orizzontescuola - 15 giugno 2015
“Fassina (PD): riforma Renzi è del PDL. No compromessi, modifiche ad assunzioni e cancellazione poteri dirigenti o faccio altro soggetto politico“
░ Intervista all’esponente della minoranza del Pd, in rotta con la linea politica del Premier. Stefano Fassina insiste sulle assunzioni dei precari (anche quelli di terza fascia, previo concorso di abilitazione ad hoc) e sulla cancellazione dell’articolo sui poteri ai dirigenti.
D. Quanto si sta giocando il Pd sulla riforma della scuola?
Fassina. “Si sta giocando una parte molto rilevante del suo profilo culturale e politico e degli interessi che dovrebbe rappresentare. La scuola è un passaggio fondamentale per la ridefinizione dell’identità e della funzione del Partito Democratico”.
D. Quali errori macroscopici sono stati commessi?
Fassina. “Qualcuno ha pensato che il mondo della scuola potesse accettare lo stravolgimento del suo modello di funzionamento in cambio di un po’ di soldi per la formazione e di qualche decina di migliaia di posti di lavoro stabili in più. È stato un grande errore che non ha tenuto conto della dignità delle persone che lavorano nella scuola, le quali mettono al primo posto la funzione costituzionale dell’istruzione pubblica”…..
D. Si è detto che l’assenza dei deputati di Forza Italia al momento della votazione della riforma alla Camera non era casuale. C'è un accordo tra PD e FI sulla riforma della scuola o è dietrologia?
Fassina.“Credo che quanto è accaduto alla Camera si possa spiegare senza dietrologia. La parte fondamentale del Ddl sulla scuola, quella che per l’appunto è oggetto di contestazione, è ripresa dalla Proposta di legge Aprea. C’è una naturale convergenza perché l’impianto è lo stesso. Come nel Jobs Act il Pd di Renzi ha ripreso la piattaforma di Sacconi del Pdl - basta andare a leggere i programmi elettorali – la stessa cosa è avvenuta per la scuola”.
D. Su quali temi il Pd avrebbe dovuto distanziarsi così da rispettare maggiormente l’identità dei suoi elettori?
Fassina. “Innanzitutto sulla parte che riguarda la chiamata e la rimozione dei docenti da parte dei presidi. Siamo tutti assolutamente convinti della scuola dell’autonomia, ma questo non vuol dire passare a un modello in cui c’è un uomo che comanda e tutti gli altri che eseguono. Più che mai in un quadro di autonomia la scuola richiede il coinvolgimento e il protagonismo di tutte le sue componenti, in primo luogo degli insegnanti. Si è richiamata spesso in queste settimane la scuola azienda, ma il dramma è che l’azienda a cui fa riferimento il ddl di Renzi è quella fordista, un modello superato anche nelle stesse realtà aziendali. Oggi le aziende più innovative hanno elevati livelli di performance perché coinvolgono attivamente il loro personale”.
D. Proprio sulla questione dei poteri dei dirigenti, i sindacati chiedono che la "graduazione" come criterio per assunzione e mobilità non venga toccata. Secondo lei è un compromesso accettabile?
Fassina. “L’unica strada per riaprire un dialogo tra Governo, Parlamento e mondo della scuola è eliminare l’articolo che disciplina la chiamata e la revoca degli insegnanti. Va dato un segnale chiaro ai 600mila insegnanti che hanno scioperato. Le parti del Ddl che riguardano le assunzioni possono essere portate in Aula anche la settimana prossima, ma gli articoli sulla governance devono essere discussi con chi rappresenta davvero il mondo della scuola”.
D. Sempre nello specifico del provvedimento, sarebbe all'ipotesi una quota di posti riservati al prossimo concorso fino al 40% per i precari con 36 mesi di servizio. Verrebbe incontro alle vostre richieste per affrontare in modo più ampio il problema del precariato?
Fassina. “A me pare che una soluzione del genere non basti. Sosteniamo quanto abbiamo proposto nei nostri emendamenti alla Camera e adesso al Senato, ossia un piano di assunzioni pluriennale, connesso con i pensionamenti e senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, che riguardi coloro che hanno l’abilitazione e periodi di insegnamento alle spalle ma, previo corso di abilitazione selettivo ad hoc, anche gli insegnanti in terza fascia con almeno tre anni di insegnamento. Va riconosciuta l’eccezionalità del periodo che ci troviamo alle spalle, non è colpa di chi ha lavorato se dal 1999 ad oggi non ci sono stati concorsi, eccetto la parentesi del 2012 con Profumo. Dopo questa fase transitoria si potrà ripartire con concorsi regolari”.
D. L’altro grande tema che il Ddl in qualche modo cerca di affrontare è la valutazione degli insegnanti, da chi e con quali criteri debba essere fatta. Lei che cosa ne pensa?
Fassina. “La soluzione fornita dalla Camera è assolutamente insufficiente, contiene elementi di improvvisazione e di demagogia. La valutazione è un tassello fondamentale e deve riguardare tutti, dai dirigenti ai docenti, ma bisogna trovare strade adeguate, anche col coinvolgimento di soggetti esterni. L’oggetto della valutazione, poi, non deve essere necessariamente il singolo, ma il lavoro in team, la concorrenza tra singoli insegnanti è un modello regressivo. Mi lasci dire che andrebbe presa in considerazione in maniera finalmente seria una vera e propria carriera degli insegnanti”.
D. Di carriera degli insegnanti le associazioni professionali e anche alcuni sindacati parlano da anni. Il problema è che costerebbe, mentre la ‘mancetta’ data a fine anno dai presidi è una soluzione più economica.
Fassina. “Il punto è proprio questo, per una scuola di qualità occorrono risorse, bisogna investire. La scuola è luogo essenziale per la ricostruzione morale di questo paese”.
D. Che cosa pensa del silenzio degli intellettuali su questa riforma? Perché non sono scesi nelle piazze a protestare con gli insegnanti?
Fassina. “In parte credo dipenda anche dalla scarsa permeabilità dei media a punti di vista diversi da quello del Governo. I grandi mezzi di informazione hanno scelto di raccontare la mobilitazione della scuola come una mobilitazione corporativa, mentre essa ha guardato alla rilevanza costituzionale della scuola pubblica. Una parte del nostro mondo intellettuale ha senz’altro seguito il conformismo di questi anni, ma c’è anche una fascia più giovane che sui siti, sulle testate minori, dimostra di avere colto il vero spirito del movimento nella scuola e sta provando a sostenerne le ragioni”….
D. Come vede il suo futuro all'interno del PD?
Fassina. “Confermo che, senza radicali correzioni, in particolare su dd.ss. e assunzioni degli insegnanti precari, lascio il Pd e mi impegno, insieme ad altri, a costruire un soggetto politico che possa rappresentare il lavoro, la scuola pubblica per un’alternativa di governo”.
ItaliaOggi - 16 giugno 2015
“Ma 50mila assunzioni sono nei fatti già saltate“
░ Non ci sono i tempi per le procedure preliminari. Di Antimo Di Geronimo
Le assunzioni dell'organico aggiuntivo previsto dal disegno di legge sulla scuola, pari a circa la metà delle 100 mila assunzioni complessive, di fatto sono già saltate. Per ottenere l'assegnazione dei docenti in più rispetto all'organico di diritto, le scuole, infatti, dovrebbero elaborare e deliberare a tempo di record quello che il disegno di legge chiama Piano triennale dell'offerta formativa. Tale piano dovrebbe indicare il fabbisogno dei posti per il potenziamento dell'offerta formativa. E sulla base del piano gli uffici dovrebbero assegnare alle scuole i docenti necessari. Il tutto per il primo settembre. Si tratta di operazioni molto complesse, mai effettuate prima. Per le quali lo stesso disegno di legge prevede, in via ordinaria, che le scuole abbiano tempo fino al mese di ottobre dell'anno precedente all'entrata in vigore del nuovo piano triennale. Il rischio che non si faccia in tempo è dunque concreto, con la conseguenza che le assunzioni aggiuntive rispetto al fabbisogno dell'organico di diritto, 50mila, saltino. Almeno per quest'anno. Tanto più che, adesso, i docenti, nella maggior parte dei casi, hanno anche esaurito il monte ore d'obbligo delle attività funzionali all'insegnamento. E dunque, qualora dovessero essere convocati dai dirigenti scolastici per partecipare alle eventuali riunioni del collegio dei docenti, bisognerebbe trovare i soldi per pagare loro lo straordinario. E i soldi non ci sono. Va detto, inoltre, che il nostro ordinamento vieta tassativamente la possibilità di costringere qualsivoglia lavoratore a lavorare gratis. In ogni caso, lo straordinario andrebbe previamente autorizzato dal dirigente scolastico. Che in caso di mancata copertura degli oneri finanziari, andrebbe incontro alla responsabilità per danno erariale. Va detto, inoltre, che le relative deliberazioni risulterebbero formate in violazione di legge. Ciò le renderebbe automaticamente invalide. Allo stato attuale, infatti, le disposizioni contenute nel disegno di legge sulla scuola non dispiegano effetti. Per il semplice fatto che ancora non sono ancora diventate legge. E quand'anche dovessero diventarlo a breve, le eventuali deliberazioni, formate prima della pubblicazione della nuova legge in Gazzetta Ufficiale, risulterebbero comunque invalide. Niente legge, niente effetti. E se la legge non ha effetti, sono nulli anche i provvedimenti di attuazione. Resta il fatto, però, che le norme per effettuare le immissioni in ruolo sull'organico di diritto ci sono già. L'esecutivo insomma non può esimersi dall'effettuare almeno le immissioni in ruolo già disciplinate, quelle a copertura del turn over. L'obbligo deriva dal fatto che la reiterazione dei contratti a termine sui posti vacanti è stata sanzionata sistematicamente dalla giurisprudenza. E il 23 giugno prossimo è attesa anche una sentenza della Corte costituzionale, che dovrebbe dichiarare incostituzionale la norma che lo consente. L'esito è pressoché scontato, perché il quesito al quale la Consulta deve dare risposta è già stato fatto oggetto di una pronuncia della Corte di giustizia europea. . Pertanto, se il governo non dovesse dare il via libera almeno alle immissioni in ruolo ordinarie, l'effetto sarebbe quello di incrementare ulteriormente il contenzioso. Ma questa volta i ricorrenti avrebbero gioco facile ad ottenere risarcimenti anche importanti, facendo leva sulla incostituzionalità della norma e sull'inerzia dell'amministrazione a porvi rimedio.
Educazione&Scuola - 17 giugno 2015
“La goccia che fa traboccare… l’urna“
░ Riportiamo parte della preziosa analisi offerta da Maurizio Tiriticco.
… Sono mesi che ho insistito, con tutta la ridondanza del caso, e non da solo ovviamente, sul fatto che la pretesa ed ennesima “riforma della scuola”, dopo un quindicennio di riforme, riordini e, soprattutto, di tagli, viene ad abbattersi su una scuola già fortemente provata. Per non dire poi delle prove Invalsi, che ritornano puntuali come una pioggia di meteoriti a dettare un Verbo che pochi capiscono, molti subiscono e altri rifiutano….Sono mesi che insisto nel denunciare che gli anonimi estensori della Buona scuola e del ddl hanno operato con una tale disinvoltura da dimenticare che ci sono fondamenti costituzionali, istituzionali e giuridici che non possono essere stravolti con la spigliatezza dell’improvvisazione o – e ciò è peggio – con la determinazione di voler fare della “nostra” scuola una scuola “altra”. Comunque sia, l’ignoranza – con tanto di virgolette – si coniuga con l’arroganza – senza virgolette – e l’esito è sotto gli occhi di tutti: questa Buona scuola tanto buona non è, se la Vera scuola è insorta con manifestazioni e scioperi che non vedevamo da tempo!.... L’insistenza e l’arroganza delle Giannini e dei Faraone è stata sonoramente punita. Ed è così che la Buona scuola è stata la goccia che ha fatto traboccare… l’urna delle recenti votazioni…. Il problema è che “si vuole passare” a una scuola “altra”, che nulla ha a che vedere con l’impianto di cui agli articoli della Costituzione (a memoria: 2, 3, 4, 9, 33, 34, 117) che hanno fondato la nostra scuola democratica e repubblicana. Il ddl, in effetti, creerebbe e sancirebbe distinzioni tra DS e DS, tra insegnanti e insegnanti, tra scuole e scuole, distinzioni che, invece, “costituzionalmente” non vogliamo, non possiamo volere e che dobbiamo, invece, superare. Tutte le Istituzioni Scolastiche Autonome devono essere “eccellenti”, non alcune sì e altre no! E il GOVERNO e il MIUR devono garantire questa eccellenza: “dare di più a che ha di meno”!!! E’ stata la nostra divisa, almeno per tutta la seconda metà del “secolo breve”. Concretamente, stando all’art. Cost 117, lo Sato, in fatto di scuola, ha competenza su due materie: le “norme generali sull’istruzione” e i “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Per non dire della “determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato”: di uno Stato che è Uno e unitario dalle Alpi al Lilibeo, anche e soprattutto in materia di Educazione e di Istruzione, con cui si intende garantire quell’“eguaglianza di tutti i cittadini, di cui all’art. 3 Cost. Si tratta di finalità e obiettivi che a tutt’oggi, a partire dal nuovo Millennio, “grazie” ai governi di destra, ovviamente, non sono stati realizzati. E si tratta di obiettivi che dovrebbero rafforzare l’unitarietà del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione, non sgretolarla. Un Sistema, come un qualsiasi motore, deve funzionare bene in ogni sua parte. Se un pezzo del motore si rompe, è l’intero motore che non funziona. Ebbene: il ddl sgretola questo Sistema, quindi impoverisce di fatto l’intera offerta Educativa, Istruttiva e Formativa che il Sistema, invece, deve offrire a tutti i cittadini/alunni, perché a ciascuno dobbiamo garantire il suo personale Successo Formativo: lo abbiamo scritto nel dpr 275/99. Lo Stato, quindi, deve dare di più a chi è più debole, non “emarginarlo” e, di fatto, “premiare” i più forti. Ora, i principi egalitari (che abbiamo ereditato dalle grandi Rivoluzione della storia e sancito con le Carte dell’Onu e la nostra stessa Costituzione) con il ddl semplicemente scompaiono e si dà vita a una scuola “altra”. E questa scuola “altra” non possiamo volerla!...
Il fatto quotidiano - 18 giugno 2015
“Scuola, contro il progetto di Renzi: Resistenza, Resistenza, Resistenza“
░ Perentoriamente, Marina Boscaino. Sottoscriviamo.
… Era talmente chiaro che la farragine antidemocratica, mercantilista, oltranzista ed autoritaria della Buona Scuola non avesse altre ali che quella dell’imposizione, che sin da novembre (con la chiusura dell’ “ascolto” a senso unico, che aveva tuttavia evidenziato un pronunciamento netto ed inascoltato nei confronti dell’inemendabilità del documento “la Buona Scuola”, ribadito in aprile nei confronti del testo del ddl che ne derivò) Comitati per il sostegno alla Lip Scuola, Autoconvocati, forze sindacali e partiti dell’opposizione iniziarono a chiedere lo stralcio delle assunzioni del precariato da far confluire in un decreto, promuovendo una discussione più distesa sul resto del testo. La prova di tutto ciò è nelle memorie delle audizioni – inascoltate, ovviamente – che in molti abbiamo depositato in Commissione cultura della Camera e del Senato; oltre che in innumerevoli comunicati stampa; oltre che in una straordinaria mobilitazione, che ha visto coinvolti docenti, studenti e genitori in migliaia di assemblee, iniziative, manifestazioni e, il 5 maggio, nel più grande sciopero che il mondo delle scuola ricordi, protratto poi in uno straordinario blocco degli scrutini. Era prevedibile che Renzi tentasse la carta della “responsabilità” e l’extrema ratio della “guerra tra poveri”. Alla quale rispondiamo ricordando quella mobilitazione, ancora viva e generosa in tutto il Paese, che al ricatto – vi assumo i precari, ma voi accettate il resto del “pacchetto” senza discutere – aveva ribattuto con una ragionevole controproposta. Affermare: “la #buonascuola prevede 100mila prof in più, organico funzionale e più soldi per la scuola. Noi ci siamo, spero anche gli altri” è una menzogna demogagica, oltre che un invito superfluo, che ancora una volta – servendosi dei media di regime – il premier prova a diffondere: è stato abbondantemente dimostrato che i “pagherò” previsti dalla riforma sono smentiti dalla legge di Stabilità e dal Def. Che l’assunzione dei precari – peraltro decurtata di un terzo da settembre ad oggi e non casualmente – non era un risultato scontato. Ma sono state parole vane, non prese in considerazione, esattamente come le delibere dei collegi, gli appelli, i tentativi di parlare nei Nazareni e nelle Leopolde. Ci sono poi altri due elementi che l’ipertrofia comunicativa in chiave vittimistica di Renzi – dove i Buoni sono lui e i suoi giannizzeri, i Cattivi tutti gli altri – sta fingendo di rimuovere: i pareri di commissione Bilancio, ancora non espresso, e – ancora – Affari Costituzionali, dove addirittura il governo è stato battuto. E – soprattutto – l’emorragia di voti che il Pd ha subito nell’ultima tornata elettorale, che evidenzia non solo che il Pdnon è più il padrone delle ferriere; ma che il mondo della scuola ha avuto un’influenza enorme su quell’esito. Si spiega così l’accoglienza “democratica” dei 3mila emendamenti al Senato, quando alla Camera, un mese fa, come è noto, è stata fatta carne di porco (attraverso la tagliola e il contingentamento dei tempi) di un altrettanto alto numero di emendamenti presentati lì…. Siamo stati grandi… Un senso ulteriore all’orgoglio di essere docentidella scuola pubblica italiana: docenti/cittadini consapevoli e resistenti, uniti per il massimo presidio di democrazia ancora esistente.
il Manifesto - 18 giugno 2015
“Per coprire precari e supplenze servono 134mila assunzioni“
░ Renzi tenda un bluff puerile: i centomila che deve assumere non sono legati alla riforma, sono meno del minimo necessario a fare funzionare il complesso delle scuole già in questo anno scolastico, a prescindere da qualsivoglia organico funzionale. Della CGUE se ne frega ? C’è o ci fa ?
Uno studio della FLC CGIL dimostra come i posti vacanti coperti dai precari sono assolutamente superiori ai 101mila che il governo vuole legare alle nuove norme della Buona scuola. Per dimostrarlo basta utilizzare i dati del ministero per i posti vacanti e le supplenze utilizzate quest’anno. «Per il personale docente - sostiene la Flc Cgil - abbiamo già oggi 16.502 posti disponibili da coprire in organico di diritto (posti comuni più sostegno su cui sono state conferite supplenze annuali fino al 31 agosto), più tutti i posti che si liberano per pensionamento al 1 settembre 2015, e cioè 18.790. Inoltre, nel numero delle supplenze al 30 giugno, ci sono sicuramente qualche migliaio di contratti stipulati dai dirigenti scolastici su posti liberi al 31 agosto. Quindi la sola copertura sui posti liberi anche senza la riforma va oltre i 40mila». C’è poi il capitolo supplenze. «Il Miur ha attivato per il 2014/2015 circa 80.800 supplenze fino al 30 giugno su posti comuni e circa 46.878 su sostegno. Quindi, in questo anno scolastico, sono stati attivati circa 127.500 contratti per personale docente a tempo determinato fino al 30 giugno». Ipotizzando «prudentemente» che «il 50 per cento di questi siano posti interi a 18 ore settimanali, la disponibilità sarebbe comunque pari a 63mila unità». «Il resto, se coperto da contratti su spezzoni orario ed ipotizzando una media di 9 ore, comporta ulteriori 31mila posti. La scuola - quindi - già oggi per funzionare ha bisogno di 94mila posti in organico di fatto», continua la FLC. «Sommando ai posti totali che la scuola già utilizza sfruttando il lavoro precario (almeno 134mila) ed i 48.812 per il potenziamento dell’offerta formativa, le assunzioni finanziate dovrebbero essere oltre 180mila», prosegue la nota della Cgil. La somma delle varie voci dà numeri spaventosi. «Alla scuola servono almeno 134mila posti per l’offerta formativa curricolare», sottolinea il sindacato. Ma il piano di Renzi si ferma a 101mila. «Come si farà a fare il potenziamento? Anche perché, nello stesso disegno di legge si dice (all’articolo 10 comma 7) che sui posti per il potenziamento dell’offerta formativa che rimarranno vacanti (molti, visto che i docenti assunti in ruolo non sono sufficienti a coprire i poste necessari per il curricolare) “non possono essere stipulati contratti di supplenza”….
latecnicadellascuola.it - 19 giugno 2015
“Ecco la bozza sulle assunzioni che si possono ancora fare: serve un piano poliennale“
░ A consegnarla al ministro Giannini è stato Walter Tocci, esponente della minoranza DEM, e che, in VII Commissione Senato, ha proposto emendamenti non accettati dal Governo. Di Alessandro Giuliani
Se Renzi intendeva mettere alle strette la minoranza, l’obiettivo sembra fallito. Almeno in questa prima fase. A quarantott’ore dall’annuncio sul possibile spostamento in avanti, di un anno, del ddl ‘La Buona Scuola’, il risultato è che i senatori della VII commissioni contrari alla riforma si sono ancora più irrigiditi. "La Commissione Cultura non si riunirà fino a martedì e tutto lascia intendere che il Pd (di maggioranza) voglia esautorarla per andare in aula, con il testo della camera, presentare un maxi emendamento su cui porre la fiducia. Dialogo o total recall ? Spiegateci, please": a scriverlo, sul suo profilo Facebook, è stato il senatore della minoranza Pd Corradino Mineo, uno dei membri della commissione Cultura del Senato che si sono messi di traverso all’approvazione del testo. Per Mineo, quindi, Renzi è "un decisionista sempre più indeciso, e sotto ricatto ad opera dei suoi fidati e fedeli". Rincara la dose, dal suo blog, un altro dei senatori ribelli della minoranza Pd, Walter Tocci, annunciando di aver inviato al ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, una bozza di testo del decreto legge per la stabilizzazione dei precari: "non si perda altro tempo per assumere gli insegnanti. Il governo approvi immediatamente il decreto legge, i soldi ci sono e l'ulteriore rinvio rischia di produrre gravi disagi nell'avvio nell'anno scolastico e di mortificare le attese di tante persone". Tocci dice ancora: "Siamo sicuri lo farà valutare - e se necessario correggere - dagli uffici. Siamo disponibili a esaminare eventuali osservazioni a critiche. Non si dica più però che non si può fare per motivi tecnici. Gli alibi sono finiti. Se c'è la volontà politica a settembre centomila nuovi docenti saranno in cattedra. Insisteremo poi con i nostri emendamenti al ddl per proseguire con le assunzioni degli abilitati secondo il piano poliennale", sottolinea Tocci. "Il disegno di legge - spiega - ha puntato solo sull'assorbimento delle graduatorie a esaurimento che però non contengono tutte le professionalità necessarie alle scuole. È un'operazione necessaria, ma non sufficiente. Andrebbe completata andando a prendere le competenze mancanti tra gli abilitati che sono stati formati e selezionati proprio a partire dal reale fabbisogno del sistema scolastico. Con i nostri emendamenti al ddl, infatti, proponiamo un piano poliennale di assunzioni per mettere a disposizione delle scuole tutte le competenze di cui hanno bisogno"….
Corrieredellasera.it - 20 giugno 2015
“Scuola e precari, fiducia più vicina“
░ I relatori studiano un compromesso. Renzi avverte: maxiemendamento se non c’è un percorso condiviso. Camusso: gigantesca presa in giro.
I tempi della «Buona scuola» sono strettissimi. Bisogna accelerare le assunzioni di 100.701 insegnanti precari e la riforma va quindi approvata al più presto. E allora, «o si rinuncia all’ostruzionismo» oppure «il governo dovrà arrivare all’approvazione del disegno di legge con la fiducia». L’ aut aut del premier Matteo Renzi arriva ieri mattina dopo un incontro a Palazzo Chigi con i parlamentari Pd e le ministre delle Riforme e dell’Istruzione Maria Elena Boschi e Stefania Giannini. Il dialogo, spiega il premier, resta aperto, ma se con le opposizioni non si trova un percorso condiviso, il governo sarà costretto a presentare un maxiemendamento e portare il ddl 1934 direttamente in Aula al Senato, chiedendo la fiducia. Quella di Renzi e Giannini è una corsa contro il tempo. L’obiettivo è far approvare il testo dal Senato entro venerdì prossimo e riuscire a far partire subito le assunzioni che altrimenti rischierebbero di slittare al 2016. Poi il ritorno alla Camera: e anche lì l’ipotesi è di porre la fiducia per fare il prima possibile e chiudere tutto al massimo entro la prima settimana di luglio. Cinquantamila i prof da assegnare ai posti vacanti e disponibili e per il turn over . Cinquantamila gli altri destinati all’organico dell’autonomia. Tutti dalle graduatorie ad esaurimento (Gae), fuori tutti gli altri (graduatorie d’istituto, abilitati Pas e Tfa, idonei 2012). Ma il ddl deve prima passare in commissione Istruzione al Senato, dove martedì i relatori Francesca Puglisi (Pd) e Franco Conte (Ap) si ritroveranno con tremila emendamenti da gestire. Le opposizioni non hanno accettato l’invito a ridurne il numero. Ma Puglisi e Conte cercheranno un ultimo dialogo presentando un pacchetto di cambiamenti che metta tutti d’accordo: «Sarà una proposta per accelerare i tempi — dice Puglisi — ma terrà in considerazione il dibattito che c’è stato finora in commissione e nelle audizioni, la fiducia dipenderà dall’atteggiamento delle opposizioni». Sel e M5S annunciano battaglia: «Non cediamo ai ricatti del governo, gli emendamenti restano». Intanto tecnici del Miur e degli uffici della Boschi lavorano al maxiemendamento per far arrivare il ddl direttamente in Aula per la fiducia. Decisione «irricevibile» per Forza Italia, ma «scelta incomprensibile» anche per i dem della minoranza Corradino Mineo e Walter Tocci: «Renzi aveva promesso il dialogo al mondo della scuola, perché non mantiene l’impegno?». E Stefano Fassina (Pd): «Gravissimo errore politico e democratico: non si può approvare un testo senza la condivisione della quasi totalità della scuola, correggeremo la riforma»… Dagli studenti ai precari ai sindacati la bocciatura è pesante: «No al ricatto delle assunzioni che si potevano fare già un mese fa con un decreto». La Gilda chiede l’intervento del presidente Sergio Mattarella e la Cisl sottolinea: «Renzi parlava di dialogo, che fine ha fatto la conferenza sulla scuola?». Si farà lo stesso, sostiene Renzi. ….