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Tecnica della Scuola: trattenuta 2,5% per la buonuscita, braccio di ferro tra Miur e sindacati

Viale Trastevere ha risposto alle diffide dei lavoratori sostenendo che il passaggio per tutti al Tfs non ha cambiato nulla. Dopo la Gilda, stavolta a replicare è l’Anief: il giudice del lavoro ci darà ragione.

La disputa sulla laicità delle trattenuta del 2,5% per l’accantonamento dell’indennità di buonuscita, operata sugli stipendi dei dipendenti della scuola anche dopo il 1° gennaio 2011, sta determinando un altro braccio di ferro tra ministero dell’Istruzione e sindacati. Secondo i rappresentanti dei lavoratori, con il passaggio per tutti al Tfs (trattamento di fine servizio) il regime cui fare riferimento diventa quello dei lavoratori privati. Cui non è assegnata alcuna percentuale per la cosiddetta liquidazione di fine rapporto.

Nei giorni scorsi la Gilda degli insegnanti aveva invitato i docenti ad inviare al Miur degli atti di diffida a seguito della volontà di quest’ultimo di mantenere in vita la trattenuta a favore del Tfr. Fondamentale, sempre per il sindacato guidato da Rino Di Meglio, sarebbero gli “esiti della decisione della Corte Costituzionale”, cui si è rivolto il Tar della Calabria per “dirimere la questione”. L’invito è stato rivolto anche da altri sindacati, ma soprattutto raccolto da molti dipendenti. 
Tanto che il 23 marzo viale Trastevere ha emesso una nota attraverso cui ha tenuto a precisare “che a proposto delle richieste di diffida finalizzate ad ottenere la “cessazione del prelievo della ritenuta del 2,5% sull’80% della retribuzione”, il MEF Dipartimento dell’Amministrazione Generale del Personale e dei Servizi, con nota del 13 febbraio 2012, ha chiarito che le modalità di calcolo del TFS non hanno subito, a decorrere dal 1° gennaio 2011, alcuna variazione”. A sostegno di questa teoria riporta l’art. 1 comma 3 del DPCM 20 dicembre 1999, che contiene le motivazioni tecniche per cui occorre “assicurare l’invarianza della retribuzione netta complessiva e di quella utile ai fini previdenziali dei dipendenti”.

La precisazione non ha però scalfito le certezze dei sindacati. Nelle ultime ore l’Anief, in particolare, ha detto di rimanere “convinta” del fatto che “alla luce delle norme vigenti e delle sentenze che i Tar stanno emettendo in merito”, da 15 mesi “viene sottratta al lavoratore pubblico parte della stessa retribuzione, a differenza del lavoratore privato, e quindi diminuita contestualmente la quantità di TFR che lo stesso lavoratore andrà maturando nel tempo”. Violando palesemente in tal modo, sempre secondo il sindacato, l’articolo 3 e dell’articolo 36 della Costituzione, che non prevede applicazioni disomogenee tra lavoratori pubblici e privati. Esaurita la “fase” delle diffide, l’organizzazione guidata da Marcello Pacifico ha già annunciato che “si rivolgerà al giudice del lavoro”. 
L’obiettivo è arrivare a replicare nella scuola la sentenza favorevole che il Tar della Calabria, con la n. 53/2012, ha emesso a proposito di una situazione analoga a favore dei magistrati.

Fonte: Tecnica della Scuola

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