Veneto

I PRECARI DELLA SCUOLA E DELLA SANITÀ DEVONO ESSERE STABILIZZATI, SCADUTI I DUE MESI DI TEMPO PER RISPONDERE ALL’ULTIMATUM DELLA COMMISSIONE EUROPEA. VICINA LA CONDANNA DELL’ITALIA

L’organismo UE conferma che in Italia i lavoratori del settore pubblico non sono ancora sufficientemente tutelati contro la discriminazione e l’utilizzo abusivo della successione di contratti a tempo determinato, con conseguente violazione della Direttiva 1999/70/CE. Con l’ultima lettera di costituzione in mora complementare ex art. 258 TFUE la Commissione Europea “esorta l’Italia a prevenire l’abuso di contratti a tempo determinato e ad evitare condizioni di lavoro discriminatorie nel settore pubblico”. Ma non solo: l’Italia non ha predisposto nemmeno le garanzie sufficienti per impedire le discriminazioni in relazione all’anzianità di servizio. La lettera è preludio del parere motivato dell’Unione Europea e del successivo ricorso per inadempimento davanti alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee contro lo Stato italiano.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commenta: “L’Italia non può più rimanere sorda dinanzi all’ennesimo monito della Commissione europea. I contratti a termine sono una pratica ingiusta, desueta e non più praticabile in uno Stato moderno che intende tutelare i diritti dei suoi cittadini. Una posizione netta, in questo senso, l’ha presa di recente il Comitato europeo per i diritti sociali di Strasburgo, che ha accoltoil ricorso Anief n. 146/2017 sull’illegittimità della reiterazione dei contratti a termine nella scuola, bocciando così in pieno la volontà italica di continuare a tenere chiuse le GaE, di non utilizzare le Gps per le immissioni in ruolo, come pure di non volere organizzare concorsi riservati per titoli e servizi. La riforma dei concorsi statali, promossa in questi giorni dalla Funzione Pubblica, contenuta nell’articolo 10 del Decreto Legge del 1° aprile, n. 44, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, può essere l’occasione per trovare una soluzione immediata al problema. In caso contrario per l’Italia, dove le supplenze hanno toccato quote mai viste, sopra i 200 mila contratti annui, sarà inevitabile incorrere in una multa molto salata”.
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