Italiaoggi – 10 marzo 2015
Laboratori sempre aperti e apprendistato permanente
░ Dal prossimo primo settembre saranno attivati i «laboratori territoriali per l'occupabilità» presso gli istituti scolastici o nelle reti di scuole. Lo prevede il disegno di legge sulla Buona Scuola, che li finanzia con 40 milioni detratti dal fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche. Di Emanuela Micucci.
Utilizzabili al di fuori dell'orario scolastico e cofinanziati anche da privati, questi laboratori avranno tre obiettivi: orientamento ai settori strategici del made in Italy in base alla vocazione produttiva di ciascun territorio; riqualificazione di giovani non occupati e loro collocamento al lavoro; apertura al territorio e l'utilizzo al di fuori dell'orario scolastico. «Nuovi spazi formativi a disposizione delle scuola – si precisa nelle linee guida della Buona Scuola-, ma non sotto la sua gestione diretta, se non attraverso modelli di rete». Largo a enti locali, università, associazioni, fondazioni, enti di formazione professionale, poli tecnico-professionali, Its e imprese private per attivare i laboratori territoriali, pubblici o privati, per i quali si prevede «una strategia di accreditamento e un'azione dedicata di voucher innovativi, finanziata in grossa parte attraverso fondi europei PON».
Un piano straordinario per il quale il Miur stanzia 40 milioni rispetto a poco meno di 1 milione annuale pei laboratori scolastici finanziato negli ultimi anni con la legge 440. E che si stima possa attivare un laboratorio territoriale per provincia, anche se al Miur c'è chi ne ipotizza 15 in tutta Italia. Si guarda a laboratori d'impresa, botteghe artigiane, incubatori e ai più innovativi Fab Lab e living lab. Un modo per aggiornare e rivitalizzare i laboratori scolastici. E «per riattivare quel collegamento tra scuola e lavoro – sottolinea il sottosegretario all'istruzione Gabriele Toccafondi -, fondamentale per ridurre il 44% di disoccupazione giovanile, certificato dall'Istat. Quando questo collegamento esiste ed è efficace, i giovani trovano lavoro più velocemente». Vi contribuisce anche la norma sull'apprendistato. Dal prossimo anno scolastico gli studenti del IV e V anno delle superiori potranno svolgere periodi di formazione in azienda attraverso la stipulazione di contratti di apprendistato, come previsto dal Jobs Act. Esperienze che saranno tenute in conto dalla commissione d'esame alla maturità nel colloquio orale. Si rende così strutturale l'apprendistato per studenti, compresi i minorenni, superando la sperimentazione avviata dal ministro dell'istruzione Maria Carrozza. I progetti in corso, come quello di Enel, proseguiranno fino a scadenza. Grazie agli incentivi alle aziende dalla defiscalizzazione dei contributi per i primi 3 anni (risorse Miur e ministero del lavoro) si punta a coinvolgere le piccole imprese. Tempi stretti per il decreto attuativo interministeriale istruzione, lavoro, economia in vista della selezione degli studenti a luglio per far partire l'apprendistato a settembre.
latecnicadellascuola.it – 11 marzo 2015
“Supplenze superiori a 36 mesi: cosa accadrà?”
░ Se confermato in sede di conversione in legge del DDL sulla Buona Scuola, al personale scolastico interessato spetterà un indennizzo da 2,5 a 10 mensilità per i contratti a tempo determinato su posti vacanti e disponibili di durata superiore a 36 mesi. Da chiarire il “destino” di tutti i precari che hanno superato o supereranno il tetto dei 36 mesi.
La durata dei contratti a tempo determinato del personale scolastico per la copertura di posti vacanti e disponibili nelle istituzioni scolastiche ed educative statali, non può essere superiore a 36 mesi, anche non continuativi. Lo prevede l’articolo 15 del DDL sulla Buona Scuola. Un articolo che di sicuro (o almeno è quello che ci si augura) dovrà essere meglio specificato in sede di conversione in legge, perché se dovesse passare così com’è, potrebbe sollevare un vero e proprio polverone.
In pratica: cosa accade se il docente supera i 36 mesi di precariato? Verrà assunto a tempo indeterminato? Oppure il Dirigente scolastico non potrà più chiamarlo, rischiando di commettere un atto ingiusto, oltre che illegale ? Un punto, questo, che va di sicuro chiarito, perché rischia di penalizzare i docenti con esperienza che potrebbero trovarsi senza lavoro, perché una norma impedisce al Dirigente di assumerli.
Altro aspetto che merita di essere approfondito: come potranno i Dirigenti scolastici vigilare sul superamento del tetto dei 36 mesi?...
Sempre in merito ai contratti superiori ai 36 mesi, il successivo articolo 36 parla di un indennizzo "a richiesta" per il pregiudizio subito dal lavoratore a seguito della reiterazione dei contratti a tempo determinato: “A coloro i quali abbiano stipulato in precedenza con l'amministrazione scolastica statale contratti annuali a tempo determinato su posti vacanti e disponibili di durata complessivamente superiore a 36 mesi, viene riconosciuto, a condizione che ne facciano istanza tramite Posta Elettronica Certificata entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto legge, un trattamento indennitario forfettizzato e onnicomprensivo che assorbe ogni eventuale pregiudizio subito dal lavoratore”. Tale risarcimento, secondo il DDL, sarà quantificato in 2,5 mensilità se i contratti a termine hanno avuto una durata complessiva di servizio effettivamente prestato tra 3 anni e 5 anni; di 6 mensilità se i contratti a termine hanno avuto una durata complessiva di servizio effettivamente prestato tra 5 anni e 10 anni; di 10 mensilità se i contratti a termine hanno avuto una durata di servizio effèttivamente prestato superiore a 10 anni. Questi importi saranno ridotti della metà se il personale sarà assunto a tempo indeterminato a decorrere dal 1° settembre 2015, secondo il piano di assunzione straordinario previsto dal Governo. In ogni caso, i periodi di lavoro maturati in base ai contratti a tempo determinato stipulati in precedenza con un'amministrazione scolastica statale non rilevano ai fini dell'anzianità lavorativa e contributiva.
corrieradellasera.it – 12 marzo 2015
“Scuola, il rebus dei premi al merito. Restano gli scatti di anzianità dei prof”.
░ Dietrofront. Sugli scatti, c’è stata ragionevolezza nel Governo, malgrado i vertici del MIUR; peccato che la Legge di Stabilità approvata a fine 2014 li abbia di fatto bloccati sino al 2018.
Gli scatti di anzianità restano. Ogni 9, 15, 21, 28, 35 anni, i docenti avranno il loro aumento di stipendio. Come è stato fino ad oggi… Il ripensamento sugli scatti lo ha voluto lo stesso Renzi che fino all’ultimo continua ad esaminare, aggiungere, togliere, modificare il testo del disegno di legge sulla riforma preparato dal ministero dell’Istruzione che oggi pomeriggio il Consiglio dei ministri licenzierà e manderà alle Camere per la discussione parlamentare. E all’ultimo minuto entra anche la «Carta degli insegnanti»: 400 euro per il prossimo anno scolastico per tutti i professori da spendere in consumi culturali (libri, teatro, concerti, mostre, audiovideo telematici)…. Resta l’altro nodo cruciale: con quanti professori si farà la Buona Scuola dal primo settembre 2015 ? Centomila precari assunti a tempo indeterminato sono quelli che vuole il governo: da Graduatorie ad esaurimento e vincitori del concorso 2012. Con il decreto legge ci sarebbe riuscito. Con il ddl tutto si allunga. Anche se ieri la ministra alle Riforme Maria Elena Boschi alla Camera ha promesso: «Manterremo l’impegno a garantire le nuove assunzioni dal primo settembre…»…. Si torna indietro, infine, anche sulla detrazione fiscale per chi manda i figli alle scuole paritarie. Secondo il premier sono soprattutto le paritarie dell’infanzia e della primaria ad offrire un servizio pubblico che lo Stato non riesce a garantire: la detrazione riguarderebbe solo questo ciclo di scuole.
corrieradellasera.it – 12 marzo 2015
“Via Indire e Invalsi: nasce Ipav. Così cambia (forse) la valutazione”.
░ Il nuovo istituto previsto dal ddl dovrebbe accorpare i due enti.
Nel mancato decreto legge di riforma della scuola, che stenta a prendere forma, era prevista la fusione di due importanti enti (Invalsi e Indire) in un nuovo istituto, l’Ipav. All’art. 32, la bozza - sotto il Titolo «Altre disposizioni urgenti» - prevedeva, a decorrere dal 2016, la costituzione dell’Istituto per l’autonomia e la valutazione scolastica (Ipav), con funzione di valutazione del sistema nazionale educativo (che oggi spettano all’Invalsi) e di documentazione, innovazione e ricerca educativa (attualmente in capo all’Indire). Nella bozza, anche l’indicazione che le risorse strumentali, umane e finanziarie dei due enti sarebbero confluite nel nuovo organismo. Compiti, durata, dotazione organica e tecnica, venivano demandati a un successivo regolamento. Al sistema di valutazione, nel suo complesso, il governo avrebbe già previsto di destinare 11 milioni e mezzo di euro. Da utilizzare per le rilevazioni nazionali sugli apprendimenti degli studenti (i test Invalsi); garantire la partecipazione alle indagini internazionali Ocse-Pisa e Iea; finanziare l’autovalutazione delle scuole, statali e paritarie; consentire la valutazione esterna. La novità è di non poco conto: il sistema di valutazione è appena partito (le scuole sono impegnate in questo mese nella predisposizione dei Rapporti di autovalutazione, da rendere pubblici a metà luglio); mentre l’Indire è appena andato a regime. Nato sulle ceneri dell’Ansas (l’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo e l’Autonomia della Scuola, voluta dal ministro Fioroni, che in cinque anni non si è mai costituita per davvero, ed è stata gestita da commissari straordinari), l’Indire ha preso a funzionare solo da un anno e mezzo, con un consiglio di amministrazione nuovo, presieduto da Giovanni Biondi. Il piano di assunzioni è appena stato completato: 130 dipendenti a tempo indeterminato e 170 tra contratti a tempo determinato e collaboratori, distribuiti nelle tre sedi di Torino, Napoli e Roma e le due di Firenze…. La notizia dell’accorpamento ha colto di sorpresa i lavoratori di entrambi gli Istituti, che lamentano la mancanza di un percorso condiviso con i sindacati e con i lavoratori nel merito di «scelte che non sono indifferenti per la vita dei lavoratori di ruolo e precari». … I lavoratori dell’Invalsi (92 dipendenti dei quali due terzi precari, anche «di lungo corso») hanno preso posizione con una nota in cui esprimono «apprezzamento per la previsione di un unico istituto che raccolga le eredità di Indire e Invalsi», ma «chiedono di essere coinvolti come protagonisti, e non come spettatori, di questo processo».
larepubblica.it – 12 marzo 2015
“Scuola: salvi gli scatti di anzianità”.
░ Di Corrado Zunino. Ma, attenzione: si tratta di scatti che la Legge di Stabilità approvata a fine 2014 ha, di fatto, bloccato sino al 2018.
…Oggi si comprenderà se il premier ritiene di avere i numeri per approvare in fretta il testo alla Camera e al Senato o se minaccerà un decreto di metà aprile, di fronte a problemi e ostruzionismi. Ancora, il presidente del Consiglio annuncerà che gli scatti d’anzianità non si toccano. Saltano invece gli scatti di merito, cavallo di battaglia del ministro Stefania Giannini. Gli avanzamenti di carriera e i soldi per il merito il premier li vuole trovare da partite attive: «Risorse fresche», dice. Almeno su questo punto, alla fine, ha voluto abbassare il conflitto con i sindacati. Nel Consiglio dei ministri oggi si spiegherà che centomila precari — iter parlamentare permettendo — entreranno subito e altri 60 mila con il concorso 2016-2019. Si pescherà soltanto dalle Graduatorie a esaurimento che ospitano 140 mila supplenti e dai vincitori del concorso 2012. Non c’è spazio per i precari delle due fasce delle graduatorie d’istituto, né per gli “idonei” del concorso, che il Miur valuta in diecimila e diversi sindacati in settemila. Tra l’altro, 3.400 “idonei” sono anche nelle Gae e da lì saranno assunti. Su questo fronte, già ieri sera, la delusione era forte e gli esclusi minacciavano ricorsi di massa: «La legge dice che gli idonei vanno assunti». Ieri, poi, il Consiglio di Stato ha ammesso nelle graduatorie tremila precari fin qui esclusi. Il premier e il ministro illustreranno a palazzo Chigi “la riforma dell’autonomia” che «chiuderà le classi pollaio e aprirà le scuole il pomeriggio». Sarà istituita una “carta del prof” e si prevedono 400 euro per ogni docente al primo anno, da spendere esclusivamente per beni culturali: libri, teatro, concerti, mostre, sussidi audiovisivi e telematici. I presidi-sindaci sceglieranno i docenti e saranno valutati. Gli sgravi alle paritarie verranno concessi ai genitori che hanno figli iscritti a scuole elementari e medie. La responsabile scuola di Forza Italia, Elena Centemero, ritiene che una parte delle centomila assunzioni prevede un'entrata in ruolo effettiva solo dal settembre 2016. Oggi studenti e universitari tornano nelle piazze d’Italia. Contestano la Buona scuola e chiedono che si discuta la Legge di iniziativa popolare.
Il Messaggero – 13 marzo 2015
“Sorpresa scuola: ai prof bonus da 400 euro e gli scatti restano interi”.
░ Al Messaggero sono sorpresi (delusi ?).
Tre sono le parole chiave - che vanno a sommarsi al concetto di autonomia scolastica e alla partita dei precari da stabilizzare - in uscita oggi da palazzo Chigi: mai più classi pollaio con un sistema che dovrebbe contemplare, anche grazie al piano dell'Edilizia scolastica, classi composte da non più i 25 alunni, gli scatti d'anzianità, che restano per i docenti di ruolo, e la Carta del prof: un nuovo bonus di 400 euro per tutti gli insegnanti a partire già dal primo anno da poter utilizzare per l'acquisto di materiali culturali. Che siano libri o biglietti per il teatro. Oscuro il modo di reperire i finanziamenti necessari a coprire questa sorta di social-card. Perché, a far di conto, solo per gli oltre 600mila docenti di ruolo attuali il costo dell'operazione viaggerebbe sui 240 milioni di euro. Ma è ancora sul tallone d'Achille della riforma che si concentra l'attenzione: l'immissione in ruolo dei docenti precari. Quelli che potranno contare sulla stabilizzazione (né 180mila né 150mila) sono i docenti delle Graduatorie a esaurimento, ma non tutti. Da una pletora di circa 133mila insegnanti ne saranno assunti circa 110mila, tolti quelli che nel frattempo hanno trovato un lavoro altrove, cambiando anche professione, pur restando iscritti nelle Gae. A questi si aggiungono i vincitori (circa 3mila) dell'ultimo concorso bandito dall'ex ministro Francesco Profumo, nel 2012 (ma non gli idonei)…. Restano, inoltre, gli scatti d'anzianità per i quali si pensava a un contenimento fino al 30%. Del resto, per abolirli, ridurli o semplicemente modificarli, si dovrebbe prima metter mano al contratto nazionale di lavoro degli insegnanti. Il governo pare abbia trovato altre “risorse fresche” per pagare, a partire dal 2019, gli avanzamenti legati al merito e le indennità per le nuove figure di docente Mentor e di Staff (solo per quest'ultimi la cifra necessaria per il primo anno supera i 164 milioni di euro). Altro ritocco, apportato all'ultimo minuto, riguarda gli sgravi fiscali per le scuole paritarie che servono più di un milione di studenti. Una doccia fredda che toglie dal ddl le agevolazioni per le famiglie con figli iscritti ai licei paritari, lasciando, invece, gli sgravi per le scuole elementari e medie.
latecnicadellascuola.it – 13 marzo 2015
“Disegno di legge: dubbi su tempi e coperture”
░ I tempi sono strettissimi. E c'è anche un problema di copertura finanziaria. Forse ne sapremo qualcosa di più non appena verrà pubblicata anche la relazione tecnica. Di Reginaldo Palermo.
Il testo del ddl sulla scuola potrebbe essere depositato in Parlamento nei primissimi giorni della prossima settimana e quindi l'esame del provvedimento potrebbe prendere avvio a partire da lunedì 23 marzo. La sicurezza manifestata più volte da Renzi nel corso della conferenza stampa di giovedì sera ("Il parlamento ce la farà senz'altro ad approvare la legge nei tempi richiesti") appare un po' eccessiva, forse persino fuori luogo. I dubbi sono parecchi; il primo riguarda la questione della copertura finanziairia dell'intera operazione. Il Governo garantisce che gli scatti di anzianità restano, ma non dice da dove arriveranno i fondi: se bisognerà per l'ennessima volta ridurre le risorse del fondo di istituto è molto probabile che i sindacati avranno parecchio da ridire e non è escluso che possano trovare anche sostegno all'interno della stessa maggioranza di Governo (o almeno di una parte di esso). Non convince neppure l'annuncio sui 200 milioni di euro destinato alla valorizzazione del merito anche perchè non è chiaro se la somma dovrà servire per retribuire il maggiore impegno dei mentor e del docenti di staff o che altro. E, a proposito dei docenti di staff, sarà interessante leggere cosa ci sarà scritto nel disegno di legge a proposito dei "vicepresidi" che potranno forse essere sostituiti da docenti attinti dall'organico funzionale che però, a quanto pare, entrerà in vigore non a settembre 2015 ma nel 2016. La stessa "card" appare difficile da realizzare: se dovrà essere "caricata" con 500 euro bisognerà prevedere una spesa di non meno di 300 milioni di euro (ma sul bilancio 2015 questa somma, almeno per ora, non è ancora disponibile). L'impressione è che il Parlamento dovrà faticare non poco per trovare un accordo e, soprattutto, per trovare la copertura finanziaria. La Ragioneria generale dello Stato, come sempre, non sarà tenera e vorrà vederci chiaro su tutto. Ma il disegno di legge dovrebbe essere accompagnato da una relazione tecnica con cifre e dati precisi. Ci auguriamo che il documento sia disponibile in tempi rapidi.
tuttoscuolaNews – 13 marzo 2015
“Ddl Buona Scuola”
░ Riportiamo tre delle note di sintesi predisposte da Tutto Scuola.
La maxi-delega prevista dall'art. 21 del Ddl…. Le proposte innovative, comprese quelle delegate (art. 21) spaziano su ogni campo, quasi a 360°….
Sono 17 materie, alcune delle quali di ampia portata: - riordino delle disposizioni legislative in materia di istruzione; - ampliamento delle competenze gestionali, organizzative ed amministrative delle Istituzioni scolastiche; - riforma del sistema per il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria; - riforma delle modalità di assunzione a tempo indeterminato del personale docente per renderlo omogeneo alle modalità di accesso al pubblico impiego; - riforma e riordino dei ruoli del personale docente delle scuole di ogni ordine e grado; - riforma delle modalità di assunzione e formazione del dirigente scolastico; - riforma del sistema di valutazione del dirigente scolastico; - riforma del diritto all’istruzione e alla formazione degli alunni e degli studenti con disabilità e bisogni educativi speciali (BES); - riforma della governance della scuola e degli organi collegiali;
- rivisitazione degli indirizzi, delle articolazioni e delle opzioni dell’istruzione professionale affini ai percorsi nazionali dell’istruzione e formazione professionale; - semplificazione del sistema formativo degli Istituti Tecnici Superiori; - istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai sei anni;
- disciplina in materia di diritto allo studio; - riforma della normativa per gli ambienti digitali per la didattica; - revisione della normativa in materia di istituzioni ed iniziative scolastiche italiane all’estero;
- riordino della disciplina degli organi dei convitti e degli educandati;
- adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti, nonché degli esami di Stato.
Più autonomia alle scuole, per fare che? … Questi i 17 obiettivi delineati dall’art. 2 del ddl sulla Buona Scuola per dare piena attuazione al processo di realizzazione della autonomia e di riorganizzazione dell’intero sistema di istruzione: - valorizzazione delle competenze linguistiche (soprattutto italiano e inglese) mediante utilizzo della metodologia Content Language Integrated Learning; - potenziamento delle competenze matematico-logiche e scientifiche;
- potenziamento delle competenze nella musica e nell’arte; - potenziamento delle materie di diritto e economia, inclusa la conoscenza delle regole di cittadinanza attiva; - sviluppo di comportamenti improntati al rispetto della legalità e dell’ambiente, dei beni e delle attività culturali e dei beni paesaggistici; - alfabetizzazione all’arte, alle tecniche e ai media di produzione e diffusione delle immagini; - potenziamento delle discipline motorie con particolare riferimento all’alimentazione, all’educazione fisica e allo sport; - sviluppo delle competenze digitali degli studenti, con particolare riguardo all’utilizzo critico e consapevole dei social network; - iniziative di contrasto del fenomeno della dispersione scolastica; - garanzia della più ampia inclusione scolastica; - valorizzazione della scuola intesa come comunità, aperta al territorio; - apertura pomeridiana delle scuole; - riduzione del numero di alunni e studenti per classe; - incremento dell’alternanza scuola-lavoro nel secondo ciclo di istruzione; - valorizzazione di percorsi formativi individualizzati e del coinvolgimento degli alunni e degli studenti; - premialità e la valorizzazione del merito degli alunni e studenti. - alfabetizzazione e perfezionamento della lingua italiana per gli alunni stranieri.
Open data per la trasparenza. L’art. 14 del Ddl completa questo processo istituendo il Portale unico dei dati della scuola tramite il quale il Miur "garantisce stabilmente l’accesso e la riutilizzabilità dei dati pubblici del sistema di istruzione e formazione nazionale", pubblicando in formato aperto i dati relativi a: - bilanci delle scuole; - dati pubblici afferenti il Sistema Nazionale di Valutazione; - anagrafe dell’edilizia scolastica; - provvedimenti di incarico di docenza; - piani dell’offerta formativa; - i dati dell’Osservatorio Tecnologico; - i materiali e le opere autoprodotte dagli istituti scolastici e rilasciati in formato aperto; - i dati, i documenti e le informazioni utili a valutare l’avanzamento didattico, tecnologico, e d’innovazione del sistema scolastico. Il Portale inoltre, sentito il Garante per il trattamento dei dati personali, rende accessibili i dati del Curriculum dello studente e la sezione pubblica del Portfolio dei docenti. Per la predisposizione del Portale e per le spese di gestione e mantenimento nel triennio successivo è prevista la spesa di 1 milione di euro a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge.
www.larepubblica.it – 14 marzo 2015
“La Missione del Preside”
░ Francesco Merlo pone, in forma tranchant, un tema reale.
Nell’Italia degli Schettino e dei capetti improvvisati vogliono fare anche del preside un piccolo boss di paese. Senza insegnargli il comando, senza prepararlo alla leadership dell’azienda pubblica più delicata e più grande, senza formazione né stipendio da manager. Gli danno infatti il potere e la responsabilità di assumere docenti per cooptazione e di premiare e punire il merito distribuendo danaro. E tutti capiscono che, solo per l’effetto annuncio, la famosa stanza del preside sta già diventando l’ufficio raccomandazioni e suppliche di quel proletariato intellettuale di cui parlava Salvemini… Si sta parlando infatti di un preside che può omaggiare con gratifiche sino a 500 euro l’anno il 5 per cento dei suoi docenti, ovvero uno su 20. Sono piccole mance che ribadiscono però la condizione di straccioni della cultura degli insegnanti italiani … Nell’immaginaria scuola dell’autonomia il preside già dal 2001 è pomposamente ribattezzato “dirigente scolastico” con l’idea nominalistica, che piacerebbe certamente agli antichi grammatici, secondo la quale c’è una magica corrispondenza tra il nome e la cosa. In realtà il preside oggi fa soprattutto il procacciatore di piccoli fondi europei (si chiamano “Pon” quelli per le zone disagiate) attraverso i progetti a finanziamento: trenta ore sulla prima guerra mondiale valgono 1500 euro lorde, quaranta sulla fotografia ne valgono 1400 euro, trenta sulla danza spagnola ne valgono 1500 ed è inutile dire che si tratta in genere di uno svilimento della scuola su argomenti più o meno forzati, qualche volta inventati. Insieme al segretario, che a sua volta è diventato intanto “direttore”, il preside dirige poi i tecnici e i bidelli, promossi a loro volta “collaboratori scolastici”. E sovrintende il collegio dei docenti per garantire, per esempio, che in Italiano si vada davvero dal Trecento a Camilleri. E assegna le cattedre sezione per sezione e classe per classe. Ma passa la gran parte del suo tempo ad accogliere le proteste dei genitori, che in tutta Italia sono sempre più conflittuali… E si capisce qui benissimo che nulla si può cambiare nella scuola italiana sino a quando non si restituisce agli insegnati l’antico decoro a partire dall’innalzamento dello stipendio a livelli di decenza europea. Non è trasformando i presidi in tanti malpagati e frustrati dottor Orimbelli, il capufficio che sbeffeggia Fracchia, che si può restituire credito sociale, appeal, fascino e autorevolezza a una professione irresponsabilmente degradata. …E che l’idea del preside-sceriffo sia improvvisazione si capisce dando un’occhiata ai brogli, alle irregolarità e alle inadeguatezze dei concorsi a preside. Ne sono stai annullati tantissimi: in Molise, in Abruzzo, in Toscana. E nell’ultimo concorso in Sicilia la commissione non solo corresse 1400 compiti, di dieci pagine ciascuno, in meno di tre ore, ma promosse un testo dov’era scritto: «Ciò induce il dirigente ha (sic) ricercare accordi». E nessuno si accorse di quel candidato che aveva scritto “ledership”. Il concorso fu annullato ma i trecento promossi furono salvati da una legge …