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Con la fine dell’anno scolastico torna di attualità il problema dei tanti insegnanti “immobilizzati" nel loro ruolo e senza prospettiva alcuna di svolgere altro pur essendo in possesso dei titoli per poterlo fare: a ricordarlo è Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief. "Si tratta – ha detto in una video-intervista all’agenzia Teleborsa - di quei docenti che hanno dei titoli per poter passare di ruolo o per passare dalla scuola dell'infanzia alla secondaria di primo o secondo grado o da una materia all'altra, ma non lo possono fare perché non gli viene data l'opportunità di conseguire nuove abilitazioni, possibilità che il Testo Unico del 1994 prevedeva e che invece in questi ultimi anni non è stata più concessa".
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A seguito dell'introduzione del Piano Scuola Estate 2021 in cui sono state previste linee di finanziamento alle istituzioni scolastiche, il Ministero dell'Istruzione fornisce le prime istruzioni operative.
Il Ministero dell'Istruzione ha pubblicato la nota n. 11653 del 14 maggio 2021 in cui ha fornito le prime istruzioni operative rispetto all’utilizzo delle risorse rese disponibili alle Istituzioni scolastiche per la realizzazione del Piano Scuola Estate 2021.
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L’effetto della denatalità certificata in questi giorni dall’Istat avrà conseguenze pesanti sulla scuola. Perché l’onda lunga della riduzione di nascite sta portando a un numero progressivamente in calo di iscrizioni degli alunni: ogni anno, ci dicono gli statistici, si perdono oramai oltre 50mila iscritti. La perdita di allievi, particolarmente forte alle superiori, è descritta anche negli allegati al Recovery Plan inviati a Bruxelles nelle scorse settimane, che proietta la situazione ai prossimi tre lustri, al termine dei quali si prevede una perdita di 1,1 milioni di alunni iscritti.

Secondo il sindacato è un’occasione unica per abbattere finalmente classi pollaio e numeri eccessivi di discenti nelle aule: “Per realizzare il progetto – specifica Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – occorre procedere a livello normativo, cancellando i ‘tetti’ Gelmini-Tremonti che hanno di fatto legalizzato 20mila classi pollaio, con 30 alunni, ma anche un numero altissimo di raggruppamenti ben oltre i 20 allievi per classe in presenza di disabili certificati. Ecco perché servono nuove regole che prevedano non oltre 15 alunni per classe. Al massimo 18. Solo in questo modo, infatti, si potrà garantire una maggiore efficacia dell’apprendimento, tornando a livelli eccelsi di apprendimento e riducendo gli attuali gravi gap territoriali, ma anche le condizioni di sicurezza: a questo scopo, si dovranno anche creare almeno 15mila nuovi plessi, così da favorire quel distanziamento che, soprattutto alle superiori, nell’ultimo anno si è purtroppo potuto attuare solo alternando didattica in presenza e a distanza. Parallelamente, infine, bisognerà trasformare tutti i posti dall’organico di fatto a quello diritto, assegnandoli d’ora in poi in base alle esigenze e non ai meri numeri di iscritti. A nessuno venga in mente di ridurne il numero, sarebbe un suicidio”.
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L’Italia è uno dei paesi europei dove più che altrove gli insegnanti necessitano di un’anzianità di servizio significativa per ottenere degli aumenti salariali. E pure ridicoli. Lo dice la ricerca “Stipendi di insegnanti e capi di istituto in Europa” contenente la traduzione parziale del rapporto della Rete Eurydice ‘Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe 2018/19‘ sugli stipendi degli insegnanti e dei capi di istituto nelle scuole pubbliche dal livello preprimario al livello secondario dei 27 paesi UE. Mettendo a confronto gli stipendi tabellari iniziali e le prospettive di aumento durante la carriera sia dei docenti, è emerso che il massimo “salto” stipendiale di un docente rimane limitato circa al 50% di incremento rispetto a quello iniziale: da una scheda descrittiva nazionale prodotta dall’organismo UE risulta che in Italia un maestro della primaria parte con uno compenso lordo annuo iniziale di 23.993 euro dopo 35 anni arriva a 38.596 euro; per un docente della scuola superiore si va da 25.829 a 40.338 euro lordi.

Marcello Pacifico, presidente Anief, commenta con estrema amarezza i dati Eurydice, ma guarda anche con fiducia al futuro prossimo: “I docenti italiani pagano oltremodo la politica dei blocchi stipendiali introdotta da diversi anni. E anche i paletti che ne impediscono gli incrementi automatici agganciati almeno al costo della vita, tanto che l’aumento di tre anni fa del 3,48%, giunto dopo quasi un decennio di stasi, ha solo scalfito l’inflazione nel frattempo cresciuta anche di due cifre. A questo punto, però, bisogna voltare pagine. Per questo motivo, nel nuovo contratto, già finanziato per dare 100 euro a tutto il personale, abbiamo chiesto al Governo di reperire le risorse aggiuntive per riconoscere anche l'indennità di rischio biologico e di burnout, oltre che l'indennità per i trasferimenti di sede, nonché quella di incarico del personale precario che oggi è riconosciuta solo se si fa ricorso in Tribunale. Va quindi reintrodotto lo scaglione 0-3 anni, svenduto da altri sindacati, come pure fissate contrattualmente delle forme di carriera, alcune delle quali già previste ma mai adottate”.
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