Rassegna stampa

Recensioni dalla Stampa al 14 febbraio 2014

 

www.tuttoscuola.com – 11.02.2014

Immissioni in ruolo, quando il concorso vecchio scaccia il nuovo

Il punto sui posti di cui il MIUR può disporre per il reclutamento dei docenti.

Da un lato c’è l’evidente volontà politica dell’Amministrazione, sostenuta anche dai sindacati tradizionalmente vicini agli iscritti alle Graduatorie ad esaurimento (Gae), di svuotare il più celermente possibile queste graduatorie. Nel perseguire questo intento, il Ministero è intenzionato a limitare le assunzioni dalla graduatoria dell’ultimo concorso del 2012 esclusivamente “per il numero dei posti messi a concorso”. Le eventuali cattedre restanti, per l’Amministrazione, vanno assegnate, relativamente alla percentuale del 50% riservata ai concorsi ordinari, ai candidati dei precedenti concorsi ordinari, con esclusione di quello del 2012. Nel caso di eventuali cattedre eccedenti il numero dei posti messi a bando nell’ultimo concorso, questi posti vanno per intero “ad aggiungersi a quelli riservati alle GAE”. È questo il senso delle indicazioni che il Ministero dell’Istruzione ha inviato ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali in relazione alle 4.447 assunzioni a tempo indeterminato di docenti su posto di sostegno previsti dalla Legge n. 128/2013. Per effetto di queste indicazioni, gli Uffici Scolastici Regionali non redigerebbero alcuna graduatoria relativa all’ultimo concorso, per ciò che attiene agli idonei non vincitori.

Dall’altra parte, questa interpretazione favorevole agli iscritti alle Gae, sembra disattendere completamente il Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione (Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297), che recita (art. 400, comma 17) "Le graduatorie relative ai concorsi per titoli ed esami restano valide fino all'entrata in vigore della graduatoria relativa al concorso successivo corrispondente".

Con queste indicazioni, l’Amministrazione sembra esporsi a tutta una serie di ricorsi (che risulta che alcune organizzazioni sindacali stiano già promuovendo), ma ancora di più alla critica sostanziale: che senso ha avuto organizzare un concorso con tassi di selettività superiori a qualsiasi altro precedente per docenti, se poi per reclutare il personale eccedente si intende attingere alle graduatorie del 1999 e ignorare quelle vigenti (magari attingendo per il 100% alle Gae composte da candidati che il concorso 2012 non sono riusciti a superarlo)? D’altra parte, se le indiscrezioni che vogliono l’indizione di un nuovo concorso per docenti già nel 2014 saranno confermate, la discussione su quale graduatoria preferire rischia di avere una vita breve.

 

Fioccano giudizi negativi sulla gestione politica di Scuola e Università

░ Le nostre valutazioni, i lettori della rubrica di Aggiornamento le conoscono; riportiamo qui i ben più autorevoli giudizi della Corte dei Conti, di Benedetto Vertecchi e quello, addirittura espresso in voti, di UNICOBAS Lombardia. Si aggiunga che i tribunali quotidianamente danno torto al MIUR, ovunque e su quasi tutti i ricorsi, al punto che si può ben dire che ormai l’applicazione di molte direttive è corretta dai giudici del lavoro o da quelli amministrativi. Tra i sindacalisti di tutte le sigle l’irritazione è evidente. Per non dire dello scoramento del personale scolastico. Dispiace non poco doverci, durante una fase politica confusa, esprimere in termini tanto negativi ma tacere non è possibile; è lo scenario da noi previsto all’insediamento del Governo.

Giorgio Candeloro - ItaliaOggi – 11 febbraio 2014.

“Studenti meritevoli senza risorse. In tre anni il fondo da 20 milioni è rimasto inutilizzato - La Corte dei conti boccia il Miur e il ministero dell'economia sui soldi per gli universitari”

Poca chiarezza per il futuro, un groviglio di norme contraddittorie, carenza di finanziamenti, mancanza di progettualità. È netto e duro il giudizio della Corte dei conti su come (e se) si spende in Italia per il sostegno agli universitari meritevoli ma privi di mezzi. Con una delibera di fine dicembre, resa nota nei giorni scorsi, i magistrati contabili hanno indagato sul Fondo per il sostegno della formazione universitaria e sulla Fondazione per il merito, istituiti nel 2010 dalla riforma Gelmini. Ne emerge un quadro scoraggiante: lastricata di ottime intenzioni, la strada dell'investimento di risorse per il sostegno ai meritevoli in tre anni non ha portato da nessuna parte. Doveva essere un progetto di lungo periodo: prima il fondo per promuovere l'eccellenza e il merito con premi e buoni studio da restituire al termine del percorso universitario, poi la fondazione, basata sulla partnership tra pubblico e privato, con un ruolo centrale riservato all'imprenditoria e la possibilità per gli studenti di avvicinarsi al mondo del lavoro già durante gli anni della formazione universitaria. L'obiettivo? Colmare la mancanza italiana di un sistema di prestiti universitari e avvicinare agli standard europei il nostro modello di sostegno al diritto allo studio. I magistrati contabili denunciano nella loro indagine che niente di tutto questo è avvenuto: stanziati i venti milioni iniziali, mai spesi, il fondo per il merito non è decollato, mentre la fondazione semplicemente non esiste. Non un euro è finito in questo triennio nelle tasche degli studenti meritevoli.

Mario Monti, in veste di ministro dell'economia, cassò il decreto istitutivo della fondazione, mentre il «decreto del fare» del governo Letta ha dirottato le risorse del fondo verso le borse di studio per gli studenti fuorisede. Due decisioni che hanno obliterato il progetto Gelmini senza elaborarne uno alternativo. Da qui le bacchettate della corte che ha trasmesso l'indagine alle camere chiedendo provvedimenti legislativi a breve. Particolarmente dure le critiche all'attuale titolare dell'economia Fabrizio Saccomanni, al quale i giudici contabili chiedono se «sussiste ancora l'interesse del Mef all'istituzione della fondazione per il merito oppure in quali diversi termini si voglia proseguire l'originario progetto che prevede l'impiego di risorse prevalentemente private per premiare i capaci e i meritevoli». I magistrati della corte ne hanno anche per l'attuale gestione della questione dal parte del Miur, accusato di scarsa vigilanza sul numero dei beneficiari del sostegno per il diritto allo studio, comunque erogato, e sull'effettiva efficacia di questo, e per il Parlamento, responsabile primo della confusione del quadro normativo. Per i giudici si deve agire in fretta su un ambito fondamentale e delicato come quello del diritto allo studio, sancito solennemente dall'articolo 34 della Costituzione e nel quale regnano ancora la poca chiarezza e l'insufficienza o la cattiva gestione dei fondi. L'indagine evidenzia infatti che troppo spesso «all'incertezza del quadro normativo si aggiunge le riserva che riguarda le risorse finanziarie disponibili, convogliate verso un programma o un altro, senza un piano sistematico e organizzato di sostegno e attuazione del diritto allo studio. Un'accusa in piena regola di improvvisazione e mancanza di visione, trasversale agli ultimi due o tre esecutivi e legislature. Qualcuno agirà per porvi rimedio? Visti i precedenti lo scetticismo sembra d'obbligo.

Benedetto Vertecchi – l’Unità - 11/02/2014

“Scuola, comparare non conviene”

…Tutti si affannano a dichiarare la centralità dell’educazione per lo sviluppo del Paese, ma pochi si sforzano di superare interpretazioni di breve momento per individuare le radici di un malfunzionamento sempre più evidente. Accade anche di peggio, e cioè che si pretenda di superare la crisi con annunci sempre meno credibili di innovazioni che starebbero per essere introdotte, senza peraltro mai indicare elementi obiettivi che dovrebbero giustificare un atteggiamento di fiducia. Si direbbe che ormai si sia rinunciato a spiegare le ragioni della crisi e si utilizzino cascami interpretativi presi a prestito da altri settori della vita sociale, o si sfruttino gli aloni positivi associati a elementi di razionalità impliciti nello sviluppo tecnologico, per coprire l’assenza di interpretazioni e progetti originali per lo sviluppo del sistema educativo…. Nelle comparazioni internazionali non sono i nostri allievi che scapitano rispetto ai loro coetanei europei, ma è il nostro sistema scolastico che denuncia l’angustia delle scelte effettuate, sul piano della quantità (orari rachitici di funzionamento) e della qualità, ovvero, in primo luogo, dell’uso delle risorse. Quando si fanno annunci mirabolanti sulle prospettive salvifiche di un’innovazione fondata su soluzioni delle quali nessuno è in grado di dimostrare l’efficacia (e spesso è stato, invece, dimostrato che possono indurre effetti negativi), la comparazione non ha nulla a che fare con le prestazioni degli allievi, ma con le scelte dissennate operate a livello del sistema.

Paolo Latella - www.orizzontescuola.it - 10/02/2014

E' il periodo delle pagelle... diamo un voto al Ministro Carrozza

Una valutazione sul suo operato... una specie di pagella sui punti cruciali dell’Istruzione in Italia… Rapporto con il Vaticano 10; Rapporto con gli industriali 10; Condotta 6… Gradimento da parte dei sindacati, dirigenti, insegnanti, Ata, famiglie, studenti 5; Percezione della vicinanza alle singole istituzioni scolastiche 3 (scuole statali), 10 (scuole paritarie); Presenza e ritiro premi in cerimonie e inaugurazioni 10; Presenza sul territorio in caso di calamità 8; Rapporti con gli altri Ministri e peso politico 4; Idee innovative a favore dell’istruzione statale (non classificata); Fondi alla scuola statale 4; Fondi alla scuola paritaria (pubblica e privata) 10; Conoscenza delle leggi scolastiche e regolamenti 2; Rispetto sentenze del TAR 2; Nuova riforma scolastica (non classificata); Lotta alla dispersione scolastica 5; Migliorie al supporto ad alunni portatori di handicap (Sostegno) 4; Scuola multietnica 6; Adeguamento (a norma) strutture scolastiche 4; Difesa dei diritti del personale della scuola pubblica statale 2; Adeguamento Stipendi Docenti e Ata alla media europea 2; Organici funzionali 2; Assunzioni 5; Cancellazione del demansionamento in ata dei docenti 2; Ripristino degli scatti cancellati personale Ata ex Enti Locali 2; Giro di vite alle scuole paritarie 2; Nuove sperimentazioni scuole paritarie e Licei di quattro anni 10; Pensioni personale scolastico 2; Sistema di aggiornamento e valutazione del personale scolastico (non classificata)… Annotazioni/Giudizio complessivo: Il Ministro Maria Chiara Carrozza, dal giorno del suo insediamento al Miur, ha ereditato una situazione pesante e drammatica per colpa dei ministri precedenti che hanno inciso pesantemente e negativamente sull'istruzione statale. Non ha avuto il giusto supporto economico e finanziario promesso dal Premier Letta e dal Mef del Ministro Saccomanni. Inizialmente aveva dato segnali positivi dichiarando che se non fosse stata data la giusta importanza e priorità all’istruzione pubblica lei avrebbe lasciato. Così non è stato… e lei si è adeguata, galleggiando come lo stesso premier Letta in attesa di eventi positivi… Purtroppo la delusione è tanta dagli addetti ai lavori fino agli osservatori esterni….

 

Il Messaggero – 12.02.2014

“Il tesoro si riprende seicento euro dai bidelli”

I soldi attribuiti a circa sette mila ATA, per alcune mansioni aggiuntive verranno tolti retroattivamente dalla busta paga.

Sono soldi riconosciuti dall’ultimo contratto di lavoro a partire dal settembre 2011. Adesso però si chiede la restituzione degli importi per le mansioni aggiuntive, che non sono soltanto un lavoro in più ma competenze riconosciute dopo appositi corsi di specializzazione. L'equivalente di un premio al merito. Incarichi in aggiunta ai normali compiti, come dare assistenza ai ragazzi disabili, essere in grado di garantire il primo soccorso, sostituire il direttore dei servizi amministrativi e dare supporto alla didattica. Funzioni che possono essere svolte solo da personale selezionato e formato: poco più di settemila dipendenti sui quasi 200mila Ata in servizio nelle scuole. Mansioni già svolte. E retribuite. Ma ora quei soldi riconosciuti in più dovranno essere restituiti. Lo scorso 5 febbraio una lettera del ministero dell’Istruzione (il Miur) inviata al ministero dell’Economia (il Mef) ha dato il via libera al «blocco dell’erogazione del beneficio economico e al recupero delle somme erogate» da settembre 2011 fino al 2012. Recupero anche per le somme corrisposte da settembre 2013, sia per «eventuali nuove attribuzioni» sia che si «tratti di somme corrisposte per posizioni economiche acquisite con decorrenza settembre 2011». Questo sulla base della manovra del ministro Tremonti (la legge 122 del 2010), che dispone il blocco degli aumenti di stipendio per gli anni 2011 e 2012. Questa norma viene ora applicata anche sugli incentivi per gli Ata, che vanno da un minimo di 600 euro lordi l’anno per i collaboratori scolastici, fino a oltre 1.200 per gli assistenti amministrativi e di laboratorio….

 

www.adistaonline.it - Segni nuovi n.6– 15.02.2014

“Compiti a casa”

Marina Boscaino tranchant, come spesso e a buona razione.

Un evergreen della ciancia nostrana è la questione dei compiti a casa. Periodicamente si ripropone e viene riproposta e riportata all'attenzione di media e pubblico da qualche ministro a corto di idee…. Non intendo dire non si tratti di un tema interessante; mi limito, semmai, ad osservare l'assoluta superficialità con cui viene affrontato. Persino dai ministri competenti…. «Se oggi si dà una versione di greco o latino, mi racconta mia moglie che è insegnante, quasi sempre la traduzione si trova su internet. Insomma, dobbiamo essere più “smart” dei ragazzi». Più furbi, certo. Ma forse sarebbe il caso di una seria riflessione sull’uso consapevole delle tecnologie; e, prima ancora, forse, sul senso della traduzione dal latino e dal greco. Erano pillole di saggezza del non rimpianto Profumo, in una delle sue numerose quanto dilettantistiche affermazioni su un tema – la scuola – del quale ha costantemente dimostrato di essere all'oscuro. Non più significative le uscite di Carrozza che almeno, rispetto al suo predecessore, con il quale condivide l'incompetenza in materia di istruzione, non affida le sue comunicazioni a progetti tanto "visionari" quanto generici e demagogici. Dopo la raccomandazione ai docenti di non assegnare troppi compiti prima della pausa natalizia, da Fazio Carrozza ha affermato che il lavoro a casa deve essere «equilibrato ed equo», «ma bisogna lasciare spazio anche alle arti: dai musei ai libri». Queste le risposte di una parte della nostra accademia (quella consultata, perché ci si guarda bene dall'interpellare pedagogisti o esperti di didattica) su un tema che in tempi di vuoto di idee o di volontà di stornare l'attenzione da problemi ben più gravi, quali quelli che hanno assalito il sistema dell'istruzione da molti anni, viene frequentemente tirato in ballo. Non grava infatti sul nostro sistema scolastico esclusivamente la zavorra degli 8 mld di euro tagliati, ma anche l'assenza di un serio dibattito sul perché, sul cosa e sul come insegnare; sulla relazione educativa e sulla cura; sugli antidoti alla dispersione, alla dissipazione e al ritardo scolastici, che pesano come macigni sull'Italia di oggi e sull'Italia che sarà. Gli unici balbettii in proposito hanno coinvolto, naturalmente, la panacea delle tecnologie, in una visione miracolistica che affida loro la risoluzione di tutti i problemi. E allora, si continuino le danze: compiti sì, compiti no. Esperti dell'improvvisazione e del buon senso riempiono il silenzio pensando che noi non si sappia riconoscerlo dietro fiumi di parole inutili.

Ufficio Stampa Presidenza del Consiglio 13.02.2014

Impegno Italia

Il documento programmatico che il governo Letta ha sperato di prolungare il proprio incarico: Il ”canto del cigno”. Riportiamo la parte relativa alla Formazione.

“Impegno Italia” nasce per rendere chiara, di fronte al Paese, l’assunzione di responsabilità che il governo chiede al Parlamento

e ai partiti. … Formazione. Un’Italia più competitiva e giusta vuole investire nella conoscenza e nelle competenze quali leve della crescita culturale, civile ed economica della persona e della società. Scuola, università e ricerca richiedono interventi decisi di miglioramento strutturale, che valorizzino la qualità dell’offerta e le competenze di insegnanti e professori universitari, con l’obiettivo di aumentare l’efficienza dell’investimento in capitale umano. 14. Riformare i cicli scolastici. La scuola dell’infanzia ha un ruolo fondamentale nello sviluppo personale, sociale e cognitivo del bambino. Valorizzare questa fase integrandola nel ciclo di istruzione ha lo scopo di mettere gli studenti nella condizione di iniziare ad apprendere prima e meglio, con la possibilità di terminare gli studi in anticipo con un livello di conoscenze e occupabilità pari, o superiore, a quello garantito dal sistema attuale. Ci impegniamo a: avviare la sperimentazione di un modello, da introdurre in modo graduale, in cui la scuola dell’infanzia costituisca il primo grado nel ciclo di istruzione obbligatoria; ristrutturare i cicli scolastici in modo da consentire ai giovani italiani di diplomarsi prima in linea con gli standard europei….

15. Introdurre criteri più stringenti di valutazione e valorizzazione del merito.È essenziale poter contare su un sistema condiviso e affidabile di valutazione delle scuole, che permetta di premiare il merito. Ci impegniamo a: attuare il regolamento sulla valutazione al fine di assicurare la piena operatività del Sistema nazionale di valutazione delle scuole pubbliche e delle istituzioni formative incentrato sull’INVALSI…. 16. Garantire la sicurezza e l’adeguatezza delle strutture scolastiche. Tutelare la sicurezza degli studenti, degli insegnanti

e degli operatori è un dovere primario dello Stato. Investire nell’edilizia scolastica è fondamentale per contribuire alla ripresa economica e alla rigenerazione urbana. Importanti iniziative sono state già assunte e vanno ora rese tutte operative. Ci impegniamo a: investire nel periodo 2013-2015 oltre due miliardi di euro per gestire la sicurezza e l’adeguatezza delle strutture scolastiche; completare l’Anagrafe dell’edilizia scolastica, ferma al 1996; monitorare e accelerare gli interventi in corso di realizzazione a partire dai 692 già avviati con il DL Fare…. 17. Reclutare nuovi insegnanti e superare il precariato. Il sistema di reclutamento degli insegnanti ha, tra

i suoi limiti, quello di non premiare a sufficienza il merito e di generare precariato di lungo termine tra i docenti. Gli interventi devono prevedere un sistema di selezione di alta qualità che abiliti

i giovani insegnanti alla professione attraverso l’università, e in numero adeguato alla domanda. Ci impegniamo a: confermare la chiusura definitiva delle graduatorie a esaurimento; avviare corsi universitari abilitanti calibrati sul fabbisogno effettivo; indire concorsi a cadenza triennale…. 18. Riformare il sistema di finanziamento delle università e promuovere il diritto allo studio universitario…. Il

sistema attuale di finanziamento degli atenei ha il limite di penalizzare gli istituti che operano nei contesti socio-economici più difficili. Le università che per mancanza di risorse esterne e infrastrutture non sono in grado di innovare la propria offerta si trovano oggi a non poter competere per l’assegnazione di risorse pubbliche. Nel caso invece in cui l’offerta sia attraente, si possono creare ostacoli alla frequenza di tutti gli studenti interessati così come alla loro mobilità geografica, anche all’interno della UE, con ricadute sulla mobilità sociale. Ci impegniamo a: ● proseguire l’azione avviata di incremento delle

risorse ordinarie per le Università e definire un nuovo sistema per la loro ripartizione, in modo da valutare i risultati della ricerca e della didattica con gli indicatori socio-economici del territorio nel quale l’università si trova a operare, e il loro impatto sulla sua performance;

● riformare il sistema di contribuzione degli studi universitari sulla base di criteri di equità e progressività; ● aumentare il numero degli studenti beneficiari di borse di studio e di forme di welfare studentesco….

 

www.corrieredellasera.it - 14.02.2014

“L’università italiana sempre più vecchia Solo un docente su 8 ha meno di 40 anni”

Gian Antonio Stella con l’anteprima dell’Annuario Scienza Tecnologia e Società 2014 di Observa Science in Society, curato da Massimiano Bucchi e Barbara Saracino, ed edito da il Mulino.

Ultimissimi. Nessuno, tra tutti i Paesi europei, ha così pochi docenti universitari sotto i quarant’anni. Nessuno. Ne abbiamo, compresi i «giovani» ricercatori, meno di uno ogni otto. Un dato umiliante. La Francia, rispetto a noi, di docenti sotto la quarantina ne ha oltre il doppio. La Gran Bretagna quasi il triplo. La Germania il quadruplo. Uno spreco assurdo di energie, intelligenza, creatività. Che pesa sulla ricerca, sull’innovazione, sul futuro del Paese… I ricercatori italiani pur essendo solo 4,3 ogni mille occupati (gli europei sono mediamente 7 cioè quasi il doppio, i tedeschi 8,1, i francesi 9, i portoghesi 9,9, i danesi 13,4 e i finlandesi addirittura 16) sono ottavi al mondo per articoli sulle riviste che contano (un settimo di quelli statunitensi pur avendo gli americani una dimensione enormemente più grande) e quarti nei progetti di ricerca europei finanziati dal «7° Programma Quadro».
Sono in gamba, i nostri. E il loro successo europeo e mondiale certifica come, nonostante tutto, le nostre scuole e le nostre università riescano a regalare degli studiosi di livello altissimo. Dietro, però, il panorama è sconfortante. E non solo nella scoperta che tra i primi 20 atenei e istituti di ricerca europei piazziamo solo il Cnr (quarto) contro 2 della Svizzera, 2 della Danimarca, 3 della Francia, 3 della Germania e 5 del Regno Unito. Basti scorrere la tabella dei Paesi che (settore militare escluso, ovvio) spendono di più per la ricerca rispetto al Pil. Con l’1,3% (e va già impercettibilmente meglio che cinque anni fa) siamo ventottesimi, molto al di sotto della media europea (1,9%) e di quella Ocse (2,4%) e staccatissimi dai Paesi che hanno scelto con decisione di puntare sul futuro come il Giappone (3,4%), la Finlandia (3,8%), la Corea (4%) e Israele, che svetta con uno stratosferico 4,4%: quasi il quadruplo di noi…. I numeri che fanno più impressione sono quelli sull’invecchiamento della nostra classe dirigente universitaria. Un problema, scusate la battuta, vecchio. Già nel gennaio 2007 una indagine del ministero dell’Università della ricerca sulla base dei codici fiscali accertò che su 18.651 docenti di ruolo nei nostri atenei, quelli con meno di 35 anni erano 9: lo zero virgola zero cinque per cento. Al contrario, quelli con più di 65 anni erano 5.647: quasi un terzo.
Sette anni dopo, i numeri dell’Annuario Scienza Tecnologia e Società 2014 dicono che su 28 Paesi dell’Unione Europea i docenti che hanno meno di quarant’anni (ricercatori compresi e questo dovrebbe abbassare la media) sono quasi la metà (49,2%) in Germania, il 43,4 nei Paesi Bassi, il 40,5 in Polonia, il 35,8 in Portogallo, il 29,5 nel Regno Unito, il 28 in Austria, Svezia e Finlandia, il 27,4 in Spagna, il 25,9 in Francia e giù giù, staccata di oltre sei punti dalla Slovenia che è penultima, c’è l’Italia. Con quel 12,1% di professori e ricercatori insieme che hanno meno del doppio dell’età che aveva Bill Gates quando fondò la Microsoft.

 

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