La stampa – 30 agosto 2014
“Non basta un miliardo per stabilizzare i precari”
░ Lorenzo Vendemiale fa fatica a credere che ci sia la copertura perché, in atto, “per 27mila insegnanti lo Stato risparmia ogni anno due mensilità, e per altri 42mila non paga l’anzianità”. A parer mio, occorre tenere conto anche dei seguenti fattori: - l’indennità di disoccupazione ai precari, erogata dall’INPS; - l’esito giudiziario di vertenze che hanno riconosciuto indennizzi a precari cui era negata la progressione di carriera dopo contratti a t.d. su posti liberi e disponibili; - l’esito giudiziario di vertenze, col riconoscimento del diritto alle ferie pagate; - l’esistenza di contratti a t.d. a docenti nominati e retribuiti a tutto agosto; - la mazzata in arrivo, sul Governo, dalla Corte di Giustizia Europea. Il giornalista glissa sul fatto che la condizione lavorativa dei precari ha un costo psicologico, psicofisico ed economico per i singoli e per le loro famiglie, ed evidenzia che qualcuno dei precari potrebbe avere diritto “ad essere assunto non all’interno del primo scalino, ma nel secondo, o magari addirittura nel terzo” ! La mia mente va a quanti anni di incertezze e sacrifici avrebbe cumulato un precario che venisse nominato in ruolo con diritto al terzo scatto ! In nessun Paese civile questa condizione lavorativa è legale: in tutti i Paesi europei, Italia compresa, il lavoratore dipendente ha diritto alla stabilizzazione al compimento di tre anni di servizio. Qualche frase (“Passato il primo anno di «prova», un insegnante matura un’anzianità…”; magari fosse vero) di Vendemmiale riporta scenari inesistenti; altre frasi esprimono una immotivata meraviglia (“la «scala » prevede sei «gradoni» in totale, con una differenza anche di 12mila euro l’anno fra il primo e l’ultimo”); in quale altra carriera di laureati si ha diritto, con la progressione di 40 anni di carriera, a incrementi inferiori ? Riporto un’esperienza personale: L’impressione (sgradevole) che ho del distacco psicologico con cui molti quotidiani seguono le vicende lavorative del personale statale della Scuola;U megghiu surdu e chiddu ca un voli sentiri. Un’impressione che mi accompagna da quando, negli anni ‘70, si prospettò l’ampliamento degli organici di ruolo. (L.Maiorca)
Il rinvio della riforma ha generato nel mondo della scuola delusione. E diffidenza. Il timore è che dietro lo slittamento si nascondano difficoltà economiche. A riguardo Matteo Renzi è stato categorico: «Nessun problema di coperture»… Sul tema non c’è ancora stato un confronto col Ministero dell’Economia. Il premier si è impegnato per un miliardo di euro; secondo i sindacati ce ne vogliono molti di più. Ma quanto costerebbe stabilizzare un precario, anzi 100mila precari? Alla fine la domanda che attanaglia il governo è soprattutto questa. Trovare una risposta precisa è molto difficile. Un docente di ruolo di scuola secondaria superiore, al primo contratto a cattedra piena, guadagna circa 1.300 euro netti al mese (che diventano 1.900 lordi, tra Irpef e ritenute pensionistiche). Un supplente di pari grado, anche: sul piano salariale non ci sono differenze (né possono esserci, come stabilisce la normativa europea). Eppure la stabilizzazione avrebbe un costo, anche abbastanza alto. Innanzitutto perché tutti i precari che vengono chiamati in servizio per completare l’organico “di fatto” (senza fare parte di quello “di diritto”) firmano un contratto fino al 30 giugno, e non al 31 agosto. Nel 2014/2015 saranno circa 27mila in tutta Italia, e su di loro lo Stato risparmia già due mensilità. Poi c’è il problema della ricostruzione di carriera. Passato il primo anno di «prova», un insegnante matura un’anzianità che diventa fondamentale ai fini retributivi: la «scala » prevede sei «gradoni» in totale, con una differenza anche di 12mila euro l’anno fra il primo e l’ultimo. Nelle pieghe di questo sistema risiede la vera discriminazione fra docenti di ruolo e precari: il supplente viene retribuito sempre col minimo contrattuale. La situazione però cambia nel momento in cui viene stabilizzato: a quel punto ha diritto alla ricostruzione della carriera pregressa, e quindi ad essere assunto non all’interno del primo scalino, ma nel secondo, o magari addirittura nel terzo. Lo stesso docente che prima prestava servizio per 20mila euro l’anno, dunque, da assunto potrebbe gravare sulle casse pubbliche per 24mila o 26mila euro. E in questa casistica rientrerebbero in tanti, considerato l’alto numero di precari «storici» che da anni attendono un posto fisso in graduatoria, lavorando intanto da supplenti. Da tali variabili, moltiplicate per migliaia e migliaia di situazioni, nasce il costo della stabilizzazione. Questo per quanto riguarda gli annuali, circa 42mila. Poi si entra nella salva delle supplenze brevi, che il Ministero vorrebbe coprire con gli organici funzionali. E qui il discorso si complica ulteriormente: perché si deve ragionare su spezzoni di cattedre e periodi frammentati. Lo Stato ci spende già 600 milioni l’anno. Altra cosa sarebbe assumere un docente di ruolo (che va pagato tutti i mesi, ferie, festività e scatti compresi). Né sarebbe possibile reinvestire su questi contingenti tutte le risorse delle supplenze brevi, perché – come sottolineano gli stessi dirigenti del Ministero – queste non potranno scomparire completamente…
larepubblica.it – 1 settembre 2014
“Graduatorie di istituto. E’ caos a pochi giorni dalla riapertura”.
░ Di Paolo Romano. Segreterie delle scuole ko. Confusione sui criteri per l’attribuzione dei punteggi ai precari di seconda e terza fascia.
A pochi giorni dalla riapertura delle aule, le graduatorie provvisorie per sapere chi, come supplente, coprirà le cattedre disponibili sono ancora in alto mare, mentre si preannuncia una valanga di ricorsi da parte degli insegnanti già esclusi, infuriati per le presunte difformità nella valutazione dei titoli. La denuncia arriva dalla Flc-Cgil che, dopo aver chiesto inutilmente al Ministro uno slittamento del termine per la formazione delle graduatorie, insieme a Cisl, Uil, Snals e Gilda, ha girato la palla prima al Tar e poi al Consiglio di Stato. La risposta dei giudici amministrativi ha respinto il ricorso dei sindacati, dando così il disco verde per l’inizio delle lezioni. Il pasticciaccio, però, resta e che la garanzia di criteri uniformi di valutazione sia una necessità lo testimonia una recentissima circolare ministeriale di chiarimento su come le scuole devono attribuire i punteggi. Le cause del caos e dei ritardi sono annidate, a sentire i sindacalisti, nelle segreterie delle scuole i cui operatori in parte sono ancora in ferie, in parte non ci sono proprio per il mancato rinnovo del contratto scaduto alla fine di giugno. I pochi che sono rimasti a scartabellare le migliaia di domande per poi inserirle nella piattaforma digitale (Sidi) sono invece rimasti bloccati per giorni interi per i continui malfunzionamenti del sistema. Una situazione grottesca alla quale si è aggiunta la difficoltà di interpretare correttamente i decreti che stabiliscono i criteri di punteggio, di modo che moltissimi candidati si sono ritrovati a fare l’ottovolante su e giù per le graduatorie, a seconda della conclusione o meno delle operazioni da parte delle segreterie scolastiche. E così, in pochi giorni, negli uffici di Viale Trastevere sono stati sommersi da quesiti degli istituti sui criteri da adottare, dai ricorsi dei primi esclusi e dalle segnalazioni di sindacati e patronati a loro volta pressati dai precari in attesa di conoscere il loro futuro. Alla fine, una risposta è arrivata con una circolare di precisazione della Direzione generale per il personale scolastico che nelle intenzioni dovrebbe accendere un lume sulla corretta interpretazione delle norme che riguardano gli appartenenti alla II e III fascia delle graduatorie di istituto (è in questo ambito, soprattutto, che si consuma la guerra di tutti contri tutti per spuntare un posto disponibile). …
Il Messaggero – 2 settembre 2014
“Scuola: i presidi come sindaci, ingaggi aziendali per studenti”.
░ La proposta s’intreccia col decreto sul lavoro e col Jobs Act. Somiglia al «modello tedesco» che consente alle aziende di fare contratti di apprendistato ai ragazzi delle scuole superiori, scrive Mario Ajello, e sembra contagiato dall’ottimismo di Renzi. Noi ci limitiamo a sperare.
E’ la «riforma-rivoluzione» dell’istruzione. Domani il premier la illustrerà, e il primo obiettivo di questo pacchetto sta nel prosciugamento del bacino dei precari. Ossia, entro il 2015 il governo prevede di svuotare tutte le graduatorie degli oltre centomila precari. Come si raggiunge questo traguardo? La dotazione finanziaria ci sarebbe, secondo le stime dei tecnici del governo, ed è di un miliardo di euro. Con questi quattrini, verranno abolite le supplenze e gli istituti scolastici verranno dotati di personale che può svolgere tante funzioni sulla base dell’autonomia gestionale e della flessibilità nei programmi di cui le scuole saranno dotate. Esempio: se un istituto vuole restare aperto oltre l’orario , gli ex precari vi potranno svolgere corsi, iniziative, insegnamenti di discipline legate al territorio. Il tutto in accordo con il preside il quale, più che un preside-manager, nella riforma viene inteso come un preside-sindaco della comunità scolastica di cui ha responsabilità. Il preside-sindaco, forte dell’autonomia scolastica, ammesso che finalmente si riuscirà a realizzarla, sarà colui che coordinerà il lavoro della scuola, curerà i rapporti con il territorio e con il volontariato che avrà luoghi e spazi nelle scuole e con il tessuto produttivo della zona, gestirà la flessibilità dei programmi e degli insegnamenti che non saranno più uguali per tutti ma varieranno a seconda delle esigenze, delle idee e delle opportunità che dà il territorio in cui la scuola è situata. Il preside-sindaco si occuperà dei rapporti con le aziende. E qui, c’è l’altra novità della riforma che s’intreccia con il decreto sul lavoro e si collegherà con il Jobs Act. Renzi, a questo proposito, parla di «modello tedesco». E’ un sistema duale che consente alle aziende di fare contratti di apprendistato ai ragazzi delle scuole superiori. Ossia di investire sui ragazzi quando ancora sono in età scolastica e di formarli per poi avviarli a un mestiere. Renzi, nel suo linguaggio pop, fa un paragone calcistico. Le squadre di calcio prima prendono in prestito o in prova un giovane talento e poi lo acquistano. Così sarà per gli studenti che lo vorranno. Prima l’apprendistato e poi, finita la scuola, l’assunzione. Più inglese e più Internet (siamo al ritorno, speriamo in meglio, delle tre I della riforma scolastica di Berlusconi) sono altri aspetti della vicenda. Insieme a quello fondamentale dell’edilizia scolastica. Un miliardo è pronto (e un altro miliardo e mezzo arriverà nel 2015 con i fondi europei) per ristrutturazioni e nuove costruzioni. Il piano Renzi-Giannini comprende, poi, la riforma del sostegno. Oggi i bambini disabili vengono trattati tutti alla stessa maniera, come se le patologie fossero tutte uguali. In più, il sostegno viene usato come canale d’ingresso all’insegnamento. Questa confusione tra i due canali verrà abolita dalla riforma. Che introduce, altro punto cruciale, la meritocrazia al posto dell’egualitarismo più o meno pigro, tra i docenti.
repubblica.it – 3 settembre 2014
““Stop ai supplenti e scatti di merito” la riforma della scuola arriva online”
░ Cronoprogramma. Ad ottobre saranno note le risorse (legge di stabilità), a novembre le proposte nel dettaglio, all’inizio del 2015 ci saranno i decreti di governo, nel 2015 si aprirà la trattativa coi sindacati per il contratto. Aperture da parte di Rete studenti medi.
Non ci sarà Consiglio dei ministri, oggi, sulla scuola. Online, infatti, si dipanerà la proposta di governo (“non una riforma ma un patto educativo“) sulla scuola. Libero da vincoli finanziari immediati — che restano necessità fin qui irrisolta — il premier ieri sulla nota politica di “e-news” ha annunciato una discussione in tutto il paese “per due mesi”. … Ieri Matteo Renzi ha scritto: “Offriremo alcune idee nel merito per rendere la scuola strumento di crescita. Non saranno diktat prendere o lasciare. Proporremo agli insegnanti di superare il meccanismo atroce del precariato permanente e della ‘supplentite’, ma chiederemo loro di accettare che gli scatti di carriera siano basati sul merito e non semplicemente sull’anzianità ”. … Chiederemo ai presidi di fare di più, aumentandone competenze e responsabilità, ma anche snellendo la struttura amministrativa attraverso un percorso di digitalizzazione spinta. … I presidi diventeranno coloro che decideranno quali figure specializzate o di esperienza potranno avanzare in carriera (si dovrebbero varare le figure dei professori esperti e senior e, parallelamente, di docenti dedicati alle famiglie, alla formazione interna, ai bisogni speciali)… “Nonostante non sia chiaro chi stia decidendo delle sorti della scuola pubblica”, scrive la Rete studenti medi, “le ultimissime dichiarazioni di Renzi sembrano molto vicine alle nostre rivendicazioni. Ci aspettiamo azioni su alternanza scuola-lavoro e riforma dei cicli”.
corrieredellasera.it – 3 settembre 2014
“Precari azzerati entro un anno, parte da qui la riforma della scuola”
░ I passaggi chiave del documento sulla Scuola, con le novità in arrivo per insegnanti, presidi, studenti. Di Valentina Santarpia
Un piano da tre miliardi per stabilizzare centocinquantamila insegnanti nel 2015, di cui 80 mila maestri per le scuole dell'infanzia e della primaria: circa 20 mila serviranno per coprire le cattedre scoperte, mentre i restanti 60 mila saranno usati come organico funzionale di questi cicli, sostituendo i colleghi nei momenti delle assenze o sostenendo i passaggi più delicati. … Gli altri 77.596 neo assunti saranno impiegati nelle scuole secondarie, di primo e II grado. Il reclutamento dal 2015 in poi avverrà solo con concorso triennale, per cui entro il 2018 saranno assorbiti altri 40 mila nuovi insegnanti… La carta di identità della scuola si avvia a diventare realtà. A partire dal 2015 per ogni scuola saranno pubblicati i flussi di dati sull'organizzazione della scuola, i rapporti di autovalutazione di ogni scuola, i bilanci degli istituti, tutti i progetti finanziati attraverso il MOF o altri fondi, e una mappatura delle interazioni delle scuole con il territorio. I dati saranno pubblicati sulla piattaforma «Scuola in chiaro 2.0», in forma aggregata e per ogni singola scuola. Sempre nell'ottica di rendere noti i risultati ottenuti dalle scuole, viene individuato in ogni istituto un docente mentor, che segue per la scuola la valutazione, coordina le attività di formazione degli altri docenti, e in generale aiuta il preside e la scuola nei compiti più delicati legati alla valorizzazione delle risorse umane nell'ambito della didattica. Come viene scelta questa figura così delicata? A occuparsene sarà il nucleo di valutazione interna, tra i docenti che per tre trienni consecutivi hanno avuto uno scatto di competenza. Il mentor, che oltre allo stipendio avrà un'indennità, rimarrà in carica per tre anni e potrà essere riconfermato. Un docente di scuola materna o elementare parte da una media di uno stipendio annuo lordo di quasi 32 mila euro per arrivare a 47 mila dopo 35 anni di servizio. Uno di scuola media parte da 34 mila per approdare a quasi 52 mila. Un docente di scuola superiore si vede assegnare una busta paga annua lorda media di 34 mila euro per giungere, alla fine della carriera, a quasi 54 mila euro. Questo è l'attuale sistema degli scatti di anzianità, che prevede che gli aumenti degli stipendi degli insegnanti siano automatici. Ed è questo il sistema che la riforma Renzi vuole scardinare, introducendo il concetto di merito per l'assegnazione degli scatti. Quindi: chi più fa, più avrà, anche in termini economici. Il docente potrà dimostrare quanto vale attraverso crediti didattici, formativi, e professionali. Lo stipendio base così potrà essere integrato nel corso degli anni in due modi: attraverso gli scatti di competenza, legati all'impegno e alla qualità del proprio lavoro, ogni tre anni; oppure attraverso le attività aggiuntive, che ogni anno potranno «fruttare» all'insegnante una remunerazione aggiuntiva. Ma anche gli scatti di competenza non saranno generalizzati: ne avranno diritto due terzi (il 66%) di tutti i docenti di ogni scuola o rete di scuole, quelli che avranno maturato più crediti nel triennio precedente. Per avere un'idea, un docente di scuola superiore potrebbe avere, con lo scatto di competenza, 60 euro netti al mese ogni tre anni. A fine carriera, i docenti migliori potranno arrivare a guadagnare fino a 9 mila euro netti in più rispetto al loro stipendio base, cioè circa 2 mila euro in più di quanto guadagnerebbero a fine carriera con il sistema attuale. Tutti i docenti saranno trasferibili, in modo da far sì che ogni scuola schieri la miglior squadra possibile: la mobilità di tutti i docenti è un altro dei punti chiave della riforma della scuola, che prevede che i curricula degli insegnanti siano resi fruibili in maniera trasparente, in modo che le informazioni servano alle scuole per selezionare al meglio gli organici funzionali. La mobilità sarà incoraggiata anche con gli scatti stipendiali, che non saranno più solo di anzianità, ma legati alla maturazione dei crediti, alle competenze, alla valutazione delle scuole. Questo sistema, nell'ottica di lungo periodo, permetterà di migliorare le scuole di tutta Italia: i docenti mediamente bravi, infatti, per avere più possibilità di maturare lo scatto, potrebbero volersi spostare in scuole dove la media dei crediti maturati dai docenti è relativamente bassa e quindi verso scuole dove la qualità dell'insegnamento è mediamente meno buona, aiutando così a invertire la tendenza. Le scuole potranno contare sui loro docenti per almeno tre anni consecutivi, ma è chiaro che, incoraggiando la mobilità, il meccanismo complessivamente ridurrà le disparità tra le scuole. Questa mobilità geografica andrà di pari passo con la mobilità professionale: i docenti potranno cioè avere la possibilità nella loro carriera di svolgere tanti lavori diversi, in modo da migliorarsi e realizzare la vera autonomia. E saranno sempre valutabili dall’esterno: un registro nazionale dei docenti traccerà la mappa di competenze, spostamenti, avanzamenti. Un'ora a settimana di educazione fisica nella classi dalla II alla V elementare, due ore di musica al quarto e quinto anno (sempre nella scuola primaria), storia dell'arte e disegno rafforzati nel biennio dei licei e degli istituti turistici… Grande valore sarà dato anche alle lingue: la strada è quella già sperimentata alle scuole superiori con il CLIL, l'insegnamento di una materia completamente in inglese… L'alfabetizzazione digitale, con l'introduzione del coding, la programmazione, a partire dall'autunno, dalla scuola primaria in su, anche attraverso giochi….L'economia diventa disciplina per tutte le scuole superiori, licei compresi. Il tutto passa, ovviamente, per la formazione continua dei docenti, che dovranno obbligatoriamente raggiungere un certo numero di crediti formativi all'anno per migliorare la qualità dell'insegnamento/apprendimento. La scuola è anche vista come strumento per combattere la disoccupazione… Offrire percorsi di didattica in realtà lavorative aziendali, non più saltuariamente, ma stabilmente, passando dagli 11 milioni di euro stanziati nel 2014 per l'alternanza scuola lavoro a circa 100 milioni di euro all'anno. E potenziando la rete di accordi con associazioni professionali, organizzazioni datoriali, pubbliche amministrazioni ed enti del terzo settore, ma anche con istituzioni culturali, centri di ricerca e incubatori, anche offrendo loro incentivi, attraverso lo «school guarantee». … Il piano punta anche sui laboratori nelle scuole superiori… Fondi potranno essere ricavati anche attraverso «school bonus», bonus fiscali sulla falsariga dell'art bonus per investimenti nella scuola da parte di cittadini, associazioni, fondazioni, imprese. Non più tecnologie «pesanti», come lavagne interattive multimediali, tablet, computer, ma connessione per tutti… Sarà quindi rifinanziato il bando per il wi-fi nelle scuol anche per il 2015 e il 2016, per un totale di circa 15 milioni di euro, verranno promossi collegamenti tra le scuole dei centri più piccoli e remoti con scuole madre attraverso le tecnologie digitali e favoriti incentivi per ridurre i costi per le famiglie di dispositivi mobili per la didattica e libri digitali. La scuola sarà quindi sempre più aperta, non solo digitalmente, ma anche fisicamente … ampliando la propria offerta con associazioni sportive, culturali, e così via. Le risorse? potranno arrivare anche attraverso i privati, con percorsi di crowfunding per finanziare progetti e iniziative.
larepubblica.it – 4 settembre 2014
“Aumento di 60 euro ai prof più meritevoli e 150mila assunzioni via al patto-scuola”
░ Il piano Renzi: stop a precariato e scatti di anzianità; più inglese e Internet. Sì ai fondi delle imprese. Incoraggia vedere che Corrado Zunino è fiducioso (sono pochi): “«La Buona scuola», la più profonda e complessa riforma scolastica dell’Italia contemporanea, ora è un atto politico. Non ancora un decreto legge… Ma nelle 126 pagine più allegati … c’è così tanta roba da far comprendere che sei mesi di lavori (del premier e del sottosegretario di fiducia Reggi, degli uffici tecnici del Miur capo di gabinetto in testa, dei giovani chiamati a collaborare ai due cantieri tematici istituiti dal ministro Giannini) sono figli di una visione d’insieme; possono approdare a risultati concreti”. Distingue frequenter!
Dopo il mancato Consiglio dei ministri del 29 agosto, Renzi ha scelto di liberarsi dai vincoli di copertura evitando per ora qualsiasi cdm. Ha messo per iscritto, tuttavia, che per il Patto educativo servirà un miliardo subito, ne serviranno tre nel 2016 e cinque nel 2017. A gennaio 2015 si firmerà il decreto, che diventerà una legge delega… E’ una promessa di assunzione di massa entro il primo anno: saranno 148.100 precari e svuoteranno in una stagione le GAE… Di fronte a questa infornata storica di precarioni, il governo chiede di entrare in un nuovo status giuridico che abolirà nuovi scatti di anzianità introducendo gli scatti triennali di competenza e i premi annuali. “Bisogna uscire dal grigiore dei trattamenti indifferenziati”, dice senza remore il testo. I tecnici del Miur calcolano che i dodici scatti di competenza regaleranno ai due terzi degli insegnanti migliori novemila euro l’anno a fine carriera, contro i duemila della rottamanda anzianità. Non tutti i 622 mila precari oggi nelle quattro graduatorie (Gae e tre d’istituto) si salveranno…. Arrivano i crediti formativi per i docenti, la temuta valutazione dei singoli insegnanti, tornano in funzione gli ispettori ministeriali e le sanzioni disciplinari. «I docenti dovranno trasmettere pensiero critico, capacità nella soluzione dei problemi, possedere attitudini tecnologiche». L’informatica deve diventare un progetto educativo per i “nativi digitali” e l’inglese si sentirà dalle scuole d’infanzia “per non parlarlo come me”, dice il premier. Poi ci sono i finanziamenti delle imprese e i laboratori privati accreditati per gli istituti tecnici… School bonus e school guarantee per le aziende che investono su studenti e istituti. E obbligazioni a impatto sociale, come in Usa e Regno Unito.