www.tuttoscuola.com - 2 febbraio 2015
“Quando Mattarella firmava la riforma dei moduli della scuola elementare“
░ 5 giugno 1990: Il Parlamento approva i nuovi ordinamenti della Scuola elementare (ora, Scuola primaria); la legge entra in vigore il 30.06.90.
Il ministro che l’aveva condotta in porto era Sergio Mattarella, da meno di un anno preposto al dicastero dell’istruzione e principale responsabile della sfida per una coraggiosa riforma la cui preparazione da alcuni anni stava coinvolgendo la categoria e il mondo politico e sindacale. Con la legge 148 nasceva la scuola dei moduli e della pluralità dei docenti. Dopo oltre un secolo di storia della scuola elementare italiana, scompariva il maestro unico e da quel momento in classe si sarebbero avvicendati tre o più insegnanti titolari di ambiti disciplinari differenziati. Il tempo pieno decollava, superando definitivamente la fase sperimentale. Veniva introdotto per la prima volta l’insegnamento della lingua inglese. La legge prevedeva che i docenti del modulo riservassero una quota oraria del loro obbligo di servizio alla programmazione settimanale delle attività didattiche. Da quel momento la scuola elementare non sarebbe stata più la stessa, ma avrebbe resistito per quasi vent’anni prima di essere parzialmente modificata dai ministri Moratti e Gelmini. Sergio Mattarella, però, non ebbe nemmeno il tempo di condurre in porto l’attuazione di quella coraggiosa riforma ordinamentale, perché poche settimane dopo si dimetteva in contrasto con il ‘suo’ Governo (VI Governo Andreotti) per protestare contro la legge Mammì che, di fatto, dava il via libera all’impero dell’allora Fininvest.
www.latecnicadellascuola.it - 03/02/2015
“Riforma, ecco perché cambierà la vita scolastica di studenti e insegnanti”
░ Nel d.l. che a fine mese sarà reso noto vi saranno tre macro-capitoli: studenti, insegnanti, vita scolastica. Di Alessandro Giuliani
Cominciano a trapelare indiscrezioni sempre più dettagliate sulla riforma della scuola: l’annuncio ufficiale del programma è previsto per il prossimo 22 febbraio, in occasione del primo compleanno del Governo Renzi. Presso il Tempio di Adriano di Roma, il Pd presenterà le linee guida, rivedute e corrette sulla base delle indicazioni pervenute nel corso dei due mesi di consultazione nazionale on line. Di sicuro, al momento, si sa solo il nome dell’evento: "La scuola che cambia, cambia l'Italia". Sui contenuti del decreto legge che approderà a lì a qualche giorno in Consiglio dei Ministri (seguirà una legge delega che accoglierà questioni più ampie), dicevamo, ci dobbiamo accontentare delle indiscrezioni. Che però si fanno sempre più dettagliate. Secondo l’agenzia nazionale Ansa, il decreto legge, la parte della riforma da approvare con urgenza e che avrà effetti pratici già dal prossimo anno scolastico, come ha confermato dal premier Renzi, “sarà sostanzialmente composto di tre grandi capitoli: studenti, insegnanti, vita scolastica. In esso confluiranno il pacchetto di assunzioni (circa 140 mila persone che dovranno restare almeno tre anni nel posto che scelgono), sarà impostato il nuovo concorso per docenti…, verranno affrontate le questioni che riguardano carriera (a cominciare dagli scatti di merito; gli scatti di anzianità rimarranno in vita, ma con un ruolo sempre più marginale), aggiornamento (obbligatorio) e valutazione”. Sono previsti anche interventi sulle discipline e i programmi scolastici… “Nelle quarte e quinte elementari oltre alla musica e all'educazione fisica con insegnanti specialisti, da settembre ci sarà la possibilità di avere professori di inglese che insegneranno, in compresenza con la maestra, una materia in inglese, il cosiddetto Clil. In terza e quarta superiore verrà introdotta un'ora di economia”. Qualche indizio comincia a trapelare anche sulla legge delega, attraverso cui verranno affrontati le parti della riforma più “ostiche”: come la riforma degli organi collegiali, attesa da decenni, ma anche il nuovo “testo unico per la scuola, un'eventuale riforma dei cicli e con buona probabilità anche la riforma della scuola dell'infanzia recependo il disegno di legge sul sistema integrato per l'infanzia, prima firmataria Francesca Puglisi, che prevede l'estensione dell'educazione prescolare dai tre mesi ai sei anni su tutto il territorio nazionale”.
ItaliaOggi- 3 febbraio 2015
“La vertenza Ata rischia di trasformarsi in farsa. Intanto, aumenti bloccati“
░ Il Ministero dell'Economia e delle Finanze chiede che il MIUR fornisca elementi conoscitivi in ordine alla data di decorrenza del riconoscimento giuridico della posizione. Di Franco Bastianini.
Rischia di trasformarsi in farsa la vertenza che da mesi vede coinvolte le organizzazioni sindacali della scuola, il ministero dell'istruzione e quello dell'economia e delle finanze in merito al diritto del personale Ata , destinatario ai fini giuridici nel triennio 2011/2012, 2012/2013, 2013/2014 della prima o seconda posizione economica, ad essere retribuito per il maggiore servizio richiesto per lo svolgimento dei compiti connessi alle posizioni economiche acquisite. Le somme erogate nel triennio al personale erano state, ad avviso della Ragioneria Generale dello Stato,erogate indebitamente e dovevano pertanto essere restituite. La vertenza sembrava essersi avviata a soluzione a seguito di accordo sottoscritto in sede Aran il 7/8/2014. L'accordo prevedeva infatti il riconoscimento al personale della scuola già destinatario dell'attribuzione giuridica della posizione economica(1^ o 2^) a decorrere dal 1° settembre 2011, di un emolumento una tantum, temporalmente limitato al periodo 1° settembre 2011 – 31 agosto 2014 e finalizzato ad evitare la restituzione delle somme percepite nel triennio come richieste dalla Ragioneria Generale dello Stato. Ma il ministero dell'economia e delle finanze, con una nota del 20/1/2015, prot. n. 3967, ha comunicato al ministero dell'istruzione di avere la necessità di acquisire elementi conoscitivi in ordine alla data di decorrenza del riconoscimento giuridico della posizione economica del personale richiedente l'emolumento una-tantum, della posizione economica riconosciuta, dell'eventuale registrazione del decreto da parte delle ragionerie territoriali competenti e dell'effettivo svolgimento delle mansioni connesse alla posizione economica. Un ennesimo monitoraggio che avrà, come conseguenza immediata la non corresponsione di quanto dovuto ad alcune migliaia di collaboratori scolastici e di assistenti amministrativi che nel triennio hanno svolto anche i compiti richiesti dalla titolarità della posizione economica acquisita. Comprensibili le proteste degli interessati e delle organizzazioni sindacali, proteste di duplice natura: per via legale attraverso appositi decreti ingiuntivi di pagamento nei confronti del ministero dell'istruzione; con iniziative sindacali con invito ai lavoratori a non collaborare e ad attenersi strettamente alle sole mansioni del profilo.
www.istruzione.it- 4 febbraio 2015
“Il 10 febbraio, Giorno del ricordo delle foibe”
░ Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha firmato una circolare con la quale invita tutte le scuole a organizzare iniziative per il “Giorno del Ricordo”. Riportiamo.
«In occasione di questa giornata - ha scritto Giannini - le scuole di ogni ordine e grado sono invitate, nella piena autonomia organizzativa e didattica, a prevedere iniziative volte a diffondere la conoscenza dei tragici eventi che costrinsero centinaia di migliaia di italiani, abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, a lasciare le loro case, spezzando secoli di storia e di tradizioni. Tali iniziative saranno inoltre utili - ha continuato la Giannini - per valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate - in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica - e a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero. Si invitano pertanto le SS.LL., anche mediante la collaborazione con le Associazioni degli esuli, le quali potranno fomire un importante contributo di analisi e di studio, a sensibilizzare le giovani generazioni su questi tragici fatti storici, al fine di ricordare le vittime e riflettere sui valori fondanti la nostra Costituzione».
www.latecnicadellascuola.it - 5 febbraio 2015
“Calcolo delle assenze degli studenti”
░ Di Aldo Domenico Ficara.
Sul calcolo delle assenze degli studenti esiste una copiosa documentazione riguardante regolamenti utilizzati nelle singole scuole.
Prima dello scrutinio sarà compito del coordinatore di classe, rilevare l’effettivo monte ore delle lezioni fornite alla classe nell’anno scolastico; rilevare la situazione delle assenze di ciascun alunno frequentante, avvalendosi del prospetto assenze presente nel registro di classe (riportante le assenze giornaliere e i ritardi del singolo alunno) e aggiungendo a queste le eventuali uscite anticipate dell’alunno.
Il mancato conseguimento del limite minimo di frequenza del 75% del monte ore, comprensivo delle deroghe riconosciute, comporta l'esclusione dallo scrutinio finale e la non ammissione alla classe successiva o all'esame finale. Non sono computate, in genere, come ore di assenza: 1) La partecipazione ad attività organizzate dalla scuola (campionati studenteschi, progetti didattici inseriti nel POF, attività di orientamento, ecc.); 2) La partecipazione a stage e percorsi di alternanza scuola/lavoro; 3) La partecipazione ad esami di certificazione esterna o a concorsi per l’accesso all’Università o altri percorsi post diploma; 4) Donazioni di sangue; 5) Partecipazione ad attività sportive e agonistiche organizzate da federazioni riconosciute dal Coni; 6) Assenze per cause di forza maggiore (calamità naturali, neve, disservizi nei trasporti, inagibilità dei locali scolastici, ecc.); 7) Le ore dedicate ad assemblea di istituto e quelle per viaggi di istruzione; 8) Adesione a confessioni religiose per le quali esistono specifiche intese che considerano il sabato Come giorno di riposo (cfr. legge n. 516/1988, che recepisce l’intesa con la Chiesa Cristiana avventista del Settimo Giorno, Legge n. 101/1989 sulla regolazione dei rapporti tra lo Stato e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sulla base dell’Intesa stipulata il 27 febbraio 1987.
www.tuttoscuola.News - 5 febbraio 2015
“ITS: 82% soddisfatti, 55% trova lavoro”
░ Il bilancio dei diplomati degli ITS, passati dagli iniziali 59 nel 2010-2011 ai 74 attivi oggi, fotografato in una ricerca realizzata da Cnos-Fap con il Censis che ha coinvolto 41 Fondazioni e 518 diplomati.
Dall'indagine emerge che i diplomati hanno scelto gli Its non per far crescere la loro cultura personale, ma per trovare un'occupazione (lo afferma il 29,6%). Per raggiungere questo obiettivo, il 22,8% è stato disposto a spostarsi di provincia e il 7,7% anche di regione. Non è una migrazione dal Sud al Nord, ma una decisione basata sul genere di corso che si intende seguire. Gli ex studenti degli Its hanno spesso un diploma e un'età tra 21 e 22 anni (34,6%), il 21,8% ha superato i 25 anni, e per il 76,1% sono maschi, segno che le vocazioni lavorative tecniche sono ancora poco diffuse tra le ragazze, a meno che non siano legate alla moda, al turismo o ai servizi. I diplomati valutano che il corso ha risposto del tutto (24,4%) o abbastanza (68,9%) alle loro aspettative. E sono molto (28,4%) o abbastanza (54%) soddisfatti dell'esperienza compiuta. Gli occupati al momento della rilevazione erano il 54,8%. Per il 72% di loro quello post-Its è il primo lavoro. Prevalgono il contratto a tempo determinato (32,6%) e il contratto di apprendistato (29,8%). Solo il 17,6% lavora in un settore diverso da quello del corso Its frequentato, mentre il 49% lavora in un'azienda che fa parte della rete di relazioni della Fondazione Its e spesso (43,3%) lavorano nella stessa azienda in cui è stato effettuato lo stage. In questo contesto c'è l'impegno quasi unanime delle Fondazioni (95,1%) di rafforzare le attività finalizzate al collocamento dei propri diplomati, anche se aspirerebbero a un maggiore sostegno da parte del Miur e delle Regioni….
Il Sole 24 ore - 6 febbraio 2015
“Nel decreto «Buona Scuola» ci sarà anche il rafforzamento all’educazione alla cittadinanza”
░ Di Claudio Tucci.
Il ministro, Stefania Giannini, conferma che nel decreto «Buona Scuola», atteso per fine febbraio, ci sarà un intervento per assegnare «all’insegnamento dell’educazione alla cittadinanza una posizione più precisa all’interno dei programmi scolastici di tutte le scuole del nostro Paese». È una cosa «che ci è anche stata chiesta dal 95% di quei due milioni di cittadini che hanno partecipato alla consultazione» sulla riforma della scuola, ha spiegato Giannini, intervenendo ieri al ministero dell’Istruzione alla sottoscrizione di una Carta di intenti per l’educazione alla legalità nelle scuole. … La Carta d’Intenti… si tradurrà da subito in azioni concrete che, utilizzando anche i social media e piattaforme informatiche, coinvolgeranno migliaia di ragazzi e insegnanti in seminari, percorsi di formazione e progetti educativi. Il documento, che avrà validità triennale, stabilisce che le attività previste saranno realizzate nell’ambito dell’insegnamento interdisciplinare «Cittadinanza e Costituzione».
www.corrieredellasera.it - 7 febbraio 2015
“Altro che rivoluzione informatica Le scuole digitali sono 38 su 8.519”
░È una sconfitta epocale che la dice lunga sulle indecorose panzane che ci sono state rifilate per anni. Questi i dati:Dopo 3 anni dal lancio del progetto, siamo a 38 scuole su 8519; di questo passo occorreranno 437 anni per digitalizzare tutte le scuole !
Dopo le mirabolanti promesse di un fantastilione di triliardi, siamo messi così: le «scuol@2.0» all’altezza delle sfide digitali mondiali sono in Italia 38 su 8.519. … Per capire la sproporzione abissale tra le rassicurazioni, gli impegni, i giuramenti del passato e il panorama di oggi è necessario fare un passo indietro. A partire da un’Ansa del 1988 in cui l’allora ministro della Pubblica istruzione Giovanni Galloni già invitava a tener conto della «rivoluzione informatica»…. una dozzina d’anni dopo Luigi Berlinguer lanciava uno slogan che, irridendo al «libro e moschetto» del Duce, era: «Libro e tastiera»: «Al momento il rapporto computer-alunni è di uno a cinquanta», garantiva, «vogliamo arrivare a uno a 10». L’ultima finanziaria del governo Amato, fatta nel 2000 per il 2001, confidava di «colmare il divario digitale» che già c’era offrendo ai giovani un «prestito d’onore» che sperava di spingere «600.000 studenti di 60.000 scuole medie superiori» a comprare un pc «di buon livello, al costo di 1.440.000 lire, Iva inclusa»….L’anno dopo, miracolo! Nel novembre 2001, entusiasta di compiacere Berlusconi che aveva fatto la campagna elettorale sulle tre «I» di Internet, Inglese, Impresa, il ministro Letizia Moratti assicura trionfante: «Gli obiettivi fissati per il 2001 dal piano europeo sulla diffusione delle tecnologie informatiche nella scuola sono stati raggiunti. Quasi tutte le diecimila scuole italiane risultano oggi collegate in Rete: in particolare la totalità delle superiori, il 96% per cento delle medie e il 91% delle elementari»… L’anno dopo, il mago Silvio si spinge ancora più in là: «Introdurremo il computer già dalla prima elementare, non subito. Ma quando i bambini cominceranno a conoscere le lettere e i numeri, già a febbraio potranno giocare con il computer». Per capirci: febbraio 2004. Undici anni fa.
E potremmo andare avanti. Ricordando i numeri dati nel 2005 dal ministro per l’Innovazione Lucio Stanca: «L’85% degli istituti usa Internet e uno studente ogni 10 ha a disposizione un pc» (bum!) e poi «il 68% delle famiglie con figli in età scolare possiede un pc, ponendo l’Italia al 3° posto in Europa» (bum!) e ancora «una famiglia su 5 ha già accesso alla banda larga» (bum!) e via così... Dieci anni più tardi, dopo avere incassato via via altri impegni da Mariastella Gelmini («Un mini pc per tutti gli studenti, al ritmo 1.000 classi al mese») a Francesco Profumo («Da quest’anno tutte le classi delle medie e delle superiori potranno contare su un computer da utilizzare nelle lezioni. Alle classi che ancora non ce l’hanno sarà consegnato nelle prossime settimane») la situazione è quella fotografata dall’ultimo studio Survey Of Schools: Ict in Education. Il quale dice che, in un contesto mondiale dove la velocità media di download (compresi il Niger o il Burkina Faso, per capirci) è di 22,1 megabyte al secondo e noi stiamo novantaseiesimi con 9,22, gli studenti europei che nella loro scuola non hanno la banda larga sono, a seconda dei gradi di studio, tra il 4% e l’8%. Nelle quattro tabelle prese ad esempio per mettere a confronto varie classi delle medie e delle superiori noi siamo sempre (sempre) i peggiori, arrivando al 34%. E parliamo di una banda larga nominale. Spessissimo miserella. Che magari, tra un problema e l’altro, non arriva a 3 mega. Due ragazzi su tre, dice un sondaggio di Skuola.net , «dichiarano di non avere la connessione wi-fi o comunque di non utilizzarla per la didattica». Peggio: «Uno su 5 utilizza il laboratorio informatico una volta a settimana, uno su 5 una volta al mese»…. Con solo il 20% delle aule connesse al Web (dati dell’Agenzia digitale diretta da Alessandra Poggiani), lo studio di Glocus (il think tank presieduto da Linda Lanzillotta) ha denunciato che «il 18,5% dei plessi (4.200) non è connesso a Internet, le lavagne interattive multimediali sono appena 69.813 e i tablet per uso individuale nelle classi ancora meno, appena 13.650». Certo, esistono eccellenze. E come scrive la rivista Tuttoscuola diretta da Giovanni Vinciguerra, le scuole sperimentali dei due progetti «cl@ssi 2.0» e «scuol@2.0» sono ambitissime. Ma sono rare: «Nel 2012-13 erano 416 le cl@ssi 2.0, dotate di minicomputer per tutti gli alunni per interagire con la lezione in tempo reale. Mentre erano solo 14 le scuol@2.0, completamente digitalizzate». Da allora «un lieve incremento si è registrato», ma i numeri sono quelli che dicevamo…