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Chi è contrario all’Inno di Mameli in classe non ha a cuore i giovani

Il suo insegnamento li avvicina alla vita civile e all’amore per il patrimonio culturale.

“Insegnare a scuola l'Inno di Mameli significa avvicinare i ragazzi alla vita civile e all’amore per l’enorme patrimonio culturale dell’Italia. Chi sostiene il contrario, come alcuni partiti politici e sindacati di settore, preferisce che la nostra istruzione pubblica sia contrassegnata dagli inni che esaltano l’egoismo e il rifiuto dei diritti fondanti della nostra collettività”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir Mit-Pa alle alte professionalità, a proposito dei dissensi, seppure minoritari, che in questi giorni hanno caratterizzato l’introduzione della nuova legge grazie alla quale già dall’anno scolastico in corso l'inno di Mameli comincerà ad essere insegnato nel piano di studio delle nostre scuole.

Secondo Pacifico la legge approvata dal Senato, che riconosce anche il 17 marzo di ogni anno, in continuità con il festeggiamento dei 150 anni, come ''Giorno dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera'', allo scopo di promuovere i valori di cittadinanza e di consolidare l'identità nazionale, è un atto fondamentale per la formazione delle nuove generazioni: “non si tratta di un richiamo al passato – sottolinea il sindacalista Anief-Confedir – ma di un passaggio centrale nell’opera dell’educazione civile e sociale della cittadinanza italiana”.

 

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