Rassegna stampa

Recensioni dalla Stampa al 21 dicembre 2012

 scuolaoggi.org - 14 dicembre 2012

Gli scatti della discordia

░ Gli scatti finanziati dal salario accessorio del personale della scuola. Una sorta di autofinanziamento.

Per 160mila docenti e ata che si vedranno riconoscere, magari a febbraio 2013, un incremento stipendiale con arretrati a tutto il 2011, ce ne saranno almeno 700mila che, invece , si vedranno diminuire il salario accessorio, perché le scuole riceveranno meno risorse nel fondo d’istituto e in prospettiva ne riceveranno sempre meno.. La cosa più dura da digerire è quanto riportato in calce all’accordo, nella cosiddetta norma programmatica (art.3). Col prossimo contratto nazionale, quando ci sarà, bisognerà aumentare la “produttività” anche nella scuola.

Come ? aumentando l’orario frontale delle lezioni? Ma no, basterà far rientrare nell’orario obbligatorio buona parte delle attività e funzioni ora incentivate e pagate col FIS. Come dire, lavorate di più e gratis perché le risorse non ci saranno più o saranno rimaste poche. In fondo era questo il sacrificio chiesto in finanziaria da Profumo e da Monti.

Cambia la formula ma non la sostanza.

 

la Repubblica – ed.Palermo – 15 dicembre 2012

“L’errore fatale degli studenti”

░ Riportiamo parte di una approfondita riflessione proposta dal collega Maurizio Muraglia (CIDI).

La maggior parte delle scuole superiori di Palermo in questi giorni ha sospeso la sua ordinaria attività didattica. Per l’ennesimo anno, alla fine di novembre, è avvenuta la stessa cosa Nell’immaginario comune, la scuola pubblica è ridotta com’è ridotta perché gli insegnanti non sanno fare il loro lavoro e gli studenti, anche in conseguenza di ciò, non hanno voglia di imparare. ….La solitudine del mondo della scuola rispetto alla politica e alla società è un fatto. Ora, il paradosso in cui oggi si trovano le nostre scuole è proprio questo. Vengono autogestite, cogestite, occupate perché gli studenti possano far sentire la loro voce. Ma a chi? Il paradosso consiste proprio nel fatto indubitabile che questi gesti non solo non fanno che acuire il disinteresse dell’opinione pubblica, ma addirittura innescano un meccanismo di discredito ancor più pesante, che investe gli studenti, ancor più accusati di non voler studiare, e i poveri insegnanti, ancor più accusati di non voler lavorare. Cosa si può pensare di aule popolate da studenti che giocano a carte o stanno a bivaccare senza uno scopo preciso e di sale insegnanti affollate di professori seduti che conversano tra di loro perché altro non possono fare? Comprendo bene che queste argomentazioni susciteranno l’indignazione di alcuni studenti che sinceramente credono in queste forme patetiche di protesta e di alcuni insegnanti che con buona lena si impegnano a dialogare con loro, per condurli a passare dalla protesta generica o dal bivacco insensato ad una qualche forma di elaborazione. Questi studenti e questi insegnanti meritano il più grande rispetto. Ma la stragrande maggioranza che in questi giorni a Palermo sospende la funzione della scuola, che è quella dell’insegnare e dell’imparare, la stragrande maggioranza degli studenti che urla, si agita, brandisce altoparlanti credendo di cambiare la situazione, ha una qualche larvata coscienza di quel che l’immaginario sociale pensa degli studenti che occupano le scuole? Qualcuno di loro è in grado di spiegare con argomenti razionali qual è lo scopo realedell’occupazione, dell’autogestione, della cogestione? Qualcuno di loro è in grado di convincere l’opinione pubblica che è sbagliata l’idea che tutto questo avvenga per anticipare le vacanze e non metter mano ai libri (perché non si occupa mai a settembre o ad aprile?)…. Credo allora che non si facciano gli interessidei ragazzi se non si dice con chiarezza la cosa che appare loro più sgradevole. Che cioè tutto quel simulacro di democrazia, con voti a favore e contro, da loro messo in scena non interessa più a nessuno e non serve né a loro né alla scuola pubblica, e che la sensazione di non avere tutte le mattine in classe rompiscatole che vogliono spiegare e interrogare è bellissima. Che fare autogestione significa gestire da soli la scuola, che è quel luogo dove qualcuno insegna e qualcuno impara, e che gli studenti da soli non possono insegnare perché non ne hanno le competenze. E che quando si fanno i “gruppi di studio” di matematica o di storia c’entra solo il fatto che non vogliamo tra i piedi l’insegnante

 

laRepubblica.it  15 dicembre 2012

La scuola sempre più povera. Meno attività, sindacati divisi

 Dal ministero arriveranno meno fondi pertutti i progetti a carico degli istituti, dallo sport alla musica; i soldi servono a coprire gli scatti di stipendio per il personale. (di Salvo Intravaia)

E' tutto, nero su bianco, nell'intesa sugli scatti stipendiali sottoscritta qualche giorno fa dai sindacati con l'Aran, l'Agenzia che negozia i contratti dei dipendenti pubblici per conto del governo. E l'unità sindacale faticosamente ritrovata dopo anni si è nuovamente incrinata. Da un lato la Flc Cgil che non ha sottoscritto l'accordo sugli scatti e dall'altro lato tutti gli altri sindacati: Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda. … Ma quanto arriverà nelle casse delle scuole per le diverse attività? Il Fondo d'istituto - con il quale si pagano una miriade di attività, dai progetti alle retribuzioni extra al personale - verrà decurtato del 24 per cento nel 2012 e del 27 per cento nel 2013. Le risorse per l'attività sportiva alle medie e alle superiori, le Funzioni strumentali per l'attuazione del Piano dell'offerta formativa (Pof) e gli incarichi specifici al personaleAta si assottiglieranno, nel 2013, del 26 per cento. E verrà ridotta di un quarto anche la dotazione finanziaria per le scuole che mettono in campo attività volte al recupero della dispersione scolastica.

 

Corrieredellasera.it  16 dicembre 2012

Perché le nostre bambine leggono peggio di 5 anni fa

░ L'Invalsi: i nativi digitali male siapprocciano ai libri.

 L'ultima fotografia globale scattata sugli alunni di dieci anni ci dice che le capacità di lettura dei bambini italiani sono retrocesse al livello del 2001. Sia subito chiaro: comunque un buon livello, visto che il nostro Paese occupa un dignitoso 18° posto nella classifica mondiale su 45 nazioni La classifica Pirls è stata realizzata dall'Iea, l'associazione internazionale per la valutazione del rendimento scolastico. L'Italia ha riportato un punteggio medio in lettura di 541 punti, lo stesso del 2001, mentre nel 2006 di 551: in cinque anni si sono bruciati dieci punti. Le bambine ne hanno persi due rispetto al 2001 ma addirittura 12 rispetto al 2006. I maschietti, invece, sullo stesso periodo ne hanno persi otto ma sul decennio ne hanno guadagnati tre (nel Centro Italia sono risultati più bravi).


tuttoscuola.com  17 dicembre 2012

Indagini internazionali. I diversi approcci di IEA e OCSE

░ L'Invalsi ha presentato gli esiti nazionali delle indagini Pirls e Timss 2011, analisi comparative promosse periodicamente dalla IEA (International Association for the Evalutationof Educational Achievement) sui livelli di apprendimento conseguiti dagli alunni a due livelli di scuola: di quarta classe il Pirlssulla comprensione della lettura, e di ottava classe il Timss per matematica e scienze.

A differenza dell’Ocse, che pure svolge indagini comparative sui livelli di apprendimento nelle stesse aree attraverso il programma Pisa, e che è un ente intergovernativo, finanziato dagli Stati aderenti, la IEA è una associazione tra centri di ricerca, servizi statistici, fondazioni, enti indipendenti che si occupano di valutazione comparativa ponendosi soprattutto dal punto di vista degli obiettivi di apprendimento stabiliti dai programmi delle diverse discipline. E’, in un certo senso, più ‘disciplinarista’ dell’Ocse, la cui committenza è ab origine di carattere macroeconomico, e tende a leggere i processi educativi con gli occhiali di chi è interessato alla crescita di competenze funzionali allo sviluppo economico più che culturale. Ciò non toglie che esista una certa convergenza nelle caratteristiche delle prove che la IEA e l’Ocse-Pisa propongono agli studenti, e che tendono in entrambi i casi a privilegiare la capacità di governare criticamente le conoscenze disciplinari possedute piuttosto che a misurare la quantità delle conoscenze apprese. Ciò rende i risultati delle diverse indagini in buona misura omogenei e quindi utilizzabili per valutazioni di carattere globale, che considerino tutti i dati disponibili. Sia la IEA (dal 1970) sia l’Ocse (dal 2000) dispongono inoltre di serie storiche dei dati, di grande utilità per conoscere le tendenze emergenti a livello nazionale einternazionale….

 

Il Messaggero  17 dicembre 2012

Precari, ecco chi si salverà nel pubblico impiego

░ La proroga dei contratti riguarderà soprattutto enti locali e servizio sanitario nazionale. Parte la trattativa tra i sindacati e l’Aran per definire durata, intervalli e deroghe per il lavoro flessibile.

Lavorano per Regioni e Comuni e per il Servizio sanitario nazionale. Sono soprattutto loro i precari della pubblica amministrazione che possono trovare una temporanea salvezza nella proroga dei contratti triennali al 31 luglio 2013. La modifica è stata presentata dal governo al Senato e inserita nella legge di stabilità. La mappa di chi entra e chi esce ha bisogno ancora di una serie di passaggi per chiarirsi definitivamente. Il primo, è l’accordo quadro che i sindacati sono chiamati a concludere con l’Aran per definire le regole relative ai contratti a tempo determinato sia per quanto riguarda la loro durata (massimo 36 mesi, ma è prevista la deroga nel caso di contrattazione collettiva), sia per l’intervallo tra un contratto e l’altro, che per definire i casi di proroghe e rinnovi..
La proroga non sarà automatica. E questa è una delle ragioni che renderanno la norma meno ampia di quanto si fosse pensato. Intanto non ci rientrano i 130.000 precari della scuola (per il comparto valgono regole diverse), oltre la metà dell’esercito dei 250.000 contratti a termine utilizzati nella pubblica amministrazione. Riguarderà solo marginalmente l’amministrazione centrale poiché sono pochi, appena 14.893 (quasi 6 mila nella Ricerca e Università), i precari utilizzati nei ministeri ed enti. Si concentrerà invece soprattutto nell’oceano dei 100.052 precari utilizzati dagli enti locali, la metà dei quali lavorano nelle Regioni a statuto ordinario (e nei relativi Comuni), un numero quasi alla pari con il gruppone del Servizio sanitario nazionale (35.194)…. Restano fuori dalla proroga, infine, le altre tipologie di contratto flessibile come i co.co.co o i contratti di somministrazione.L’altra parte de l’emendamento riguarda la stabilizzazione dei precari riservando loro una quota del 40% dei posti nei concorsi pubblici. Per usufruirne bisogna innanzitutto che si facciano i concorsi; per parteciparvi occorre vantare 3 anni di esperienza di lavoro con l’amministrazione che indice il bando. Senza riserva possono accedere i cococo che hanno maturato almeno 3 anni di contratti. Un dprstabilirà i dettagli tecnici entro il 31 gennaio.

Il Fatto Quotidiano  18 dicembre 2012

Lettera ai miei allievi: oggi hanno bocciato il maestro!

░ Un nostro collega racconta l’umiliazione subita. Sarà ripagato ?

Cari allievi, oggi il vostro maestro è stato bocciato. Sì, avete letto bene: il Ministero della Pubblica istruzione, al Concorsone, mi hamandato. Il maestro, che ogni anno entra in classe insegnando storia, geografia, musica, educazione all’immagine, informatica, scienze, dopo aver passato un concorso e ottenutol’abilitazione nel 1999, non ha passato il test di preselezione che è stato costretto a fare per tentare di non essere più precario. Un personal computer, non una persona, in cinquanta minuti ha deciso che io non potrò continuare a essere il vostro maestro ogni anno ma sarò destinato ancora a girare come le giostre da un paese all’altro. … Volete sapere cosa mi hanno chiesto? No, non ho il coraggio di dirvelo, cari allievi. Voi state immaginando domande sulla didattica, su come si trasmettono a voi la storia, la geografia, l’educazione civica. State immaginando che mi hanno “interrogato” per sapere come v’insegno a usare internet, la mail, i social network che il 74% di voi utilizza. No, nulla di tutto questo. Mi hanno fatto un quiz, come quelli che fate voi quando vi costringono a fare i test dell’Invalsi più o meno. Per sapere se so fare il maestro mi hanno chiesto: “Pamela, Fiona e Gina, sono tre ragazze newyorkesi. Stanno prendendo il sole in una piscina della loro città. Pamela indossa un costume intero. Fiona legge un libro, Pamela e Gina sono cugine”. Dovevo indovinare la risposta esatta tra queste quattro: “Fiona è una studentessa universitaria; Pamela è grassa; a Roma non sono le 9 del mattino; Pamela e Fiona sono cugine”.Lo so che state ridendo. Ma i vostri maestri oggi non hanno il sorriso. Dicono che si chiama logica, cari ragazzi. Eppure domani dovrò tornare in classe in una scuola illogica. Mi hanno bocciato ma per qualche mese servo ancora al signor Ministro che avrei voluto vedere fare un test con me. Domattina tornerò tra voi,continueremo Vi insegnerò scienze portandovi alla fiera del consumo critico a Milano. Cercherò di ascoltare ancora i problemi di quelli tra voi che hanno il papà e la mamma separati; di chi non riesce a studiare perché a casa non c’è nessuno che lo può aiutare visto che mamma e papà parlano poco l’italiano ma molto bene l’arabo. No, non mi sono dimenticato: anche se non so bene rispondere al quiz di Fiona, Gina e Pamela; anche se la nostra Scuola italiana non ha soldi continuerò a organizzare il nostro viaggio d’istruzione al Parlamento a Roma o sui beni confiscati alla mafia in Sicilia, cercando soldi tra qualche imprenditore. Andremo a Mirandola, a incontrare i bambini che vivono nei container: perché per noi parlare di Emilia è anche questo. Non preoccupatevi, quel signore che si chiamaFrancesco Profumo, forse non ama veramente la scuola ma il vostro maestro prova ogni giorno ad amarla. Anche se è stato bocciato.

Il Messaggero  18 dicembre 2012

Una lavagna non seleziona un docente

░ Mentre si parla tanto di combattere il nozionismo il ministero dell’Istruzione ne propone, con la prova preselettiva del concorso, la peggiore versione. Riportiamo parte di un articolo di Giorgio Israel.

… Cosa pensare di questo concorso, il primo dopo tredici anni? Da un lato, come negare l’opportunità di premiare il merito, di legare l’immissione in ruolo a un accertamento serio delle capacità di chi occuperà quei posti? D’altra parte, deve trattarsi di un accertamento “serio”. Qui nascono perplessità per il carattere di questa prova che assomiglia a un esame di guida automobilistica dove il comportamento del conducente deve essere standard, a differenza di quello di un buon insegnante. Di fronte a un numero imponente di candidati è inevitabile una selezione di base, ma è poco credibile che si possano accertare con dei quiz le capacità logiche e di comprensione dei testi dei candidati, e stupiscono certe domande in tema di competenze linguistiche e digitali che rischiano di premiare personaggi adatti a trionfare nei “quiz-show” televisivi. Perché mai un requisito per essere un buon insegnante dovrebbe essere sapere a quale linguaggio appartiene il termine “godet” (un taglio di gonna a forma di campana), sapere che il “nome logico Lpt1” indica la porta parallela di un computer o conoscere la definizione di “home banking”? Mentre si parla tanto di combattere il nozionismo il ministero dell’Istruzione ne propone la peggiore versione, secondo una visione dei test praticata da tempo con esitipessimiQuando si prospettò la necessità di delineare un nuovo percorso di formazione degli insegnanti, la scelta della commissione da me coordinata fu di distinguere nettamente tra il problema della formazione – proiettato nel futuro – e quello del reclutamento, intriso di un passato che, per i troppi errori commessi, richiede inevitabili compromessi. A un simile approccio di buon senso doveva accompagnarsi la soluzione di assegnare i posti a cattedra disponibili per metà ai giovani che uscivano dal nuovo percorso del Tfa (Tirocinio formativo attivo) e delle lauree magistrali per l’insegnamento, e per l’altra metà a sanare il precariato con verifiche di merito. Era una linea di compromesso che contemperava due esigenze: il riconoscimento di diritti pregressi, purché fossero basati su meriti effettivi; e l’apertura di uno spazio ai giovani insegnanti, fra cui gli abilitati nella formazione primaria. Non è giusto mortificare chi ha lavorato seriamente e ha tenuto in piedi la baracca della scuola malgrado gli errori di politici e sindacati; ma una scuola che non immetta forze nuove è destinata a morire. Occorreva ragionevolezza, chiamare tutti a qualche sacrificio, senza che i sacrifici fossero da una parte sola. Invece, le lauree magistrali sono state affossate e il progetto del Tfa è stato snaturato e mortificato. … Il problema della formazione e del reclutamento degli insegnanti nella scuola italiana è talmente complicato da richiedere una poderosa miscela di competenze e di buon senso. Pertanto, non può essere sciolto né con colpi di testa né affidandosi a una burocrazia che crede che gli insegnanti vadano scelti tra chi sa che cos’è un “carter” o un “top leveldomain”, che coltiva una visione dirigista e “amministrativa” poco interessata agli insegnanti e alla loro formazione e che pensa di poter risolvere tutto dall’alto con la tecnologia, a suon di lavagne interattive multimediali, di tablet e di editoria digitale.

 

Il Messaggero  18 dicembre 2012

Che cos’è il monopsonio? Proteste per i quiz più astrusi

░ Alcuni esempi dei quiz proposti dal MIUR peril concorso docenti.

Nequitosa. E’ uno dei quiz della prova preselettiva per aspiranti docenti. Non bisogna dire che cosa significa, ma se indica una persona cattiva, grassa, pessimista e solerte. Quattro risposte per ogni domanda, qualcuna potrebbe sembrare con il trabocchetto. E i candidati sono furenti. Soprattutto quelli che non ce l’hanno fatta perché in questo campo minato di scelte non hanno raggiunto le 35 risposte esatte. E poi il monopsonio. O il transetto. E il catione? Appartiene alla moda, alla fisica, all’architettura o all’epica? Carter fa parte del linguaggio della meccanica, della pubblicità, della musica o della gastronomia? Su Facebook e sul web, dove si è scatenato il processo al concorsone, i candidati a prova conclusa si sono scambiati le impressioni sulle domande affrontate individualmente, che non erano uguali per tutti ma sorteggiate tra 3.500 quizFamiglia Cristiana boccia la prova definendola concorso-beffa. «Non importa la preparazione specifica per cui si è studiato e spesso insegnato - sostiene il periodico cattolico -, non importano competenze pedagogiche o tecniche di insegnamento. No, conta soltanto una mente allenata a quiz all’anglosassone. Su questa base saranno inclusi ed esclusi dai posti a concorso gli insegnanti di domani». Per Famiglia Cristiana sarebbe più onesto organizzare «una lotteria».


la Repubblica  18 dicembre 2012

Io, candidato al concorsone dei prof tra precari e quiz da settimana enigmistica

░ Una testimonianza, dall’interno del concorsone.

E dunque eccoci al dunque, parte il conto alla rovescia, ora la cosa più importante del mondo è sapere dopo quanti giri il ciclista B raggiungerà il ciclista A. Santo Bartezzaghi patrono dei rompicapi aiutami tu. Visto che Nicoletta deve trovar casa prima di andare a Milano, se è a Milano vuol dire che ha trovato casa? EPOFALA-BELEFE è un’alternanza corretta di consonanti e vocali? Io teoricamente corro per professore di italiano storia e geografia alle medie, davvero è così importante per me quando quella maledetta lumaca uscirà dal pozzo, se la mattina avanza cinque metri e la sera scivola quattro metri? Logica, pura logica: tutti i professori devono saper ragionare, questo dev’essere stato il pensiero dei signori del Miur. Non c’è una sola domanda di storia o di letteratura, solo quiz da test attitudinale generico, ma allora è sufficiente avere un certo QI per insegnare? Non confondere un solo carattere nell’indirizzo di «ResminiNicola, v. Manzoni 3 Bergamo» è un requisito professionale del postino, o del prof di lettere? Non dovrebbero piuttosto verificare se so spiegare l’Infinito e la transizione dai comuni alle Signorie? Piano, su quello ti interrogheremo al prossimo esame, li sento rispondere, gli invisibili selezionatori, questa è solo la scrematura. Ma se finissero scremati anche eccellenti prof di storia un po’ arrugginiti sulle equazioni con le incognite ? Sarebbe un bene per la scuola?

 

Corriere della sera  18 dicembre 2012

Facili o surreali I quesiti logici per tipi dasudoku

░ Alcuni esempi e una valutazione conclusiva.

Provate a mettervi nei panni di chi ieri — avendo già anni di insegnamento precario ma effettivo alle spalle — si è trovato a rispondere su cos'è un touchscreen o qual è la prima pagina caricata all'avvio di un browser. Fin lì avrà sorriso. Ma quando la possibilità di avere una cattedra è rimasta appesa alle sorti di un tipo che domenica scorsa non è andato al mare, non dev'essere stato divertente. «Quale delle seguenti affermazioni permette di concludere logicamente che "domenica scorsa non sono andato al mare"?», e giù una quaterna di ipotesi di fronte alle quali perizia logica e perizia psichiatrica se la battono. Nella loro algida pretesa di obiettività, i quiz di questo genere hanno sempre qualcosa di surreale. Imponendo i meccanismi della cosiddetta logica, perdono di vista il senso della realtà. Tant'è: i test del governo tecnico non potevano che essere «tecnicistici», spostando l'asse un po' a favore di menti matematiche, allenate daisudoku, dai «brain trainer» o, più probabilmente, arrese alla necessità di esercitarsi sui simulatori. Quesito: «Se la lettera N identifica una qualunque cifra (singola), la lettera P identifica una qualunque cifra (singola) pari e la lettera D identifica una qualunque cifra (singola) dispari, allora il prodotto tra i numeri NP e PD sarà certamente un numero…», con ciò chesegue. Sentite questa frase: «Non è impossibile che non esista una persona che non abbia negato di aver trovato il segreto per ottenere la vita eterna». Ora, più che il senso della frase, ilcandidato avrebbe dovuto dedurre l'identità dell'autore: un Azzeccagarbugli tossicomane? Questo tipo di frase aggrovigliata sì, è molto poco logica e moltissimo italiana. Non sono convinto, come il ministro Profumo, che grazie al concorsone di ieri il nostro torna a essere un Paese normale. Se un precario con laurea, scuola di specializzazione e magari cinque anni di insegnamento deve giocarsi una cattedra e il destino con un quiz, è tutt'al più un Paese in stato d'emergenza.

 

latecnicadellascuola.it  19 dicembre 2012

Concorso a cattedra, preselettive spietate: passa solo 1 candidato su 3

░ Dati ufficiali: ammessi allo scritto il 33,5%, appena 88.610 su oltre 321mila iscritti.(Di Alessandro Giuliani).

I più abili a rispondere in Toscana, Piemonte, Lombardia e Liguria. Peggio di tutti in Calabria, dove è risultato idoneo 1 ogni 5. IlMiur: la percentuale di ammessi in linea con le aspettative. E alle tante critiche per la proposizione dei quiz da cruciverba, viale Trastevere dice che si usa questa tipologia in tutti i concorsi pubblici, nazionali ed internazionali, a prescindere dalle figure professionali. Ma fare il docente non è una professione qualsiasi.... Nessuna sorpresa. Le ultime quattro sessioni delle prove preselettive per partecipare alle verifiche disciplinari del concorso a cattedra, tornato ad essere bandito dopo 13 anni, ha solo confermato quanto era emerso nella prima giornata: il passaggio della prova ha riguardato una minoranza dei partecipanti. Da un comunicato di resoconto del Miur risulta che “le prove svolte erano attesi 327.798 aspiranti docenti. Di questi, si sono presentati nelle sedi di concorso in 264.423. Hanno superato la prova 88.610 candidati, ovvero il 33,5%. Le regioni con le maggiori percentuali di successo, dove è stata superata la soglia del 40%, sono: la Toscana (44,3%), il Piemonte (41,7%), la Lombardia (41,3%), la Liguria (il 40,3%). Quelle con le percentuali più basse invece sono: la Calabria (20,8%), il Molise (21,3%), la Basilicata (22,5%). Il Miur ha fatto sapere che “si concludono con un bilancio positivo le due giornate dedicate ai test preselettivi, una prova che almeno per le dimensioni e le procedure innovative rappresentava senz’altro uno dei momenti più complessi dell’intero iter concorsuale. Adesso gli aspiranti docenti ammessi, che grazie al sistema digitale hanno avuto modo di conoscere l’esito della prova pochi istanti dopo la sua conclusione, affronteranno le successive prove in programma: gli scritti (il calendario il 15 gennaio nella Gazzetta Ufficiale ndr) e gli orali, tra cui la novità assoluta della lezione simulata che valuterà la capacità di stare in classe e comunicare agli studenti”. Sempre secondo il dicastero di viale Trastevere, “la percentuale di ammissione dei candidati, al di sopra del 30%, è in linea con le aspettative, ha dimostrato l’accessibilità del test e, allo stesso tempo, la piena funzionalità della prova”. Il Miur ha anche voluto rispondere alle tante critiche che si sono accavallate negli ultimi due giorni dopo la somministrazione di quesiti generici e che non hanno nulla a che fare con l’insegnamento: “il test rappresenta un passaggio preliminare per la definizione della platea concorsuale, così come avviene in tutti i concorsi pubblici, nazionali ed internazionali, a prescindere dalle figure professionali. Alle successive prove scritte e orali spetterà invece la valutazione delle conoscenze professionali più specifiche”. Resta da dire, però, che l’insegnamento non è una professione qualsiasi. E che molti aspiranti docenti non potranno dimostrare di essere in possesso di alte conoscenze e competenze. Per non aver saputo rispondere correttamente a quesiti davvero particolari.

 

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