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Al via i corsi di abilitazione per 70mila docenti, ma nelle università regna il caos

Anief-Confedir: ritardi, omissioni, smistamenti dei corsisti e costi alti stanno trasformando il momento formativo di tanti insegnanti precari in un percorso ad ostacoli senza via d’uscita. Intervenga il Ministro.

Mancano pochi giorni all’avvio ufficiale dei percorsi abilitanti speciali, riservati a circa 67mila docenti precari con almeno tre annualità di supplenze già svolte: sabato 24 gennaio, alle ore 9, l’esordio sarà affidato all’Università di Genova, dove verrà presentato il percorso formativo che entro la prossima estate permetterà ai corsisti di acquisire l’abilitazione all’insegnamento, una certificazione che alla luce delle attuali norme sul reclutamento rimane sulla “carta” fondamentale per l’assunzione in ruolo.

Ma quella che doveva essere un’opportunità formativa si sta rivelando un percorso ad ostacoli di cui ancora non si conosce l’uscita. Prima di tutto perché per la prima volta chi conseguirà l’abilitazione non ha alcuna garanzia sulla sua spendibilità: il titolo servirà, infatti, solo per l’inserimento nella seconda fascia d’istituto delle graduatorie d’istituto nelle scuole. E non, come è stato fino a qualche anno fa, nelle GaE. In secondo luogo perché solo da pochi giorni si è saputo che per svolgere i corsi abilitanti, di cui fino all’anno 2000 lo Stato si era fatto totalmente carico, i docenti precari dovranno pagare in media 2.500 euro: una quota che non può essere considerata, come sostiene l’amministrazione, una mera copertura delle spese organizzative.

Ma i problemi che attanagliano l’avvio dei corsi sono davvero tanti. Basti pensare che mentre il Ministero ha dato disposizioni di avviarli entro la fine del 2013, ad oggi la maggior parte degli atenei non ha ancora dato la propria disponibilità alla loro attivazione. E tra chi l’ha fatto, non sono pochi quelli che non hanno nemmeno pubblicato il programma delle lezioni da svolgere o la lista definitiva degli ammessi ai corsi. E in quelle università che invece l’hanno fatto, mancano diverse classi di concorso. In altre materie, come italiano o matematica, particolarmente “affollate”, una parte degli interessati dovrà attendere almeno un altro anno.

Per non parlare della scuola dell’infanzia e primaria. Che fino a qualche giorno fa nessuna università aveva deciso di attivare. Basta dire, a tal proposito, che “recentemente, nell’ambito della CRUI (Conferenza dei rettori delle Università italiane), le Università italiane avevano concordato una posizione comune: non attivare i corsi di abilitazione per la scuola primaria e la scuola dell’infanzia. Nel corso di questi ultimi giorni però alcune università si sono distinte in modo positivo attivando questi corsi”. Soprattutto dopo che il Miur ha emesso, il 14 gennaio scorso, una nota ufficiale che delegava la loro formazione “prioritariamente presso le Università sedi di corsi di Laurea in Scienze della formazione primaria”.

Ad ogni modo, per risolvere il problema della mancata organizzazione dei corsi per determinate discipline il Miur ha predisposto una sorta di “lasciapassare”: ancora per un paio di giorni, fino al 23 gennaio 2014, i candidati ammessi o i candidati di classi di concorso per le quali non siano ancora stati pubblicati gli elenchi possono chiedere il nulla osta per il cambio di sede per la frequenza al PAS (sia in ingresso sia verso altre Regioni).

Secondo il sindacato, il problema è che, in mancanza di accordi regionali, la disponibilità allo spostamento volontario del corsista non corrisponde ad una sicura collocazione: sia perché l’università dove si chiede ora di accedere potrebbe essere subissata di domande, respingendone a sua volta una parte, sia perché in diversi atenei gli elenchi degli ammessi sono ancora provvisori.

Tra le discipline più a rischio, per le quali i corsi non sono stati ancora avviati, rimane quella dei docenti di Musica e delle discipline AFAM. Ma anche dei docenti di laboratori delle superiori, i tecnico pratici, per la cui abilitazione dovrebbero subentrare, con ruolo attivo, direttamente alcuni istituti tecnici o professionali.

Per comprendere quanto la situazione sia caotica, vale per tutti l’esempio di quanto sta accadendo in Piemonte. Dove l’Università ha comunicato la disponibilità all’attivazione a partire dal prossimo anno accademico, prevedendo una distribuzione dei candidati tra l’a. a. 2014/2015 e l’a. a. 2015/2016 (anche “dopo uno studio di fattibilità”) delle classi di concorso di lingua straniera A245 – A246 – A345 – A346 – A445 – A446 – A545 – A546 – A946 e di conversazione in lingua straniera (C031 – C032 – C033 – C034); nonché per la classe di concorso C450 – Metodologie operative nei Servizi Sociali. Oltre che per le “affini, per le quali sono pervenute meno di 10 istanze”. Sempre nel Piemonte, permane alla data attuale, “l’indisponibilità all’attivazione dei PAS per la Scuola dell’Infanzia e la Scuola Primaria”.

“È evidente - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – che non solo per continuare a fare i precari si deve pagare. Non solo l’amministrazione scolastica chiede di sostenere l’ennesimo corso, senza che questo permetta ai precari che lo seguono positivamente di inserirsi stabilmente nel mondo del lavoro, ovvero nelle graduatorie ad inserimento. Siamo arrivati al punto che i corsi formativi sono diventati pochi. E pure di difficile e lungo compimento”.

“Mentre chi si è formato sul campo, dietro la cattedra, garantendo la funzionalità del servizio formativo statale meriterebbe ben’altre attenzioni. Ci appelliamo al Ministro Carrozza – conclude il rappresentante Anief-Confedir – perché intervenga al più presto: per spazzare via le tante incertezze che oggi contraddistinguono i Pas e il futuro professionale dei tanti che dovranno frequentarli nei prossimi sei mesi”.

Per approfondimenti:

Col nuovo anno 67mila docenti chiamati dal Miur a svolgere i corsi di abilitazione

 

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