Rassegna stampa

Recensioni dalla Stampa al 7 settembre 2012

 www.larepubblica.it

 - 31 agosto 2012
 
“Caro libri, ennesima stangata per le famiglie. Edizioni nuove e digitali: la storia non cambia”.
 
░ Due decreti ministeriali impongono alle scuole di adottare "testi in formato misto ovvero scaricabile da Internet". Gli insegnanti hanno dovuto cambiarli o ordinare l'acquisto della versione aggiornata. Il Codacons segnala che il passaggio al multimediale ha prodotto rincari.
 
L'inizio della scuola si annuncia come l'ennesima stangata per le tasche delle famiglie italiane. Secondo un'indagine del Codacons infatti ogni nucleo quest'anno spenderà mediamente 100 euro in più rispetto al 2011, comprensivi dell'acquisto di libri e del corredo scolastico. Ma sono i testi scolastici a pesare di più: si calcola infatti che la spesa sarà in media di circa 80 euro superiore a quella dell'anno precedente. La ragione di questo aumento sui libri, secondo l'associazione di consumatori, dipende non tanto dallo sforamento dei tetti stabiliti dal ministero ("che avviene ogni anno" sottolineano dal Codacons) quanto dall'entrata in vigore, a partire da quest'anno, del divieto di utilizzare testi esclusivamente a stampa. Le istituzioni scolastiche, per i decreti n. 42 e 43 dell'11 maggio 2012, devono obbligatoriamente adottare "esclusivamente libri di testo in formato misto ovvero interamente scaricabili da Internet". Un processo di innovazione irreversibile, che tuttavia costerà caro: "Il provvedimento sul lungo termine può avere effetti positivi, ma nell'immediato non fa che tradursi nell'ennesimo rincaro a danno degli italiani" dicono dal Codacons. Infatti, a fronte della nuova normativa, gli insegnanti sono stati costretti a cambiare libro di testo perché non tutte le case editrici si sono adattate alle nuove regole, o comunque a dover cambiare l'edizione del libro, scegliendo la più aggiornata, quella per intenderci che comprende anche i contenuti multimediali…. Spiega il Codacons: “Nonostante gli aumenti dei tetti di spesa dei libri scolastici fissati dal ministero fossero dell'1,5%, che sommato al possibile sforamento del 10%, potevano determinare un aumento teorico massimo di 44 euro, la stangata effettiva non è dovuta a questi rincari bensì al fatto che il più delle volte le famiglie sono costrette a ricomprare tutti i testi, anche alla luce dei due decreti approvati a maggio del 2012, che obbligano l'acquisto della versione cartacea e digitale". Insomma, per l'associazione "la promessa che il ministero dell'Istruzione aveva fatto nel 2009, che entro quest'anno vi sarebbe stata una diminuzione di spesa del 30% per l'acquisto dei libri scolastici, si è dimostrata l'ennesima bufala a danno delle tartassate famiglie italiane". 
 
 
 
CORRIERE DELLA SERA - 31 agosto 2012
 
“L'Italia senza presidi per il flop dei concorsi”.
 
░ La serie delle disavventure che ha caratterizzato la vicenda del concorso a dd.ss.: dagli errori nei test alle buste trasparenti. In prospettiva, avverte Pacifico, c’è il rischio dell’annullamento.
 
Una scuola su due in Lombardia senza dirigente a pochi giorni dall'inizio dell'anno scolastico e una serie di ricorsi pendenti davanti al Tar del Lazio che rischiano di inficiare completamente il concorso per presidi bandito l'anno scorso dal ministero dell'Istruzione….
 
In Lombardia, secondo i dati del ministero, sono attualmente 575 (su 1.227) le scuole senza dirigente: ci sarebbero 406 presidi da nominare, ma con i tagli della spending review erano stati immessi in ruolo per il prossimo anno scolastico 355 dirigenti assunti attraverso il nuovo concorso. Dirigenti che non potranno prendere servizio: perché il Consiglio di Stato, in sede collegiale, ha cambiato la decisione presa a inizio mese dal Consiglio di Stato in versione monocratica e ha di fatto deciso di non sospendere la sentenza del Tar Lombardia, con cui il 18 luglio scorso era stato annullato il concorso per dirigenti scolastici. Il motivo? Le buste con i nomi dei candidati erano troppo sottili e non garantivano l'anonimato. Poco importa che nelle motivazioni della decisione si intuisca che i giudici non abbiano provato effettivamente a leggere i nomi dei candidati attraverso le buste, peraltro comprate dalla Regione Lombardia attraverso Consip, la piattaforma ufficiale per gli acquisti della pubblica amministrazione. Il risultato è che, in attesa dell'udienza di merito fissata per novembre, quel concorso non è considerato valido, e quindi al direttore dell'ufficio scolastico regionale, Giuseppe Colosio, tocca in queste ore nominare dei reggenti, cioè presidi di altre scuole che si occuperanno anche degli istituti orfani. «Senza prendere un centesimo in più — sottolinea arrabbiato Gianni Carlini, della Cgil scuola —. E le scuole italiane sono state già penalizzate dal taglio del 20% dei dirigenti scolastici, che sono meno di 8.000 rispetto ai 10 mila precedenti». Purtroppo il caso della Lombardia non è l'unico, secondo Carlini: si attende il giudizio del Tar anche in Basilicata, Umbria e Toscana, per i motivi più diversi. Il Consiglio di Stato in Calabria ha già annullato il concorso, ma la regione non aveva posti disponibili e quindi non c'è nessun dirigente «lasciato a casa». Ma c'è di più: «Tutto il concorso per circa 2 mila nuovi dirigenti scolastici è a rischio annullamento», avverte Marcello Pacifico, dell'Anief, ricordando che a novembre il Tar del Lazio dovrà decidere anche su un'altra pioggia di ricorsi, quelli piovuti sulla prova preselettiva unica nazionale. Nonostante il ministero avesse ritirato un migliaio di quesiti (sui 4.000 pubblicati e dai quali avrebbe estrapolato le 100 domande del concorso), 8.000 candidati non ammessi alle prove scritte hanno contestato davanti ai giudici amministrativi domande considerate sbagliate. «Noi siamo fiduciosi, crediamo che il Tar annullerà il concorso e che il ministero sarà costretto a bandirne un altro», dice Pacifico. In effetti si sta già lavorando a quest'ipotesi, come sottolinea la dirigente del ministero dell'Istruzione Lucrezia Stellacci. E i dirigenti, circa 1.000 che intanto sono stati nominati in tutta Italia? «Cercheremo di consolidare comunque le loro posizioni — assicura Stellacci — nell'ottica della conservazione degli atti».
 
 
L’Unità - 31 agosto 2012
 
“Il concorso per la scuola è una richiesta del PD”.
 
░ Un autorevole chiarimento dal presidente del Forum Nazionale Politiche Istruzione del PD. Giovanni Bachelet risponde a la Repubblica.
 
La Repubblica ha arruolato ieri i "dirigenti PD" fra i sostenitori della tesi secondo cui il concorso non andrebbe fatto e tutti i nuovi posti della scuola andrebbero ripartiti fra i "vincitori" del concorso del 1999 e i precari abilitati delle graduatorie ad esaurimento, non solo per il 2012-13, come sta avvenendo, ma anche per il 2013-14, e, presumibilmente, fino alla fine dei secoli. Perché? Secondo Repubblica per ragioni elettorali: come se il PD non fosse un partito nazionale progressista, ma un partitino di nicchia che, per 400mila voti, si fa un baffo dell'articolo 97 della Costituzione (nella pubblica amministrazione si entra per concorso), delle giovani generazioni, del merito e della qualità della scuola. Da presidente del Forum Nazionale Politiche Istruzione del PD e deputato della VII commissione mi ribello a questa caricatura. Nell'unico documento ufficiale in proposito (Dieci punti per la scuola di domani, approvato all'unanimità dall'assemblea nazionale di Varese a ottobre 2010) il PD dichiara testualmente che "va garantito un equilibrio tra immissioni dalle graduatorie e nuovo reclutamento". In due interrogazioni ai Ministri pro-tempore, i deputati PD hanno sollecitato "concorsi che, sulla base del merito e un adeguato contingente di posti, consentano tanto ai migliori insegnanti già in graduatoria di accelerare il proprio ingresso negli organici, quanto ai migliori laureati degli ultimi anni, conseguita la nuova abilitazione, di giocare le proprie opportunità" (agosto 2011) e "se avviati immediatamente, contribuirebbero ad immettere stabilmente nel sistema scolastico nuovo personale, fortemente motivato, a vantaggio della didattica e dell'offerta formativa" (febbraio 2012). Per questo, alla festa nazionale del PD, ho espresso viva soddisfazione per il concorso della scuola, e non sono stato certo fischiato. L'ha espressa in questi stessi giorni, in un'intervista, Luigi Berlinguer (l'ultimo ad aver bandito un concorso per la scuola); l'ha espressa da poco Fausto Raciti, segretario dei giovani democratici, sulla prima pagina di questo giornale. Se altri autorevoli dirigenti ed ex ministri hanno espresso motivate perplessità, è perché la recente esperienza Miur in fatto di concorsi nazionali (anch'essi a lungo reclamati dal PD: dirigenti scolastici e TFA) è stata catastrofica. E' importante premere affinché tempi e modalità di un evento tanto atteso e importante risultino da un lato a prova di ricorso (il che richiede una nuova task force concorsuale di indiscusso profilo culturale e tecnico) e, dall'altro, coerenti con i principi di equità verso tutti gli aspiranti all'insegnamento –giovani e meno giovani che lavorano da anni nella scuola senza la certezza del posto di lavoro– e soprattutto verso la qualità e la stabilità della scuola e dei suoi insegnanti, che il PD ha da sempre propugnato.
 
 
 
Il Fatto Quotidiano - 31 agosto 2012
 
“Scuola, la guerra tra poveri per il concorso infinito”.
 
░ 170mila precari contro Profumo. protestano: gli esami li abbiamo già fatti. Salvatore Cannavò riporta anche il parere di Marcello Pacifico.
 
Sono arrabbiati i precari della scuola. Molto. E si propongono di tornare presto in piazza, il 4 settembre, per contestare il ministro Profumo e il suo concorso "truffa". È una storia di nuova guerra tra poveri quella che riguarda il reclutamento degli insegnanti in una scuola che ogni anno cambia regole e crea uno stato di apprensione per centinaia di migliaia di persone. …. A essere ammessi al concorso saranno coloro che hanno l'abilitazione all'insegnamento, requisito che appartiene a due categorie: coloro che hanno già sostenuto il concorso del '99 (o addirittura nel '91), oppure coloro che hanno svolto, dal 1999 al 2007 la Scuola di specializzazione all'insegnamento secondario (Ssis). "Il concorso noi lo abbiamo già fatto, abbiamo pagato e ora ci chiedono di rifarlo senza nessuna considerazione del nostro merito e della nostra situazione" dicono i precari. Stiamo parlando di coloro che ogni anno coprono i "buchi" dell'organico con contratti di 9 o 12 mesi rinnovabili di volta in volta e che osservano con ansia le Graduatorie provinciali e per "classi di concorso", cioè le materie per sapere quando toccherà a loro. Un esercito di precari che, ad esempio, invoca rispetto della norma europea secondo la quale dopo 36 mesi di contratto reiterato presso lo stesso datore di lavoro dovrebbe scattare la stabilizzazione. Al concorso, però, saranno ammessi anche coloro che, non essendo abilitati, si sono laureati entro il 2001-2002, cioè iscritti all'università prima che scattassero le Ssis (lo prevede la legge). ….  "Speriamo di allargare ancora la platea verso i più giovani, a partire dal secondo concorso" confermano da Viale Trastevere, facendo intravedere una revisione delle modalità di concorso a partire dalla seconda prova che potrebbe alimentare nuove polemiche. Ma c'è di più. Coloro che hanno sostenuto le Ssis si sono sobbarcati, nell'ordine: il conseguimento della laurea; il test di ammissione alla Ssís costato circa 60-70 euro; due anni di corso con obbligo di frequenza, tirocinio ed esami in itinere; esame finale di abilitazione. Il tutto per un costo di 3.000-3.500 euro a seconda delle università. … "Abbiamo preso il meglio delle università spiega Marcello Pacifico dell'Anief abbiamo fatto fare loro le Ssis e li abbiamo fatti invecchiare precari"…. Sia nell'ultimo concorso per dirigenti scolastici che in quello per i Tirocini di formazione (Tfa, che di fatto rimpiazzano le Ssis) i quiz di accesso si sono rivelati errati generando non solo polemiche ma anche un mare dì ricorsi. Il Consiglio di Stato, ad esempio, ha appena accolto il ricorso dei dirigenti scolastici e la metà delle scuole della Lombardia è rimasta senza presidi. Nulla, quindi, garantisce che il prossimo concorso sarà migliore. Infine, c'è il problema dei costi. La Flc-Cgil ha stimato in 120 milioni di euro il costo del migliaio circa di commissioni necessarie a esaminare almeno 200 mila partecipanti. "Visto che la graduatoria c'era già non si potevano risparmiare questi soldi ?".
 
 
 
 
 
 
www.tuttoscuola.com – 1 settembre 2012
“Cattedre solo per concorso, i sindacati temono per i precari”.
░ Una reazione preoccupata, della CGIL, all’annunzio del ministro Profumo che dalle colonne de 'La Repubblica' ha detto di volere i concorsi come unico accesso alle cattedre, previo svuotamento delle graduatorie. 
"Il ministro Profumo svela qual è il vero obiettivo dei concorsi: cancellare le graduatorie e gettare nella disperazione i precari che da anni garantiscono il funzionamento delle scuole", polemizza Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil, "il ministro considera il lavoro una merce che si utilizza quando serve e poi si può buttare nel cestino". Per Pantaleo oggi la priorità deve essere quella di "risolvere la situazione dei 200mila docenti già in graduatoria che sono precari da anni" e ritiene "inaccettabile" parlare d'altro quando "questi precari hanno grandi competenze e da anni garantiscono il funzionamento della scuola italiana". Secondo Pantaleo, ciò che serve è un piano di stabilizzazione pluriennale che oltre al turn over ricomprenda tutti quei posti che vengono ormai assegnati da anni in organico di fatto, "anche perché grazie alla riforma Fornero che ritarda l'età del pensionamento rischiamo di non avere più posti nelle scuole". Dunque il nodo da sciogliere per Pantaleo "non è concorso sì o concorso no, ma quali obiettivi d'investimento il Governo mette in campo per allargare il tempo pieno, abbassare il numero degli alunni per classe, costruire nuovi edifici scolastici e rendere sicuri quelli esistenti, istituire l'organico funzionale e potenziare l'offerta formativa nel sud". In quel contesto "si devono rivedere le regole sul reclutamento garantendo lo svuotamento delle graduatorie e la possibilità concreta per i giovani di poter intraprendere la professione docente". Ma di questo, secondo la Cgil Scuola, il ministro non parla, e per questo il sindacato preannuncia un "autunno caldo" con "una decisa azione di ulteriore mobilitazione per la difesa della scuola pubblica e per difendere il diritto al lavoro e i diritti nel lavoro".
 
Corriere della sera – 1 settembre 2012
“I ritardi nelle nomine. Ogni anno servono 50mila supplenti”.
░ Anche quest'anno, al 31 agosto, ci sono circa 50mila supplenti in attesa di conoscere il proprio destino. Il ritardo nelle nomine è uno dei problemi cronici della scuola italiana
Anche quest'anno, al 31 agosto, ci sono circa 50mila supplenti in attesa di conoscere il proprio destino. Il ritardo nelle nomine è uno dei problemi cronici della scuola italiana. L'organico di diritto dei docenti per il prossimo anno scolastico, secondo i dati della Flc Cgil, è di 600.839 persone, a cui vanno aggiunti 63.348 insegnanti di sostegno, per un totale di 664.187 docenti. Ma di fatto la scuola ha 625.878 docenti, cui vanno aggiunti 90.469 di sostegno, per un totale di oltre 716mila insegnanti. In pratica, significa che poiché non è stata realizzata la stabilizzazione dell'organico, ogni anno a settembre i dirigenti scolastici devono chiamare 50mila supplenti, tra cui 30mila insegnanti di sostegno, per sopperire ai vuoti nelle classi. Il primo passo è chiamare dalle graduatorie a esaurimento, dopodiché, nel caso di mancate disponibilità sufficienti, si passa al personale precario delle graduatorie d'istituto. Vanno a rilento anche le nomine dei 21mila nuovi docenti immessi in ruolo quest'anno. «Stiamo pagando errori del passato — replica il sottosegretario all'Istruzione Elena Ugolini —. Dall'anno prossimo ci sarà un'agenda digitale che ci permetterà di assegnare in tempo le supplenze annuali. E stiamo lavorando perché gli insegnanti immessi in ruolo possano rimanere nella stessa sede almeno per tre anni». Per i docenti c'è anche un problema di motivazioni: percepiscono «una delle retribuzioni più basse d'Europa», fa notare Massimo Di Menna (Uil scuola): 1.372,77 euro netti all'inizio, 1.639,40 dopo 15 anni di servizio, 1.925 euro al massimo della loro vita professionale, per una retribuzione media annua di circa 42mila euro lordi per la scuola primaria e 46mila per quella secondaria, di fronte a una media Ocse di 48mila e 51mila. 
 
 
La tecnica della scuola – 2 settembre 2012
 
“Anno nuovo, problemi vecchi”.
 
░ Cattedre scoperte, casse scolastiche vuote, proteste di precari, scuole senza dirigenti scolastici, contrattazione di istituto al palo.
 
Si apre un nuovo anno scolastico ma i problemi sono quelli di sempre, anzi si presentano persino più gravi rispetto al passato. Come di consueto le lezioni inizieranno con migliaia di cattedre scoperte che verranno coperte con supplenti nominate “fino all’avente titolo” con gli inevitabili “balletti” che andranno avanti almeno fino a Natale. Nei prossimi giorni dirigenti scolastici e direttori dei servizi dovranno mettersi al lavoro per predisporre il Programma annuale per il periodo settembre/dicembre 2012 (in pratica, fino alla metà di ottobre almeno, le scuole non potranno assumere impegni di spesa e quindi non potranno neppure sostituire il toner della fotocopiatrice). Tra l’altro va anche detto che, a tutt’oggi, moltissime scuole non dispongono neppure dei dati contabili minimi per poter redigere il Programma Annuale. Fra una quindicina di giorni si dovrebbero aprire le contrattazioni di istituto per definire la gestione del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, ma il fatto è che non si conosce ancora l’entità del fondo (come è noto si sta discutendo a livello nazionale di “tagliare” drasticamente il fondo per poter garantire gli scatti stipendiali). In Lombardia il 40% delle istituzioni scolastiche inizia l’anno con un dirigente a metà servizio (se tutto va bene) in attesa che a novembre si sciolga il nodo del concorso e delle “buste trasparenti”. In molte regioni del sud (Campania e Sicilia in testa) dove il dimensionamento è stato effettuato in modo approssimativo ci sono centinaia di istituzioni scolastiche che non raggiungono i parametri fissati dalla legge e quindi non hanno dirigente e dsga titolari (e non li avranno neppure in futuro).
 
 
 
il Manifesto – 2 settembre 2012
 
“La vita è tutta un quiz ?”.
 
░ Una lettera, impietosa nel contenuto, inviata alla redazione da Tiziana Drago, una ricercatrice universitaria. Profumo ? Un venditore di fumo !
 
Vendere fumo pare essere l'azione che meglio riesce a questo governo. Magari con stile (certo, deve piacere il genere ma ammettiamo che dopo i predecessori persino questa condotta somiglia a un approdo), ma pur sempre fumo. Il ministro dell'istruzione, università e ricerca, Francesco Profumo, si sta dedicando al suo compito con encomiabile impegno (o spaventoso accanimento, a seconda dei punti di vista). Non pago di aver agitato come una clava il feticcio della meritocrazia all'interno delle università attraverso il suo braccio armato (l'Anvur) e di essere il mandante della micidiale operazione valutativa in corso negli atenei, si sta applicando al mondo dell'istruzione di base, il settore della formazione più delicato e bisognoso di ogni cautela. Dopo la trovata notevolmente pacchiana dello «studente dell'anno» e la magra figura fatta col «tirocinio formativo attivo» - zeppo di domande errate, scuse ufficiali del ministro ai partecipanti al concorso, caos sulle graduatorie successive. Ora tira fuori dal cilindro il concorso a cattedre. A parte gli articoli di sfrontata propaganda della stampa mainstream, persino il pallido Pd ha dovuto mostrare una soddisfazione imbarazzata…. Quello che fa davvero rabbrividire è la procedura di selezione della nuova classe docente annunciata ieri con un'intervista a Repubblica. Si parla di una modalità telematica: si starebbe lavorando a una prova selettiva da svolgere sul computer, utilizzando i supporti presenti nelle scuole (ammesso che, in strutture ridotte allo stremo, tali supporti esistano e risultino funzionanti...)…. Il fatto è che una simile procedura la dice lunga sull'impostazione della prova di preselezione. Si scopre con raccapriccio che tale prova dovrebbe consistere in un «test con domande di carattere logico-deduttivo, alcuni in lingua, inglese, francese, tedesco e spagnolo, e le altre per misurare le competenze informatiche» (citiamo dall'intervista del ministro). La scrematura della massa degli aspiranti docenti, lungi dall'accertare in modo rigoroso conoscenze disciplinari e maturità critica complessiva, viene affidata a una prova modesta e degradante, come mortificante è stata quella del tfa: quiz da televisione e/o da scuola guida. Ancora una volta, la disinibita opzione fra una prova scientificamente fondata e la cultura da videogiochi si risolve a favore di questi ultimi, mostrando a chiare lettere, da parte del ministro e dei suoi collaboratori, una considerazione virtuale e bassa della cultura. Quello che Profumo ignora è proprio l'esistenza di un orizzonte complesso della conoscenza, lontano anni luce dall'attitudine furbesca necessaria per districarsi nei test a risposta multipla. Da questo tipo di prova resta inevitabilmente esclusa e sanzionata ogni possibilità di problematizzazione teorica: che si tratti di quiz o di videogame, l'esperienza che si suggerisce è quella della suzione televisiva, della realtà epidermica, del gioco reversibile. La complessità delle conoscenze filosofiche, storico-letterarie o scientifiche rinvia, invece, a un orizzonte alto, che mette chi ne faccia esperienza in condizione di collocarsi alla sua stessa altezza (per accoglierli o per respingerli), di riconoscersi in un'idea - o in una possibilità - di umanità alta, generosa e libera. 
 
 
 
Il Messaggero – 3 settembre 2012
 
“Se i quiz salgono in cattedra”.
 
░ Il Ministro Profumo si è avventurato nel tratteggiare brevemente  la figura ideale dell’insegnante. Molti - ovviamente, poiché il Ministro improvvisava nel contesto di una dichiarazione – hanno evidenziato la inadeguatezza della definizione proposta. Giorgio Israel, autorevolmente.   
 
….. Il ministro ha recentemente proposto la sua visione di come deve essere un buon insegnante. A noi pare che sarebbe meglio non impelagarsi nel tentativo di definire una figura tanto complessa. Tuttavia, se proprio dovessimo scegliere la definizione preferita, ricorderemmo quella di Hannah Arendt: l’insegnante è colui/colei che «si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri in proposito, mentre è autorevole in quanto, di quel mondo, si assume la responsabilità. Di fronte al ragazzo è una sorta di rappresentante di tutti i cittadini della terra che indica i particolari dicendo: ecco il nostro mondo». E così facendo – osserva Arendt – fornisce al giovane gli strumenti per avanzare liberamente con le proprie gambe.Secondo il ministro l’insegnante deve saper stabilire e gestire buone relazioni con gli studenti, saper stare bene in classe, e alternare la sua posizione di docente con quella di discente, lasciando talora la cattedra agli allievi. A parte quest’ultimo aspetto che riporta a sessantottismi di cui non v’è proprio bisogno, la figura che emerge è quella del «facilitatore» nell’ideologia dell’autoapprendimento. Sapere star bene in classe e gestire bene i rapporti con gli allievi è molto importante, ma non crediamo che si tratti di una scienza codificabile.Colpisce l’omissione di un requisito cruciale: che l’insegnante sia colto, che conosca la sua materia. Tolto questo, tanto varrebbe affidarsi a Pippo Baudo, che certamente ne sa più di certi teorici dello «stare in classe», che propinano i loro precetti nel modo più noioso, cattedratico e trasmissivo che si possa immaginare. Abbiamo il ricordo di insegnanti non molto capaci di gestire la classe, ma dotati di una cultura tale da lasciare una traccia indelebile sugli allievi; ed altri, brillanti e simpatici quanto vacui. Migliorare il mondo dell’insegnamento si può. Mettere le brache al mondo è tipico delle visioni illiberali. Se poi riduciamo i contenuti dell’insegnamento a un «optional», a qualcosa che può essere «costruito» pescando indifferentemente ovunque, senza distinguere tra libri seri e Wikipedia, possiamo scommettere sul definitivo declino della scuola italiana.
 
 
 
ItaliaOggi – 4 settembre 2012
 
“Il cortocircuito dell’istruzione”.
 
░ Annullate le prove per i dirigenti, test sbagliati per le abilitazioni e ora l'incognita dei nuovi professori. (di Alessandra Ricciardi).
 
Le prove per accedere ai tirocini abilitativi macchiate dagli errori della commissione che le ha predisposte (nominata dall'ex ministro dell'istruzione, tiene a precisare l'attuale), i concorsi per dirigenti annullati in varie regioni, con nomine prima autorizzate e poi bloccate, e ora il nuovo concorso per docenti, il cui bando è stato annunciato per fine settembre, ma che potrebbe slittare. E che intanto è già un osservato speciale: le prove che saranno predisposte, i criteri di accesso, i titoli da valutare, tutto sarà attentamente passato ai raggi x dal partito degli scontenti per far cadere anche questa selezione sotto i colpi della magistratura. Il nuovo anno si apre all'insegna dell'incertezza…. Intanto non mancano i problemi attuativi delle riforme più recenti: non si sa ancora che fine faranno i docenti dichiarati inidonei per motivi di salute all'insegnamento e che da quest'anno, causa spending review, dovevano essere ricollocati. Per non parlare dei prof inidonei andati in pensione, che si sono visti revocare il trattamento previdenziale dopo un anno, perché la certificazione di inidoneità non è valida. E poi c'è la questione in sospeso del pagamento degli scatti, la riduzione da fare degli organici ministeriali, l'accorpamento degli uffici scolastici provinciali e di quelli regionali…  Anno nuovo quello che inizia, appesantito però dal cumularsi di problemi vecchi, che mostra un'amministrazione scolastica ormai alla corda, incapace, a dispetto dell'impegno di tanti, di tenere il passo delle novità legislative che si susseguono, di seguire l'ordinario disbrigo amministrativo, di fronteggiare le richieste molteplici, e a volte contrastanti, che giungono dai lavoratori della scuola, oltre un milione di persone. … Intanto il bando di gara, annunciato per il 24 settembre da Profumo, potrebbe slittare: i programmi di studio non sono stati stilati, le nuove tabelle di valutazione dei titoli devono ancora essere inviate per il parere al Cnpi. Poi ci sarà da gestire la preselezione, a cui tiene molto il ministro, la prova scritta e l'orale, con simulazione di una lezione. Candidati potenziali: tra i 300 e i 500 mila. Ma questa è un'altra storia a cui al ministero per il momento preferiscono non pensare.
 
 
 
CORRIERE DELLA SERA – 4 settembre 2012
 
“Concorsi, agenda digitale, licei sportivi. Profumo, il ministro degli annunci”.
 
░ Anche Sergio Rizzo punta la lente di ingrandimento su Profumo.
 
A pochi giorni dalla riapertura delle scuole una cosa non si può certo rimproverare a Francesco Profumo: che non abbia preso sul serio la sua nuova occupazione di ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Talmente sul serio, tecnico qual è, da superare nel profluvio incessante di parole perfino alcuni suoi predecessori politici. Sei interviste a giornali e radio nell'ultima settimana sul ritorno (sacrosanto, precisiamo) ai concorsi per gli insegnanti. Proclami di ogni tipo su riforme e innovazioni di ogni tipo: le nuove regole per l'abilitazione dei docenti, l'introduzione del liceo sportivo, la riforma dei compiti a casa... E convegni, convegni, convegni. Per non far torto a nessuno. Al convegno sull'istruzione a Urbino ha difeso i precari. Alla festa della pubblica amministrazione e innovazione di Terni ha garantito un concorsone trasparentissimo. Al convegno a Trento organizzato dal think tank Vedrò di Enrico Letta ha sfatato il luogo comune che gli studenti italiani siano asini nelle materie scientifiche. Alla festa del Pd ha ripetuto che gli universitari fuori corso devono pagare tasse più alte dei loro colleghi lavoratori: ci mancherebbe altro. A un convegno sulla scuola, a Ischia, ha detto che rivendicando competenza sugli istituti scolastici le Province vogliono solo mantenere alcune cose dello status quo. A un convegno a Milano ha assicurato che nonostante le minacce provinciali l'anno scolastico non è a rischio. A un convegno a Camerino ha rivelato che per l'Università il governo pensa a introdurre un criterio come quello del bastone e della carota per rendere le nostre università più competitive. Al convegno di Cagliari sulle città intelligenti ha lamentato che in Italia ci siano troppe sedi di centri di ricerca. A un convegno a Firenze ha ricordato che l'università e la scuola sono la priorità del Paese. A un convegno sulla sanità organizzato a Roma dall'Udc ha spiegato che nella ricerca serve un coordinamento unico. A un convegno sull'apprendimento permanente, sempre a Roma, ha rivelato che il suo ministero realizzerà per ogni studente la carta d'identità della formazione. A un convegno sull'Information technology a Torino ha promesso un'accelerazione dell'agenda digitale da parte del governo. A un convegno della Commissione cultura della Camera ha auspicato una strategia comune università-ricerca. Al convegno per i cinque anni del consiglio europeo della ricerca ha proposto una specie di moneta comune per i ricercatori europei. E tutto ciò soltanto da un paio di mesi a questa parte. Ieri il ministro Profumo ha esternato anche da Israele, dove ha incontrato il suo collega Gideon Saar dicendosi interessatissimo alla riforma degli insegnanti introdotta dallo Stato ebraico che prevede l'aumento delle ore, la formazione continua e soprattutto un notevole aumento degli stipendi. Un suo cavallo di battaglia: qualche mese fa aveva già avuto occasione di dire al Tgi che i docenti italiani hanno retribuzioni troppo modeste. Mentre il 19 giugno, in occasione della sua visita a Pechino, aveva sottolineato il valore degli scambi culturali internazionali tra studenti. … Adesso aspettiamo i fatti.
 
 
 
Famiglia Cristiana – 6 settembre 2012
 
“La scuola italiana ? Promossa”.
 
░ La promuove il Ministro… Ma osservatore e osservato coincidono…. E poi, le domande…. Soft. Per il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo l'anno scolastico comincia all'insegna dell'ottimismo, nonostante le recenti polemiche sui prossimi concorsi per i docenti. Il ministro è sereno …: la scuola italiana è promossa con una sufficienza piena. 
 
D. Va davvero tutto bene, signor ministro? «Certamente la scuola patisce delle difficoltà, ma dobbiamo rapportarci ai numeri. Gli studenti sono 8 milioni. Se non funziona qualcosa per l'un per cento, si tratta di 80 mila studenti, una città un po' più grande di Savona, dove sono nato io. Sulla scuola dovremmo essere più concreti e più sereni».
 
D. Si sentirebbe di dire che la nostra è una scuola di qualità, dispersione a parte? «Mi limito a indicare alcuni dati. Quando i nostri ragazzi vanno all'estero, sia durante i percorsi delle scuole superiori sia durante l'università, sono sempre i migliori. Io credo che il nostro sistema scolastico sia molto più formativo e meno informativo di altri. È un valore che dobbiamo conservare».
 
D. Cos'è allora che non funziona? «Credo ci sia stata una mancanza di governance, dovuta anche a questo sistema complesso per cui c'è un ministero centrale e una programmazione fatta invece dalle Regioni, mentre la proprietà degli edifici e in buona parte della Provincia. Una situazione anomala. Per questo dico che un'oliatura si può dare».
 
D. Come mai andiamo così male nei test internazionali? «La nostra scuola ha poca abitudine a quel tipo di test. Siamo abituati al temino e non abbiamo il rispetto dei tempi, tant'è che esistono i fuoricorso. Come è possibile seguire un corso di storia greca oggi e sostenere l'esame dopo tre anni? È un buon insegnamento per la sua vita?».
 
D. Ci sono studenti che lavorano, il raddoppio della tassa per i fuoricorso penalizza molto... «Ci sono persone per le quali è possibile prevedere un "contratto" di tipo part-time, perché lavorano, ma con chi fa lo studente e basta dobbiamo essere rigorosi».
 
D. Pensa di poter fare qualcosa prima della fine del suo mandato per la scuola media inferiore, che pare quella in maggior difficoltà? «Credo che effettivamente sia l'anello debole del sistema, per due motivi: viene a coincidere con un momento delicato come l'inizio dell'adolescenza e poi è rimasta un ibrido, senza una anticipazione reale di una scuola più autonoma quale deve essere la scuola superiore».
 
D. Pensa necessiti di una riforma? «Il Paese ha avuto fin troppe riforme, D. ma ancora una volta ci vuole un po' di oliatura».
 
Concretamente cosa pensa di fare? Perché fino ad ora la politica degli istituti comprensivi sembra sia andata nella direzione opposta. «È piuttosto un problema organizzativo: i momenti transitori sono i più difficili perché ancora il nostro Paese ha una limitata capacità di programmazione. Si comincia a pensare all'istituto in cui ci si iscriverà troppo a ridosso del momento in cui questo avviene».
 
D. Non è sufficiente rafforzare l'orientamento? «No, immagino che bisognerà prevedere nel triennio della media, se rimarrà un triennio, un primo anno ancora collegato alla modalità della scuola elementare e un ultimo vicino a quello che avviene nella secondaria. Quindi un aggiustamento non solo dei programmi ma anche della gestione dell'aula e del rapporto coi docenti».
 
D. Lei pensa che la sua riforma del merito, molto contestata, possa davvero aiutare la scuola italiana a superare le attuali difficoltà? «Sono convinto che sia una riforma prima di tutto per l'Italia. Purtroppo tutte le volte che ci confrontiamo con cittadini di altri Paesi abbiamo evidenti difficoltà. Per poter competere bisogna essere bene attrezzati. E cioè più preparati e capaci di valorizzare le proprie capacità. Io non amo il termine meritocrazia, ma credo che la capacità, che è una dote che ciascuno di noi ha dalla nascita, e l'impegno, che invece dipende dalla nostra volontà, debbano essere premiati».
 
D. Che cosa cambia la "riforma del merito"? «Un segnale molto forte. La scuola ha sempre una grossa presa sul Paese. Quando i nostri ragazzi vanno a casa e riportano ciò che è stato loro insegnato a scuola, quello è un messaggio che coinvolge tutta la comunità, quindi premiare il merito ha un grandissimo valore, non solo per il singolo. Vedo questa riforma come una specie di educazione civica».
 
D. Ancora una volta si parla purtroppo di tagli per la scuola. Soprattutto per la paritaria dove i tagli sarebbero del 60 per cento... «Questo non è vero. In realtà il finanziamento alla scuola in generale non verrà toccato. Per quanto riguarda la paritaria, tutti gli anni c'è stata un'aggiunta di circa 200 milioni per completare il finanziamento triennale, e ci sarà anche quest'anno».
 
D. Siamo in vista di cambiamenti importanti: ci sarà spazio per i genitori? «Nel nuovo modello ci sarà una maggiore autonomia della scuola e quindi un maggior coinvolgimento di tutta la comunità e anche dei genitori. Il modello dell'autonomia è stato già approvato, adesso è in Parlamento la norma relativa alla governance».
 
D. Qual è il suo messaggio agli studenti che cominciano il nuovo anno? «Un messaggio di fiducia. Stiamo lavorando a una scuola in cui non siano toccate le risorse per il cuore del sistema che sono gli studenti, con un processo di rinnovamento che certamente avrà delle ricadute importanti sulla società». 
 

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