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Italpress: P.A. - Confedir: riforma '93 rimasta incompleta per interferenze politica

A vent'anni dalla riforma (dl 29/1993) che ha 'privatizzato' il pubblico impiego, l'Unione nazionale dei dirigenti dello Stato (Unidas) e la Confederazione autonoma dei dirigenti, quadri e direttivi della pubblica amministrazione (Confedir), nel corso di un convegno a Roma al quale hanno partecipato numerosi dicenti universitari e alti dirigenti dello Stato, si sono interrogati sui risultati degli interventi normativi che negli ultimi anni hanno ridisegnato l'intero sistema amministrativo italiano e hanno lanciato alcune proposte.

"Siamo di fronte ad una grossa riforma che e' rimasta incompleta - ha spiegato Stefano Biasioli, segretario generale di Confedir -, perche' la volonta' specifica dell'intervento normativo, cioe' separare le responsabilita' politiche, d'indirizzo, da quelle gestionali, da affidare ai dirigenti, e' stata largamente non realizzata, per colpa di una classe politica che, a tutti livelli, ha continuamente interferito nell'attivita' dei dirigenti". Nello specifico, ha continuato Biasioli, "la regola generale riguardante la scelta, esclusivamente per concorso, della dirigenza pubblica e' stata piu' volte derogata dalle politica, portando ad un ampio utilizzo dello spoil-system all'interno di tutta la P.A., condizionandone cosi' la qualita' e quantita' degli atti".

"Bisogna ritornare - ha auspicato il leader di Confedir – allo spirito iniziale della norma e cioe' una netta separazione dei compiti, creando delle chiare dicotomie tra l'indirizzo politico e le gestione, attraverso una diversa organizzazione della dirigenza pubblica, ripristinando in tutti gli enti i due livelli dirigenziali e realizzando delle fasce di merito per dare a ogni dirigente la giusta valorizzazione".

Per Biasoli, quindi, i due strumenti fondamentali sono "la trasparenza e considerare la dirigenza della P.A. come una parte sociale, non escludendola, cosi' come e' accaduto, invece, nel corso delle recenti consultazioni del premier incaricato Pierluigi Bersani. Ha incontrato tutti, tranne i dirigenti".

"Noi chiediamo - ha detto Barbara Casagrande, segretario generale di Unidas - che si torni ad avere reale autonomia per la dirigenza pubblica. Quindi, a una revisione delle norme che rendono la dirigenza schiava di una cattiva politica, con una spoil-system becero e deleterio. Vogliamo, di nuovo, la clausola di salvaguardia che prevede lo spostamento a un incarico inferiore solo dopo una valutazione negativa. Oggi - ha continuato - non e' cosi' e questo non ci rende liberi nello svolgere le funzioni".

Altra richiesta riguarda la maggiore attenzione ai profili di responsabilita' della dirigenza, cioe' "il riconoscimento di retribuzioni diverse a fronte di responsabilita' diverse. Non tutti gli uffici dirigenziali sono uguali: un ufficio di un consigliere e' diverso da un ufficio operativo di gestione che emette mandati di pagamenti per milioni di euro".

Casagrande ha inoltre sottolineato che "la riforma di venti anni fa, con le controriforme avvenute nel tempo, purtroppo e' stata surclassata. Esiste, ad esempio, una norma che in venti anni e' stata modificata diciannove volte. Noi vorremmo la certezza del diritto. Per questo - ha concluso - chiediamo anche che si intervenga una volta sola, nel corso di una legislatura, precisando bene l'autonomia e il ruolo della dirigenza".

Fonte: Italpress

 

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