Il Fatto Quotidiano - 21 giugno 2015
“Riforma della scuola, un governo che non sa più che pesci pigliare“
░ di Marina Boscaino. Riportiamo parzialmente.
Non sanno più che pesci pigliare e l’unico linguaggio che conoscono è quello dell’arroganza, dell’arbitrio, dell’autoritarismo. Pensateci: un governo che non è legittimato da alcun voto popolare… sta minacciando di decidere – incurante di qualsiasi evidenza, dalla piazza, allo sciopero, all’opposizione parlamentare, ad una società civile che comincia a dichiarare apertamente che il modello comunicativo del Giovane Capo non ha più l’appeal di una volta, alla guerra interna per bande – di affossare definitivamente la scuola pubblica, asservendola al modello che i Poteri Forti (Fondazione Treelle, Compagnia di San Paolo, Confindustria) hanno imposto al suo mandato…. Di progettualità e di organico in quel testo non c’è niente…. Questi spregiudicati dilettanti allo sbaraglio stanno tentando di prosciugare le nostre forze…. Si ventila con insistenza la possibilità di un maxiemendamento, deciso da Lui con i Suoi, ignorando la VII commissione stessa: un blitz che indica chiaramente la salute di Parlamento e democrazia in questo Paese. Sia detto tra parentesi: sono stati convocati non tutti i deputati: “Leggiamo sulla stampa che si è tenuta stamane una riunione a Palazzo Chigi ‘con i parlamentari che si occupano di scuola’. Non siamo stati invitati”, così inizia il comunicato di Mineo e Tocci, dissidenti del Pd in Commissione Cultura. Superfluo ogni commento. … La scuola pubblica rischia di diventare proprietà di un partito politico ostaggio di un prestigiatore estemporaneo….i cui giannizzeri e cortigiani della prima e ultima ora continuano – da Puglisi, a Faraone, all’inutile Giannini – a battere su una grancassa il cui suono è quanto mai sgraziato e stonato. Giocano il tutto per tutto. Sono disperati. Ma questa disperazione rischia di innescare un drammatico conflitto sociale, considerata la materia che toccano e le procedure coercitive che adottano. La scuola italiana li aspetta…. Non smetteremo di esserci perché avere ragione significa oggi per noi non solo difendere la scuola della Repubblica; ma anche continuare a fornire l’ossigeno della partecipazione democratica e della resistenza civile e politica ad un Paese boccheggiante, che nemmeno nel ventennio berlusconiano aveva chinato il capo tanto apaticamente ad un autoritarismo che non ha precedenti. Ci chiediamo come il presidente della Repubblica possa ancora rimanere in silenzio.
www.scuolaoggi.org - 22 giugno 2015
“Uno, nessuno e centomila“
░ di Walter Tocci. Senatore PD che è in dissenso dal Partito, in materia di politiche per la Scuola. Riportiamo parzialmente.
Non credete alle notizie tendenziose che si leggono sulla scuola nei principali giornali. A poche ore dal confronto decisivo in Senato è necessario ristabilire la verità sul disegno di legge. Le principali mistificazioni sono cinque. 1.Assunzioni– E’ l’argomento più devastato dalla disinformazione. Intanto i posti disponibili non sono 100 mila ma circa 150 mila, come d’altronde ammise lo stesso governo nel documento iniziale della buona scuola. Ci sarebbero quindi la capienza e i soldi per assorbire già quest’anno quasi tutte le graduatorie a esaurimento, gli idonei e una parte degli abilitati, completando poi l’operazione con il piano poliennale…. 2. Autonomia. Si continua a ripetere che per fare le chiamate occorre il nuovo modello organizzativo della buona scuola. E’ falso. Già sono in vigore tutte le norme sull’organico dell’autonomia, sul potenziamento, sulle reti di scuole… 3.Alternanza scuola lavoro – Anche qui si tratta di una novità già vista. Il Parlamento aveva legiferato in materia (n. 128 del 2013), rinviando l’attuazione a un regolamento, ma il governo invece di scriverlo ricomincia da capo chiedendo una delega a scrivere il regolamento. Fa più notizia approvare una legge che attuarla. …. L’alternanza non va confusa con l’apprendistato, non è neppure un pendolo tra scuola e lavoro, ma una connessione cognitiva tra due diverse esperienze formative. 4.Più soldi agli insegnanti– I soldi promessi con la Card (spese per la formazione e la cultura) e l’incentivo individuale non compensano i tagli subiti in busta per i mancati rinnovi contrattuali e il blocco degli scatti…. 5. Cultura umanista(ica)– L’attenzione si è rivolta all’errore grammaticale dello speech presidenziale, ma è più grave il contenuto. Si complica la questione didattica invece di migliorarla. Sono ripristinate alcune discipline che erano state cancellate dalla Gelmini, dall'arte, alla musica, non la geografia chissà perché. È una meritoria intenzione ma il metodo è vecchio. Si aggiungono singole discipline che inevitabilmente vanno a restringere il tempo disponibile delle altre, senza una rielaborazione della metodologia. Si aggrava il difetto dell’attuale didattica, già troppo estensiva e poco intensiva. … Come si vede sono tutte vecchie novità, che riprendono le norme già in vigore e in molti casi le complicano inutilmente. L’unica vera novità è il potere del preside di nominare gli insegnanti. Si apre una breccia al clientelismo, all’aumento delle diseguaglianze, alle scuole di tendenza ideologica proprio mentre premono alle porte i fondamentalismi, come si è visto nella manifestazione dei cattolici integralisti. Soprattutto, la chiamata diretta conferisce al preside il potere illegittimo di derogare le graduatorie di merito certificate dallo Stato nei concorsi pubblici. L’insegnante perderebbe la titolarità della cattedra e quindi la libertà di insegnamento, come il lavoratore perde la tutele con il Jobs Act…. Imporre scelte inutili o dannose. Uno, nessuno e centomila, è il titolo di un dramma che racconta lo smarrimento del protagonista.
Italiaoggi - 23 giugno 2015
“Mobilità ko pure alle superiori“
░ di Carlo Forte.
Il ministero dell'istruzione ha sbagliato anche i trasferimenti dei docenti in esubero della secondaria di II grado. È quanto si evince dalla consultazione degli esiti della mobilità a domanda degli insegnanti delle scuole superiori. Che sono stati resi noti dall'amministrazione scolastica il 16 giugno scorso. Fidando sull'approvazione del disegno di legge sulla scuola, che sembra essere destinato a slittare di un anno, l'amministrazione ha omesso di applicare le disposizioni contrattuali sulla cosiddetta dotazione organica provinciale (Dop): una graduatoria di docenti di ruolo, in esubero sull'organico di diritto, che vengono ricollocati in organico di fatto tramite le utilizzazioni. E anziché trasferire d'ufficio gli ultimi in graduatoria, come prevede il contratto, il dicastero di viale Trastevere ha prima trasferito tutti i docenti della Dop, direttamente sul codice della provincia, e poi ha assoggettato al trasferimento d'ufficio i docenti con più punti anziché gli ultimi. Come se si trattasse dei di neoimmessi in ruolo. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, l'operazione sarebbe stata effettuata per anticipare gli adempimenti di attuazione della riforma. Per evitare di farsi trovare impreparati. Resta il fatto, però, che la riforma non è ancora entrata in vigore. E con ogni probabilità non entrerà in vigore prima di un anno. Nel frattempo la normativa di riferimento è ancora quella contenuta nel contratto sulla mobilità. In buona sostanza, dunque, l'anticipo della riforma, già di per sé non legittimo (anche se la riforma fosse stata approvata in tempi brevi) lo è ancora di più adesso che il governo ha deciso di rallentare la marcia. Tanto più che, comunque vadano le cose, ormai non si fa più in tempo a partire con le novità già dal 1° settembre. Resta il fatto, però, che i trasferimenti d'ufficio dei docenti della Dop delle secondarie di I e II grado sono sbagliati. E per evitare l'insorgenza dell'ennesimo contenzioso seriale, con sicura soccombenza dell'amministrazione, il ministero, usando il cosiddetto potere di autotutela, dovrebbe avere tutto l'interesse a rimettere le cose a posto. La mancata applicazione della disciplina sul trattamento degli esuberi determina infatti l'insorgenza di due situazioni lesive, tutelabili in giudizio. La prima è quella dei trasferiti d'ufficio che si trovano ai vertici delle graduatorie Dop. E la seconda è quella degli ultimi, che sono stati esclusi dal trasferimento d'ufficio per errore. I primi in graduatoria avrebbero avuto diritto a rimanere nella dotazione organica provinciale (la Dop). E grazie a questa particolare situazione giuridica, avrebbero avuto titolo a giovarsi della disciplina delle utilizzazioni così come ridefinita dall'articolo 14, comma 17 del decreto legge 95/2012. Che consente ai titolari sulla Dop di vantare il diritto ad essere ricollocati anche sulla base del mero titolo di studio. Va detto subito che si tratta di un'ipotesi residuale, che può concretizzarsi solo se l'interessato non può essere utilizzato nella propria classe di concorso oppure in altre classi di concorso per le quali possieda l'abilitazione. Ma costituisce comunque un vantaggio rispetto ai docenti che non versano in tale situazione. In molti casi ha consentito la piena ricollocazione su altre classi di concorso, mentre, prima dell'avvento del decreto legge 95/2012, gli interessati erano spesso costretti ad essere utilizzati su spezzoni e, per le restanti ore, a fare da tappabuchi per sostituire i colleghi assenti. La mancata permanenza sulla Dop, dei primi in graduatoria, dunque, lede gli interessi di questa particolare categoria di docenti, che si vedranno precludere la possibilità di essere utilizzati sulle classi di concorso per le quali possiedono il titolo di studio, ma non l'abilitazione. La seconda situazione potenzialmente lesiva è quella degli ultimi in graduatoria. E cioè dei docenti che avrebbero avuto diritto al trasferimento d'ufficio e, invece, sono rimasti nella Dop. Anzi, sono stati trasferiti d'ufficio sul codice della provincia. Il mancato trasferimento d'ufficio su sede non solo comporta la lesione del diritto in sé, ma rischia di avere conseguenze su tutta la vita lavorativa degli interessati. Il disegno di legge sulla scuola, infatti, prevede che i docenti che non chiederanno di essere trasferiti non saranno collocata negli albi. E manterranno il diritto alla titolarità della sede in cui prestano servizio anche dopo l'entrata in vigore della riforma.
www.internazionale.it - 24 giugno 2015
“La pessima fine di una cattiva riforma della Scuola“
░ di Girolamo De Michele, insegnante e scrittore. Riportiamo parzialmente e aggiungiamo: questa gestione renziana, tutta interna al PD, della politica della Scuola ci fa sovvenire il partito-Stato del vecchio URSS.
… Dal punto di vista della forma – che in diritto è sostanza – stiamo parlando di una legge di spesa che viene portata in parlamento senza il parere della commissione, e di una richiesta di fiducia su nove deleghe. Il minimo che si possa dire, è che sarà l’occasione buona per vedere se c’è un presidente della repubblica garante della costituzione. Tolte le deleghe, cosa resta? Ben poco: quel che c’è sembra un sacco di bella roba, e invece, come in certi mercatini in cui vai per fare l’affare e prendi una sòla, è solo fuffa. La buona sòla, appunto. Le assunzioni. Si tratta di un obbligo giuridico a cui il governo deve in ogni caso ottemperare, pena non solo oltre centomila ricorsi, ma anche una multa dalla Commissione europea. Stiamo parlando di lavoratori che hanno maturato il diritto al contratto a tempo indeterminato. Dicono: senza riforma non è possibile assumere. Falso: questi 160mila precari sono già interni alla scuola, lavorano ogni anno da settembre a giugno. Nel dettaglio: i posti disponibili per nuove assunzioni sono 53.037, cui si aggiungono le circa 125mila supplenze annuali attivate lo scorso anno, per un totale di 178mila posti. … Fine delle classi pollaio. … Le classi pollaio sono state create con il Dpr 81/2009 (con l’occasione: grazie, presidente Napolitano, per aver firmato quel decreto che poteva rimandare indietro con lettera motivata, riconoscendogli il carattere straordinario di necessità e urgenza). Questa norma non viene abrogata. Viene data facoltà di deroga al dirigente scolastico (una deroga alla deroga di una legge!); e questo non nell’ambito della sicurezza sui posti di lavoro, ma “nell’ambito dell’organico dell’autonomia assegnato e delle risorse, anche logistiche, disponibili”. Basta che un dirigente non abbia facoltà di creare dal nulla qualche nuova aula, o che, più realisticamente, i fondi disponibili siano insufficienti, e le classi pollaio, che restano la norma, ricompaiono…. Più soldi alla scuola. I ministri Gelmini e Tremonti hanno tolto alla scuola oltre otto miliardi in tre anni, cui vanno aggiunti circa tre miliardi all’anno dal 2012, con l’entrata a regime dei tagli. Più il blocco del contratto, e quindi dell’adeguamento del salario al costo della vita. Quello che viene ora messo nelle casse della scuola è una minima parte di quella cifra … Il dirigente-sindaco. Un preside che si avvale di poteri risalenti all’epoca fascista, come la chiamata diretta degli insegnanti: meglio chiamarlo dirigente-podestà. Che gode già ora di poteri enormi, ai quali si aggiungono il potere di assumere e, di fatto, non rinnovare gli insegnanti, e il potere di premiarne il cosiddetto merito. E un ruolo di direzione, gestione, organizzazione e coordinamento: un Leviatano in sedicesimo, un dirigente-manager che amministra la scuola come fosse un’azienda, e attua un vero e proprio pactum subjectionis tra sé e gli altri lavoratori della scuola, cui fa da pendant la fine di ogni residuo di collegialità e di discussione pubblica. Con buona pace della retorica sul “merito”: perché non ci vuol molto a capire che, in una situazione di semionnipotenza, non i “migliori” o “capaci” (che in genere sono invisi a chi esercita il potere), ma i più accondiscendenti e servili saranno premiati sulla base di criteri ad hoc che consentiranno al dirigente di legittimare la propria scelta, e di essere legittimato dai propri valutatori. … I finanziamenti alle scuole private. Stiamo parlando dell’ennesima capriola semantica per violare l’articolo costituzionale che dice “senza oneri per lo stato”, inequivocabilmente. Si tratta nei fatti di una svendita della scuola ai privati…. Hanno delegittimato l’esercizio del diritto di critica politica costituzionalmente garantito. Renzi, il Pd, Francesca Puglisi, la ministra Stefania Giannini, il sottosegretario Davide Faraone hanno delegittimato in ogni modo possibile un movimento di protesta che rappresenta oltre l’80 per cento del mondo della scuola… Hanno delegittimato l’esercizio del diritto di critica politica costituzionalmente garantito con termini quali “squadrismo”, “centri sociali” e via dicendo…. Hanno ammesso come unica forma di mediazione possibile una trattativa interna alle correnti, quasi che la scuola fosse “cosa loro”. Hanno impedito la discussione in senato, prima in commissione, poi con la fiducia, in aula. Manca solo l’aula sorda e grigia, ma al peggio non c’è mai fine.
Scuola oggi.org - 24 giugno 2015
“Dopo il maxiemendamento. Non si può bloccare il dialogo sulla scuola“
░ di Corradino Mineo e Walter Tocci.
1. Non va bene il maxiemendamento dei relatori sul disegno di legge per la scuola. Né nel metodo, né nella sostanza. Nessuno dei problemi che hanno creato la protesta è stato risolto: 1. Rimane confermato il potere di chiamata del preside che cancella la libertà di insegnamento e apre la breccia al clientelismo, all’aumento delle diseguaglianze, alle scuole di tendenza ideologica proprio mentre premono alle porte i fondamentalismi. 2. Si rischia di sperperare 200 milioni su un maldestro incentivo e invece basterebbe utilizzare quella somma per compensare il taglio subito dal Fondo per l'offerta formativa (MOF), già oggi utilizzato per riconoscere l'impegno degli insegnanti nelle funzioni operative e nei progetti innovativi. 3. Si finanziano i ceti medio alti con i bonus fiscali mentre viene azzerato il fondo delle borse di studio per i ceti meno abbienti; 4. Si cerca di acquistare il consenso degli insegnati con la Card, ma non si rinnova il contratto di lavoro che consentirebbe di recuperare il maltolto nelle buste paga; 5. Si continua a fare retorica sull'autonomia, ma non si restituiscono alle scuole i soldi per il funzionamento ordinario, costringendo gli insegnanti a fare la questua con i genitori, una sorta di aumento nascosto delle tasse per le famiglie. 6. Si costringono gli abilitati a fare nuovi esami nei concorsi, come se non avessero già superato tante selezioni e corsi di formazione finalizzati al fabbisogno di qualità delle scuole. 7. Si insiste a dare deleghe in bianco al governo su argomenti delicati che richiedono il pieno controllo del Parlamento: l'integrazione della disabilità, la valutazione degli studenti, la tutela contrattuale dei diritti dei lavoratori…
latecnicadellascuola.it - 25 giugno 2015
“Riforma, niente tour de force: arriverà in Aula alla Camera solo il 7 luglio“
░ Il provvedimento passerà dall’esame in VII commissione, prima di andare al voto dlel’Aula di Montecitorio. Di Alessandro Giuliani
L’allungamento dei tempi, a questo punto, potrebbe però anche complicare il piano di attuazione delle assunzioni (che con i 6mila idonei del concorso del 2012 sono diventate quasi 107mila): se il DdL dovesse essere approvato troppo avanti, infatti, aumenteranno in modo esponenziale le possibilità di stipula dei contratti a tempo indeterminato con decorrenza 1° settembre 2015 solo a livello giuridico.
http://www.termolionline.it - 26 giugno 2015
“Buona scuola. L’intervento del senatore Ruta, alla Camera“
░ Dallo scorso settembre tutti – e anche noi - ci occupiamo, con un profluvio di note e articoli, chi con competenza chi con sesquipedalia verba, delle renziane politiche della Scuola come sono state vergate con le diverse successive stesure, da quella della pseudo-consultazione Giannini al maxiemendamento Conte-Puglisi. In questa materia, raramente ci è era capitato di leggere o ascoltare un intervento efficace nella sua essenzialità qual è stato quello con cui il senatore Roberto Ruta ha concluso,giovedì scorso, la serie delle dichiarazioni di voto sul Maxiemendamento 1/1000 al AS 1934. I nostri complimenti al parlamentare e collega professore che si è esposto con lo spirito stesso e le chance di successo degli opliti alle Termopili: un augurale ad multos annos.
“Presidente, colleghi senatori, intervengo in dissenso dal mio gruppo perché non voterò la fiducia richiesta sul testo della c.d. buona scuola. Ho chiesto invano con altri colleghi di separare il provvedimento per le assunzioni dal resto della riforma. Ho detto si all’assunzione dei centomila precari ma ho chiesto invano di prevedere un piano triennale di assunzioni per evitare discriminazioni verso i docenti del TFA, dei PASS o i docenti c.d. immobilizzati. Ho detto si alla valutazione dei docenti ma ho proposto che venissero introdotti criteri oggettivi per assegnare le premialità stipendiali, criteri nazionali definiti in legge o definiti dall’Aran (l’agenzia per la rappresentanza negoziale per le pubbliche amministrazioni, Istituzione pubblica, il cui presidente è nominato dal Presidente della Repubblica). Ho detto si alla possibilità per i presidi di scegliere i docenti ma solo per il potenziamento dell’organico, lasciando le graduatorie come strumento aureo per l’assegnazione delle cattedre ai docenti. In tal senso ho depositato emendamenti e sono intervenuto più volte in commissione Istruzione del Senato, per spiegare, da docente, le ragioni del dissenso registrato da chi vive quotidianamente la scuola, manifestato con l’adesione quasi unanime allo sciopero del 5 maggio scorso. In tal senso voglio dire con forza che nel programma elettorale di Italia bene comune, coalizione PD – SEL , al quale mi sento vincolato perché su quello abbiamo chiesto il consenso popolare, abbiamo scritto testualmente ” Vogliamo cambiare la scuola insieme agli insegnanti, – insieme e non contro – , per combattere la dispersione scolastica, fenomeno che è il vero nemico della crescita economica, della legalità e del successo formativo personale.”. In tal senso avrei investito quei 200 milioni di euro di premialità, dandoli alle scuole di aree urbane disagiate dove forte è la dispersione scolastica perché, come mirabilmente detto da Don Lorenzo Milani, ” se si perdono i ragazzi più difficili la scuola non è più scuola: è un ospedale che cura i sani e respinge i malati.”. La scuola non ha bisogno di autoritarismo ma di autorevolezza; i docenti devono essere assegnati alle scuole in base alle graduatorie e devono essere valutati ma in base a criteri oggettivi e non in base ad una valutazione arbitraria del dirigente scolastico: la scuola deve compiere il proprio percorso su basi democratiche affidandosi non alla bontà delle persone e nello specifico dei presidi ma alla bontà delle regole. La scuola è la formazione sociale più importante dopo la famiglia e come sottolineava Piero Calamandrei ” si può ben dire che a lungo andare la scuola è più importante del Parlamento, della Magistratura e della Corte Costituzionale, perché trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere”, per questo deve vedere esaltati il dettato costituzionale della responsabilità in quanto comunità educante così come quello della libertà d’insegnamento. Semplicemente e grandemente.
http://www.termolionline.it - 26 giugno 2015
“‘La Buona Scuola’, via libera del Senato“
░ Giannini: “Oggi giornata importante per il rilancio del sistema di istruzione”. Doverosamente, riportiamo, a conclusione, il punto di vista del Ministro Giannini, come formulato nella Nota dell’ Ufficio Stampa.
Il provvedimento approvato dal Senato oggi prevede un finanziamento aggiuntivo di 3 miliardi a regime sul capitolo istruzione e un piano straordinario di assunzioni per dare alla scuola i docenti di cui ha bisogno. I concorsi per gli insegnanti tornano ad essere banditi regolarmente: il primo sarà indetto entro quest’anno. Il ddl mette al centro l’autonomia scolastica: si danno gli strumenti finanziari e operativi ai dirigenti per poterla realizzare. Ovvero più risorse economiche (raddoppiato il Fondo di funzionamento delle scuole) e più risorse umane (ogni istituto avrà in media 7 docenti in più per i progetti e il potenziamento della didattica). Agli studenti viene garantita un'offerta formativa più ricca che guarda alla tradizione (più Musica e Arte), ma anche al futuro (più Lingue, competenze digitali, Economia). L'intera comunità scolastica è coinvolta dell’elaborazione del Piano dell'offerta formativa, il documento costitutivo nell’identità culturale e progettuale di ogni istituto. Nel ddl ci sono risorse per la formazione e l’aggiornamento dei docenti e la loro valorizzazione. Continua l'investimento dello Stato sull'edilizia scolastica, con fondi per gli interventi di manutenzione, ma anche per la costruzione di strutture innovative. … I Piani dell’offerta formativa diventano triennali per dare più continuità al progetto didattico: sono elaborati dal Collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi definiti dal dirigente scolastico, per essere poi approvati dal Consiglio di circolo o d’Istituto dove sono presenti anche le famiglie e, alle superiori, gli studenti. Viene raddoppiato il Fondo di funzionamento delle scuole che passa dai 111 milioni attuali ad oltre 200, con uno stanziamento di 126 milioni in più all’anno. Risorse che servono alle scuole per tutte le spese correnti, dal materiale didattico al toner per le stampanti e che da quest’anno saranno erogate in tempi più certi. Le istituzioni scolastiche, nei periodi di sospensione dell’attività didattica, anche in collaborazione con le famiglie, realtà associative e del terzo settore potranno organizzare attività educative, ricreative e culturali nei loro spazi. Le scuole potranno costituirsi in Reti per la gestione del personale e delle pratiche burocratiche. Il provvedimento dà il via libera ad un Piano straordinario di assunzioni per l’anno scolastico 2015/2016 per coprire le cattedre vacanti e creare il nuovo organico dell’autonomia che darà alla scuola l’8% di docenti in più, una media di 7 docenti aggiuntivi per ciascun istituto. Oltre 100.000 insegnanti saranno dunque assunti quest’anno. Poi si tornerà a bandire regolarmente concorsi ogni tre anni: il primo bando è previsto entro il prossimo 1° dicembre e saranno valorizzati i titoli dei candidati e il servizio prestato da chi ha già insegnato. I presidi diventano leader educativi: meno burocrazia e più attenzione all’organizzazione della vita scolastica. Dovranno essere i promotori del Piano dell'offerta formativa e avranno la possibilità, a partire dal 2016, di mettere in campo la loro squadra individuando, sui posti che si liberano ogni anno, i docenti con il curriculum più adatto per realizzare il progetto formativo del loro istituto. L’individuazione dei docenti da parte dei presidi avverrà all’interno di ambiti territoriali predisposti dagli Uffici Scolastici Regionali. È lo Stato, e non il dirigente scolastico, ad assumere gli insegnanti. Solo dopo l'assunzione, gli insegnanti vengono chiamati dalle scuole sulla base dell'offerta che vogliono garantire agli studenti. Le operazioni avverranno in modo trasparente: i presidi renderanno pubbliche tutte le informazioni relative agli incarichi conferiti. I dirigenti scolastici potranno ridurre il numero di alunni per classe per evitare il fenomeno delle aule-pollaio utilizzando l’organico a disposizione. Il loro operato sarà sottoposto a valutazione. Il risultato influirà anche sulla loro retribuzione aggiuntiva. Il dirigente, di concerto con gli organi collegiali, può promuovere iniziative sull’orientamento e per la valorizzazione delle eccellenze. Il disegno di legge prevede il miglioramento dell’offerta formativa, sempre più declinata in base alle esigenze degli studenti e coerente con la necessità di orientarli al futuro. Con la Buona Scuola ci sarà il potenziamento delle competenze linguistiche: l’Italiano per gli studenti stranieri e l’Inglese per tutti (anche con materie generaliste insegnate in lingua). Vengono potenziate poi: Arte, Musica, Diritto, Economia, Discipline motorie. Viene dato più spazio all’educazione ai corretti stili di vita, alla cittadinanza attiva, all’educazione ambientale, e si guarda al domani attraverso lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti (pensiero computazionale, utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media). Alle superiori, il curriculum diventa flessibile: le scuole attiveranno materie opzionali in risposta alle esigenze dei loro ragazzi. Le competenze maturate dagli studenti, anche in ambito extra scolastico (volontariato, attività sportive, culturali, musicali), saranno inserite in un apposito curriculum digitale che conterrà informazioni utili per l'orientamento e l'inserimento nel mondo del lavoro. Almeno 400 ore nell’ultimo triennio dei tecnici e dei professionali e 200 in quello dei licei. L’alternanza scuola-lavoro esce dall'occasionalità e diventa strutturale grazie ad uno stanziamento di 100 milioni all’anno. Si farà in azienda, ma anche in enti pubblici, musei e si potrà fare anche d’estate e all’estero. Sarà predisposta una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza. È previsto che i ragazzi possano esprimere una valutazione sull’efficacia dei percorsi effettuati. Sarà istituito inoltre un Registro nazionale dell’alternanza in cui saranno visibili enti e imprese disponibili a svolgere questi percorsi. Sempre per rendere coerente la formazione con l’orientamento al futuro, una parte dei fondi che lo Stato stanzia per gli Istituti tecnici superiori sarà legata (per il 30%) agli esiti dei diplomati nel mondo del lavoro. Altri 90 milioni vengono stanziati subito per l’innovazione didattica e la creazione di laboratori territoriali, aperti anche di pomeriggio, per orientare i giovani al lavoro e da utilizzare come strumento di contrasto alla dispersione. Sul digitale e l'innovazione l'investimento diventa permanente: dopo i primi 90 milioni, ce ne saranno altri 30 all'anno a partire dal 2016. Arriva la Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti, un voucher di 500 euro all’anno da utilizzare per l’aggiornamento professionale attraverso l’acquisto di libri, testi, strumenti digitali, iscrizione a corsi, ingressi a mostre ed eventi culturali. La formazione in servizio diventa obbligatoria e coerente con il Piano triennale dell’offerta formativa della scuola e con le priorità indicate dal Ministero. Viene finanziata per la prima volta con uno stanziamento strutturale: 40 milioni di euro all’anno. Viene istituito un fondo da 200 milioni all'anno per la valorizzazione del merito del personale docente. La distribuzione alle scuole terrà conto dei territori con maggiori criticità educative. Ogni anno il dirigente scolastico assegnerà i fondi ai docenti tenendo conto dei criteri stabiliti, in base a linee guida nazionali, da un apposito nucleo di valutazione composto da: preside (che presiede), tre docenti, due genitori (dall’infanzia alle medie) oppure un genitore e uno studente (alle superiori), un componente esterno individuato dall’Ufficio scolastico regionale. Il ddl prevede un bando (300 i milioni a disposizione) per la costruzione di scuole altamente innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico. Scuole ‘green’ e caratterizzate da nuovi ambienti di apprendimento digitali. L’Osservatorio per l’edilizia scolastica, istituito presso il Miur, coordinerà strategie e risorse per gli interventi e promuoverà la cultura della sicurezza. È previsto un investimento di ulteriori 200 milioni per i mutui agevolati per la costruzione e la ristrutturazione delle scuole. Vengono recuperate risorse precedentemente non spese da investire sulla sicurezza degli edifici. Stanziati inoltre 40 milioni per finanziare indagini diagnostiche sui controsoffitti degli istituti. Viene istituita la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole. Il ddl prevede la creazione di un Portale unico dei dati della scuola con la pubblicazione di tutte le informazioni relative al sistema di istruzione: bilanci degli istituti, Anagrafe dell’edilizia, Piani dell’offerta formativa, dati dell’Osservatorio tecnologico, curriculum vitae degli insegnanti, incarichi di docenza. Uno strumento di trasparenza nei confronti dei cittadini e di responsabilizzazione degli istituti. Con lo school bonus, chi farà donazioni a favore delle scuole per la costruzione di nuovi edifici, per la manutenzione, per la promozione di progetti dedicati all’occupabilità degli studenti, avrà un beneficio fiscale (credito di imposta al 65%) in sede di dichiarazione dei redditi. È previsto un limite massimo di 100.000 euro per le donazioni. Cambia l’approccio all’investimento sulla scuola: ogni cittadino viene incentivato a contribuire al miglioramento del sistema. È previsto un fondo di perequazione, per evitare disparità fra istituti, pari al 10% dell’ammontare delle erogazioni totali. Scatta la detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie i cui figli frequentano una scuola paritaria. Il disegno di legge assegna poi la delega al Governo a legiferare in diversi ambiti fra cui la formazione in ingresso dei docenti, il diritto allo studio, il riordino delle norme in materia di scuola, la promozione dell'inclusione scolastica, le modalità di assunzione e formazione dei dirigenti scolastici, la creazione di un sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni. Sarà potenziata infine la Carta dello Studente che diventerà uno strumento per l’accesso a servizi dedicati.