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Ventennale strage di Capaci – Anief: l’opera dei magistrati sia da sprono per migliorare la scuola

Per il Presidente Marcello Pacifico l’esempio dei giudici antimafia incarna i valori della Costituzione. Prima però bisogna abbattere la cultura del clientelismo e della corruzione.

Il lavoro dei magistrati che operano contro la mafia deve essere da sprono per tutta la comunità scolastica, a partire dagli insegnanti, ma anche per famiglie ed istituzioni, al fine realizzare finalmente una società rispettosa delle regole, del diritto e dei nostri principi costituzionali. A sostenerlo è oggi il sindacato Anief, nel giorno del ventennale dell’attentato al giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e ai tre agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, trucidati il 23 maggio 1992 a Capaci.

Nel partecipare, attraverso il suo Presidente Marcello Pacifico, al seminario “Scuola: terra dove cresce il seme dell’antimafia”, svolto all’interno della direzione didattica ‘Francesco Ferrara’ di Palermo, l’Anief ha riscontrato grande attenzione nei confronti di tutti gli interventi. Particolare interesse hanno riscosso le parole di Vittorio Teresi, Procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Teresi ha ricordati ai presenti, tra cui centinaia di studenti giunti a Palermo con le navi della legalità, rappresentanti dell’associazionismo e della scuola, che “i giudici sono servitori dello Stato, alla pari dei cittadini che compiono giornalmente il loro dovere, nel rispetto del principio secondo cui la legge e i doveri sono uguali per tutti”.Per poi concludere: “non siamo eroi, ma cittadini che compiono il loro dovere”.

I relatori hanno apprezzato gli sforzi fatti dalle istituzioni, in particolare dal Ministero dell’Istruzione, che negli ultimi anni si sono adoperate per introdurre progetti e corsi formativi su Cittadinanza e Costituzione: “la trasmissione di queste conoscenze – ha sottolineato il Presidente dell’Anief – è una tappa fondamentale per far diventare l’Italia una vera repubblica fondata sul lavoro. In questo modo sicuramente potremmo onorare il nome di chi ha creduto in questi valori: facendoli incarnare e vivere dai nostri studenti e dalle loro famiglie, grazie all’opera quotidiana dell’insegnamento che ogni giorno si svolge nelle nostre scuole”.

Secondo il presidente dell’Anief “è ormai sempre più evidente che tutti gli ‘attori’ che operano nella e per la scuola devono agire nella consapevolezza che soltanto abbandonando definitivamente la cultura del clientelismo, del familismo, della corruzione e discriminazione si può favorire la legalità”.

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