Rassegna stampa

Recensioni dalla Stampa al 17 maggio 2014

 http://www.laricerca.loescher.it/ – 9 maggio2014

La svalutazione della scuola: indagine sull'INVALSI

░ Una profonda, articolata riflessione – che condividiamo -, della quale riportiamo alcuni passi. Marina Boscaino è docente di italiano e latino in un liceo di Roma, blogger del Fatto Quotidiano e di MicroMegaOnline, e coordinatrice dell'Associazione Nazionale Per la Scuola della Repubblica.

… Eccoci qua: per l’ennesimo anno celebriamo i test Invalsi in un clima irrespirabile, tra scioperi coraggiosi (particolarmente attivi Cobas e Unicobas) e diffusissimi mugugni, tra affermazioni serie, iniziative serie, studi seri, materiale utile di tanti insegnantimobilitatiDalle cose che leggo nelle parole e negli atteggiamenti degli amici citati e di altri, mi convinco che un’altra strada sarebbe stata possibile. … Se non si fosse voluta ridurre la valutazione a un’operazione svincolata da qualsiasi valenza culturale e formativa. Da qualsiasi attenta rilevazione degli effettivi bisogni della scuola, delle sue criticità, delle sue eccellenze SostieneVertecchi, a proposito dell’idea che occorrano due anni per preparare i test Invalsi (oggetto di tante critiche, non solo politiche, ma anche e soprattutto di carattere pedagogico): “…. Le prove che si continuano a usare sono varianti tratte da uno strumentario definito fin dalla metà del secolo scorso. L'apparato metodologico che dovrebbe assicurare qualità delle prove non è molto più recente. Lascio immaginare che cosa accadrebbe in qualsiasi altro settore che per oltre mezzo secolo presuma di lasciare inalterato l'apparato interpretativo e quello metodologico con il relativo strumentario”. La neo presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello, ha recentemente dichiarato al “Messaggero” Hoprovato a leggere le domande del test di seconda elementare, in alcuni casi ho dovuto leggerle due volte prima di capire la domanda. Non è ammissibile (…) Non si possono effettuare le prove sulla base di tranelli o furbizie. Non vanno rese più difficili i test ricorrendo a queste complicazioni. Sto già incontrando gli esperti per capire come all’interno del quadro delle indicazioni nazionali si possano mettere a punto delle prove ben fatte». …. Le riserve, semmai, si rivelano – anno dopo anno – fondate sia nel merito che nel metodo, offrendo persino al presidente dello stesso Invalsi la possibilità di contestare i test, almeno dal punto di vista della formulazione (che, parlando di quesiti, non è poco…). ….Non èAjello la prima ad affermare l’inadeguatezza dei test. L'ostinazione sorda con cui l’azione è stata portata avanti – nonostante numerose critiche, richieste di attenzione da parte della scuola, esplicite affermazioni di pedagogisti illustri – in qualche modo segnala un’ulteriore motivazione dell'operazione.Perché – in un certo momento storico del nostro percorso – c’è stata la necessità di fare abbattere sulla scuola una metodologia valutativa con scarsa fondatezza scientifica e culturale, fonte di atteggiamenti polemici e conflittuali, non pensando, invece, che la valutazione prevede – preventivamente – una profonda e seria “cultura” della valutazione?In alcuni Paesi UE che da tempo prevedono la somministrazione di prove analoghe, esse vengono sostenute da una cultura della valutazione storicamente sviluppata e scientificamente determinataL’impressione è che si tratti da una parte di un’operazione dimaquillage in salsa pseudo-europea, che coglie la scuola totalmente impreparata, sia dal punto di vista delle risorse professionali da mettere in campo che di quelle economiche. Queste “prove tecniche di misurazione” … hanno inoltre un proprio costo specifico, che potrebbe finire di gravare ulteriormente sui massacrati bilanci delle scuole. … Non c’è stato un ministro – da Gelmini a Giannini – che si sia preso la briga di prendere in considerazione le argomentazioni avanzate contro i test. Anzi, Giannini (comunicatrice spregiudicata, fiduciosa della diffusa impreparazione di molti docenti rispetto alle sue evocazioni giuridiche) ha potuto affermare qualche giorno fa: ' C'era un regolamento che non era stato attuato e noi lo stiamo attuando. Dall'anno scolastico 2014-2015 diventerà diffuso in tutte le scuole italiane”Il regolamento di cui parla è quello sulla valutazione, approvato lo scorso luglio nel silenzio generale, di cui mi occuperò in uno dei prossimi interventi. Immobile, per mancanza di fondi e di protagonisti. I test Invalsi ne sarebbero un’attuazione. Si ribadisce la logica del premio, della meritocrazia, della valutazione come strumento di selezione e di determinazione del profilo professionale del docente. … Veniamo dunque al punto. L’ostentato dilettantismo dell’operazione e l’incuria nei confronti delle critiche restituisce l'impressione che quell’affrettato maquillage avesse anche la necessità di accompagnare altre intenzioni: a partire dalle esplicitazioni di Gelmini per giungere alle ultime esternazionidi Giannini sulla formazione coatta dei docenti i cui studenti non abbiano raggiunto la sufficienza ai test. … Per imporre alle scuole, e in particolare agli Organi Collegiali, in materia didattica un obbligo, occorre sempre un fondamento legislativo. Gli Invalsi sononormati da direttive ministeriali, previste dall’art. 3 comma 2 del dlgsl 286/04, in attuazione della legge delega 53/03 (Moratti) che istituì l’Invalsi. L’avv. Corrado Mauceri (Per la Scuola della Repubblica) afferma cheesiste un “contrasto tra la norma che conferisce al ministro la facoltà di emanare direttive invasive dell’ambito dell’attività didattica con il principio della libertà di insegnamento, costituzionalmente riconosciutoL’art. 51 del dl 5/ 2012 prevede, al secondo comma: “Le istituzioni scolastiche partecipano, come attività ordinaria d’istituto, alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti degli studenti, di cui all’articolo 1, comma 5, del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 ottobre 2007, n. 176 Ciò non toglie che, per rendere l’Invalsi vincolante, occorra una delibera del Collegio dei docenti, che – nella dimensione della volontà collettiva su temi di competenza esclusiva – contempera il principio della libertà di insegnamento, costituzionalmente determinato.. È (in)valsa la pena di istituzionalizzare un sistema scolastico che abbia come scopo principale la semplificazione, vincolando l'apprendimento degli individui ad un sistema nozionistico e totalmente acritico, procedendo a sottolineare il divario di chi ha possibilità di accesso alla cultura maggiori o alternative alla scuola per diritto di nascita ed estrazione sociale? Addestramento, si chiama: è la propedeutica all'obbedienza acritica.

 

www.latecnicadellascuola.it – 10 maggio 2014

"Il ruolo degli insegnanti non è riconosciuto"

░ Pasquale Almirante segnala la scarsa considerazione sociale verso i docenti una delle ragioni per cui il sistema scolastico italiano non è tra i migliori del mondo.

L'istituto di ricerca inglese The EconomistIntelligence Unit ha stilato la prima classifica mondiale delle scuole perfette. Quaranta i paesi esaminati, dal Regno Unito all'Australia al Giappone. Per l'Italia un risultato mediocre perché si colloca solo venticinquesima nella graduatoria, scavalcata dalle scuole dell'Est asiatico e da quelle dell'Europa del nord. Rimandati, invece, Colombia, Argentina, Brasile, Messico e, peggiore del mondo, Indonesia. La classifica, scrive Huffingtonpost.it, si basa sulla cosiddetta "curva di apprendimento", che comprende una serie di fattori come la considerazione del ruolo dell'insegnante, l'attenzione per la formazione continua e per quella di base, l'interesse per materie tradizionali (come italiano, matematica e scienze) e per quelle del futuro (uso della tecnologia, problem solvingteam working). … Tra i punti deboli del nostro sistema di istruzione v’è l'idea che si ha del ruolo dell'insegnante, una professione spesso vista come ripiego. 

 

http://www.repubblica.it – 11 maggio 2014

Galleria Borghese: “…impianti fuori uso ma l’aria del parco protegge le opere 

░ Da Raffaello a Canova un guasto minaccia i capolavori di RomaI condizionatori della Galleria Borghese fermi da due mesi.

Alla Galleria Borghese di Roma, tempio dell’arte fra i più prestigiosi in Italia, l’emergenza si chiama climatizzazione. Da due mesi, nel nono monumento statale più visitato del 2013 (quasi 500 mila visitatori e oltre 3 milioni di incassi), l’impianto è guasto. E le temperature — uno dei fattori più delicati per la conservazione delle opere, insieme all’umidità — sono fuori controllo. Soprattutto nella Pinacoteca, culla di gioielli come l’”Amor Sacro e Amor Profano” di Tiziano, che il personale stesso ormai definisce «un forno».…. «Da due mesi siamo alle prese con questa emergenza — spiega Anna Coliva, direttrice del museo — L’impianto di climatizzazione, costruito nel 1997, è completamente usurato e sconta anni di cronica mancanza di manutenzione »…. Nel frattempo, si tampona la situazione con le finestre aperte. «È il male minore, rispetto agli sbalzi di temperatura — sostiene la direttrice  Quella che sembra una soluzione temporanea potrebbe mettere ancor più a rischio le opere se dovesse protrarsi a lungo. «Bisogna cercare di evitarla il più possibile perché quel che entra dall’esterno, e parlo di inquinanti non solo chimici ma biologici, è fuori controllo — spiega Elisabetta Giani, fisica dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro — Soprattutto, ci vuole un monitoraggio costante dell’umidità, sia all’interno che all’esterno». È quello, infatti, il peggior nemico delle tele e, soprattutto, delle tavole: «Il parametro per l’umidità relativa è del 50-55 per cento, sbalzi troppo elevati possono deformare o danneggiare i materiali». Ma anche le temperature, «se dovessero superare a lungo i 30 gradi», potrebbero causare danni.

 

www.orizzontescuola.it – 12 maggio 2014

Graduatorie di istituto. Chiarire anno durata legale TFA, refuso tabella III fascia, come avviene passaggio dalla III alla II fascia

░ Le tabelle di valutazione dei titoli per le graduatorie di istituto di II e III fascia sono ancora in bozza, ma è già possibile avere un'idea su punteggi derivanti da servizi e titoli.

Per l'abilitazione conseguito attraverso la frequenza dei percorsi a numero programmato di Tirocinio formativo attivo ai sensi dell'art. 15 comma 1 del dm 249/10, nonché dei percorsi formativi di cui all'art. 3 comma 3 del dm 249/10, sono attribuiti:

fino a punti 12 per il voto da abilitazione
ulteriori punti 42 (12 per la durata annuale del percorso di formazione e 30 per il superamento dell'esame finale del percorso selettivo)Non sono valutabili i servizi di insegnamento prestati durante il periodo di durata legale dei corsi, qualora utilizzati come titolo di accesso. Per il I ciclo TFA bisogna considerare che esso attiene, secondo il Decreto Direttoriale 23 aprile 2012 n. 74, all'anno accademico 2011/2, ma in concreto si svolto nell'a.a.2012/13. Quale sarà l'anno di servizio da non considerare, in quanto già compreso nel punteggio aggiuntivo? E' bene che il Miurlo chiarisca già dall'apertura delle domande, al fine di evitare interpretazionidifformi

 

 

http://www.left.it/ – 12 maggio 2014

Note di vita civile

░ Il disegno di legge della senatrice Elena Ferrara propone la musica in tutte le scuole. Nel nome di Claudio Abbado. E un vasto movimento di associazioni culturali lo sostiene. (di Donatella Coccoli)

Il Maestro Claudio Abbado scomparso a gennaio. Per tutta la vita si è impegnato ad avvicinare i giovani alla musica Ia musica in ogni scuola italiana, dagli asili nido fino ai licei. Come componente fondamentale per lo sviluppo della personalità umana, della capacità creativa e della conoscenza. Un sogno? Un'utopia? «Una rivoluzione culturale», dice Elena Ferrara, senatrice Pd che ha appena depositato il disegno di legge 1365 «per la valorizzazione dell'espressione musicale e artistica nel sistema dell'istruzione». Dedicato a Claudio Abbado che si è sempre battuto per la musica nelle scuole, il ddl rappresenta una svolta. Intanto, perché è sottoscritto da esponenti di tutti i partiti (oltre che dai senatori a vita Renzo Piano, Carlo Rubbia ed Elena Cattaneo). E poi perché è appoggiato da un intero mondo, vivace ma finora inascoltato, fatto di associazioni, scuole civiche, cori e bande. Gruppi culturali che hanno tentato di mettere una toppa alla grave lacuna presente nell'istruzione pubblica. Oggi l'unica ora di educazione musicale nella scuola primaria scompare del tutto nella secondaria. Esistono sì le scuole medie a indirizzo musicale ma sono appena 1.400, mentre i licei musicali sfornati dalla riforma Gelmini raggiungono solo un'ottantina di sezioni in tutta Italia. Il risultato: zero cultura musicale per intere generazioni. E quindi zero curiosità, partecipazione. E anche zero pubblico. Un gap che segna l'Italia rispetto ad altri Paesi europei dove invece la musica è praticata fin dall'infanzia. Il ddl di Elena Ferrara, laureata al Dams, docente di Educazione musicale a Oleggio (Novara) ha lo scopo di «mettere a sistema l'esistente: la formazione scolastica attraverso dei curricula non frammentari come quelli attuali e la rete delle associazioni. Stabilendo partnership con università e conservatori». L'obiettivo, continua la senatrice, «è quello di non disperdere definitivamente un enorme patrimonio che negli ultimi anni, soprattutto nella musica e nella danza, ha già subìto duri colpi». Così, anche «al fine di contrastare la decadenza culturale» il ddl si pone l'obiettivo di fornire «occasioni formative basate sull'acquisizione di una piena consapevolezza degli aspetti pratici, teorico-analitici e storico-culturali». In sintesi: formazione artistica (musica, teatro e danza) nelle scuole d'infanzia ma soprattutto ecco la novità sostanziale 100 ore annuali nei curricula della scuola elementare e media e 50 in quelli delle superiori. Non solo. Si prevede la trasformazione degli istituti comprensivi in poli formativi artistici, la collaborazione con la rete dei "soggetti terzi" accreditati dalMiur e dalle Regioni, la formazione dei docenti, rassegne e spettacoli a prezzo ridotto per studenti e insegnanti e detassazioni per le famiglie che iscrivono i figli a corsi amatoriali musicali, teatrali o coreutici. E dopo i tagli furibondi di Gelmini-Tremonti, il ddl stanzia 75 milioni di euro all'anno dal 2015 al 2017, 25 milioni dal 2018.

 

Il Messaggero – 13 maggio 2014

I test a scuola che uccidono la gioia di apprendere

░ di Giorgio Israel.

Si constata, anche quest’anno, una miscela di test ragionevoli e di altri che suscitano dubbi circa le competenze di chi li ha pensati. La via del miglioramento è lunga, soprattutto se le critiche saranno ancora ignorate. Ma resta aperta la domanda: per andare dove? Cosa può dare l’analisi dello stato dell’istruzione mediante test, pur al massimo delle sue possibilità? La domanda è resa impellente dal torrente polemico che si rovescia sul più famoso sistema internazionale di valutazione mediante test, Ocse-Pisa… il 10% degli studenti dei vari Paesi sostiene effettivamente i test di lettura Pisa, mentre gli altri entrano nelle statistiche simulando le risposte mancanti con numeri casuali. Ne è nata una polemica furiosa in cui la difesa ha opposto che questa è una prassi usuale in statistica, mentre uno statistico di fama come David Spiegelhalter ha sostenuto che i metodi usati sono sbagliati e che «ricavare lezioni da Pisa è difficile quanto prevedere chi vincerà una partita di calcio». Ora, una lettera firmata da un stuolo di autorevoli personalità a livello internazionale (pubblicata sul Guardian col titolo “I test Ocse-Pisa stanno danneggiando l’educazione in tutto il mondo”) contesta il metodo dei test al di là delle questioni tecniche. Difatti, gli articoli di critica tecnica pullulano, ma gli enti di valutazione fanno orecchie da mercante. Per esempio, il nostro Invalsi considera come Verbo un modello matematico largamente criticato e di cui recenti ricerche indicano l’inapplicabilità proprio ai test usati nel 2009 per le scuole medie. L’appello internazionale considera inammissibile alla radice l’idea di costruire un intero sistema di valutazione sui test e mette in luce i guasti che sta producendo questa prassiDenuncia una visione angustamente economicista che cancella il fatto che l’istruzione non forma solo forza-lavoro ma soggetti capaci di partecipare a una società democratica, all’azione morale e a una vita di crescita personale; per cui, per molti versi, inclusa la disastrosa tendenza a bandire la conoscenza dall’istruzione, compromette il futuro della democrazia. Questa tendenza tecnocratica è manifestata dal fatto che l’istruzione sta diventando terreno riservato a economisti, statistici e psicometrici, escludendo soggetti che non hanno minori diritti a “sedersi al tavolo”: insegnanti, educatori, studiosi disciplinari di ogni sorta, famiglie, studenti, amministratori. Infine, il ciclo continuo di testing produce un clima nevrotico nelle scuole e, sostituendo l’insegnamento con l’addestramento, «uccide la gioia di apprendere». Tra le molte altre osservazioni ne ricordiamo una fondamentale: «misurare grandi diversità di tradizioni educative con un criterio unico, ristretto e parziale, può danneggiare irreparabilmente i nostri studenti e le nostre scuole». Siamo di fronte a un documento che ha un valore cruciale, particolarmente importante per un Paese come l’Italia che sta costruendo il suo sistema di valutazione. E va respinto il solito ammonimento: chi critica non vuole la valutazione. il ministro ha osservato che, come un buon medico si valuta se i suoi malati guariscono o restano in buona salute, così l’insegnante si valuta dal risultato del processo di apprendimento. Ma già qui non ci siamo. Perché quel che fa la differenza è l’oggetto: altrimenti, i peggiori medici sarebbero gli oncologi e i migliori quelli che curano i raffreddori. Inoltre, i concetti di salute e malattie sono tutt’altro che univoci. Ciò è materia di dibattito scientifico e valutare un medico è cosa molto più complessa che non fare test sull’evoluzione dello stato dei suoi pazienti. Lo stesso dicasi per gli insegnanti: la bravura di un insegnante può essere offuscata da un contesto difficile mentre può rifulgere la mediocre qualità di un insegnante che opera in un contesto facile. Né la qualità degli apprendimenti è riflessa, se non a livelli minimali, dalle prestazioni nei test. Del resto, se il ministro ha accolto l’idea di sostituire i test d’ingresso a medicina con un modello di tipo francese, in cui la selezione viene fatta con esami di merito dopo un anno, non può ritenere che i testi possano servire a valutare il sistema dell’istruzione, gli studenti e addirittura gliinsegnanti. Curiosi tempi i nostri, in cui si straparla di “complessità” e poi si pretende di ridurre tutto a schemini semplici.

 

www.orizzontescuola.it – 14 maggio 2014

Graduatorie istituto: 42 punti TFA, nessuna riserva PAS. Conferma differenziazione punteggi. La prima volta dei diplomati magistrale in II fascia. Anticipazioni

░ Si è svolto l'incontro tra Amministrazione e sindacati per la definizione di decreto e tabelle per le graduatorie di istituto 2014/16.

Le tabelle sono già state pubblicate dal Miur e rimangono invariate rispetto alle bozze già pubblicate su OrizzonteScuola.it, anche se non mancano dei refusi Le Organizzazioni sindacali hanno chiesto la proroga per l'inserimento del titolo PAS entro il 30 luglio (data che avrebbe potuto comunque consentire l'avvio ordinato delle lezioni con i supplenti già in classe), ma l'Amministrazione non ha acconsentito. Dovrebbero essere quindi confermate le due finestre, a giugno e dicembre, per l'inserimento del titolo di abilitazione. Questo provvedimento è quello più contestato dai sindacati, in quanto l'inserimento del titolo a dicembre, fatta salva la continuità didattica, potrebbe significare per i docenti PAS la perdita di opportunità lavorative. I contorni della questione in effetti non sono ancora definiti, se si ascolta infatti una dichiarazione del Ministro rilasciata oggi in Piemonte, quest'ultimo ritiene certo l'inserimento dei docenti PAS in tempo utile per l'assegnazione delle supplenze. Le tabelle confermano la valorizzazione del titolo TF, in base al decreto del Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro per la funzione pubblica e con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica 24 novembre 1998, n. 460, e in particolare l’articolo 3, che prevede “nei concorsi a cattedre, per titoli ed esami, nella scuola secondaria ed in quelli per soli titoli, a coloro che abbiano concluso positivamente la specifica scuola di specializzazione, i bandi di concorso attribuiscono un punteggio aggiuntivo rispetto a quello spettante per l’abilitazione conseguita secondo le norme previgenti alla istituzione delle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario e più elevato rispetto a quello attribuito per la frequenza ad altre scuole e corsi di specializzazione e perfezionamento universitari”.Il punteggio aggiuntivo spetterà ad abilitazione conseguite con SsisBifordoc,Cobaslid Diploma di didattica della musica punti 54TFA punti 42Diploma accademico di II livello + TFA punti 66Scienze della formazione primaria dm 249/19 punti 72Scienze della formazione primaria precedente al dm 249/10 punti 60 (la tabella presenta un refuso)Non sono valutabili i servizi di insegnamento prestati durante il periodo di durata legale dei corsi, qualora utilizzati come titoli di accesso ad una graduatoria di una qualsiasi posto o classe di concorsoVisto il parere del Consiglio di Stato, Sezione II, del 5 giugno 2013 su un ricorso straordinario in merito al valore abilitante all’insegnamento dei titoli di diploma magistrale, secondo il quale tra i “docenti in possesso dell’abilitazione all’insegnamento” devono intendersi compresi anche coloro i quali “abbiano conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002 il titolo di studio attribuito dagli istituti magistrali al termine di corsi triennali e quinquennali sperimentali di scuola magistrale e dei corsi quadriennali e quinquennali sperimentali di istituto magistrale (per la scuola dell’infanzia) o al termine dei corsi quadriennali e quinquennali sperimentali dell’ istituto magistrale (per la scuola primaria)”, sarà consentito l'inserimento nella II fascia delle graduatoriedi istituto.

 

www.larepubblica.it – 15 maggio 2014

Giovani ribelli del test

░ Prove Invalsi tra le proteste. In prima fila gli studenti delle superiori che hanno boicottato il quiz e disertato le aule in tuttaItalia. Accusano questo meccanismo di valutazione di mettere la scuola al servizio di logiche manageriali. Mentre solo un istituto su cinque ne usano i risultati

Protestano gli studenti, che sono scesi in piazza srotolando striscioni in tutta Italia, da Milano a Siena, da Roma a Napoli, e hanno chiesto ai loro compagni di boicottare i test e di disertare le aule:…. Tace (o almeno taceva ieri) il ministro Stefania Giannini, alla sua prima esperienza con l’ondata di malumore che fin dall’inizio le prove hanno portato con loro. E intanto i sindacati diffondono un dato che, forse, è il più preoccupante di tutti: «Soltanto una scuola su cinque — dice FrancescoScrima, segretario generale della Cisl Scuola — utilizza in qualche modo i risultati Invalsi, che vengono restituiti ai singoli istituti dopo le correzioni e le valutazioni a Roma. Questo dimostra che questo sistema calato dall’alto non funziona e che è ora di discutere con chi la scuola la fa davvero, tutti i giorni»….Andreas Schleicher, responsabile del programma Pisa, ha spedito al Guardian una lettera punteggiata di dubbi e preoccupazioni, e pubblicata col titolo “I test danneggiano la scuola?”. Schleicher si chiede se l’ansia di “riuscire” nelle prove nazionali e internazionali (il programma Pisa, promosso dall’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione internazionale, aveva come scopo proprio quello di fissare dei parametri comuni per valutare l’efficacia dei programmi scolastici) non rischi di influenzare gli insegnanti e le famiglie, costringendoli a studiare in funzione del risultato piuttosto che per seguire obiettivi educativi. E critica il “sensazionalismo” con il quale i singoli governi sono portati a annunciare le proprie iniziative di valutazione

 

www.corrieredellasera.it – 17 maggio 2014

Quota 96, Giannini rinvia il problema degliesodati della scuola dopo il voto

░ Impotenza: il Governo non è in condizione di affrontare prima delle elezioni europee la situazione vergognosa che tutti, PD compreso, attribuiscono ad un errore nella RiformaFornero. Che dice Speedy-Renzi ?

Pensione scuola e Quota 96, nulla di fatto. I docenti e il personale Ata che attendono di lasciare cattedre e banchi da quattro anni sono delusi. Contro quelle che ritengono promesse «sempre più vaghe» hanno inscenato in questi giorni scioperi e proteste: striscioni nelle scuole il 13 maggio; proteste a Montecitorio il 15; presidio in piazza il 16, con lettura, davanti a Montecitorio, di tutti gli articoli della Costituzione violati per la questione dell’errore della riforma delle pensioniFornero. Tanto che nel pomeriggio di oggi è intervenuta anche Stefania Giannini. «Subito dopo la fine della campagna elettorale per le europee - ha assicurato il ministro dell’Istruzione - verrà affrontato il problema dei pensionati della scuola quota 96». Giannini ha spiegato di aver incontrato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, per affrontare la questione. «Abbiamo messo vari capitoli specifici tra cui anche questo in agenda - ha detto - non a partire da questa settimana, ma subito dopo ci vedremo». «Questo aspetto - ha sottolineato ancora Giannini - riguarda circa 4.000 persone, sarebbe già un importante impegno, credo che ci sia lo spazio». Ma intanto va avanti la raccolta di firme della Lega per l’abolizione della riforma del ministro del Lavoro del governo Monti, i deputati del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo hanno organizzato un flash mob alla Camera, esibendo una maglietta con una doppia scritta : «Quota 96 - Pensionati esasperati da un diritto violato» e «Quota 96 - inFORNERati - un diritto e non un privilegio». Il problema relativo agliesodati della scuola - ovvero quei lavoratori della cosiddetta «Quota 96» che, nonostante avessero già maturato i requisiti per accedere al trattamento pensionistico, sono rimasti senza pensione con l’approvazione della riforma pensioni Fornero che ha innalzato l’età pensionabile - non ha finora trovato soluzione.Cesare Damiano (Pd), presidente della commissione Lavoro della Camera ritiene «necessario porre rimedio a un errore compiuto dalla riforma Fornero delle pensioni, che non ha considerato il fatto che il ciclo scolastico (primo settembre-31 agosto) non coincide con quello solare». Questa «disattenzione» - ha detto Damiano - « ha causato un’ingiustizia e impedito a molti insegnanti di poter andare in pensione». Sulla stessa linea la Cgil, che chiede di «risolvere questo problema per una questione di giustizia per il personale della scuola». L’argomento, peraltro, ricorda l’ex ministro «è già stato oggetto di una risoluzione delle commissioni Bilancio e Lavoro, sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari e della risoluzione con la quale la Camera il 17 aprile ha approvato il Def2014. Il governo si è impegnato, in quell’occasione, alla soluzione dei problemi previdenziali del settore scuola oltre a quello degli esodati». Damiano ricorda anche i numeri: «La platea del settore scuola ammonta a poco più di 4mila unità, con un onere stimato dall’Inps di circa 35 milioni di euro per il 2014, 106 per il 2015, 107 milioni di euro per il 2016, 108 milioni di euro per l’anno 2017 e 72 milioni di euro per l’anno 2018. Una copertura finanziaria non eccessiva che risolverebbe una situazione assurda e che consentirebbe di aprire le porte della scuola a 4mila giovani insegnanti». Il Ministro dell’istruzione Stefania Giannini aveva dichiarato in aprile che la questione Pensioni Quota96 «è ormai diventata un “capitolo politico”» e che non intende «farne una “battaglia primaria” ma trovare il modo di rimediare sfruttando le risorse disponibili nell’ambito del DEF 2014». Dichiarazioni che facevano seguito all’approvazione del Parlamento di una Risoluzione che impegna il Governo a risolvere la questione Quota 96. E sempre il ministro, in una recente intervista, aveva ammesso che la situazione dei Quota 96 è «frutto di un errore legislativo» e che «deve essere affrontata» il prima possibile, precisando che «il governo potrebbe anche precedere il Parlamento» nel varare un provvedimento che metta finalmente la parola fine alla situazione. Dichiarazioni politiche che però si sono sin qui scontrate con il no della Ragioneria dello Stato, che aveva stabilito che i 450 milioni di euro necessari per chiudere la partita, semplicemente non ci sono.

 

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