(Dimensionamento delle istituzioni scolastiche)

Al comma 1, lettera c), dopo le parole “di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze” inserire le seguenti parole:
“, ed i parametri individuati dal primo periodo del comma 3, dell’articolo 2, del D.P.R. 18 giugno 1998, n. 233”

Relazione tecnica
La norma chiarisce come nell’accordo da raggiungere in Conferenza unificata debbano essere fatti salvi i criteri derogatori vigenti per l’assegnazione dell’autonomia scolastica alle scuole collocate in zone disagiate del Paese, difficilmente raggiungibile o in Comuni situati in zone montane o piccole isole, senza ulteriori oneri per la finanza pubblica.

 

 

AC 1574

Emendamento

Articolo 19.
(Alta formazione artistica, musicale e coreutica)

Al comma 1, alla fine del testo inserire il seguente periodo:
“Con decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca secondo le procedure valutative già adottate con decreto del 16 giugno 2005, senza ulteriori oneri per la finanza pubblica, è inserito a domanda nelle suddette graduatorie di cui all’art. 2 bis della legge 4 giugno 2004, n. 143 il personale docente, già inserito nelle graduatorie d’istituto, che ha maturato a decorrere dall’anno accademico 2004-2005, servizio di insegnamento per almeno 360 giorni, con contratto a tempo determinato, nelle Accademie statali, nei Conservatori di musica, e negli Istituti musicali pareggiati”.

Relazione tecnica
Considerato che sia le graduatorie di cui al decreto direttoriale del 16 ottobre 2001, sia quelle di cui al decreto ministeriale del 16 giugno 2005 per i docenti con 360 giorni di servizio a tempo determinato dal 1994-1995, non hanno soddisfatto il fabbisogno di insegnamenti a cui si è ricorso attraverso la stipula di contratti da graduatorie d’istituto, la norma intende riaprire le graduatorie aggiuntive previste dal legislatore nel 2004 ai docenti che hanno maturato gli stessi requisiti, dal 2004-2005 senza ulteriori oneri per la finanza pubblica.

 

Lo svela l’Anief-Confedir, il sindacato che ha promosso diverse cause nelle aule di giustizia ottenendo risarcimenti milionari.

Il requisito per partecipare alle selezioni è di tre anni di servizio svolti negli ultimi dieci. Peccato che in alcuni comparti, come la scuola, i tagli agli organici, il dimensionamento e il blocco del turn over abbiano fatto scomparire i posti a disposizione. Prevista anche la stabilizzazione di 27.000 insegnanti di sostegno entro il 2015-2016, il pensionamento per il personale quota 96 e il ritiro della norma sul trasferimento del personale inidoneo o sovrannumerario nei ruoli ATA. Nel dl previsto anche un intervento sul concorso in Lombardia: ma è illegittimo, perchè apre la via ad una sanatoria per superare una sentenza del Consiglio di Stato.

Arrivano i concorsi riservati per i dipendenti pubblici precari che, in linea con le indicazioni Ue, hanno maturato almeno tre anni di contratti a termine negli ultimi dieci: è la risposta fornita dal Governo alle procedure d’infrazione attivate dalla Commissione UE nei confronti dell’Italia per la reiterata violazione delle direttive comunitarie.

Il testo della norma è già pronto da settimane: è incluso nel decreto legge che il ministro della Funzione Pubblica, Gianpiero D'Alia, ha intenzione di portare all’attenzione del prossimo Consiglio dei Ministri. Entrando nel dettaglio, viene data la possibilità alle amministrazioni pubbliche di bandire concorsi con riserva di posti (massimo il 50%) per chi, alla data di pubblicazione del bando, abbia maturato almeno tre anni di contratti a termine negli ultimi dieci anni. Vale la pena ricordare, a tal proposito, che con ordinanza n. 207/13, la Corte Costituzionale appena due settimane fa ha rinviato alla Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilità della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per docenti, amministrativi, tecnici ed ausiliari precari della scuola con almeno tre anni di supplenze alle spalle.

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo della Confedir, si tratta di “un provvedimento inappropriato, che non risolverà la piaga del precariato. A meno che – sostiene il sindacalista - non si pensi di bandire 100 mila posti a concorso solo nella sola scuola, dove operano la maggior parte dei precari del pubblico impiego. Corrispondono a questa cifra, infatti, quelli che avrebbero diritto alla conversione del contratto e che non possono fare un nuovo concorso, avendo superato già diverse selezioni. Inoltre, rimarrebbe aperta la questione relativa al risarcimento dei danni finora subiti e al pagamento degli scatti di anzianità in base al principio di non discriminazione”.

Nel dl è prevista anche la stabilizzazione di 27 mila posti di sostegno. Se si pensa che la norma italiana prevede il rapporto uno a due tra alunni e insegnanti di sostegno, si comprende quanto urgente possa apparire al Governo questo provvedimento, da attuare entro il 2015-2016, rispetto al limite del 70% di organico di diritto sancito dalla legge 244/2007, relativamente all’a.s. 2005/06. Sono, infatti, solo 67 mila i docenti di ruolo attualmente in servizio nella scuola a fronte di 200 mila alunni con handicap certificato: un’altra denuncia dell’Anief-Confedir, che aveva plaudito già alla sentenza n. 80/2010 della Consulta sul ripristino della deroga per casi gravi e che sta organizzando nuovi ricorsi per l’attribuzione delle ore certificate e non assegnate.

Nel decreto D’Alia sono presenti importanti novità anche su altre due questioni che l’Anief-Confedir ha portato in tribunale: la prima riguarda i 3.500 docenti inidonei o sovrannumerari ITP, che sulla base degli articoli 13, 14 e 15 del D.L. 95/2012, convertito nella Legge 135/12, la cosiddetta spending review, sarebbero dovuti transitare nei ruoli del personale amministrativo e tecnico sempre della scuola pubblica. Contro il decreto attuativo, ancora non firmato, il sindacato ha annunciato da tempo la volontà di chiedere al Tar la disapplicazione per contrasto alla normativa comunitaria e ai principi costituzionali.

 

Un altro problema che il dl risolverebbe è quella della mancata considerazione, all’interno della legge Fornero, della peculiarità del personale scolastico in fatto pensionistico. Modificando l’articolo 24, comma 14, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, il decreto D’Alia “libererebbe” infatti qualche migliaia di docenti e Ata che al 31 agosto del 2012 avevano raggiunto la famigerata “Quota 96” (sommando l’età e gli anni di contributi riconosciuti). Su questo punto, inoltre, si è in attesa della sentenza della Consulta per metà novembre dopo gli interventi dell’Anief-Confedir presso la Corte dei Conti.

 Per permettere un regolare avvio del nuovo anno scolastico, infine, il Governo ha intenzione di varare una serie di misure che conferiranno gli incarichi di dirigenza scolastica a soggetti non in quiescenza risultati idonei a seguito dell’espletamento di un concorso a dirigente scolastico indetto antecedentemente alla data del 1 gennaio 2011, ma che non hanno frequentato il corso di formazione o che pur avendolo frequentato non hanno comunque completato la procedura concorsuale; soggetti per i quali è pendente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto un contenzioso con oggetto la partecipazione al concorso a posti di dirigente scolastico indetto con il decreto direttoriale 22 novembre 2004 e soggetti che hanno ottenuto l’annullamento degli atti del concorso bandito nella regione Lombardia ai sensi del DDG del 13 luglio 2011 e ai controinteressati nel relativo giudizio.

 Il provvedimento è precoce – commenta Pacifico - perché bisogna ancora attendere il risultato di tutti gli appelli in Consiglio di Stato in merito alle prove preselettive, il cui giudizio necessariamente porterebbe all’annullamento di tutte le procedure legate alle selezioni nelle prove scritte e orali e travolgerebbe le graduatorie degli idonei. In questa fase, sarebbe stato più opportuno chiedere un giudice celere del tribunale. E stanziare – conclude il rappresentante Anief-Confedir - le stesse risorse per pagare le indennità di reggenza ai vicari”.

 

Anief-Confedir: mentre alle forze dell’ordine viene concesso ancora di lasciare il servizio in media a 54 anni, ai dipendenti della scuola la Ragioneria dello Stato nega di andare in pensione pur avendone tutti i requisiti. A meno che non siano in sovrannumero: in tal caso la Funzione Pubblica ha appena concesso il via libera. Ma la legge può essere adottata a giorni alterni?

Lo Stato continua a trattare i suoi lavoratori come dei “burattini”: quando i dipendenti pubblici chiedono di andare in pensione avendone tutti i diritti, come i cosiddetti ‘Quota 96’ della scuola, vengono lasciati in servizio perché agganciati impropriamente alla riforma Fornero; quando gli stessi dipendenti sono soprannumerari, invece, avendo i medesimi requisiti vengono collocati in pensione. L’iniqua disposizione è contenuta nella Circolare n. 3 emessa dal Dipartimento della Funzione Pubblica, attraverso la quale il Ministero per la PA invia coattivamente in pensione tutto “il personale in posizione di soprannumero”, nell’anno in corso, in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi  da riferire alla normativa precedente all’entrata in vigore della legge Fornero sui pensionamenti n. 214 del 22 dicembre 2011.

Inoltre, per i circa 6mila dipendenti della scuola rimasti “incastrati” a seguito dell’approvazione della legge Fornero arriva un’ulteriore doccia fredda. In attesa che la Commissione Bilancio della Camera esamini il provvedimento di deroga, per la cui attuazione servono circa 170 milioni di euro, è stata resa pubblica la relazione della Ragioneria generale dello Stato: secondo cui, un provvedimento del genere risulterebbe iniquo rispetto agli altri dipendenti della pubblica amministrazione e potrebbe anche far sorgere delle rivendicazioni difficilmente controllabili.

Ma non è finita, perché nelle ultime ore è stato reso pubblico un ulteriore dato che rende ancora più amaro l’obbligo di far rimanere in servizio sino ad almeno 66 anni buona parte dei dipendenti pubblici: i dati ufficiali emessi dall’Inps indicano che nei primi sei mesi del 2013 i corpi di polizia hanno lasciato il servizio in media a 54,8 anni. Ed i militari a 57 anni. Nel contempo, il progressivo progetto di allineamento di tali figure professionali ai nuovi requisiti pensionistici è naufragato: sempre nella riforma Fornero era previsto, infatti, che l’attuale Parlamento approvasse una specifica norma che avrebbe portato i pensionamenti delle forze dell’ordine fino a 62 anni (riducendo gli attuali “scivoli” e le maggiorazioni degli anni di servizio svolto). Le commissioni parlamentari interpellate, tuttavia, hanno già fatto decadere il provvedimento. Con il risultato che militari e poliziotti si ritroveranno ad andare in pensione con anche 15 anni di anticipo rispetto agli altri pubblici dipendenti.

Davvero amaro il commento di Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir: “stiamo ancora una volta assistendo ad un Paese guidato da uno Stato a due facce: se è il dipendente pubblico a chiedere di andare in pensione pur avendo, come nel caso della scuola, raggiunto i requisiti necessari, si alzano dei muri insormontabili;  se invece lo stesso personale risulta senza titolarità, allora quegli stessi muri si frantumano in un batter d’occhio e i dipendenti di troppo vanno addirittura posti in quiescenza coattivamente. La legge – conclude il sindacalista Anief-Confedir - non può essere adottata a giorni alterni, cambiandola a seconda dei comodi di chi ci governa”.

 

La Commissione Istruzione del Senato approva la risoluzione del Movimento 5 Stelle che impegna il Governo a ridurre il numero di alunni per classe e ad assegnare i docenti di sostegno senza vincoli numerici. Anief-Confedir: accolte le nostre denunce, ora si operi per un impianto normativo adeguato a garantire sicurezza nelle aule e supporto adeguato agli alunni con problemi di apprendimento certificati. In caso contrario, il sindacato invita i gruppi di lavoro di Gliss e Glh a sollecitare le famiglie perché non si facciano privare di un diritto fondamentale per la crescita e l’integrazione dei ragazzi con disabilità.

Finalmente dai banchi del Parlamento giungono segnali importanti per riportare il numero degli alunni per classe ad una quantità ragionevole e permettere di nominare i docenti di sostegno prescindendo dagli irrazionali “tetti” imposti dall’amministrazione scolastica: la VII Commissione del Senato ha infatti approvato una mozione, primo firmatario il sen. Fabrizio Bocchino (M5S), attraverso la quale viene indicato all’Esecutivo di “introdurre modifiche alla normativa vigente volte al ridimensionamento del numero massimo di alunni per classe, con particolare riguardo alle disposizioni relative alla formazione delle classi negli istituti secondari di secondo grado”.

Nella stessa mozione viene anche indicato al Governo di “adottare le più opportune iniziative, volte a dare concretezza a quanto già previsto per l'assegnazione degli insegnanti di sostegno agli alunni diversamente abili, svincolando tale assegnazione da logiche puramente numeriche e di contenimento della spesa al fine di garantire la piena promozione dei bisogni di cura, di istruzione e di partecipazione alle normali e quotidiane fasi di vita”.

Secondo Anief-Confedir questa mozione rappresenta un primo importante passo per rivedere alcuni dei parametri, contrassegnati da mere esigenze di bilancio, introdotti durante il mandato Gelmini e che hanno condotto molte delle nostre scuole verso un’involuzione qualitativa della loro offerta formativa. Oltre che verso il sistematico calpestamento del diritto all’istruzione, peraltro costituzionalmente protetto.

Già da diverso tempo, il sindacato si è espresso favorevolmente verso la mozione presentata e approvata in Senato il 30 luglio: la sua approvazione impegna ora il Governo a predisporre una nuova normativa che metta freno alla pratica adottata negli ultimi anni dagli uffici scolastici di creare delle classi con un sempre più alto numero di alunni. Mettendo, in tal modo, a serio rischio l’inidoneità delle stesse a contenere gli alunni in condizioni di sicurezza, integrazione e regolare apprendimento.

Anief-Confedir solo 20 giorni fa aveva denunciato che queste condizioni non sono più dei casi sporadici, come sostengono dal Miur. Quelli che erano nati, durante la gestione Gelmini, come limiti numerici da adottare in casi eccezionali, sono purtroppo diventati la norma: nella scuola d’infanzia si è passati da 28 a 29 alunni, alla primaria da 25 a 28 ed alle superiori sono concesse deroghe fino alla presenza di 33 alunni per classe. Con “punte” di prime classi, in particolare alle superiori, come il caso delle Marche di qualche settimana fa, composte anche da 37 alunni. Dimenticando che, prima di tutto per motivi di sicurezza, la normativa vigente prevede che in un'aula non possono essere presenti più di 26 individui, compresi gli insegnanti e l'eventuale ulteriore personale a qualunque titolo presente. E che, in presenza di alunni disabili, il numero del gruppo-classe dovrebbe essere al massimo di 20, al fine di facilitare i processi di integrazione e di inclusione.

“La mozione approvata in Senato – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – rappresenta quindi un documento condiviso davvero importante. Perché finalmente, tra i vari argomenti affrontati, segnala con chiarezza al Governo l’alto disagio che tantissimi studenti, docenti e addetti scolastici sono costretti a vivere all’interno delle scuole. Mettendo a rischio la loro sicurezza e il diritto ad uno studio in ambienti adeguati”.

La mozione, inoltre, sensibilizza il Governo e predisporre una nuova normativa per la formazione dell'organico di sostegno, facendo riferimento alla sentenza n. 80 del 26 febbraio 2010 con cui la Corte Costituzionale ha eliminato dall’ordinamento le disposizioni limitative contenute nell’art. 2, commi 413 e 414 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, che fissavano rigidamente un limite al numero degli insegnanti di sostegno. Ma quella sentenza “faro”, che ha spazzato via la possibilità di assumere con contratti a tempo determinato altri insegnanti, in deroga al rapporto docenti–alunni, pur se in presenza di alunni portatori di disabilità gravi, sino ad oggi non ha avuto applicazione pratica.

“Su questo versante – ricorda Pacifico – la mozione approvata al Senato è provvidenziale. Perché i nostri governanti non potranno più non tenerne conto. Ma la guardia deve rimanere alta. Basta riflettere su quanto accaduto di recente, quando il nostro sindacato ha denunciato che dal prossimo anno scolastico un’interpretazione parziale della normativa sui BES, fornita dal ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, avrebbe voluto assegnare gli insegnanti di sostegno specializzati solo gli alunni disabili gravi. Le nostre pressioni hanno inoltre convinto il Miur a confermare l’organico di sostegno esistente e a concedere ulteriori posti di sostegno in presenza di ulteriori casi certificati”.

La mozione approvata in VII Commissione al Senato, dunque, deve essere un primo passo verso l’ottenimento di misure normative che garantiscano la salvaguardia di due punti fermi di un sistema scolastico moderno: da un lato, la sicurezza di chi vive e opera negli edifici scolastici; dall’altro, il rispetto della volontà espressa dall’equipe medica, psicopedagogica e, a seguire, dai gruppi di lavoro interni agli istituti, Gliss e Glh, istituiti proprio per garantire l’adeguato apprendimento scolastico di tutti gli alunni disabili certificati.

Anief-Confedir torna a sollecitare coloro che fanno parte dei gruppi di lavoro e che operano a favore degli alunni con disabilità certificata a sollecitare le famiglie di tali ragazzi perché non si facciano privare di un diritto fondamentale per la loro adeguata crescita e integrazione: quando le ore assegnate dalla struttura sanitaria si discostano dall’entità prefissata, non occorre rassegnarsi e subire questo abuso. Tutti coloro che sono interessati ad avere adeguato supporto possono scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e segnalare i casi di mancato rispetto della normativa in vigore.

La mozione del M5S approvata dalla VII Commissione Istruzione del Senato sulle classi “pollaio” e sull’assegnazione di tutti i docenti di sostegno necessari

La denuncia dell’Anief sulle classi “pollaio”: non sono casi sporadici, ormai la media è di 28-30 iscritti per aula

La denuncia dell’Anief: i diritti dei disabili non si possono barattare

 

Soddisfazione dell’Anief: accolta una nostra precisa richiesta, poiché il regolare lo svolgimento di una serie di compiti connessi con le operazioni di attuazione di autonomia e organizzazione scolastica non può essere sacrificato. Ora dal Senato nessun ripensamento.

Anief accoglie positivamente la decisione dell’Aula di Montecitorio di prorogare di un anno, attraverso il decreto del Fare, la riduzione del contingente dei comandi del personale scolastico, prevista dal decreto legge 6 luglio 2012 n. 95, convertito dalla legge numero 135 del 7 agosto 2012: se confermata anche al Senato, che entro il prossimo 21 agosto dovrà esprimersi sui 117 articoli che compongono il decreto, la proroga permetterà a Ministero dell’Istruzione, alle sedi ministeriali periferiche, a tutti gli Uffici scolastici regionali e di carattere provinciale, di poter contare sull’organico oggi a disposizione in un periodo particolarmente ricco di impegni e appuntamenti.

Resta ora da sperare che sul provvedimento non vi siano ripensamenti in Senato, ma che anche tra i parlamentari di Palazzo Madama prevenga il buon senso. Accogliendo, in tal modo, la richiesta dell’Anief di non cancellare un contingente di personale fondamentale per i compiti connessi con l'attuazione dell'autonomia e dell’organizzazione scolastica: basti pensare all’enorme mole di lavoro che dovranno attuare Miur, Usr a AT nelle prossime settimane, subito dopo Ferragosto, quando saranno chiamati a procedere (peraltro con tempi strettissimi) alle 15.000 immissioni in ruolo e ad oltre 100.000 supplenze annuali.

La corretta collocazione di diverse decine di migliaia di aspiranti docenti e Ata viene infatti attuata attraverso la complessa gestione di più graduatorie, valutando precedenze, preferenze e singoli casi, spesso da associare alle sentenze dei giudici, cui sono spesso ricorsi i precari per farsi riconoscere titoli o servizi altrimenti non considerati dall’amministrazione scolastica.

Anief ha sempre sostenuto che far tornare nella propria sede il personale ministeriale specializzato per il normale svolgimento di tali mansioni, avrebbe prodotto sicuri rallentamenti nella già ritardata procedura di assunzione a tempo indeterminato e (di conseguenza) determinato. Con l’alto pericolo che i rallentamenti si trasformassero in disservizi. Di cui la nostra scuola non ha davvero bisogno.
 

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