Veneto

Anief - ATTO D’INDIRIZZO MINISTRO BIANCHI, IL GRANDE ASSENTE È IL PRECARIATO

L’atto di indirizzo con il quale il ministro Patrizio Bianchi intende conformare la sua linea politica per il 2022 è sostanzialmente curvato sul PNRR. Mentre trascura uno dei mali endemici della scuola: il precariato. Analizzando documento ufficiale, Anief ha immediatamente messo in risalto che dal testo presentato non trapela la ferma volontà di procedere con il superamento della supplentite. A scriverlo è oggi anche Tuttoscuola, che accosta l’attività progettuale dell’attuale ministro con l’atto di indirizzo del suo predecessore: “in entrambi gli atti di indirizzo c’è un convitato di pietra: il precariato”. Un fenomeno che pure nel 2021 andrà a determinare almeno 200mila supplenze annuali. Ma “se siede in cattedra un docente su quattro non stabile e quasi sempre diverso da quello dell’anno precedente, come si può parlare di stabilità del sistema e garanzia della qualità dell’offerta formativa?”. All’indomani della pubblicazione del documento firmato dal ministro Patrizio Bianchi, il giovane sindacato, attraverso le parole del suo presidente Marcello Pacifico, aveva detto che “qualsiasi rimodulazione della scuola italiana, non può dimenticare che abbiamo un lavoratore su quattro cronicamente precario e che molti di loro vanno stabilizzati. Pensare di risolvere la supplentite solo con i concorsi è l’ennesimo errore, perché è questa logica ad aversi portato al record delle oltre 200mila supplenze annuali. Non si comprende poi il motivo per cui la carriera in questo comparto continui ad essere considerata un tabù”.

Oggi, sempre il leader dell’Anief ricorda che “ignorare un docente e Ata su quattro significa dimenticare un pezzo fondamentale dell’istruzione pubblica nazionale. Significa allontanarsi dalle indicazioni sempre più incisive che l’Unione europea e i suoi tribunali inviano al nostro Governo. Significa volere andare davvero incontro ad una maxi-multa per la procedura d’infrazione avviata la Commissione Ue verso l’Italia proprio per l’abuso dei contratti a tempo determinato. Significa, infine, condannare centinaia di migliaia di precari all’incertezza e al mancato diritto alla stabilizzazione, oltre che a stipendi e carriere ferme. E con loro milioni di alunni, che dovranno ancora aspettare l’inverno per vedere tutti i loro docenti sedersi dall’altra parte della cattedra”.
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