scuolaoggi.org – 1 maggio 2015
“La scuola come quarto potere costituzionale”
░ Una testimonianza preziosa di Maurizio Tiriticco, che cita Calamandrei, Moro e Imposimato.
Ferdinando Imposimato in un convegno tenutosi a Roma lo scorso 24 aprile, promosso dagli insegnanti dell’Adida, nell’esprimere la sua preoccupazione nei confronti del disegno di legge di riforma della scuola presentato dal Governo Renzi, ha voluto sottolineare che si tratta di un vero e proprio attacco “contro la democrazia e la Costituzione e contro il diritto degli studenti a ricevere gratuitamente una seria educazione e formazione culturale e morale a vantaggio della loro persona e della collettività. A differenza dello Stato totalitario, lo Stato democratico, perseguendo l’interesse collettivo alla cultura, lascia alle persone libertà di formarsi e non stabilisce con arbitraria sopraffazione, quello che è etico e giusto insegnare (Atti costituzionali, relazione A Moro 18 ottobre 1946)”. E, a sostegno della sua tesi, ha voluto ricordare come lo stesso Piero Calamandrei sostenesse che la scuola è un vero e proprio organo costituzionale. Mi piace riportare quanto testualmente ebbe a dire in proposito Piero Calamandrei nel suo intervento al terzo Congresso dell’ADSN, Associazione per la Difesa della Scuola Nazionale, tenutosi in Roma l’11 febbraio 1950: “La scuola, come la vedo io, è un organo costituzionale. Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola L’ordinamento dello Stato, sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue”…. Non è un caso che, con la legge costituzionale 3/2001, con cui si è modificato il Titolo V della Costituzione, al comma 3 dell’articolo Cos. 117, l’autonomia delle istituzioni scolastiche sale al rango costituzionale…. L’autonomia delle istituzioni scolastiche non può e non deve essere rimessa in discussione da un ddl che non solo attenta al principio stesso dell’autonomia, ma intende costruire una scuola “altra” che con la Costituzione e con la nostra storia non ha nulla a che fare.
www.retescuole.net - 2 maggio 2015
“Cose che direi volentieri a Renzi se davvero volesse ascoltare”
░ Di Giovanni Cocchi.
1. “Ma come, scioperate contro un governo che assume?”. No, quelle assunzioni ci servono, eccome. E più delle 150.000 promesse, poi calate a 100.000. Ma non faccia televendite, dica come stanno le cose. 50.000 non saranno insegnanti in più, ma solo insegnanti che già oggi a scuola ci sono, sulle cattedre “scoperte”, insegnanti che ogni anno vengono assunti a settembre, licenziati a giugno e riassunti a settembre. E l’Unione europea le ha detto che così non si può fare e l’ha condannata ad assumerli. Ne rimangono 50.000, per 40.000 scuole, in media 1,25 per scuola. … Li assuma,subito, con un decreto, senza il ricatto: “solo se insieme alla chiamata diretta”. 2. “Ogni Dirigente potrà scegliersi la sua squadra”. Lei sa benissimo come funziona ora il “reclutamento”, ha una moglie insegnante: si partecipa al concorso, poi il primo sceglie e così di seguito. Cosa c’è che non va in tutto questo che rispetta il “merito”, assicura “trasparenza” ed equilibrio tra le scuole (con i più bravi, i medi, i meno bravi equamente distribuiti)?... Ora, anche facendo finta di non essere in Italia (il docente segnalato dal politico, l’amico del figlio, la fidanzata del nipote…) quanto saranno “liberi” i Dirigenti delle zone “inquinate” da mafia, camorra e ‘ndrangheta? Quanti insegnanti meridionali saranno assunti nei territori più “padani”? Chi assumerà l’insegnante bravo “ma” gay, chi non vuole insegnare le crocette dell’Invalsi, chi la madre che ha la 104 per il figlio handicappato o la madre novantenne, chi deve andare spesso all’ospedale per la chemioterapia, chi la prof in gravidanza, chi…? Lei sa che chi ci liberò dal fascismo e scrisse la Costituzione si preoccupò di scriverci “libertà di insegnamento”, e dunque di apprendimento, perché solo dal libero confronto delle opinioni ognuno può “costruirsi” la sua e diventare un cittadino libero. Se un insegnante sa che il suo futuro, il suo “merito”, il sostentamento della sua famiglia dipenderanno, dopo 36 mesi, dalla sua condiscendenza, da quello che avrà detto, quanto sarà libero di dirlo? Altro che lo slogan del “fare squadra”: ci spieghi meglio perché si vuole sostituire un “reclutamento” democratico e costituzionale con il “rischio” di clientele, discrezionalità, autoritarismo, sottomissione, “pensiero unico”; con il controllo assoluto ed autoritario degli insegnanti? …
www.ilmessaggero.it – 3 maggio 2015
“Camera al lavoro sul ddl La Buona Scuola: ma sarà una settimana di proteste”
░ Il progress, al 2 maggio, dei lavori della VII Commissione alla Camera. Nel frattempo, il presidente Andrea Marcucci, a seguito dei ripensamenti suscitati in Renzi dagli scioperi del 24 aprile e del 5 maggio, ha accantonato la discussione degli articoli cruciali (i nn.7, 8 e 9) facendo proseguire le votazioni sugli emendamenti relativi all’art.10 e successivi.
Quella che si sta per aprire sarà una settimana “calda” per il mondo della scuola. … Oggi i deputati sono andati avanti con la discussione… Nel corso della giornata è stato approvato l'articolo 2… Il piano dell'offerta formativa non sarà elaborato dal dirigente scolastico, come inizialmente previsto, ma dal Collegio dei docenti, su spinta del preside, e approvato dal Consiglio d'Istituto. Il piano determinerà quanti e quali docenti servono a ogni istituto per i posti comuni, per quelli di sostegno e per il potenziamento dell'offerta formativa. Disco verde anche per l'articolo 3, sul percorso formativo degli studenti: «gli studenti potranno personalizzare il proprio percorso di studi», ribadisce su Twitter, Faraone. La Commissione ha dato il via libera poi alla promozione dei cibi biologici e dei prodotti a km zero nelle mense, all'educazione alla parità di genere, alle scuole aperte per attività ricreative anche in estate e a più fondi agli istituti di Alta formazione artistica, musicale e coreutica. Tra le altre novità, l'utilizzo di docenti formati appositamente per l'insegnamento di musica, inglese ed educazione motoria nella scuola primaria. L'emendamento consente agli istituti scolastici di utilizzare per l'insegnamento di queste tre materie «nell'ambito delle risorse di organico disponibili, docenti abilitati all'insegnamento per la scuola primaria in possesso di competenze certificate, nonché docenti abilitati all'insegnamento anche di altri gradi di istruzione in qualità di specialisti ai quali è assicurata una specifica formazione nell'ambito del Piano nazionale». In sostanza i prof potranno "migrare" ed essere prestati dalle Medie alle Primarie. Via libera anche a un emendamento che prevede l'insegnamento della parità di genere in tutti gli istituti. Approvati due emendamenti di Forza Italia all'articolo 4: un'apposita sezione per l'alternanza scuola-lavoro nel registro delle imprese e l'istituzione di un ruolo speciale per le scuole in carcere.
www.orizzontescuola.it - 4 maggio 2015
“Riforma. I dirigenti non sceglieranno i docenti li "individueranno". Modificata "chiamata diretta" e non è finita. Basterà?”
░ Di redazione.
In commissione Cultura alla Camera arriva una modifica 'super soft' dei nuovi poteri affidati ai dirigenti scolastici. I presidi, nell'assegnazione dei posti dell'organico dell'autonomia dopo aver definito il Pof triennale con gli organi collegiali, "individuerà" i docenti a cui affidare gli incarichi. La modifica è contenuta in un emendamento Pd all'articolo 2 del ddl Scuola, approvato dalla VII commissione di Montecitorio. L'emendamento ha sostituito la parola "scelgono" con "individuano". Si tratta di una delle modifiche programmate dalla maggioranza relativamente alla possibilità da parte dei dirigenti di poter scegliere il team dei docenti della scuola.
Infatti, in occasione della discussione dell'articolo 7 sono previsti degli emendamenti che affrontano la materia. Tra quelli più gettonati, un emendamento PD che farebbe coincidere gli albi con delle reti di scuole e darebbe ai dirigenti delle regole molto rigide per, a questo punto, l'individuazione dei docenti e non la scelta. Quest'ultima, sempre da indiscrezioni, potrebbe essere gestita dal Consiglio d'istituto.
Si tratta di uno dei punti della riforma più contestato in assoluto. Adesso, bisognerà comprendere se i docenti sono a favore di questi cambiamenti. Con l'esame dell'articolo 7, che disciplina i poteri del dirigente - riferiscono fonti di maggioranza - si chiarirà ulteriormente l'alleggerimento delle competenze che gli vengono attribuite nella scelta dei docenti.
http://www.roars.it/online - 5 maggio 2015
”La buona scuola e il crollo del buonsenso”
░ Leggiamo le parole amarissime del professore Giorgio Israel, e il nostro desiderio è che continui a esercitare il suo magistero attraverso tutti i media.
Da oggi, i miei interventi sulla stampa sono finiti. Questo articolo doveva essere pubblicato da giorni sul quotidiano di cui “ero” editorialista, e di giorno in giorno è stato rinviato… In cambio, al suo posto, è stato pubblicato un articolo-appello a non scioperare che imputa allo sciopero il rigetto del tema del Merito – insomma una predica sull’importanza del merito. Il “bello” è che l’autore della predica è persona che ha millantato due lauree e un master di economia mai conseguiti, e altre titoli di “merito” inesistenti…. Se, per fare una predica sul merito, si ha bisogno di rivolgersi a una simile “autorità” vuol dire che il grado di insensibilità etica ha raggiunto livelli impensabili. Da oggi sono finiti i miei interventi sulla stampa…. Non me ne rammarico perché ho sempre detto quel che pensavo e ho pagato prezzi molto alti per questo. Non cambierò certo in tarda età. D’ora in poi scriverò soltanto sul blog o presso chi vorrà darmi spazio in modo libero e accettabile. La narrazione (o storytelling, come si usa dire oggi) dell’attuale conflitto sulla scuola da parte chi difende il progetto governativo è che in Italia non si può far niente perché ogni tentativo di riforma è bloccato da potenti forze conservatrici e la scuola ne è l’esempio supremo. Nell’istruzione, come altrove, sono presenti forze conservatrici e corporative, ma la rappresentazione che esse abbiano bloccato ogni tentativo di modifica è un falso colossale. Se alcune riforme globali (i cicli di Berlinguer, la legge Moratti) sono fallite, chi conosca appena la storia della scuola italiana degli ultimi decenni sa che su di essa si è rovesciato un caotico tsunami di decreti, di circolari, di sperimentazioni, di prescrizioni che ne hanno cambiato il volto in modo profondo e, soprattutto, disorganico. Gli insegnanti sono stati terremotati da cambiamenti introdotti per lo più in modo subdolo e veicolati come “sperimentazione”. Ricordiamo alcuni eventi di questo tsunami, cominciando dalla “rivoluzione” che, pezzo a pezzo, è stata fatta della scuola primaria sotto la ferula di “indicazioni nazionali” l’una peggiore dell’altra. Poi è avanzata l’ideologia della sostituzione della scuola delle conoscenze con la scuola delle “competenze”, promossa da un network di pedagogisti e di dirigenti ministeriali che hanno imposto in modo ossessivo la redazione di ogni documento secondo la trimurti conoscenze–competenze–abilità e hanno inondato le scuole di griglie e documenti di certificazione delle competenze la cui compilazione divora una parte consistente delle attività d’insegnamento. L’ultima certificazione, in uscita da poco, rappresenta l’apice della sadica volontà di estirpare ogni traccia di buon senso dal mondo della scuola. Si procede fino all’esclusione di ogni possibile valutazione negativa del rendimento dello studente. È il trionfo della follìa del “successo formativo garantito”… Oggi, gli insegnanti che vogliono fare il loro mestiere sono costretti a impiegare gran parte del loro tempo a compilare scartafacci ispirati a queste logiche demenziali. E, come se non bastasse, ora le scuole sono impegnate, anziché a insegnare, a compilare un pesante documento di autovalutazione (RAV, Rapporto di autovalutazione). Anche qui, se ancora avesse corso il buon senso, l’idea che le scuole impieghino una quota considerevole di tempo a darsi un voto rispondendo a decine di domande, potrebbe solo far parte di un libro di barzellette. Poi è cascato sulle spalle delle scuole l’Invalsi, un ente chiuso, composto da uno staff inamovibile, i cui atti e le cui discutibili metodologie statistiche sono rigorosamente sottratte da ogni valutazione, come se il più elementare buon senso non indicasse che chi ha il potere di valutare sia il primo a dover essere controllato con rigore. L’Invalsi ha ottenuto di sottoporre gli studenti individualmente a test che nelle medie contribuiscono alla valutazione dello scrutinio, introducendo una nuova materia, il “superamento dei test Invalsi”. Ciò ha avuto come conseguenza il dilagare della disastrosa prassi del “teaching to the test”, ormai largamente criticata all’estero da chi l’ha sperimentata prima di noi. E che dire della disastrosa legge sui DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento)? Non soltanto ha introdotto un fenomeno nuovo: la medicalizzazione della scuola; ma ha introdotto l’idea nefasta che, al primo sintomo di difficoltà di apprendimento, invece di ricorrere a tutti gli strumenti didattici più sofisticati, lasciando aperta un’opportunità di crescita, con la diagnosi di DSA si inchioda il bambino (o ragazzo) a una condizione che dovrebbe caratterizzarlo per la vita. È un’ideologia che ha come corrispettivo gli screening genetici di massa che effettuava il regime fascista. E, come se non bastasse, le diagnosi sono effettuate da psicologi che, candidamente, dichiarano “discalculico” un ragazzo senza sapere neppure cosa sia una divisione con resto. Come se questo non bastasse si è passati ai BES (Bisogni educativi speciali) che costituiscono una sorta di rafforzamento dei DSA. Passando alla questione precari, nel 2008 sembrava che si fosse aperta una via ragionevole, sostituendo le pletoriche SSIS (Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario) con il più agile TFA (Tirocinio Formativo Attivo) e prefigurando un reclutamento ripartito a metà tra giovani abilitati e precari. Niente da fare. Furono riaperte le GAE (Graduatorie a esaurimento) e un’efferata collusione tra dirigenza ministeriale e alcuni sindacati strangolò il canale di reclutamento dei giovani. Si sono persi ben sette anni, in cui il problema del precariato poteva essere, se non smaltito, ridotto a proporzioni gestibili. Ed ecco che l’Europa ha intimato al governo italiano di risolverlo una volta per sempre. Nessuno sa bene quanti sono tutti gli aventi diritto. Centomila? Duecentomila? Di più? Cifre ingestibili. Ma se si taglia troppo si rischiano ondate epocali di ricorsi. Di qui il balletto di cifre nello spirito “provo a vedere se passa”. E per nascondere la confusione attorno a questo, che è il vero problema, si è pensato di incartarlo entro un fumoso e ambizioso progetto di riforma denominato con deplorevole retorica “la Buona Scuola”. … Ne abbiamo parlato in precedenti interventi. Limitiamoci a due questioni. La prima è che esso è ispirato a una visione secondo cui la scuola deve trasformarsi sempre di più in una sorta di “centro sociale” al servizio della comunità, fino a favorire forme di socializzazione quali le occupazioni, che sarebbero più formative della didattica ordinaria. Difatti, anche qui si manifesta la volontà perversa di marginalizzare sempre di più le discipline ordinarie. Ciò è evidente nella tendenza a premiare gli insegnanti che organizzano attività extra-curriculari penalizzando i poveretti cui – invece di organizzare qualche demagogico e superficiale seminario – salti in mente l’idea di aggiornarsi in qualche seminario universitario di storia o di matematica. La seconda e grave questione riguarda il ruolo (quale che ne siano le versioni) che si vuol conferire ai dirigenti scolastici di assumere gli insegnanti e gestirne la carriera, premiandoli o penalizzandoli secondo criteri autocratici e consentendo loro di crearsi uno staff di collaboratori fidati. Tutto ciò per realizzare l’autonomia scolastica. Ma anche qui vediamo che l’istruzione è il luogo dove la ragione è stata bandita. A parte legittime discussioni circa la coesistenza tra scuola statale e paritaria, è un fatto che la scuola italiana sia ancor oggi un’istituzione pubblica e a gestione quasi tutta statale, ovvero finanziata dal contribuente, il quale ha il diritto di sapere come sono spesi i suoi quattrini. Allora, o si rimette in sesto l’antico sistema delle ispezioni, gestite da un ministero ripulito da protagonismi che s’impongono anche ai ministri. Oppure, si vada pure a forme di autonomia gestite dal dirigente scolastico. Ma allora chiunque abbia una briciola di buon senso capisce che ciò è possibile con un sistema di valutazione che deve appuntarsi tutto, e con estremo rigore, proprio sulla categoria dei presidi, visto che sono loro ad avere il potere di valutare i docenti!... Ma “la Buona Scuola” non propone alcun meccanismo di valutazione dei presidi degno di questo nome…. E se un controllo severo e autentico dell’operato dei dirigenti non c’è, ve ne saranno di competenti e rigorosi che faranno funzionare la loro scuola a meraviglia; altri che valuteranno in modo ingiusto i professori; o creeranno le loro camarille di collaboratori fidati; o casi, tutt’altro che improbabili in certi territori, di chi si porrà al servizio di elenchi di reclutamento proposti dalla criminalità organizzata. Come se non bastasse, l’ultimo mega concorso a dirigente scolastico solleva altri dubbi: a parte il numero scandaloso dei test sbagliati tra quelli proposti, moltissimi altri erano espressione di un’ideologia psico-pedagogica che imponeva al candidato di manifestarsi esperto in certa letteratura, e rendeva concreto il sospetto che il ministero volesse selezionare una categoria di persone fidate sul piano ideologico e quindi apprestare le condizioni per rendere la futura autonomia una mera finzione….
www.larepubblica.it – 6 maggio 2015
"Non ci comprerete con un’assunzione” Anche i precari tra i ribelli
Tanti, tantissimi, nessuno si aspettava un corteo così folto, nella prima manifestazione sindacale unitaria da oltre sette anni”
░ Maria Novella De Luca ha raccolto la protesta nelle parole di tre insegnanti; riportiamo, e aggiungiamo che proteste in tutto analoghe giungono alle sedi dell’ANIEF da parte di colleghi che sono noti per l’alta professionalità. Pertanto, in calce all’articolo di Repubblica riportiamo una delle lettere che ci inviano i colleghi.
Tanti, tantissimi, nessuno si aspettava un corteo così folto, nella prima manifestazione sindacale unitaria da oltre sette anni. Renzi-Pinocchio, Renzi-orecchie-d’asino, Renzi&Giannini come la Gelmini. Ovunque il cartello “mai più Pd”, fischietti e “Bella ciao”… È la sinistra delusa che attacca la sinistra di Governo, anche Stefano Fassina, che pure sfila con i prof, viene contestato, mentre Pippo Civati dice chiaro: «Il Pd ha tradito i propri impegni elettorali, ha fatto una riforma della scuola lontanissima dalla nostra cultura politica». Beatrice ha 46 anni, è insegnante di ruolo nella scuola primaria “Malaspina” di Roma, cammina insieme a Maria Pia, precaria, dietro un cordone di bambini che imbracciano palette di cartone. «Dopo vent’anni di lavoro — si sfoga Beatrice — è come se la mia storia, il mio punteggio non contassero più. Il preside da un giorno all’altro potrebbe trasferirmi, con decisione assolutamente arbitraria». E infatti nel mirino della protesta contro Renzi, accusato di “bonapartismo”, (complice il calendario che ha fatto coincidere il giorno della manifestazione, il cinque maggio, con il titolo della poesia di Manzoni su Napoleone) c’è prima di tutto il “preside sceriffo”. E quindi la fine, dicono i docenti, della democrazia nella scuola, la morte degli organi collegiali, l’alternanza scuola-lavoro, le donazioni dei privati, i precari che resteranno fuori dalle assunzioni, ma anche lo “spettro” di essere costretti a cambiare sede ogni tre anni. Antonio Marra, fa l’insegnante di Matematica a Caserta. Porta appeso al collo un cartello con il numero 25. «Vede i miei capelli? Sono bianchi. Ho mezzo secolo, due lauree, oltre cento alunni e sono precario da 25 anni. Dovrei rientrare nei centomila assunti promessi da Renzi. Ma sarà vero? E quando? E poi perché non dovrei essere in piazza? Questa riforma fa schifo comunque. Non è il Governo che ci assume, ma l’Europa che l’ha imposto. Precario-assunto mica vuol dire crumiro». Antonio sorride. «Sì, è un termine che oggi non usa più nessuno». Invece sono più o meno le stesse parole che Susanna Camusso griderà dal palco di piazza del Popolo: «Le assunzioni sono un atto dovuto, non possono essere usate come strumento di divisione tra insegnanti e precari... Qui c’è il mondo che fa la scuola, insegnanti, studenti, famiglie, il futuro del Paese». Enrico Castelli insegna Lettere alla scuola media “Mazzini” di Roma, uno dei primi istituti multiculturali della Capitale, salda tradizione di accoglienza nel cuore del centro storico, a pochi passi dal Colosseo. «Questa riforma mina alle fondamenta l’istruzione pubblica. E punta ad un sempre maggiore divario tra le scuole ricche e le scuole povere. Le donazioni, ad esempio. Privati cittadini potranno offrire contributi in cambio di vantaggi fiscali. Con i risultato che nei quartieri benestanti le scuole avranno mezzi e negli altri no. È questo il principio di uguaglianza che lo Stato dovrebbe garantire?». Un gruppo di precari mostra una gigantografia del film “Il marchese del Grillo” con la faccia di Renzi al posto di quella di Alberto Sordi: «Io so io e voi nun siete un ca... ». E il premier con il cappello di Napoleone. Sotto: «Vai a Sant’Elena... ». Paragoni irriverenti. Ma la protesta è dura….
“Lettera di un simpatizzante ANIEF”
Ciao Dino, scusa lo sfogo, ma avevo bisogno di comunicartelo. Ho letto con attenzione il pezzo, a tua firma, nella rubrica “Aggiornamento in progress”. Sono semplicemente sconcertata! Tu sai i sacrifici che abbiamo fatto durante il corso abilitante- i miei viaggi da ……., per concludere gli esami- e prima ancora il Concorso del '99, per il quale ho studiato così tanto che mi facevano male pure le ginocchia, a causa dello stare seduta e del non potermi permettere una passeggiata. Con tanti sacrifici e senza nessun regalo ho MERITATO la cattedra. Adesso sono a un passo da casa mia e arriva RENZI! Altra indignazione: Innalzano l'età per la pensione. Penso ai colleghi che hanno lavorato una vita qui in questa scuola, i quali con acciacchi vari, interventi subiti per via dell'età, corde vocali quasi inesistenti.... costoro piaceranno al nuovo preside? E quando noi, lontani dalla sospirata pensione, avremo la loro età e non potremo fare i saltimbanchi, i giocolieri, gli strateghi ( per via delle nuove strategie che ci dobbiamo inventare per portare avanti dei ragazzi svantaggiati, per i quali bisognerebbe intanto dare un lavoro almeno al padre per farli uscire dal degrado) i somministratori di crocette con risposte talmente assurde da mettersi a ridere se non fosse perché da esse passa la vita dei ragazzi ai quali, quotidianamente e amorevolmente, trasmettiamo il sapere attinto dai grandi Maestri del Pensiero. Quando noi non serviremo più, dove verremo gettati? Saremo trattati come gli scarti di cibo dei padiglioni dell'EXPO? Non nascondo la mia preoccupazione. Quello che faccio,per me, non è un lavoro, è la mia ragione di vita. Ho avuto la possibilità in questi ultimi anni di permanere a …. Ho vissuto al fianco dei miei ragazzi per tre anni. Li ho cresciuti nel sapere come avrei fatto con dei figli miei e, in alcuni casi le mamme sono contente e mi dicono che sono stata la mamma della scuola. Adesso ne sono arrivati altri ragazzi, in prima, e l'idea che qualcuno, per CAPRICCIO, me li porti via mi crea una certa sofferenza. Questo l'Egregio signor Renzi e l'Esimia signora Giannini non lo capiranno mai….. Posso dire di trarre FELICITA’ per il fatto che vivrò nel pensiero dei miei alunni, che a distanza di anni mi mandano messaggi bellissimi, cercando ancora i consigli, consegnandomi pesanti segreti.
www.repubblica.it - 7 maggio 2015
”Scuola, si tratta sui premi ai professori”
░ Dopo lo sciopero il premier invia dai sindacati una delegazione pd con Orfini e Guerini. “Ma dobbiamo chiudere in fretta” L’offerta: riduzione dei poteri dei presidi su valutazione e soldi ai più meritevoli, escluso per ora il rinnovo del contratto. Di Corrado Zunino.
Il giorno dopo lo scioperone della scuola — adesioni altissime, il 65% dei docenti — Matteo Renzi ha convocato il Pd (non il governo) e aperto un nuovo giro di consultazioni rapide affidandole al presidente del partito Orfini, al suo vice Guerini e alla responsabile scuola Puglisi. Subito, ieri, incontro con gli studenti, oggi con i sindacati. Prima i Cobas e poi i confederali, quindi le associazioni dei genitori e degli insegnanti. Il premier si dice disponibile a modifiche ma chiede di fare in fretta: entro lunedì la commissione Cultura della Camera deve votare tutti gli emendamenti, entro martedì 19 deve chiudere la Camera (e poi ci sono un Senato in bilico e di nuovo la Camera). «Dobbiamo ascoltare chi protesta ed essere disponibili a integrare la riforma », ha detto ai suoi. Francesca Puglisi ora aggiunge: «Sono girate tante sciocchezze». Il ministro Stefania Giannini ha partecipato al summit al Nazareno, ma non conduce più lei la questione: Sel si appresta a una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Domenico Pantaleo, segretario della Cgil scuola, dice: «O le modifiche saranno radicali o andremo avanti nella lotta». E il primo incontro non ha cambiato il quadro, visto che la Rete degli studenti medi lo ha definito «del tutto insoddisfacente». Lo spazio di manovra è stretto. Il governo — accusato per sei mesi di un falso ascolto — vuole provare a placare il conflitto, ma vuole anche stanare il sindacato: è convinto che confederali e Cobas abbiano ben raccolto un cattivo umore esistente nella classe insegnante, ma che non portino controproposte valide interessati come sono a discutere soprattutto di contratto (fermo da sette anni) e dei 200 milioni che i presidi distribuiranno agli insegnanti considerati migliori. Su questi punti — economici — fonti di governo fanno sapere che non ci saranno novità. Le assunzioni resteranno 101.701 per il primo settembre e 60mila con il concorso 2016. L’unica variabile potrà essere quella dei 6mila idonei del concorso 2012. Il giro di consultazioni del partito di maggioranza ha cambiato ancora una volta il programma della Commissione cultura alla Camera, che ieri pomeriggio dall’articolo 5 è saltato al 10 (in tutto sono 24), accantonando temporaneamente i quattro articoli più importanti e difficili, quelli sulle assunzioni. Dopo aver reso il preside sì un manager, ma controllato nell’elaborazione del Piano dell’offerta formativa dagli organi collegiali, si costruirà uno schema analogo per la valutazione dei docenti: nascerà un comitato allargato e si creerà una griglia di criteri che renda oggettiva questa valutazione, anche sui premi. In commissione si dovrà lavorare in notturna, sabato e domenica. Tra le novità possibili, il cinque per mille esclusivo per la scuola (vale 500 milioni in più). Il sindacato Anief sostiene che resteranno fuori 400mila precari, di cui almeno 140mila già inseriti in cicli di supplenze. “Tuttoscuola” ha conteggiato che con la riforma a regime la quota supplenti all’interno degli istituti crollerà: i docenti precari passeranno da 118.500 (il 15 per cento) a 19.000 (il 2,5 per cento).