latecnicadellascuola.it – 16 agosto 2014
“Organico di rete: sarà l'asso nella manica di Renzi?”
░ Di Lucio Ficara.
… Per fine agosto, ed ormai ci siamo vicini, il Governo Renzi sta predisponendo un provvedimento ad hoc sulla scuola, che siamo certi non mancherà di suscitare polemiche e critiche. Quali saranno i punti centrali di questo atteso provvedimento? C’è chi teme che si ritorni a proporre l’aumento dell’orario settimanale di servizio degli insegnanti, anche se soltanto su base volontaria, chi invece pensa ad un piano volto ad assegnare super poteri di autonomia ai dirigenti scolastici. Qualcuno suppone che nel prossimo pacchetto scuola ci sarà la norma che riduce la durata della scuola secondaria di secondo grado di un anno ed un’altra norma che obbligherà gli insegnati ad aggiornarsi e formarsi per un certo numero di ore ogni anno. Però il vero asso nella manica di Renzi per il prossimo provvedimento della scuola si chiama organico di rete. Per la verità si tratta di un provvedimento già presente nel nostro ordinamento legislativo, ma non ancora attuato. Infatti fu il Governo Monti con il ministro Francesco Profumo a pensare di tradurre in articolo di legge l’introduzione dell’organico di rete. È già tutto scritto nel decreto negge n.5/2012 e precisamente all’art.50 comma1 punto c), dove si dispone la costituzione di reti territoriali tra istituzioni scolastiche, al fine di conseguire la gestione ottimale delle risorse umane, strumentali e finanziarie. Sempre nello stesso comma ma al punto d) si parla di organico di rete per le finalità suddette, nonché per l'integrazione degli alunni diversamente abili, la prevenzione dell'abbandono e il contrasto dell'insuccesso scolastico e formativo, specie per le aree di massima corrispondenza tra povertà e dispersione scolastica. Nel punto e) del su citato comma 1 è spiegato che la costituzione di tali organici di rete è prevista nei limiti previsti dall'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, e sulla base dei posti corrispondenti a fabbisogni con carattere di stabilità per almeno un triennio sulla singola scuola, sulle reti di scuole e sugli ambiti provinciali, anche per i posti di sostegno, fatte salve le esigenze che ne determinano la rimodulazione annuale. Quindi l’attuazione dell’organico di rete di scuole, che potrebbe essere il cavallo di battaglia di Renzi nel prossimo provvedimento sull’istruzione, come soluzione della “panacea” di tutti i mali della scuola pubblica italiana ? Sarebbe questa la soluzione riformista tanto sbandierata dal nostro giovane premier? Profumo l’aveva proposta ed inserita nel decreto n.5/2012, adesso Renzi sta meditando la sua reale applicazione, che potrebbe prendere forma e sostanza con una sorta di un unico organico funzionale, applicato alle reti di scuola. Ma di cosa si tratta? In buona sostanza è la costituzione di un corpo di insegnanti di ruolo che rimanga a disposizione, secondo le esigenze contingenti, di qualsiasi scuola facente parte della rete a cui il docente è stato assegnato. Facciamo un esempio: in un Comune X viene costituita una rete di scuole affini per tipologia di indirizzo, ad esempio due licei scientifici, un liceo classico e un liceo delle scienze umane. A tale rete di scuole viene associato un organico che non è più riferito ad un solo istituto, ma più complessivamente all’intera rete. Questo organico non sarà più annuale ma sarà triennale ed ogni docente potrà essere utilizzato, a seconda delle esigenze, su tutte le scuole della rete. Quindi è da tenere in conto che la titolarità non sarà più d’Istituto ma sarà una titolarità di rete. Ma attenzione a come verrà gestita questa partita dell’organico di rete, perché le ricadute potrebbero essere più negative che positive. D’altronde come si dice: “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”. Se l’organico funzionale di rete resterà legato al vincolo diabolico dell’art.64 della legge 133/2008, potrebbe essere la pentola in cui migliaia di docenti precari e anche i docenti di ruolo, verranno bolliti a fuoco lento, aprendo la strada a tutte quelle diavolerie strampalate rientranti nel piano Reggi-Giannini. Bisogna che i sindacati, all’asso nella manica del premier Renzi, rispondano con una bella scala reale servita.
Il Messaggero – 17 agosto 2014
“Geografia, web e inglese: la svolta al ritorno sui banchi”
░Quest’anno entreranno di ruolo 28.781 docenti 4.559 collaborati tecnico-amministrativi, numero decisamente inferiore alle disponibilità di posti. Perciò si pensa a una soluzione: la creazione di un organico funzionale.
Sul fronte materie farà il suo grande ritorno la geografia, non più abbinata alla storia in tre ore settimanali ma in versione singola con due ore autonome alla settimana. Stesso percorso per musica e storia dell’arte, con un costo dell’operazione che solo per quest’ultima materia ammonterà a 25 milioni di euro. Altro intervento al capitolo Maturità: la prova viene superata ogni anno dal 99,2% degli alunni e costa allo Stato 80 milioni di euro. Non si pensa di eliminarla ma di rivoluzionarla e già dal 2015 la seconda prova sarà più asciutta rispetto a quella attuale, la tesina avrà minore impatto sulla valutazione finale mentre saranno valorizzati i singoli percorsi, come i due anni di apprendistato agli istituti tecnici. Tra le questioni critiche la rivoluzione informatica. Tablet e lavagne multimediali interattive si sono rivelati un insuccesso, dei 121 milioni di euro spesi complessivamente solo il 32% delle scuole risulta provvisto delle lavagne di ultima generazione, appena il 25% degli istituti è in grado di navigare ad alta velocità e si contano 7,8 studenti per ogni computer. Le classi all’avanguardia sono 416 su 323.605 e le scuole 14 su 22.600. Il governo ha deciso di fare un passo indietro per investire sulla connessione a internet veloce. Sono 973 le scuole che hanno partecipato al bando per attivare una rete wireless. Da settembre, inoltre, l’informatica sarà materia sperimentale fin dalle primarie.
Quest’anno entreranno di ruolo 28.781 docenti 4.559 collaborati tecnico-amministrativi, numero decisamente inferiore alle disponibilità di posti. Perciò si pensa a una soluzione drastica con la creazione di un unico organico funzionale, un corpo di insegnanti con contratto a tempo indeterminato a disposizione di qualsiasi scuola faccia parte di una rete. Così si eviterebbe il massiccio ricorso ai supplenti: sono 150–160 mila i precari, un numero giudicato eccessivo dalla Corte di giustizia europea. Infine l’apertura delle scuole di pomeriggio e nelle feste. …
latecnicadellascuola.it – 17 agosto 2014
“Insegnanti sotto l’effetto ipnotico riformista della scuola?"
░ Un amarcord amarissimo per chi queste vicende le ha attraversate. Lucio Ficara rievoca al volo l’inopinata sequenza di riformicchie che i decisori politici hanno realizzato nel corpo della Scuola, senza cognizione di causa, quasi experimenta in corpore vili, come se in materia di Scuola non occorra competenza specifica. D’accordo con Ficara.
È dal tempo di Rosa Russo Iervolino a capo del ministero dell’Istruzione, che si procede a riformare la scuola secondo le più svariate idee politiche del ministro di turno. …Chi non ricorda il famigerato decreto taglia classi attuato nel 1992 dalla ministra Iervolino? Un taglio fatto sulla pelle dei precari che hanno dovuto aspettare quasi un decennio per avere un concorso a cattedra. Un’altra riforma volta a tagliare le lezioni private dei prof, fu l’eliminazione degli esami di settembre delle scuole superiori, voluta tenacemente dal successore della Iervolino, Francesco D’Onofrio dell’ormai scomparso CCD…. Poi arrivò Giancarlo Lombardi con un bagaglio di esperienza acquisito come vicepresidente di Confindustria. Quindi ecco arrivare altre idee riformiste che cominciarono dando potere, attraverso una famosa circolare ministeriale, ai consigli di classe delle scuole secondarie di trasformare il voto 4 proposto da un docente allo scrutinio finale in 6….
Dopo Lombardi arriva il ministro più riformista di questo ultimo ventennio: Luigi Berlinguer. A lui dobbiamo la riforma degli esami di Stato del secondo ciclo e il tentativo della riforma dei cicli scolastici con la riduzione di un anno del percorso scolastico, poi abrogata da Letizia Moratti. Luigi Berlinguer è da considerarsi il padre dell’autonomia scolastica, del passaggio a dirigente scolastico della vecchia figura di preside, ma sarà anche ricordato per l’approvazione della legge n.62/2000 sulla parità scolastica tra scuola pubblica e scuola paritaria. Poi Berlinguer dovette abdicare per avere tentato di riformare la valorizzazione professionale dei docenti attraverso il famoso “concorsone”, una prova basata su quiz e colloquio per diversificare economicamente e professionalmente la carriera dei docenti.
Poi ci provò Letizia Moratti con al suo fianco Valentina Aprea a riformare la scuola. Una politica fatta di tagli e blocco prolungato delle immissioni in ruolo. … Fu la Moratti a reintrodurre anche per le scuole superiori il voto in condotta. La riforma Moratti, varata con legge 28 marzo 2003, n. 53, prevedeva alcune modifiche nell'ordinamento scolastico italiano, abolendo la riforma Berlinguer varata nel 1997. La riforma Moratti è stata poi cancellata e sostituita dal ministro Giuseppe Fioroni del Governo Prodi… noto come il ministro con il cacciavite per smontare la riforma Moratti, introdusse la sospensione del giudizio e gli esami di fine agosto per l’ammissione o non ammissione alla classe successiva per gli studenti con debito scolastico. …Il contratto della scuola firmato durante il …periodo Fioroni fu l’ultimo contratto scuola ed è tutt’ora vigente. Un contratto che risale nientemeno al 2007 ed è scaduto dal 2009. Dopo Fioroni arriva il piatto forte dei tagli miliardari della Gelmini che … ha fatto evaporare nel tunnel neutrinico oltre 8 miliardi di euro, operando tagli pantagruelici che nessun altro ministro riformista era riuscito a fare. Dopo la Gelmini ricordiamo il recente tentativo di Francesco Profumo di aumentare l’orario di servizio dei docenti da 18 a 24 ore settimanali a parità di stipendio. Tentativo naufragato per la vicinanza delle elezioni politiche svolte nel 2013.
Dopo Profumo c’è stata la parentesi di Maria Chiara Carrozza con i suoi buoni propositi del decreto "La scuola riparte". Nulla è ripartito e la ministra Carrozza ha dovuto lasciare, insieme a tutto il suo Governo, il passo a Renzi e alla Giannini, che per promesse e propaganda sono bravi, ma le loro idee di riforma sulla scuola fanno molta paura…. Gli insegnanti stanno vivendo uno stato ipnotico riformista della scuola senza che abbiano la forza di reagire e dire basta ad una “Casta politica” di ministri incompetenti che di scuola non capiscono nulla.
larepubblica.it – 18 agosto 2014
Scuola. Pirellone contro i precari del Sud. "Blocco delle graduatorie antiassalto"
░ Nelle scuole primarie della provincia di Milano, delle 245 assunzioni a t.i. che saranno effettuate entro il prossimo primo settembreper l’anno scolastico 2014/2015, 209 andranno a precari che fino allo scorsa luglio figuravano nelle GAE di province della Sicilia, Campania, Puglia e Calabria. L’assessore regionale all'Istruzione Valentina Aprea dice che occorra nominare prioritariamente gli insegnanti che già nell’a.s. 2013/2014 figuravano nelle Gae della Lombardia.
"Blocco totale delle graduatorie provinciali". Per Valentina Aprea, l’assessore regionale all’Istruzione, questa è la strada da imboccare per risolvere il pasticcio dei precari della scuola che ora devono fare i conti con le graduatorie invase dai colleghi di altre regioni, in prevalenza del Sud, a caccia di una cattedra fissa. "Proporrò ai colleghi assessori di altre regioni una piattaforma di impegni concreti da presentare al governo Renzi per poter risolvere il problema” - spiega l’assessore. …. Il Provveditore agli studi di Milano, Marco Bussetti: "Prima di aprire le graduatorie andavano esaurite quelle che c’erano già evitando così di penalizzare docenti da anni in attesa di una soluzione".
Il fatto quotidiano - 18 agosto 2014
“Scuola e pensionamenti: insegnanti ‘quota 96′, se una svista può costare sette anni"
░ di Marina Boscaino
Circa 4mila lavoratori della scuola, nati nel 1951 e 1952, furono esclusi dal diritto maturato di andare in pensione, nonostante nel dicembre 2012 ne avessero i requisiti: o 61 anni di età e 35 di contributi; o 60 anni e 36 di contributi. Sono i “Quota 96”, gli “esodati della scuola”, tra le principali vittime della riforma delle pensioni targata Elsa Fornero (quella che – interrotta dalle lacrime – non riuscì a pronunciare la parola “sacrifici”. E poi si è visto come è andata).
La riforma Fornero, scattata l’1 gennaio 2012… ha tenuto fuori quei lavoratori per un errore. In conseguenza della specificità della scuola, infatti, che distingue l’anno scolastico dall’anno solare, è possibile andare in pensione esclusivamente nel giorno del 1 settembre, pur avendo maturato i requisiti in precedenza. La conseguenza di questo svista da dilettanti allo sbaraglio sta costando e costerà alle vittime dai 2 ai 7 anni di permanenza ulteriore…. Possiamo limitarci a sottolineare l’impudicizia con cui Renzi ha chiosato sul problema dei Quota ’96.
“Ci sono quattromila persone che vorrebbero andare in pensione, che ne hanno legittima aspettativa, non direi un diritto, ma il problema non sono quei quattromila, che un lavoro ce l’hanno, bensì i milioni di persone che non ce l’hanno”, ha affermato…. Senza pensare, peraltro, che i 4mila posti lasciati da questi sessantenni piagnucolosi (certamente fannulloni!) che continuano a chiedere di andare in pensione sarebbero destinati ad altrettanti docenti che aspettano la stabilizzazione. E, di conseguenza, si avvantaggerebbero altrettanti, ancora, che aspettano di poter ricoprire posti con le supplenze annuali.
orizzontescuola.it - 20 agosto 2014
“Neoimmessi in ruolo e supplenti possono richiedere il part time"
░ Riportiamo parte del puntuale e documentato (come sempre) pezzo a firma Lalla, che invitiamo a leggere integralmente sul sito di OrizzonteScuola. I docenti nominati a t.i. dal 1° settembre 2014 e i supplenti con contratto al 31 agosto (o 30 giugno) possono richiedere il part time. Lalla indica i riferimenti normativi e la procedura per la richiesta.
Part time per i docenti supplenti.Il riferimento normativo è contenuto nella c.m. per il conferimento delle supplenze per l'a.s. 2013/14 e riteniamo potrà essere confermata anche per l'a.s. 2014/15 "Il CCNL 2006 2009 ha previsto la possibilità di stipulare contratti a t.d. con rapporto di lavoro a tempo parziale. Si richiamano al proposito l'art. 25 comma 6 e l'art. 39 con particolare riguardo al comma 3. Alle suddette disposizioni si dà luogo tenendo conto quanto stabilito dall'art.73 della Legge 133/2008". Pertanto, alle convocazioni per l'assegnazione delle supplenze i docenti possono accettare un incarico ad orario intero e poi richiedere al D.S. la trasformazione del rapporto di lavoro in part time.
Part time per i docenti neo immessi in ruolo 2014/15.Il riferimento normativo è contenuto nel punto A23 delle Istruzioni operative "A.23 E’ possibile stipulare, avendone i requisiti e le condizioni, contratti in regime di part-time, secondo quanto previsto dalla legge 183/2010".
Per i docenti di ruolo la durata del rapporto a tempo parziale è di due anni, trascorsi, si può chiedere il ritorno al tempo normale per l'a.s. successivo, presentando domanda di revoca del part time entro il 15 marzo del II anno di vigenza all'Ufficio Scolastico della sede di titolarità. Il CCNL 2006 2009 ci fornisce queste indicazioni sul part time: - art. 25 comma 6: "L'assunzione tempo determinato e a tempo indeterminato può avvenire con rapporto di lavoro a tempo pieno o a tempo parziale. In quest'ultimo caso, il contratto individuale di cui al comma 4 indica anche l'articolazione dell'orario di lavoro." - art. 39 comma 3: "Ai fini della costituzione di rapporti di lavoro a tempo parziale si deve, inoltre, tener conto delle particolari esigenze di ciascun grado di istruzione, anche in relazione alle singole classi di concorso a cattedre o posti, ed assicurare l'unicità del docente, per ciascun insegnamento e in ciascuna classe o sezioni di scuola dell'infanzia, nei casi previsti dagli ordinamenti didattici, prevedendo a tal fine le ore di insegnamento che costituiscono la cattedra a tempo parziale." La durata minima delle prestazioni lavorative è di norma pari al 50% di quella a tempo pieno.
FAQ1 La richiesta di part time va presentata alla convocazione o al D.S.?
Al Dirigente Scolastico, infatti l'Ufficio Scolastico o il Dirigente della Scuola polo preposti al conferimento delle supplenze propongono un'offerta di ruolo/supplenza, ma il contratto viene perfezionato con il d.s. della scuola scelta come sede. Ai docenti a t.d. è sempre consigliabile comunicare all'Ufficio Scolastico, all'atto di accettazione della proposta di supplenza, l'intenzione di richiedere il part time….
FAQ3 Il Dirigente Scolastico può negare la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno a tempo parziale? …
Di fronte all’istanza del lavoratore, l'amministrazione non ha l'obbligo di accoglierla, nè la trasformazione avviene in modo automatico. La trasformazione può essere concessa entro 60 gg. dalla domanda…. L'istanza va sicuramente rigettata in caso di pregiudizio alla funzionalità complessiva della scuola. Le motivazioni del diniego devono essere evidenti, per permettere al dipendente di conoscere le ragioni dell'atto…
FAQ6 Il docente che ottiene il part time può accedere ad altri incarichi?
Sì, "previa motivata autorizzazione del d.s. è consentito l'esercizio di altre prestazioni di lavoro che non arrechino pregiudizio alle esigenze di servizio e non siano incompatibili con le attività d'istituto." Quindi il docente può svolgere altra attività lavorativa con un datore di lavoro privato ma non accettare altre supplenze… neanche in scuole non statali.
E' possibile cumulare un rapporto di lavoro con un datore di lavoro privato se l'orario di lavoro in part time è di un numero di ore non superiore al 50% dell'orario obbligatorio settimanale.
FAQ7 La retribuzione e il punteggio restano invariati?
La retribuzione sarà proporzionale al numero di ore stabilite nel contratto a tempo parziale, mentre il punteggio valido per le graduatorie resta invariato, dal momento che la durata del contratto è comunque quella stabilita dal contratto per orario intero.
FAQ15 Il part time può essere richiesto anche per una supplenza breve conferita dalle Graduatorie di istituto?
In linea teorica sì, perchè il riferimento è nel CCNL, che non distingue tra le varie tipologie di incarico. Questo può essere utile nel momento in cui viene offerta una supplenza ad orario intero e di questa non può essere accettato solo uno spezzone, non trovandosi nella condizione di dover completare l'orario. Tuttavia molto dipende dalla durata dell'incarico, dal momento che la richiesta di part time va ad incidere sulla percentuale massima annua a disposizione per il part time.
FAQ17 Nel periodo tra presentazione della domanda e comunicazione della decisione del D.S. il docente deve svolgere servizio per l'orario intero?
Sì, non avendo alcuna dispensa in merito.
FAQ18 Il docente a t.d. può richiedere il part time nel corso dell'a.s.?
Sì, la richiesta può avvenire in qualsiasi momento dell'anno scolastico. Avviene infatti che prima del 31 dicembre vengano assegnate supplenze fino al 30 giugno, o comunque che si verifichino situazioni non prospettate che portano alla richiesta. Naturalmente bisogna sempre tener conto della percentuale provinciale da rispettare, che nel corso dell'anno scolastico potrebbe anche essere satura. Non da ultimo tener conto delle ricadute didattiche di questa scelta.
FAQ19 I docenti di ruolo in che periodo dell'a.s. possono richiederlo ?
Per i docenti a tempo indeterminato il termine ultimo per inoltrare la richiesta di trasformazione del rapporto di lavoro in part time è il 15 marzo di ogni anno, per l'anno scolastico successivo. In questo caso le domande, inoltrate al dirigente scolastico, vengono poi trasmesse all'Ufficio scolastico territoriale, che le elabora e assegna il part time in ragione del limite del 25% dell'organico provinciale.
Il Messaggero - 22 agosto 2014
“Neoimmesstime"
░ Di Michele Di Branco
La questione non è tanto se il blocco alle buste paga sarà confermato. La questione, piuttosto, è per quanti anni ancora. Il governo non prende posizione sul tema del rinnovo dei contratti degli statali fermi ormai dal 2010. Ieri Matteo Renzi si è limitato ad escludere nuove tasse e interventi sulle pensioni («chiacchiere da calciomercato» ha tagliato corto il premier) aggiungendo che «se i sindacati vogliono un autunno caldo facciano loro, già l'estate non è stata granchè». Più di un interlocutore, lungo l'asse Palazzo Chigi-Tesoro, conferma che almeno per il 2015 i margini per scongelare i salari degli Statali sono ridotti al lumicino. E casomai si tratta di accorciare al minimo, per gli anni a venire, i sacrifici di una platea di 3,3 milioni di persone. … Ancora ieri la Cgil ha protestato contro l'intenzione di far cassa sui dipendenti pubblici…. Resta forte il malumore anche in ampi settori del Pd. «Se si tratta soltanto di invenzioni di mezza estate ci vuole poco per chiarire la situazione» ha spiegato il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano chiedendo al premier Renzi di fare chiarezza e avvertendo che in caso contrario «darà l'impressione di voler colpire i soliti noti lasciando inalterate le situazione di privilegio». Le risorse, appunto, sono il nodo principale del problema. Per far ripartire le retribuzioni ferme da 4 anni (con un risparmio cumulato di 11,5 miliardi per le casse pubbliche) servono 2,1 miliardi di euro l'anno prossimo. Che salgono fino a 4,5 comprendendo anche l'esercizio 2016. L'orientamento del Tesoro (ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Delrio ieri ha smentito proposte in tal senso da Via XX Settembre) sarebbe quella di cercare un compromesso utile per placare le proteste sindacali e dell'area della maggioranza più sensibile ai mal di pancia dei dipendenti pubblici. Dunque conferme del blocco per il solo 2015 (e non fino al 2018 come da indicazione del Def che nel tendenziale prevede risparmi da 8,6 miliardi) prendendo l'impegno in legge di Stabilità a risolvere la questione negli anni successivi. E in tal senso si confida nel miglioramento del quadro economico e sul buon esito della trattativa Roma-Bruxelles sulla flessibilità dei conti pubblici (se ne parlerà all’Ecofin di metà settembre a Milano) che potrebbe aprire al governo spazi finanziari di manovra.