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Scatti anzianità 2012, all’Aran firmato un recupero sulla pelle delle scuole: perderanno 1,3 miliardi in tre anni

Per Anief c’è poco da esultare: per permettere di assolvere il diritto degli aumenti stipendiali automatici vengono tagliati in modo irrecuperabile 124 milioni di euro nel 2013 (che si aggiungono ad altri 280 già cancellati), circa 550 milioni per il 2014 e 350 milioni per il prossimo anno. Con la prospettiva che il taglio di oltre un terzo del MOF diventi permanente.

Bisognava invece puntare allo sblocco del contratto e far avere 1.200 euro l’anno a dipendente dal 2010. Non bastano gli aumenti riservati soltanto ad una parte, peraltro in cambio di tagli e calpestando il diritto costituzionale (art. 36) ad un’equa retribuzione. Con la paga base che rimarrà ferma per altri tre anni e mezzo ai valori del 2009. Nella PA nessun dipendente percepisce stipendi più bassi.

Marcello Pacifico (Anief-Confedir): è un accordo a perdere, che non arresta il processo di proletarizzazione della categoria. E pesa in negativo sull’offerta a supporto della didattica, perché l’anno prossimo farà avere alle scuole meno soldi di quello che si è appena concluso. L’unica buona notizia è l’aver salvato le posizioni economiche legate alle prestazioni aggiuntive svolte nell’ultimo triennio dal personale Ata.

L’accordo raggiunto oggi all’Aran sul recupero degli scatti di anzianità del personale scolastico, relativi al 2012, attraverso il via libera del Governo ai 120 milioni di euro ottenuti dai tagli, non può rallegrare né il personale né l’utenza. L’accordo, infatti, prevede anche una sostanziosa sottrazione di fondi, circa 1 miliardo e 300 milioni in soli tre anni, destinati agli istituti attraverso il Miglioramento dell’offerta formativa: per permettere di assolvere il diritto degli aumenti stipendiali automatici vengono tagliati in modo irrecuperabile 124 milioni di euro nel 2013 (che si aggiungono ad altri 280 già cancellati), circa 550 milioni per il 2014 e 350 milioni per il prossimo anno. Con la prospettiva che il taglio di oltre un terzo del MOF, il 34% di meno di un miliardo di euro complessivi, diventi permanente.

Inoltre, l’accordo ancora una volta non si applica ai 140.000 precari, lascia fuori i 100.000 assunti a tempo indeterminato dal 2011 per i quali questi anni trascorsi non valgono ai fini della ricostruzione di carriera, poi non è indicizzato al costo della vita per chi tra i restanti 760.000 dipendenti della scuola ha maturato lo scatto nel 2012. Continuano infatti a mancare in media 90 euro mensili da attribuire a partire dal 2010, sia per il cronico mancato rinnovo contrattuale, sia per “colpa” del comma 452 dell’articolo 1 della Legge di Stabilità 2014, la 147/13, che ha di fatto bloccato lo stipendio ai valori del 2009. E così si rischia di andare avanti per altri tre anni e mezzo.

Per questo la concessione degli scatti stipendiali ad alcune decine di migliaia di dipendenti risulta essere solo un palliativo. Qualora, infatti, fosse stato applicato l’aumento minimo previsto dalla legge in caso di mancato rinnovo del contratto, qual è appunto l’indennità di vacanza contrattuale, oggi tutti i dipendenti della scuola avrebbero in busta paga quasi 1.200 euro in più ogni anno. Mentre eccoci ancora a commentare l’ultima Legge di Stabilità 2014, che avendo fissato l’indennità “per il triennio 2015-2017 al livello di quella in godimento dal mese di luglio 2010”, condanna i docenti ed il personale Ata della scuola ad un'altra lunga stagione di blocco stipendiale.

Visto che l’indennità di vacanza contrattuale non è altro che un anticipo degli aumenti di stipendio, è un dato inequivocabile che se rimane ferma fino al 2017 ai valori del 2009 significa che per i prossimi tre anni e mezzo non vi sarà alcun aumento di stipendio. Incrementando, in tal modo, il gap già esistente rispetto agli altri paesi europei, dove a fine carriera in media gli insegnanti delle superiori percepiscono quasi 8mila euro in più ogni anno.

“La verità - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è che con il D.lgs. 150 del 2009 gli aumenti stipendiali sono stati autorizzati solo attraverso i risparmi al medesimo settore pubblico. E questo procedere ha prodotto, in appena un lustro, dei risultati disastrosi: l’ultimo ‘Conto annuale’, realizzato dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato ha ravvisato che nel 2012 docenti e Ata hanno percepito in media 29.548 euro, l’importo annuo più basso della PA, inferiore pure ai dipendenti dei ministeri, delle regioni e delle autonomie locali. Non a caso, anche nei precedenti rinnovi, nella scuola si è preso l’1% in meno del resto del pubblico impiego”.

“Ma soprattutto – continua il sindacalista Anief-Confedir - la Ragioneria statale ha scritto che tra il 2008 e il 2012 mentre il costo della vita aumentava del 12%, gli stipendi dei dipendenti pubblici sono cresciuti del 9%. Con quelli di docenti e Ata incrementati di meno dell’8%. Fa pensare che invece il settore privato, nello stesso periodo, abbia fatto registrare un confortante +18%. Per questo, entusiasmarsi per aver portato a casa gli scatti automatici del 2012 appare come rallegrarsi per aver conquistato delle briciole”.

“Per questi motivi l’Anief ha sempre sostenuto che la politica concertativa dei sindacati più rappresentativi ha fatto il suo tempo: la firma di un accordo a perdere è infatti umiliante per la categoria, che incassando un riconoscimento davvero modesto continua a procedere verso la sua proletarizzazione. Inoltre, sottrae ancora soldi alle attività scolastiche a supporto della didattica, che l’anno prossimo saranno meno di quello che si è appena concluso. L’unica buona notizia dell’accordo sottoscritto oggi all’Aran – conclude Pacifico – è l’aver messo al sicuro le posizioni economiche dell’ultimo triennio scolastico, dal settembre 2011 al 31 agosto 2014, scongiurando il pericolo, come ha sempre chiesto Anief, di restituire dei soldi già percepiti con lo stipendio”.

A queste condizioni, quindi, il sindacato conferma la linea dei ricorsi ai giudici, dove rivendica l’illegittimo blocco contrattuale, non previsto dalla Costituzione italiana, rispetto alla quale vengono infangati diversi articoli: il 39, prima di tutto, ma anche il 2, il 3, il 35, il 36 ed il 53. Una tesi, quella della violazione degli articoli della Costituzione, che il tribunale di Roma, nella persona del giudice Fedele, ha avuto modo di apprezzare sollevando questione di pregiudiziale costituzionale della stessa Legge 122/2010. La Confedir, cui aderisce l’Anief, si è costituita in questi giorni ad adiuvandum al ricorso promosso dalla FLP-CSE che è approdato alla Consulta e ha chiesto attraverso i suoi legali di rinviare alla Corte di Giustizia Europea gli atti per violazione dell’ultima direttiva comunitaria 2002/14/UE che garantisce il diritto alla consultazione e informazione dei lavoratori e all’art. 27 del Trattato dell’Unione.

Contestualmente, Anief, invita tutto il personale della scuola a costituirsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo per denunciare la disparità di trattamento tra i dipendenti pubblici in regime di privatizzazione del rapporto di lavoro che hanno un contratto bloccato, i dipendenti pubblici in servizio come magistrati o avvocati dello Stato che hanno dal dicembre 2012 sbloccati gli aumenti, e i lavoratori privati che non hanno avuto alcun blocco. Scrivere per info a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Per approfondimenti:

DEF – Le rassicurazioni del MEF sul blocco degli scatti non cambiano la realtà: fino al 2018 gli stipendi rimarranno fermi

 

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