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Caro Ministro Giannini, i soldi del Mof non servono per il merito

Alla vigilia del rinnovo contrattuale, Anief ricorda al massimo rappresentante dell’istituzione scolastica italiana che riportare i fondi del Miglioramento dell’offerta formativa a 1 miliardo e 400 milioni significa prima di tutto restituire le risorse tolte e ricollocare gli stipendi del personale scolastico all’inflazione. Altre soluzioni, utili a ‘pochi intimi’, sono plausibili solo dopo questo passaggio. L’esperienza degli aumenti accordati dalla Consulta ai magistrati ce lo insegna.

Il personale della scuola non può più tollerare di essere preso in giro dal Ministro Giannini: dire che si vuole riportare il Mof, i fondi destinati al Miglioramento dell’offerta formativa, a 1 miliardo e 400 milioni, la quota del 2010, rappresenta sicuramente un importante passo in avanti. Però quei soldi devono servire prima di tutto a riallineare gli stipendi dei dipendenti, visto che si tratta di risorse che da alcuni anni gli sono state sottratte in modo illegittimo. Solo una volta azzerato il gap rispetto all’inflazione sarà possibile parlare di meritocrazia.

Così risponde l’Anief alle dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che vorrebbero presto il Governo impegnato in un rinnovo contrattuale contenente delle nuove modalità di incremento stipendiale, legate esclusivamente alla meritocrazia professionale. Con larga parte di dipendenti che rimarrebbero esclusi. Forse Giannini non sa, visto che è giunta al Miur da poco più di un mese, che al personale della scuola a partire dal 2010, a seguito dell’art. 9 della Legge 122/2010, è stato bloccato il contratto. E per effetto dell’ultima Legge di Stabilità, l’indennità di vacanza contrattuale è stata ‘sospesa’ sino al 2017. Così il valore degli stipendi fermo a 5 anni fa.

Il precedente sul blocco degli automatismi di carriera dei magistrati, la sentenza n. 223/12 della Corte costituzionale, che ha annullato l’art. 9, c. 21 della L. 122/2010, ci induce però ad andare avanti nella nostra battaglia legale: i giudici hanno spiegato che i sacrifici stipendiali chiesti ai lavoratori dello Stato possono essere attuati, ma a condizione che siano “transeunti, consentanei allo scopo ed eccezionali”. Tutti caratteri che non appartengono al decreto di proroga del blocco degli stipendi dei dipendenti della PA.

“In qualsiasi democrazia moderna – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – non si può parlare di merito, da cui far scaturire la carriera lavorativa, se prima non si ripristinano le risorse tolte. È bene che il Ministro si metta in testa che solo dopo aver pareggiato il livello degli stipendi dei dipendenti della scuola a quello dell’inflazione, oggi sotto di 4 punti percentuali, sarà possibile avviare una seria revisione del contratto collettivo nazionale. I lavoratori – conclude il sindacalista Anief-Confedir – hanno pieno diritto ad una vera concertazione utile a tutta la categoria. E non a un aumento riservato a pochi intimi”.

Per approfondimenti:

Gli stipendi degli insegnanti sono i più bassi di tutta la PA: superati anche dall’inflazione

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