Il Messaggero - 26 gennaio2015
“Scuola, quote di stranieri per ogni classe“
░ Le progetta il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone. Di Camilla Mozzetti
Sono circa 850 mila i bambini stranieri che popolano le scuole italiane. Più di 400 gli istituti con una percentuale di alunni di recente immigrazione che si aggira sul 50%. E le città del Paese in cui i tassi sembrano destinati ad aumentare, non si contano più solo sulle dita di una mano. A Torino, Milano, Roma e Prato se ne aggiungeranno probabilmente altre, di città. Persino capoluoghi di provincia. E ai piccoli e grandi studenti, che riempiono le aule e i laboratori delle scuole, che arrivano in Italia e che hanno bisogno, come gli altri, di costruirsi un bagaglio culturale, lo Stato deve poter garantire il diritto allo studio senza affrontare la loro presenza in una logica emergenziale. Il governo, che sta marciando per licenziare il decreto sulla Buona Scuola – probabilmente dopo il Consiglio dei ministri del 20 febbraio –, è al lavoro per ultimare un capitolo extra della riforma…. «Bisogna garantire agli studenti stranieri la possibilità di essere inseriti in classe in qualsiasi momento dell’anno – aggiunge il sottosegretario – perché non possono ripetersi episodi di bambini che devono aspettare mesi per trovare un’aula che li accolga». L’aspetto fondamentale, comunque, non si riduce a recuperare un banco; punta a sconfiggere quella ghettizzazione compiuta silenziosamente negli anni. «Classi composte interamente da bambini cinesi e classi con soli ragazzi italiani come accade da anni a Prato – prosegue Faraone – rappresentano delle patologie che dobbiamo assolutamente modificare». L’obiettivo è ambizioso: far crescere tutti i ragazzi in una cultura meno provinciale.
In prima battuta, per non fare dell’integrazione una parola scevra di contenuto, si dovrà metter mano al capitolo docenti. Nell’organico funzionale sarà, infatti, prevista una quota d’insegnanti, in possesso di certificazioni che attestino la competenza per l’insegnamento dell’italiano a studenti stranieri, impegnati a colmare i gap linguistici dei bambini e dei ragazzi appena arrivati in Italia. Una quota di maestri e professori delle scuole superiori di primo e secondo grado, ancora da individuare sulla base del famoso pacchetto assunzioni precari, si occuperà, dunque, della prima familiarizzazione con l’italiano dei bambini inseriti in classe in qualsiasi momento dell’anno – aggiunge il sottosegretario … E per questo, arriveranno anche i fondi. Il pacchetto sulla Buona Scuola prevede una quota fissa, presumibilmente del 10%, da riservare alla formazione del personale in contesti multiculturali e di complessità sociale, sia per i docenti appena assunti che per quelli in servizio da anni…. Sul versante della didattica, infine, il sottosegretario Faraone non esclude la possibilità di creare percorsi di plurilinguismo: «Sperimentando, ad esempio, l’insegnamento delle lingue non comunitarie come il cinese, l’arabo e il russo, cosa per altro prevista già da alcuni istituti». Si dovrebbe, inoltre, prevedere che gli alunni di madrelingua straniera possano evitare di aggiungere una quarta lingua, «in particolare alla scuola media – conclude il sottosegretario – dove è richiesto lo studio di una seconda lingua straniera. Per questi alunni l’italiana è già una seconda lingua straniera, oltre l’inglese»…
ItaliaOggi - 27 gennaio2015
“Il merito del docente? Insegnare bene non sempre basta“
░ Le competenze richieste nella scuola dell'autonomia a volte esulano dalla disciplina di cattedra. Di Maurizio Tiriticco
Il ruolo e la funzione di un qualsiasi lavoratore sono strettamente legati al modello organizzativo in cui opera…. Nella scuola della tradizione, ruolo e funzione sono legati unicamente alla/e disciplina/e di insegnamento…. Oggi, in una scuola che opera in chiave di apprendimento per tutta la vita, che è uno dei segmenti in cui si educa, si forma e si istruisce (dpr 275/99, art. 1, c. 2) – quindi al di là del tradizionale insegnare/apprendere – le figure degli operatori dovrebbero essere profondamente diversificate. Le esigenze che una scuola di tutti propone non si affrontano e non si risolvono soltanto insegnando discipline tout court. Un solo esempio: in una scuola in cui la presenza di alunni stranieri si fa sempre più massiccia, le attività di prima socializzazione vanno ben oltre il puro e semplice insegnamento squisitamente disciplinare. In altre parole, non è detto che un insegnante, esperto di materia, debba spendere l'intero tempo di lavoro in aula ad insegnare la sua materia. Sarebbe invece opportuno che arricchisse la sua professionalità di segmenti nuovi, che conducano ad attività di accoglienza, di sostegno, di socializzazione, di orientamento, che prescindono dalla disciplina di competenza. … …
Si tratta di una serie di attività di cui alcuni insegnanti potrebbero farsi carico: alcune delle ore contrattuali potrebbero essere spese in aula come di consueto, ma altre in attività di relazione e di aiuto, di cui l'istituzione scolastica autonoma oggi necessita. Il superamento dell'orario di cattedra consentirebbe nei tempi medio lunghi di arricchire l'istituzione scolastica di professionalità via via sempre nuove e sempre più rispondenti alle necessità di un'utenza scolastica sempre diversa e, per certi versi, sempre più problematica. La scuola di un tempo oggi è sempre più un'istituzione aperta a soggetti portatori di problemi sempre più complessi. In tal senso, il merito, centrale nel programma della Buona scuola, va ricercato non tanto nell'insegnamento disciplinare, di cui fa già testo un concorso vinto, ma in attività di cui abbiamo ad oggi solo sporadici significativi esempi, che però debbono essere implementati e generalizzati. …
ItaliaOggi - 27 gennaio2015
“Assunti i supplenti over 36 mesi“
░ Dal tribunale di Napoli la prima sentenza di stabilizzazione dopo la pronuncia della Corte Ue, e stabilisce ben più che il risarcimento economico. Di Antimo Di Geronimo.
La reiterazione dei contratti di supplenza oltre i 36 mesi, avvenuta prima del 13 maggio 2011, va sanzionata con la costituzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Anche nella scuola. Prima di tale data, infatti, era ancora applicabile l'articolo 5, comma 4-bis, del decreto legislativo 368/2001: la norma che dispone la stabilizzazione quando si superano i 36 mesi di supplenza. Dopo il 13 maggio 2011, invece, con l'avvento del decreto legge 70/2011, la costituzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, al superamento dei 36 mesi, è stata espressamente vietata. È questo il principio affermato dal giudice del lavoro di Napoli con una sentenza depositata il 21 gennaio scorso (r.g. 57536/11). Con una pronuncia di ben 51 pagine, il giudice monocratico ha accolto il ricorso di una docente che aveva chiesto di essere immessa in ruolo per abuso di contratti a termine, derivante dal superamento del 36esimo mese di supplenza. E ha condannato l'amministrazione a pagare 5500 euro di spese legali (+ Iva e cassa per gli avvocati) oltre che alla ricorrente, anche alle altre parti intervenute nel giudizio (in ordine di costituzione: Gilda-Unams, Flc Cgil e Cgil confederazione). In tutto, circa 28mila euro. La sentenza è la prima, in ordine di tempo, dopo la pronuncia della Corte di giustizia europea, con la quale è stata dichiarata illegittima la normativa che consente la reiterazione senza limite dei contratti di supplenza fino al 31 agosto. Ma il percorso argomentativo seguito dal giudice del lavoro di Napoli è autonomo e originale. Secondo il giudice monocratico, infatti, ai fini del diritto alla stabilizzazione è irrilevante che il limite dei 36 mesi sia stato sforato con la successione di supplenze al 30 giugno (dunque su posti non vacanti). E soprattutto non sarebbe applicabile il criterio dei risarcimento del danno per equivalente (e cioè il risarcimento in denaro). Criterio fin qui adottato dalla prevalente giurisprudenza di merito, nella duplice accezione della corresponsione di un certo numero di mensilità oppure nel riconoscimento del diritto alla progressione di anzianità, arretrati compresi (cosiddetta ricostruzione di carriera).
La non applicabilità del risarcimento in denaro deriverebbe da una falla presente nella normativa. Che peraltro non indica nemmeno i criteri per definirne l'importo. Di qui la necessità della stabilizzazione quale unica sanzione applicabile. Inoltre, secondo il giudice del lavoro, la legge preclude la conversione del contratto. Ma non vieta la costituzione del rapporto a tempo indeterminato. In altre parole, la legge vieta solo la trasformazione del rapporto in essere (da supplenza a ruolo). Ma non la costituzione, ex novo, del rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Di qui la percorribilità di tale ultima opzione. A nulla rilevando che la materia del reclutamento scolastico sia stata sottratta dal legislatore all'applicazione delle regole generali sul pubblico impiego. Perché «una cosa sono le procedure di reclutamento», si legge nella sentenza, «_altro la disciplina del contratto (dunque la disciplina del contratto a termine)». …
www.corrieredellasera.it 28/01/2015
“Narcisismo e cecità dei baroni uccidono l’università italiana“
░ Di Gian Antonio Stella; che è una sorta di sveglia delle coscienze. E’, questo delle baronie universitarie italiane, uno scenario sostanzialmente permanente da molti decenni. E dire che la contestazione sessantottina…
… Tutto il mondo è paese? Ma certo. Esiste tuttavia un Homo academicus specificatamente italiano. Al punto che Stefano Pivato, docente di Storia contemporanea a Urbino dove è stato anche rettore, autore di libri deliziosi a cavallo fra storia e costume come Vuoti di memoria , Il secolo del rumore , Il nome e la storia , ha deciso di dedicare a questa specie umana un feroce e divertito pamphlet. Si intitola “Al limite della docenza. Piccola antropologia del professore universitario”, è edito da Donzelli, e dimostra che non sempre, come dice il vecchio adagio, cane non morde cane. In questo caso prof. morde prof. e rettore morde rettore. Come quello che, «magnifico di un’università del Nord in carica da ventotto anni», si levò furente all’assemblea della CRUI dell’ottobre 2010 scuotendo i colleghi con parole di fuoco contro il limite di sei anni ai rettorati eterni voluto da Mariastella Gelmini e contro l’introduzione del codice etico. «L’etica si pratica, non si legifera!» …
Come giustamente recita la fascetta, quello di Pivato è un pamphlet malizioso, irridente ma tremendamente serio. Che getta sale sulle piaghe di un sistema universitario troppo spesso ostile a ogni riforma. Legato a riti e reverenze ampollose verso il Chiarissimo, l’Amplissimo, il Magnifico… Dove il rettore d’un ateneo privato al Nord può essere contemporaneamente il «magnifico» in «un’altra università del Sud a circa millecinquecento chilometri di distanza». Dove «il camaleontismo del professore mostra incredibili doti di adattamento ai meccanismi concorsuali»… Dove, esattamente al contrario che nei grandi atenei internazionali che sono un viavai di eccellenze, lo jus loci , il radicamento vita natural durante nel cantuccio della propria facoltà, «costituisce una delle regole più ferree». Dove le ore obbligatorie di lezione sono al massimo 120 l’anno contro le 192 in Francia, le 279 in Baviera, le 252 (ma fino a 360) in Spagna, le 240 in Gran Bretagna…
www.orizzontescuola.it 28/01/2015
“150mila assunzioni. In ritardo per le operazioni? Ipotesi ruolo giuridico“
░ Di Lalla; considerazioni che, provenendo da fonte qualificata, costituiscono una mezza previsione.
Graduatorie ad esaurimento del concorso 2012 svuotate e tutti con una cattedra dal 1° settembre 2015? Forse no, ma questo non vorrà dire che il piano straordinario di assunzioni sarà fallito. Esso infatti non riguarda soltanto l'immissione in ruolo dei circa 150.000 docenti (potrebbero essere meno, a seconda i risultati del monitoraggio compiuto sulla consistenza delle classi di concorso) e con un po' di buona volontà, se si anticipassero le operazioni attribuite a Uffici Scolastici regionali e provinciali, invece di addossarle nella seconda metà di agosto, si potrebbe fare in tempo. Il problema è che le immissioni in ruolo si intrecciano con la creazione dell'organico funzionale(ad oggi poco più di un fantasma che aleggia nelle aule insegnanti delle nostre scuole) e che potrebbe coinvolgere in primis utilizzazioni e assegnazioni provvisorie dei docenti di ruolo, nonché con il riordino delle classi di concorso(ora o mai più, avrà pensato qualcuno al Ministero). Che cos'è l'ipotesi di ruolo giuridico? Qualora non si riuscisse a completare le complesse operazioni di nomina entro il 31 agosto 2015, stante l'ormai approvato decreto, le assunzioni effettuate dal 1° settembre 2015 avrebbero decorrenza giuridica da quella data ed economica dal 1° settembre dell'anno successivo… Cosa si può fare nell'anno scolastico in cui si ha la nomina in ruolo giuridica? Qualsiasi attività lavorativa. Di solito in questa situazione il docente interessato è destinatario di una supplenza, ma nulla toglie che si possa svolgere un'altra attività, in attesa dell'assunzione in servizio. E qui però si verrebbe a porre un altro problema. Il reperimento dei fondi per il pagamento delle supplenze. Il piano straordinario di immissioni in ruolo 2015 è stato infatti finanziato nella Legge di Stabilità 2015 con uno stanziamento di 1.000 milioni di euro per il 2015 e di 3.000 milioni dal 2016. Parte di questi fondi devono ancora essere reperiti, e una buona fonte sono proprio i risparmi derivanti dalle supplenze non più necessarie. Oppure potrebbe trattarsi di una nuova modalità di ruolo giuridico, nel quale comunque si assicura un posto, dato che nel frattempo sarebbe stato costituito l'organico funzionale….
www.scuolaoggi.org 30/01/2015
“Intorno al Rapporto di AutoValutazione (RAV)“
░ “Risibili” è termine pesante; sbaglia Gabriele Boselli ? Temiamo di no. Riportiamo la prima parte dell’articolo.
Dopo lunga fecondazione e brevissima gravidanza è finalmente (ma non è la fine, come vedremo) giunta a pubblicazione l’aliena creatura. Ha iniziato a muoversi asimmetricamente, zoppicando assai sul piano epistemologico e didattico, su quattro/cinque gambe, o meglio zampe. Qualche anima ingenua la approva; un maggior numero di docenti e dirigenti la attende sul percorso con rassegnazione, nel sempre procrastinato avvento di tempi migliori. Della serie “passerà anche questa”. Le norme vanno applicate anche laddove valorialmente e scientificamente risibili. Cinici ispiratori e/o sfruttatori seguono speranzosi il cammino di questo apparentemente innocuo e condivisibile cavallino di troia, di questo virus che non avrebbe alcun senso in sé ma serve invece a preparare lo scatenarsi di veri e propri processi di valutazione sistemica “oggettiva”, ovvero reificante, degli insegnanti e dei dirigenti. Di per sé il RAV non costituirebbe un gran danno anche se non si tratta solo di “autovalutazione”(il meccanismo è di origine extrascolastica e precostituito); il guaio principale è che apre le porte al Sistema Nazionale della Valutazione. Il RAV è un altro dei sintomi del non-pensiero, del deserto culturale che cresce. Alle anime pensanti e che tali vorrebbero restare al meglio possibile per valutare in modo epistemologicamente avanzato ed eticamente condivisibile dedico questo piccolo studio di ricognizione, autodifesa e progettazione. … Il nome tranquillizzante di “autovalutazione” non inganni troppo: non si tratta di una semplice disposizione ad autovalutarsi. Tutto è preordinato e l’elaborazione e la redazione del Rapporto è voluta da Roma come primo adempimento in vista del Sistema Nazionale di Valutazione cui sono chiamate le scuole (statali e paritarie) e il cui Regolamento, contenuto nel DPR 80/2013, è di durata triennale, come previsto dalla direttiva n. 11 del settembre 2014 e dalla C.M. 47 dell’ottobre 2014. Il SNV come tristemente noto si compone dell’Invalsi, dell’Indire e – dispiace per i colleghi - del corpo ispettivo. Il procedimento di valutazione delle scuole si articolerà in 4 fasi: autovalutazione, valutazione esterna, azioni di miglioramento, rendicontazione sociale. Scherzetti e specchietti - A partire dall’anno scolastico corrente, tutte le scuole dovranno adempiere all’ ”autovalutazione” mediante la redazione on line di un Rapporto di autovalutazione sulla base di un processo di cosiddetta autoanalisi non libero come quelli da sempre praticati dalle scuole serie ma articolato sui soliti sintagmi economicistici: punti di forza e di criticità, produzione di dati oggettivi, comprovabili e comparabili. Il raffronto con situazioni analoghe (con conseguenti svalorizzazioni e valorizzazioni estrinseche) è uno degli aspetti essenziali del modello…. una valutazione dove la comparazione in riferimento al voluto riveste una funzione preminente di omologazione; l’assunto è che la restituzione dei risultati possa determinare azioni correttive delle eventuali singolarità. L’insieme dei processi di autovalutazione, in particolare, associata a riferimenti esterni, dovrebbe rappresentare un costante rimando di informazioni a Roma sul funzionamento dell’istituzione scolastica e della sua regolazione. Dovrebbe modificare il concetto di “buona scuola” secondo la letteratura delle “scuole efficaci”: di qui la pseudo-autovalutazione, la partecipazione e il coivolgimento di soggetti a denominazione di origine controllata. …
www.corrieredellasera.it 30/01/2015
“«Alle elementari si studierà una materia in inglese»“
░ Ci avviciniamo a grandi passi al momento in cui Renzi ci dirà tutto, e la Giannini (che è considerata “in bilico”)conferma sostanzialmente quanto già previsto nel Documento “La buona scuola”. A questo proposito, molto ci amareggia e ci irrita un passaggio dell’intervista: alla domanda del giornalista: - “Sugli scatti di merito ai prof avete fatto dietrofront?”, Il mnistro risponde: - “No, la proposta della buona scuola era provocatoria”. Come dire: il governo ha voluto vedere se gli insegnanti avrebbero reagito allo scippo delle retribuzioni. Insomma: con la Scuola si continua a scherzare, e gli insegnanti continuano a non avere nel governo una figura che ne tuteli la funzione socio-culturale.
Ministro Giannini, sono confermati i 140 mila assunti? «Saranno tutti assunti il primo settembre e dovranno restare almeno tre anni nel posto che scelgono». Cinquantamila circa copriranno le cattedre disponibili, gli altri novantamila formeranno l’organico funzionale, in media due insegnanti in più per ogni istituto. «Copriranno le supplenze, si occuperanno di alcune nuove competenze come la logica, l’educazione alla salute e all’ambiente e l’insegnamento della lingua inglese, la lingua italiana per stranieri». È prevista la formazione di questi prof? Con che fondi? «Non subito, probabilmente durante l’anno. I fondi li troveremo, useremo i risparmi dell’abolizione delle supplenze. Ieri intanto ho stanziato altri 50 milioni per le spese correnti delle scuole». Cosa cambia per i ragazzi? «Il nostro è uno sforzo per traghettare la scuola dal Novecento al nuovo secolo, senza smantellare la base teorica che poggia sul sistema delle conoscenze. Aggiungeremo alcune competenze nel curriculum, ma quello che più ci interessa è che ci siano insegnanti preparati, motivati e aggiornati e che i singoli istituti funzionino. Saranno i bambini che inizieranno l’anno prossimo le elementari quelli che beneficeranno del tutto delle novità». Che novità sono previste per le elementari? «Nelle quarte e quinte oltre alla musica e all’educazione fisica con insegnanti specialisti da settembre ci sarà la possibilità di avere veri e propri professori di inglese che insegneranno, in compresenza con la maestra, una materia in inglese, per esempio scienze, il cosiddetto Clil». C’è un numero sufficiente di insegnanti di lingua inglese? Nelle superiori sono dieci anni che si arranca e quest’anno il Clil per la maturità che doveva diventare obbligatorio non è partito... «Abbiamo insegnanti per cominciare, poi si tratterà di orientare i concorsi, a partire dall’anno prossimo. So che ci vorrà del tempo, noi impostiamo un modello nazionale per la prossima generazione di insegnanti di inglese». La materia in lingua inglese si farà anche alle medie? «Per ora no. Ma i presidi potranno usare l’organico funzionale. Dal prossimo concorso avremo anche docenti di italiano come seconda lingua per i bambini non madrelingua». Si è parlato di soglie o di quote riservate agli stranieri? «No, direi di no. L’integrazione non è questione di quantità ma di qualità». Scuola del futuro: non si può non parlare del digitale. L’Inghilterra ha introdotto due ore obbligatorie di programmazione alla settimana. E da noi? «Ci rendiamo conto che non basta dare iPad, computer o lavagne interattive multimediali, né giocare con gli strumenti informatici. Ma non ci saranno ore di coding come disciplina, penso invece a lezioni di logica o a progetti specifici usando il personale a disposizione già alle elementari». E alle superiori cosa cambierà? «Arte sarà estesa con un’ora aggiuntiva in tutti e cinque gli anni dei licei, si sta studiando come inserirla nei tecnici e professionali, magari in modo facoltativo. Inseriremo anche un’ora di economia in terza e quarta superiore». Gli studenti italiani sono in genere poco brillanti nelle materie Stem, cioè scientifiche, matematica in testa. «Questo non è un problema di orario, ma di preparazione degli insegnanti e di condizioni dell’apprendimento». Il Pd ha votato una risoluzione sul curriculum personalizzato, la riforma lo prevede? «No, non si potrà personalizzare il curriculum. Ma con l’organico funzionale ogni scuola può ampliare la propria offerta e proporre progetti e materie in più». Sugli scatti di merito ai prof avete fatto dietrofront? «No, la proposta della buona scuola era provocatoria. Circa un quarto dello scatto sarà di anzianità, il resto sarà calcolato con i crediti guadagnati nel triennio dagli insegnanti. Mi piacerebbe che ci fossero dei criteri nazionali che se raggiunti daranno il diritto alla parte di scatto di merito». In Italia non ci sono prof giovani. E i 140 mila precari non abbassano l’età media. «Vogliamo smaltire le graduatorie e dal prossimo concorso avremo insegnanti più giovani e preparati per le esigenze della scuola del futuro. Tra dieci anni l’età media sarà scesa di almeno 3-4 anni». Che cosa farete contro l’abbandono scolastico, vera piaga del sistema italiano? «Non c’è una misura specifica, ma vorrei ripartire dal lavoro della Moratti sugli istituti professionali, aumenteremo le ore in azienda, da 70 a 200 nel triennio dei tecnici, al Sud cercheremo di coinvolgere anche il pubblico. Sarà determinante l’organico funzionale». Nel decreto non c’è la riforma dei cicli, della scuola media. Perché? «Se non hai scuole autonome e un organico responsabile, cambiare l’ordinamento non serve a nulla. Vedremo dopo».
I suoi rapporti con il Pd non sono idilliaci. «C’è una certa cacofonia ma io ho lavorato bene sia con il sottosegretario Reggi che con Faraone. Il Pd tende giustamente ad essere molto protagonista».
www.orizzontescuola.it 31/01/2015
“Graduatorie ATA terza fascia: visualizzazione on line posizione scuole non prima del 17 febbraio”
░ La pubblicazione delle graduatorie ATA terza fascia procede a rilento. Gli aspiranti lamentano anche la mancata visualizzazione delle posizioni assunte nelle singole scuole. La risposta del Ministero. Tramite un avviso pubblicato su Istanze on line il Ministero avverte gli aspiranti delle graduatorie di terza fascia delle graduatorie di istituto ATA
"Visualizzazione graduatorie di terza fascia del personale ATA. Si comunica che è in corso un adeguamento che consente, previa diffusione delle graduatorie da parte dell'ufficio competente, la visualizzazione delle posizioni assunte da ciascun aspirante nelle graduatorie provvisorie delle singole scuole. Detto adeguamento non sarà disponibile prima del 17 febbraio." Pertanto, inutile sperare nel sistema informatico… In ogni caso ricordiamo quali sono i browser che consentono l'accesso. Dalla data di pubblicazione delle graduatorie è invece possibile visualizzare la posizione assunta nelle singole scuole scelte, all'albo (meglio ancora se on line) delle scuole.