Rassegna stampa

Rassegna stampa sulla sentenza Tar sulla soglia 35 alle preselezione del concorso a cattedra e sui costi per lo Stato della mancata assunzione di 250 mila precari

Pubblichiamo alcuni articoli sulla sentenza Tar sulla soglia 35 alle preselezione del concorso a cattedra e sui costi per lo Stato della mancata assunzione di 250 mila precari.

Per il TAR Lazio la soglia di 35/50 alle preselezioni del concorso a cattedra è illegittima

Ansa: Scuola: Tar Lazio annulla parte bando reclutamento docenti
Anief,avevamo ragione ora aperta strada a oltre 6.500 ricorrenti
(ANSA) - ROMA, 11 GEN - E' annullato il bando per il reclutamento del personale docente delle scuole dell'infanzia, primaria e secondaria, nella parte in cui ha stabilito l'ammissione alla prova scritta solo dei candidati che hanno conseguito un punteggio non inferiore a 35/50. Lo ha deciso la III sezione bis del Tar del Lazio, presieduta da Massimo Luciano Calveri, accogliendo ricorsi proposti complessivamente da 72 persone per contestare il decreto di indizione dei concorsi emanato dal Ministero dell'Istruzione nel 24 settembre 2012. I ricorrenti erano tutte persone che hanno partecipato alle prove preselettive del concorso, superate con un punteggio superiore o uguale ai 30/50. Impugnavano l'esito del concorso, deducendo l'illegittimità della norma del bando che prevede il superamento della prova con un punteggio minimo di 35/50. Il Tar ha accolto i ricorsi, condividendo le censure proposte "proprio alla luce dell'osservazione – si legge nelle sentenze – che la prova preselettive non è volta a saggiare le conoscenze dei candidati, avendo come fine quello di sfoltire la platea degli stessi". Proprio per questo "ben diversa sarebbe dovuta essere la modalità di valutazione dei test – scrivono i giudici – potendo limitarsi l'Amministrazione a stabilire una soglia minima di quesiti superati al fine di ammettere i candidati che si fossero avvicinati o avessero superato detta soglia, come peraltro viene effettuato in molte procedure concorsuali, dove essa non concorre a formare il punteggio finale del candidato". L'effetto è l'annullamento della parte del bando che ha previsto una soglia alta per il superamento delle prove preselettive, nonché nella parte in cui non include i ricorrenti. "Ancora una volta avevano ragione – commenta l'Anief – La nostra denuncia si è dimostrata fondata. Queste prime sentenze riguardano due ricorsi seguiti da privati e, di fatto, aprono la strada agli altri undici ricorsi (per un totale di oltre 6.500 ricorrenti) patrocinati dal nostro avvocato Irene Lo Bue che saranno discussi il prossimo 3 aprile 2014". Per Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e segretario di Confedir, "si tratta dell'ennesima conferma della tutela giudiziaria che il nostro impianto costituzionale riserva ai cittadini contro bandi di concorso scritti male e ingiusti. Sempre nei prossimi mesi saranno discussi in udienza pubblica gli altri ricorsi del sindacato, già vittoriosi in sede cautelare, contro gli altri punti del bando di concorso censurati". (ANSA).

Tecnica della Scuola: Concorso a cattedra, per passare le preselezioni bastava prendere 30/50

Italpress: Scuola, Tar Lazio scioglie riserva soglia 35/50 a preselettive concorso
ROMA (ITALPRESS) - L'Anief esprime soddisfazione dopo che, a conclusione delle prove concorsuali in quasi tutte le Regioni, il Tar del Lazio ha sciolto la riserva per quei ricorrenti ammessi agli scritti dopo aver fatto ricorso avverso l'esclusione perche' avevano conseguito un voto tra 30 e 34, quindi sotto la soglia di 35 scelta dal ministro Profumo, al termine di una prova preselettiva contestatissima. Per Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario Confedir, "si tratta dell'ennesima conferma della tutela giudiziaria che il nostro impianto costituzionale riserva ai cittadini contro bandi di concorso scritti male e ingiusti. Sempre nei prossimi mesi - conclude Pacifico – saranno discussi in udienza pubblica gli altri ricorsi del sindacato, gia' vittoriosi in sede cautelare, contro gli altri punti del bando di concorso censurati". Queste prime sentenze riguardano due ricorsi seguiti da privati e, di fatto, aprono la strada agli altri undici ricorsi (per un totale di oltre 6.500 ricorrenti) patrocinati dall'Anief, che saranno discussi il 3 aprile 2014 e che ottennero per prime, esattamente un anno fa, le ordinanze cautelari di ammissione con riserva. (ITALPRESS).

Italia Oggi: Concorsone, ammessi i prof con 30/50 ai test preselettivi

 

La mancata assunzione di 250mila precari costa allo Stato oltre 700 milioni

Asca: P.A.: Anief, mancata assunzione 250mila precari costa a Stato 750mln

IMG Press: La mancata assunzione dei 250mila precari costa allo Stato 700 milioni di euro l’anno

Wall Stree Italia: P.a.: Anief, Mancata Assunzione 250mila Precari Costa A Stato 750mln

Free news pos: P.A.: Anief, mancata assunzione 250mila precari costa a Stato 750mln

Yahoo: P.A.: Anief, mancata assunzione 250mila precari costa a Stato 750mln

Italpress: P.A., Anief "Mancata assunzione precari costa allo stato 700 mln l'anno"
ROMA (ITALPRESS) - Si parla tanto di spending review e di spesa pubblica eccessiva. Per questo il Governo starebbe preparando altri tagli. Ma farebbe bene a guardare anche agli sprechi. Come quello che da un paio di anni le amministrazioni statali attuano per mantenere in vita il proprio "esercito" di 250 mila dipendenti precari. Secondo l'ufficio studi dell'Anief, la loro assunzione in ruolo permetterebbe un risparmio annuo immediato di almeno 750 milioni di euro l'anno: basterebbe che lo Stato italiano decidesse finalmente di assumerli a tempo indeterminato, mettendo cosi' anche la parola fine alle procedure di infrazione attivate dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia per l'abuso di contratti a tempo determinato. L'esborso si deve a una normativa relativamente recente, contenuta nella Legge 92 del 2012, che solo per il personale non di ruolo prevede un versamento ulteriore all'Inps, in proporzione allo stipendio, come conseguenza di due nuove indennita' (ASpI e mini-ASpI) finalizzate a finanziare un "tesoretto" utile a indennizzare i lavoratori subordinati che, loro malgrado, dovessero rimanere disoccupati: in media, per il personale della scuola si tratta di circa 2.500 euro l'anno che lo Stato deve pagare in piu'. Una sorta di tassa sulla precarieta', che lo stesso "datore di lavoro" ha deciso di non estirpare. Ora, essendo diventati oltre 140 mila i supplenti annuali della scuola, con contratto sino al 30 giugno o al 31 agosto (dati Ragioneria dello Stato, attraverso il Conto annuale, pubblicati appena qualche giorno fa), il salasso che lo Stato e' chiamato a pagare ogni anno per loro e' di ben 350 mila euro.
"Ma negli altri comparti della pubblica amministrazione - sottolinea Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - ci sono altri 110 mila precari con almeno tre anni di servizio svolto: 30 mila nella sanita' e quasi 80mila tra ministeri vari, enti locali e regioni. Considerando che gli stipendi medi della scuola sono inferiori a quelli percepiti negli altri apparati pubblici, vanno considerati come inutilmente spesi almeno altri 350 milioni di euro l'anno. Sempre per la doppia indennita', AspI e mini-AspI, riservata a dipendenti non di ruolo. Viene da chiedersi - incalza il sindacalista - quale vantaggio puo' avere il nostro Stato nel continuare a mantenere una posizione sbagliata sull'assunzione definitiva dei 250mila precari dell'amministrazione pubblica". L'Anief ricorda, inoltre, che all'inutile esborso di 700 milioni di euro annui va aggiunto il rimborso economico che il Paese potrebbe essere chiamato a saldare per l'abuso di ricorso al precariato. Tanto e' vero che, oltre alle procedure di infrazione avviate ormai da tempo, il 12 dicembre scorso la Corte di Giustizia Europea con due provvedimenti coordinati ha bocciato senza appello la legislazione italiana in materia di negazione delle tutele effettive contro gli abusi nell'utilizzazione dei contratti a tempo determinato alle dipendenze di pubbliche amministrazioni. Con le ordinanze Carratu' e Papalia ha indicato allo Stato italiano la necessita' impellente di rivedere le norme e la prassi in materia. Ma i rilievi della Commissione Ue sul tema sono continui. Pochi giorni prima, a novembre, Bruxelles aveva ricordato al governo italiano che tanti suoi dipendenti continuano ad essere "impiegati con contratti a termine ma 'continuativi', per molti anni", lasciati "in condizioni precarie nonostante svolgano un lavoro permanente come gli altri". E questa situazione "e' contraria alla direttiva sul lavoro a tempo determinato". Senza dimenticare che con l'ordinanza n. 207/13, la Corte Costituzionale ha rinviato alla stessa Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilita' della normativa italiana con la direttiva comunitaria, sempre sulla reiterazione dei contratti a termine e sul mancato risarcimento del danno per docenti e Ata precari della scuola con almeno 36 mesi di servizio. "Se la Corte di Giustizia di Lussemburgo dovesse condannare l'Italia - ricorda Pacifico - per le casse statali sarebbero guai ancora piu' seri: la Corte, infatti, potrebbe condannare il nostro Paese a pagare fino a 8 milioni di euro per ogni singolo caso esaminato. In tal caso sarebbe ancora piu' evidente che sui contratti a termine la pubblica amministrazione italiana e' il primo 'attore' che tradisce la normativa comunitaria in materia. Non a caso i pubblici dipendenti di ruolo sono scesi in pochi anni da 3 milioni e mezzo a poco piu' di 3 milioni. Peccato che non si servito a nulla, visto che l'indebitamento statale nello stesso periodo si e' alzato di 10 punti". (ITALPRESS).

 

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