www.corriere della sera.it – 10 agosto 2014
"Test di Medicina e anonimato violato. L'errore di un dirigente del MIUR”
░ Il codice alfanumerico associato ad ogni candidato può svelarne la identità; da ciò l’invalidità del test di ammissione.
L’Università Cattolica del Sacro cuore di Roma l’ha coperto con la polvere dorata ma non l’ha reso comunque invisibile. Altre, invece, hanno tentato di impedire che lo si potesse associare al nome del candidato utilizzando buste che si sono però rivelate trasparenti. Gli atenei, alla vigilia delle prove per l’ammissione alla facoltà a numero chiuso di Medicina per l’anno accademico 2014/2015 dopo avere letto le linee guida per lo svolgimento del concorso giunte dal Ministero il 2 aprile 2014 avevano lanciato l’allarme. La presenza sui fogli delle risposte e sulla scheda anagrafica dei candidati del codice alfanumerico accanto a quello a barre avrebbe potuto determinare la replica di quanto accaduto l’anno precedente: l’invalidità del test per violazione dell’anonimato. Ma i frenetici contatti con il ministero dell’Università a poche ore dalle prove dell’8 aprile hanno prodotto rimedi che si sono rivelati inefficaci se non peggiori del male. L’allarme è diventato un incubo due mesi e mezzo dopo. A partire dal 18 luglio 2014 i giudici del Tar del Lazio con varie ordinanze cautelari (e dunque in base ad un esame sommario della vicenda e senza entrare nel merito) hanno di fatto a pezzi il numero chiuso ammettendo sinora 2mila candidati bocciati (5mila sono i ricorrenti) che, anche con un punteggio pari allo zero, si erano affidati alla carta bollata. Il motivo? Violazione dell’anonimato…. Il dirigente generale del ministero dell’Università Daniele Livon il 2 aprile aveva segnalato che «a seguito dell’emanazione della nota sentenza dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato in tema di segretezza e anonimato dei pubblici concorsi, si sono rese necessarie delle modifiche alla consueta procedura di identificazione e raccolta delle schede anagrafiche sulle quali si raccomanda di prestare particolare attenzione». Tuttavia, l’alto funzionario scelto nel 2010 da Maria Stella Gelmini nel modificare la procedura di identificazione non ha eliminato il codice alfanumerico sul foglio risposta. Eppure, che questo codice, non essenziale per l’organizzazione delle prove tanto da non essere usato in nessuno dei pubblici concorsi, potesse attentare all’anonimato lo diceva la stessa giurisprudenza citata da Livon. L’Adunanza plenaria, infatti, il 20 novembre del 2013 dichiarando invalidi i test svolti all’Università di Messina dal 2001 al 2010, aveva stabilito che per dichiarare invalido un pubblico concorso non fosse più necessario (come in precedenza) dimostrare che la violazione dell’anonimato abbia alterato l’esito delle prove ma che questa possibilità in astratto ci sia. E, qualche settimana prima, lo stesso organo di giustizia amministrativa pronunciandosi sulle prove del 2011 (in un giudizio in cui il Miur era parte), aveva affermato che «dalla documentazione è possibile ricavare con certezza che ciascuna prova reca impresso non solo il codice a barre, ma anche il codice identificativo del singolo candidato…». Che l’allarme «violazione anonimato» fosse scattato lo testimonia la dichiarazione depositata al Tar del direttore dei servizi didattici dell’ateneo di Messina, Carmelo Trommino: «Donatella Marsiglia (dirigente Miur) mi ha telefonato alle 15,30 del 7 aprile, sottolineando la necessità di utilizzare per maggiore riservatezza una busta bianca in cui inserire la scheda anagrafica. Visto il poco tempo a disposizione si sono utilizzate buste già in dotazione: non è stata fatta alcuna apposita gara»…..
www.italiaoggi – 12 agosto 2014
"Più fondi agli istituti migliori. Premiati gli Its i cui studenti trovano un lavoro coerente”
░ La valutazione e il merito entrano negli Its, gli istituti tecnici superiori post secondari. Alessandra Ricciardi intervista Gabriele Toccafondi, sottosegretario all'istruzione.
… I finanziamenti non saranno più a pioggia, ma diversificati in base a una serie di parametri, uno dei quali è l'occupabilità degli studenti al termine del percorso di studi. La revisione dei criteri di finanziamento è stata sancita da un accordo tra stato e regioni….
D. A quanto ammontano gli stanziamenti ?
R. Sono 13 milioni del Miur, a cui si aggiungono i fondi regionali che devono essere pari almeno al 30% delle risorse statali. Arriviamo a 17 milioni. Non pochi per un sistema con numeri limitati, gli studenti sono 5400. C'è bisogno di laboratori e percorsi esterni, anche all'estero.
D. Quali sono i nuovi criteri di assegnazione delle risorse ?
R. Il 20% andrà in relazione alla popolazione, residente nella regione, con età compresa fra i 20 e i 34 anni; il 70% sulla base dei ragazzi ammessi al secondo anno e di quanti sono stati ammessi all'esame finale; il 10%, ossia circa 1,7 milioni, a titolo di premialità per quegli Its che hanno ottenuto un punteggio pari o superiore a 70 secondo criteri che riguardano, fra l'altro, l'occupazione dei diplomati.
D. Come sarà valutata l'occupazione?
R. È un parametro che sarà monitorato dall'Indire; misura l'occupabilità coerente con gli studi fatti dai ragazzi a 6 mesi e 12 mesi dal diploma.
D. Premiare alcuni istituti non significa punire altri, che magari hanno maggiori difficoltà e che andrebbero aiutati?
R. L'intento è che il premio abbia anche un effetto moltiplicatore. C’è bisogno che le imprese e l'istituto scolastico siano veramente convinti di andare avanti con un progetto Its, non ha senso fare tanto per…
D. Quanto ha contato che gli Its siano organizzati attraverso fondazioni in cui sono presenti anche soggetti diversi, dall'impresa all'università?
R. È stato molto importante, gli Its sono la prova che la contaminazione pubblico-privato funziona, che migliora il sistema… Imprese hanno deciso di investire di più, di aprire i loro laboratori. In generale, si fa il 50% di docenze esterne e il 30% di ore di tirocinio attivo, è uno schema di grande apertura al mercato e di flessibilità didattica.
D. Che risultati ci sono stati?
R. Oltre il 60% dei diplomati ha già trovato lavoro, con alte percentuali di contratti a tempo indeterminato.
D. Quali i settori migliori? E le regioni più virtuose?
R. Funziona molto bene il made in Italy, le nuove tecnologie e la mobilità sostenibile. Buoni risultati ci sono stati non solo al nord, Veneto e Lombardia non fanno notizia, ma anche in Marche, Toscana, Lazio, Campania, Puglia. Funziona dove ci credono imprese, docenti e dirigenti….
www.latecnicadellascuola.it – 12 agosto 2014
"Scorrimento graduatorie: norme che si contraddicono”
░ Silvana la Porta ci guida nei meandri contorti della normativa sulle immissioni in ruolo che saranno effettuate a fine agosto.
Come saranno scorse le graduatorie ad esaurimento e quelle di merito del concorso, nelle imminenti immissioni in ruolo? E come saranno disposti i recuperi di posti cui si riferisce ribaditi la recente nota Miur a corredo delle Istruzioni operative ? Come sappiamo, il Testo Unico (art. 399 comma 1) prevede l'attribuzione dei ruoli al 50% tra Gae e Gm. Le istruzioni dello scorso anno stabilirono la non compensazione del concorso 2012 rispetto ai posti dati alle Gae e il mancato scorrimento delle graduatorie di merito, ma il DM n. 356 del 23 maggio 2014, suscitando tante polemiche, ha stabilito invece lo scorrimento oltre i posti a bando del concorso 2012, estendendo anche agli idonei non vincitori la possibilità di entrare di ruolo. Il Decreto in via di emissione per le immissioni in ruolo 2014-15 nell’all.A dice: "A.4 Le graduatorie valide per le assunzioni a tempo indeterminato sono quelle relative al concorso per esami e titoli indetto con D.D.G. 24 settembre 2012 n. 82 e alle graduatorie ad esaurimento di cui all’art. 1, comma 605, lett. c) della legge 27 dicembre 2006, n.296. I posti disponibili vanno ripartiti al 50% tra le due diverse graduatorie, senza possibilità di recupero dei posti eventualmente assegnati alle graduatorie ad esaurimento negli anni precedenti." Questo punto A4 delle nuove istruzioni operative coincide sostanzialmente con il punto A.5 di quelle del 2013-4, ma è stata completamente omessa la dicitura; "Per le classi di concorso non bandite con il D.D.G. 82/2012, conservano validità le graduatorie dei precedenti corrispondenti concorsi per titoli ed esami (banditi negli anni 1999 e nell’anno 1990), ai sensi dell’art. 1 comma 4, della legge 124/1999." Non è un particolare irrilevante perché ciò potrebbe autorizzare gli Ambiti Territoriali a non usare le Gm del '99 e '90, in caso di concorso del 2012 non bandito. Si tratta dunque di una grave lacuna. Al Punto A.5 dell’Allegato A si legge: "A.5 Il Decreto che individua i vincitori del Concorso bandito con D.D.G. 24 settembre 2012 n. 82 potrà essere utilizzato, per le immissioni in ruolo, se approvato in via definitiva entro il 31 agosto 2014, leggasi 1° settembre 2014 in quanto il 31 agosto 2014 è festivo, nel limite massimo dei posti messi a concorso. Qualora i vincitori del concorso del DDG 82/2012 siano in numero inferiore rispetto al 50% dei posti assegnati al concorso, gli stessi verranno assegnati agli idonei secondo quanto indicato al periodo successivo”. E qui confliggono due norme. Da una parte il DM n. 356 del 23 maggio 2014, con il quale è stato disposto che “i candidati inseriti a pieno titolo nelle graduatorie del concorso ordinario di cui al DDG n. 82/2012, ma non collocati in posizione utile da risultare vincitori, hanno titolo, a partire dall’anno scolastico 2014/15 ed in presenza di disponibilità di posti, ad essere nominati in ruolo.", dall’altra parte, il Testo Unico (art. 399 comma 1), che prevede l'attribuzione dei ruoli al 50% tra Gae e Gm. Dunque se i posti destinati al concorso saranno in numero maggiore dei posti messi a bando, questi verranno attribuiti agli idonei presenti in graduatoria del concorso non vincitori secondo la disposizione prevista dal DM 356 di maggio. Inoltre la disposizione è chiara: le eventuali compensazioni sono disposte a partire dall'anno scolastico 2014/2015, ma riguardano, ove possibile, le immissioni dell'anno precedente. "A.6 Ove il numero dei posti disponibili, dopo aver effettuato i previsti recuperi relativi alle precedenti operazioni di assunzione per l’a.s. 2013/2014, ovviamente nei soli casi in cui i tali recuperi siano necessari per il rispetto della normativa vigente, risulti dispari, l’unità eccedente viene assegnata alla graduatoria penalizzata nella precedente tornata di nomine e qualora non vi siano state penalizzazioni alle graduatorie del Concorsi ordinario.” Il "recupero" è dunque relativo alle precedenti operazioni di assunzione per l'anno 2013/2014. Su questo punto va detto che il Testo Unico, a cui tanti idonei si appellano chiedendone il rispetto, oltre alle immissioni in ruolo 50% concorso e 50% Gae, prevede i recuperi anche per gli anni in cui non siano stati banditi i concorsi nel caso fosse esaurita la precedente gm del 99. E' infatti scritto, nel Testo Unico all'art. 399 comma 2: "Nel caso in cui la graduatoria di un concorso per titoli ed esami sia esaurita e rimangano posti ad esso assegnati, questi vanno ad aggiungersi a quelli assegnati alla corrispondente graduatoria permanente. Detti posti vanno reintegrati in occasione della procedura concorsuale successiva." Tuttavia un altro aspetto completamente trascurato mette una seria ipoteca sulla legittimità dello scorrimento su graduatorie composte da molti idonei non abilitati. Va infatti ricordato che questa procedura concorsuale, a differenza delle precedenti del '99 e '90, non è abilitante, in conformità al D.I. n. 460 del '98, dunque successivo al Testo Unico e mai abrogato, che ha previsto si la partecipazione dei docenti solo laureati entro il 2003-4, ma dispone all'art. 5, ripreso anche dal bando del concorso 2012, l'abilitazione solo per coloro che risulteranno vincitori del concorso e quindi classificati entro i posti a bando. Va detto che il Miur ha sorvolato su questo vincolo, considerando che a causa di rinunce dei classificati entro i posti a bando ci possano essere scorrimenti "naturali" tali da far rientrare nei posti a bando anche un candidato classificatosi oltre tali posti. Ma tecnicamente, come avviene da sempre per tutti i concorsi pubblici, questo candidato può essere considerato a tutti gli effetti un vincitore se lo scorrimento avviene per rinuncia dei candidati che lo precedono. Lo stesso non può invece dirsi per i docenti che seguono e su cui si operano scorrimenti "forzati" per decreto. Quindi i candidati idonei ma non abilitati non possono essere considerati vincitori di concorso e dunque abilitati, come per altro ha stabilito anche una recente sentenza che nega l'abilitazione agli idonei partecipanti al concorso soltanto con la laurea. Questo aspetto non secondario è stato trascurato anche dal recente DM 356 che ha disposto gli scorrimenti ma non ha riconosciuto l'abilitazione agli idonei che infatti non hanno avuto accesso alla II fascia delle Graduatorie di Istituto. Ne consegue che sarebbero illegittime le immissioni in ruolo per scorrimento "forzato" di idonei non abilitati e che, per evitare contenziosi, si dovrebbero invece scorrere le graduatorie di merito, immettendo in ruolo solo i candidati già abilitati e saltando gli idonei non già abilitati. Tirando le somme di questa complessa questione, che sicuramente sarà foriera di nuovi contenziosi, a quanto pare, se nell'aliquota destinata al concorso 50% sono già state soddisfatti tutti i vincitori (come da allegato 1 al DDG 2012), nelle prossime immissioni si procederà ad assegnare quei posti non alla GaE come sarebbe logico, ma agli idonei del concorso 2012. Abilitati o no.
www.larepubblica.it – 13 agosto 2014
"Caro Renzi, l'Italia va disincagliata dalle secche della crisi”
░ Riflessioni e sollecitazioni a Renzi, dal prestigioso intellettuale Salvatore Settis
Caro presidente del Consiglio Matteo Renzi, Le scrivo, come è diritto di ogni cittadino, per porLe una domanda: la riforma della Costituzione su cui il governo punta le sue carte servirà a disincagliare l’Italia dalle secche di questa lunga stagnazione? Lei certo sa, Signor Presidente, che l’Italia si distingue per alcuni primati poco invidiabili. Secondo dati Ocse richiamati dalla Corte dei Conti, siamo al terzo posto al mondo per evasione fiscale (preceduti solo da Turchia e Messico), e Confcommercio stima in 154,4 miliardi di euro le tasse non pagate nel solo 2012. Secondo Transparency International, l’Italia è uno dei Paesi più corrotti d’Europa (con Romania, Grecia e Bulgaria), peggio di Namibia e Ruanda, con perdite annue di 60 miliardi. Secondo il World Freedom Index l’Italia è terzultima in Europa per libertà di stampa, stando in classifica fra Haiti e Burkina Faso. Intanto, a fronte di un consumo di suolo medio in Europa del 2,8%, l’Italia raggiunge un devastante 6,9%, pur con incremento demografico zero (dati Ispra). La disoccupazione giovanile è balzata al 43,3%, contro il 7,9% della Germania, e la media europea del 22,5% (dati Eurostat). Secondo il Dipartimento per lo Sviluppo di Palazzo Chigi l’Italia è ultima in Europa per investimenti in cultura, con una contrazione della spesa doppia che in Grecia. Una riforma universitaria pessima e gestita ancor peggio mette in ginocchio la ricerca e riduce il merito a un optional spesso superfluo. Centinaia di imprese italiane chiudono i battenti o vengono assorbite da aziende cinesi, sudamericane, mediorientali. Come una valanga, continua la “fuga dei cervelli”: decine di migliaia di giovani formatisi in Italia portano in altri Paesi i loro talenti, vanificando l’alto investimento che il Paese ha fatto su di loro (nel 2013, quasi 44.000 italiani hanno chiesto di lavorare nella sola Gran Bretagna). Mentre cresce la disuguaglianza sociale, si radica la sfiducia dei cittadini nella politica, come ha mostrato il forte astensionismo nelle Europee, con un 41,32% di non votanti a cui va aggiunto l’8,31% di schede bianche, nulle o disperse. In questo contesto, come Lei sa bene, Signor Presidente, il buon risultato percentuale del Suo partito vale più o meno la metà di quel che sembra. A fronte di questi problemi, l’azione del Suo governo si concentra su questioni di ingegneria istituzionale, come se ridurre di numero i senatori (ma non i deputati), o evitarne l’elezione popolare, possa salvare l’economia italiana. Secondo Mario Draghi, l’Italia ha bisogno di «riforme strutturali sui mercati dei prodotti e del lavoro», ma in Italia si produce sempre meno e si lavora sempre meno. L’Italia deve ridurre la pressione fiscale: con un reddito annuo di 28 mila euro, un italiano paga il 27% di imposte, un americano il 15%; a un reddito di 75 mila euro corrisponde un’imposta del 28% in Usa, del 43% in Italia. Questa enorme differenza dipende dalla rarità dell’evasione fiscale in Usa (dove è severamente punita), mentre i nostri governi di ogni colore (anche il Suo) fanno ben poco per combatterla. Lei ha cercato invano, Signor Presidente, di trasmettere il Suo ottimismo: le Sue previsioni di crescita del Pil si sono rivelate fallaci, e il calo dello 0,2% nell’ultimo trimestre, contro un +3,2% della Gran Bretagna e un +1,1% medio dell’area euro, lascia poco spazio alla retorica. Cresce intanto il debito pubblico, che nel 2013 ha raggiunto il 132,6% sul Pil, e falliscono uno dopo l’altro i tentativi di spending review. La stagnazione è ormai recessione, nasconderlo è un boomerang per chi lo fa. Corruzione, evasione fiscale, disoccupazione e altri problemi italiani sono ben noti ai nostri partner in Europa e nel mondo: se non si affrontano subito, il governo perde credibilità e accredita l’ipotesi che cambiare la Costituzione sia una tecnica dilatoria per non sfidare le urgenze. Le chiedo allora, Signor Presidente: in qual modo una nuova Costituzione contribuirà a diminuire il debito pubblico, a trovar lavoro ai giovani, a frenare l’emorragia dei talenti, ad arrestare corruzione ed evasione fiscale, a rilanciare formazione e ricerca, a incentivare le imprese, l’economia e la cultura, a tutelare il paesaggio, l’ambiente e il patrimonio artistico? Con la nuova legge elettorale s’intende riconquistare alla democrazia i 22 milioni di italiani che non hanno votato, o incentivare l’astensionismo purché un partito ottenga il premio di maggioranza? Vale la pena dilapidare l’eredità della sinistra in un abbraccio mortale con Berlusconi, condannato in via definitiva ed espulso dal Senato, mediante un patto i cui contenuti precisi non vengono resi pubblici? Le riforme avviate hanno lo scopo di rafforzare l’esecutivo, ma secondo Transparency International una delle cause della crisi italiana è che già oggi «il potere legislativo dipende troppo dal potere esecutivo, che governa senza la debita assunzione di responsabilità ». È proprio opportuno accrescere ancora il ruolo dell’esecutivo? La riforma apporta alla Costituzione mutamenti radicali. Anch’io, come molti cittadini, ritengo improprio che tali proposte siano nate dal governo e non dal Parlamento, e che vengano approvate da senatori e deputati nominati secondo una legge elettorale incostituzionale. Ma la domanda è ora un’altra: se mai quel testo entrasse in vigore tal quale, come e in che cosa la recessione del Paese ne verrebbe corretta? E se invece il testo facesse per mesi e mesi la spola fra Camera e Senato assorbendo tempo ed energie, non sarebbe un dirottamento rispetto ai problemi reali del Paese? Non crede che il Suo governo acquisterebbe prestigio e credibilità se mostrasse nei fatti di ricordarsi dei diritti dei cittadini sanciti dalla Costituzione e dimenticati dalla politica con la scusa della crisi? Non sono diritti secondari: sono il diritto al lavoro per tutti i cittadini (art. 4), la funzione sociale della proprietà (art. 42), la pari dignità sociale dei cittadini e la loro eguaglianza (art. 3), la garanzia per tutti di «un’esistenza libera e dignitosa» (art. 36), il diritto alla cultura (artt. 9, 21, 33), il diritto alla salute (art. 32). Sono diritti ignorati o taglieggiati in nome della crisi economica. In che modo la Costituzione che Lei ha in mente intende farli risorgere dalle ceneri?
www.corrieredellasera.it – 14 agosto 2014
"«Il giudizio interno non basta, però mancano ispettori»”
░ Intervista ad Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, un sostenitore della necessità della valutazione delle scuole: servirebbe alle scuole per capire cosa funziona e cosa no, e in seconda battuta anche alle famiglie per orientarne le scelte. Riportiamo parzialmente.
D. Rendere pubblici i risultati delle prove Invalsi potrebbe essere un primo passo utile per dare a tutti genitori gli stessi strumenti di valutazione al momento di scegliere la scuola dei propri figli ?
R. «Sì e no. I test Invalsi in quanto tali non bastano a valutare l’efficienza di una scuola. I risultati di un istituto dipendono dal contesto in cui la singola scuola si radica, non solo dalla bontà degli insegnanti ma anche dalla qualità dagli studenti (i cui risultati a loro volta dipendono molto dalle famiglie di provenienza). Un conto è un liceo del centro, un altro un istituto di periferia. Bisognerebbe calcolare il cosiddetto valore aggiunto, cioè confrontare i risultati dei ragazzi al momento dell’ingresso in prima media e all’uscita in terza. Cosa che attualmente il sistema Invalsi non fa. Allora si vedrebbe veramente quanto vale quella scuola. Ci sono scuole che anche se non possono vantare risultati stratosferici hanno fatto fare ai propri ragazzi enormi progressi. Altre, con risultati molto migliori, che in realtà hanno solo beneficiato della composizione favorevole del proprio corpo studentesco».
D. Oltre all’Invalsi, il nuovo sistema di valutazione nazionale si basa anche sull’autovalutazione di docenti e dirigenti scolastici.
R. «Io non credo minimamente nell’autovalutazione perché, a meno che uno non sia masochista, difficilmente parlerà male della propria scuola».
D. Ma il nuovo sistema prevede anche l’attivazione della valutazione esterna tramite le visite degli ispettori.
R. «Né l’Invalsi né il Miur dispongono di abbastanza ispettori per monitorare la situazione delle 8.000 scuole che ci sono in Italia. Al massimo possono intervenire nelle situazioni di crisi, mandarli là dove si segnalano le criticità maggiori per studiare insieme con i dirigenti come migliorare le cose»….
scuolaoggi.org – 15 agosto 2014
"E ora la doppia tenaglia”
░ di Pippo Frisone
Ci mancava anche lo scontro precari del Nord contro precari del Sud. Complice la crisi , i tagli all’istruzione da un lato e l’aumento dei contingenti per le assunzioni in ruolo dall’altro : oltre 28mila posti per docenti di cui oltre la metà sul sostegno. Meridionali che “ rubano “ il posto ai settentrionali, scavalcandoli proprio nelle prime posizioni , cioè quelle utili alle immissioni in ruolo. I precari del Nord che a ben guardare tanto del Nord tutti non sono che protestano e s’indignano per la nuova invasione, non nuova tra l’altro nel mondo della scuola. L’ultima risale a qualche anno fa nel pieno dell’era Gelmini con l’invenzione delle cosiddette “code” alle GAE poi bocciate dalla Corte Costituzionale…. Al Sud sono diminuiti i posti per il calo delle iscrizioni, per l’andata a regime dei tagli agli organici della riforma Gelmini, per il mancato decollo del tempo pieno nella primaria e della scuola dell’Infanzia . E ancora, l’enorme divario tra Nord e Sud sugli alunni stranieri e la loro incidenza sulle iscrizioni e quindi sugli organici. Gli ultimi dati pubblicati dal servizio statistico del Miur relativi all’as 12/13 danno 73.288 gli alunni stranieri inseriti nella provincia di Milano, il 13,3% del totale. Pochissimi i posti al Sud per le assunzioni in ruolo. In Sicilia appena 100 i posti per l’Infanzia e 66 quelli della Primaria, con intere province a zero posti e con 52 esuberi . Situazioni analoghe in Campania, Calabria, Puglia. Da qui la spinta a spostarsi al Nord e a Milano in particolare coi suoi 198 posti nell’Infanzia e 490 nella Primaria ! E a Milano sono arrivate ben 1800 domande da fuori provincia, provenienti per la maggior parte dalla Sicilia e dalle altre regioni meridionali. Domande concentrate per lo più su Infanzia e Primaria. Domande con punteggi alti, tali da scavalcare tutte le posizioni procedenti in GAE. … Nella Primaria a Milano, nei primi 245 posti del contingente per le assunzioni in ruolo, 241 sono quelli provenienti dal altre province, 116 dalla Sicilia,54 dalla Campania, 21 dalla Puglia, e 18 dalla Calabria pari all’85% dei fuori provincia. Del contingente destinato alle GAE ( 245 ) andranno però sottratti i posti destinati ai riservisti che sono 72 e dei quali ben 50 sono i disabili trasferitisi nel 2014 ….