Rassegna stampa

Recensioni dalla Stampa al 25 maggio 2013

 www.governarelascuola.it - 17/05/2013

Un interessante documento della FLCGIL sulla funzionalità delle scuole autonome

░ Una segnalazione fatta da Pietro Perziani, responsabile del periodico digitale Governare la scuola.

In occasione dell’insediamento del nuovo Governo, abbiamo avanzato una proposta semplicesemplice: perché non concentrarsi sulla funzionalità delle scuole ? Lasciamo stare i massimi sistemi, una volta tanto occupiamoci di cose concrete. Segnaliamo in questa direzioneun interessante documento della FLCCGIL, dove il sindacato indica al Governo dieci provvedimenti che chiama “salvascuola….Prendiamo ad esempio il punto 10, il più “politico” di tutto il documento: “Il rilancio dell’autonomia e la rappresentanza delle scuole”… Sembra di capire che la FLCGIL pensi ad una forma riveduta e corretta dei vecchi organi collegiali territoriali, basati sulla rappresentanza delle componenti della scuola, con funzioni consultive; noi pensiamo ad una rappresentanza istituzionale, che si faccia carico anche dei problemi di gestione del sistema, mandando così finalmente in pensione l’Amministrazione Periferica del MIUR, ma è comunque importante che un grande sindacato come la FLCGIL si occupi di simili questioni.Segnaliamo anche il punto 6 del documento: le multe alle scuole; si potrebbe dire: oltre al danno, la beffa. Il MEF sta multando le scuole che, negli anni passati, hanno pagato gli stipendi dei supplenti senza versare nei tempi previsti gli oneri riflessi, non per inadempienza, ma per mancanza di fondi; le scuole hanno preferito pagare i supplenti, piuttosto che versare i contributi: alla fin fine, si tratta di una partita di giro. … Se le scuole devono pagare le multe al MEF, il MEF dovrà accreditare i fondi al MIUR che li accrediterà a sua volta alle scuole, che potranno così pagare le multe; come esempio di insipienza burocratica, non c’è male. A meno che non si vogliano spillare soldi ai DSGA e ai Dirigenti, investendoli della responsabilità erariale per il ritardo nei pagamenti: appunto, oltre il danno, la beffa. In passato abbiamo avuto modo di segnalare questo pericolo, invitando i Dirigenti e i DSGA a non pagare gli stipendi “al netto”, versando nei tempi previsti gli oneri e le ritenute di legge; oggi dobbiamo dire che purtroppo avevamo ragione. Il governo deve assolutamente sanare questa situazione, non ha senso multare le scuole e tanto meno spillare soldi ai Dirigenti e ai DSGA.

 

muraglia.wordpress.com – 18/05/2013

Un anno con le scuole e con la scuola

░ Riportiamo, in parte, la riflessione del professore Maurizio Muraglia.

Da tempo vado veicolando una reinterpretazione del costrutto “formazione e aggiornamento” quale non più rispondente alle reali esigenze delle comunità professionali degli insegnanti. Questo costrutto infatti risente spesso di un implicito trasmissivo, per il quale sarebbe necessario che gli insegnanti di tanto in tanto si esponessero a momenti, come si sente dire, “erogativi” per accrescere le proprie competenze professionali. Ritengo che, pur riconoscendo che in qualche esperienza si è rivelato importante e necessario “informare” e “aggiornare”, la categoria interpretativa più adatta all’evento comunicativo che si consumava in questa o quella scuola si è rivelata essere quella di “riflessività professionale”.L’insegnante infatti è a mio parere un professionista riflessivo. La formazione in servizio consiste nella possibilità di rivisitare e tematizzare l’esperienza condotta con gli studenti e con i colleghi. … C’è in giro un cospicuo numero di insegnanti disponibili a momenti di riflessione condivisa sul proprio lavoro, in cui è possibile passare in rassegna tutti i momenti che vedono la didattica farsi vita vissuta a contatto con le difficoltà e le emozioni dei bambini e dei ragazzi. Quando, in altri termini, la formazione in servizio si fa induttiva, nel senso che riesce a trarre le mosse dallo spazio empirico quotidianamente vissuto, cresce notevolmente la disponibilità ad accedere a categorie interpretative, paradigmi, quadri concettuali capaci di suggerire una lettura più sofisticata e scientificamente avveduta di quel che accade ogni giorno nelle aule. … Non è possibile, in tempi di tagli, di demotivazione e di malcontento, non testimoniare quanta scuola seria c’è in giro, quanto pensiero pedagogico, quanta dedizione. E che dire di quel che ha fatto ancora una volta il CIDI di Palermo quest’anno? Il bellissimo convegno sulle Indicazioni 2012, con Giancarlo Cerini e Giuseppe Bagni, la preparazione al concorso a cattedra, il sostegno che ha dato a tante scuole, la partecipazione a imprese di formazione a carattere europeo (Comeniusregio), ma soprattutto il seminario sul Curricolo, di maggio, pieno di idee, di spunti, di prospettive, che presto diventerà una pubblicazione. Grazie a Silvio Vitellaro, a Valentina Chinnici e a quella squadra formidabile di docenti e dirigenti che lo regge con grande sacrificio. Vanno omaggiate le centinaia di docenti e dirigenti che consentono alla scuola italiana di resistere allo tsunamiche l’ha falcidiata negli ultimi anni. 

 

ScuolaOggi.org – 20/05/2013

“Invalsi si, Invalsi no, Invalsi bum!

░ Riportiamo in parte una riflessione di Pippo Frisone sui Test 2012/13.

Nel 2008/09 l’adesione alle prove Invalsi è volontaria. Nel 2009/10 con la CM.89/09, la rilevazione in Italiano e Matematica diventa censuaria , vale a dire estesa a tutti gli studenti di 2° e 5° classe della primaria, della classe 1° delle medie e delle 2° classi delle superiori. Poi con l’art.51 del decreto Semplificazioni la partecipazione delle scuole alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti degli studenti, diventa “attività ordinaria d’istituto“. Il Governo Monti, aumentando la confusione in campo, s’impegna su un odg votato in Senato verso un sistema di rilevazione a campione , con rilevatori esterni alla scuola.

Caduto Monti, quell’odg a tutt’oggi è rimasto lettera morta. E intanto nei territori succede di tutto. Minacce e intimidazioni si susseguono a colpi di sanzioni disciplinari e denunce, con docenti costretti non solo a somministrare ma anche a correggere i test, con bidelli e amministrativi che sostituiscono i docenti nella somministrazione dei test, con spostamenti d’orario all’ultimo momento per far posto ai test ecc…. Alcuni docenti rispondono rifiutandosi a somministrare i test e/o a correggerli. E poi scioperi, boicottaggio dei test alle superiori da parte degli stessi studenti che consegnano in bianco o che addirittura si rifiutano di entrare a scuola. Genitori che giustificano l’assenza dei figli con la motivazione, causa test Invalsi. E ancora, Collegi in rivolta e assemblee infuocate approvano mozioni da inviare agli uffici periferici dell’Amministrazione, al Miur, all’Invalsi e alle OO.SS. No all’imposizione delle prove senza alcun passaggio in Collegio nel piano delle attività e senza contrattazione d’istituto, senza finanziamento di risorse specifiche ….  Che cosa si valuta coi test Invalsi? Si valutano gli apprendimenti all’inizio e alla fine del ciclo. In Italiano si valutano le competenze nella lettura (comprensione, interpretazione e valutazione del testo, conoscenze lessicali e grammaticali). Le conoscenze matematiche in entrata e uscita ( contenuti matematici e processi cognitivi ) . A risposte chiuse e aperte. All’esame di terza media i risultati dei test valgono come valutazione finale per il conseguimento del titolo finale. Aspetto questo fortemente criticato .

Il difetto maggiore messo in risalto è l’orientamento dell’azione didattica al superamento dei test. E’ il cosiddetto “teaching for test “. L’insegnamento finalizzato per addestrare gli alunni a superare i test

Il rischio, denuncia la FLC-CGIL, è che i test, rimanendo alla fine l’unico vero indicatore nella valutazione delle scuole e del sistema nel suo complesso, finiscano per alimentare competizioni tra le scuole e tra i docenti di una stessa scuola e quindi la conflittualità

 

ItaliaOggi – 21/05/2013

Contratto al restyling normativo

░ La Funzione pubblica fa sapere che non ci sono risorse per aumenti, nel rinnovo del contratto di lavoro; se ne può discutere limitatamente agli scatti di anzianità e al profilo normativo (se ciò significa mettere mano all’organico funzionale, non è poco). DiAlessandra Ricciardi.

Il decreto che congela per due anni gli aumenti contrattuali, e con essi anche gli scatti di anzianità della scuola, fino al 2014, sarà licenziato questa settimana dalle commissioni competenti del parlamento dove il provvedimento è stato esaminato per il prescritto parere.Rilievi potrebbero giungere dalle commissioni istruzione e cultura, ma si tratta di richieste che potranno presumibilmente trovare scarso ascolto presso il governo. Il ministro dell'economia, Fabrizio Saccomanni, non è affatto più tenero del suo predecessore, Vittorio Grilli, nel controllo serrato della borsa, stretto tra richieste variegate, dalla nuova Imu al rifinanziamento della cassa integrazione. Il ministro della funzione pubblica, Gianpiero D'Alia ha confermato che il quadro economico non consente di finanziare i contratti del pubblico impiego, che hanno un costo stimato in 2,7 miliardi di euro, «purtroppo dovremo confermare il blocco del decreto Monti fino al 2014. Ci sono altre priorità. Altre emergenze»….Sulla scuola, i profili normativi sui quali poter avviare un confronto sono vari, dall'organizzazione del lavoro, e dunque l'orario, alle funzioni svolte dai docenti e personale amministrativo.Un'indicazione in tal senso era giunta anche dal premier Enrico Letta quando aveva indicato tra le priorità del programma di governo, al momento del suo insediamento, il maggior tempo scuola contro l'abbandono scolastico. Un fronte che appunto può essere finanziato attraverso fondi europei, quelli per le regioni svantaggiate. … Sarà invece una battaglia a tutto campo quella che riguarderà il recupero degli scatti, che lo scorso anno sono stati salvati grazie all'intesa governo-sindacati e al riutilizzo di una quota del fondo di istituto. Tra le emergenze in campo c'è il lavoro. Il lavoro anche dei precari  della scuola che però sono oltre 112 mila solo tra quanti hanno un contratto di durata annuale, su un organico che non arriva ai 700 mila. Eliminare la differenza tra organico di diritto e di fatto, per approdare all'organico funzionale, potrebbe essere un primo approdo.

 

larepubblica.it – 22/05/2013

Il ministero non manda i soldi alle scuole, l'Agenzia delle entrate multa i presidi

░ DD.ss. e dd.ss.gg.aa. di alcune scuole sonocontattati dall’Agenzia, in riferimento al versamento di ritenute fiscali e contributi previdenziali per i supplenti temporanei (di Salvo Intravaia). Un adagio di buon senso dice che ogni popolo ha la classe politica che si merita; occorre dire che qui siamo nell’eccezione: la nostra gente meriterebbe ben altro.

Non ti pago e per di più ti multo. E' la singolare situazione in cui si trovano alcuni presidi italiani, denunciata dalla Flc Cgil …. Secondo l'organizzazione sindacale guidata da Mimmo Pantaleo, i presidi non hanno colpe, visto che ormai da anni i fondi per pagare i supplenti - quando arrivano - entrano nelle casse delle scuole con mesi di ritardo.

La situazione riguarda soprattutto "gli anni 2007, 2008 e 2009 a causa dell'insufficiente finanziamento alle scuole per retribuire i supplenti temporanei" da parte di viale Trastevere. E adesso a pagarne le conseguenze sono i presidi. La lentezza dei finanziamenti ricordata dal sindacato "ha prodotto il ritardo o, in alcuni casi, il mancato versamento, di ritenute e contributi. Ora per quei ritardi arrivano sanzioni che vengono imputate ai direttori dei servizi (i segretari scolastici, ndr) e, per l'omessa vigilanza, ai dirigenti in servizio all'epoca. Per esse ora si chiede di attivare le procedure per la contestazione del danno erariale". Una situazione che non sembra essere cambiata troppo se in alcune scuole si procede alla riffa per pagare i supplenti temporanei. Siamo di fronte al caso in cui una mano non sa cosa fa l'altra? E "adesso dirigenti dei servizi e dirigenti scolastici vengono individuati quali colpevoli di un sistema nel quale essi non potevano intervenire. L'Agenzia delle entrate e la Corte dei conti cerchino altrove i responsabili dei ritardi nei pagamenti di ritenute fiscali e contributi previdenziali ed assistenziali". Il riferimento è a chi ha gestito il ministero dell'Istruzione negli anni a cui si riferiscono le presunte mancanze dei dirigenti scolastici.

 

larepubblica.it – 23/05/2013

Un giovane su quattro senza posto  scuola

░ Alcune considerazioni di Chiara Saracenocirca gli effetti della crisi economica sull’incertezza delle giovani generazionirispetto al futuro. La studiosa prende spunto dal Rapporto annuale 2013 dell’ISTAT.

Solo il 32% degli italiani si è dichiarato molto soddisfatto della propria vita. I dati sono del 2012 e riguardano la popolazione italiana dai 14 anni: la percentuale del 36% registra una discesa vertiginosa, stante che un anno prima era del 45,8%, ed è dovuta pressoché esclusivamente alla diminuzione di chi è molto (o anche solo abbastanza) soddisfatto delle proprie condizioni economiche. … E’ aumentata la soddisfazione per le relazioni famigliari. Quasi che la maggiore dipendenza dalla solidarietà famigliare sperimentata da molti, specie i più giovani, la necessità di serrare le file e di condividere risorse e sacrifici, lungi dall’accentuare le tensioni in famiglia, le abbia viceversa ridotte. Questa tenuta delle relazioni famigliari è indubbiamente un dato positivo. Ma non si può ignorare che non tutti hanno una famiglia che funziona ed è solidale, o che, pur essendo solidale, ha le risorse necessarie per esserlo efficacemente. Inoltre, poter contare solo sulla propria famiglia presenta molti vincoli alla autonomia individuale, oltre ad essere una delle cause della intensità della riproduzione intergenerazionale delle disuguaglianze nel nostro Paese. Nel generale fenomeno di una diminuzione della soddisfazione per le proprie condizioni economiche, rimangono e si acuiscono le differenze territoriali, in relazione sia alle diverse condizioni di partenza antecedenti la crisi, sia alla diversa incidenza della stessa, in termini di perdita di occupazione. È avvenuto, infatti, a livello territoriale quanto è avvenuto a livello di famiglie e di singoli: le condizioni economiche sono peggiorate per le regioni più povere e per gli individui più poveri. Non è un caso, quindi, che siano gli operai non solo ad esprimere maggiore insoddisfazione per le proprie condizioni economiche, ma a manifestare il calo maggiore tra i soddisfatti: sono loro ad aver sperimentato in maggior misura la perdita o la riduzione dell’occupazione e quindi anche del reddito e a vivere con più ansia la propria vulnerabilità sul mercato del lavoro.Nonostante siano tra le categorie più colpite dalla crisi, i più ottimisti sono proprio i giovani fino a 34 anni, che hanno un orizzonte temporale più lungo davanti a sé. Gli ottimisti diventano tuttavia meno di un terzo tra chi ha i 35-44 anni, per diminuire ulteriormente nelle fasce di età successive. Ciò conferma che è giusto e opportuno investire nel miglioramento delle opportunità dei più giovani, per impedire che perdano la speranza, o per farla riacquistare a quelli che sembrano aver già gettato la spugna, ingrossando l’impressionante esercito dei Neet, i giovani — uno su quattro — che né lavorano né studiano. Ma occorre anche guardare con preoccupazione alla sfiducia e al pessimismo di chi è oggi nelle età centrali e non vede nessuna prospettiva di miglioramento.

 

Latecnicadellascuola.it – 24 maggio 2013

In Francia si ventilano modifiche a orari e stipendi dei prof’”

░ Nel sito ADI si parla di un rapporto dellaCorte dei Conti francese, nel quale si propone di modificare la gestione degli 837.000 docenti(rappresentano il 44% di tutti i dipendenti pubblici) per ottimizzare la spesa.

Secondo la Corte dei conti francese i docenti non hanno tutti le stesse competenze e le stesse aspirazioni e gli alunni non sono tutti uguali in tutte le scuole, ragion per cui pone con forza la necessità di superare definitivamente lo Stato giuridico degli insegnanti del 1950 per affermare il principio di efficacia ed efficienza nonchè una specifica attenzione ai bisogni reali degli alunni e alle grandi differenze fra le varie situazioni locali. La costruzione del Rapporto si fonda sull’analisi della situazione attuale che ha evidenziato le seguenti criticità: 1. crescente inefficacia della scuola francese: dal 2000 in poi i risultati degli alunni nelle indagini internazionali sono andati peggiorando con il contestuale aumento della dispersione 2. crisi del reclutamento degli insegnanti: tra il 2006 e il 2012 i candidati a un posto d’insegnamento sono passati da 6 a 2,7. Anche se la creazione di nuovi posti attuata dalla sinistra ha portato a una rimonta del numero dei candidati la crisi rimane 3. regole vecchie e superate per l’esercizio della funzione docente e la valutazione degli insegnanti; 4. assenza di carriera e inadeguatezza delle retribuzioni degli insegnanti francesi (35% inferiore alle retribuzioni degli altri funzionari di pari livello, e del 30% inferiore alla media europea), inadeguatezza della figura dell’agregé 5. pessima utilizzazione delle risorse disponibili: la Francia dedica all’istruzione una quantità di risorse paragonabile o superiore a quella di Paesi che hanno risultati molto migliori dei suoi. Fra le proposte della Corte francese c’è quella di affidare ai dirigenti scolastici la scelta degli insegnanti e di regionalizzare i concorsi. Inoltre la Corte considera importante creare una leadership intermedia che offra agli insegnanti percorsi di carriera, sul tipo di posti di coordinatori, di «leader»,di consiglieri pedagogici, ecc… Nell’impostazione della Corte, gli insegnanti della scuola secondaria dovrebbero impartire un numero di discipline maggiore dell’attuale, almeno due come in Germania. L’orario di servizio degli insegnanti dovrebbe essere onnicomprensivo e organizzato su base annuale, gestito dalle scuole autonome. Le scuole, secondarie di 1° o di 2° grado, dovrebbero disporre di un numero di insegnanti più elevato rapportato al numero di allievi in difficoltà. Sul versante della retribuzione per la Corte si possano pagare meglio i professori ripartendo in modo diverso i 49,9 miliardi di euro della loro massa salariale, che costituisce il 17% del Bilancio generale dello Stato e il 2,5% del Prodotto Interno Lordo (PIL). La Corte afferma che si dovrebbero retribuire di più coloro che scelgono di lavorare nelle situazioni difficili dove si dovrebbe però alleggerire il numero delle classi per gli insegnanti. La Corte non parla di salario in base al merito, ma ipotizza che l’impegno abbia un maggior riconoscimento, che venga assegnato un budget alle équipespedagogiche, a cui spetta la propria autovalutazione. La palla passa al Ministro e alle parti sociali, anche se la Corte continua a ipotizzare una scuola capace di rendere più produttivo quel 6,3% del PIL che viene speso. E soprattutto afferma di rivendicare una scuola più equa

 

 

 

 

 

 

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