Tutte le notizie

 

Spazio Anief di mainstreaming per un cambiamento culturale e strategico di professionalità docente dai contesti educativi alla didattica: conoscere e praticare attività inclusive nella scuola.

A cura di Elena Duccillo

(ovvero: incubo di una notte di mezza estate)
di Elena Duccillo
Odiavo il latino e più lo odiavo e più la professoressa dell’Istituto Magistrale m’imponeva di imparare a memoria le declinazioni.
Seguiva la sindrome della pagina bianca… una tragedia.
Non c’era una sola versione che non mi suscitasse un fiume di lacrime.
Ma la tragedia non era una tragedia greca. Me la cavavo per quel che serviva con la letteratura latina e opportunamente odiavo anche quella.
Però... c’era anzi c’è un però.
Adoravo e adoro leggere scrivere e… studiare, sì perché di studiare non ho mai finito.
Studiare fa bene!
Lo scrivevo nei miei appunti, quelli del master che sto frequentando.
Un corsista come me mi bussa sulla spalla e mi dice: “Devo scrivere un libro dal titolo – Studiare fa bene!-“
Magari in questo momento della tua vita tu che mi leggi lo trovi assurdo, come la maggior parte degli studenti che invece di una pausa estiva si ritrovano debiti da recuperare entro l’imminente inizio dell’anno scolastico.
Fa bene studiare?
La mia risposta è del tutto personale… la ometto.
Di certo mollare la scuola non si può, nemmeno sotto ferragosto.
L’Ansas è, o meglio appare, in fase di smantellamento, le aree di suddivisione dei docenti da reclutare per il sostegno sono sulla strada dell’estinzione o forse del rimescolamento per far transitare addirittura parte dei famigerati “inidonei” nel ruolo più delicato di tutti gli insegnamenti esistenti nella scuola italiana.
Manovre estive?
Certo, come l’approvazione del DDL conosciuto con il nome di Aprea!
Torniamo al latino, trauma adolescenziale!
Wikipedia recita:
La locuzione latina Cum grano salis, tradotta letteralmente, significa con un granello di sale: fu usata nella "Naturalis historia" da Plinio il Vecchio per indicare un contravveleno che agiva soltanto se preso, appunto, "con un grano di sale".
In senso figurato ha poi assunto il più ampio significato di "con un pizzico di buon senso", "con sale in zucca".
Il sale in zucca?
Ma... come si fa ad avere il sale in zucca?
Quando la pressione si abbassa con la canicola estiva portare in tasca qualche granello di sale grosso mette al riparo da perdita dei sensi.
Mi chiedo come si fa a non pensare a bocce ferme, cioè durante le vacanze scolastiche, che il sostegno, o meglio le attività di sostegno, non sono la discarica di ogni classe di concorso esistente.
Se Roma brucia, come Palermo, come Messina come Cagliari o per mano di piromani o per l’arsura di queste settimane, non si può spegnere l’incendio con acque marine… Il sale non permetterebbe alla vegetazione di rinascere!
Povero Plinio il Vecchio... si starà girando nella tomba!
Urge trovare un contravveleno per salvare almeno il diritto allo studio di molti, moltissimi studenti, specie con disabilità.
Basterà l’accordo con il ministero della salute.
http://www.istruzione.it/web/ministero/focus_030812
per ridare dignità all’integrazione scolastica?
Il Miur liquida la notizia in un focus!
FOCUS? Aiuut... torna il mio incubo peggiore: il latino!

Urge un focus Group, non una notizia archiviata in fretta e furia.
Apro il mio spazio di Trendsetter a chiunque abbia ancora a cuore l’integrazione scolastica, ovviamente “Cum grano salis”!
Scrivete a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 


 

Torno a dare voce alla resilienza dei docenti che, come tanti don Chisciotte si prefiggono di operare nella scuola con l`intento di aiutare i deboli e sconfiggere i prepotenti. Non vi stupite, ma spesso la loro capacità di sfidare le avversità della realtà scolastica e di superarle li fa uscire rafforzati e perfino trasformati positivamente. Più spesso, purtroppo, gli fa cedere le armi l`escalation dei tagli alle risorse e delle vessazioni; così l`unico pensiero fisso è, o meglio era, raggiungere la fine dell`anno scolastico o il collocamento a riposo.
Ora nel primo caso, cioè raggiungere la fine dell`anno, l`obiettivo porta spesso a estraniarsi da quello che succede in ambito scolastico, a svolgere con il motore tenuto al minimo il proprio compito, a studiare forme di sopravvivenza che vanno, dal “non vedo, non sento, non parlo” ma sono qui, al “vediamo come posso allontanarmi” psichicamente o fisicamente dalla scuola.
Nel secondo caso, quello del collocamento a riposo, lascio al lettore l`evocazione dell`immagine mentale che si forma alla sola parola “pensione”. Automaticamente si passa dal pensiero all`incubo, poiché ciascuno di noi si proietta nel futuro pensando che il peggio non è mai morto e che, la meta, se prima era lontana ora è una chimera.
La riorganizzazione del proprio percorso professionale, la possibilità di trasformare un evento stressante in un processo di analisi strategica preventiva e di crescita personale, incontra il tema della resilienza ma è soprattutto frutto di una nostra scelta consapevole.
Il principio di realtà ci dice che, se attendiamo che ci siano condizioni perfette per dare il via a un progetto, è poco probabile che prenda forma.
Per chi ha voglia di ritrovare la motivazione, ed è dura di questi tempi, ho scelto di articolare una proposta che è rivolta principalmente ai docenti specializzati che nella scuola svolgono attività di sostegno, ma che vedrete, è calzante anche per tutti quelli che stanno vivendo con l`Anief una nuova proposta e se si può, se il tempo ci darà ragione, una nuova era dell`istruzione pubblica.
L`iniziativa si pone nell`ambito della campagna per le elezioni dei rappresentanti sindacali che si svolgeranno nella primavera del presente anno scolastico.
Si chiama “S.O.S.-teniamoci”.
E` un esse o esse in primo luogo per tutti i docenti di sostegno che non hanno mai incontrato un`organizzazione che si interessasse della tutela sindacale dei docenti specializzati.
Da sei mesi si sta facendo strada un`idea strisciante che insinua e mina i compiti specifici del docente di sostegno come risorsa all`interno delle classi e, oltre ai compiti, denigra la necessità della presenza o contemporaneità che porta, a essere contitolare di un team docente l`insegnante specializzato. A fronte di un impianto legislativo formalmente efficace (con tutti i suoi reali problemi di applicazione) che da sempre ha fatto distinguere la scuola italiana per inclusività e rispetto dei diritti soggettivi esigibili, quella che si vuole spacciare, in nome dell`innovazione è l`abolizione dell`organico di sostegno in quanto tale e la creazione di una task force degna dell`esercito della salvezza, che sia dispensatrice di buoni consigli al docente che dopo maestro unico o unico gestore del setting d`aula sarà unico più che mai nel suo genere e poiché unico sarà sempre più solo…
Se ci teniamo, sosteniamoci!
Ricevo spesso da contatti diretti storie surreali, spaccati di vita scolastica dai risvolti inquietanti, in tutte ho trovato una costante: poca o nessuna considerazione per gli alunni, meno che mai per gli alunni con disabilità.
Se l`alunno è poco considerato pur essendo il datore di lavoro di dirigenti, docenti e ata, figuriamoci quell`alunno che è visto prima di tutto come aggravio di spesa del sistema scolastico. A cascata, chi si occupa o meglio è demandato a occuparsi come primo e diretto responsabile della scolarità dell`alunno con disabilità si espone al forte rischio di divenire capro espiatorio e parafulmine di colleghi, dirigenti, assistenti e spesso anche della famiglia.
C`è un però che chiude il cerchio: ci si ricorda che c`è “personale in più”… che si può cercare quel jolly da giocarsi quando tutte le carte non chiudono la partita con un pareggio o una vittoria. Allora sì che ti coinvolgono e nel coinvolgerti sei tra l`incudine e il martello oltre che fuorilegge. Parlo di supplenze, parlo di orario di servizio, parlo di personale in esubero, di docenti non specializzati ma utilizzati su posto sostegno. Conta l`ordine di servizio? Conta il registro delle sostituzioni? Conta il diritto allo studio cioè un diritto soggettivo ed esigibile dell`alunno?
Soprattutto mi chiedo:
Si deve tutelare il discente o il docente, o di più ancora il dirigente?
In quale misura questi rischi hanno origine in una scarsa preparazione o motivazione dei docenti stessi?
Quanto sono responsabili i dirigenti che prendono decisioni del tutto fuorvianti rispetto alla tutela dei loro datori di lavoro, cioè gli alunni?
Quanto si scarica la responsabilità e i rischi professionali sui propri sottoposti, arrivando persino a sanzionare coerenza e principi deontologici invece di apprezzarli e difenderli?
Chi tutela in questi casi?
Chi affianca il docente che incappa in questi agguati?
Non ho incontrato nella mia carriera di docente di sostegno una sola organizzazione sindacale che creasse (perché non è mai esistita), una politica sindacale specifica a sostegno dei docenti specializzati.
Queste problematiche sono state sempre affrontate a livello di promozione sociale, di tutela dei diritti da parte di federazioni, organizzazioni, coordinamenti che non si occupano in maniera diretta di tutela sindacale dei diritti dei lavoratori della scuola. Non posso negare che da sempre hanno affrontato battaglie per sostenere oltre ai disabili e alle famiglie anche i docenti, che sono state determinanti nel sostenere l`irreversibilità del processo d`integrazione scolastica.
Di fatto, molti nodi stanno venendo al pettine e dalla drastica riduzione di risorse a ogni livello dedicate alla scuola, nascono nuove zone d`ombra e vulnerabilità che investono anche tutto il personale specializzato, ultimo baluardo individuabile per compensare i più di novantamila esuberi che si paventano nelle ultime cifre all`attenzione del neo governo tecnico.
Allora, ti chiedo: sei pronto a voltare pagina?
Non ti chiedo di archiviare l`esperienza più che trentennale rassegnandoti a subire le conseguenze di un disegno che tende a privatizzare il sostegno e a disconoscere che sei più preparato degli altri.
Se ti sei specializzato, non sei un docente ordinario, nemmeno per definizione!
Eppure non è riconosciuto che chi si specializza ha una marcia in più e non un`inclinazione ad assecondare tutto il resto del team docente, quando non anche il dirigente scolastico.
Continuare a fare cose che detestiamo, significa ingannare noi stessi.
Capire cosa amiamo veramente invece può motivarci.
Ti propongo di aiutarci a fare chiarezza sul nostro status, a scoprire insieme cosa funziona e cosa va cambiato per dare concretezza al nostro programma elettorale per la campagna R.S.U. in corso.
Solo quando l`immagine che abbiamo e diamo di noi stessi come professionisti dell`inclusione collima con quello che realmente siamo, di conseguenza riusciamo a promuovere iniziative e progetti.
Non lasciamoci innovare da altri, né dall`alto: troviamo insieme l`ambizione a raggiungere traguardi in cui la fatica sarà annullata dai risultati e dai benefici che potremmo trarre dalle nostre iniziative, solo allora resistere sarà innovare.
Inizio in prima persona a impegnarmi perché la politica scolastica abbia un suo ambito a tutela dei docenti specializzati.
Se sei un docente che si fida delle persone, oltre che delle organizzazioni, puoi trovare molte cose sul mio conto nell`epoca del web 2.0, basta cercarle.
Se sei un docente che si fida delle organizzazioni, oltre che delle persone, tieni presente che ho scelto ANIEF, da quando si è creata una rete territoriale, per proseguire la mia crescita personale e professionale.
Ricorda che insieme possiamo cambiare la scuola!

Qui trovi tutti i link e le modalità per aiutarci.

Buon lavoro e buona vita, all`insegna dei migliori risultati che potrebbero accadere se raggiungerai con noi il tuo obiettivo.
Elena Duccillo
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Invece supplì!
E’ ora di cambiare menù.

Alzi la mano chi non è stato mai impropriamente usato dietro insistenza, imposizione o cortese favore in compiti che esulano dal proprio status di docenti.
“Ma che venissero gli ispettori ministeriali! Che ce lo dicano loro come possiamo tenere la scuola aperta e gli alunni in classe senza avere gli organici minimamente sufficienti per permettere la frequenza!”. Queste parole echeggiano alle ammonizioni bonarie di chi tenta di far comprendere che di abuso si tratta.
Le soluzioni adottate per tirare la coperta corta fanno un baffo all’olandese volante Hendrik Johannes Cruijff ritenuto il miglior fantasista di tutti i tempi. Certo sì, un calciatore: in Italia la mamma, gli spaghetti e il calcio non subiranno mai né tagli né esautorazioni.
Per tutto il resto non si può usare più nemmeno “MasterCard” come vorrebbe la pubblicità. Abbiamo tutti sotto gli occhi le cronache tragiche dal punto di vista finanziario e non solo.
La cronaca nera ci ammonisce che anche per recuperare un prestito di venti euro a un vicino della porta accanto si può essere uccisi.
Torniamo alla realtà scolastica che rispetto alla mia dissertazione è fulcro del “Si salvi chi può!”
Ci sono novantaquattromila docenti di sostegno a dire del Ministro che però da due anni non fornisce dati in regime di trasparenza tranne citarli in conferenze scritte da portavoce di dubbia competenza. Di questi docenti, secondo dichiarazioni recenti ufficiose di opinionisti e consulenti di organizzazioni che conducono indagini, sono milleottocentottanta quelli sistematicamente utilizzati per supplire docenti assenti o posti ancora vacanti se non pure supplenze da conferire “fino ad avente diritto” che gli aspiranti delle graduatorie di Istituto rifiutano a propria tutela per ragionamenti e meccanismi che sarebbero assai contorti da spiegare. Vogliamo dare un’imperativa occhiata alle fonti normative, visto l’assunto de “La legge non ammette ignoranza”? Vogliamo alzare la testa, giacché è ora di dire basta alla politica del “volemose bene” e del “damose da fa” delle scuole rassegnate a tutto ciò che piove dall’alto o adesso viaggia in trafori ironici, ma il cui esito disastroso è mal gestito dalle singole istituzioni? Qui si sta legittimando quello che serpeggia in proposte vuote ed errate pedagogicamente messe a punto da persone ed enti che non hanno un giorno di vissuto d’aula dove ti manca dalla carta igienica al bidello, dal registro agli arredi d’aula banchi compresi, dalla fotocopia al dirigente scolastico. Ma sì diamo al vicario le redini della scuola, ma… a costo zero! Nulla non c’è traccia delle indennità spettanti ai docenti vicari. Anche loro impropriamente sfruttati. Anche loro a colmare tagli e fughe di chi riesce e neanche con certezza ad assicurarsi il collocamento a riposo. La class action? Finita nel nulla e nulla può risarcire se non un ricorso individuale. Che si rivolgano alla legge o lavorino gratis. In fondo se loro lavorano gratis, perché un docente pagato dallo Stato non dovrebbe invece fare “di tutto un po’ ”, perché…hai visto mai che un domani non ci siano più i docenti di sostegno … E allora? Meglio fare esperienza, imparare l’arte e metterla da parte! Se poi il danno esistenziale all’alunno disabile si dovesse verificare è il genitore che deve chiedere risarcimento, è il giudice che deve tirare per la giacca il dirigente scolastico. Il docente? Può essere cacciato solo se inidoneo allo scopo. Lo dice il Consiglio di Stato
Per uno scopo non appare inidoneo, state le numerose segnalazioni: le supplenze!
Le linee guida del Miur sull’integrazione scolastica varate il 4/08/2009 vigono ad oggi tra l’indifferenza generale e la consuetudine che per far rispettare le leggi in Italia serve il tribunale. Non necessita conoscenza e applicazione, le leggi sono consigli, o meglio: sono ritenute benevoli consigli! I dettami inoltre non hanno prodotto giurisprudenza propria. Sono una rassegna delle leggi previgenti. Tre passi soli mi preme ricordare …
-pagina 14 “è contraria alle disposizioni della Legge 104/92, la costituzione di laboratori che accolgano più alunni con disabilità per quote orarie anche minime e per prolungati e reiterati periodi dell’anno scolastico” 

Nelle proposte progettuali al contrario si moltiplicano soluzioni della serie: togliamo qualche ora di servizio a docente dalla contemporaneità e ammucchiamo su i diseredati, magari “idea geniale” per gruppi omogenei di disfunzionalità degli alunni. Una triste deportazione ovviamente fuori dall’aula, verso le aberranti “aule di sostegno” . Lo dico da anni: dove c’è l’aula cosiddetta di sostegno non ci sono io. A tutto c’è un limite!
Secondo passo …
-pag 15 “l'insegnante per le attività di sostegno non può essere utilizzato per svolgere altro tipo di funzioni se non quelle strettamente connesse al progetto d'integrazione, qualora tale diverso utilizzo riduca anche in minima parte l’efficacia di detto progetto”
L’ho premesso. E’ nel titolo “Invece supplì!” E di riso ce n’è poco davvero. Supplì al telefono? No: non c’è nemmeno l’italianissima mozzarella. Supplì di persona, si il docente, subendo un abuso sia pure quando il fine vorrebbe giustificare i mezzi. In vece? Certo, usato avverbialmente “dicesi di persona o di cosa che sia in luogo d’altra”. In luogo d’altra? Sempre, quando torna comodo … tranne poi scoprire che la stessa docente è considerata dai più assegnata all’alunno e non alla classe nel team a pieno titolo come titolare.
Terzo passo della serie “non c’è due senza tre!” ma suggerisco a tutti i lettori un ripasso dell’intero testo …
- pag 18
“Le opportunità offerte dalla flessibilità organizzativa per il raggiungimento del diritto allo studio degli alunni con disabilità sono molteplici. L'assegnazione dell'insegnante per le attività di sostegno alla classe, così come previsto dal Testo Unico L. 297/94 rappresenta la “vera” natura del ruolo che egli svolge nel processo di integrazione. Infatti è l'intera comunità scolastica che deve essere coinvolta nel processo in questione e non solo una figura professionale specifica a cui demandare in modo esclusivo il compito dell'integrazione. Il limite maggiore di tale impostazione risiede nel fatto che nelle ore in cui non è presente il docente per le attività di sostegno esiste il concreto rischio che per l'alunno con disabilità non vi sia la necessaria tutela in ordine al diritto allo studio. La logica deve essere invece sistemica, ovvero quella secondo cui il docente in questione è “assegnato alla classe per le attività di sostegno”, nel senso che oltre a intervenire sulla base di una preparazione specifica nelle ore in classe collabora con l'insegnante curricolare e con il Consiglio di Classe affinché l'iter formativo dell'alunno possa continuare anche in sua assenza”.
Chioso precisando unicamente che quel “possa continuare anche in sua assenza” non è e non può essere interpretato come: “ il docente di sostegno è una risorsa della scuola che in assenza di altre risorse viene impunemente distratto dai propri compiti per sopperire ai tagli continui perpetrati e giustificati con un patto di stabilità che mortifica ed uccide la scuola pubblica e il diritto allo studio di cittadini che hanno pari dignità e diritti in base alla Costituzione in una nazione civile”.
Elena Duccillo
Coordinatrice provinciale Anief di Roma
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
 

Ci risiamo: arrivato in sordina e ora diffuso capillarmente a due settimane dalla pubblicazione si affaccia il provvedimento indirizzato alle scuole, emanato non dal Miur, ma da un ente di diritto pubblico, l’Invalsi, sulle modalità per lo svolgimento delle prove di apprendimento per gli alunni con bisogni educativi speciali. La nota, che nota resta e non ha per me forza di legge è dimentica di buonsenso e dà tassative disposizioni…

> incongruenti con la legge 170 varata pur in attesa di linee guida

> discordanti con il regolamento sulla valutazione del 2009 

> al di fuori delle basilari disposizioni in tema d’inclusione delle persone con disabilità che a pieno titolo frequentano le scuole italiane da quando fu abolita l’istruzione separata.

L’impianto normativo vigente, che mai in nessun caso prevede da trent’anni l’allontanamento in un giorno di lezione, in orario scolastico, dell’alunno disabile o con disturbo di apprendimento dato l’ipotetico intralcio arrecato allo svolgimento delle lezioni, è sovvertito dalle disposizioni contenute nella “Nota sullo svolgimento delle prove del SNV 2010‐2011 per gli allievi con bisogni educativi speciali” che oserei dire lontano dal determinare un vantaggio espresso dal complemento, “per” interpreto personalmente con il complemento di svantaggio “contro”.

Questo il testo.

Mi chiedo:

Dov’è il vantaggio in queste disposizioni per gli alunni in questione?

Mi riferisco a questioni fondamentali sulle quali cerco di chiarirmi, ma non trovo vantaggio, piuttosto penalizzazione!

Sottopongo alla vostra riflessione i quesiti:

> Si possono allontanare dalla classe in un normale giorno di frequenza quegli alunni che "potrebbero disturbare" Disturbare cosa? Il rendimento di quelli "normodotati” che devono dimostrare la loro preparazione, al netto di chi non può essere sottoposto a criteri relativi di stima delle performance?

> Si può dare disposizione che il docente di sostegno "non può essere presente in classe"? Si badi bene: non che non possa intervenire, ma esserci...

> Si può non far partecipare a una o a tutte le prove SNV gli alunni con disabilità intellettiva o altra disabilità grave, impegnandoli nei giorni delle prove in un'altra attività?

L’attività, che non si può svolgere dentro la classe dove stanno avvenendo le prove, che è esplicito monito all’allontanamento dell'alunno “sacrificato” in nome dell’affidabilità e attendibilità di prove, è lecita in termini di non discriminazione?

> Si può far ricadere sulla discrezionalità del dirigente scolastico un’indicazione che recita “E’ consentito che gli allievi con disabilità intellettiva o altra disabilità grave svolgano una o a tutte le prove SNV in un locale differente da quello utilizzato per gli altri”? Un dirigente, garante delle linee guida per l’integrazione scolastica,  può prendere disposizioni contrastanti provenienti da una nota di un ente di diritto pubblico?

- Gli alunni ipovedenti o non vedenti, che fin dalle prime prove pilota, a differenza di ogni altra tipologia di disturbo, sono stati inclusi a pieno titolo nelle valutazioni da parte di Invalsi, possono da ora essere sottoposti a questa disposizione ovvero rinunciare completamente a supporti e modo di svolgimento che dal principio delle fasi pilota ne hanno garantita la piena partecipazione? Cito testualmente:“ Se ritenuto opportuno dal Dirigente scolastico, è consentito che gli allievi ipovedenti o non vedenti svolgano le prove in un locale differente da quello utilizzato per gli altri allievi della classe. Solo in questo caso, è anche possibile la lettura ad alta voce della prova e la presenza dell'insegnante di sostegno, se previsto.”

Beh, se conoscete qualche caso in cui non sia previsto un docente di sostegno per un alunno minorato della vista, significa solo che i tagli sono arrivati all’en plein!!! Potrebbe essere autonomo? Perché no! Mi chiedo: la discrezionalità a quale titolo viene demandata al dirigente scolastico da parte di questo ente? Che sia cambiato qualcosa anche per gli alunni non vedenti rispetto a tutte le prove svolte del 2004 a oggi? Mistero!

Io modestamente non credo che tutto ciò possa essere permesso durante un normale giorno di scuola in una situazione che, dichiarando di riconoscere i bisogni educativi speciali dal titolo di una nota, di fatto impone una mortificazione dal punto di vista minimo, minimo, dell'autostima e della pesante ricaduta psicologica di alunni che, ove consapevoli di tali disuguaglianze, porteranno ancora una volta i segni di un'ingiustizia che passa inosservata.

Ripeto: rispetto a queste indicazioni che non sono, a mio avviso, nella gerarchia delle fonti normative, al di sopra di nessuna norma espressamente prevista da trenta anni di legislazione scolastica, non vi è "ratio" che imponga disposizioni contrarie alle leggi , tanto più se come alcune organizzazioni sostengono, non vi sarebbe per niente obbligo di svolgere monitoraggi con prove di apprendimento così come sono proposte e organizzate allo stato attuale dei fatti.

Salviamo le prove di apprendimento e come si suol dire “buttiamo il bambino con l’acqua sporca” ?

Di fatto questo avverrà!

Gli studi comparativi se avvengono tra paesi che non contemplano l’integrazione scolastica e l’Italia e propongono monitoraggi dei livelli di apprendimento conseguiti dal sistema scolastico, nel suo insieme e nelle sue articolazioni sacrificano per noi anni di lavoro e di lotte di famiglie, docenti, organizzazioni e istituzioni mettendo fuori dall’uscio materialmente e simbolicamente chi ha portato alto il nome della scuola italiana nel mondo: gli alunni con disabilità e chi vi si dedica con professionalità e abnegazione.

Se poi non si tratti di discriminazione, ma rigore, di scientificità degli studi statistici, gli esiti per gli alunni non sono "egualitari" e dunque non appartengono a buone prassi inclusive.

A conclusione di questo ennesimo articolo primaverile, tappa fissa dal 2004, in difesa della dignità di chi passa inosservato ribattezzerei con una battuta la nota:

Nota sullo svolgimento delle prove del SNV 2010‐2011 “contro” gli allievi con bisogni educativi speciali

Grottaferrata 18 aprile 2011

Ins. Elena Duccillo

 

 

Sfido chiunque in queste ultime settimane abbia cercato di ricostruire ciò che accadde nel 1861 e come renderne edotti alunni, cittadini italiani e mondo universo a dimostrarmi quanto sia poco conosciuta l’altra faccia dei due mondi del nostro protagonista risorgimentale Giuseppe Garibaldi.
Se tutti durante l’infanzia abbiamo allegramente cantato la filastrocca con il cambio di vocali “Garibaldi fu ferito…” e sappiamo che in più di un’occasione il generale patriota si sia beccato una pallottola nel corso dei combattimenti, un silenzio enigmatico ha sempre celato la condizione di disabilità che per diversi anni ha accompagnato la sua vita. Abbiamo sentito parlare per lungo e per largo non solo dei suoi meriti, ma anche dei suoi difetti, delle sue preferenze in fatto di donne, del suo credo massonico, dei falsi storici e delle ricostruzioni strumentali intorno alla sua figura.
La prima volta che sentii parlare della disabilità di Garibaldi fu in una conferenza dove Giampiero Griffo, membro esecutivo mondiale dell’organizzazione “Disabled people’s international”, presentava delle slide sui diritti delle persone disabili Presentò un’analisi storico-culturale sull’incidenza del modo di presentare nei vari contesti la condizione di disabilità della popolazione mondiale. Mi colpì l’affiancamento di due immagini: la prima che ritraeva solo il mezzobusto di Garibaldi, affiancato all’immagine intera in cui appariva chiaramente una sorta di carrozza non trainata, un prototipo di sedia a rotelle. In quasi tutte le documentazioni tramandate raffiguranti il nostro eroe, gli impaginatori hanno ad arte ritagliato semplicemente l’inquadratura superiore scartando il dispositivo ritratto nel dipinto originale.
Vi sono molte immagini peraltro che mostrano Garibaldi appoggiato a un bastone, a cavallo, seduto, ferito. Poche lo ritraggono autonomamente deambulante. Progressivamente non solo gli esiti dei combattimenti ma anche la malattia progressiva dalla quale era affetto gli crearono non pochi problemi di mobilità. Unici cenni alla sua disabilità, che nulla gli ha mai impedito se non il camminare autonomamente, si trovano nei siti che si occupano di artrite reumatoide (era questa la condizione di disabilità di Garibaldi) oppure accennati nelle biografie ricostruite più di recente del periodo vissuto a Caprera dove poi si spense.
Come si apprende da un articolo di “mobilità” rivista pubblicata fino al dicembre 2008 a firma del suo direttore Franco Bomprezzi ( http://www.mobilita.com/rivista/031999/garibaldi.htm ) Il geniale, tenace, longevo Garibaldi, … negli ultimi anni della sua vita, invece, dopo la famosa ferita nella battaglia di Aspromonte e dopo l'insorgere di una progressiva forma di artrite reumatoide, sono stati caratterizzati da una crescente immobilità, e addirittura dal ricorso prolungato alla carrozzella e agli ausili dell'epoca (stampelle, lettini ortopedici, poltrone reclinabili, e così via).
La sua splendida dimora immersa nel verde mediterraneo dell'isola di
Caprera è oggi un museo di archeologia degli ausili. Ma è anche uno stupendo esempio di abbattimento delle barriere architettoniche ante litteram. L'anziano generale ha pianificato con saggia intelligenza gli interventi semplici che erano necessari per consentirgli una prolungata mobilità: rampe di accesso invece dei gradini, porte larghe, pavimentazione a lastroni lungo i sentieri che si inoltrano nel bosco, piena fruibilità perfino dell'ampia e ombrosa stalla.”
Se non ci fosse stata una sensibilità nella rivisitazione storica di questo eroe da parte di Giampiero Griffo e di Franco Bomprezzi, due persone che stimo sopra gli altri “esperti” nazionali come motori di promozione sociale, che da sempre sono impegnati nel delicato compito di fare informazione e di promuovere lo sguardo e la cultura rispetto ai diritti delle persone con disabilità, avrei colto altri aspetti di questo cento cinquantenario. Nel filo diretto tra Palermo e Roma che mi lega ad Anief e che mi vede cittadina italiana impegnata nel sociale oltre che nella tutela dei diritti dei lavoratori per la scuola, voglio consegnare ai lettori di trend setter il disagio della storia di fronte ad un eroe che ha vissuto in prima persona la disabilità. Quest’aspetto di Garibaldi, che imbarazzando la storia non è conosciuto dai nostri alunni, riflette il disagio della società di fronte alla disabilità. Perché una volta tanto non guardare all’altra faccia dell’emisfero di questi due mondi del nostro eroe? Perché non proporre e riconsegnare alla storia, almeno nelle nostre classi, una verità sfuggente che riporta ad una dimensione umana e di dignità vissuta piuttosto che un canto corale dell’inno di Mameli?
Elena Duccillo
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Pagina 1 di 2

Console Debug Joomla!

Sessione

Informazioni profilo

Utilizzo memoria

Query Database