Rassegna stampa

Recensioni dalla Stampa al 9 giugno 2012

wwwww.la Repubblica.it - 29 maggio 2012
“Arriva il giorno del merito ma il ministro è rimasto solo”
░ Sui quotidiani campeggia la locuzione “riforma della scuola”. Se ne abusa. All’epoca del Falcucci, di riforma non se ne parlava e però la si faceva. Luigi Berlinguer e la Moratti hanno disegnato, complessive e coerenti, le loro “riforme”, che però non hanno avuto seguito, per veti politici contrapposti. Del termine “riforma” s’è poi abusato all’epoca della Gelmini, per qualificare provvedimenti intesi unicamente al risparmio erariale, e adesso si parla di “riforma” per provvedimenti spiccioli. Sarebbe troppo pretendere, almeno, l’uso corretto dei termini?
La riforma sul merito è divisa in due parti: una per la valorizzazione dei migliori a scuola, l'altra per la valorizzazione dei migliori all'università. Viene istituita la nuova figura dello studente dell'anno, per esempio: ogni scuola potrà eleggere il più bravo fra coloro che avranno preso 100 e lode della maturità. Il prescelto avrà una borsa di studio aggiuntiva e uno sconto del 30% sulle tasse universitarie. Ma anche tariffe abbattute per viaggiare in bus ed entrare nei musei, grazie alla card "IoMerito". E poi per gli studenti migliori le master class, corsi estivi da seguire gratuitamente. Sono previsti, ancora, premi per le scuole migliori e all'università più test per tutti. Il provvedimento doveva essere un disegno di legge, ma il governo all'ultimo momento lo ha trasformato in un decreto. 

Asasi - La Letterina n.325 - 31 maggio 2012
“Ritorni a scuola la Educazione civica”
░ Riportiamo la valutazione del preside Adernò: alla Educazione civica, da sempre Cenerentola dell’attività nelle scuole, è stata attribuita una veste unicamente interdisciplinare (Educazione alla “Cittadinanza e Costituzione”); meglio restituirle lo status di disciplina autonoma.
Considerato un progetto e non una materia di studio, l’insegnamento dell’Educazione civica occupa uno spazio marginale e ridotto, legato spesso ad una specifica sensibilita di alcuni docenti e non coinvolge in tal modo tutti gli studenti, non diventa “progetto di scuola”.
Al di la della nomenclatura, quando alcuni anni fa si e tentato di ripristinare l’ora di Educazione civica, come ora di lezione, autonoma, obbligatoria e come disciplina con votazione nella pagella, si era recuperato uno spazio scolastico di insegnamento-apprendimento ben definito e codificato. Sembrava una bella battaglia vinta, dopo tanti anni di apparente “trasversalita” dell’insegnamento civico, ma di fatto considerata la disciplina “cenerentola” e lasciata alla buona volonta di alcuni docenti particolarmente sensibili, come avviene ancora oggi con il progetto legalità…. Perche non restituire la dignita di disciplina all’Educazione civica in tutte le scuole assegnando un’ora settimanale o, secondo i principi della didattica modulare, due moduli di 15 ore annue per tutte le classi in ogni ordine e grado? L’educazione civica non e sostituibile ne incorporabile alle ore di storia, fra l’altro diminuite e condensate in “geostoria”, ne tanto meno alle ore di “Diritto” come avviene solo in alcuni istituti di secondo grado. Si chiede al Ministro che ha dichiarato: “Nei prossimi giorni lavorerò ad iniziative in questo senso” che venga ridisegnata come “materia scolastica”, con contenuti e programmi, valutazioni e voti…

l’Unità - 1 giugno 2012
“Il merito nella scuola. Istruzioni per l'uso”.
░ Riportiamo le parole – chiare, e che pienamente condividiamo - di uno dei pedagogisti e docimologi di maggiore prestigio: Benedetto Vertecchi: la valutazione del “merito” va contestualizzata.
Il richiamo al merito degli alunni può avere due significati, del tutto diversi. Il primo sta a indicare che, in un quadro in cui tutti fruiscono delle medesime opportunità, alcuni studenti ottengono risultati migliori di altri. L’altro significato prescinde da riferimenti di contesto e considera il merito come una qualità assoluta, che deve essere riconosciuta a chi ha rivelato, per i risultati conseguiti, caratteristiche personali migliori. Mentre il primo significato risponde a una concezione democratica dell’educazione formale (quella impartita nelle scuole), l’altro significato ha lo scopo di rendere accettabile, e persino desiderabile, il manifestarsi del determinismo sociale. Se nell’apprezzare il merito si prescinde, infatti, dal considerare in che modo determinati risultati siano stati raggiunti, giudizi ugualmente fondati investono tutti gli allievi, quelli che godono di una condizione originaria di vantaggio come quelli che per ottenere un risultato positivo devono superare il condizionamento negativo al quale sono soggetti. Per rendere accettabile il merito come manifestazione di un apprendimento per conseguire il quale sia stato necessario impegnare la propria intelligenza, dimostrando insieme qualità positive sul piano morale, occorre preliminarmente assicurare a tutti condizioni di studio adeguate alle loro esigenze. In altre parole, si può apprezzare il merito solo se si rivela dopo che sia stata assicurata una sostanziale uguaglianza delle opportunità di apprendere. Se tale condizione è lontana dall’essere raggiunta (o, peggio, se non è neanche perseguita) riconoscere il merito degli allievi migliori equivale a cospargere di belletti un sistema iniquo. ….I provvedimenti che, con orrido aggettivo sono definiti premiali, ripropongono interpretazioni della riuscita scolastica centrate solo sulle caratteristiche personali, tacendo sulle ragioni delle differenze che si manifestano tra gli allievi. E tacendo anche sulle responsabilità che si collegano all’assenza di politiche volte a qualificare il profilo culturale della popolazione nel suo complesso, come se fosse possibile isolare le condizioni dello sviluppo degli allievi dalle interazioni col resto della società. Il merito si incoraggia e si apprezza solo perseguendo l’equità.

La Repubblica - 2 giugno 2012
“I 50 anni della scuola media”
░ Riportiamo parte di un articolo di Massimo Recalcati: chiarisce la differenza tra le rigidità, inutili e dannose, della vecchia didattica verticale, e la cesura, difficile ma che è necessaria per la formazione, che la frequenza scolastica crea nello sviluppo della personalità.
La mia generazione è stata vittima di una Scuola rigidamente e ferocemente disciplinare….Il rifiuto di apprendere fu allora il mio moto personale di protesta. Non volevo digerire quel sapere che pretendeva di essere così stupidamente assoluto…. Rigettavamo la dimensione obbligatoria della Scuola…. Quello che ci sfuggiva era la funzione fondamentale che la Scuola è chiamata ad esercitare nella formazione del soggetto…. Eppure il paradosso della Scuola – e il carattere decisivo della sua funzione – si situa proprio qui: come si può fare sorgere il desiderio di sapere, quando l´apprendimento del sapere deve essere obbligatorio ?... L´obbligo della scolarizzazione non deve essere confuso con l´azione repressivo-disciplinare della Scuola. … L´obbligo della scolarizzazione impone un trauma benefico e necessario. Questo trauma è innanzitutto il trauma della de-maternalizzazione della lingua. È un trauma che impone un taglio, una separazione del soggetto dalla sua famiglia. In nessun modo la propria famiglia può esaurire il mondo; la Scuola segna l´uscita dal mondo della famiglia e l´incontro possibile con altri mondi. L´obbligo che essa deve incarnare è l´obbligo di lasciare la propria lingua madre. O, meglio, è l´obbligo di tradurre quella lingua in altre lingue…. La Scuola porta con sé – nel suo proprio Dna – un´anima profondamente multiculturale perché sancisce l´obbligo dell´umano di rivolgersi al mondo, di staccarsi dal clan di appartenenza, o meglio, di vivere e di giocare culturalmente la propria appartenenza nella contaminazione e nell´incontro con l´Altro. Nel nostro tempo la Scuola non è un´istituzione disciplinare, ma una istituzione di resistenza all´indisciplina di un iperedonismo che non conosce limiti. La resistenza della Scuola consiste oggi nel sostenere il valore traumatico della Legge della parola, in un´epoca dove il solo obbligo che sembra esistere è quello per il godimento fine a se stesso. Non casualmente una delle cifre più significative del disagio della civiltà contemporaneo è la crisi generalizzata del discorso educativo.…. L´obbligo della Scuola è benefico perché si sostiene su di una promessa di fondo. È la promessa che esiste un godimento più forte, più potente, più grande di quello promesso dal consumo immediato e dalla dipendenza dall´oggetto. Questo altro godimento si può raggiungere solo per la via della parola: è godimento della lettura, della scrittura, della cultura, dell´azione collettiva, del lavoro, dell´amore, dell´erotismo, dell´incontro, del gioco. La promessa che la Scuola oggi sostiene controvento è che il desiderio umano per dispiegarsi, per divenire capace di realizzazione ha bisogno, di qualcosa che sappia incarnare la Legge della parola, perché, sappiamo, senza questa legge non c´è desiderio, ma solo disumanizzazione della vita.

www.la Repubblica.it – 3 giugno 2012
“Scuole e atenei, ecco la riforma”
░ Articolo di Corrado Zunino. Il ministro Profumo incontra intoppi politici ed economici, per la parte scolastica da inserire nel pacchetto “merito”: premi per studenti, scuole e atenei virtuosi, che a suo modo di vedere dovrebbero incentivare la competitività e rendere il sistema Italia competitivo sul mercato globale.
….la bordata di critiche - dal Pd dalla Cgil, dai centristi agli studenti organizzati e su altri versanti da Pdl e Confindustria - è stata così assordante da sorprendere il ministro Francesco Profumo. «Questa riforma ce la chiede l´Europa della cultura e del lavoro», risponde lui. E ce la impongono mercati sempre più internazionali e anglofili, sempre più specialistici e desiderosi di pescare dalle università i migliori…. In ogni singola scuola superiore nascerà lo "studente dell´anno" (i migliori discenti, tenendo conto, però, dell´impegno e del reddito familiare). Avranno sconti sui bus e alle mostre e quando andranno all´università pagheranno un terzo in meno l´iscrizione. Negli atenei nasceranno le figure dei "migliori laureati" e dei "migliori dottorati". E così, in un tentativo di proteggere e rilanciare arti e musica, nei conservatori e nelle accademie nazionali. Diventeranno prassi le Olimpiadi della matematica, dell´italiano, dell´astronomia. Nazionali e internazionali. Ci sarà l´obbligo di 100 ore di didattica per i prof universitari e saranno decurtati i finanziamenti agli atenei che non assumeranno gli insegnanti migliori, scelti da una commissione con quattro commissari su cinque esterni (uno sarà straniero)…. Premi per docenti e ricercatori universitari, «in numero non superiore al 20%», dopo «una valutazione pregevole della loro didattica», secondo criteri stabiliti con regolamento di ateneo. Stop all´assenteismo dei professori d´ateneo: chi è a tempo pieno dovrà garantire 100 ore di didattica frontale ogni stagione, 80 ore per chi è a tempo definito. Gli studenti che hanno ottenuto i crediti formativi universitari previsti e con votazione media non inferiore a 28/30 possono sostenere l´esame di laurea con un anno di anticipo. Gli studenti dei corsi di dottorato di ricerca possono conseguire il relativo diploma con un anno di anticipo, previo giudizio del collegio dei docenti. Possibile l´iscrizione in due università di pari livello (due triennali, due specialistiche, due master). Gli Atenei forniranno un elenco del 5 per cento dei laureati più bravi: saranno pubblicati sul sito del ministero dell´Istruzione e avranno una corsia privilegiata verso il lavoro grazie a incentivi fiscali applicati ai datori di lavoro per due stagioni (meno tasse sul reddito fino al 30% per chi li assume a tempo indeterminato entro tre anni dalla conquista della laurea). Il "portfolio" dello studente potrà essere consultabile dalle aziende e renderà pubbliche la conoscenza delle lingue straniere, le competenze musicali e informatiche, le esperienze di associazionismo, volontariato e sportive. Le università migliori aderiranno a un´organizzazione internazionale del baccellierato, rete di istituti d´eccellenza. La questione più visibile del "decreto merito" sarà lo "studente dell´anno". Ogni istituto superiore dalla prossima stagione lo sceglierà tra chi avrà i voti più alti alla maturità, a partire da 100, tenendo conto della media degli ultimi tre anni, dell´impegno sociale e del reddito familiare. Lo "studente migliore" avrà una riduzione almeno del 30% delle tasse per l´iscrizione al primo anno di università e una borsa di studio aggiuntiva. Con la card "Iomerito" otterrà sconti per musei e trasporti. Nel corso dell´anno scolastico i primi tre piazzati alla fase nazionale delle Olimpiadi per materie scolastiche saranno iscritti (gratuitamente) a "master class" estivi nella disciplina affrontata. Da ottobre Olimpiadi internazionali in sette materie. Internazionalizzazione degli atenei grazie a incentivi per attrarre docenti dall´estero e per spingere pubblicazioni in inglese. E poi riforma dei convitti nazionali e degli educandati statali, ridenominati collegi italiani internazionali: anche questi dovranno diventare calamite di studenti e insegnanti stranieri e saranno aperti alla residenzialità e alla semiresidenzialità anche nei periodi estivi. Fin dal primo anno di studi superiori si applicano i metodi linguistici Clil (immersione linguistica). Le università e gli istituti superiori di insegnamento a livello universitario aventi sede nel territorio di Stati esteri, e là riconosciuti come enti senza scopo di lucro, possono insediare proprie filiazioni in Italia. Resta il numero chiuso per Medicina e Architettura, ma per ogni facoltà le matricole dovranno fare il "test diagnostico" per capire se sono tagliate o no per quell´indirizzo (oggi uno studente su cinque abbandona l´università dopo il primo anno). Sul fronte concorsi, resiste l´abilitazione nazionale al titolo di professore ordinario, associato o ricercatore. La commissione sarà composta da cinque membri: uno designato dall´ateneo e tre esterni, sorteggiati. Il quinto sarà sorteggiato da una lista di studiosi in servizio presso atenei di Paesi aderenti all´Ocse. L´Agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) stabilirà se i docenti prescelti avranno le caratteristiche richieste, altrimenti gli atenei perderanno quote di finanziamenti ordinari. Le istituzioni dell´alta formazione artistica, musicale e coreutica valorizzano il merito e l´eccellenza dei propri studenti in base a sistemi premianti. Promuovono il coinvolgimento degli studenti in iniziative, nazionali e internazionali, di confronto e di competizione e in percorsi di studio di alta qualità. Nasce il Premio nazionale delle arti. Al vincitore di ciascuna sezione artistica è riconosciuta la riduzione di almeno il 30% delle tasse per l´iscrizione all´anno successivo o all´anno in corso se è l´ultima stagione. Il ministero dell´Istruzione sostiene progetti di produzione nel campo musicale di rilevanza nazionale, finalizzati a consolidare le esperienze degli studenti nelle formazioni orchestrali.

La Repubblica - 4 giugno 2012
“La “riforma del merito” in una scuola che non riesce a incidere sulle disparità sociali”.
░ Una stroncatura, a firma Rosaria Amato: leggendo il progetto di riforma della scuola – scrive – la sensazione è che chi l’ha messo a punto non abbia le idee chiarissime su come funzionano la scuola e l’università.
Per esempio la norma secondo la quale ogni istituto superiore dovrà scegliere lo studente dell’anno in base al voto dell’università e alla media degli ultimi tre anni, che avrà in premio uno sconto del 30% delle tasse del primo anno d’università, risulta abbastanza inutile in un sistema universitario che, di solito, esonera gli studenti che hanno preso 100 o 100 e lode alla maturità dal pagamento delle tasse del primo anno. E spesso fornisce agli stessi studenti una borsa di studio. Certo, dipende da università a università. La norma di legge varrebbe invece su tutto il territorio dello Stato. Ma solo per uno studente a scuola, un numero di gran lunga inferiore rispetto a quello degli studenti che attualmente beneficiano dell’esonero garantito dalle varie università.
Altra obiezione che si potrebbe fare (più consona allo stile di questo blog, che si chiama percentualmente) è: c’è una logica nel reperire a fatica i fondi per una riforma non condivisa a fronte di un sistema scolastico gravemente depauperato e sostenuto in misura sempre più consistente dai genitori? Secondo un’indagine pubblicata all’interno del 44° Rapporto del Censis, il 53,1% delle scuole italiane chiede un contributo “volontario” ai genitori, che contribuiscono massicciamente (82,7%). Il contributo serve per “acquistare materiali didattici”, migliorare le dotazioni informatiche, le palestre, persino, nel 43,1% dei casi, per fornire “supporto economico agli studenti più indigenti per assicurare la loro partecipazione alle attività didattico formative”. Quest’ultima motivazione, certo, rende perplessi. Ma non dovrebbe essere compito dello Stato supportare gli studenti indigenti per permettere loro di partecipare alle attività didattico-formative? Lasciamo stare il fatto che a troppi genitori venga chiesto di comprare la carta igienica per la scuola. Ma il supporto agli studenti indigenti non è tra i compiti della scuola, non è una delle migliori applicazioni del secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione, quello che dice che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli che impediscono l’effettiva eguaglianze tra i cittadini? Per inciso, ormai sono tanti anche i genitori che danno la tinta alle pareti. Per il Censis i genitori-operai danno il loro contributo nel 13,6% delle scuole italiane. Ci sono anche i genitori che lavano le tende, e quelli che riparano le sedie, i tavoli e gli armadi.
Infine, è giustissimo valorizzare il merito (per l’appunto, le università lo hanno sempre fatto, con l’esonero delle tasse e le borse di studio, e anche i presidi hanno cercato di fare del loro meglio, fondi permettendo), ma in un Paese come l’Italia, il Paese delle disuguaglianze, il Paese con l’ascensore sociale più bloccato d’Europa, forse la scuola dovrebbe aiutare tutti i ragazzi economicamente svantaggiati (non solo il primo della classe) a emergere, a inserirsi in una società che fa di tutto per tenerli “al loro posto”, ben fermi all’interno della classe sociale alla quale appartengono, senza poter fare neanche un passetto in avanti. Circostanza ampiamente analizzata dall’ultimo Rapporto Istat: in Italia appena il 20,3% dei figli degli operai è arrivato all’università, contro il 61,9% dei figli delle classi agiate, della generazione nata negli anni ‘80. Il 30% dei figli degli operai abbandona le scuole superiori contro appena il 6,7% dei figli di dirigenti, imprenditori, liberi professionisti. Negli altri Paesi non funziona così, anche perché in Italia la dispersione scolastica è molto più alta che altrove, prova ne è questo grafico dell’Ocse:
ItaliaOggi – 5 giugno 2012
“Il dirigente non decide l'orario”
░ Un'ordinanza del Tar Toscana nega che la riforma Brunetta abbia modificato la materia. (di Antimo Di Geronimo).
Sabato libero, conta la delibera del consiglio di istituto. Il dirigente scolastico non ha il potere di disattendere o dichiarare illegittime le delibere del consiglio di istituto concernenti l'orario scolastico. Il decreto Brunetta, infatti, ha semplicemente decontrattualizzato la materia, ma non ha modificato le competenze degli organi collegiali della scuola. É quanto si evince da un'ordinanza sospensiva del Tar della Toscana (347/2012) depositata il 30 maggio scorso, con la quale ha sospeso il provvedimento di un dirigente scolastico. Che aveva rifiutato di attenersi ad una deliberazione del consiglio di istituto della sua scuola riguardante la scansione dell'orario di lezione. Il preside, infatti aveva comunicato al presidente del consiglio di istituto di ritenere «che la delibera del consiglio di istituto n. 10 del 19.12.2011 sia illegittima e che la competenza in materia di adattamento del modello scolastico (sabato libero) sia del dirigente scolastico, sentiti gli organi collegiali e considerate le necessità degli enti locali». Di qui l'esperimento dell'azione giudiziale da parte di un gruppo di genitori, che terminava con l'accoglimento del ricorso e la sospensione del provvedimento. La questione è frutto di un equivoco, abbastanza diffuso, ingenerato dall'entrata in vigore del decreto Brunetta. Che ha indotto alcuni dirigenti scolastici a ritenere che la decontrattualizzazione di alcune materie gestionali (tra cui l'orario scolastico) abbia ingenerato l'assunzione di pieni poteri in tali materie da parte dei dirigenti. Sulla base di questa convinzione, c'è stato persino un dirigente scolastico che ha trasferito d'ufficio una lavoratrice a un plesso distante circa 40 chilometri, pur essendo inamovibile ai sensi della legge 104/92. Ma le cose stanno diversamente. La decontrattualizzazione, infatti, ha riportato in vita le disposizioni di legge che regolavano questi ambiti prima della loro devoluzione al tavolo negoziale. Nel caso specifico, l'art.10 del decreto legislativo 297/94, per quanto riguarda le competenza del consiglio di istituto. E l'art. 7 per quelle del collegio dei docenti. Il procedimento è caratterizzato da tre fasi. Nella prima fase, il consiglio di istituto detta le regole per la compilazione dell'orario e la relativa scansione settimanale, compresa l'eventuale settimana corta. Dopo di che il collegio dei docenti dà un parere tecnico sulla relativa attuazione. Infine, il dirigente scolastico vi dà attuazione con un provvedimento, che deve essere informato ai criteri dettati dal consiglio di istituto, avuto riguardo alle valutazioni fornite dal collegio. Nel caso in esame, invece, il dirigente scolastico «non ha portato a termine il procedimento di fissazione dell'orario delle lezioni per il prossimo anno scolastico» si legge nell'ordinanza, «assumendo le determinazioni di sua spettanza.. limitandosi ad una statuizione di mera illegittimità della determinazione assunta dal consiglio d'istituto, che esula dai suoi poteri e determina un illegittimo arresto procedimentale». Quanto alla questione delle regole da applicare, va segnalato che, a seguito dell'intesa raggiunta il 3 maggio scorso tra governo e sindacati, la materia dell'orario scolastico dovrebbe ritornare nell'alveo della contrattazione integrativa. Scongiurando così l'insorgenza di ulteriore contenzioso.

Corriere della sera – 6 giugno 2012
“La preside che cerca i registri fra le macerie. Per gli scrutini”
░ Una intervista a Rossella Garuti, d.s. a Novi di Modena: “I miei bambini uscivano ciascuno con la mano sulla spalla del compagno davanti, come avevano imparato nelle esercitazioni... beh, mi sono emozionata”.
Ci sono giornate da incorniciare nonostante il terremoto, l'ha imparato dopo la scossa del 29 maggio. Cinquantotto anni, preside dell'Istituto Comprensivo Renzo Gasparini di Novi di Modena, lei dirige sei scuole fra infanzia, elementari e medie. Il primo giorno in cornice è per quello che ha visto settimana scorsa mentre la terra tremava: «I miei bambini uscivano ciascuno con la mano sulla spalla del compagno davanti, come avevano imparato nelle esercitazioni... beh, mi sono emozionata». Le altre sono per ogni giorno speso nella sua «missione»: recuperare registri, pagelle, verbali dei consigli di classe. Tutto indispensabile per gli scrutini dei suoi alunni (1.103, fra i bimbi dell'infanzia, le elementari e le medie). Due giorni fa, mentre il cielo rovesciava secchiate d'acqua sulle vite sospese dei terremotati, gli occhi della preside planavano su banchi rovesciati e armadietti abbattuti, su macerie e crepe nei muri di uno dei suoi Istituti. Ieri i vigili del fuoco l'hanno fermata davanti a un'altra scuola (troppo lesionata per lasciarla entrare) e sono andati loro a recuperare gli ultimi documenti che la dirigente scolastica desiderava tanto riavere. «Ecco, adesso c'è tutto il necessario», ha tirato un sospiro di sollievo caricando in macchina l'anno scolastico di centinaia di ragazzini. «Vabbé che siamo terremotati ma siamo in piedi e non saranno le macerie a fermarci». Missione riuscita. E che soddisfazione impilare le cartellette piene di pagelle nelle vecchie cassette per la frutta: cartelle verdi per l'elementare di Novi, gialle per le elementari di Rovereto sulla Secchia (la frazione più distrutta del paese), rosse per le medie di Novi e blu per le medie di Rovereto. …

 

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