Il Messaggero - 23 febbraio 2015
“Sui conti la mina dei precari: miliardi di spesa per i ricorsi”
░ I precari che vantano oltre 36 mesi di insegnamento premono sugli uffici legali dei sindacati, per avviare le cause di risarcimento e stabilizzazione, in riferimento alla sentenza della Corte europea.
… C'è una sentenza, emanata lo scorso 26 novembre, dalla corte di Giustizia europea che bacchettava l'Italia: la pubblica amministrazione non avrebbe dovuto - e non dovrà più - reiterare contratti a tempo, per i docenti precari oltre i tre anni. … Le sentenze iniziano anche ad arrivare: da Trani a Napoli, passando per Crotone fino a Roma. Nella Capitale, il tribunale del Lavoro ha riconosciuto a cinquanta insegnanti il danno economico. Solo per questi cinquanta, il Miur dovrà sborsare circa un milione 400mila euro. Se quindi il ricorso sarà vinto, come possibile, da molte decine di migliaia di persone, la cifra complessiva che lo Stato dovrà risarcire può ammontare a centinaia di milioni, o forse a miliardi di euro. Inoltre ci sono più di 80mila insegnanti fuori dalle graduatorie a esaurimento, che quindi non dovrebbero ottenere il ruolo neanche con la stabilizzazione, e che possono fare ricorso. «Per il primo ministro - spiega il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - sono un po' di meno: 25mila». Tuttavia se in 80 mila dovessero decidere di passare alle vie legali, con un rimborso medio di 30mila euro ciascuno, lo Stato si troverebbe a dover sborsare oltre 2 miliardi di euro. Converrebbe assumerli. «Il governo - conclude Pacifico - potrebbe decidere di allargare la stabilizzazione anche a chi è fuori dalle Gae, trovando, in sostanza, un altro miliardo di euro». Ma servono davvero tutti questi docenti? Altroché. Ben 640mila sono quelli di ruolo ma solo per il 2015, fa il conto ancora l'Anief, 70mila insegnanti hanno firmato un contratto a tempo per supplenze annuali fino al trenta giugno….
www.repubblica.it - 23 febbraio 2015
“Buona scuola, ecco i temi della "rivoluzione" che tutti attendono”
░ Di Salvo Intravaia.
L’assunzione di tutti i precari è forse la questione più attesa, se non altro per la platea di supplenti che dopo anni vedono avvicinarsi il traguardo: 134mila circa, secondo le stime iniziali del ministero, 123mila secondo le ultime rilevazioni. …La cancellazione delle graduatorie ad esaurimento sancirebbe la fine del precariato di lungo corso nella scuola. E, contemporaneamente, aprirebbe le porte alle assunzioni secondo nuove forme di concorso … Dal mega piano di assunzioni sembra ormai certo che resteranno fuori i 20mila precari, 60mila, secondo alcuni sindacati, reclutati dalle liste d'istituto, per i quali al momento le porte sembrano chiuse ma che potrebbero vedersi riservare una quota di posti nei prossimi concorsi. Tutto dipenderà dai numeri. Tabù per decenni, la carriera degli insegnanti è considerato uno dei punti cardinali della riforma Renzi. L'Europa ci chiede docenti più attrezzati alle sfide del terzo millennio e l'unica strada sembra quella della valutazione e del riconoscimento del merito…. Per fare carriera occorrerà valutare i docenti, anche attraverso l'attività di formazione seguita nell'ultimo triennio. E verrà messa sotto la lente di ingrandimento - dal dirigente scolastico e dal docente mentor - anche la sua attività didattica. Soltanto se promosso, l'insegnante verrà considerato meritevole e potrà accedere agli incrementi di stipendio: circa 60 euro al mese netti ogni tre anni.
ItaliaOggi - 24 febbraio 2015
“Assunzioni, incognita mobilità”
░ Per le nuove immissioni, nessun vincolo geografico e trasferimenti bloccati per tre anni. (di Carlo Forte)
… Agli aspiranti docenti aventi titolo assunzione a tempo indeterminato saranno offerte cattedre lì dove risulteranno ubicate le disponibilità. A prescindere dalle province (e dalle regioni) dove gli aspiranti abbiano presentato la domanda. E non sarà considerato un limite nemmeno la classe di concorso. Per agevolare ulteriormente l'individuazione delle disponibilità, laddove non sarà possibile assumere i docenti nella classe di concorso per la quale hanno i titoli, sarà loro offerta l'immissione in ruolo in classi affini. Ma per ritornare a casa dovranno comunque seguire le regole previste per la mobilità a domanda. Regole che, giova ricordarlo, non sono state scritte al tavolo negoziale da amministrazione e sindacati, ma direttamente dal legislatore. Si veda a questo proposito l'articolo 15 comma 10 bis del D.L. 104/2013. Che non può essere derogato dalla contrattazione collettiva, perché nel 2009, la legge 15 ha cancellato tale facoltà. Pertanto, chi sarà immesso in ruolo fuori provincia, con effetti a far data dal 1° settembre 2015, non potrà presentare la domanda di trasferimento per ritornare nella provincia di residenza per tre anni. Sempre che, nel frattempo, la legge non subisca ulteriori modifiche (prima il limite di permanenza era di 5 anni). Fin qui la mobilità ai fini delle immissioni in ruolo e la disciplina dei trasferimenti interprovinciali di chi otterrà l'immissione in ruolo dal prossimo 1° settembre. E poi c'è la mobilità dei docenti di ruolo in generale. Che almeno per quest'anno non dovrebbe subire modifiche….
la relativa ipotesi di contratto è stata sottoscritta il 26 novembre scorso. Ma dal prossimo anno dovrebbe essere prevista un'ulteriore opzione: il passaggio dall'insegnamento su cattedra all'organico funzionale. Secondo gli annunci del governo, tale passaggio dovrebbe consentire al docente interessato di essere svincolato dall'insegnamento curriculare. La sua funzione, infatti, dovrebbe essere quella di sostituire i colleghi assenti e di svolgere il lavoro al quale si dedicano attualmente i collaboratori del dirigente. A ciò va aggiunta un'ulteriore opzione: il trasferimento finalizzato alla maturazione degli scatti di carriera. … Fino ad oggi, non sono stati ancora resi noti i provvedimenti che dovrebbero fissare la nuova disciplina retribuiva dei docenti. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, però, le nuove regole non saranno scritte al tavolo negoziale, ma direttamente dal governo.
E dunque, l'esecutivo starebbe sul punto di dare il colpo di grazia al contratto collettivo di lavoro dei docenti. Dopo i colpi micidiali inferti dalla legge 15/2009 e dal decreto Brunetta, infatti, l'unica materia che era rimasta saldamente ancorata al tavolo negoziale era la disciplina delle retribuzioni. E dunque, se il governo interverrà per legge anche su questo, la contrattazione collettiva andrà in pensione definitivamente.
www.latecnicadellascuola.it - 25 febbraio 2015
“#riformabuonascuola, troppi nodi ancora da sciogliere”
░ Dopo la deludente convention del Pd, la presentazione del piano potrebbe slittare. Si avvalora l’ipotesi che le assunzioni riguarderanno anche docenti che figurano nella II fascia d’istituto, e l’ipotesi dello slittamento dell’organico funzionale.
Con il 27 febbraio che si avvicina, crescono aspettative e curiosità sui provvedimenti che dovrebbero cambiare la scuola italiana: la mancata definizione dei punti che più interessano personale e addetti ai lavori ha infatti spostato l’attenzione sull’approdo in Consiglio dei Ministri del decreto legge di riforma e del disegno di legge delega. Per quanto ci risulta, tuttavia, anche stavolta, dopo la deludente celebrazione a Roma di un anno di Governo Renzi, la presentazione dettagliata del piano potrebbe slittare: l’approvazione in CdM, infatti, non comporterebbe l’immediata divulgazione del testo approvato. Ma solo una sua presentazione per sommi capi. Lasciando ancora una volta a bocca asciutta tutti coloro che l’attendevano. Intanto, proprio sui punti salienti, si accavallano le ipotesi. Si dà, intanto, per certo che le assunzioni non avverranno in una sola tornata, nel senso che occorrerà almeno un biennio per la loro attuazione. Inoltre, il numero sarebbe inferiore ai quasi 150mila indicati nella prima bozza della Buona Scuola di inizio settembre. La cifra ora più plausibile sembrerebbe attorno ai 125mila immessi in ruolo. Ad avere la precedenza sarebbero sempre i docenti abilitati inseriti nelle GaE, ma senza alcuna certezza di assunzione in blocco. Anzi, a differenza di quanto si era stabilito sei mesi fa, la stipula dei contratti a tempo indeterminato sarebbe molto più ragionata: come avevamo spiegato alcuni giorni fa, l’amministrazione scolastica non trarrebbe grossi vantaggi dall’assumere personale su classi di concorso già in “sofferenza”. Come quelle dove vi sono già decine e decine di docenti di ruolo in sovrannumero. Una situazione presente, in particolare, in diverse province del Sud. Rimane da capire, a tal proposito, se verrà proposto ai candidati al ruolo di spostarsi di provincia o addirittura di regione: si tratta di un passaggio chiave. Da cui dipende l’assunzione a titolo definitivo di decine di migliaia di docenti precari: ci riferiamo, soprattutto, alle tante maestre della scuola dell’infanzia presenti nelle GaE del Meridione…. Il discorso diventa ancora più ingarbugliato, poi, quando ci si sposta tra gli abilitati di seconda fascia d’istituto. Il Governo ha fatto capire che il via libera c’è stato…. Per il Miur sarebbero nemmeno 2mila. La cifra, però, appare francamente bassa. E i sindacati già parlano di ricorsi di massa. Rimane ancora più intricato il discorso sulla carriera dei docenti: tramontato l’accesso limitato al 66% dell’organico in forza ad ogni istituto, rimane però confermato che non si andrà oltre a 60 euro di aumento stipendiale, da assegnare in prevalenza tramite il merito. Per gli scatti automatici, da assegnare probabilmente a tutti, rimarrebbero non oltre 20-25 euro di aumento medio. Mentre il resto, 35-40 euro, le ultime indiscrezioni indicano che sarebbero destinati sempre attorno al 60% del personale più meritevole. … Ricordiamolo, fino al 2018 di scatti in busta paga non dovrebbero vedersene. Rimane anche da definire l’organico funzionale: dopo l’entusiasmo iniziale, più di qualcuno al Miur si è accorto che non sarebbe bastato assumere tra i due e i cinque docenti in più ad istituto per garantirlo… c’è già chi giura che l’organico funzionale non si farà prima dell’anno scolastico 2016/17.
www. la repubblica.it- 25 febbraio 2015
“Per la scuola non basta uno slogan”
░ di Nadia Urbinati.
Il presidente del Consiglio lancia l’ambizioso progetto “la buona scuola”. Lo fa alla fine di una consultazione con i diretti interessati (alunni, docenti e famiglie) che egli stesso ha giudicato un evento unico, non solo nel nostro Paese. In una recente puntata di Piazzapulita si è avuto modo di capire che le cose non stanno proprio in questi termini: l’ascolto è stato pilotato e molti temi concreti che le scuole statali hanno urgente bisogno di discutere e risolvere non hanno avuto centralità…. Questi sono i problemi. Che non svaniscono con gli slogan… e vi è di che dubitare che questi provvedimenti ben propagandati vi riescano. Prima di tutto perché lo Stato ha dichiarato di non potere coprire le spese delle sue scuole…. Ma se lo Stato (e i suoi organi amministrativi) finanziasse solo le sue scuole, come la Costituzione gli comanda, i soldi non sarebbero un problema così emergenziale. A fine gennaio, l’Espresso ha dedicato al depauperamento della scuola statale un’inchiesta ben fatta. Eccone il senso: “Settecento milioni l’anno di denaro pubblico vanno ad aiutare gli istituti paritari, mentre lo Stato non ha soldi neppure per rendere sicure le aule. Un flusso che parte dal ministero dell’Istruzione, dalle Regioni e dai Comuni e finisce senza controlli ad enti privati di scarsa qualità o dove i professori ricevono stipendi da fame”. Governatori e sindaci, continua l’Espresso, alimentano un fiume carsico di denaro pubblico per le private, un federalismo scolastico che si somma alla sovvenzione ministeriale. L’articolo 33 della Costituzione è raggirato, e non da oggi, con l’escamotage degli aiuti alle famiglie. La Costituzione sembra non avere forza…. E il progetto detto “buona scuola” non cambia questo trend privatistico….
Benché la scuola sia un bene pubblico, non privato che si può scegliere o non scegliere. La logica che guida questo progetto è opinabile: prima di tutto perché associa la tassazione per beni pubblici al consenso individuale — questo è esattamente quanto dagli anni Settanta sono andati predicando i teorici liberisti; questa è stata la filosofia che ha guidato i governi Reagan. E il reaganomics è la direzione di marcia del nostro governo sulla scuola statale. Lo Stato si impegna a istituire e sostenere scuole di ogni ordine e grado: lo Stato, non i singoli secondo la loro personale preferenza e decisione…. egare il destino della scuola statale alle preferenze individuali non è una condizione di autonomia ma di assoluta dipendenza dal privato. È stupefacente come non si crei un dibattito serio e ragionato su temi così rilevanti…. I cittadini restano fuori del palazzo, inascoltati e fortemente critici. Organizzano convegni, lanciano petizioni, firmano documenti, ma la loro voce non ha risonanza. Non hanno rappresentanti nei partiti e non hanno nel Parlamento un interlocutore. Politica costituita e opinione dei cittadini marciano su binari paralleli.
www. lastampa.it- 26 febbraio 2015
“Scuola, il decreto slitta a martedì”
░ Annunciato per venerdì 27 febbraio il pacchetto di riforme per la scuola (decreto legge e ddl delega) arriverà invece sul tavolo del consiglio dei ministri martedì prossimo, 3 marzo.
Appena una manciata di giorni di slittamento che però hanno già dato la stura a sospetti e dietrologie. Da viale Trastevere assicurano che tutto è pronto, slide comprese. Ma le limature sono possibili fino all’ultimo minuto. Domani è comunque in programma un incontro tra il ministro Stefania Giannini e il presidente del consiglio e venerdì il premier ha chiamato a raccolta i parlamentari del Pd, nella sede del Nazareno, «per fare un punto della situazione» sulle principali riforme in vista: scuola, Rai, Ambiente e Fisco. Non è escluso che in questo supplemento di riflessione trovi spazio anche la spinosa questione delle scuole paritarie: secondo indiscrezioni nel decreto verrebbe inserita, infatti, anche la detrazione fiscale per i genitori che iscrivono i propri figli in questi istituti. Interpellata a questo proposito la titolare del dicastero dell’Istruzione è rimasta piuttosto abbottonata: c’è una legge dello Stato a questo proposito «ma mancano misure che rendono completamente attuato questo processo», «sono arrivate proposte, anche quella di riconoscere un percorso di detrazione fiscale; lo stesso premier domenica ha parlato della possibilità di utilizzare il 5 per mille», «sono punti che chiariremo negli ultimi passaggi all’interno della maggioranza di governo». Lo slittamento a martedì non inciderà - assicurano fonti ministeriali - con i tempi necessari per l’attuazione degli interventi previsti, a cominciare dalle assunzioni degli insegnanti per poterli mettere in cattedra già da settembre. Diverso sarebbe, invece, il discorso se i tempi si allungassero troppo. Ma i parlamentari del M5S in Commissione Cultura di Camera e Senato parlano di «caos» dietro «ai proclami». «Il motivo di questo nuovo rinvio - dicono - è chiaro a tutti: al Ministero non sanno ancora esattamente quanti e quali insegnanti verranno assunti, da quali graduatorie attingere, come coprire le cattedre di materie come scienze e matematica». … Sul numero esatto delle assunzioni il ministro Giannini ha detto di voler lasciare un po’ di suspence ((«i numeri sono precisi ma non li dico»). Ha assicurato però che non saranno assunte persone formate tanti anni fa e che non hanno insegnato negli ultimi anni, che con l’organico funzionale e il rispetto dei fabbisogni le classi-pollaio apparterranno al passato e che la valutazione riguarderà pure i dirigenti scolastici.
www.corriedellasera.it – 27 febbraio 2015
“Consiglio superiore dell’istruzione bloccato fino alla fine del 2015”
░ Le elezioni vengono ancora rinviate, e viene prorogata la fase di vacatio per l’espressione dei pareri obbligatori del Consiglio. Di Valentina Santarpia. E’ l’ennesimo colpo all’assetto della Scuola quale era stato delineato nella Riforma Misasi.
Bocca tappata al Consiglio superiore della Pubblica istruzione dal 30 marzo 2015 al 31 dicembre 2015, cioè proprio nel periodo di approvazione e attuazione della riforma della Buona scuola. Il cavillo è contenuto in un articolo del Decreto Milleproroghe, in discussione al Senato: è il comma 1 dell’articolo 6, che non solo dispone la proroga dal 31 dicembre 2014 al 30 settembre 2015 del termine per l’elezione dell’organo consultivo della scuola, ma che prevede anche una lunga vacatio per i pareri del Consiglio, che non saranno più obbligatori dalla fine di marzo fino alla fine dell’anno. Il Consiglio nazionale, che è un organo di 36 membri eletti ogni 5 anni, esiste dal 1974, e ha la competenza di esprimere pareri obbligatori sui cicli, sui programmi, sulla valutazione, sul personale: lo scopo è quello di avere un organismo di supporto e riferimento per il ministero, che non può ignorare i suoi pareri. La sua funzione è stata però snaturata negli ultimi anni: il Consiglio è retto da un commissario ad acta da tre anni, nonostante sua una sentenza del Tar del Lazio dell’ottobre del 2013, sia una sentenza del Consiglio di Stato di qualche giorno fa abbiano ribadito che era necessaria e improcrastinabile la sua costituzione. Critiche le opposizioni: «Proprio nel momento in cui il ministero e il presidente del Consiglio dichiarano di voler rivoluzionare la scuola, toccando anche l’organizzazione del personale, viene prorogata la costituzione del Consiglio e soprattutto il termine durante il quale il ministero non ha bisogno di chiedere i pareri di questo organo, fondamentale- spiega l’on. senatrice Maria Mussini, ex Cinque Stelle, oggi gruppo misto-; se il parere di questo organo fosse contrario alla riforma, il governo potrebbe essere costretto a fare delle valutazioni diverse e apportare dei correttivi».
www.larepubblica.it – 28 febbraio 2015
“Scuola, maxi-concorso dopo le assunzioni "In cattedra in 180mila”
░ Cambia ancora il piano: solo 100mila presi subito, poi il bando di concorso. Scontro sul bonus per le paritarie: il ministro pressa ma il Pd frena. Di Corrado Zunino.
La materia “stabilizzazione dei docenti” è in continua trasformazione negli uffici dei tecnici dell’Istruzione e lo sarà fino a martedì mattina, giorno del Consiglio dei ministri dedicato anche alla scuola. Ricapitolando. Gli assunti subito, il prossimo settembre, saranno 120 mila e non i 148 mila di cui si è parlato nel librone “La Buona scuola”. Gli assunti subito e definitivi saranno, poi, solo novantamila, presi in gran parte dalla graduatoria a esaurimento Gae. Altri 15-18 mila docenti precari saranno chiamati dalla seconda fascia (questa d’istituto) sulla base dell’anzianità di insegnamento e soprattutto di ciò che insegnano: otterranno un contratto ponte che darà loro l’agognata cattedra per un anno, ma non il “ruolo”. Un anno ponte, somiglia alla vecchia supplenza lunga. Per ottenere l’assunzione a tempo indeterminato i 15-18 mila precarioni dovranno partecipare al prossimo concorso. La prova andrà a bando entro giugno 2015 e già in ottobre il Miur conta di fare le prime selezioni scritte. Inizialmente doveva essere un concorso per 40 mila posti, ma saliranno a 60 mila ed è possibile che per i 15-18 mila “contratti-ponte” ci sarà una corsia preferenziale. Si sale a quota “100 mila assunti subito” aggiungendo i diecimila del concorsone 2012 non ancora inquadrati e i 1.793 che, secondo le prime stime del Miur, hanno maturato 36 mesi di supplenze su un ruolo vacante (sentenza della Corte Ue). Sembra complicato, e lo è. Perché le stratificazioni delle graduatorie sono quasi ventennali, il censimento dei precari non è pronto e perché il ministero sceglie in base ai “bisogni della scuola”. Ci sono troppi aspiranti prof di lettere e filosofia, pochi di matematica e fisica e troppi precari iscritti nelle classi di concorso delle scuole primarie. È probabile che, esaurite le Gae, nelle classi di concorso necessarie — matematica, fisica, chimica — si passerà alla seconda fascia. E diverse migliaia di aspiranti “prima fascia” resteranno senza ruolo. Resterà fuori, per esempio, la gran parte dei 51 mila insegnanti d’infanzia in lista: c’è posto solo per diecimila. Già, il prossimo settembre le Graduatorie a esaurimento non saranno esaurite, come chiedeva invece il premier Matteo Renzi. Il Miur sta preparando indennizzi per gli insegnanti precari ingiustamente non assunti: fino a dieci mensilità. Novità ci saranno per il personale amministrativo e tecnico (Ata). Il ministro chiede infine sgravi fiscali per le paritarie, ma il Pd non vuole investire sulle private viste le poche risorse.
www.ilsole24ore.it – 28 febbraio 2015
“Scuola, 60mila posti a concorso nel prossimo triennio”
░ I numeri della maxi-operazione precari cominciano ad assumere un contorno più preciso. Di Eugenio Bruno e Claudio Tucci.
Di vertice in vertice le nubi sul decreto Scuola si diradano. E anche i numeri della maxi-operazione precari cominciano ad assumere un contorno più preciso. Sia nella loro composizione totale (120mila unità) che nelle varie categorie di stabilizzandi interessati (Gae, iscritti in seconda fascia, idonei dell'ultima selezione targata Profumo). Così come appare ormai chiaro che dal 2016 nella scuola si entrerà solo per concorso.
Dovrebbero essere infatti 60mila i posti messi a bando per il prossimo triennio, in base al turn-over previsto. Di tutto questo si è parlato ieri pomeriggio a palazzo Chigi in un summit tra il premier Matteo Renzi, il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, e il sottosegretario Davide Faraone. Nel corso della riunione sono stati esaminati (ma non ancora sciolti del tutto) anche i nodi che ancora avvolgono la riforma. A cominciare dal maxi-indennizzo per i supplenti con contratto a termine superiore ai 36 mesi (e a forte rischio contenzioso dopo la sentenza Ue del 26 novembre). L'indennità (nella versione 2,5 mensilità, 6 mensilità e addirittura 10 mensilità per i “super precari”) avrebbe superato il vaglio politico. Ma resta quello tecnico visti anche i rilievi sulle coperture posti mercoledì sera dai tecnici del Mef che hanno espressamente chiesto al Miur di indicare la platea esatta dei potenziali beneficiari del risarcimento e l'onere finanziario che in ogni caso, trapela da Via XX Settembre, dovrà essere a carico del bilancio dell'Istruzione.
La dote complessiva per la «Buona Scuola» è stata fissata nella legge di stabilità: 1 miliardo per il 2015 e 3 miliardi a regime. E oltre questi importi (mai stanziati finora per la scuola) non si potrà andare. Soldi che dovranno servire soprattutto per il maxi-piano di stabilizzazione di precari. Da quanto si apprende, alla quota di 120mila si arriverebbe assumendo i 12mila tra vincitori e idonei del “concorsone” Profumo del 2012, a cui si aggiungerebbero gli 80/90mila precari storici inseriti nelle Gae e altri 20mila circa tra i supplenti annuali delle Graduatorie d'istituto. L'operazione dovrebbe costare poco meno di 700 milioni nel 2015 (i docenti in più sul sostegno sono finanziati dal decreto Carrozza) e un paio di miliardi a regime. Le risorse restanti serviranno per il nuovo concorso da bandire quest'anno per 60mila posti da spalmare nel triennio 2016-2019. Inoltre 40 milioni sono impegnati per il potenziamento dei laboratori (a livello territoriale) e altri 50 milioni per la formazione dei docenti. Per i professori - l'ha confermato ieri il ministro Giannini - cambierà la carriera: gli aumenti stipendiali saranno per il 70% legati al merito(l'anzianità di servizio peserà per il restante 30% mentre oggi vale il 100%). Il decreto scuola conterrà pure un rafforzamento di alcune materie. Si parte dalla musica, che potrebbe guadagnare un'ora in quarta e quinta elementare. E, passando per l'educazione fisica e l'utilizzo di un docente «esperto» (un laureato in scienze della formazione primaria con l'abilitazione in educazione motoria), si arriva alle lingue straniere. Che significano soprattutto adozione della metodologia Clil per insegnare in lingua inglese le altre discipline. E ciò per due ore a settimana in quinta elementare dall'anno scolastico 2015/2016 e poi anche in quarta dal 2016/2017. Queste misure prese nel loro complesso porterebbero a un ripristino (almeno di fatto) della compresenza abolita dalle riforma Gelmini. A cui si sommerà il potenziamento di storia dell'arte, diritto ed economia nelle scuole secondarie di II grado.
Confermato anche il rafforzamento della scuola-lavoro. Due le novità principali contenute nel testo. Da un lato, l'estensione ai licei dei periodi di formazione on the job fino a un massimo di 200 ore. Contemporaneamente negli istituti tecnici e professionali si passerà dalle 100 ore attuali a 400 nel triennio (e non 600). Con la possibilità, nei territori a bassa industrializzazione, di svolgerle nelle PP.AA. che sottoscriveranno una convenzione ad hoc.