www.repubblica.it -26 dicembre 2014
“Diventare mamma in Germania e in Gran Bretagna”
░ Questo articolo fa parte di una inchiesta condotta da la Repubblica tra le donne italiane che fanno figli all'estero.(di Elisabetta Ambrosi)
Nicla si è appena svegliata: su Skipe compare il viso sorridente e paffuto della sua prima figlia di quattro anni, ancora in pigiama. Oggi Nicla e la sua famiglia vivono a Brighton, in Inghilterra. Ma il trasferimento è recente, perché la prima meta, dove sono rimasti alcuni anni, è stata la Germania, Friburgo. “Siamo andati via nel 2009 per il più banale dei motivi: io facevo sia la segretaria che l’insegnante part time, pensa un po’, in una scuola privata a Livorno, con contratto di apprendista. Il mio compagno, fisico, aveva appena concluso il suo post doc e non c’erano prospettive. Per lui si è aperta una posizione di sei anni a Friburgo. Non ci abbiamo pensato due volte. Sei mesi dopo il trasferimento in Germania ho scoperto di essere incinta”. Nicla non sa il tedesco, eppure trova subito lavoro come insegnante d’italiano, a 25 euro l’ora, in un’università popolare. Lavora solo poche ore, ma guadagnare poco non è un problema perché allo stipendio del marito si aggiungono i 180 euro mensili che lo stato dà a ogni bambino nato in Germania (il Kindergeld, appunto, “denaro del bambino”). In più, pur se libera professionista, può usufruire di un sussidio di maternità calcolato sul guadagno dell’anno precedente, l’“Elterngeld” che per lei si aggira sui trecento euro al mese, e degli sgravi fiscali sullo stipendio del marito (circa 100 euro al mese)… “L’unico neo forse è la sanità, che è organizzata in maniera un po’ classista perché il tipo di assistenza è legata al contratto di lavoro. Il meccanismo è piuttosto complicato, se chiedi a dieci tedeschi di spiegarti il loro sistema sanitario ti risponderanno dieci cose diverse, i costi delle prestazioni sono diversi proprio a seconda della polizza e si può arrivare a pagare alcune centinaia di euro al mese. … Oggi Nicla e la sua famiglia si sono trasferiti a Brighton, in Gran Bretagna, dove è nata la sua seconda figlia. “Qui fanno tanti figli e sono tutti rilassati, un po’ hippy, anche negli ospedali”, ride Nicla. “Ho partorito la seconda figlia alle dieci di sera e mi hanno addirittura chiesto se volevo andare via alle quattro del mattino. Poi, però, ti seguono a casa”. Come in Germania infatti, anche in Gran Bretagna c’è un’ostetrica che fa il giro nelle case delle mamme che hanno partorito. Inoltre le medicine per la mamma e per il bambino sono gratuite per il primo anno di vita. A differenza della Germania, però, qui le scuole sono molto care. “Gli asili di lusso possono arrivare a ben 50 sterline al giorno, anche se dai tre anni ci sono dei contributi comunali (ma solo fino a 15 ore settimanali). Per questo qui molti bambini non vanno all’asilo nido. Per fortuna, però, sono previsti sgravi fiscali: in altre parole le tasse si pagano solo sulla parte dello stipendio che resta dopo aver sottratto una buona parte delle spese per l’asilo. E poi ci sono dei contributi che lo stato ti dà esclusivamente per il bambino, circa 80 sterline al mese per il primo figlio e 60 per il secondo”. Nicla ha ripreso a lavorare, insegna in un college italiano per adulti, la sera, dalle sei alle otto di sera e guadagna 23 sterline all’ora. “Ho cominciato a rimettermi sul mercato solo quando ero pronta e mi sentivo tranquilla: quando inizi a cercare lavoro, dopo una settimana può arrivarti la telefonata che ti chiede di iniziare il giorno dopo. Ecco la radicale differenza con l’Italia, specie per me, che non avevo un posto fisso. Per questo qui, finalmente, sono tornata a respirare”. Rimpiange la Germania? “Forse un po’, lì davvero si ha la sensazione che lo Stato si prenda cura dei bambini. Ma il mio compagno è professore all’Università di Brighton, con un contratto a tempo indeterminato. …
www.tuttoscuolanews.com -28 dicembre 2014
“Neet. Dispersione scolastica”
░ Il periodico che da oltre tre decenni si occupa di informazione educativa ha offerto ai lettori, a conclusione dell’anno, un quadro di sintesi – organizzato per voci, per ogni mese dell’anno – delle questioni rilevanti nel mondo della Scuola, del trascorso anno. Riportiamo 2 voci, quelle dedicate a Febbraio e ad Aprile, relative ad argomenti sui quali il Periodico ha sviluppato ricerche ed approfondimenti, nell’anno 2014.
Neet. (febbraio) - Il rapporto Istat 'Noi Italia', giunto alla sesta edizione, quantifica nel 23,9% - pari a 2,2 milioni di individui - “l’elevata percentuale di giovani italiani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono in formazione”, classificati come Neet(Not in Education, Employment or Training).L’incidenza dei Neet in Italia - che va dall’11,6% della provincia di Bolzano al 37,7% della Sicilia - è significativamente più alta rispetto ai principali paesi europei quali la Germania (9,7 per cento), la Francia (14,5 per cento) ed il Regno Unito (15,5 per cento) e più simile a quella della Spagna (21,1 per cento). Il costo sociale dei Neet è enorme. Confindustria lo stima in 32,6 miliardi di euro l’anno: se questi giovani inattivi entrassero nel sistema produttivo nazionale il Pil aumenterebbe di oltre 2 punti. Il divario nasce dall’elevato numero di ragazzi che non completa il percorso secondario superiore, oltre che dalla debole capacità del mercato di lavoro di assorbire giovani, tanto più se non qualificati. Nel 2011 solo il 56 per cento della popolazione italiana nella fascia di età 25-64 aveva concluso un ciclo di scuola secondaria superiore, contro il 75 per cento della media Ocse: il divario rimane, ancorché più contenuto, anche tra le coorti più giovani (71 contro 82 per cento nella fascia di età 25-34 anni). La crescita zero non è un caso. Dispersione scolastica (aprile)
Nell’ambito delle audizioni sulla dispersione scolastica presso la VII Commissione Istruzione della Camera (realizzata su iniziativa dell’on. Milena Santerini), Tuttoscuola presenta il 23 aprile il proprio dossier (http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=33308), frutto di una ricerca approfondita relativa agli istituti statali di secondaria di II grado. In base alla ricerca, negli ultimi 15 anni quasi 3 milioni di giovani italiani, il 31,9% di coloro che dopo la terza media si sono iscritti a una scuola secondaria superiore statale, non hanno terminato gli studi con il conseguimento del relativo diploma. E più di un quarto (esattamente il 27,9%) di quelli che hanno iniziato un percorso di studi secondari nella scuola statal e cinqu e anni fa (a.s. 2009-10) non lo ha completato. Il leggero miglioramento riscontrato negli ultimi anni non cambia la situazione della scuola italiana che nelle comparazioni internazionali, e in particolare europee, continua a occupare una posizione di bassa classifica a causa dell’elevata percentuale di giovani di 15-29 anni in possesso del solo titolo di licenza media (Lower Secondary Education, ISCED 2). L’elevato tasso di dispersione spiega, in parte, perché in Italia la quota di Neet (giovani che non studiano, non hanno un lavoro e neppure si formano per trovarlo) sia molto superiore a quella della media europea (23,9 e 15,4 per cento rispettivamente), con punte superiori al 37,7% in Sicilia (addirittura 39,8% per le ragazze): molti di quei quasi 3 milioni di ragazzi dispersi nella secondaria statale negli ultimi 15 anni sono diventati Neet. Shoah sociale.
ItaliaOggi -30 dicembre 2014
“Collaboratori assenti, paga il Mof”
░ La legge di stabilità 2015 dispone che non si provveda a nominare supplenti per assenze dino a 7gg. gli assistenti amministrativi.
Tagli al fondo per il miglioramento dell'offerta formativa per finanziare le sostituzioni dei collaboratori scolastici assenti. La decurtazione è prevista nella legge finanziaria di quest'anno ammonta a 21,3 milioni di euro nel 2015 e, a regime, dal 2016, a 64 milioni di euro. Il dispositivo (articolo 1, comma 83) prevede il divieto di conferimento di supplenze brevi per i primi 7 giorni di assenza del personale Ata. E stabilisce che per le sostituzioni dei collaboratori scolastici, la scuola debba provvedere per il tramite del conferimento di ore eccedenti al personale in servizio. Il costo di tali ore di straordinario sarà posto a carico del fondo per il miglioramento dell'offerta formativa. Per il restante personale Ata non si darà corso all'attribuzione di ore eccedenti. Nel caso degli assistenti tecnici, la sostituzione avverrà con altro assistente tecnico già in servizio oppure con un'insegnante tecnico pratico o un docente della disciplina cui fa riferimento l'attività dell'assistente tecnico. Per gli assistenti amministrativi, invece, non si darà corso ad alcuna sostituzione, in analogia con quanto avviene negli altri comparti della pubblica amministrazione. Salvo che l'assenza riguardi l'unico assistente amministrativo assegnato alla scuola. Nel qual caso si procederà alla sostituzione, per non gravare ulteriormente il direttore dei servizi generali e amministrativi con gli ulteriori oneri a carico dell'assistente amministrativo assente. Con questa operazione il governo conta di risparmiare i soldi necessari all'attribuzione di supplenze brevi. Si tratta dell'equivalente di oltre un milione di contratti a tempo determinato. Per quanto riguarda gli assistenti tecnici e gli assistenti amministrativi, la cifra ammonterebbe a circa 35 milioni di euro. Che dovrebbe essere risparmiata senza necessità di trovare coperture. La norma, infatti, prevede il mero divieto di disporre supplenze, senza indicare soluzioni alternative. Il problema sussiste per i collaboratori scolastici. Per questa categoria di personale la spesa per i contratti a termine per le supplenze brevi ammonterebbe a 32 milioni e 600mila euro. Ma siccome la presenza del collaboratore scolastico è assolutamente indefettibile, in caso di assenza è necessario individuare dei sostituti. Si pensi al collaboratore scolastico a cui è affidata l'apertura e la chiusura delle porte del plesso e alla necessità di assicurare l'igiene dei servizi sanitari e dei locali scolastici. In questo caso, dunque, la legge di stabilità, fermo il divieto di disporre supplenze, prevede che vengano assegnate ore di straordinario al personale in servizio. E qui i problemi sono due. Il primo è la copertura finanziaria. Che il legislatore individua nel fondo di istituto. Il che significa che le risorse da destinare ai progetti didattici e alla retribuzione dei collaboratori del dirigente subiranno un'ulteriore decurtazione. Infine c'è il problema della non obbligatorietà dello straordinario. Ciò vuole dire che, se i collaboratori scolastici in servizio dovessero rifiutarsi di prestare ore di straordinario, il rischio è quello di non poter assicurare il servizio. Giova ricordare che la Corte di giustizia europea (quinta sezione, sentenza 8 febbraio 2001, procedimento C-350/99) ha chiarito che lo straordinario può essere preteso dal datore di lavoro solo qualora costituisca elemento essenziale del contratto di lavoro. E non è questo il caso. In tal senso si è pronunciato anche il Tribunale di Cagliari, sezione lavoro, con l'ordinanza 18/10/2003 n. 54.
orizzonte scuola.it -30 dicembre 2014
“Supplenze brevi: 64 milioni solo una pezza. Monitoraggio ogni tre mesi, si cercano altre voci da tagliare”
░ Niente soldi in più, ma reperibilità risorse da altre voci del bilancio
Nella legge di Stabilità 2015 il Governo ha introdotto un finanziamento di 64 milioni per il pagamento delle supplenze brevi tra settembre e novembre 2014. Oggi 29 dicembre potrebbe esserci una nuova emissione. Cosa dice la relazione tecnica del Senato. Il Miur era già consapevole in sede di assestamento del bilancio di previsione 2014 che gli stanziamenti sarebbero potuti essere insufficienti per il pagamento delle supplenze brevi e saltuarie rese dal personale della scuola per il periodo settembre - dicembre 2014, aveva richiesto al Ministero competente (MEF) di integrare i relativi capitoli di bilancio con delle risorse aggiuntive. Questa richiesta, tuttavia, non è stata accolta. Il ritardo nel pagamento è stato determinato inoltre - come ci ha spiegato il Ministero - da un inaspettato aumento di questa tipologia di supplenze nel periodo considerato (+11%). Situazione alla quale si è cercato di porre rimedio con lo stanziamento dei 64,1 milioni di euro (ancora non tutti erogati, dato che numerosi insegnanti e ATA non hanno ancora ricevuto lo stipendio nel mese di dicembre e si spera in altra emissione prima della chiusura dell'anno scolastico). Ma l'incertezza rimane il futuro. La disposizione introduce infatti un monitoraggio trimestrale delle spese per supplenze brevi e saltuarie del personale docente e ATA. Il Miur dovrà comunicarne i risultati al MEF. In presenza di scostamenti significativi rispetto al fabbisogno di spesa previsto, il MEF potrà apportare variazioni compensative tra le risorse iscritte in bilancio per le spese di funzionamento delle istituzioni scolastiche e quelle relative al pagamento delle supplenze brevi (clausola di salvaguardia). Come dire, niente soldi in più, ma reperibilità risorse da altre voci del bilancio. Prospettiva molto triste per il funzionamento generale delle scuole. Situazione alla quale - ci rassicura il Ministero - si porrà fine con il superamento del ricorso massiccio alle supplenze attraverso l'assunzione di tutti i docenti di cui la scuola ha bisogno per funzionare e anche per poter integrare e ampliare la propria attività. (il provvedimento normativo è atteso per febbraio 2015, intanto dalla Legge di Stabilità emerge il taglio delle supplenze di un giorno per i docenti e di 7 giorni per il personale ATA. La relazione tecnica del Senato chiede di far luce sui fabbisogni di copertura che eventualmente residuano per la restante parte dell'anno, e se dovrà provvedersi con appositi stanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli in esame. Andrebbero quindi richiesti i dati relativi alle supplenze attribuite tra settembre e novembre 2014. Inoltre, in merito alla clausola di salvaguardia, bisognerebbe fornire rassicurazioni sulla sostenibilità della possibile riduzione di stanziamenti per spese di funzionamento delle scuole, con l'esigenza di assicurare i fabbisogni minimi delle istituzioni scolastiche (es. beni e servizi).Insomma, non è sempre detto che ci siano ancora spazi per i tagli in altre voci del bilancio per il funzionamento delle scuole!
latecnicadellascuola.it -31 dicembre 2014
“EPALE, la piattaforma per la formazione degli adulti”
░ E’ lo spazio virtuale di apprendimento dedicato alla formazione degli adulti finanziato interamente dalla Commissione europea.
EPALE (Electronic Platform for Adult Learning in Europe) è una nuova community multilingue di professionisti dell'apprendimento degli adulti. Interamente finanziata dalla Commissione europea, il suo scopo è migliorare la qualità e l'offerta di opportunità nel settore dell'apprendimento degli adulti in Europa, e permettere ai professionisti e ai moltiplicatori dell'istruzione per adulti di aiutare tutti gli adulti. La piattaforma è attualmente attiva al seguente indirizzo http://ec.europa.eu/epale/it/about-epale. Per poterla utilizzare è necessario registrarsi per creare il proprio profilo al seguente link http://ec.europa.eu/epale/it/user/register. Le credenziali ricevute dovranno essere utilizzate per gli accessi successivi. La banca dati è una comunità virtuale gratuita per scambiare, presentare e promuovere metodi e buone pratiche relative all’educazione degli adulti e si rivolge a chi ha un ruolo professionale in tale ambito: - insegnanti, formatori, volontari; - ricercatori, accademici; - decisori politici in materia di educazione degli adulti; - amministrazioni locali; - media, giornalisti. In EPALE è possibile trovare: - Documenti sulle Politiche europee relative all’apprendimento degli adulti; - Calendario di eventi EDA in Europa; - Newsroom; - Gruppi di discussione; - Forum di scambio di notizie, idee e risorse con colleghi in tutta Europa; - Profili degli utenti; - Corsi per la formazione e l’aggiornamento; - Ricerca di partner per i Progetti Erasmus+.
latecnicadellascuola.it - 1 gennaio 2015
“In pensione sempre più tardi: la soglia si allontana di 4 mesi”
░ Per i dipendenti pubblici dal 1° gennaio 2016 l’assegno di vecchiaia è a 66 anni e 7 mesi. Poiché l’attesa di vita di è innalzata, il sistema previdenziale non può reggere e quindi si proroga l’uscita dal lavoro.
Si allontana sempre più la soglia da raggiungere per andare in pensione: come se non bastasse la “stretta” imposta con la riforma Fornero, tra un anno, dal 1° settembre 2016, saranno necessari quattro mesi ulteriori. L’incremento, anticipato a fine 2014 dalla stampa nazionale, è contenuto nel decreto del ministero dell'Economia, pubblicato nell'ultima Gazzetta Ufficiale dell’anno che ci siamo messi alle spalle. I requisiti d'età per le diverse categorie, lavoratori del pubblico o del privato, uomini e donne, saranno così spostati in là di una stagione, ma le novità non si fermano qui: viene aggiornato anche il sistema delle quote, che vigeva per tutti prima dell'arrivo della riforma Fornero e che ora resta in piedi per determinati target, tra cui però ci sono anche gli esodati, nonché i prepensionati del pubblico impiego. Per loro da gennaio del prossimo anno il diritto all'uscita verrà conquistato solo una volta raggiunta quota 97,6…. L'allineamento dei requisiti per la messa a riposo è d'altra parte previsto per legge: una normativa del 2010, dell’ultimo Governo Berlusconi, ha previsto che l’adeguamento triennale. Il primo, scattato ad inizio 2013, ha innalzato i requisiti di tre mesi, il prossimo li porterà ancora più avanti di quattro, “Il che significa – scrive l’Ansa - che dal 2016 per gli uomini le pensioni di vecchiaia scatteranno a 66 anni e sette mesi (oggi 66 anni e tre mesi), così anche per le donne che lavorano nella Pubblica Amministrazione. Per le dipendenti del privato invece l'asticella si alzerà a 65 anni e sette mesi (da 65 anni e tre mesi), mentre per le autonome il nuovo limite sarà di 66 anni e un mese (da 65 anni e 9 mesi)”. Ma ci sono novità anche per chi esce dal mondo del lavoro seguendo le vecchie regole norme, in sostanza si tratta dei salvaguardati, o più comunemente “esodati”: in questo momento per loro è necessaria quota 97,3, ma dal primo gennaio 2016 si sale di 0,3 punti. Un aggiustamento che vale, pur se solo per questione di giorni, anche gli esodati, visto che, per ora, i termini per potere accedere alle tutele scadono il sei gennaio del 2016. In caso di provvedimento ad hoc, sopraggiunto nel frattempo, il 'conguaglio' sembra non risparmiare i ‘Quota 96, che avevano raggiunto i requisiti pre-Fornero entro il 2012 e che invece sono stati bloccati ormai da due anni e mezzo….Il commento di Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir: “in sordina, come ultimo regalo dell'anno sono computati altri quattro mesi. Per i giovani tutto ciò è un disastro, a dispetto della parità retributiva e contributiva. Proprio su questo aspetto Anief valuterà se adire le vie legali”.
www.orizzontescuola.it – 2 gennaio 2015
“TFA Sostegno: Il tutor dei tirocinanti nelle scuole”
░ Un’efficace sintesi di questo aspetto organizzativo dei TFA per il Sostegno. Riportiamo in parte.
Come funziona e quali sono gli obiettivi del tirocinio nel TFA sostegno…. Orizzontescuola.it si è occupato di Tutor dei tirocinanti nella scheda di Katjuscia Pitino “Diventare tutor dei tirocinanti nei corsi di sostegno e TFA ordinario. Requisiti e selezione”. …Il Tirocinio diretto e' da espletarsi in non meno di 5 mesi e viene effettuato presso le istituzioni scolastiche; e' seguito dal tutor dei tirocinanti, scelto tra i docenti dell'istituzione scolastica… Durante le ore di tirocinio diretto lo studente vede e osserva realtà e situazioni, comportamenti e dinamiche relazionali, sperimenta, sempre nell’interazione con il tutor, nuovi strumenti di osservazione e sviluppa le proprie riflessioni sui luoghi dell’apprendimento situato. In particolare, l’inserimento nelle reali situazioni scolastiche consente allo studente di verificare in modo autentico le sue capacità e le sue disposizioni, individuandone limiti e potenzialità. Il tutor dei tirocinanti e' un docente individuato dal D.S. fra coloro che prestano servizio presso l'istituzione scolastica sede del tirocinio diretto. E’ individuato sulla base della disponibilità, del curriculum, di incarico di insegnamento per non meno di 7 anni, e secondo le priorità di seguito indicate: docente in servizio con contratto a tempo indeterminato, specializzato per le attività di sostegno, incaricato su posto di sostegno, con non meno di 5 anni di anzianità di servizio; docente in servizio con contratto a tempo indeterminato, specializzato per le attività di sostegno, incaricato su posto comune o disciplinare, con non meno di 5 anni di anzianità di servizio su posto di sostegno (ruolo o pre-ruolo). Ogni tutor dei tirocinanti segue non più di quattro corsisti. All’interno della classe/sezione dove si svolge il tirocinio possono entrare non più di due corsisti. Il tutor dei tirocinanti: orienta gli studenti rispetto agli assetti organizzativi e didattici della scuola e alle diverse attività e pratiche in classe; accompagna e monitora l'inserimento in classe e la gestione diretta dei processi di insegnamento degli studenti tirocinanti; favorisce il superamento di blocchi che si verificano nel corso del processo di apprendimento; facilita la costruzione di conoscenza attraverso il raffronto e il raccordo tra tutte le parti implicate nell’apprendimento; predispone le condizioni fisiche( spazi, tempi, risorse materiali) per l’apprendimento; raccoglie le firme di presenza e ne garantisce la non mendacità; valuta il percorso di tirocinio diretto in trentesimi e comunica i risultati al tutor coordinatore.