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Messaggero Veneto - Scrutini- rallenty per lo sciopero degli insegnanti

Protesta simbolica di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda. Un'ora di astensione durante le valutazioni.

UDINE. È sciopero degli scrutini. I sindacati hanno deciso di non arretrare di un passo davanti all'avanzare dell'iter parlamentare della Buona scuola di Renzi. Ma il blocco non sarà totale: un'ora di astensione per tutte le classi non terminali, poi il lavoro riprende. Almeno per Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda.
Un'azione dimostrativa, insomma, che però piace ai precari anche perché resta in campo pure l'opzione del blocco totale caldeggiata dalle organizzazioni di base insieme con l'Anief.
Guardando ai calendari, la protesta proseguirà al massimo per due giornate durante le quali i professori incroceranno le braccia in corrispondenza della prima ora di lavoro.
Si asterranno dal lavoro anche il personale assistente, tecnico e amministrativo (la prima ora di servizio del turno antimeridiano e l'ultima ora di servizio del turno pomeridiano), il personale educativo (prima ora dell'attività educativa del turno antimeridiano e l'ultima per il turno pomeridiano), oltre al personale docente delle scuole dell'infanzia (prima ora di lezione del turno antimeridiano e l'ultima per il turno pomeridiano del primo e del secondo giorno in cui sono previsti nel proprio istituto gli scrutini finali).
«Pare che i sindacati più rappresentativi abbiano scelto l'astensione dal lavoro per una sola ora per colpire meno le tasche degli insegnanti – spiega Antonio Sortino, insegnante precario e membro del Comitato udinese Adotta la Lip (legge di iniziativa popolare) –. Ma con un minimo di organizzazione resta sempre in piedi il blocco fino a cinque giorni. La scelta è lasciata al singolo».
Anche dopo gli emendamenti, il ddl Buona scuola continua a non piacere agli insegnanti. Anzi, in alcuni casi le cose sono proprio peggiorate: «Sono state introdotte nuove deleghe al governo, una sorta di assegno in bianco – precisa Sortino –. A preoccupare in particolare è il sostegno. Il timore è che il governo propugni un approccio meno inclusivo: adesso la classe deve rappresentare la società quindi anche chi ha più difficoltà deve essere incluso, in futuro potremmo assistere alla medicalizzazione del ragazzino in difficoltà che in questo modo resterebbe escluso dal normale processo di apprendimento».
C'è poi il nodo "professori low cost": «Quanti superano i nuovi concorsi sono assunti per 36 mesi – specifica Sortino –, ma durante il primo anno sono costretti a frequentare un corso universitario sul modello del Tfa, qualcosa che i precari storici già conoscono. Poi, per gli altri 24 mesi, scatta un periodo di apprendistato, probabilmente anche a stipendio ridotto.
Loro sarà anche il compito di sopperire alle supplenze brevi e dopo i tre anni arriverà o meno la conferma da parte della scuola. Insomma, è un ddl fumoso che punta a nascondere i tagli». Ma lo scoglio che pare invalicabile
resta il cosiddetto "preside sceriffo". «Secondo Renzi una buona didattica passa dall'accentramento dei poteri nelle mani del preside e dalla competizione fra docenti. Invece secondo noi nella scuola servono cooperazione e collegialità», chiosano i precari.

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