Rassegna stampa

Recensioni dalla Stampa al 2 novembre 2013

 Superando.it - 25 ottobre 2013
“Permessi e pensioni: l’Aula e il Governo devono rimediare”
░ Lo chiede la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, dopo che la Commissione Bilancio della Camera ha bocciato l’emendamento che includeva nei conteggi per l’anzianità pensionistica i permessi per maternità, paternità o per assistenza ai parenti con disabilità.
«Si continua ad ignorare incredibilmente il lavoro di cura: eppure l’Istat certifica che due terzi delle persone con gravi disabilità (70,1%) non fruiscono di alcun supporto domiciliare pubblico, valore che sale all’83,2% nella fascia di età tra gli 11 e i 64 anni. Secondo il Parlamento, chi si prende cura di quelle persone?». Protesta duramente Pietro Barbieri, presidente della FISH, dopo che la Commissione Bilancio della Camera – come abbiamo già riferito in altra parte del giornale – ha deciso di escludere i permessi per maternità, paternità o per assistenza ai parenti con disabilità – quelli in base alla Legge 104/92 – dai conteggi dell’anzianità pensionistica, bocciando per mancanza di copertura finanziaria quell’emendamento già approvato dalla Commissione Affari Sociali che aveva voluto sanare un evidente paradosso della “Riforma Fornero sulle pensioni”. Oggi – vale la pena ricordarlo – per ottenere la pensione anticipata non è prevista un’età anagrafica minima, ma chi la richiede prima dei 62 anni subisce una penalizzazione pari all’1% per ogni anno di anticipo (entro un massimo di due anni) e al 2% per ogni anno ulteriore rispetto ai primi due. Come anzianità viene conteggiata quella che deriva esclusivamente dall’effettiva prestazione di lavoro, includendo i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l’assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e di cassa integrazione guadagni ordinaria. Sono quindi esclusi dal computo i permessi e i congedi fruiti dai lavoratori per assistere i familiari con grave disabilità, cosicché, come si scrive in una nota della FISH, «anziché incentivare la flessibilità lavorativa, il sostegno alle famiglie e le risposte a lavoratori che per decenni si dividono fra lavoro e assistenza, si erodono continuamente anche quei pochi benefìci raccolti in questi anni». ….

il manifesto - 26 ottobre 2013
“Ricercatori al CNR. Sì a «eccellenze» mentre in 1.100 rischiano il posto”
░ Il ministro Carrozza ha firmato un decreto che permette agli enti di ricerca controllati dal Miur di assumere per chiamata diretta, cioè senza concorso, ricercatori/tecnologi con altissima qualificazione scientifica.
Lo stanziamento previsto è di 1.613 milioni di euro e risale ad un decreto legislativo del 31 dicembre 2009 (numero 213). … In un paese come l'Italia, dove l'istruzione ha subito un taglio di 10 miliardi di euro, invece sì. Il decreto sugli «eccellenti» ha il sapore della beffa. Solo al Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), il più grande ente di ricerca italiano, ci sono 1100 precari (tra ricercatori e tecnologi) che rischiano il licenziamento con la conversione in legge del «decreto 101»… Chi, tra loro, non ha maturato al 1 settembre un'anzianità di tre anni continuativi al servizio della pubblica amministrazione non potrà partecipare al concorso che il governo Letta si accinge a bandire per assumere 120 mila precari. …. Insospettisce la fretta con la quale è stato bandito il decreto e il termine del 28 ottobre, data entro la quale i direttori di istituto dovranno comunicare i nominativi dei ricercatori «eccellenti». Ciò che è paradossale è che il testo sia stato firmato dal ministro Carrozza negli stessi giorni in cui si discute della legge di stabilità che bloccherà il reclutamento negli enti di ricerca, nelle università o nella scuola fino al 2018, mentre il decreto D'Alia rischia di fare strage tra i precari. Sarà approvato dal Senato entro 30 ottobre.

l’Unità - 26 ottobre 2013
“Fritto misto all’italiana”
░ Con il mantra “Ce lo chiede l’Europa” si vorrebbe giustificare anche la riduzione del percorso di studio delle scuole secondarie superiori.
…Se il ministro Carrozza non trova il senso dell’incoerenza nel rivendicare una pretesa inversione di tendenza col d.l. 104… - mentre va a benedire la sperimentazione del diploma che si consegue un anno prima al liceo paritario “Guido Carli” nato per volontà dell’Associazione industriali di Brescia - c’è un problema serio. Quello di mettere in chiaro, una volta per tutte, che i cambiamenti necessari non possono essere decisi nel chiuso delle stanze ministeriali… La sperimentazione della riduzione di un anno del percorso scolastico nasce dall’esigenza di scimmiottare (è il famoso “Ce lo chiede l’Europa”) quello che avviene, in ben altri contesti, in molti paesi europei. Nemmeno tutti peraltro. Ma avviene senza la benché minima discussione nel sul core curriculum, nè sulle sperimentazioni passate, né su cosa e come cambiare in contenuti disciplinari appena consolidati visto che il rifiuto di Profumo e della Carrozza a correttivi anche minimi al riordino delle superiori della Gelmini si basa sull’assunto che troppe riforme che si susseguono ravvicinate nel tempo non siano sopportabili. Ed allora qual è il senso dell’operazione avviata dalla Gelmini, proseguita da Profumo e conclusa con la benedizione della Carrozza di qualche giorno fa? A pensar mal ci si azzecca ma come non pensare al fatto che 40.000 e passa cattedre con un bel numero di ATA in meno fanno un bel taglio? Ma la Carrozza non era la ministra dell’inversione di tendenza col. D.l. 104?.... Chi si è preso la briga di dare un’occhiata non solo ai siti delle scuole che sperimentano la riduzione ha, per esempio, trovato il tempo di dare un’occhiata ai quadri orari? Io l’ho fatto per il liceo “Guido Carli” di Brescia. Consiglio la lettura perché è assai istruttiva. Mi ha colpito la macroarea, da sviluppare in un biennio con un numero di ore curiosamente definite “indicative”, di cui riporto la consistenza:” Geografia e geografia economica, geopolitica, diritto e diritto internazionale, basi di economia politica, religione”. Sarei curiosissimo di conoscere contenuti ed obiettivi da raggiungere in un biennio…. Ma se il mantra è “Ce lo chiede l’Europa” perché il ministro Carrozza non ci fa conoscere anche il suo pensiero sull’abolizione dell’insegnamento del Diritto e dell’Economia? L’Europa ci ha chiesto di non eliminarlo. Siamo l’unico paese europeo che l’ha fatto…. Così potrebbe spiegare un’altra contraddizione, evidentissima pure questa: due anni fa abbiamo accettato l’inserimento nell’OCSE –Pisa dell’accertamento delle competenze economico-finanziarie degli studenti delle superiori ….

ItaliaOggi - 29 ottobre 2013
“Sì all'aggiornamento coatto dei prof”
░ Torna l'aggiornamento obbligatorio con i corsi tenuti da associazioni accreditate presso il MIUR e dalle università. E’ bene precisare che, se si tratta di obbligo, rientra nelle prestazioni da retribuire.
Lo prevede un emendamento al decreto 104/2013 approvato dalla VII commissione della camera il 24 ottobre scorso. Che stanzia 10 milioni di euro per reintrodurre per legge l'aggiornamento coatto, mediante la frequenza a percorsi formativi organizzati da terzi estranei alle scuole e all'amministrazione scolastica. Un po' come è avvenuto dal 1995 al 1999, quando per passare al gradone successivo bisognava documentare la frequenza a 100 ore di formazione. La modifica riguarda il comma 1, dell'articolo 16, che cancella l'automatismo dell'obbligatorietà della frequenza ai corsi solo per i docenti delle scuole in cui risultati delle prove Invalsi fossero risultati particolarmente bassi. Ma estende l'obbligatorietà a tutto il personale. E a differenza della precedente stesura, l'emendamento amplia il catalogo degli aventi titolo ad organizzare i corsi includendo anche le associazioni professionali accreditate. L'aggiornamento obbligatorio tramite la frequenza ai corsi organizzati da queste associazioni era stato cancellato da tempo. Oltre tutto questa facoltà è qualificata alla stregua di diritto nel contratto collettivo di settore. In ciò lasciando intendere che il docente abbia diritto a scegliere liberamente gli strumenti e le modalità tramite le quali provvedere al proprio aggiornamento. Non di meno, se di obbligo si tratta, tale prescrizione non può che rientrare nella prestazione ordinaria. Perché lo straordinario è facoltativo per definizione. E quindi le ore di aggiornamento obbligatorie non potranno che rientrare nell'orario di lavoro ordinario, nel rispetto dei limiti fissati dalla contrattazione collettiva per le relative prestazioni. Quanto alle materie per le quali sono previsti gli interventi di formazione esse sono indicate in un elenco tassativo contenuto nello stesso articolo 16. In primo luogo sono previsti interventi volti al rafforzamento delle conoscenze e delle competenze di ciascun alunno, per migliorare gli esiti nelle valutazioni nazionali Invalsi e degli apprendimenti. In più sono previsti percorsi formativi per migliorare l'integrazione degli alunni disabili e svantaggiati. E per aumentare le competenze relative all'educazione all'affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere. Idem per aumentare le competenze relativamente ai processi di digitalizzazione e di innovazione tecnologica e per favorire i percorsi di alternanza scuola-lavoro.

ItaliaOggi - 29 ottobre 2013
“Contratti e scatti, tutto bloccato”
░ C.Forte prova a fare chiarezza nella contraddizione che si prospetta tra il dpr 122/2013 e quanto verrebbe deciso con la Legge di Stabilità.
Il blocco degli scatti di anzianità esce dalla porta e rientra dalla finestra. Nella Gazzetta Ufficiale 251 del 25 ottobre 2013 è stato pubblicato il regolamento (nato con il governo Monti e poi ultimato con modifiche dall'esecutivo Letta) che blocca la contrattazione retributiva, differisce di un anno la maturazione degli scatti di anzianità e congela l'indennità di vacanza contrattuale (decreto del Presidente della Repubblica 122/2013). Il provvedimento interviene su due materie previste nell'articolo 11 del disegno di legge di stabilità: blocco della contrattazione e indennità di vacanza contrattuale. E quindi, l'applicazione delle disposizioni in esso contenute potrebbe creare non pochi problemi di coordinamento con quelle del disegno di legge AS1120, la legge di stabilità. In più dispone la cancellazione dell'utilità del 2013 ai fini dei gradoni e la possibile riapertura della contrattazione solo per la parte normativa…. Il decreto 122 dispone il blocco della contrattazione collettiva per il biennio 2013-2014 (ora possibile solo per la parte normativa) senza possibilità di recupero (art. 1, comma 1, lettera c). E il disegno di legge di stabilità ricalca testualmente le disposizioni contenute nel decreto, modificando in tal senso l'articolo 9 del decreto legge 78/2010…. La copertura legislativa mancherebbe, invece, per quanto riguarda la cancellazione dell'utilità del 2013 ai fini dei gradoni. Questa disposizione, infatti, è presente solo nel decreto 122 e non nel disegno di legge di stabilità…. Sull'indennità di vacanza contrattuale (Ivc) le disposizioni contenute nel decreto 122 collidono, invece, con quelle contenute nel decreto legge di stabilità. Nel decreto c'è scritto che nel triennio 2015/2017, fermo il congelamento dell'importo nel biennio 2013-2014, l'indennità sarà corrisposta secondo le disposizioni contenute nei protocolli e nei contratti. Che prevedono, a regime, la corresponsione di incrementi retributivi pari al 50% del tasso di inflazione. Nel disegno di legge di stabilità, invece, viene disposto che l'importo dell'indennità continuerà ad essere corrisposta regolarmente, senza congelamenti di sorta, ma nel triennio 2015/2017 l'importo non subirà incrementi e rimarrà fermo a quello in godimento al 31 dicembre 2013. Ciò determina l'insorgenza di un contrasto tra fonti di difficile soluzione. … Se il parlamento non risolverà il contrasto direttamente in sede legislativa, si rischia di porre le basi per un ennesimo contenzioso seriale.

il Manifesto - 29 ottobre 2013
“Atenei, Sud contro Nord nella disfida del merito”
░ I rettori contestano il decreto della ministro Carrozza. E’ il già visto: ogni atto di questo Governo sono nel segno della continuità.
…Il 17 ottobre scorso il ministro ha firmato il decreto sui punti organico che stabilisce le soglie di turn-over tra i docenti che quest'anno andranno in pensione (2300) e quelli che saranno assunti (solo 400). Dopo avere letto il provvedimento che determina la capacità di assumere o promuovere il personale nei loro atenei, i rettori meridionali hanno lanciato un grido d'allarme: in base a quale criterio è stato attribuito al Sant'Anna il punteggio record del 232%, mentre a Bari o a Foggia è stato concesso solo il 7% ?... Questa è la nuova «legge del merito». Ci sono atenei da bollino verde e altri da bollino rosso. Nella distribuzione di risorse necessarie come l'aria, visto che la legge di Stabilità bloccherà il turn-over fino al 2018, il «merito» vantato dal governo non misura però una qualità scientifica né didattica dell'ateneo, bensì … un parametro di sostenibilità economica e finanziaria. Nella gara tra gli atenei che hanno l'Isef migliore, c'è un parametro che ha fatto drizzare i capelli anche agli studenti. Se infatti i rettori aumentano le tasse universitarie, per la loro struttura c'è speranza di prendere più punti organico e quindi assumere un paio di docenti in più. Siamo alla guerra di tutti contro tutti: atenei del Nord contro quelli del Sud. E docenti, e ricercatori precari, contro gli studenti e le loro famiglie…. In questa nuova distribuzione, il Sant'Anna che non è certo il più grande ateneo pisano ha preso i punti organico destinati alle altre università. E così ha fatto Bergamo, il Politecnico di Milano o, eccezione che conferma la regola, l'università di Catanzaro. La reazione dei rettori meridionali è stata fortissima…. Dopo la catastrofe, comunicativa e epistemologica, dei risultati della Valutazione della qualità della ricerca (Vqr) da parte dell'Anvur, quella che dovrebbe «misurare» il «merito» degli atenei attribuendo fondi aggiuntivi a quelli migliori, siamo ad un altro fallimento della governance neoliberale dell'università. Pietra dello scandalo è ancora il «merito», insieme alle sue fantasiose interpretazioni. Ciò che resta è il blocco del turn-over fino al 2018 che ridurrà il fondi agli atenei di 28 milioni di euro nel 2016, 70 nel 2017, 84 nel 2018.

il Manifesto – 30 ottobre 2013
“Corteo il 30 novembre e sciopero in vista”
░ Il malcontento nella Scuola è ai massimi storici. I sindacati “rappresentativi” non possono esimersi dall’intervenire.
….Manifestazione nazionale a Roma il 30 novembre e, forse, uno sciopero generale contro la legge di stabilità. Il governo Letta è riuscito a mettersi contro tutti i sindacati della scuola (Flc-Cgil, Cisl e Uil, Snals e Gilda). Duplice è il fronte di opposizione: il primo è quello della legge di stabilità che, tra l'altro, blocca gli scatti di anzianità e la contrattazione del pubblico impiego, e quindi della scuola, fino al 2014 compreso. Per Rino Di Meglio (Gilda) il blocco dei contratti ha provocato fino ad oggi una perdita di circa 3400 euro all'anno per ogni insegnante. Il secondo è il «decreto scuola» che è approdato in aula alla Camera per la discussione generale. Quello che stanzia 400 milioni in un triennio, aumentando le tasse sulla birra e su chi deve acquistare una casa, prevede l'immissione in ruolo di 69 mila precari (insegnanti e personale Ata), più 26 mila insegnanti di sostegno, ma bloccherà per anni le buste paga dei neo-assunti a circa 1.200 euro al mese, ridimensionando il numero dei neo-assunti a causa della riforma Fornero sulle pensioni e il blocco del turn-over. Le polemiche sulle coperture economiche di un decreto piccolo piccolo hanno spinto Giancarlo Galan (Pdl), relatore del provvedimento in Commissione cultura, alle dimissioni. A riferire in aula sarà Manuela Ghizzoni (Pd). Nel decreto si apre ai tirocini in azienda per gli studenti dei tecnici e dei professionali. Si anticipa l'orientamento all'ultimo anno delle medie e agli ultimi due delle superiori. Stessa idea per l'università dove l'idea del tirocinio professionalizzante viene estesa all'Erasmus in azienda. Le aziende potranno garantire allo studente un credito formativo fino a 60 punti. … Terza gamba dell'opposizione dei sindacati confederali e di base al governo Letta è il «decreto 101» del ministro della Pubblica amministrazione Gianpiero D'Alia per i precari. Oggi dalle 10 alle 14, all'Isfol in Corso Italia a Roma, si incontreranno tutti i precari degli enti di ricerca e dell'Istat che rivendicano la proroga del loro contratto e la stabilizzazione contro il «concorso» pensato da D'Alia. Da questa procedura, stando alle regole fin'ora conosciute, saranno esclusi tutti coloro che non hanno maturato tre anni di servizio per la PA, una cifra che oscilla tra le 40 e le 70 mila persone. «Difficilmente si poteva fare peggio», commenta Francesco Sinopoli (Flc-Cgil).

Tuttoscuola – 31 ottobre 2013
“Investimenti scuola al 4,2% del Pil, media Ue 5,3%”
░ Monitoraggio Ue sul triennio 2009-2012
Gli investimenti nell’educazione e nella formazione in Italia sono scesi dal 2009 al 2012 e continuano a essere molto al di sotto della media europea. In Italia, si investe solo il 4,2% del Pil in educazione e formazione, mentre la media dei 28 stati membri Ue è al 5,3%, anch'essa però in decrescita, come mostra l'ultimo monitoraggio della Commissione Ue su educazione e formazione. Ben sedici stati membri, infatti, hanno tagliato gli investimenti all'educazione, con sei di questi, tra cui l'Italia, che l'hanno fatto in maniera più accentuata. L'Italia è molto al di sotto della media Ue, in particolare, nel "raggiungimento dell'educazione universitaria": 21,7% contro il 35,7% comunitario nel 2012. Comunque sia in Italia che in Ue il dato è in lieve miglioramento rispetto al 2009. Il tasso di impiego dei laureati è in Italia del 54,3%, a confronto del 75,7% in Europa, con un calo nelle cifre in tutta l'Ue, Italia compresa. Infine, anche il dato sugli abbandoni scolastici e della formazione conferma la distanza tra Italia e media Ue: 17,6% contro il 12,7% dell'Unione.

larepubblica.it – 2 novembre 2013
“Diritto allo studio universitario, risorse ai minimi dal 2008”
░ Il decreto approvato a Montecitorio prevede uno stanziamento di 140,8 milioni di euro. Il risultato è che per la prima volta oltre la metà delle borse sarà pagata dalle famiglie e il numero degli "idonei non beneficiari" salirà a 70mila. Di SALVO INTRAVAIA
Fondi per il diritto allo studio universitario ai minimi storici dal 2008 e, per la prima volta, oltre metà delle borse di studio saranno a carico delle famiglie degli studenti. Il decreto-scuola approvato dalla Camera e passato all'esame del Senato non è riuscito a fare niente di meglio che stanziare meno di 150 milioni di euro per borse di studio e altri interventi per il diritto allo studio universitario. E in totale, per il 2014, saranno 140,8 i milioni che entreranno nel capitolo di spesa per sostenere gli studi dei ragazzi italiani capaci, meritevoli e con scarse disponibilità economiche. Nel 2013 erano 154 milioni, l'anno precedente 175. Secondo i calcoli degli studenti, i 140,8 milioni di euro complessivi per il 2014 andranno a sommarsi ai fondi versati dagli studenti sottoforma di Tassa regionale per il diritto allo studio e ai fondi messi sul tavolo dalle regioni. Ma per il 2014 non si dovrebbe andare oltre i 415,4 milioni, di cui 223 versati dagli studenti. La prospettiva che si apre è quella di un 53 per cento del diritto allo studio a carico delle famiglie italiane. Nel 2008, la percentuale di autotassazione era pari al 35 per cento: 171 milioni versati dagli studenti su 481 milioni complessivi. Da allora, il carico per i genitori è lievitato fino a raggiungere il 40 per cento nel 2010 e il 45 per cento quest'anno. E il numero di coloro che, pur avendone diritto, non riusciranno a percepire alcuna borsa di studio - i cosiddetti "idonei non beneficiari" - salirà a quota 70mila. … Lo stanziamento statale a 112 milioni è l'ennesima beffa per gli studenti: da un lato saliranno a quasi 70mila gli studenti idonei non beneficiari, dall'altro per la prima volta la contribuzione studentesca al diritto allo studio supererà il 50 per cento degli stanziamenti totali". Nelle prime schermaglie parlamentari, lo scorso 28 ottobre, Silvia Chimienti del Movimento 5S è intervenuta in aula per sottolineare l'esiguità del finanziamento previsto nel decreto. A suo avviso i provvedimenti contenuti nel decreto sono "misure estremamente frammentarie che in concreto mirano a mettere qualche toppa qua e là, ma fondamentalmente non risolvono nessuno dei problemi della scuola". Una "macedonia venuta male, perché gli ingredienti scelti sono di bassa qualità". "Sapete - ha detto in aula Chimienti - quanto si è investito in Spagna nel 2011 per il diritto allo studio? 819 milioni di euro. E quanto si investe in Germania e Francia per le borse di studio agli studenti? Oltre 2 miliardi l'anno".

corrieredellasera.it – 2 novembre 2013
“Borse di studio e apprendistato Le nuove misure per la scuola”
░ A dieci giorni dalla scadenza del decreto legge approvato a settembre, la Camera dei deputati dà il via libera al pacchetto scuola. Ora il provvedimento passerà all’esame del Senato, per l’approvazione definitiva che deve avvenire entro l’11 novembre. Di Valentina Santarpia.
Sulle cifre — i 400 milioni complessivi — e sulle coperture finanziarie — l’aumento delle accise su alcolici e birra — non cambia molto. Sui dettagli, dai libri digitali fai da te all’inglese obbligatorio fin dalle scuole materne, ci sono invece grosse novità. Ma sullo sfondo restano alcune delusioni pesanti: come quella dei rettori, che si aspettavano 41 milioni aggiuntivi per le università virtuose. I fondi, già disponibili presso il ministero delle Finanze, sono risorse destinate agli investimenti e non possono quindi essere dirottate sul fondo per le università, attribuito agli atenei anche in base al merito certificato dall’Anvur…. Cento milioni finanzieranno il fondo per le borse di studio degli studenti universitari a partire dal 2014 e per gli anni successivi: uno stanziamento non temporaneo, quindi, che il ministero si impegna a pubblicizzare attraverso opuscoli informativi da inviare per e-mail entro il 31 marzo a tutti gli studenti degli ultimi due anni delle superiori. Altri quindici milioni copriranno le spese di trasporto e pasti degli studenti meritevoli ma privi di mezzi, con un occhio di riguardo a quelli con disabilità. Ottocentocinquanta milioni per ristrutturare o tirare su di sana pianta le scuole del nostro Paese: il mutuo che l’Italia contrarrà con la Banca di sviluppo europea costerà 40 milioni di euro all’anno per i prossimi trent’anni, ma dovrebbe permettere un risanamento generale delle strutture, in base alle esigenze dichiarate dalle Regioni. È uno dei pochi capitoli di spesa revisionati dopo l’esame alla Camera: invece che 6 milioni alle borse di studio per studenti iscritti alle istituzioni all’Alta formazione artistica, musicale e coreutica, lo stanziamento è stato scisso. Tre milioni andranno a quelli che sono stati ribattezzati i premi per gli studenti–artisti, altri due milioni (in aggiunta ai 3 già previsti) agli istituti superiori di studi musicali non statali ex pareggiati e un altro milione alle accademie di arte non statali. Approvata anche una regolarizzazione dei docenti di queste scuole. Assunzioni e graduatorie. L’unica graduatoria che viene toccata è quella dei dirigenti scolastici: si trasforma da graduatoria di merito in graduatoria ad esaurimento, con l’obbligo di assumere i 2.386 presidi in lizza prima di bandire un nuovo corso-concorso, che sarà la nuova modalità per selezionarli. Per le assunzioni, sarà definito un piano triennale di immissioni in ruolo per un totale di 69 mila docenti e 16 mila Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari). Via libera anche all’assunzione a tempo indeterminato di oltre 26 mila insegnanti di sostegno, che alle superiori come alle medie, apparteranno a un’unica classe di concorso. L’orientamento. Si comincia all’ultimo anno delle medie, si prosegue negli ultimi due anni di liceo o istituto professionale. Si chiama orientamento ed è uno dei cardini del decreto, che punta con 6,6 milioni a fare degli studenti di oggi dei lavoratori domani: a partire dal triennio 2014-2016, al via la sperimentazione con formazione in azienda e contratti di apprendistato….

 

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