Concorsi

Il sindacato ricorda al Ministro Giannini che il prossimo mese il Consiglio di Stato si esprimerà sulla correttezza dei quiz preselettivi somministrati ad oltre 33mila docenti candidati: qualora l’appello venga accolto, il Miur dovrà rinnovare integralmente la procedura concorsuale per 8mila ricorrenti. Marcello Pacifico (Anief-Confedir): prima di bandire un'altra procedura concorsuale occorre anche rivedere l’ormai superata figura professionale del Capo d’Istituto e ripristinare i 2mila posti tagliati nell’ultimo triennio, altrimenti chi svolgerà questo ingrato ruolo continuerà a rincorrere anche 7 sedi di reggenza.

Prima di bandire un nuovo concorso per dirigenti scolastici, come annunciato in queste ore dal Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, occorre attendere la sentenza del Consiglio di Stato sulla fondatezza dei ricorsi presentati a seguito del pasticcio dei quiz preselettivi all’ultima tornata concorsuale, svolti nell’ottobre del 2011, a cui parteciparono oltre 33mila insegnanti ed un quarto dei quali si è poi rivolto al giudice. Bisogna anche andare a rivedere l’ormai superata figura professionale dei presidi e ripristinare i 2mila posti tagliati nell’ultimo triennio. A sostenerlo è l’associazione sindacale Anief.

Il sindacato reputa davvero fuori luogo annunciare un nuovo bando di concorso, dal momento che solo poche settimane fa il Consiglio di Stato, con ordinanza n. 954/2014, ha annullato una sentenza di rigetto del Tar del Lazio di un ricorso che contestava irregolarità nella fase preselettiva del concorso per 2.386 posti bandito con D.D.G. del 13 luglio 2011. In vista dell’udienza di merito del mese prossimo, Anief ha chiesto la trattazione congiunta dei ricorsi già pendenti e proposto l’intervento ‘ad adiuvandum’ di tutti i ricorrenti costituitisi nei giudizi di primo grado: se l’appello verrà accolto, il Miur dovrà rinnovare integralmente la procedura concorsuale per i ricorrenti. Per questo motivo, che senso ha dire che dovrà svolgersi un nuovo concorso dal momento che il precedente rimane a rischio ripetizione?

Vale la pena ricordare che lo stesso Consiglio di Stato già il 20 dicembre 2011, in Camera di Consiglio, ha avuto modo di rilevare che “i motivi dedotti (dai legali dell’Anief, ndr) investono profili di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.

Anziché continuare con la politica degli annunci ad effetto, il Ministro farebbe bene a consultare gli esperti del suo Dicastero e farsi raccontare le difficoltà incontrate quotidianamente degli attuali 8.400 dirigenti scolastici in servizio. Premesso che quelli incaricati da lungo tempo meriterebbero di essere promossi in virtù dell’esperienza acquisita sul campo, non si può dimenticare che molti di loro hanno in reggenza un alto numero di sedi (anche sette), non di rado appartenenti a livelli scolastici che hanno davvero poco a che vedere l’uno con l’altro (come la scuola dell’infanzia a la secondaria di primo grado). Questo problema si potrebbe risolvere restituendo l’autonomia alle 2mila scuola che l’hanno persa nell’ultimo triennio per effetto di un “dimensionamento” selvaggio e illegittimo.

“Ma c’è anche un altro passaggio indispensabile per migliorare la condizione dei capi d’Istituto – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – ed è quello di andare a rivedere l’impianto normativo che regola la professione del dirigente scolastico. Occorre infatti ripensare il loro ruolo, orientandosi verso una figura più vicina al manager che al preside vecchia maniera. Con compiti e responsabilità più adatti a gestire realtà scolastiche complesse. Ovviamente – conclude il sindacalista – bisognerà anche rivedere la parte economica, ad iniziare dall’assegnazione dell’indennità RIA a tutti i dirigenti neo-assunti”.

Per approfondimenti:

Decreto dirigenti scolastici: Miur fa rimanere in servizio quelli decaduti nelle regioni dove i concorsi sono stati annullati ma il CdS potrebbe ordinare a giugno il rinnovo di tutta la procedura nazionale

Tar Lazio stabilisce che anche i supplenti possono diventare presidi: due insegnanti precari promossi a capo d’istituto

 

Giannini, nel corso di un question time alla Camera, ha fatto marcia indietro e dichiarato di voler assumere 7mila idonei dell'ultimo concorso a cattedra: sul sostegno però si vanno a riesumare i vecchi candidati dei concorsi precedenti depennati quest’estate. Anief, che aveva fatto ricorso al Tar contro questa operazione, chiede ora al Miur di fare chiarezza pubblicando con estrema celerità una nota ufficiale che confermi la nuova linea intrapresa. A meno che non si tratti di uno scherzo di fine aprile…

Sulle modalità delle nuove immissioni in ruolo ormai siamo al caos totale: il 30 aprile il Ministro Giannini, nel corso di un question time alla Camera, ha fatto marcia indietro e dichiarato di voler assumere 7mila idonei dell'ultimo concorso a cattedra. Ma ciò avviene proprio mentre i suoi dirigenti, a Viale Trastevere su ordine di un Direttore Generale del Miur, utilizzano le vecchie graduatorie per assumere sul sostegno non prendendo in considerazione gli idonei dell’ultimo concorso.

Per contrastare questa operazione, Anief ha ricorso al Tar proprio per ottenere la validità delle graduatorie di merito ai fini delle assunzioni con il doppio canale fino alla pubblicazione delle graduatorie del nuovo concorso che il ministro vorrebbe bandire. Ma qua sta il punto: l'avvocatura fino ad oggi si è sempre difesa sostenendo che il concorso era solo per vincitori. Anief ha ribattuto che in questo modo si sta operando una violazione della legge vigente, il Testo Unico 297/1994. In ultimo dal Miur con una nota del 6 febbraio rinnegava la validità dell'utilizzo delle nuove graduatorie per le nomine sul sostegno che sono in corso d'opera. Ora il colpo di scena, con il ministro che smentisce il suo predecessore e la stessa Avvocatura di Stato. E dà ragione all'Anief.

“A questo punto – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – il Ministero dell’Istruzione non può fare altro che pubblicare con estrema celerità una Nota ufficiale che confermi la nuova linea intrapresa. Ciò va fatto assolutamente prima di assumere i nuovi docenti di sostegno, così da porre fine al contenzioso in corso. A meno che l’intervento del Ministro Giannini – conclude Pacifico – non sia uno scherzo di fine aprile…”.

 

Giannini, nel corso di un question time alla Camera, ha fatto marcia indietro e dichiarato di voler assumere 7mila idonei dell'ultimo concorso a cattedra: sul sostegno però si vanno a riesumare i vecchi candidati dei concorsi precedenti depennati quest’estate. Anief, che aveva fatto ricorso al Tar contro questa operazione, chiede ora al Miur di fare chiarezza pubblicando con estrema celerità una nota ufficiale che confermi la nuova linea intrapresa. A meno che non si tratti di uno scherzo di fine aprile…

Sulle modalità delle nuove immissioni in ruolo ormai siamo al caos totale: il 30 aprile il Ministro Giannini, nel corso di un question time alla Camera, ha fatto marcia indietro e dichiarato di voler assumere 7mila idonei dell'ultimo concorso a cattedra. Ma ciò avviene proprio mentre i suoi dirigenti, a Viale Trastevere su ordine di un Direttore Generale del Miur, utilizzano le vecchie graduatorie per assumere sul sostegno non prendendo in considerazione gli idonei dell’ultimo concorso.

Per contrastare questa operazione, Anief ha ricorso al Tar proprio per ottenere la validità delle graduatorie di merito ai fini delle assunzioni con il doppio canale fino alla pubblicazione delle graduatorie del nuovo concorso che il ministro vorrebbe bandire. Ma qua sta il punto: l'avvocatura fino ad oggi si è sempre difesa sostenendo che il concorso era solo per vincitori. Anief ha ribattuto che in questo modo si sta operando una violazione della legge vigente, il Testo Unico 297/1994. In ultimo dal Miur con una nota del 6 febbraio rinnegava la validità dell'utilizzo delle nuove graduatorie per le nomine sul sostegno che sono in corso d'opera. Ora il colpo di scena, con il ministro che smentisce il suo predecessore e la stessa Avvocatura di Stato. E dà ragione all'Anief.

“A questo punto – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – il Ministero dell’Istruzione non può fare altro che pubblicare con estrema celerità una Nota ufficiale che confermi la nuova linea intrapresa. Ciò va fatto assolutamente prima di assumere i nuovi docenti di sostegno, così da porre fine al contenzioso in corso. A meno che l’intervento del Ministro Giannini – conclude Pacifico – non sia uno scherzo di fine aprile…”.

 

A causa della fuga dei commissari malpagati, in Toscana, Sicilia, Lazio e Basilicata migliaia di partecipanti attendono ancora di sapere l’esito della procedura bandita nel settembre del 2012: la maggior parte sono precari che non hanno fatto nemmeno una supplenza e che sperano in un’accelerazione per essere immessi in ruolo con la prossima estate. In caso contrario, rischiano la beffa: la decadenza automatica a seguito della nomina dei vincitori del nuovo concorso. Marcello Pacifico (Anief-Confedir): solo i nostri governanti non hanno capito che assegnare agli esaminatori dei compensi ridicoli, 200 euro come base più 50 centesimi lordi a compito corretto, avrebbe comportato rinunce ad oltranza.

Sul fronte del reclutamento del personale il Miur conferma tutta la sua inadeguatezza. Dopo il concorso-farsa dei dirigenti scolastici, bandito nel 2011 ma in diverse regioni ancora in alto mare, è la volta del ‘concorsone lumaca’ per diventare insegnanti: a 20 mesi dall’inizio della più grande selezione diretta di aspiranti prof, con 321.210 candidature, sono tante le realtà dove ancora si attendono le graduatorie definitive dei vincitori. Fa scandalo la Toscana, dove solo una settimana fa l’Ufficio scolastico regionale ha pubblicato le graduatorie per diventare maestri d’asilo.

Ma non possono nemmeno lamentarsi, perché assieme a quelli di altre due discipline ad oggi sono gli unici in Toscana, dei 17 mila aspiranti docenti per 793 cattedre da assegnare, ad essere arrivati sino in fondo alla procedura: la maggior parte dei partecipanti inseriti negli altri 20 raggruppamenti di materie devono ancora completare le prove. Quelli di artistica, scienze, latino, diritto, matematica e fisica stanno svolgendo gli orali in queste settimane. Altri, come gli aspiranti prof di greco, dovranno attendere la fine di maggio.

Ma quella toscana non è un’eccezione: la stampa specializzata ha rilevato che le graduatorie rimangono provvisorie anche in Basilicata, dove non c’è traccia degli esiti della classe di concorso A033; nel Lazio ad attendere la pubblicazione dei vincitori sono i partecipanti delle discipline A038, A047 e A049; stesso discorso in Sicilia, dove però a mancare all’appello sono le graduatorie della selezione svolta per le materie letterarie A043, A050, A051 e A052.

Così, nella maggior parte dei casi l’attesa dell’esito del ‘concorsone’ si sta rivelando un vero incubo. Eppure si tratterebbe di migliaia di neo laureati che ringiovanirebbero il corpo docente italiano, il più vecchio dell’area Ocse con due prof su tre ultra cinquantenni. E si darebbe l’opportunità di un lavoro stabile a dei giovani meritevoli che nel 70% dei casi oggi sono senza lavoro, almeno nella scuola, visto che non hanno alle spalle nemmeno una supplenza breve.

Ma a cosa si deve questa situazione, che dopo quella del 2013, per la seconda estate consecutiva potrebbe far sfumare l’immissione in ruolo a diverse migliaia di vincitori di concorso? I motivi vanno rintracciati nella politica al risparmio ad oltranza adottata dagli ultimi governi. Non è stato da meno quello di Mario Monti, che per selezionare 11.542 docenti a fronte degli oltre 300 mila candidati, ha pensato bene di incaricare dei commissari concedendo loro dei compensi a dir poco irrisori: un ‘gettone’ di 50 centesimi lordi a compito corretto, più un forfait di circa 200 euro. Una cifra che in molti casi non è bastata a coprire nemmeno gli spostamenti per raggiungere la sede scolastica dal proprio domicilio. Il tutto (ovviamente!), senza nemmeno aver diritto all’esonero dall’insegnamento.

È significativo quanto ha dichiarato Claudio Bacaloni, vicedirettore dell’Ambito territoriale di Firenze, a ‘La Repubblica’: “dopo essere riusciti con fatica a trovare 200 commissari, a metà percorso c’è stata la fuga. Moltissimi membri via via hanno dato forfait, abbiamo dovuto trovarne di nuovi. E nessuno voleva fare chilometri per due spiccioli”.

Il risultato è che migliaia di vincitori di concorso, dopo aver superato una dura selezione – composta dalla prova preselettiva, tre verifiche scritte e due colloqui orali – non solo rischiano di rimanere senza lavoro per il secondo anno consecutivo, ma potrebbero addirittura veder sfumare la loro assunzione in ruolo: la normativa sui concorsi pubblici prevede, infatti, che con l’espletarsi del successivo bando decadano automaticamente i vincitori del precedente. Ciò significa che se, come annunciato in più di un’occasione dei vertici dell’amministrazione scolastica, nel 2015 dovesse essere bandito un nuovo ‘concorsone’, magari con delle procedure meno lunghe, i vincitori scalzeranno quelli che stanno ancora in attesa. Lasciando tutti i candidati idonei ma non assunti, in attesa che si liberino i posti, oppure quelli che attendono ancora le graduatorie, con il classico pugno di mosche in mano. Addirittura, secondo quanto prevede erroneamente il Miur, non avrebbero nemmeno il diritto di inserirsi nelle GaE.

“È davvero avvilente tornare a commentare un concorso kafkiano, quello per docenti, bandito dopo oltre dieci anni dal precedente che continua a lasciare i vincitori per strada”, commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir. “Dopo gli errori di calcolo e di programmazione, delle norme che fanno decadere gli idonei, delle riforme Gelmini e Fornero che hanno ridotto cattedre, tempo scuola e turn over, ci mancava la politica al risparmio dei governanti di turno: non bisogna essere dei geni per capire che assegnare dei compensi bassi ai commissari avrebbe comportato disinteresse e rinunce ad oltranza. Trasformando un’attesissima selezione per diventare insegnanti della scuola pubblica nel più classico concorso all’italiana, dove il merito e i sacrifici dei partecipanti – conclude Pacifico – vengono sepolti dalla burocrazia più inetta”.

 

A causa della fuga dei commissari malpagati, in Toscana, Sicilia, Lazio e Basilicata migliaia di partecipanti attendono ancora di sapere l’esito della procedura bandita nel settembre del 2012: la maggior parte sono precari che non hanno fatto nemmeno una supplenza e che sperano in un’accelerazione per essere immessi in ruolo con la prossima estate. In caso contrario, rischiano la beffa: la decadenza automatica a seguito della nomina dei vincitori del nuovo concorso. Marcello Pacifico (Anief-Confedir): solo i nostri governanti non hanno capito che assegnare agli esaminatori dei compensi ridicoli, 200 euro come base più 50 centesimi lordi a compito corretto, avrebbe comportato rinunce ad oltranza.

Sul fronte del reclutamento del personale il Miur conferma tutta la sua inadeguatezza. Dopo il concorso-farsa dei dirigenti scolastici, bandito nel 2011 ma in diverse regioni ancora in alto mare, è la volta del ‘concorsone lumaca’ per diventare insegnanti: a 20 mesi dall’inizio della più grande selezione diretta di aspiranti prof, con 321.210 candidature, sono tante le realtà dove ancora si attendono le graduatorie definitive dei vincitori. Fa scandalo la Toscana, dove solo una settimana fa l’Ufficio scolastico regionale ha pubblicato le graduatorie per diventare maestri d’asilo.

Ma non possono nemmeno lamentarsi, perché assieme a quelli di altre due discipline ad oggi sono gli unici in Toscana, dei 17 mila aspiranti docenti per 793 cattedre da assegnare, ad essere arrivati sino in fondo alla procedura: la maggior parte dei partecipanti inseriti negli altri 20 raggruppamenti di materie devono ancora completare le prove. Quelli di artistica, scienze, latino, diritto, matematica e fisica stanno svolgendo gli orali in queste settimane. Altri, come gli aspiranti prof di greco, dovranno attendere la fine di maggio.

Ma quella toscana non è un’eccezione: la stampa specializzata ha rilevato che le graduatorie rimangono provvisorie anche in Basilicata, dove non c’è traccia degli esiti della classe di concorso A033; nel Lazio ad attendere la pubblicazione dei vincitori sono i partecipanti delle discipline A038, A047 e A049; stesso discorso in Sicilia, dove però a mancare all’appello sono le graduatorie della selezione svolta per le materie letterarie A043, A050, A051 e A052.

Così, nella maggior parte dei casi l’attesa dell’esito del ‘concorsone’ si sta rivelando un vero incubo. Eppure si tratterebbe di migliaia di neo laureati che ringiovanirebbero il corpo docente italiano, il più vecchio dell’area Ocse con due prof su tre ultra cinquantenni. E si darebbe l’opportunità di un lavoro stabile a dei giovani meritevoli che nel 70% dei casi oggi sono senza lavoro, almeno nella scuola, visto che non hanno alle spalle nemmeno una supplenza breve.

Ma a cosa si deve questa situazione, che dopo quella del 2013, per la seconda estate consecutiva potrebbe far sfumare l’immissione in ruolo a diverse migliaia di vincitori di concorso? I motivi vanno rintracciati nella politica al risparmio ad oltranza adottata dagli ultimi governi. Non è stato da meno quello di Mario Monti, che per selezionare 11.542 docenti a fronte degli oltre 300 mila candidati, ha pensato bene di incaricare dei commissari concedendo loro dei compensi a dir poco irrisori: un ‘gettone’ di 50 centesimi lordi a compito corretto, più un forfait di circa 200 euro. Una cifra che in molti casi non è bastata a coprire nemmeno gli spostamenti per raggiungere la sede scolastica dal proprio domicilio. Il tutto (ovviamente!), senza nemmeno aver diritto all’esonero dall’insegnamento.

È significativo quanto ha dichiarato Claudio Bacaloni, vicedirettore dell’Ambito territoriale di Firenze, a ‘La Repubblica’: “dopo essere riusciti con fatica a trovare 200 commissari, a metà percorso c’è stata la fuga. Moltissimi membri via via hanno dato forfait, abbiamo dovuto trovarne di nuovi. E nessuno voleva fare chilometri per due spiccioli”.

Il risultato è che migliaia di vincitori di concorso, dopo aver superato una dura selezione – composta dalla prova preselettiva, tre verifiche scritte e due colloqui orali – non solo rischiano di rimanere senza lavoro per il secondo anno consecutivo, ma potrebbero addirittura veder sfumare la loro assunzione in ruolo: la normativa sui concorsi pubblici prevede, infatti, che con l’espletarsi del successivo bando decadano automaticamente i vincitori del precedente. Ciò significa che se, come annunciato in più di un’occasione dei vertici dell’amministrazione scolastica, nel 2015 dovesse essere bandito un nuovo ‘concorsone’, magari con delle procedure meno lunghe, i vincitori scalzeranno quelli che stanno ancora in attesa. Lasciando tutti i candidati idonei ma non assunti, in attesa che si liberino i posti, oppure quelli che attendono ancora le graduatorie, con il classico pugno di mosche in mano. Addirittura, secondo quanto prevede erroneamente il Miur, non avrebbero nemmeno il diritto di inserirsi nelle GaE.

“È davvero avvilente tornare a commentare un concorso kafkiano, quello per docenti, bandito dopo oltre dieci anni dal precedente che continua a lasciare i vincitori per strada”, commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir. “Dopo gli errori di calcolo e di programmazione, delle norme che fanno decadere gli idonei, delle riforme Gelmini e Fornero che hanno ridotto cattedre, tempo scuola e turn over, ci mancava la politica al risparmio dei governanti di turno: non bisogna essere dei geni per capire che assegnare dei compensi bassi ai commissari avrebbe comportato disinteresse e rinunce ad oltranza. Trasformando un’attesissima selezione per diventare insegnanti della scuola pubblica nel più classico concorso all’italiana, dove il merito e i sacrifici dei partecipanti – conclude Pacifico – vengono sepolti dalla burocrazia più inetta”.

 

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