TFA

È ancora corsa all’abilitazione: 147mila domande per 22mila posti nel secondo ciclo del TFA (Tirocinio formativo attivo). Ancora attesa per conseguire la specializzazione per il sostegno

Passerà la dura selezione - il test preselettivo, lo scritto e l’orale - solo un aspirante su sette. Ma al termine del percorso abilitante, scoprirà che l’abilitazione non gli servirà per entrare nel doppio canale di reclutamento che permetterebbe di insegnare con continuità e col tempo aspirare all’assunzione in ruolo. Colpa del legislatore che ha previsto una nuova formazione iniziale su un numero programmato di posti disponibili per garantire l’accesso alla professione ai giovani insegnanti ma non la gestione del loro reclutamento.

Marcello Pacifico (Anief-Confedir): serve una norma per chiarire come il titolo di insegnante non possa rimanere solo sulla carta. Lo Stato deve permettere a migliaia di professionisti di fare quello per cui hanno studiato, sono stati selezionati e formati nelle nostre Università. È irragionevole tenere fuori dal sistema delle graduatorie il personale abilitato, anche quando le graduatorie di quella classe concorsuale sono esaurite. Soltanto in Italia si invecchia sognando un posto da insegnante che ormai arriva over 40.

Sono 147mila le domande prodotte dai laureati italiani che vorrebbero fare gli insegnanti acquisendo l’abilitazione all’insegnamento con i Tirocini Formativi Attivi organizzati nelle Università italiane. Il numero, fornito da un organo di stampa nazionale, è pari a quasi sette volte i posti che il Ministero dell’Istruzione ha messo a disposizione, poco più di 22mila, suddivisi tra scuola secondaria di primo e secondo grado. Anche questo secondo ciclo di TFA conferma, quindi, il grande interesse dei laureati ad avvicinarsi all’insegnamento. In passato, come ricorda un altro organo di stampa specialistico, erano state presentate 170mila domande anche se poi i partecipanti furono 138mila, ma bisogna pensare che tra i partecipanti vi furono anche molti di quei 65mila che poi si iscrissero ai PAS grazie al requisito dei 540 giorni di servizio.

Il paradosso, tutto italiano, è che però questo genere di selezione e formazione iniziale per diventare docenti della scuola pubblica non porta da nessuna parte: dal 2012, infatti, chi si abilita all’insegnamento - anche nella primaria e infanzia - è lasciato fuori delle graduatorie che danno accesso alle supplenze annuali o al termine delle attività didattiche, e dalle immissioni in ruolo. Passare la selezione, frequentare il TFA e acquisire l’abilitazione all’insegnamento non serve a nulla, perché si può insegnare già con la laurea dalle graduatorie d’istituto.

“La prospettiva per questi 22.450 aspiranti docenti – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è quella di diventare insegnanti solo sulla carta. Perché chi meriterà di superare le selezioni, continuerà a studiare presso le Università, a sostenere esami dopo aver svolto del tirocinio non retribuito, pagherà oltre 3mila euro di tasse per frequentare i corsi accademici spesso a centinaia di chilometri da casa, sosterrà un esame finale abilitante, sarà lasciato fuori dal sistema del doppio canale di reclutamento. In dieci anni, infatti, più di 100mila docenti che hanno svolto un percorso formativo simile presso le SSIS o le Facoltà di Scienze della Formazione primaria, sono stati naturalmente inseriti nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento o ancora nel 2012 nella fascia aggiuntiva”.

“Si comprende l’amarezza di chi – conclude il sindacalista Anief-Confedir – possa definire questo genere di selezioni e di concorsi una sorta di ‘truffa’, prodotta ai danni di tantissimi giovani che chiedono di fare quello per cui hanno studiato e dimostrato di sapere svolgere: insegnare alle nuove generazioni. Lo Stato non può chiedere a giovani laureati di diventare insegnanti per poi lasciarli fuori dalle cattedre, dopo che più del 60% del nostro corpo docente è over 50 e dopo che si continuano a ridurre posti di insegnamento”.

Questo è l’iter che attende gli aspiranti docenti: la prova di accesso ai corsi TFA consiste in un test preliminare, disposto da una Commissione nazionale nominata dal Miur; sarà di contenuto identico su tutto il territorio nazionale e verterà sui programmi disciplinari di ogni classe di abilitazione. Coloro che supereranno la soglia di 21/30 accederanno ad una prova scritta che se superata li condurrà all’orale finale, sempre che in Viale Trastevere non commettano gli errori nella somministrazione di quiz sbagliati come subito denunciati dall’Anief al Tar Lazio la volta scorsa. Sarà ammesso al percorso di TFA, secondo l’ordine della graduatoria, un numero di candidati non superiore al numero dei posti disponibili indicati nel bando di ciascun ateneo. Le lezioni formative partiranno nel mese di novembre 2014, proseguiranno nel corso del prossimo anno scolastico e varranno 60 crediti formativi.

Il sindacato, che ha già presentato ricorso al tribunale amministrativo per l’inserimento dei docenti abilitati con I ciclo del TFA ordinario nella fascia aggiuntiva alle graduatorie ad esaurimento, annuncia sin d’ora che continuerà a battersi in tutte le sedi per la corretta spendibilità di questo titolo, quindi per l’inserimento di tutti gli abilitati TFA nel sistema del doppio canale di reclutamento. In occasione dell’ultimo aggiornamento delle Gae, sono stati più di 15mila precari a chiedere all’Anief di ricorrere al Tar Lazio.

Per approfondimenti:

Il Decreto Miur sul II ciclo di Tirocini Formativi Attivi

Suddivisione dei 22.450 posti utili a conseguire l’abilitazione nella scuola secondaria

Partono i corsi di abilitazione TFA per 22.450 nuovi docenti e 6.630 prof di sostegno

Partenza flop per i corsi abilitanti TFA, quelli per il sostegno ancora fermi ai box

Graduatorie docenti: in 15mila presentano ricorso al Tar del Lazio per poter insegnare

 

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