larepubblica.it – 13 luglio 2014
"In piazza contro la riforma (anche se è estate)”
░ La Scuola, dice Renzi, è al centro delle sue politiche; ma l’Europa gli consentirà di spendere per la Scuola ? Temiamo di no.
…La mobilitazione dei sindacati della scuola è altissima, pronta a tracimare in uno sciopero domani, oggi, tra pochi minuti. …. Punto e capo, si scende in piazza. L'impianto governativo è tutto da rigettare per i sindacati italiani e in particolare l'idea - in verità da approfondire - dei quattro anni di scuole superiori al posto di cinque. "Così taglieranno sessantamila cattedre". E questo quando negli ultimi sei anni "centocinquantamila precari sono stati rimandati indietro", nell'inferno delle graduatorie. Ecco, il piano Reggi (Giannini) sta facendo avanzare il terrore dei 622 mila precari - che oggi ruotano attorno alle graduatorie di istituto - a spasso. Non si fa mai cenno che, a fronte di un blocco di maestri e prof impegnati che semplicemente meriterebbe una cattedra, c'è chi fa un altro lavoro, chi non ha alcuna intenzione di far diventare l'insegnamento la propria vita, chi accetta di guadagnare poco in cambio di poco impegno e tanto tempo a disposizione. Già, l'Unicobas è così carica che invita i suoi così: "Prendiamo la Bastiglia". La Bastiglia di viale Trastevere, intende. L'Anief, i puntuti sindacati di Palermo, già ha dato la sua adesione. "Non è caricando gli insegnanti di nuove mansioni che si garantisce la loro produttività: questa è una logica puramente aziendale. Il docente ha bisogno di tempo per calibrare i suoi impegni, per preparare le lezioni e valutare gli elaborati"….Quelli della Gilda hanno la baionetta in canna e la Cgil, che la scorsa settimana ha allestito una partecipata assemblea nazionale ("Usciamo dal precariato della conoscenza") ma non ha fatto sapere se ci sarà per questo sit-in di metà luglio, rimanda la sua protesta frontale a una "serrata mobilitazione" per settembre… Ecco, c'è molta conservazione e molta autoconservazione nella protesta automatica, con l'autoscatto, del sindacato italiano di fronte a ogni parvenza di riforma. C'è, però, un dato di fondo, di cui il governo non potrà non tenere conto portando la sua riforma alla discussione e, dunque, presto, in Consiglio dei ministri. "Tra il 2010 e il 2013 i dipendenti della scuola hanno perso 2.382 euro", conteggia la Cgil, "parti sempre più consistenti del lavoro nei comparti della conoscenza scivolano verso condizioni di povertà". In Italia non si può andare a nessuna riforma della scuola - oggi - senza pensare a un aumento di retribuzione fisso, per tutti. Un insegnante italiano nei suoi primi dieci anni di docenza guadagna 1.330 euro nette il mese. Uno spagnolo 500 euro (nette) in più. Un insegnante tedesco della Renania-Palatinato ne guadagna 3.040 ogni mese. Il contratto italiano è fermo da sette anni. Da qui si deve partire, ipotizzando la possibilità di un aumento (lordo) che si senta. … C'è un miliardo e mezzo da trovare, per la scuola, per il suo milione di insegnanti pronti a fermarsi al rientro di settembre. L'alternativa è non fare nulla, far vincere i conservatori, far perdere i nostri ragazzi seduti ai banchi.
tuttoscuolaFocus – 13 luglio 2014
"Maggioranza in cerca di una politica scolastica”
░ Nel mondo della Scuola ci sono i primi segni di insofferenza verso la politica del Governo: finirà come per la nazionale di calcio brasiliana, contestata dalla platea amica ? Renzi non potrebbe permetterselo e, per ciò, marca (spiega Tuttoscuola) una distanza rispetto alla Giannini.
Per quasi venti anni, dal 1996 al 2014, fino alla formazione del governo Renzi, la politica scolastica delle maggioranze di governo alternatesi durante quel periodo, convenzionalmente denominato ‘seconda Repubblica’, si è identificata con quella dei ministri pro tempore. A differenza di quanto accadeva con le frequenti, estenuanti e spesso inconcludenti trattative tra i partiti della prima Repubblica, non c’è stato alcun bisogno, per i ministri della Seconda, di esercitarsi in complesse mediazioni e ripetute limature dei provvedimenti legislativi. Così è stato per i ministri Berlinguer, Moratti, Fioroni e Gelmini, e perfino per il ‘tecnico’ Profumo e la ‘tecnico-politica’ Carrozza, membri questi ultimi di governi (Monti e Letta) sostenuti da maggioranze eterogenee, che almeno sulla carta avrebbero avuto bisogno di discutere e definire una linea di politica scolastica condivisa. Cosa che non è avvenuta, anche per la forte caratterizzazione tecnocratica degli interessati. Solo con l’avvento del governo Renzi, e anche a seguito dell’esplicita dichiarazione di intenti del nuovo titolare del Miur Stefania Giannini (che si è subito autodefinita ministro politico e non tecnico, anche in quanto leader di Scelta civica), si è assistito ad un ritorno della politica scolastica come oggetto di dibattito e iniziativa politico-parlamentare non dipendente o discendente dall’azione del ministro. Così il Pd (con il responsabile scuola Faraone, ma anche con Puglisi, capogruppo in commissione istruzione del Senato, Reggi, sottosegretario al Miur, e altri) si è fatto promotore di proposte e iniziative in vari campi e direzioni – dal potenziamento della scuola dell’infanzia alla difesa dei diritti dei disabili, dalle ‘scuole aperte’ a un diverso stato giuridico – dando l’impressione di agire in autonomia dal ministro e/o di volerne condizionare l’opera. Il ministro, dal canto suo, non perde occasione per esternare sugli argomenti più diversi, ma lo fa quasi sempre attraverso brevi messaggi, per flash più che per argomentazioni, dando spesso l’impressione di parlare a titolo personale anziché a nome del governo. Sulla cui politica scolastica forse servirebbe a questo punto maggiore chiarezza.
larepubblica.it – 15 luglio 2014
"Scuola, stop a più ore per i prof ma arriva la pagella per le scuole”
░ Di Salvo Intravaia; riportiamo la prima parte. C’è nel titolo un “ma” avversativo che vorrebbe suggerire l’idea della compensazione tra due mali: E’ una semplificazione.
Passo indietro del governo sull'aumento dell'orario degli insegnanti, ma valutazione d'istituto ormai dietro l'angolo. La scorsa settimana, il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini ha congelato il suo sottosegretario Roberto Reggi che si era spinto nell'ipotesi di un incremento dell'orario di lavoro dei docenti fino a 36 ore settimanali. "Non è un tema in agenda", ha detto la ministra liquidando la questione che tiene in apprensione mezzo milione di professori. Ma la stessa Giannini, in occasione della presentazione dei risultati dei test Invalsi, ha premuto l'acceleratore sulla valutazione d'istituto che dovrebbe partire a settembre…. Quello che sembra invece ormai certo è che a partire dal prossimo mese di settembre le scuole attiveranno le attività di autovalutazione che porterà alla pagella per ogni istituto. Nella maggioranza, alcuni vorrebbero rendere pubblici alla fine del percorso di valutazione i risultati per ogni singola scuola. In questo modo le famiglie potrebbero scegliere la scuola anche in base ai risultati della valutazione che dovrebbe seguire la falsariga della sperimentazione Vales lanciata da Francesco Profumo. Fra un mese e mezzo, le scuole dovranno elaborare un Piano di valutazione che - utilizzando i risultati dei test Invalsi, ma anche tutti gli altri dati messi a disposizione dal sistema informativo del ministero dell'Istruzione o in possesso della scuola - individui i punti forti, ma soprattutto i punti deboli, dell'istituzione scolastica. Al quale dovrà seguire un Piano di miglioramento - che la scuola potrà eventualmente elaborare con l'ausilio dell'Indire (l'Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) - per correggere le criticità emerse col Piano di valutazione. E dopo avere atteso gli interventi contenuti nel Piano di miglioramento, arriverà la cosiddetta Rendicontazione dei progressi fatti che prevede anche il controllo esterno da parte degli ispettori ministeriali. Non è ancora del tutto chiaro il ruolo e le modalità di intervento dei nuclei ispettivi. Quello che sembra ormai certo è che la valutazione partirà per tutte le scuole e che concluderà questa prima applicazione nel 2018. …
tuttoscuolaNews – 16 luglio 2014
“Innovative design dei processi educativi scolastici”
░ Tuttoscuola dedica il n.644/2014 al progetto ANP - Fondazione Telecom Italia Innovative design. Riportiamo parte della presentazione.
… Un gruppo di 100 docenti, lavorando in modo collaborativo, ha immaginato che si potessero applicare metodi e strumenti, nati ed utilizzati in altri ambiti, per costruire veri ambienti di apprendimento. Nel nuovo percorso di Service Design Thinking per insegnanti, di fronte ad una “sfida”, il processo che porta alla decisione parte dall’esplorazione, come momento di analisi dei dati e delle informazioni in possesso, attraversa una fase di ideazione, nella quale si elaborano tutte le alternative possibili e si compie una scelta, una fase di sviluppo, in cui si costruisce la soluzione, fino a giungere ad una fase di sperimentazione, in cui passa dal livello di immaginazione a quello di realtà…. Le testimonianze, i Tutoriali e la Guida al Service Design Thinking per insegnanti sono nel sito www.innovazioneinclasse.it. “DIVERSAmente” importanti: ridisegnare i processi educativi curricolari per la scuola delle competenze. … è il percorso che ha coinvolto la classe quarta B del liceo delle scienze umane “Soleri Bertoni” di Saluzzo… “Scuola Digitale”: per innovare non basta utilizzare le tecnologie, occorre ridisegnare le attività didattiche. Il Progetto “Un ambiente per noi” ha coinvolto due classi seconde del Liceo Scientifico “A. Volta” di Milano. … “Noi studiamo con il Service Design Thinking”. “Il gioco diventa studio se ognuno ha il suo ruolo…” è il titolo del progetto che gli alunni della classe 3B della Scuola Secondaria di primo grado I. C. Don Milani di Carbonia (CI)… “Flipped classroom alla Primaria? Si può è efficace e divertente”. La classe II C dell'I.C. Via Giuseppe Messina di Roma con il “coach maestro Paolo”, Paolo Alghemo, ha partecipato al progetto Innovative Design di ANP e FTI, sperimentando la metodologia del "Service Design Thinking"….
l’Unità – 16 luglio 2014
“Il complesso orario dei docenti”
░ E’ un messaggio articolato, nato dalla riflessione appassionata della collega Mila Spicola. Ne traiamo qualche spunto.
…Premessa necessaria: io credo profondamente che qualunque idea o proposta, buona o non buona, ricevibile o irricevibile, prima ancora di sederci a tavolino e valutarla, accettarla, rifiutarla, emendarla, debba passare dallo sblocco degli scatti stipendiali, che è necessario e dovuto a tutti i docenti…. Non possiamo chiedere cambiamenti, mutamenti, impegni, se prima non si allinea il salario alla media europea…. Diversificazione della carriera dei docenti, da praticare in modo molto ponderato e con meccanismi professionalizzanti e obiettivi, il meno discrezionali possibili… uno specifico combinato disposto di azioni e funzioni (esperienza, competenze, funzioni svolte, titoli seri e certificati) a cui si può accedere in modo chiaro e obiettivo… Come in ogni altra professione del pubblico servizio, gli avanzamenti di carriera in funzioni intermedie -dovuti e auspicabili -, come quelli da docente a dirigente, devono essere stabiliti con passaggi, commissioni (di cui un dirigente può far parte, ma non in modo esclusivo), selezioni, valutazioni e azioni, obiettive e chiare, non da un singolo. …La funzione di middle management scolastico, qualificata e professionale (a funzione esclusiva, fuori dalle classi, o mista, con ore in classe e ore fuori dalle classi, come è all’estero in molti paesi, alcuni con sistemi eccellenti) a cui accedere tramite processi di avanzamento non discrezionali…. La visione della scuola port unitaria era l’alfabetizzazione del paese: quella post bellica era la scuola della Costituzione, formare i cittadini ai valori costituzionali, oltre che accrescere e potenziare le attitudini rimuovendo gli ostacoli, il mezzo erano ancora l’alfabetizzazione del paese e l’uniformarsi della lingua ma, soprattutto l’accesso a tutti. Oggi la scuola è inserita, come noi, come i nostri allievi, in un mondo non più locale e nemmeno nazionale, ma globale, in cui la globalità ha i connotati della conoscenza e delle informazioni, dunque deve misurarsi con sfide allargate: la formazione col concorso e l’accavallarsi di conoscenze che difficoltosamente si mischiano ad abilità e si trasformano in competenze. Competenze definite in sede globale… E allora, in una sfida globale quale può essere l’obiettivo della scuola oggi se non quello di colmare e combattere le diseguaglianze attraverso il fornire strumenti e metodi per riconoscerle combatterle…. La missione che deve darsi la scuola, comunità educante primaria, che forma cittadini e individui di una collettività, più di ieri, è quella di ottenere il successo formativo di tutti gli studenti, non solo la buona alfabetizzazione, ma il successo formativo, attraverso metodi “inclusivi” non “selettivi”.… Un disegno chiaro che esige alcune azioni concrete. La prima la costante professionalizzazione (formazione all’ingresso, selezione e formazione in itinere chiare, certe, rigorose e di alto livello)… La seconda azione: perseguire l’ innalzamento dei livelli di rendimento di tutti gli alunni, non di alcuni, puntando a livelli alti di rendimento non a livelli minimi. Soprattutto gli ultimi. E dunque prevenire piuttosto che curare, fin dai primi anni di asilo… E… organizzazione. Cioè un ben altro tipo di dirigente, se posso permettermi, piuttosto che un dirigente, io credo in un team dirigenziale, di colleghi e dirigente. Il famoso middle management scolastico che non è solo dividersi i carichi, ma tenere in piedi il senso di comunità educante altamente professionalizzata sì, ma condivisa. In ogni azione e decisione, compresa l’autovalutazione… Sono assolutamente contraria all’innalzamento delle ore di lezione frontali di un docente. Ma credo lo sia anche Reggi, anche se nessuno lo ha compreso chiaramente, nonostante lui lo abbia ribadito più volte, cadendo anche lui nella trappola della complessità dell’orario e del lavoro docente. Le ore oggi svolte di lezione frontale sono perfettamente in linea con le ore di lezione frontale svolte dai docenti negli altri paesi… A fronte di un esercito di docenti che “lavora 18 ore” ma invece ne svolge tantissime in più, e che, fisicamente e realmente, lavora per la scuola in attività quantificabili e certificabili più strettamente connesse alla funzione docente, a casa come a scuola (funzioni strumentali, attività, consigli di classe, ma soprattutto la correzione dei compiti e la preparazione delle lezioni e tutto quel che è connesso a seguire individualmente l’alunno in modo approfondito e serio, lavoro che richiede tempo e investimento personale fisico e mentale), a fronte di questo esercito, c’è però una piccola percentuale che quell’impegno sembra non svolgerlo e, agli occhi del paese, assurge a categoria…. Ogni ora di lezione comporta un’ora di lavoro accessorio. Chi lo ha svolto fino ad oggi bene, non si sentirà tradito se glielo riconoscono. Fino a 36 ore. E a costoro verrà pagato. …Nel 2014 scade il contratto nazionale collettivo dei docenti.… Un sistema complesso e strategico come la scuola non può fondarsi sulla discrezionalità e sul sacrificio nè sull’adagio deresponsabilizzante dell’autonomia scolastica… Quella che vi sottopongo è una proposta sul lavoro docente che era comparsa qualche tempo fa sulla Rivista Scuola Democratica. … Innanzitutto nel contratto non si individuano in modo chiaro entrambi i tempi del nostro lavoro: ore di lezione e tempo scuola. E sappiamo com’è andata e come va: mentre definite sono le ore di lezione, 18 ore, luogo dell’indefinito rimane il tempo scuola (che va spesso oltre le famigerate 40 ore funzionali all’ insegnamento, lo sappiamo benissimo) come indefinito è il numero di alunni. Il “tempo scuola indeterminato”, che costituisce realmente il nostro lavoro, è privo di regolamentazione, di riconoscimento sociale ed economico, come anche di tutela. Le ore dedicate al lavoro a scuola sono già oggi in media 30 ore la settimana. Con punte di 40 ore. Attività funzionali all’insegnamento, attività collegiali, ricevimenti e altro… La bozza di proposta è tratta da :http://scuolademocratica.blogspot.it/. …Il PRIMO PASSO dovrebbe essere il riconoscimento giuridico e la formalizzazione contrattuale di tale professione (completamente assente dal CCNL vigente). Ciò significa innanzitutto pervenire ad un’adeguata quantificazione giuridicamente e contrattualmente definita della funzione e delle modalità organizzative in cui si esplica. Il secondo passo è quello di riscrivere il Contratto utilizzando la formula “Tempo SCUOLA” (con orario di lavoro complessivo e certo) che comprende al suo interno le “Ore di Lezione” e le “Ore funzionali all’insegnamento“, individuandole e regolarizzandole. … Secondo un rapporto della UE il lavoro dei docenti nei decenni passati era sottopagato perché fatto da donne e considerato socialmente un lavoro di cura, piuttosto che un lavoro professionale. In Italia è ancora così. E’ svolto essenzialmente da donne (97% delle maestre e 87% delle insegnanti superiori, volutamente uso il femminile plurale), è scarsamente remunerato e viene considerato socialmente, specie per la scuola primaria e secondaria di primo grado, più un lavoro di cura che una professione che ha il compito specifico di fornire istruzione. Prova ne è l’assenza totale di altri ordini di lavoro compresi tra il docente e il dirigente. Da noi non esiste il cosiddetto middle management… Negli ultimi 30 anni gli altri paesi hanno fatto enormi passai avanti, sul piano della promozione della scuola e della professionalità del lavoro docente, (altissima specializzazione e selezioni molto dure per accedere al lavoro docente) anche attraverso il riconoscimento economico…. Auspichiamo la soppressione è il cosiddetto “Fondo dell’istituzione scolastica”, dietro cui si nasconde un profilo di illegittimità: si tratta molto semplicemente di pagamento a cottimo, a prezzo da manodopera a bassissimo costo e dequalificata, di attività che il docente già svolge (anche perché fanno parte del suo profilo professionale), ma che non sono adeguatamente retribuite, non configurano progressione economica, non sono pensionabili, ecc.; beh! il nostro modesto parere è che qui ci troviamo in un campo molto delicato, di violazione dei diritti dei lavoratori, di violazione degli stessi diritti umani, con il consenso degli stessi rappresentanti sindacali, che di quei diritti dovrebbero essere i difensori; ad onor del vero va detto che il “Fondo di incentivazione” fu introdotto come strumento transitorio per arrivare all’istituzionalizzazione contrattuale di un compenso accessorio per i docenti, che avrebbe dovuto avere ben altre caratteristiche di quelle che ora possiede il “Fondo”; ma si trattò di promesse che non hanno mai avuto attuazione… Obiettare che c’è la crisi, che non ci sono risorse, che altre categorie stanno peggio è del tutto fuori luogo. Le risorse ci sono, il fatto è che vengono sistematicamente occultate o sprecate, con l’evasione e l’elusione fiscale, con la corruzione e con la criminalità organizzata, con le spese per gli armamenti. E se non bastassero, servissero anche a questo i benedetti incentivi alle risorse destinate alla scuola. Inoltre, proprio nel settore pubblico vi sono retribuzioni (in primis, tra i funzionari pubblici, gli amministratori, i politici, ecc.) che creano notevoli diseguaglianze e intaccano l’essenza stessa della democrazia e dello stato di diritto…. Fa parte della funzione docente il diritto/dovere alla formazione in servizio, come strumento necessario di qualificazione professionale, come anche di armonizzazione delle pratiche, del lessico e di base di sperimentazione. Il lavoro del docente è un lavoro di ricerca, deve affrontare oggi problemi educativi e relazionali, oltre che didattici, deve attrezzarsi in una sfida costante alla modernità e ai nuovi linguaggi per governarli e condividerli in modo sano. Non è un lavoro che si acquisisce semplicemente con la formazione iniziale (tra l’altro, oggi, assolutamente inadeguata e insufficiente), e nemmeno semplicemente con l’esperienza. Ha bisogno di formazione e aggiornamento continuo. Formazione in servizio somministrata su linee guida nazionali, obbligatoria, programmata, continua, qualificata e svolta in collaborazione con gli istituti riconosciuti di ricerca educativa nazionale e internazionale….
http://www.quotidianodiritto.ilsole24ore.com– 18 luglio 2014
“Per l'avvocato generale Ue nella scuola abuso di contratti a termine”
░ di Giovanni Negri. L’Avvocato generale Maciej Szpunar ha depositato (17 luglio 2014) le conclusioni in materia di reiterazione dei contratti a t.d. da parte del MIUR (Cause riunite C 22/13, da C 61/13 a C 63/13 e C 418/13). Le parole inequivocabili del magistrato autorizzano più di una speranza: sono un altro step sulla strada della soluzione di questa vertenza del lavoro che interessa molte decine di migliaia di precari della Scuola, docenti e ATA. Ricordando il lavoro da noi fatto in merito, e la presenza del nostro presidente a Bruxelles nei giorni del dibattimento presso la Corte di Giustizia,l’ANIEF sottolinea il contributo che ha dato e darà a sicura tutela del personale scolastico.
La successione di contratti a termine, nel settore della scuola, senza indicazioni certe sulla data di conclusione va bocciata. A queste conclusioni, depositate ieri, approda A sollecitare l'intervento dei giudici europei era stata anche la Corte costituzionale, oltre al tribunale di Napoli, ed è la seconda volta in assoluto che avviene (il precedente è costituito dalla richiesta sulla tassa sul lusso in Sardegna). In discussione c'è la compatibilità con la disciplina europea della normativa nazionale, che autorizza il rinnovo di contratti a tempo determinato per provvedere alla copertura di posti vacanti d'insegnamento e di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario delle scuole pubbliche, in attesa dello svolgimento dei concorsi per l'assunzione di personale di ruolo. Per l'avvocato generale è da censurare il fatto che non ci sia la benché minima certezza sulla data in cui tali procedure si concluderanno e, pertanto, che non siano stati definiti criteri obiettivi e trasparenti che consentano di verificare se il rinnovo di tali contratti risponde ad un'esigenza reale. Inoltre, la teoria di contratti a termine non dà certezza sul raggiungimento dell'obiettivo perseguito e non prevede alcuna misura per prevenire e sanzionare il ricorso abusivo. L'avvocato generale valorizza il fatto che non sia stato fissato alcun termine preciso per lo svolgimento dei concorsi pubblici, che sono stati sospesi per più di dieci anni; il che «comporta un'incertezza totale quanto al momento dello svolgimento di tali concorsi e dimostra che contratti a tempo determinato sono stati utilizzati per rispondere ad esigenze permanenti e durevoli dell'amministrazione di cui trattasi, ciò che spetta ai giudici del rinvio valutare». Ancora, le restrizioni finanziarie recentemente imposte da numerose disposizioni italiane nel settore scolastico, per le conclusioni, non possano giustificare il ricorso abusivo alla successione di contratti a tempo determinato. Spetta però ai giudici italiani valutare se queste restrizioni finanziarie imposte ad un'amministrazione pubblica da numerose disposizioni hanno una forza tale da rappresentare una giustificazione sufficientemente concreta per l'utilizzo di contratti a tempo determinato, quale imposta dalla giurisprudenza della Corte. Il Governo italiano poi non è stato convincente, sottolinea l'avvocato generale, nel portare elementi di giustificazione per norme che si sono stratificate nel tempo: l'uso dei contratti a termine anzi emerge come necessario per rispondere ad esigenze strutturali di personale docente. «Tali esigenze strutturali affermano le conclusioni risultano dalla quantità considerevole di personale che è stato collocato in una situazione professionale precaria per più di dieci anni, e ciò senza che sia stato previsto alcun limite né quanto al numero di rinnovi dei contratti né quanto alla durata massima dei suddetti contratti. A mio avviso, una buona parte di tali posti avrebbe potuto essere coperta in modo permanente tramite contratti a tempo indeterminato pur conservando la necessaria flessibilità giustamente considerata dalla Corte costituzionale».